Le mani in questa posizione sono sul chakra del plesso solare, il centro energetico della creazione, del potere, della volontà, dell'affermazione, nell'essere umano.
È frequente in moltissime statuine in ogni parte del mondo, in ogni epoca e in ogni civiltà..
Ancora si arrovellano a capire perché sono posizionate su quella parte del corpo, dai tempi di Goblekli Tepe, il sito archeologico più antico, in Turchia, risalente al 10.000 a.C.circa.
Io invece penso alla Dea Madre di Cabras, di Cuccuru S'Arriu, risalente al IV millennio a. C., che ha quelle manine così delicate, sul chakra del cuore, e che proprio l'energia del cuore ha guidato la nostra Antica Civiltà( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/simbolismo-mani-sul-chakra-del-cuore.html?m=0)
Dovevano sicuramente sapere che proprio il cuore ha un'energia elettromagnetica potentissima, molto più di quella del cervello, o degli altri chakra, e che sprigiona un'energia toroidale, che attiva le polarità opposte e speculari.
Un centro energetico potentissimo che mette in comunicazione il piano materiale con quello spirituale
Tradotto letteralmente, il termine sanscrito Anahata significa “suono non causato”, “non colpito”.
Questo chakra si dice produca armonie astrali tangibili quando viene “toccato” – strimpellato o suonato come uno strumento musicale.
Posando le mani sul cuore, la Dea Madre, sentiva, percepiva i piani astrali, lei, testimone tangibile della perfetta Geometria Aurea dell'Universo
È in una dimensione superiore, dove gli opposti si integrano in armonia.
Tutti gli altri chakra dipendono dal chakra del cuore, e il suo simbolo è la Stella a 6 punte, che corrisponde ai vertici dell'esagono, simbolo degli Architetti Divini, i Giganti di Mont'e Prama.
Un gesto, quello della nostra Dea Madre Sarda, istintivo e puro, che parla di Amore, un grandissimo Amore Universale, puro e incondizionato.
Madre che accoglie e nutre, punto di riferimento primario della nostra stupenda Civiltà.
Madre Sacra che crea con il cuore.
Rappresentarla con le mani sul plesso solare era una rappresentazione troppo umana.
Perché Lei, non crea solo con il Grembo, ma con il chakra più potente, con l'Amore.
E noi ne sentiamo ancora il riverbero sottopelle, di quel suo Sacro Amore.
Raro idolo femminile in marmo della cultura sarda tardo-bonuighinu-inizio di Ozieri, in marmo, tardo neolitico medio, fine del IV millennio a.C. ( seconda foto)
Ma, tra le statuine con le mani sul plesso solare, non posso fare a meno di nominare la nostra statuina risalente al IV millennio aC, che riporta straordinarie somiglianze con la più ben famosa statuina dell'uomo di Urfa( terza foto).
Provenienza presumibilmente da Riola Sardo (Sinis) H. 21 cm.
Scolpito in un marmo bianco a grana spessa con due grandi venature grigio-bluastre.
Gli occhi sono cavi, forse un tempo intarsiati. Le orecchie sono indicate.
La superficie, originariamente liscia e levigata come ancora visibile in alcuni punti, è incrostata con deposito calcareo beige-marrone chiaro, spesso e ruvido sulla parte inferiore dei glutei, sulla parte posteriore delle gambe e sotto. Il volto è stato esposto alle intemperie.
La statuina dell'Uomo di Urfa o statua di Balıklıgöl, viene ritrovata in un quartiere di Şanlıurfa nel 1993 e datato 9.000 a.C., ed è ritenuta la più antica statua di un essere umano raffigurato realisticamente e a grandezza naturale.
Alto 1,90, con due frammenti di nera ossidiana inseriti nelle cavità degli occhi, comunica un'impressione fortissima allo spettatore, esaltata dall'allestimento che isola la statua facendola emergere dal buio.
Come vedete, la somiglianza con la nostra statuina di Riola Sardo è notevole.
Sottolineo che di ossidiana è ricchissima la Sardegna, e che più volte ho sottolineato le corrispondenze tra Gobleki Tepe e le simbologie e le strutture architettoniche in Sardegna.
Perché, dunque, considerare antichissima, come la più antica statuina al mondo, quella dell'uomo di Urfa, risalente addirittura al 9000 aC, e non prendere in considerazione una sua quasi copia, ritrovata nella nostra terra sarda, come appartenente allo stesso periodo?
Il viso è quasi uguale.
La posizione delle braccia è in posizione di creazione.
La decorazione sul collo è a V, e richiama la simbologia della polarità femminile, la Vulva, e, anzi, nella nostra statuina di Riola Sardo, sono evidenziati i fianchi morbidi, tipicamente femminili, aspetto assente nell'Uomo di Urfa
Uomo di Urfa che, comunque, con questo doppio elemento a V, come uno chevron riproduttivo femminile ( gli Chevron sono tipici delle decorazioni nelle nostre Domus de Janas e nelle decorazioni ornamentali in genere) rimanda alle due polarità, femminile e maschile, in sinergia per la creazione
Una statua i cui evidenti simboli sessuali sembrano capovolgere un altro luogo comune degli studi sul Neolitico: prima ancora che si affermasse il culto della Dea Madre, dominante, almeno nell'Anatolia sudorientale, era una divinità maschile come questa.
Tiziana Fenu
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