domenica, gennaio 02, 2022

💙Rispettare l'altro

 Rispettare l'altro, non significa soltanto non mancargli di rispetto.

Questo è solo la punta dell'iceberg, la naturale evoluzione di ciò che sta alla base di un rapporto, di una conoscenza, di una interelazione.

Bisogna avere accortezza degli spazi dell'altro, che non significano solo "confini", oltre i quali non possiamo avventurarci, se non dopo una tacita intesa, anche non ostentata.

Bisogna avere accortezza di ciò che l'altro ha edificato su questi confini.

La struttura della sua Anima, della sua sensibilità, dei suoi tempi, dei suoi parametri.

Di ciò che è un'emanazione della sua Essenza, in senso visibile, sotto molteplici forme.

Che sia estro artistico o culinario.

O silenzio, piuttosto che loquacita'.

Bisogna saper riconoscere la specificità di chi abbiamo difronte.

E questo significa avere accortezza, prestare attenzione.

Non sconfinare. Non imporre.

Non inglobare.

Non tessere.

Ma osservare e saper aspettare.

I rapporti viaggiano sulle stesse frequenze. Non si impongono. Non si forzano. Non si pensano.

Hanno autonomia propria. Se non vanno, non vanno, a prescindere da noi. Non possiamo essere come i ragni, che tessono tutto intorno a sé stessi, creando una ragnatela che diventa il loro spazio. Perché è uno spazio finalizzato alla cattura. Alla sopravvivenza.

Si deve entrare nell'ottica che l'altro sopravvive anche senza di noi. Che non abbiamo bisogno né di attirare, né di respingere.

Né di essere predatori. 

Che possiamo essere, per l'altro, quell'Itaca verso la quale ha desiderio di ritornare, anche senza telaio, anche senza la frenesia del tessere.

Penelope tesseva di giorno e disfava di notte, anche per questo, non solo per non addivenire a nuove nozze, ma anche, in senso più intimo e allegorico, perché sapeva di essere quella Itaca, quella casa, quel nucleo, verso il quale Ulisse sarebbe ritornato.

Penelope non necessitava di una trama e di un ordito per tenere in piedi la loro relazione, anche a distanza di vent'anni, tanti quanti aspettò.

E Ulisse, rientrando in qualsiasi momento, avrebbe potuto vedere, come nel frattempo, Penelope, non stava prospettando un legame, un'attesa, una costrizione, una relazione.

Non aveva nessuna prova dell'aspettarlo.

La prova è stata quella di lasciarlo libero di ritornare. Senza enfatizzare nessun "guarda, l'ho fatto per te, ti ho aspettato. Ho filato un legame che ci tenesse uniti, giorno e notte. Ho fatto anche per te".

L'unica cosa che possiamo fare, per l'altro e per noi stessi, è lasciare spazio. Non tessere niente.

Non essere convinti di cosa l'altro necessiti o non necessiti.

Lo spazio è l'unica dimensione nella quale si possa creare, insieme, se si è nella stessa Frequenza. Dove l'uno sente l'altro come la propria Itaca, che sia per amicizia o compagni di vita.

E se ci si sfrequenzia, non forzare.

Le Frequenze non sono come dei pezzi di puzzle "adattabili".

O ci si incastra bene da subito, o è meglio lasciar perdere. Ecco perché certe amicizie non si perdono mai.

Come anche certi Amori d'Anima. Ci si ritrova, di vita in vita, con la stessa Frequenza, con la stessa Emozione e rispetto.


Tiziana Fenu

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Rispettare l'altro

Tim Cantor Surrealist Art



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