sabato, giugno 29, 2024

💚Situla sarda

Situla biansata, dalla necropoli di Simbirizzi, Quartu Sant'Elena provincia di Cagliari( 3° millennio a.C. )esposta al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari 

La situla per definizione, dal  latino "sitÅ­la " «secchio», è un tipo di vaso metallico, usata come ossuario, a corpo tronco-conico stretto in basso con spalla arrotondata o a spigolo, provvisto o no di manico, che compare come vaso sacrale nelle civiltà egiziana, cretese, etrusca e anche romana.

E se invece, l'origine fosse sarda?.

La radice del nome "situla", "situ-", è uguale ad un nostro modo di dire sardo, specialmente per scacciare via qualcosa o qualcuno

Ho srmpre sentito dire ( in cagliaritano e campidanese), "situ, via" questa espressione, per allontanare qualcosa.

Non ne ho mai capito il senso.

Se però pensiamo, che la situla in sé, specialmente se decorata con simbolismi, ha un forte valore apotropauco, essendo un ossuario, di protezione,  del defunto, e nel contempo, di allontanamento degli Spiriti maligni, è chiaro, che già nella parola "situla/situ-", vi è il simbolismo, legato a questa esortazione fonetica, dello scacciare via gli elementi disturbanti.

Nella decorazione di questa situla, vediamo tre moduli di bande orizzontali

La prima e l'ultima, hanno 6 moduli.

Quella centrale, 7

19 moduli in tutto.

Il 19 è il numero del sole, del Fiore della vita completo, con le sue 19 circonferenze, come quello, antichissimo, che si trova nel tempio di Osiride ad Abydos.

Quindi un chiaro riferimento al Sole, alla Rinasciye dopo la morte, anche se, il modulo centrale, a 7 bande, enfatizza l'emento lunare, il ciclo lunare scandito in 7 giorni.

Perché è sempre necessaria la sinergia di Padre Sole e Madre Luna, per la nascita, rinascita.

I moduli vertici in basso, invece, sono moduli "a 4".

La rinascita avviene nel grembo di Madre Terra, simboleggiata proprio dal numero 4

Il motivo a "zig zag", è formato da due moduli insieme, perfettamente consono alla simbologia della sinergia del maschile e del femminile, funzionali alla nascita e rinascita, koine' concettuale e simbolica, sempre presente nella nostra Antica Civiltà Sarda.

Tra l'altro, il motivo a zig zag, decodificato come elemento Acqua, quindi elemento amniotico di vita, ha in sé una doppia valenza

La M della Mem, tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico, le acque primordiali cosmiche, e la W del ventunesimo Archetipo Shin, che indica l'elemento Fuoco.

Quindi, anche in questo caso, sinergia di Acqua e Fuoco, atti alla creazione.

Un reperto bellissimo, raffinato, e, nella sua elegante semplicità, eppure, ricco di simbologia.


Tiziana Fenu

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Situla sarda



💛Ennesimo ban

 Come sempre, lettura senza asterischi nel mio blog 

Ci lamentiamo tutti, dei metodi castranti di fb, spessissimo irrazionali, demotivanti, che piano piano ti spingono ad essere invisibile e senziente. 

Riflettevo su Assange, sul quale mi sono già pronunciata. 

Accusato di aver diffuso documenti riservati, e altre accuse saltate fuori ad hoc. 

Ma non condannato giuridicamente. 

Non ci sono prove. 

Solo accuse 

Quello che ci è passato sotto gli occhi, pur travestito da gioia per questa liberazione, è di una gravità inaudita. 

Lo sto realizzando adesso. 

Liberato il giorno di San Giovanni, come ho già scritto in precedenza. 

San Giovanni non è morto per aver confessato la Divinità di Cristo, né per averlo designato come il Messia. 

È morto per aver denunciato un adulterio, un matrimonio illegittimo.

Per aver rimproverato un cosiddetto “divorziato-risposato”, Erode, peccatore pubblico, che voleva comportarsi davanti a tutti come se la sua seconda unione con la cognata  fosse legittima.

Capite la sottigliezza?

Hanno creato un precedente, con Assange, di leggittimizzare una persecuzione e reclusione, con accusa, ma senza condanna giuridica.

E che precedente.

Clamoroso. 

Ha denunciato un qualcosa che non andava, proprio come ha fatto il Giovanni Battista, che alla fine è stato decapitato per "capriccio" perché, in fondo, non è riuscito ad amare Salomè, come ho spiegato nel mio scritto a riguardo.

Assange non ama il sistema

Una decapitazione metaforica.

Nessuna emissione di giudizio legale, ma accuse. 

Sulla base delle "solo accuse", senza condanna, senza giudizio di colpevolezza, possono tenerti come vogliono.

Toglierti la libertà

Piegarti fino al punto da farti ammettere di essere colpevole, di una colpa non emessa giuridicamente agli atti, quindi nemmeno giuridicamente provata nella sua veridicità.

Colpevole senza dichiarazione di colpa.

Colpevole solo per il fatto di esistere.

E se esisti, solo per il fatto di esprimere liberamente la tua opinione, con la tua testa, dai fastidio.

Quindi devi essere neutralizzato.

A prescindere.

Non è importante ciò che dici, che sia vero o falso.

Lo stai dicendo.

E questo non è contemplabile in certi ambienti, in certe ignoranze, in certe sette, in certi ovili.

Ti piegano sotto minaccia, fino a farti dichiarare il falso anche contro te stesso.

Ti assoggettano per sfinimento.

Osservo che succede su questo social, con pagine e persone importanti. 

Osservo ciò che sta succedendo anche a me.

Ma io non sto più zitta.

Denuncio pubblicamente.

Visibilità solo se paghi. 

Come il racket

Una prostituzione legalizzata 

Altrimenti non ti vedono più nemmeno i topi dai buchi della gruviera. 

Telegram è un fallimento. 

Restano le newletters dei blog, e la buona volontà dei followers, che devono cercare le pagine nonostante catalogate come "preferiti". 

Ma questo è solo la punta dell'iceberg. 

Perché alla base della piramide, per quanto vogliamo sbandierare ogni santo giorno, lamentele e invettive contro il sistema, si agisce ESATTAMENTE nello stesso modo.

Ed è esattamente, ciò che regge questo sistema penoso, ai vertici

Disturbi, non perché disturbi, ma perché pensi.

Disturbi, non perché vai contro il pensiero degli altri, o perché sei stata arrogante, o irrispettosa, ma perché non ti adatti al mutismo, ad essere osservatore consenziente, senza esplicarti in pensiero, in elaborazione, in interpretazione. 

Denuncio ancora, e si informino bene, legalmente, se possono arrogarsi certi diritti, perché io l'ho fatto, e sono più che tranquilla, perché non ho nulla da nascondere, e lo farò sempre, e continuerò a farlo, perché questa mafia non si può più tollerare, soprattutto quando si tratta di salvaguardare, TUTTI INSIEME, in collaborazione e valorizzazione, il patrimonio della nostra Antica Civiltà Sarda. 

I miei contatti pubblicano tranquillamente i miei post, i miei, del mio profilo o pagine, sono spesso segnalati e rimossi, nonostante i tantissimi accorgimenti, e gli asterischi, di cui mi sono stufata. 

Perche segnalano me, le mie pagine. 

Verificato e constatato. 

Continuate a fare il gioco che vogliono. 

Io non ho bisogno di visibilità in certi ambienti dove non passa informazione, ma è solo una sterile vetrina. 

Ho avuto quasi vergogna a segnalarlo pubblicamente due settimane fa, quando l'ho scoperto. 

Bannata SENZA NESSUN MOTIVO, in un altro gruppo, per un mese, senza nemmeno poter commentare. 

Obbligata al silenzio. 

Devo pagare per qualcosa che non ho commesso. 

Per il semplice fatto di esistere. 

Ma c'è una differenza sostanziale tra due verbi 

Esistere e resistere. 

Tra esistere e vivere. 

In entrambi i casi, è la dignità, a fare la differenza. 

Si continua a creare dei precedenti, nel grande, come nel piccolo. 

In modo che si leggittimizzi tutto, e si riesca, con questi metodi arbitrari e dittatoriali, a creare anche quei sensi di colpa che ci fanno anche credere di essere colpevoli di un qualcosa, che non abbiamo commesso. 

Autocolpevolizzarsi. 

Ci sono riusciti con milioni di esseri. 

Funziona con moltissimi. 

Con me, no di certo. 


Tiziana Fenu 

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Ennesimo ban






venerdì, giugno 28, 2024

💛Dio Bes/manico di rasoio

 Sono stata contattata tempo fa, dal signor Daniele Bomber, il quale mi ha gentilmente passato dei suoi scatti riguardo un manico di rasoio in avorio raffigurante il dio Bes, esposto  al Museo Etnografico dei frati cappuccini a Sanluri, in provincia di Cagliari.

Non sono riuscita a trovare in rete, nessun'altra immagine, ma credo valga la pena soffermarsi su alcune riflessioni. 

Sul Dio Bes ho scritto nel mio precedente post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/costellazione-del-cignobronzetto.html?m=0) riguardo la conformazione del pozzo Sacro di Santa Vittoria di Serri, la cui conformazione ricorda un oggetto sacro, ad uso ritualistico, che è stato rappresentato come simbolo del dio Bes, Dio delle nascite e della gestazione, e della Dea sumera Ninursagh, che serviva per recidere il cordone ombelicale(  https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/dio-bes.html?m=0) 

Questo manico di rasoio sembra ricondurre allo stesso ambito della ritualistica Sacra, legata al momento della nascita, quando si deve recidere il cordone ombelicale, o far nascere attraverso un taglio cesario, per il quale questo rasoio, può essere stato utilizzato. 

