PRIMA IMMAGINE
'Artemide di Efeso( Turchia).
Ho già avuto modo di parlare di questa Dea, in occasione della celebrazione della giornata mondiale delle api, perché i simboli di Artemide includevano cervi e api. Per via di queste ultime, la dea era anche chiamata Melissa (ape).
Dal mio scritto, maggio 2020( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/05/oggi-che-20-maggio-e-la-giornata.html?m=0)
"Le api sono guidate da un'ape regina che determina la discendenza femminile senza la necessità di fecondazione da parte del maschio.
In ebraico la parola ape si indicava con la parola "Dbure" da cui "dbr" che indica discorso, intelligenza ed eloquenza.
Presso gli antichi egizi erano considerate sacre perche si diceva che erano nate dalle lacrime del dio Ra, il dio del Sole.
[A questo proposito, sottolineo come nel 650 a.C., nella tomba di Pabasa (sepoltura conosciuta come "la tomba delle api") a Luxor, in Egitto, fanno la loro comparsa alveari artificiali di forma cilindrica e appositi contenitori per la conservazione del miele, e uno dei nostri tipici dolci sardi, con miele e sapa, di conformazione cilindrica come gli alveari, siano chiamate proprio pabassinas, tipico dolce della celebrazione di Ogni santi e "Tutti i morti" https://maldalchimia.blogspot.com/2024/02/pabassapabassine.html?m=0]
La cera d'api veniva usata dai capi spirituali sia per la mummificazione sia per le celebrazioni ritualistiche, essendo fortemente simbolica come simbolo di purezza che favorisce l'illuminazione e la consapevolezza.
Durante la mummificazione le fasce venivano impregnate con la cera e altri oli essenziali per impedire la decomposizione dei cadaveri.
Le api erano considerate gli esseri di fuoco, legate alla purezza e rappresentavano l'anima.
Nelle antiche rappresentazioni della Dea Ape, spesso erano rappresentati anche i leoni, molto frequentemente con un ape in bocca poiché rappresentavano la parola Divina.
L'Ape si ricollega anche alla Leggenda di Sansone, che affronta simbolicamente il fuoco rappresentato dal leone ( che rappresenta i nostri istinti più bestiali, gli aggregati psicologici , gli attaccamenti), e che dopo che lo affronta e lo uccide trova nella criniera del leone del miele e si nutri' di esso.
[...] Anche nella mitologia greca era presente un importante figura rappresentata dalla madre di Zeus, Melissa, che simboleggiava con questo nome, una Dea che offre il nutrimento, la linfa del miele, la Regina di tutte le api.
Melissa era una sacerdotessa dedicata alla Dea Demetra , depositaria dei grandi Sacri Misteri dedicati alla Dea sulla quale doveva serbare l'assoluto silenzio.
Disturbata e istigata da un gruppo di donne che volevano carpire i segreti della Dea, la uccisero la fecero a pezzi
E allora Demetra per ciò che era accaduto, trasformò il corpo straziato dalla sua amata figlia in uno sciame lucente di api che si levò in volo dal suolo verso l'infinito per ricongiungersi a lei.
Infatti le sacerdotesse della Dea Madre Demetra dei misteri iniziatici Eleusini, erano proprio chiamate Api dai Greci, e sua figlia Proserpina era soprannominata Mellita.
Si pensava che le api fossero nate spontaneamente dei cadaveri degli animali e che quindi rappresentassero la resurrezione e la rinascita.
[...] Tutte le antiche dee Mediterranee delle Api, dalla Mesopotamia e per tutto il Mediterraneo sono connesse alla dea indiana Indù Bhramari Devi che la è Dea delle api indiana.
[...] In Sicilia e in particolare in Sardegna, fecero dell'Ape grande oggetto di culto tramite il mito dell'eroe Aristeo figlio di Apollo e Cirene, il quale dalle Ninfe apprese l'arte di allevare le api, e diffuse la sua conoscenza in tutto il Mediterraneo.
