mercoledì, giugno 19, 2024

💛Solstizio estivo nell'antica Civiltà Sarda

 Domani, 20 giugno, alle 22:51, per l'Italia, ci sarà il passaggio del solstizio estivo, a ridosso del plenilunio in Capricorno, il 22 giugno, e all'ingresso del segno del Cancro, sempre il 22, antipode del Capricorno. 

Il Solstizio, per definizione, è il punto in cui il Sole, raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Questo significa che i solstizi di estate e di inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell'anno.

Questi due segni zodiacali, Cancro e Capricorno, sono chiamati, rispettivamente, la Porta degli Uomini, e la porta degli Dei. 

Quindi, è un passaggio astronomico, quello del Solstizio,, che quest'anno, in Luna Crescente in Sagittario, segno di Fuoco, avviene nell'ambito di un segno d'aria, il Gemelli. 

Questo è molto interessante, perché il concetto di gemellare, come ho scritto tante volte, è molto sentito, e particolarmente manifesto, nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Ho già affrontato l'argomento, in relazione, in particolare, al pozzo di Santa Cristina, e al suo gemellare pozzo di Sant'Anastasia (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html). 

Un pozzo gemello a custodia del livello d'acqua del Santa Cristina, per evitare il "troppo pieno", e che quindi le acque possano contaminarsi con ciò che è esterno al pozzo.

Se ci badate, il nome "Anastasia", ha la stessa radice "ana-" della parola "anabasi", che indica la salita, l'ascesa verso il cielo, contrapposto al concetto di "catabasi", che indica la discesa verso gli inferi

L'anabasi non è possibile senza una base materiale, senza aver prima, figurativamente, esteticamente e moralmente, attraversato il proprio inferno personale; ecco il vero nesso concettuale tra il Cielo e la Terra; ecco perché non può esserci anabasi senza catabasi, senza discesa agli Inferi. 

 Il primo esempio letterario di catabasi da vivi, com’è noto, lo si rintraccia nella discesa agli Inferi di Enkidu, il fedele servitore di Gilgamesh. 

Questo concetto di pozzo gemellare, che ha la stessa conformazione a Menat, del nostro pozzo di Santa Cristina, lo troviamo nel pozzo di Kom Ombo( terza immagine) in un punto strategico verso la Nubia e  l’Etiopia, con le quali abbiamo molti più legami di quel che si pensa. 

In questa zona ci sono  due templi d’età Tolemaica dedicati al dio "dalla testa di falco" ed a Sobek il dio coccodrillo. Vicino questi templiprincipali ci sono altre costruzioni molto più antiche, tra cui un pozzo, il pozzo, appunto di Kom Ombo, che fungeva da nilometro. 

Cioè aveva la stessa funzione del gemello di Santa Cristina, il pozzo  di Sant'Anastasia, evitava cioè che il Nilo risultasse troppo pieno, e che le acque venissero contaminate da agenti esterni, straripando dal pozzo. 

La conformazione a Menat, lega tutti questi tre pozzi, perché oltre la sua simbologia, di fattore "equilibrante, equinoziale", come ho già approfondito( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html?m=0/  https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0), c'è da sottolineare che il Dio Sobek, legato ai riti di mummificazione, quindi al concetto di anabasi ( ma anche di catabasi, perché "ricompatta" dopo la morte) è il marito della Dea Hator, il cui simbolo è proprio il Menat, e il pozzo, che contiene l'acqua, elemento femminile per eccellenza, non puoi che avere una simbologia femminile, che rimanda all'archetipale Tanit, di cui noi in Sardegna, abbiamo le primissime forme archetipali, come ho sempre scritto.

Il pozzo di Santa Cristina, rappresenta proprio questo, la discesa, verso il bacile d'acqua, nei 24 gradini, e poi la risalita, purificati, con i 12 gradini dimezzati, che indicano la purificazione avvenuta. 

È l'incontro tra Fuoco e Acqua, a decretare questa purificazione. 

Come spiega il ricercatore Sandro Angei, nelle sue ricerche sul campo( https://maimoniblog.blogspot.com/2018/11/il-12-anello-al-solstizio-destate-nel.html?m=1) la manifestazione ierofanica ( seconda immagine) che si manifesta il 21 giugno, in occasione del solstizio estivo ( che quest'anno è anticipato di un giorno perché siamo in un anno bisestile), è parte integrale di un rito che aveva inizio il 21 di aprile, aveva il suo culmine il 21 di giugno e terminava il 21 di agosto.

"Per il Solstizio estivo, quando  l'altezza del sole era di 72°42', in quel momento, un sottile pennello di luce illuminava tutto lo spessore del 12° anello . 