L'avorio è pregiato. 

È simbolo di purezza, per il suo colore candido, di passaggio tra le dimensioni, attraverso le Sacre Porte d'avorio. 

Il Dio Bes era molto diffuso, in ambito mediterraneo. 

Ho avuto modo di approfondire più volte a riguardo, per la cui lettura, vi rimando ai miei link di riferimento

( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/il-dio-be-bessiu-custode-della.html?m=0

-https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0) 

Oggi voglio sottolineare un piccolo aspetto. 

Il dio Bes arrivò fino all’isola di Ibiza, antica Ebusus, nome che sembra derivare proprio da quello del dio Bes.

Leggendo questo nome, mi sono venuti in mente, per assonanza fonetica e grafica, i nostri "brebus" sardi, il formulario ritualistico, che le nostre Janas, le nostre donne sciamane, le nostre donne guaritrici, hanno custodito nel corso dei secoli, dei millenni, e che ancora sopravvivono e vibrano, nei formulari ritualistici riguardanti soprattutto "Sa mexina de s'ogu", la medicina dell'occhio. 

Osservate

Ebusu

Br-ebusu

Parole troppo simili, per non pensare che il culto del Dio Bes sia stato esportato dalla Sardegna, fino ad Ibiza, così come altrove. 

Il dio Bes, dalla "grande testa", come alcune nostre antiche Tanit, dalla testa a forma di vulva, anche se la definiscono a forma di cuore, di cui ho parlato in un mio post( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html?m=0) 

Non solo. 

Si ritiene, secondo alcune interpretazioni, che la sua figura particolare, chiamata "deneg" in antico egizio, derivi dai pigmei africani ( abbiamo molte corrispondenze anche con i Dogon africani, come ho sottolineato più volte, e queste parole, contengono tutte le consonanti Dgn in comune.. Guardacaso, le stesse presenti nella parola Sardegna), molto apprezzati a corte perché intrattenevano e facevano divertire faraoni e nobili suonando e ballando. 

Ma anche questa parola, ha una forte attinenza con il nostro "denghi" sardo. 

Deneg ( nome molto simile, tra l'altro, al nome della stella  Deneb, la stella più luminosa della costellazione del Cigno, estremamente importante per la nostra antica civiltà sarda, come ho approfondito più volte), il danzatore degli dei sulla terra. 

Fare "su denghi", in sardo, significa fare i vezzi, da bambino piccolo, per intrattenere, per divertire, per attirare l'attenzione su di sé.

Come un piccolo giullare, come un piccolo" deneg", che fa "su denghi" . 

Il Dio Bes, nano, piccolo di statura, irriverente, sempre con la lingua di fuori, che indica potenza, al pari degli Dei. 

Così come viene manifestata, in una modalità molto teatrale e scenografica, dai Maori, nella loro danza Sacra chiamata "Haka”, che significa “accendere il respiro”, da HA (soffio) e KA (infiammare) ed è una danza tesa ad impressionare, perché è una danza nata in seguito ad una invocazione di ringraziamento, di un capo tribù Maori, che si nascose nelle acque di un pozzo per sfuggire ai suoi assassini. 

Anche qui, c'è l'elemento acqua, uterino, amniotico. 

Il dio Bes, è forse una trasposizione  di una divinità legata alla figura delle nostre Janas, che erano levatrici, ma anche "accabbadoras", come ho già ipotizzato? 

Accompagnavano dolcemente verso la morte.

E la parola "accabbadora", ha in sé l'Ha, del soffio divino e il Ka dell'infiammare, nel senso di dare un secondo soffio divino, una seconda vita, dopo la morte.

Perche le Janas erano Sacre Sciamane, reali. 

Il dio Bes è nano, e le leggende popolari sulle Janas, ne parlano come di esseri piccoli, capaci di stare agevolmente nelle loro Domus de Janas.

Giganti e Janas.

Convivevano in armonia

Piccole, nane, confronto ai Giganti, delle Tombe dei Giganti, dei gradoni altissimi 

Dio Bes, come "Bessiu", in sardo. 

"Uscito", venuto al mondo.

Nato. 

Il Dio Bes onorato nell'antica Ebusus. 

I nostri brebus anche durante il parto. 


Da un mio post, in cui sottolineo anche la similitudine Dio Bes/Gorgone-Medusa, a cui si sovrappone, in alcune rappresentazioni, figura molto sentita anche qui in Sardegna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/dio-besgorgone.html?m=0) 

"La divinità Bes, amante della danza, e presentato anche come un abile ballerino, dedito anche alle gioie della vita, tra le quali il vino rosso.

Rosso come la placenta. 

Tracce di questa divinità Bes, sono state ritrovate lungo litorale di Chia ( Ca) dove sono state trovate alcune antiche tombe e un insediamento urbano che risultava risulta essere del VII secolo VII sec. a. C.

Nelle vicinanze vi era un Tempio , dove fu trovata la statua in arenaria  raffigurante un Bes con un Diadema formato da  5 Piume di struzzo così come appare nella rappresentazione egizia. 

Ma in altre rappresentazioni ( e ne abbiamo svariate Cagliari, Fordongianus, Monte Sirai, Tharros) appare senza diadema. 

5 piume.

Il numero 5 è legato all'Archetipo Sacro della lettera ebraica He, con funzione Vita, la stessa valenza dell' Ankh e della Tanit( in Sardegna il 5 è legato al culto del Dio Toro)

He, la stessa H di Hermes e della H geroglifico che simboleggia la placenta. 

Il numero 5 è la conoscenza Superiore, oltre i quattro elementi. La conoscenza dei 5 elementi, che portano ad una consapevolezza superiore, ad una rinascita

Quinto Archetipo rappresentato da un Papa che tiene in mano un sistro risvegliatore di coscienze ( o forse le addormenta, secondo la prospettiva, ma il significato originario era quello),  e spesso il Dio Bes è rappresentato con il sistro in mano. 

E abbiamo un cinque rappresentato guardacaso da una Sacra Runa che rappresenta un gemello, una partnership, lo Spirito che si lega alla materia, la Runa Ehwaz

Gemello, come la placenta ritualizzata e onorata non solo presso gli egiziani, ma anche in altre parti del mondo, e in ogni epoca. 

Quindi alla fine tutto torna e coincide perfettamente. 

Un Dio Bes legato all'infanzia, all'ambito solare esplicato  anche nello Scarabeo, al ciclo della nascita e della Rinascita a cui Bes, offre tutta la protezione. "


Voglio immaginare questo prezioso manico di coltello, intagliato con l'immagine del Dio Bes, come di un primordiale sacro bisturi, magari con la lama in ossidiana, che risulta molto tagliente, se affilata a dovere, usato durante il parto, per un parto cesareo, magari, o per tagliare, semplicemente, il cordone ombelicale. 

Resta comunque un reperto straordinario, per il quale ringrazio il signor Daniele, per la condivisione e messa a disposizione dei suoi due scatti. 


Tiziana Fenu 

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Dio Bes/manico di rasoio




mercoledì, giugno 26, 2024

💛Costellazione del Cigno/bronzetto arciere di Serri

 Uno degli aspetti della religione nuragica è il culto stellare in cui varie costellazioni di riferimento vengono puntate al meridiano dai siti megalitici in modo che l’anima del defunto potesse ascendere verso le stelle circumpolari cioè verso le stelle che non tramontano mai: al contempo si pensava che il defunto rinascesse come stella per es. della costellazione dOrione o della costellazione della Croce del Sud. 

Le stelle non sono tutte alla stessa distanza da noi e siccome non siamo in grado di valutare la profondità della volta celeste vediamo il cielo come una superficie sferica bidimensionale: l’unica cosa che siamo in grado di distinguere è una luminosità più o meno accentuata ed infatti esistono decine di stelle particolarmente brillanti che hanno rivestito nell’antichità un ruolo importante. La stella più brillante in assoluto è Sirio cui seguono Canopo (Carinae ), Rigil Kent (Centauro ), Arturo ( Bootes ), Vega ( Lyra ) e Capella ( Auriga ); ci sono anche Hadar ( la stella beta del Centauro ), Aldebaran ( Toro ), Pollux e Castor ( le due stelle principali della costellazione dei Gemelli ) ed infine Acrux ( la stella più brillante della costellazione della Croce del Sud). In tutte le costruzioni nuragiche è evidente l’interesse per i cicli celesti in generale ed in particolare per il gruppo Croce-Centauro e per la costellazione del Cigno che erano visti come destinazione momentanea dell’anima prima di ascendere al paradiso o campo di Planck. 

Campo di Planck: destinazione finale dell’anima nuragica

In base alle conoscenze più avanzate di fisica teorica l’ultima delle realtà possibili è il campo di Planck, zona denominata anche schiuma quantistica o vuoto quantistico che è un falso vuoto: qui il mondo quantistico ed il mondo relativistico finiscono per coincidere per forza, dal momento che questo campo è al contempo materia-energia e spazio-tempo. Il campo di Planck ha lunghezza di 10 alla meno 33 cm e a questo livello sussistono gli stati di sovrapposizione quantistica: è una informazione sospesa denominata informazione protoconscia.