In Sardegna, nel 1834, a Oliena vicino a Nuoro fu ritrovata una statua in bronzo raffigurante un uomo ricoperto di api, Aristeo, il civilizzatore che insegnò ai Sardi (anche se non credo che stessero aspettando lui per saperne in proposito) la coltivazione dell'olivo, e lavorazione del latte e l'apicoltura.
I primi modelli di arnia in Sardegna chiamati bugni
Ma già nel Neolitico si trovano arnie rustiche, che sono state realizzate con cilindri di sughero prelevati dalle querce , molto diffuse in Sardegna.
Era anche diffusa l'idea che un alveare non si potesse comprare e che accettare denaro per le api portasse sfortuna.
Nella Lidia dell' Asia minore, forse terra di origine dei Sardi dalla cui capitale Sardis, derivarono forse il loro nome, era venerata come divinità nazionale, la Dea Artemide alla quale era dedicato il famoso santuario nella capitale Sardis, chiamata Artemide Sardiana e vi era anche quello più famoso di Artemide Efesia, del quale ho già parlato in un mio precedente post, da cui forse deriva il nome Efisio, che è considerata una delle sette meraviglie del mondo.
[...] Ci sono svariati riscontri toponomastici che ci fanno capire che il culto di Artemide , o Diana o la Dea Ape, era conosciuto e praticato in Sardegna.
Per esempio il villaggio di Assemini che nel Medioevo era chiamato Arsemine, che è situato nella zona occidentale della laguna di Santa Gilla di Cagliari, che era un centro marittimo molto importante
Nella lingua lidia, del I sec.a.C.( la Lidia, era nella parte occidentale dell' Anatolia, e in assiro era chiamata Luddu, che sembra sardo) Artemide si diceva "Artimus".
Parola che poi si è trasformata nella parola sardo-meridionale "Arsemine"
Il quale presuppone un latino precedente "Artemide".
Quindi è molto probabile che "Arsemine >Assemini", sia stato il principale di punto di approdo dei Sardiani/Shardani, provenienti dalla Lidia, che poi , successivamente, è diventato il loro centro più importante, e che questo sia stato consacrato alla Dea della madrepatria anatolica Artemide.
Probabilmente anche il villaggio di Serdiana, vicino ad Assemini trae la sua denominazione da Artemide Serdiana.
Quindi vi è una distinzione di origine rituale, tra Assemini, che era dedicata ad Artemide Efesa, e Serdiana, che era dedicata ad Artemide Sardiana, quella venerata a Sardis.
Connessa al culto della Artemide anatolica e a quella lidia, era l'usanza della prostituzione sacra, diffusissima anche in Sardegna, specie a metà dell'Ottocento, e pare che le prostitute che esercitavano fossero delle "Maghiarjas", delle Janas.
Artemide appare già nel XIII secolo, come la signora della fauna e degli animali, nonché della fertilità .
I romani, come ho già scritto in precedenza, la identificarono con Diana .
Da qui è molto facile dedurne, la parola Diana, come derivazione di Jana >Diana> DNA, visto che la discendenza tra le api avviene per via matriarcale.
Artemide era invocata dalle donne al momento del parto e a lei si sacrificavano le fanciulle prima del matrimonio.
In Sardegna sono state ritrovate centinaia di statuine, per lo più funerarie, della Dea Artemide.
Divinità che si creava per partenogenesi, nata da "se stessa", dispensatrice di vita, ma anche di morte.
Le erano sacri i fiumi e le fonti.
Infatti come ho scritto prima, "ape" è molto simile alla parola sanscrita "Apa",che significa acqua , "abba" in sardo"
Su Aristeo, nominato in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/05/bussola-sardo-pelasgica.html?m=0)
Tra parentesi, Aristanis era l'antico nome di Oristano, molto simile ad Aristeo
" Dedalo che, sempre secondo la mitologia, porto' Aristeo, figlio di Apollo e di Cirene, nell'Isola rendendola fertile e riappacificando le popolazioni in guerra fra loro. Fondò Karalis e ne divenne re, insegnando agli abitanti l'arte della caccia e dell'agricoltura.
