mercoledì, ottobre 01, 2025

💛Vaso Danimarca/S'arcu e Forros di Villagrande Strisaili

 

Prima immagine, vaso scoperto durante uno scavo nel 1908 in un sito chiamato Månehøj, o "Tumulo di Luna", nella grotta dei Giganti.
Il vaso raffigurante un volto proveniente da Månehøj, vicino a Svinø, nella Selandia meridionale, una regione amministrativa della Danimarca, è uno dei vasi raffiguranti un volto dei più noti dell'antica Danimarca.

Il "Vaso a Volto" è un vaso in ceramica che contraddistingue i manufatti tipici della Cultura del Bicchiere Imbutiforme.
Due occhi spalancati, circolari, con due simboli centrali, non identificabili, con intorno, 21 raggi ( 3 cicli lunari sa 7 giorni l'uno. Il quarto ciclo è forse quello interno, con una rappresentazione differente?) Sopracciglia arcuate, a T, tutt'uno con il setto nasale. 

La Tau. Simbolo degli Antichi Iniziati.
Espressione enigmatica e quasi ultraterrena.
La cultura del bicchiere imbutiforme segna la comparsa delle tombe megalitiche lungo le coste del Baltico e del mare del Nord
prosperò nell'Europa settentrionale da circa il 4300 a.C. al 2800 a.C. Questa cultura del periodo neolitico segnò una fase significativa nell'era preistorica, diffondendosi in quella che oggi è Danmark, Germania, Polonia e parti dei Paesi Bassi e della Svezia.
Uno dei momenti più importanti nella storia della cultura dell'imbuto è stata la costruzione di tombe megalitiche, che sono tra le più antiche in Europa.
Per esempio L'Hulbjerg Jættestue è un luogo di sepoltura neolitico situato sull'isola di Langeland in Danimarca.
Questa tomba megalitica, risalente al 3000 a.C. circa, è un notevole esempio di ingegneria umana e di credenze spirituali.
Si tratta di una grande tomba a corridoio, che è un tipo di luogo di sepoltura collettivo che si trova comunemente in Scandinavia.
In Sardegna, la cultura
"bicchiere imbutiforme" è in realtà rappresentata dal caratteristico vaso a forma di campana rovesciata della Cultura del Vaso Campaniforme, detta anche "Bell-Beaker", che fiorì tra il 2400 e il 2100 a.C. circa.
Una cultura con importanti legami con altre regioni europee, che è caratterizzata da ceramiche con decorazioni impresse a pettine o a incisione.
Come il vaso campaniforme, proveniente  da Locci Santus, Collections of the Museo archeologico Villa Sulcis (Carbonia)
La presenza di oggetti cerimoniali, in queste tombe megalitiche danesi, dette tombe dei Giganti, come le nostre in Sardegna, come ceramiche, utensili in selce e ornamenti, suggerisce che avessero credenze spirituali complesse, forse incentrate sul culto degli antenati e sui cicli della natura.
Il vaso è alto circa 11 centimetri e ha un diametro di 15,5 centimetri.
Il vaso a forma di volto di Svinø appartiene a un gruppo di oltre 100 altri vasi a forma di volto, rinvenuti in tombe megalitiche (tombe megalitiche e dolmen), in particolare in tombe megalitiche, e risalgono a circa il 3000 a.C.
Vengono chiamate le "Tombe di luna".
In alcune di queste tombe, gli archeologi hanno rinvenuto piccole lastre di pietra e ossa, anch'esse decorate con il motivo dell'occhio.
I ritrovamenti in Spagna e nella Francia meridionale hanno alimentato teorie secondo cui il motivo facciale sarebbe giunto in Danimarca attraverso migrazioni o la diffusione di idee religiose.
Altri sostengono, al contrario, che i vasi facciali, come le tombe megalitiche, siano espressione di sviluppi locali avvenuti in aree limitate d'Europa.
I vasi sono stati ritrovati per lo più in tombe megalitiche, e di pensa che questi vasi fossero utilizzati nei riti funebri.
Quindi si parla anche di migrazioni.
Potrebbero essere stati "importati" proprio dalla Sardegna.
La conformazione somiglia moltissimi a quella  dei due simboli, dei due Custodi, come li chiamo io, del sito nuragico S'arcu e Forros di Villagrande Strisaili, in provincia di Nuoro, dell'altare di uno dei due templi a megaron, dove si praticava il culto delle acque e della fertilità( vedi seconda immagine), i due volti di cui ho avuto modo di parlare in un mio scritto
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/idolo-di-pomos.html?m=0)
Nella stessa zona archeologica  si trovano il nuraghe Arcu’e Sforru e il nuraghe Lotzoracesus e l’omonima Tomba dei Giganti
Interrabbas, naturalmente delimitato da due corsi d’acqua( "Inter abbas", tra le due acque. "Abba", acqua in sardo).
Il sito nuragico de S'arcu e Forros (" l'arco dei Forni") è caratterizzato dalla presenza di templi, fornaci per la metallurgia ed è un'importante testimonianza di scambi commerciali e culturali con civiltà extra-insulari come Etruria e il Mediterraneo orientale.
Sorge su un rilievo non lontano dal passo di Corr’e Boi( "corno del Bue") e dall’invaso dell’alto Flumendosa.
Il complesso, del XV sec aC è costituito da un tempio a megaron, due templi a pozzo, un nuraghe a pianta trilobata e altri edifici abitativi e di culto.
Il  tempio a megaron, è l’unico presente in Ogliastra oltre che uno dei maggiori dell’isola. Lungo 17 metri, è racchiuso da un recinto, ‘temenos’, sulle cui pareti è disposta una serie di banconi-sedile che servivano anche per la deposizione delle offerte.