Ciò dimostra che il 21 di giugno del 1000 a.C (o meglio solo i giorni attorno al 21 di giugno compreso), il sole illuminava con una lama di luce l’intero spessore del 12° anello"

Questo è molto simbolico, perché il 12 è un numero Sacro, nella nostra Antica Civiltà Sarda, "su Santu Doxi". 

Se vogliamo far riferimento ai Sacri Archetipi Ebraici, il 12 rappresenta la Lamed, il parametro, la misura, in corresponsione all'Arcano Maggiore XII dell'Appeso o Capovolto.

Sottolineo, che il capovolto, è un'altra iconografia estremamente presente nella nostra Antica Civiltà, sia come petroglifi nelle Domus de Janas, sia come manifestazione nello stesso pozzo di Santa Cristina, quando per gli Equinozi, si manifesta il fenomeno dell'ombra capovolta sulla parete della tholos( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/09/equinozio-autunno-2023.html?m=0) 

Teniamo presente, che ciò che avviene all'interno del pozzo di Santa Cristina, a livello alchemico, è un vero e proprio rituale di fecondità, in cui, simbolicamente, il Fuoco ingravida l'Acqua, e insieme, diventano strumento di purificazione. 

Se sommiamo i 24 gradini di discesa, i 24 anelli della Tholos, e i 12 gradini speculari a quelli della discesa, abbiamo un numero 60, che è il valore ghematrico del Sacro Archetipo Ebraico Samech, il quindicesimo, che ha una funzione divinizzante sulla materia, e che il numero 15 indica la fertilità, il giorno centrale più fertile, quello dell'ovulazione, in un ciclo mestruale femminile, che corrisponde anche al ciclo lunare. 

La simbologia dell'inclinazione del raggio solare a 72°, che consente la manifestazione ierofanica sul dodicesimo anello della Tholos, è altrettanto importantissimo e simbolico. 

Perché, come ho scritto tante volte, anche l'ingresso triangolare del pozzo di Santa Cristina, ha proporzioni auree, 72 °/72 °/36°

Stesse proprorzioni, come ho approfondito altre volte, che ritroviamo nell'ingresso triangolare sia del pozzo di Santa Cristina, che nell'ingresso dei nuraghi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-angolo-72-nel-pozzo-scristina.html?m=0) 

Parametri Sacro, l'angolo a 72 °, che indica la Dea Madre, poiché è lo stesso che si trova negli ingressi dei nuraghi, e nella struttura delle nostre Dee Madri, da quella di Cabras, a quella di Turriga, fino a quella di Porto Ferro di Alghero. 

Le Dee Madri legate alla precessione degli Equinozi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0) 

Questo fattore in comune, dell'angolo a 72°, comune ad elementi così apparentemente diversi come possono essere le dee Madri Sarde, i nuraghi e il pozzo sacro di Santa Cristina(e chissà quanti altri), è invece importantissimo, poiché indica un linguaggio comune, una Koine' interpretativa, che ci riporta ad un'unica decodificazione importantissima, come avevo già scritto: l'interpretazione della dinamica della precessioni degli equinozi, poiché il numero 72, sacro in ogni civiltà, corrisponde agli anni necessari per lo spostamento di un grado precessionale durante la precessioni degli equinozi. 

Cosa significa questo? 

Che i nuraghi, le Dee Madri, il pozzo di Santa Cristina, con il loro parametro che li contraddistingue, dell'angolo a 72°, sono degli indicatori cosmici di questo avanzamento nella ruota celeste, sia del Sole equinoziale sull'orizzonte celeste, sia dell'orientamento dell'asse di rotazione della terra stessa. 

Questo significa, in parole povere, che gli antichi Sardi avevano individuato questo parametro, questo angolo a 72°, che è colonna portante di tutto l'enorme ingranaggio cosmico che fa muovere l'universo intorno a noi. 

Riportandolo come parametro angolare sulla terra, nella dimensione della materia, è come se avessero portato un angolino di immortalità che consentisse loro di sentirsi parte attiva di questo ingranaggio. 

Di sentirsi nel grembo stesso della creazione universale. 

Partecipi e Co-partecipi..

Di unire l'umano e il Divino.

Il Maschile e il Femminile.

L'acqua e il Fuoco del solstizio

E questo aspetto, se ci pensiamo, è di una Bellezza infinita. 

È la perfezione della Bellezza materializzata nella materia. 

E questo trova conferma nel fatto che questo rapporto aureo dell'angolo a 72° si trova anche nella stella a cinque punte, nel pentacolo, che corrisponde, sia al pianeta Venere, che alla costellazione del Toro. 

Maschile e Femminile insieme, che si ritrovano nel grembo del 9, del "7+2", di quell'angolo a 72° che consacra questa unità, questo matrimonio alchemico degli Opposti, esattamente quando l'inclinazione dei raggi solari sono a 72", esattamente nel solstizio estivo. 