[...] All’interno dei siti megalitici ( mi riferisco particolarmente alle Tombe di Giganti e ai Nuraghi ) nel periodo dei solstizi e degli equinozi si instaura una sorta di “ arca al contrario “ e ci si trova di fronte ad uno “ strumento di proiezione “ orientato verso l’altrove, messo in attività per favorire l’uscita dall’abitato dell’anima del defunto allo scopo di guidarlo al di fuori del regno della terra. Questa “ restituzione al cielo “ ( inteso come mondo spirituale ) non è dissimile nella sostanza e nella esecuzione alla idea della teocrazia faraonica relativa mente all’invio dell’anima del faraone nella costellazione di Orione, suo gruppo stellare di riferimento, con “l’immaginifico lancio “ della stessa attraverso i condotti della piramide.

[...]Un’altra considerazione che i Nuragici facevano era che colui  che aveva paura  si contraeva e contraendosi creava all’interno di sé un blocco: essi invece erano in grado, posizionati per es. nel dromos di una Tomba di Giganti, di lasciarsi andare, di creare all’interno la capacità del distacco favoriti dalle frequenze modulate del sito megalitico. La considerazione più importante e determinante nella prospettiva della morte i Nuragici la facevano sul concetto che la vita non poteva mai finire e quindi la morte non poteva essere considerata come la fine della vita: la morte è la più grande delle illusioni terrene, non esiste ma è solo un cambiamento delle condizioni della vita, la quale è continua, ininterrotta, inestinguibile, non creata ed eterna e non finisce con la morte dei corpi che la rivestono.

[...] Per i Nuragici e anche per gli altri popoli dell’antichità la vita eterna era ottenuta grazie alla comprensione ed alla conoscenza di “come scendere in ogni cielo “ e quindi consisteva nella capacità di trovare sulla terra le porte dimensionali sulle quali venivano edificati i vari siti megalitici ( Tombe di Giganti , Nuraghi, Pozzi Sacri, ecc. ) che erano luoghi atti a riportare l’anima al settore celeste di provenienza che poteva essere: Drago, Orsa Minore, Leone, Orione, ecc. La ricerca della vita eterna era collegata alla “ frullatura dell’oceano di latte “ che nel Mulino di Amleto scritto da Santillana e von Dechend è assimilata al ciclo precessionale degli equinozi. Il fine ultimo della progettazione dei siti megalitici in ogni parte del mondo era il trionfo sulla morte e l’obiettivo di queste architetture era “ riversare sugli uomini l’ambrosia dei rimedi o amrita “ per procurare loro l’immortalità: le costruzioni nuragiche erano quindi strumenti di iniziazione ad una scienza attiva dell’immortalità ed il premio che lo sciamano- architetto invocava per la sua fatica di costruttore era “ la possibilità di passare liberamente da una estremità ad un’altra”.


Tratto da "Sito Megalitico e Comportamento Emergente i Poteri Della Costruzione Nuragica. Una chiave frattale per l'universo" 


Autore: Raimondo Altana nato ad Arzachena nel 1945, studi classici e Laurea in Farmacia presso l'Università di Sassari. 

Studioso di Bioenergie e di Geobiologia: approfondisce il rapporto tra biologia, siti megalitici e scienza terapeutica. Collana Nuragica


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Piccola nota mia. 

Bronzetto arciere proveniente dal sito nuragico  di Santa Vittoria di Serri, risalente al 1300 aC circa, in cui c'è anche il pozzo Sacro di Santa Vittoria di Serri, con una conformazione particolare che personalmente mi ricorda l'oggetto che veniva usato dalla dea Ninursagh, la dea Sumera, protettrice del parto, per tagliare il cordone ombelicale, e che è anche un simbolo del dio Bes, di cui abbiamo tracce anche in Sardegna( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/dio-bes.html?m=0) 

Notare. 

La posa dell'arciere della costellazione di Orione, come quella del nostro bronzetto, ad arco teso. 

La parte finale della parte posteriore del gonnellino, come la conformazione della costellazione del Cigno, a vertice verso il basso, importantissima per la nostra antica civiltà sarda 

Costellazione che è simbolica anche del Femminino e del concetto di Gemellare, così presente in Sardegna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0) 

Come vedete, nella disposizione dell'arco teso, e nella conformazione a punta del gonnellino, che abbiamo anche nei nostri Giganti di Mont'e Prama, abbiamo un perfetto angolo a 60°, come quello delineato dalla conformazione triangolare della costellazione del Cigno. 

Un angolo aureo, che fa parte della Geometria Sacra, e che trova corrispondenza nel piano astrale, come ho sempre constatato. 

Sul capo le quattro  corna taurine,  le quattro stelle delle Iadi, della costellazione del Toro, che sono legate ai pozzi sacri, in particolare al pozzo di Santa Cristina( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0), di cui questo pozzo di Santa Vittoria, ne ricorda la morfologia. 

Costellazione di Orione 

Costellazione del Cigno

Costellazione del Toro. 

Tutte lungo la Via Lattea, la via di Ascensione, di rinascita dopo la morte( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0) 

Lungo la stessa linea alchemica dei tre Soli, lungo la Via Lattea. 

Le stelle più luminose del cielo erano Sirio, con le sue 3 stelle più luminose, l'occhio luminosissimo del Toro, Aldebaran,  le tre stelle della cintura di Orione e le Pleiadi. 

Erano i "tre Soli", di cui Sirio era il primo sole, la Madre Divina creatrice, Iside. 

Le acque sacre dei pozzi, via di rinascita, come un grembo amniotico.

Questo bronzetto rappresenta questa simbologia, questo legame, con la dimensione astrale, divina, di Rinascita dopo la morte. 

Una figura divinizzata, che porta in sé i simbolismi astrali di questi passaggi nelle costellazioni, nei portali astrali alchemici, per il ritorno a casa. 


Tiziana Fenu 

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Costellazione Cigno /bronzetto Serri

















lunedì, giugno 24, 2024

💙Salome'

 

Cristo portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 

Il Giovanni Battista, esotericamente, è legato al Femminino, solstizio d'estate.

Giovanni Battista, decapitato dalla lussuriosa Salome, era in verità la reincarnazione vivente di Elia, il Profeta dell'Onnipotente, massimo simbolo solare. 

Segno del Cancro, Acqua, elemento Femminino.


Nel Giovanni Battista, simbolicamente, si hanno, contemporaneamente sia l'iniziazione dell'acqua, con il battesimo, che con il fuoco, perché Giovanni deriva dall'ebraico caldeo "Io", che significa "colomba", e "Oannes", nome del Dio caldeo delle iniziazioni. Quindi Ioannes/Joannes, significa "colomba di fuoco



Battezza con l'acqua il Cristo, lo divinizza attraverso il grembo uterino.

Sarà poi, il Cristo, portatore delle due polarità, acqua e fuoco, a battezzare con il Fuoco " Io sono venuto a portare il Fuoco". 

Giovanni

Giano

Tutte derivazioni di Jana, le nostre porte solstiziali delle Domus de Janas. 

Quindi custode, San Giovanni, come Giano, come la Jana, delle porte solstiziali, della vita e della morte, di cui è custode il Femminino

Come ho scritto nel mio ultimo post, anche la decollazione/decapitazione del Giovanni Battista, ha un significato alchemico profondissimo.

Oltre ciò che ho già scritto, riguardo la simbologia di San Giovanni, mi viene una riflessione, in questo momento. 

Il Giovanni Battista è stato decapitato per il capriccio di un Femminino, presentato, come è nel solito vizio del fare della Chiesa, in modo distorto.

Salomè è il simbolo della lussuria, della donna peccaminosa, cattiva, capricciosa.

Mentre invece, alchemicamente, la simbologia è ben diversa e molto più profonda, ma dovevano trovare il modo, anche stavolta, di svilire il Sacro Femminino, e ridurlo, come hanno sempre fatto, ad elemento negativo, castrante, peccaminoso e crudele ( basti pensare alle Moire, alle Erinni, a tutte le creature mostruose create dal Mascolino patriarcale, nel corso dei secoli).

La simbologia del Giovanni Battista viene relegata, in quanto intimamente legata al Sacro Femminino purificatore e guaritore, in modo dispregiativo, dalla chiesa, alla dimensione esoterica degli Antichi Templari, dei Rosacroce, ignorando che, a livello archetipale è proprio il Giovanni Battista, la chiave della Forma, della manifestazione del Cristo, perché è legato all'Archetipo del Femminino, visto che opera la nascita del Cristo, porta alla luce il Cristo, lo presenta al mondo, attraverso l'acqua, il battesimo amniotico, uterino, in cui il Cristo prende consapevolezza di sé. 

Esotericamente, i Cavalieri Templari, sono legati ai tesori del Tempio di Salomone, che portarono via da Gerusalemme, verso la Scozia. 

Tra questi tesori, vi era anche un "Rotolo di Rame" ( uno dei rotoli del Mar Morto), contenente informazioni genealogiche della discendenza di Gesù e Maria Maddalena e chiari riferimenti  alla misteriosa eresia Giovannita, una corrente di pensiero gnostica per mezzo della quale i Templari potrebbero essere stati iniziati in Terra Santa, in quanto 

 la figura profetizzata per trovare la Città Santa del futuro, non è identificata con Gesù, ma con Giovanni Battista.

Un Messia descritto nella visione della Gerusalemme Celeste. 

Ma dimentichiamo forse, che tutte le iniziazioni venivano eseguite per mano femminile. 

Basti pensare alle Iniziazioni dei Misteri Isiaci, le invocazioni alle grandi Madri del passato, Astarte, Inanna, i Misteri eleusini, dedicati a Demetra e Kore, e alla loro simbologia solstiziale, di cui San Giovanni è la simbologia,

legato ai passaggi solstiziali, e molto altro.