La Statuina di Eracle, che è custodita nel Museo Archeologico di Cagliari e risalirebbe presumibilmente al V-VII secolo a.C., raffigurante un giovane nudo con cinque api disposte sul corpo, e che è stata ritrovata a Olien, in provincia di Nuoro.
Cinque Api. Il numero cinque è legato al Sacro Femminino*
Su Ercole, la cui simbologia si lega a quella delle api, approfondimenti nei miei scritti
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/nodo-di-eracle.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/posada-lantica-feronia.html?m=0)
Sulla città di Sardi, in Turchia, correlazioni con la nostra Antica Civiltà Sarda, nel mio ultimo scritto a riguardo, che contiene anche le referenze degli scritti precedenti
(https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/moneta-sardis-ittita-con-caduceobussola.html?m=0)
SECONDA IMMAGINE,
di cui avevo già approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/02/pargamene-cibele.html?m=0)
"Statuina in marmo, che rappresenta Pargamene Cibele, tipica delle rappresentazioni dell'Antica città di Pergamo, in Turchia, con dedica di Neikephoros, con datazione II secolo a.C
Interessantissima perché rappresenta la Tetrakys, il triangolo con 10 sfere all'interno, con la differenza, che nella statuina di Cibele, il vertice del triangolo è verso il basso, ad indicare l'energia pubica femminile, l'energia del suo grembo, da Madre Creatrice, che tutto contiene.
La perfezione della Tetrakys, è rappresentata dalla disposizione geometrica triangolare dei numeri dall'uno al dieci, come ho spiegato altre volte, dove
-il vertice rappresenta il Fuoco ( la compiutezza),
-il secondo livello, con due punti, l'aria ( la dualità , i complementari maschile e femminile)
- il terzo livello l'acqua, la creazione, con tre punti, il grembo, il liquido amniotico,
e il quarto livello la terra, la materia, la struttura.
È la perfezione dello spazio /tempo circolare, il regno del Divino Manifestato, le dieci Sephirah della Manifestazione divina nell'albero della vita, dove la Decima, è chiamata Regina.
La grande Madre degli Dei, di origine anatolica e identificata dai Greci con Rea, moglie di Zeus, l'energia femminile di Madre Terra, protettrice delle donne, del matrimonio, del parto, della fertilità .
E, proprio di fertilità , di completezza, parla questo simbolo della Tetrakys, così eloquente, perché rappresenta l'energia femminile che agisce nel grembo di Madre Terra, la cui caratteristica sono proprio i quattro elementi simboleggiati all'interno del triangolo che indica il Femminino, e i suoi due elementi, acqua e terra.
Un simbolo che rappresenta dunque, fertilità , e che probabilmente anticipa la più plasticamente complessa, Artemide Efesia, risalente a quattro secoli dopo, al II sec. dC, che rappresenta l'immagine cultuale nel tempio di Artemide a Efeso, detta Polymastòs , "dai molti seni", anche se poi, molte interpretazioni tendono ad identificarli come una rappresentazione multipla dello scroto del toro, simbolo inequivocabile di fertilitÃ
Concorderei con quest'ultima definizione, visto che anche nella nostra Antica Civiltà Sarda, la sovrapposizione della simbologia taurina/uterina, come amo chiamarla io, ben visibile soprattutto nella planimetria delle Tombe dei Giganti, e nei simbolismi, con protomi taurine, presenti nelle Domus de Janas, fa da filo conduttore, concettuale e simbolico di quella forte sinergia feconda e creativa, tra maschile e femminile, riscontrabile in ogni aspetto della nostra Antica Civiltà .
Le sacche in questione, della Dea Artemide Efesia, potrebbero non essere né mammelle, poiché prive di capezzoli, né sacche scrotali, ma semplicemente delle sacche che contengono miele, visto che la Dea è rappresentata con molte api intorno, e che, essa stessa, Artemide, era rappresentata come un'Ape, simbolo, tra l'altro, della stessa città di Efeso.
Questa tesi è inoltre supportata dai numerosi ritorvamenti di api d’oro antecedenti all‘Artemisario (il tempio di Aremide ad Efeso, uno delle 7 meravigle del mondo classico), in cui l'Ape Regina Efisina, era circondata dalle sue Melissai, le sacerdotesse del tempio di Efeso.