Un grado a 72 °, che èa costante della stella a 5 punte, della Tanit primordiale, del Femminino. 

Un Femminino, che, su manifesta attraverso l'inclinazione dei raggi solari a 72 °, e che consente, anche all'interno dei nuraghi, con i raggi solari che entrano dall'oculo apicale, la manifestazione del Corpo di Luce. 

La trasfigurazione 

Nei nostri Nuraghi, in alcuni, in particolare, come nel nuraghe Ruju di Torralba, o nel Nuraghe Aiga di Abbasanta, solo per citarne due, si verifica, nel solstizio estivo, quando il sole è nel suo punto più alto, il fenomeno della trasfigurazione, della "trasformazione della figura", in senso letterale, in corpo eterico, di Luce. 

La luce del sole entra dal foro apicale, sulla sommità  del nuraghe, attraverso un oculo dal quale, può essere rimossa o meno, la pietra di chiusura, accedendovi attraverso un soppalco che i nostri Antichi Padri, avevano ben progettato.

Questa luce, incanalata nel foro apicale, investe, come una investitura regale, il soggetto che soggiorna sotto il suo fascio di luce, trasfigurandolo, divinizzandolo, illuminandolo, fino a trasfigurare la sua fisionomia, che si amalgama con la luce, che diventa, così incanalata, fluida, pura, potente.

Si crea, in questo modo, un "gemello divino" in terra.

Si divinizza, e si altarizza, in questo modo, un "semplice umano", alla vigilia, sulla soglia della "Porta degli Uomini", traguardata dal segno del Cancro, che subentra il 22 giugno", e lo si fa assurgere a divinità luminosa, attraverso la trasfigurazione, attraverso l'investitura regale, del Dio Sole.

In questo modo, la "Porta degli Umani", del Solstizio estivo, può diventare passaggio alchemico per la "Porta degli Dei", del Solstizio invernale, traguardato dal Segno del Capricorno, il segno esotericamente più spirituale e trasmutante dello Zodiaco.

Il Cancro è un segno d'acqua.

È sull'acqua, che il Sole, manifesta la sua ierofania dorata.

È attraverso l'acqua, che si manifestano le ierofanie nel pozzo di Santa Cristina. 

Attraverso essa, il Divino si manifesta.

Attraverso il riflesso nell'acqua, l'Ombra speculare nel pozzo, di manifesta, in modo da enfatizzare l'immortalità degli Umani, in questa, e nell'altra dimensione.

Il solstizio estivo era considerato un momento importantissimo in passato.

Era considerato la "porta degli Umani", segnata dal segno del Cancro, contrapposta alla porta degli Dei, quella del Capricorno , custodite dal Giano bifronte, con i due volti, uno per vedere il passato, e uno per vedere il futuro.

Giano bifronte romano che potrebbe essere un'evoluzione della nostra Jana(Jana /Jano), poiché anch'essa è un portale, una porta, una "Janna", che consente l'ingresso a nuove dimensioni.

Abbiamo molti megaliti ad orientamento solstiziale, ed elencarli tutti sarebbe stato un lavoro certosino.

Tra questi, forse il più bello, per i miei gusti, è il Nuraghe Palmavera ad Alghero. Questo del solstizio è un momento alchemico molto importante.

La luce è alla sua massima manifestazione, il calore del sole cuoce i frutti sugli alberi, e le piante, germogliando e crescendo dalla terra, portano in superficie i sali minerali della terra stessa.

Quando l'aria diventa satura di calore, avviene un processo che viene chiamato sulfurizzazione, con predominanza dell'elemento zolfo.

L'aria diventa satura di sale, Mercurio e zolfo, e lo stesso corpo umano risente di questa corrente caldo-luminosa, che percorre anche gli elementi naturali, come un "Drago-Serpente" che offre vitalità, ma anche dissipazione di energie.

Alchemicamente, questo stato, viene contrastato dal fenomeno delle stelle cadenti. 

Ai primordi dell'umanità, si narra che le prime armi in ferro furono forgiate dai primi meteoriti, grazie al ferro cosmico, il "sideron", il ferro degli Dei, che protegge da questo calore eccessivo estivo.

Infatti d'estate, tutto sembra puntare ed evaporare verso il cielo.

Il calore spinge verso l'alto. Quando piove d'estate, se ci fate caso, spesso si sente odore di zolfo.

Fa parte di quel processo alchemico di  trasmutazione verso l'Oro, verso il Sole.

Ecco perché gli Antichi davano massima importanza ai riti che si celebravano per il solstizio. Essendo un periodo di massima manifestazione del sole, era anche il momento di potenziale, massima trasformazione alchemica dell'umano in divino." (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-alchemica-solstizio-estivo.html?m=0) 

Immaginate quale meraviglia potesse suscitare tale investitura solare e regale, in un personaggio di potere della nostra Antica Civiltà Sarda, o in una coppia che si univa in un sacro legame. 