Il Sacro Femminino Custode di Antica Sapienza. 


Viene presentata una Salome' nuda, ubriaca di lussuria e passione, e danzante con la testa di San Giovanni Battista tra le sue braccia lascive davanti al re Erode

Una rappresentazione simbolica molto forte. 

Una grande meretrice umana che danza davanti al mondo con la nostra testa terrena. 

Un passaggio iniziatico intensissimo, in cui si deve sacrificare la Testa. 

Oggi siamo proprio l'Archetipo Resh, il ventesimo, la Testa, in correlazione all'Arcano Maggiore XX drl Giudizio. 

La testa deve subire una trasmutazione, affinché si manifesti la Corona( la Sephiroth collegata alla Resh), e abbia il potere di emettere Giudizio. 

Giusto, sacro, equilibrato, dopo il percorso iniziatico attraverso la nostra Kundalini, metaforicamente rappresentata dalla Danza dei 7 veli di Salome', un percorso, all'apparenza più esteriore, alla profondità più intima, all'Essenza. 

Proprio stamane ho postato un San Giovanni, in un dipinto di Leonardo da Vinci, con la simbologia della Kundalini. 

(  https://www.facebook.com/share/p/p9GhDSk8VVN9uijm/

https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/giovanni-battista.html?m=0) 

Il passaggio attraverso la decapitazione è un momento di intensa trasmutazione, che può avvenire solo grazie all'energia femminile, che è Energia alchemica, mercuriale, per eccellenza

Passiamo attraverso la decapitazione di San Giovanni Battista ogni volta in una forma molto raffinata, poiché i sette serpenti passano in ordine successivo dalle vertebre del collo, attraverso i 7 centri energetici della Kundalini. 

La decapitazione è necessaria e funzionale alla discesa del Sole nella dimensione dell'ombra. 

Il sangue che viene versato, fertilizza e santifica questo momento, come nel sacrificio del Toro, da parte di Mitra, per ingravidare Madre Terra, di nuova fertilità, all'ingresso della primavera sotto il segno del Toro, che porta in sé, la sinergia del maschile e del femminile. 

La decapitazione, come la perdita della testa dello spermatozoo, per fecondare, in questi mesi di declassamento del sole, silenziosamente, nel grembo di Madre Terra. 

Una gestazione solitaria, silenziosa, fino ad arrivare alla nuova manifestazione del Sole, il Sol Invictus, il 24 dicembre, a cui segue, dopo i tre giorni in cui Johannes, come Joshua, come Jana, solstizia, esattamente come i tre giorni dopo il Solstizio, il festeggiamento di Giovanni Battista. 

Sono i tre giorni alchemici, come quelli di Giona, nel ventre della Balena. 

Tre come la simbologia alchemica del tre, presente nelle nostre Domus de Janas, che sono carene alchemiche di trasmutazione (https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0) 

Dei grembi di pietra, gli athanor dell'afflato divino che si manifesta. 

Questo passaggio alchemico verso la Rubedo, l'ultima fase della Grande Opera, rossa come il sangue, veicolo del Sacrificio e del rendere Sacro, avviene per opera di un Femminino, che deve calarsi nel ruolo del Femminino alle Ottave basse, perché la trasmutazione parte sempre dalla Materia 

Salome'

Sal-ome

Sal-vezza

Sal-vatrice

Artefice del martirio e della salvezza dell'Anima del Giovanni Battista. 

Iconografia misteriosa, su cu esistono molte varianti, un mito affrontato per secoli, dai più svariati artisti. 

Una Salome' desiderata, che ammalia, seduttrice, ma che, a sua volta desidera. 

Nonostante il percorso iniziatico attraverso la danza dei 7 veli, attraverso la musica, attraverso la sublimazione del Desiderio, alla fine ciò che rimane rivelatore, è la stessa fragilità di Salome'. 

Nell'opera di Oscar Wilde, dice, guardando la testa decapitata di Giovanni, fino a baciarlo. 

"Se mi avessi guardata, mi avresti amata»,

Se mi avessi guardata. 

Se ti fossi soffermato a solstiziare nei miei stessi occhi, mi avresti amata. 

Perché, una cosa è vedere, altro è guardare. 

Il guardare, la voce, il sentire, il percepire il profumo.. 

È attraverso la testa, che si sublima la connessione, non solo carnale, ma anche spirituale. 

È il sapore dell'amore, che ha anche il sapore del sangue, così come, ancora dice Wilde. 

È la solita questione, dell'essere spirituali, dimenticandoci che siamo in una dimensione materica, densa, fatta di carne di sensi, di sangue. 

Ho letto tanto su Salome, ed è talmente sfaccettata e complessa, così straordinariamente umana e misterica, che mi si erge dentro, come una cattedrale gotica dai mille segreti. 

Si erge. 

La sento con questa energia, e la sento intimamente simile. 

Il nome Salome' deriva dal termine aramaico schaloma che significa "felice". 

Ed è un nome, che è straordinariamente simile all'ebraico Shalom, che è usato come saluto di pace, di benessere, di abbondanza. 

Mi viene da capovolgere la clessidra. 

Di vedere le cose, la Salomè, da un'altra prospettiva. 

Come sempre. 

Quando si attraversano energie profonde e intense. 


Tiziana Fenu 

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A fine testo, "Monologo finale di Salome" di Oskar Wilde. Trasposizione artistica di Carmelo Bene 

https://youtu.be/84VhpxXvqNs?si=RyfPBg31O2tQsY-5

Salomè



💚Giovanni Battista

 "Io sono venuto a portare il Fuoco sulla terra" (Lc-12,49-53)


Giovanni Battista, il Guardiano della Porta della Dea Madre, battezzando il Cristo, benedice con l'acqua questa Unione Sacra indissolubile.

Acqua e Fuoco.

Imprescindibili e complementari.

In questo dipinto di Leonardo da Vinci, esposto al Louvre, risalente al 1508, il Giovanni Battista, riprodotto su un precedente Bacco, indica infatti il lato sinistro, il Sacro Femminino, la "parte del cuore", che governa l'unità degli opposti, perché è l'elemento alchemico della trasformazione, rappresentato simbolicamente da quel bastone nodoso, pieno di potenziali germogli, che tiene sulla sinistra, come se fosse un Sacro Caduceo, simbolo dell'Unione ierogamica tra Maschile e Femminile, tra acqua e fuoco, tra umano e divino. 

Il dito indice in evidenza, in entrambe le mani, indica l'elemento Aria, la sublimazione della sinergia tra Acqua e Fuoco. 

Viene chiamato il "dito di Giove", con una frequenza energetica molto alta, tanto da formare, insieme al pollice, il Sacro Simbolo dell'Om. 

Indica autorità, potenza, protezione, qualità riconducibili alla sinergia degli Opposti, che sta indicando con gli indici, che puntano su due versi opposti. 

L'indice destro, punta verso l'alto, esattamente come il simbolo del Fuoco, del Mascolino, con il triangolo con il vertice verso l'alto, mentre l'indice sinistro, al contrario, punta verso il basso, come il vertice del triangolo che simboleggia l'Acqua, il Femminino. 

E nella gamba sinistra, sovrapposta a quella destra, c'è un velato messaggio di subordinazione verso l'energia Femminile. 

D'altronde, anche il simbolico "scettro di potere", la simbolica kundalini, è trattenuta sul lato sinistro. 

Perché è comunque il Femminino, custode di questa sinergia, e in questo dipinto, è espresso in maniera eccelsa, criptata e armonica. 


Tiziana Fenu

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Giovanni Battista



domenica, giugno 23, 2024

❤️Non inseguo

Non inseguo.

Non rincorro.

Disposta

a morire mille e più volte.

Dalle vette agli abissi.

Senza identificazione.

Non mi sono mai

abituata a me stessa.

Figuriamoci agli altri.

Come un cuore

che si svuota ogni volta.

Finché l'ultima goccia di sangue

ne è stata distillata.

Come capinera selvatica 

al suo ultimo Canto d'Amore

su crinali di corallo

affilati di vento e di estasi. 

Senza più chiedere

a chi non può

e non vuole dare risposte.

Non ho mai bevuto

la mia stessa acqua avvelenata.

Ho imparato a scorrere.

A lasciar fluire. 

Fino a dissanguarmi. 

I Doni

riescono ad essere anche severi. 

Ma solo perché

ne valgono sempre il prezzo. 

L'ovvio, la certezza,

anestetizzano il pathos. 

Gestire il Fuoco

non è per tutti.

Non deve far danni.

Non si deve esaurire

in una Fiammata.

Deve ardere.

Rinnovandosi e rinnovando. 

Continuamente.

Non deve bruciare

tutto l'ossigeno.

Ho imparato 

ad andare a ritroso

sui miei stessi passi. 

Come orme sulla neve 

sulle quali nevica 

dal mio stesso cuore. 

Fino a smarrirmi. 

A diventare invisibile. 

Invivibile. 

A non avere più certezze. 

Se non l'esatto punto in cui ero. 

Si impara a stare. 

Il punto di massima tensione 

nello squilibrio dell'oscillare. 

Del non essere. 

Un cuore aggrovigliato

come un pesce

nella sua stessa lenza.

Finché non riemerge e respira.

Finché non scopre

una nuova luna.

Un nuovo grembo. 

Come una lente di rugiada. 

Una distesa di cenere iridescente 

nella quale incastonarmi

e d'Incanto adornarmi. 