E qui si ritorna alla decima sfera, alla decina Sephiroth dell'Albero della Vita, quella del vertice all'interno del triangolo, che viene chiamata Regina.
Una Regina, come la stessa Ape, che per stessa definizione non ha genere, che, essendo portatrice della sinergia delle due polarità insieme, essendo completa, un numero "10", che nei Sacri Archetipi Ebraici, corrisponde alla Yod, con funzione "concentrazione", il punto di origine del Tutto( come la prima lettera Y del Tetragramma divino YHWH), domina le due energie speculari che stanno ai suoi lati, il maschile e il femminile, rappresentati dai due leoni, come è tradizione in tutte le rappresentazioni iconografiche delle dee potenti, da Inanna, alla Dea dei Serpenti minoica, in perfetta padronanza e dominio, delle due energie complementari.
Una Dea potente e bellissima, che impersona quella che era considerata una vera e propria divinità , visto che ne porta il simbolo nel grembo, la Tetrakys pitagorica ( e siamo nel 500 aC circa), che non era considerata un semplice simbolo, ma una divinità ".
TERZA IMMAGINE,
e qui, trovo conferma assoluta di ciò che ho sempre sostenuto anche io, cioè che le sacche non siano mammella.
La divinità maschile Zeus Labradaeus, che presenta 6 sacche disposte a triangolo con il vertice verso il basso, quindi con polarità femminile, e una labrys tenuta nella mano destra, la parte del Mascolino.
Questo è molto interessante, sia per le sacche, ma anche per la Labrys, di "dominio" del Femminino.
Sulla simbologia del labirinto e dell'ascia bipenne, ho approfondito più volte, fino ad arrivare ai miei ultimi approfondimenti che contengono anche i link degli approfondimenti precedenti( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/simbologia-equinoziale-del-labirinto.html?m=0)
Sapete bene che nel Santuario di Santa Vittoria di Serri era stata ritrovata un'ascia bipenne, la cui simbologia si lega alla nostra Antica Civiltà Sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/santuario-santa-vittoria-di-serri-numa.html?m=0)
La doppia ascia è il simbolo della Potnia Theron, di cui ho scritto altre volte, anche recentemente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/potnia-theron.html?m=0)
dell'archetipale Tanit( quarta immagine, tratta dal mio scritto del 2020( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/s-arca-sacra.html?m=0)
Una Dea potentissima, che governa il mondo dei vivi e quello dei morti, che rappresenta la forza ctonia di Madre Terra e quella celeste, e fa ancestralmente parte della dimensione che risale alla Amazzonomachia di Eracle /Ercole, nella sua nona fatica, per conquistare la cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni, cintura donatale da Ares /Marte, suo padre
( la Madre era l'amazzone Otrere)
Teniamo conto del fatto che Artemide aiuta la madre, la Dea Leto, a partorire suo fratello Apollo, poiché come divinità , si sovrappone a quella più antica fu Cibele( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dea-cibele-con-leone.html?m=0)
della della fertilità e divenne anche patrona delle Amazzoni
È la stessa simbologia di investitura dello scudo di Marte che Zeus dona a Numa Pompilio.
Scudo, che è un ancilia, che affonda le radici nella simbologia dei doppi scudi sardi, e che sostanzialmente è una Labrys ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/santuario-santa-vittoria-di-serri-numa.html?m=0)
Ercole prese la Labrys, la cintura chiamata "zoster", più alta sul davanti, che, aperta, risulta una Labrys( termine che ancora oggi si usa un campo medico ad indicare l'herpes zoster, che forma un'irritazione di fuoco, legato alla figura ancestrale di Marte e poi di Sant'Antonio, custode del Fuoco) alla regina delle Amazzoni, e la diede ad Onfale, la regina della Libia, che, per volere di un oracolo, fece di Ercole suo schiavo, e suo compagno, da cui ebbe dei figli, per un anno, indossando la sua pelle di leone, simbolo di Ercole, obbligando Ercole, a vestire i suoi panni e a filare la lana, combattendo, però, se fosse stato necessario.