È una cosa che ci hanno copiato 

gli antichi romani, poiché è un fenomeno che si verifica anche nel Pantheon romano, poiché, nel 27 a.C.

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/pozzo-s-cristina-pantheon.html?m=0). 

Marco Vipsanio  Agrippa, genero, amico e collaboratore del primo imperatore Augusto, fece costruire questo tempio, dedicandolo alle sette divinità planetarie. Ad esse si deve il nome di Pantheon, che, in greco, significa “di tutti gli Dèi”.

Solo e unicamente a mezzogiorno del 21 aprile, giorno in cui si celebra il Natale di Roma, il sole penetra dall’oculus con un’inclinazione tale da generare un fascio di luce che centra esattamente la porta d’ingresso del tempio. Anticamente, l’imperatore faceva il suo ingresso trionfale proprio in quel momento, investito dalla luce e consacrato divinamente agli occhi del popolo. 

Giorno, che, come ho scritto prima, fa parte, come giorno iniziale, di una manifestazione ritualistica ierofanica che aveva il suo culmine il 21 di giugno e terminava il 21 di agosto.

Il Sacro, dodicesimo anello. 

Forse retaggio di quella Matrice delle dodici tribù di Israele, alla quale ci siamo sempre più accostando. 

Il dodici come il dodicesimo Sacro Archetipo Ebraico Lamed, con funzione "misura", nella quale ci si misura con un qualcosa di più grande, l'Oro divino( perché i 12 anni, nelle Antiche civiltà, segnava il passaggio all'età adulta). 

Le iniziazioni, anche misteriche, avvenivano a quell'età. 

Un dodici, che traguardava anche "l'Oro nei campi", il livello di maturazione del grano nei campi. 

Un momento in cui si manifestava l'Oro, dato che "1+2", dà come risultato, "3", la Sacra Triade Divina. 

Si manifesta la resurrezione," quando i raggi solari si allineano in asse con la scalinata, e battendo sul primo bordo Inferiore , proiettano un'immagine luminosa nel  dodicesimo anello, a salire, della tholos, sul cerchio "anomalo", quello più grosso

Manifestazione luminosa amplificata  e magnificata da un accorgimento tecnico, dovuto alla presenza dell'olio, che avrebbe reso calmo lo specchio circolare della "funtana" unta, rendendo ancora più magnificente  il riflesso dorato sul dodicesimo anello. 

In questo lasso di tempo, che durerebbe una mezz' ora circa, si osserva la "divinità solare" che si manifesta e benedice simbolicamente il raccolto del grano. 

Da questo particolare, ho pensato che i rituali de "sa mexina de s'ogu", con l'acqua e l'olio, derivino proprio da questa antichissima pratica. 

Il 21 aprile segnava l'inizio del calendario nuragico( quindi era una data chiave per gli antichi Sardi, non per i romani, che hanno solo emulato, distorcendone il significato originario). 

Nel pozzo di Santa Cristina, e nei pozzi che presentano la doppia scalinata speculare (quella superiore, di solito, impraticabile, ha un numero di gradini dimezzati, rispetto a quelli inferiori, perché si scende da umani, e si sale, divinizzati, purificati dall'acqua), la trasmutazione avviene attraverso l'acqua e la luce solare. 

Nei nuraghi, la trasmutazione, la divinizzazione, avviene nell'umano attraverso la catarsi che la luce solare, così canalizzata, dall'oculo, opera sulla stessa componente primaria dell'essere umano, l'acqua. 

L'Umano diventa una ierofania vivente, una manifestazione del Divino, in modo da poter varcare, da poter dominare anche la porta degli Dei, i due solstizi, il presente e il futuro, come Giano bifronte. 

Come una Jana, una porta ("Janna", in sardo, significa porta), un portale per la dimensione del Divino, di ciò che sta oltre la vita stessa. 

Oltre la vista. 

Perché in quel momento, l'Umano non si vede più. Non si vedono più i suoi lineamenti, ma tutto il suo essere è magnificato ed enfatizzato dal Divino che si sta manifestando attraverso esso, in una bellezza, che solo una civiltà evoluta come la nostra, poteva cogliere e manifestare.

Solo una civiltà che tendesse al costante rapporto con il Divino, attraverso le sue ierofanie( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/simbologia-delle-ierofanie-in-sardegna.html?m=0), e che si facesse, anzi, testimone vivente in eterno, a dispetto del tempo, che gli Antichi Sardi, anzi, lo fermavano. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Prima Immagine di Mauro Aresu, ripresa all’interno del nuraghe Ola, Oniferi (Nuoro) nel giorno del solstizio estivo.

Solstizio estivo Antica Civiltà Sarda











Nessun commento:

Posta un commento