Tiziana Fenu 

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Non inseguo



sabato, giugno 22, 2024

💛Celebrazione di San Giovanni in Sardegna

La notte di San Giovanni in Sardegna è celebrata  il 23 giugno, come in altre zone, ed è la notte più magica che ci sia, poiché è la notte in cui la sacralità del sole proclama la sua supremazia sulle tenebre, e  dove le erbe profumate raggiungono la piena manifestazione di tutte le loro proprietà terapeutiche. 

Si accendono fuochi, insieme alle beneauguranti fave, piselli, orzo e soprattutto elicriso, il semprevivo sole d'oro della Sardegna, dalle innumerevoli proprietà. 

Elicriso, dal greco "helios"( Sole) e "Chrysos"(oro) per via dei fiori di un dorato luminoso, che non si decompongono mai. Veniva utilizzata dai greci e romani per incoronare le statue degli Dei. 

Una pianta molto resistente sia al vento che alla siccità, con un intenso profumo dei fiori che caratterizza olfattivamente la Sardegna, insieme al mirto. 

Riporta alla leggenda mitologica della fanciulla dai capelli dorati, non corrisposta in amore, che gli Dei trasformarono in piantina di elicriso, considerato anche un grande portafortuna. 

"Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso", di grande utilizzo in ogni settore, anche in cucina. 

Per favorire l'incontro con l'anima gemella, si fa bruciare nel falò della notte di San Giovanni, un mazzetto di elicriso lasciato essiccare tutto l'anno. 

E l'acqua nella quale sia stato immerso l'elicriso proprio la notte di San Giovanni, risulta benedetta. 

Usato per alimentare i fuochi di San Giovanni, dona a chi salta in coppia( maschio e femmina) sul fuoco, il Dono di diventare "cumpari e cumari de muccalori",  " compare e comare di fazzoletto", legati da un vincolo animico particolare. 

"Sa gommai", e "su goppai de is frorisi" 

La comare e il compare dei fiori, che quando interrompono il legame di amicizia tra di loro, si dice che "anti segau su Santu Juanni", hanno tagliato il San Giovanni, con tutta la simbologia intrinseca che comporta, di gemellaggio, di complicità. 

Una "prova del fuoco, che ancora oggi resiste bell'impegno dell'essere padrini e madrine di battesimo( diddina e diddino, in sardo) 

Ma anche l'iperico, dalle innumerevoli proprietà , tra cui quelle antidepressive, è proprio la pianta magica della Sardegna. 

Chiamato anche erba di San Giovanni in quanto il rosso ricorda il sangue versato dal Santo fatto decapitare da Salomè. 

L' iperico è conosciuto come “scacciadiavoli” in quanto, secondo la tradizione, protegge dalle streghe e dagli spiriti maligni.

Ma non solo: l’Iperico è l’erba di San Giovanni addirittura due volte, perché un’antica leggenda lo lega anche alla devozione  verso  Giovanni l’Apostolo, l'autore dell'Apocalisse. Si narra che l'apostolo Giovanni,  quando lasciò il Calvario della crocefissione, raccolse dei fiori di Iperico in memoria del suo Maestro

Fiori che hanno 5 petali, che rimandano alla conformazione della stella a 5 punte, solo di Venere e all'ancestrale Tanit, simbolo del Femminino. 

La tradizione vuole che per la sera del 23 giugno, che si raccolgano fiori e acqua da 9 fonti diverse per creare la "guazza" ( il numero che indica il completamento, la chiusura di un ciclo, e l'apertura di un altro, la gestazione, la nascita/rinascita, che corrisponde al Sacro Archetipo Ebraico Teth, il Femminino, il grembo, l'ancesteale Sophia ), e con questa acqua terapeutica e benedetta ci si lava e la si beve durante la cerimonia del falò. 

Con le erbe raccolte si fanno delle "punghe". 

"Is pungas" in Sardegna, sono chiamate anche "breves" o "scrapulari", ed erano usate per protezione da eventuali avvenimenti importanti, per impedire il peggioramento della situazione, come parti difficili, aborti, e addirittura erano ricercate anche dai banditi per proteggere le armi. 

Cosa  è "sa punga"? Significa sacchetto. 

Sono piccoli sacchetti di panno quadrati, con una piccola asola  cucita a mano, da appendere al collo o fissare all'interno degli indumenti, con dentro alcuni elementi protettivi dei più svariati, che potevano essere anche formule scritte chiamate " is scrittos", e che potevano contenere qualsiasi tipo di elemento che avesse valore apotropaico,  come erbe, cenere di candela benedetta,  ma anche sangue mestruale. 

Non si doveva mai, per nessun motivo aprire questo sacchetto perché erano sigillati e benedetti da formule ben precise. 

Il sacchetto veniva "Abrebbau", tramite "is brebus", le formule protettive con una tradizione tramandata solo per via femminile ed orale, ed erano personalizzati. 

Nel senso che non si potevano prestare ad altri e avevano un valore inestimabile, e quindi non quantificabile in denaro. 

E proprio le erbe che si raccoglievano per la notte di San Giovanni, servivano per "sa punga". 

Se questi sacchetti venivano aperti, dovevano essere buttati nel fuoco. 

Intorno al fuoco si svolgono riti canti preghiere, "is brebus" recitati sottovoce  mentre ci si passano  di mano in mano "is pungas ". 

Si interroga il futuro,  durante questa notte, lasciando che un albume d'uovo, tuffato in una brocca di vetro, ricolma d'acqua, meglio se proveniente da 9 fonti diverse, scivoli nell'acqua a creare coreografie divinatorie.  

Viene riposta sul davanzale e si lascia che si  cristallizzi al fresco della notte e la mattina si avra' il responso. 

Un San Giovanni festeggiato ovunque come festa dell'acqua e dei fiori. 

A Fonni, un paese in provincia di Nuoro, il cui patrono è proprio San Giovanni Battista, viene preparato anche un pane particolare, realizzato in modo scrupoloso con acqua di sorgente, miele semola e mandorla, realizzato con Intagli particolarissima. 

Un pane che è una vera e propria scultura e che si chiama "Cohone de Vrores", Covone di fiori, preparato come una sorta di torta, nella quale sono infilati a raggiera uccellini e galline , realizzato con con questi ingredienti benedetti. 

Una preparazione che richiede mesi di scrupolosa attenzione e abilità. 

È il pane dalla festa dei fiori,e viene benedetto dopo la messa solenne cantata, "sa missa cantada". 

La scultura ha un diametro di circa 40 cm  e regge 160 "puggiones", uccellini, e 4 "puddas", galline, con al centro un nido  di 5 cm che viene decorato, con i chicchi di grano finti,  con sopra tre puggioneddos, uccellini e con intorno 4 puddas, una delle quali ha addosso un puggioneddo piccolino. 

Ha un peso di circa 8 kg  e pare che la tradizione di questo pane particolare derivi dalla leggenda di Predi Murru. 

Tra parentesi, tutti numeri particolari

160=16

40

4

Tutti numeto che sono multipli del 4, che indica Madre Terra, e il Femminino. 

Nel 1865 a Fonni ci fu un'invasione di cavallette, che distrusse grano e orzo. 

La gente chiese al patrono del paese, San Giovanni Battista, di intercedere affinché si interrompesse questa questa invasione distruttiva. 

Ma nonostante l'intercessione, anche di altri sacerdoti, fu tutto inutile. 

Fino a che non si decise di chiedere l'intervento  di un altro prete, che però aveva la fama di essere "unu maiargiu", cioe' un "mago", chiamato Predi Murru. 

Era un prete che andava per ovili a chiedere l'elemosina in groppa al suo asinello, insieme ad un altro frate. 

La leggenda narra che avvicinandosi un giorno ad un ovile, per chiedere l'elemosina, i pastori proprietari del gregge, esclamarono "arrivano i corvi , sleghiamo i cani !"

Ma, inspiegabilmente, appena Predi Murru impugno' il crocifisso e lo mostro' ai cani, questi si azzannano tra di loro fino a morire tutti. 

Oltre al  Crocifisso, questo prete aveva anche sempre con sé un corno di cervo contenente  olio, e della cera di candele benedette. 

Recitava "is brebos", le preghiere, per allontanare gli uccelli dal raccolto, eseguendo con la mano tre segni della Croce e  gli uccelli per incanto cessavano di vivere. 

Quando viene chiamato nel 1865 per l'invasione delle cavallette, recitò dei brebos, e fece dei riti, che uccisero tutte le cavallette, ma anche tutti gli altri uccelli. 

Si salvarono solo  i cuculi  e altri tipi di uccellini piccoli. 

Allora i cuculi prepararono un grande nido per accogliere le altre specie, e si diede inizio alla covata. 

Dopo un po' di tempo, l'uovo di uno storno si schiuse prima degli altri, e al primo volo, un uccello piccolino di un'altra specie si pose sul dorso del cuculo. 

Si schiusero anche le altre uova, e la campagna di nuovo  si ripopolo' con uccellini di tante specie. 

L'anno successivo, nel 1876, i contadini confezionarono " su Cohone de Vrores", in ricordo del nido di cuculo che diede vita a tutti gli altri uccelli, e che fece rifiorire i campi. 

Venne riproposto come usanza annuale,  ma con la gallinella, che simboleggia la Dea Madre, al posto del cuculo. 

Una Dea Madre importantissima, per la nostra civiltà, perché il grembo alchemico della Dea Madre, le Domus de Janas, sono come porte("Janna", in sardo, significa "porta"), dei portali, orientati ai solstizi, come ho già avuto modo di scrivere, quello estivo, del Cancro, "porta degli Umani", e quelli invernale, del Capricorno, "porta degli Dei". 