Questo Zeus che si trova nel santuario di Labraunda, in Turchia, nell'antica Caria( qui in Sardegna, il cognome Caria è diffusissimo), se porta l'ascia bipenne, simbolo del Femminino archetipale, addirittura risalente a quelle Amazzoni ( di cui noi abbiamo una rappresentazione archetipale nella Venere di Macomer ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-venere-di-macomer.html?m=0) significa che è stato divinizzato dalla potente energia ancestrale del Femminino, con questo simbolo regale della labrys, delle due polarità degli Opposti, di cui il Femminino, da sempre è custode.
Questo dio Zeus molto particolare, verrà chiamato Labrandeus
Labraunda in Caria, che designa quindi il luogo in cui risiede/dimora la labrys, sulle pendici del monte Latmos, ricco di pitture rupestri.
In un anello-sigillo d’oro da Micene, un reperto che ho avuto modo di interpretare, viene rappresentata una Dea che siede su un trono quadrato che porta il simbolo dell'ascia bipenne, con le diagonali incrociate ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/anello-con-sigillo-votivo-di-tirinto.html?m=0)
A differenza di quanto avviene nel mondo al femminile di Creta, il dio di Labraunda è uno Zeus indigeno che discende dall’ittita Tarhunt, “il conquistatore”.
Dio ittita che presenta un copricapo a Menat, come il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina e che ha le gambe in posizione angolare 72°/72 °/36 °, come l'ingresso del pozzo sacri e dei nostri Nuraghi, lo sapete bene, ne ho parlato tantissime volte.
La stessa simbologia del Dio Ball, compagno della Tanit, estremamente presente qui in Sardegna
( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/baal-e-tanit.html)
Sapete bene, perché l'ho sottolineato più volte, che con gli Ittiti abbiamo molto in comune
https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/tomba-di-hattusa-e-tomba-di-fonni.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/moneta-sardis-ittita-con-caduceobussola.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/concio-di-bosabassorilievo-ittita.html?m=0
E il pettorale con le sacche di Artemide, sono o non sono mammelle?
Polimastia?
Si ipotizza che siano delle sacche apotropaiche, sacre, fatte di pelle di pecora, chiamate Kursa, adorate nell'Anatolia, quindi anche nella civiltà ittita, con una simbologia similare a quella del Vello d'oro, che, come sapete, la sua conquista, è la missione degli Argonauti, degli antichi Cabiri Sardi
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0)
Era un simbolo del dio Tarhun, dio ittita della tempesta e del Cielo, equiparabile a Zeus, e della celebrazione ittita del "purulli", che era un evento religioso significativo legato al ciclo stagionale e alla purificazione, stabilito all'inizio della primavera, con la festa del tuono.
Una celebrazione che sostanzialmente celebrava la vittoria sul Drago. rituale di lotta tra il dio del tempo (Teshub) e il drago (Illuyankas).
Drago, che è il Femminino per antonomasia, ecco perché poi lo Zeus, si fregia di questo simbolo di abbondanza, il pettorale con le 6 sacche, usurpato al Femminino, che comunque sono dei contenitori sacri, dei grembi metaforici che contengono l'abbondanza che si manifesta nei mesi primaverili.
Tra le immagini dei Kursa, ne ho trovato una, un orecchino ittita.
Mi rimanda alla forma dei nostri casitzoli sardi, che si fanno con il latte di pecora, e il 6 delle 6 sacche di Zeus, mi rimanda al 6 dell'esagono, figura Sacra per la nostra Antica Civiltà Sarda( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html?m=0)
Così come la stella a 6 punte, ancora presente nelle nostre maschere del Carrasegare sardo( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/il-fiore-della-vita-nella-maschera.html?m=0)
Un fiore a 6 petali è presente anche nella rappresentazione di un toro ittita.
Il toro, che nella sua sinergica simbologia taurina /uterina, è simbolo della nostra Civiltà Sarda.
Sempre giri che riportano alla nostra Antica Civiltà Sarda.
Sardegna Cultura Madre sempre.
Tiziana Fenu
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