La fonte più antica intorno alla fondazione dei Misteri è sicuramente l’Inno a Demetra omerico.
Esso riguarda la fase più arcaica, probabilmente databile a partire dal XV secolo a.C., quando Demetra viene introdotta a Eleusi.
A partire dal VI secolo a.C. si verifica una sorta di rifondazione dei Misteri, che assumono la configurazione con cui ci sono noti: ciò in seguito all’affermazione definitiva degli Eumolpidi come egemoni del sacerdozio eleusino.
L’Inno a Demetra, una sorta di Laudatio Cereris in esametri, destinato alla recitazione da parte dell’aedo con l’accompagnamento della cetra, forse fu composto e recitato in occasione della festa degli Eleusinia, che prevedeva gare di aedi, e che insieme con i Demetria, gli Haloa e i Thesmophoria era dedicata a Demetra e Kore.
L’Inno, che può essere datato tra il secondo quarto del VII secolo a.C. e la metà del VI secolo a.C.,si apre con il rapimento di Kore-Persefone, la figlia di Demetra, da parte di Hades, il dio degli Inferi: in questo si dichiara il carattere catabatico, di contatto con il mondo dei morti, caratteristico della tradizione sciamanica e in generale iniziatica; ma la katábasis iniziatica prelude sempre a una risalita verso la luce (anábasis): non si dimentichi che Demetra è la Dea Terra Madre, e dunque si presenta sia sotto l’aspetto di chthón, il sottosuolo oscuro, che di ghê, la superficie illuminata dal Sole.
Il rapimento di Kore voluto da Zeus sprofonda Demetra in un “dolore lancinante”,e la Dea Madre “come un uccello si slanciò sopra la terra asciutta e l’umido mare / cercandola”.
Si aggira per la terra nove giorni, impugnando torce ardenti – uno dei simboli della ricerca iniziatica eleusina – in totale digiuno, senza neanche lavarsi: pellegrinaggio e digiuno della dea che saranno ripresi nelle celebrazioni preliminari dei Misteri, e probabilmente anche nell’ambito delle azioni rituali esoteriche proprie della mýesis.
Da Helios “che veglia sugli dei e sugli uomini” apprende che Kore è stata rapita da Hades, per volere di Zeus. Infuriata, “occultando il suo aspetto” – anche questo gesto allude a una parte del cerimoniale che prevedeva un periodo di ritiro degli iniziandi, i giorni 17 e 18 del mese di Boedromione – si tiene lontana dal consesso degli dei nell’Olimpo e si aggira in incognito tra gli umani. In questo suo peregrinare giunge presso la dimora di Celeo, signore di Eleusi, e siede presso il pozzo Partenio, sul ciglio della strada.
La scorgono le quattro figlie di Celeo, ma non la riconoscono, e Demetra dichiara di chiamarsi Dono (Dós), e di venire da Creta, dopo essere stata rapita dai pirati, e chiede di essere accolta in casa come domestica o nutrice. Metanira e Celeo accettano la sua proposta e la accolgono accolgono nella reggia, ma la dea si copre il capo con un velo – altro gesto rituale che troviamo nell’iniziazione eleusina – e si chiude nel silenzio, rifiutando acqua e cibo. Soltanto Iambe riesce a farla sorridere e a rasserenarla “con le sue facezie e i suoi molti motteggi”.
Quando Metanira le offre una coppa di vino rosso la dea rifiuta, perché il vino è prerogativa non sua, ma di Dioniso, e la invita “a darle da bere acqua e farina di orzo, / mista a menta delicata”: è l’atto di consacrazione mitopoietica del ciceone, la bevanda sacra dei Misteri, dotata o non dotata che fosse di qualità psicotrope e enteogene alla maniera del peyote sudamericano o del soma vedico, derivanti dalla fermentazione della segale cornuta.
Demetra accetta di allevare il figlio di Metanira e Celeo, Demofonte, che cresce “simile a una divinità , / senza cibarsi, senza succhiare il latte” la dea lo unge di ambrosia e alita su di lui il suo respiro divino, e di notte “lo nascondeva nel vigore del fuoco, come un tizzone, / di nascosto dai genitori”, in un battesimo igneo che trasforma e purifica il fanciullo, assimilandolo alla sostanza divina e destinandolo a un’immortalità esente da vecchiaia.
Nota
Boedromione
Terzo mese dell’antico anno ionico-attico (settembre-ottobre); ad Atene vi venivano celebrate le Boedromie, feste in onore di Apollo Boedromio, soccorritore nelle battaglie.
Tratto da
"ELEUSIS E ORFISMO. I Misteri e la tradizione iniziatica greca". A cura di Angelo Tonelli
Il Ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo realizzato da Gian Lorenzo Bernini, eseguito tra il 1621 e il 1622 ed esposto nella Galleria Borghese di Roma.
Maldalchimia.blogspot.com
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