Passaggio di Testimone che poi sarà di dominio del romano Giano bifronte. 

Anche il Giovanni Evangelista, celebrato il 27 dicembre, traguarda, insieme al Giovanni Battista, i due portali alchemici, le due porte solstiziali di trasformazione, di trasfigurazione, attraverso il Fuoco e Acqua purificatori. 

Il Cristianesimo ha adattato i suoi dogmi a questi riti ancestrali, facendo anche del Cristo, il portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 

Il culto solare, base di tutte le teogonie, che piano piano si sostituì al culto lunare della Dea Madre  nelle società matriarcali, era un culto che veniva praticato in segreto( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/bassorilievo-shamash-shapash.html?m=0), dove la divinità solare maschile Shamash, accoltella la divinità solare femminile Shapash, per prendere il suo posto, era severamente vietato, al punto da essere punito con la lapidazione, secondo i precetti della Bibbia ebraica. 

Così, si integro' questo concetto solstiziale delle due porte, con quello del Giano bifronte, e del Giovanni  dei due solstizi, enfatizzando così, la dualità della divinità primordiale androgina originaria, che prevedeva le due polarità, maschile e femminile, integrate in un unica Essenza, con un Femminino veicolo e Custode del Mascolino. 

Si è giocato su quel concetto di specularità e di gemellaggio che rappresenta la Monade originaria, che, in una dimensione terrena, per poter sopravvivere, si deve scindere in due polarità contrapposte e complementari, come maschile e Femminile, come Fuoco e Acqua, come inverno ed estate. 

Inscindibili l'uno dall'altra, perché insieme, arrivano alla Quintessenza, all'elemento spirituale e purificato, dopo che il Fuoco porta ad ebollizione l'acqua.

Si arriva all'elemento etere Cristico, all'acqua di Fuoco, al vapore, più forte della stessa acqua e fuoco insieme(il vapore, infatti, anche in ambito pratico è più efficace della stessa acqua, nelle pulizie per esempio, o dello stesso calore, come nel ferro da stiro, dove il vapore, appiana ogni increspatura). 

San Giovanni si celebra tre giorni dopo il Solstizio. 

I tre giorni della "nascita/morte/rinascita", in seno alla sinergia del Fuoco e dell'Acqua insieme, dopo la manifestazione ierofanica del Corpo di Luce( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 

Ed ecco il Battesimo con l'Acqua e con il Fuoco. 

In seno a quell'equilibrio degli Opposti, che nella nostra Antica Civiltà Sarda è sempre presente, e che ne costituisce la peculiarità simbolica, metaforica, principale.

Nella notte magica di San Giovanni , dove i sogni sono veritieri e anche l'impossibile si avvera, si celebra anche la notte dell'amore, notte di antichi riti per propiziare le relazioni sentimentali. 

La rugiada di San Giovanni è ritenuta preziosissima. 

San Giovanni è il Santo che battezzava con l'acqua, e proprio in questa notte l'acqua si sposa con il fuoco, la luna con il sole. 

In un unico posto al mondo potevano creare questa nozze mistiche tra acqua e fuoco, diletto del palato

"S'abbardenti". 

"L'acqua ardente" . 

"Su fil'e ferru" . 

Una grappa cristallina come l'acqua, ma che brucia come il fuoco. 

Sardegna, terra di estremi, di opposti che si armonizzano in una Bellezza da togliere il fiato, con un'energia che ti scuote intimamente, che ti fa vibrare come un diapason, perché ne riconosci la frequenza ancestrale. 

Perché l'Armonia, i Sardi ce l'hanno nel DNA. 


Tiziana Fenu

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Nell'immagine un manufatto, una bellissima  "punga" dell'artista sarda Ramona Burruni, realizzata con tessuto sardo, piante sacre nostrane, rame e ossidiana, che prepara anche unguenti, creme e oleoliti totalmente naturali, che potete contattare nel suo profilo https://www.facebook.com/ramona.burruni

San Giovanni





















💙Verso il passaggio per San Giovanni

 Il vento si è risvegliato, rispetto a questi giorni appena passati, ovattati, pesanti, statici. 

È vento impetuoso, è forte. 

Il Maestrale, il vento delle Antiche Madri, Is Maistrasa. 

Perché da noi, il vento è Femmina. 

È la manifestazione dell'afflato divino. 

Ha deciso di ribellarsi. 

Di ritornare al Bello. 

Alla Bellezza dei colori, dei profumi di questa terra selvaggia, che inebria di elicriso e mirto.

Ha deciso di farlo nel giorno di un plenilunio che celebra l'ingresso in segno d'acqua, il Cancro, segno simbolo proprio delle Acque Madri, che, insieme alla Luna Piena in Capricorno, che è terra, simboleggia proprio un Salto di Ottava, tra due portali, il portale degli Uomini, il Cancro, e il portale degli Dei, il Capricorno 

Acqua e Terra, i due elementi del Femminino. 

Perché è nella dimensione del Femminino, che si nasce e ci si alchemizzazione. 

La potenza del passaggio del solstizio in luna crescente in Sagittario, elemento Fuoco, si è affievolita, diventando radicamento, terra, dura roccia. 

Fuoco interiore. 

Dalla corrispondenza dell'Archetipo Ayin, dalla Torre, che doveva andare a Fuoco, siamo dentro l'Archetipo Tsade', con la consapevolezza di essere dei Frattali Divini, guidati dall'Arcano della Luna, e che, siamo dei "portatori sani di Sole", ovunque, in qualsiasi contesto. 

L'elemento Terra del Capricorno, che ricerca  intimità, comunione, amplifica l'umidità delle nostre intime secrezioni dell'Anima. 

La nostra intima fertilità, che è sempre vulnerabilità. 

Si è sempre vulnerabili, quando si è fertili, perché ci si deve aprire. 

Ci si deve lasciare fecondare. Ci si deve fidare. 

E la materia, il denso, talvolta fa fatica a lasciarsi fecondare. 

È dolore proprio fisico. 

Ma deve essere un atto di totale Fiducia, di totale Resa. 

Il 24 Giugno, in occasione dei festeggiamenti di San Giovanni Battista, festeggiato con i riti dell'Acqua e del  Fuoco, lunedì, in un giorno dedicato al Femminino, avremmo una Luna calante in Acquario, elemento Aria. 

L'acqua sublimata dal Fuoco, che diventa un elemento più nobile, purificato, l'Aria. 

È la chiave di lettura di questo passaggio che ci porta verso la celebrazione di San Giovanni, che avviene sotto un Archetipo Resh, il ventesimo, con funzione "perfezionante", che rappresenta la Testa, con Arcano Maggiore XX del Giudizio. 

Lo stesso Archetipo dell'eclissi dell'8 aprile, così importante, perché ciò che sentiamo nelle radici, nel cuore, a livello emotivo, deve arrivare alla testa, anche al mentale, per riconnessione della Corona, con la Sorgente, per un'espansione che bypassi il denso e ci connetta solo con le Ottave Alte dell'Universo 

Ma è nell'elemento terra, che ci si espande, in questa dimensione, quando il Seme squarcia il suo involucro, per poter germogliare.

Che si sente il tutto, e la sua frattalica potenza. 

Un germoglio che è anche doloroso, come tutte le nascite, nelle quali non siamo più protetti dalla sacca amniotica, e dove dobbiamo imparare a respirare con i nostri polmoni. 

In questo passaggio, che ci porta al 24 di San Giovanni, c'è un ritorno alla dimensione uterina del concepimento, del momento fecondo in cui le due polarità, acqua e fuoco, convergono per una finalità creativa, sublimandosi nell'elemento Aria. 

Alchemicamente, siamo  nella triade perfetta per una trasmutazione profonda.

Abbiamo tutti  gli elementi dell'Opera Alchemica, Nigredo, Rubedo, e Albedo, che si deve compiere nella materia, enfatizzata dai quattro segni di questi passaggi alchemici, Sagittario, fuoco, Capricorno, Terra, Cancro, acqua, Acquario, Aria 

Elemento terra, che è rappresentato dal Sale. 

Nella materia, reagiscono tra loro, lo zolfo, elemento legato al Mascolino, il drago senza ali, al Fuoco, allo Spirito, all'azione, al secco, e il Mercurio, il drago alato, elemento Femmineo, legato alla Luna, all'acqua all'umido, al passivo. 

L’unione di questi due metalli primordiali rende possibile la creazione di qualsiasi altro metallo, anche quello più prezioso e ricercato: l’Oro.

Lo zolfo interagendo col mercurio liquido, deve trasformarlo in mercurio igneo, per realizzare le Nozze alchemiche tra Sole 

 e Luna, e ottenere così l'Oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.

Il sale, essendo solubile, rende possibile questa alchimia. 

La vera opera alchemica si ha quando si ottiene "l'Acqua di Fuoco", l'equilibrio tra i due opposti, la nostra dimensione naturale. 

Giovanni Battista battezza il Cristo con l'acqua, ma il vero battesimo è il battesimo di Fuoco, quello che calibra la nostra principale composizione, l'acqua. 

La sua controparte energetica. 

Un passaggio iniziatico e cosmogonico necessario.. 

Cancro e Capricorno, la Porta degli Umani e degli Dei, i due solstizi. 

Giovanni Battista come guardiano della Porta della Dea Madre. 

Non per niente, "Giovanni/Johannes/Giano bifronte/Jana", riportano tutti alla Jana, alle Domus de Janas, tutte orientate ai solstizi, perché erano le Guardiane delle Soglie, del mondo degli Umani e del Divino. 

Janas capaci di curare, con l'iperico, soprattutto, diffusissimo in Sardegna, la pianta del sole, e con tutte quelle piante officinali, benedette dalla rugiada mattutina, dall'acqua più pura che ci sia, e da mano femminile. 

Nel Giovanni Battista, simbolicamente, si hanno, contemporaneamente sia l'iniziazione dell'acqua, con il battesimo, che con il fuoco, perché Giovanni deriva dall'ebraico caldeo "Io", che significa "colomba", e "Oannes", nome del Dio caldeo delle iniziazioni. 

Quindi Ioannes/Joannes, significa "colomba di fuoco". 

Ma sappiamo anche che la colomba, non è altro che la Forma del Divino, la Shekinah, che è il Femminile, attraverso il quale, il Maschile si manifesta, e che gli Oannes, nella mitologia cosmogonica babilonese, sono gli ibridi "uomini pesce" che diedero inizio all'umanità. 

Quindi, nello stesso nome di Giovanni, sono presenti sia l'elemento acqua, che l'elemento Fuoco. 

Le nuove energie di attivazione arrivano stemperate, sono troppo forti. 

Il passaggio alchemico si sente, ed è molto profondo. 

Alchemicamente, ci viene chiesto di portare in superficie lo zolfo, la nostra parte più infiammabile, proprio come lo zolfo della capocchia dei fiammiferi. 

Perché  lo zolfo viene considerato la materia prima dello stesso sole e dell'Oro filosofico, quindi un elemento androgino.

Lo zolfo infatti, è l'elemento fondamentale della materia, è la materia vulcanica interna della terra. 

Il nostro elemento alchemico infiammabile, quello delle nostre intime profondità 

Unione che può avvenire solo grazie al fuoco segreto, al Sale.

Questo passaggio alchemico era considerato importantissimo, poiché portava all'integrazione delle due parti, al compimento dell'Opera alchemica, alle nozze alchemiche tra Maschile e Femminile, tra Sole e Luna.

A manifestare il Fuoco Trasmutante più potente, il Fuoco dell'acqua, poiché lo zolfo è puro fuoco nascosto nell'acqua, rappresentata dal Mercurio.

È quell'acqua ignea dove si lavano Re e Regina, pura, simile all' Oro.

Dove si purificano e sanano "la corruzione della materia", le nostre ferite. 

Dobbiamo tirare fuori il nostro zolfo, il nostro magma più intimo, il nostro Fuoco, la nostra rabbia. 

Il nostro ardore, la nostra più intima verità, il nostro "Fuoco nascosto nell'acqua", per trasfigurarci, esattamente come succede ai nostri corpi sotto il cono uterino di luce, nel grembo della terra, della pietra, dei nuraghi, durante il Solstizio estivo, quando si manifesta il "corpo di luce", con i raggi solari che toccano il grembo di Madre Terra, che ingravidano di luce, con la loro inclinazione a 72 °, cone la stella a 5 punte, come la Tanit primordiale, ogni creatura, trasfigurandola a nuova dimensione di luce ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 

Avevo scritto un post, tempo fa, sulla volpe e l'uva. (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/pensavo-al-detto-della-volpe.html?m=1), e oggi pensavo  proprio alle kitzune, alle donne volpe, capaci di dominare il fuoco. 

Sarà perché la volpe esotericamente rappresenta lo zolfo e lo spirito, il Fuoco. 

La conoscenza di tutte le cose.

E poi si dice che il diavolo abbia l'odore dello zolfo.

Ma senza lo zolfo , il vino si deteriora 

Lo zolfo ne previene l'ossidazione, ne blocca la crescita di lieviti.

Ma allora, lo zolfo che è spirito, che rappresenta alchemicamente la materia prima del Sole( perché è come la lava vulcanica sotterranea), è importante perché contribuisce alla trasfigurazione di quella divinità ( insieme a Mercurio) in quel "Figlio/vino" che altrimenti non riuscirebbe a manifestarsi.

Lo zolfo è utile anche alla maturazione dell'Uva, la protegge dal deterioramento.

Quindi protegge anche il corpo di Luce Cristico che è formato da UVA, da raggi ultravioletti e biofotoni. 

Quindi lo zolfo esoterico, meglio, la lava sotterranea che porta a maturazione "l'Uva/Cristo" sino a farlo diventare " vino/Cristo, lo protegge nel percorso.

[...] Perché  solo lo "zolfo/volpe" può aiutare l' "uva/Cristo" ad arrivare a maturazione, proteggendola dal deterioramento per farlo diventare prima mosto ( the most..il maggiore/migliore su tutti ) e poi vino( win...vincere..il vincitore)

Volpe. Fox un inglese

Troppo simile a vox 

"Voce", suono. Il suono, la vibrazione del suono crea la materia

Le Kitsune, le donne volpe, nella tradizione giapponese vengono rappresentate spesso nelle rappresentazioni artistiche a fianco di globi infuocati, poiché esse stesse sono associate al fuoco. 

Secondo i credo della geomanzia cinese ( il feng shui)il potere delle volpi sul male è enorme. 

Sono le guardiane degli ingressi terreni ad est. 

E mi vien da dire, che forse è vero, che quando la volpe non arriva all'uva, dice che è acerba. 

Ma forse è ancor più vero dire che se la volpe,  "fox/vox/ fire" non è sufficientemente fuoco, non può alchemizzare l'uva. 

Non può trasformarsi da uva, a U.V.A. Il Corpo di Luce. 

Il simbolo alchemico dello zolfo è una croce sormontata da un triangolo.

Maschile e femminile che si incontrano, come il caduceo, e si alchemizzano grazie all'Energia Trinitaria Divina. 

Siamo abbastanza "volpe" da riconoscere l'uva?

Non è mai stata questione di invidia come nei detti popolari. 

Ma di frequenza

Non riconosci l' uva, e non puoi accedere ad essa , perché non hai l' U.V.A. dentro te. 

Il Corpo di Luce Cristico.

Tutto sta spingendo prepotentemente in quella direzione. 

La risonanza Schumann rivela queste nuove frequenze, altissime a livello energetico, potenti. 

Stiamo viaggiando alla velocità della luce, verso l'alto, verso il sole, perché siamo riusciti a scendere nella nostra profondità, e a trovare il nostro sole interiore. 

Il passaggio per la celebrazione di San Giovanni è esattamente tra il 23 e il 24 giugno, con tutta una ritualistica legata anche alla raccolta dei fiori, detta la "guazza", che deve avvenire il 23, sera, con i quali benedire l'acqua con la quale ci si laverà il viso il 24 mattina. 

Quindi siamo a cavallo tra due Archetipi, il diciannovesimo, la Qoph, con funzione "legame", che rappresenta il Sole, Arcano XIX, e la Resh, ventesimo Archetipo. 

Il 19 è anche il numero della massima perfezione della Geometria Sacra, il Fiore della vita a 19 circonferenze, di cui la più antica rappresentazione si trova nel tempio egizio di Abydos, dedicato ad Osiride, al cui interno, si incastona, in una perfetta Geometria Sacra, la stella di David, simbolo dell'Unione degli Opposti. 

Ma se lo vediamo in modo tridimensionale, le 19 circonferenze, diventano sfere, i due  triangoli, due piramidi che si intersecano a formare un tetraedro, una Merkaba, il nostro Corpo di Luce, di cui ho parlato nel mio ultimo post sul solstizio. 

Ora, l'Archetipo Qpoh, era  rappresentato nel geroglifico fenicio, da un'ascia bipenne, la labrys, che è l'emblema dell'Unione delle due polarità ( anche la dea Inanna, nelle sue primordiali rappresentazioni, viene rappresentata con due asce bipenni tra le mani), usata per lo più a scopo ritualistico, ritrovata specialmente a Cnosso, quindi legata al Minotauro, al labirinto ( labrys, ha la stessa radice di labirinto) 

E Saturno, Crono per i greci, era proprio il nome col quale greci conobbero il dio-cielo, portatore di ascia dei Minoici. 

L'Archetipo Qoph, indica anche la nuca, la zona che si deve esporre, da sacrificare, durante i rituali, al colpo sacrificale della bipenne. 

La nuca che regge la testa, la Resh. 

La zona occipitale, sede della nostra parte intuitiva, dei ricordi delle nostre vite passate, in una dimensione lunare,  inconscia. 

Il Minotauro al centro del labirinto, ricorda se stesso, nell'inconscio, nel grembo. Scende dentro se stesso. 

Una scelta consapevole. 

Si offre al sacrificio, porge la nuca, la sacralizza, per ritornare alla sua integrità, alla sua primordiale unità, in verità. 

Ripercorrendo quelle esperienze karmiche, con la memoria, che deve ancora una volta, spezzare, per non emulare, per non scimmiottare ( la parola Qoph significa anche scimmia) esperienze già vissute. 

La simbologia della scimmia, che questo archetipo rappresenta, nella sue semantiche valenze (nuca, labrys, contenitore, scimmia, ago). 

Presso le culture orientali, la scimmia, è il simbolo della saggezza massima, lo stesso Dio Toth era rappresentato con il volto da Babbuino. 

Il mercuriale Dio Toth, che concilia gli Opposti. 

Che sa passare dalle tenebre alla luce. 

Dall'abisso alle vette.

Dalla follia dell'Heyoka, dall'irriverenza della scimmia, al totale raccoglimento iniziatico profondo, intimista. 

Il silenzio del "non vedere, del non sentire, del non proferire parola", come viene rappresentata nella tradizione buddista. 

Dall'esternare, all'interiorizzare. 

È in quel momento, che si crea quel legame archetipale, così ben espresso dal nostro Archetipo Qoph, tra la nostra Essenza folle, animalesca, e la nostra Essenza divina.

Ed è proprio, paradossalmente, nella ciclicità karmica della nostra esistenza, delle nostre esistenze, che si manifesta la presenza divina, esattamente come succede in natura,  scandita dai ritmi dell'universo.

Ciò che sta succedendo in questi ultimi giorni, dal punto di vista energetico, ha un'importanza straordinaria.

I picchi energetici della risonanza Schumann, danno  una sorta di ebbrezza, una percezione nuova.

Che significa risalire l'abisso leggeri, anche con irriverenza, con sfrontatezza, con quel guizzo, che mi rimanda alla leggerezza del witz ebraico.

Trovare il punto di equilibrio, di ironia, che spezzi la tensione, che spezzi il karma, e vedere le cose da una nuova prospettiva.

Le cose non cambiano.

Cambia la nostra percezione.

La nostra reattività.

La nostra energia.

Cambia lo spezzare la ciclicità, la reiterazione karmica.

Cambia il salto di Ottava.

La follia dell'Heyoka che vola alto.

Che compie in sé, l'unione mistica dell'Acqua e del Fuoco.

L'Universo sta continuando a lavorare energeticamente a specchio, a reiterazione, adattandosi ai cicli terreni, karmici, per agevolarci in questi passaggi così importanti, che spingono verso la fusione della dimensione terrena con quella spirituale. 

Nella materia, nella terra di questo Plenilunio, governata dal sale, reagiscono tra loro, lo zolfo, elemento legato al Mascolino, il drago senza ali, al Fuoco, allo Spirito, all'azione, al secco, e il Mercurio, il drago alato, elemento Femmineo, legato alla Luna, all'acqua all'umido, al passivo. 

L’unione di questi due metalli primordiali rende possibile la creazione di qualsiasi altro metallo, anche quello più prezioso e ricercato: l’Oro.

Lo zolfo interagendo col mercurio liquido deve trasformarlo in mercurio igneo per realizzare le Nozze alchemiche tra Sole 

 e Luna, e ottenere così l'Oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.

Il sale, essendo solubile, rende possibile questa alchimia. 

La vera opera alchemica si ha quando si ottiene "l'Acqua di Fuoco", l'equilibrio tra i due opposti, la nostra dimensione naturale. 

Giovanni Battista battezza il Cristo con l'acqua, ma il vero battesimo è il battesimo di Fuoco, quello che calibra la nostra principale composizione, l'acqua. La sua controparte energetica. 

La Qoph del 23 giugno, rappresenta la fusione delle due dimensioni, e il passaggio importante veicolato da questa celebrazione è il riconoscimento, la compenetrazione.

L'orobourus che si mangia la coda, metafora di questo intenso solstizio trasmutativo. 

Si arriva ad un punto massimo di espansione, per cui ad un certo punto, il cerchio si deve chiudere. 

La decapitazione metaforica, alchemica del Giovanni Battista( il Giovanni-Giano solstiziale del 24 giugno, complementare al Giovanni Evangelista-Giano del solstizio invernale del 27 dicembre) offerta su un piatto d'argento a Salome', che chiese la sua decapitazione. 

Un sacri-ficio necessario. 

Si sacri-fica la testa( la Resh di lunedì, 24, San Giovanni, la parte più infiammabile, la sede dei limitanti processi mentali, e la si altarizza alla luna, del lunedì stesso( il vassoio d'argento). 

Un processo alchemico e metaforico che viene chiamato decollazione. 

Si purifica con il processo iniziatico  lungo la kundalini ( la danza dei 7 veli di Salome', come il percorso attraverso i 7 chakra) attraverso il battesimo dell'acqua ( San Giovanni Battista si celebra infatti sotto il segno del Cancro, segno d'acqua) e via via che si risale, che si manifesta verso l'esterno, prende fuoco, ciò che deve, purificato attraverso il Fuoco. 

Karmicamente. 

Come la Torre, l'Arcano di questo passaggio solstiziale, che prende fuoco sulla sommità, sulla "testa", metaforicamente, 

Ci si separa dal Superfluo, dal già costruito, dal già edificato. 

La testa deve passare per una nuova iniziazione, che contempli la corrispondenza, la fusione con quella parte lunare che è intuito sublimato, Intelletto. 

La testa deve acquisire nuovi sintagmi. 

I nuovi codici che stanno arrivando, chiedono di  essere accolti in Frequenza. 

Con la stessa frequenza dell'acqua, la nostra componente principale.

È memoria che si attiva nella ciclicità karmica della reiterazione, finché il ciclo non si interrompe, finché la testa non viene decapitata, e alchemizzata, come in un rituale iniziatico, per permettere alla vera luce, quella che contempla la solarizzazione anche della nostra dimensione lunare, che è la chiave per accedere a questi nuovi moduli, a queste nuove chiavi di lettura, a questi nuovi linguaggi, di manifestarsi. 

Unione, tra Acqua e Fuoco, tra Luna e Sole, che può avvenire solo grazie al fuoco segreto, al Sale.

Questo passaggio alchemico era considerato importantissimo, poiché portava all'integrazione delle due parti, al compimento dell'Opera alchemica, alle nozze alchemiche tra Maschile e Femminile, tra Sole e Luna.

A manifestare il Fuoco Trasmutante più potente, il Fuoco dell'acqua, poiché lo zolfo è puro fuoco nascosto nell'acqua, rappresentata dal Mercurio.

È quell'acqua ignea dove si lavano Re e Regina, pura, simile all' Oro.

Dove si purificano e sanano "la corruzione della materia", le nostre ferite. 

Dobbiamo tirare fuori il nostro zolfo, il nostro magma più intimo, il nostro Fuoco, la nostra rabbia. Il nostro ardore, la nostra più intima verità, il nostro "Fuoco nascosto nell'acqua", per trasfigurarci, esattamente come succede ai nostri corpi sotto il cono uterino di luce, nel grembo della terra, della pietra, dei nuraghi, durante il Solstizio estivo. 

Un piccolo particolare. 

Il liquore tipico della festa di San Giovanni, è il Nocino, che viene fatto con 13 noci verdi con il mallo tenero, raccolte proprio la notte tra il 23 e il 24 giugno. 

La conformazione della noce, rimanda ai nostri due emisferi cerebrali. 

Il numero 13 è legato al Sacro Femminino, all'elemento acqua, al tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico Mem, ed è legato anche all'Arcano Maggiore XIII della Morte. 

Tutto abbastanza simbolico. 

Da un mallo di noce tenero, non ancora sedimentato in una forma finale, non ancora giunto a piena maturazione, per via Femminile, attraverso una morte simbolica, si può estrarre dell'Essenza pura, inebriante, prima che non sia più possibile. 

La Frequenza Schumann, ha manifestato in modo chiaro queste nuova intensità delle frequenze( perché, le frequenze sono abbastanza stabili, ma è la loro potenza a variare) in cui la mente deve percepire a livelli più alti. 

Non solo voce, ma frequenza telepatica, in connessione con il sentire di Cuore. 

Di interconnessione tra le parti, anche tra le parti di un corpo metaforicamente smembrato. 

Perché, ricordare, è anche ri-membrare. 

Riportare all'integrita, alla situazione originaria, virginale Monadica, in cui tutte le parti si rimagnetizzano in fusione, in compenetrazione. 

Perché abbiamo imparato a riconoscerle, ad accoglierle, a sublimarle. 

A portarle ad un livello superiore. 

A fare il salto di Ottava. 

È il Femminino ad operare quest'opera del "rimembrare". 

Non solo del ricordare, perché è Mem, quindi anche Memoria, uterina, ancestrale. 

Ma è soprattutto ri-membrare. 

Rimagnetizzare tra di loro, le membra. 

È Iside, a ricomporre il corpo smembrato in 14 pezzi, di Osiride, perché aveva Mem-oria di Osiride, della loro fusione e compenetrazione. 

OSiriDe. 

ISiDe

La S/D, in comune 

Iside che fa parte di Osiride. 

L'energia del Femminino, che può ricompattare, perché è magnetica. 

La testa non ci serve, in questo processo di smembramento e di ricompattamento. 

Non serve nemmeno allo spermatozoo, per creare la vita. 

E il detto, "perdere la testa", in questo senso, è affidarsi e fidarsi ciecamente del Piano Divino che è stato preposto per noi. 

Senza perdere la nostra Essenza, senza riscendere dinuovo nell'abisso. 

Non dobbiamo perdere la testa in quel senso, altrimenti tutto il lavoro fatto, viene vanificato. 

A nulla saranno servite le reiterazioni karmiche. 

Si perde la testa, per volare alti. 

Come dei Folli Innamorati dello stesso Amore. 

Della stessa Vita. 

Fusione della dimensione dell'amore. 

Decollazione. 

Perdita della testa. 

Dei limiti mentali, razionali. 

Ci sono altri orizzonti da sondare. 

Ci si decolla. 

Si offre alla Luna, alla Grande Madre. 

E si decolla. 

In una partenogenesi in cui accogliamo per prima, come in un parto, la nostra stessa testa. 

Tutti si frantuma. 

Noi, al centro del nostro zenit solstiziale. 

Stiamo in questa energia, e viaggiamo leggeri.

Si va più veloci..

Stiamo nel nostro Oro. 


Tiziana Fenu 

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