Sul numero 17 vorrei sottolineare che corrisponde al diciassettesimo Sacro Archetipo Ebraico Phe, con funzione "espansione", correlato all'Arcano Maggiore XVII della Stella. 

È un Archetipo che crea corresponsine, espansione, nella dimensione astrale, divina. 

Corrisponde al segno del Capricorno, che non solo rappresenta il Solstizio invernale, ma è considerata la porta degli Dei, in corrispondenza con la porta degli Umani, rappresentata dal segno del Cancro, che governa il Solstizio estivo. 

Tutte le nostre manifestazioni megalitiche sono orientate ai solstizi, e la maggior parte proprio all'alba del solstizio invernale, come a sottendere che sono portali dimensionali per una dimensione "altra", più elevata, spirituale, riservata agli Dei. 

Un monumento megalitico che sorge a Newgrange, in Irlanda, dove internamente ed esternamente sono celati complessi disegni, in prevalenza geometrici, con riferimenti astronomici, legati a solstizi ed equinozi, rivelano solo una volta l'anno, a metà inverno, sotto i raggi solari. 

costruttori delle tombe a corridoio erano gli stessi sardi, poiché qui in Sardegna, quasi tutte le Tombe sono a corridoio. 

Nella pietra di Newgrange è indicata la posizione del Sole durante il Solstizio invernale, e le doppie  spirali, l'equinozio. 

Tutte le Domus de Janas, in cui sono presenti moltissime spirali, sono orientate ai solstizi, specialmente a quelli invernale. 

Rappresentare le doppie spirali equinoziali, era un modo per accedere, ad una dimensione cosmogonica di rinascita, che contemplasse la dimensione solstiziale, equinoziale e precessionale, immortale, nello spazio e nel tempo. 

Argomenti di cui ho già trattato svariate volte e di cui gli antichi Sardi, conoscevano bene tutte le dinamiche. 

In fondo alla costruzione, infatti, trovano posto un certo numero di motivi ornamentali che si possono osservare solamente una volta l’anno, quando per il solstizio invernale, attraverso delle fenditure sul soffitto, vengono illuminati dalla luce del Sole, per 17 minuti. 
Un numero importantissimo, in ambito celtico 
Questo numero riveste enorme importanza nella mitologia celtica ed è riconducibile, per esempio, all’aimisir il concetto di tempo, e ai 17 anni in cui si diventa adulti . 

L'ingresso del tempio è rivolto a est, destinato sicuramente  alla celebrazione di riti legati al culto delle acque, così come dimostra anche la canaletta che dal secondo vano portava l’acqua all’esterno.

La forma degli occhi e l'arcata sopraciliare del vaso , ricordano moltissimo i simboli incisi nei due conci delle due file di conci basaltici, nel villaggio-santuario de S'arcu e Forros di Villagrande Strisaili, in provincia di Nuoro, dell'altare di uno dei due templi a megaron, grande centro metallurgico della Sardegna, probabilmente, risalente al 1200 a.C. circa, e dove si praticava il culto delle acque e della fertilità.
I simboli sui conci dell'altare, rappresentano una protome taurina/uterina, con una perfetta sovrapposizione del simbolismo del Mascolino e del Femminino,
[...] Sono rappresentati due simboli, nei  conci, il Maschile e Femminile, che, nella statuina, si sovrappongono, a formare un profilo androgino, un'arcata sopraciliare, unita al naso, che forma nel complesso, quel tratto distintivo di androginia, necessario a veicolare il concetto di creazione, di fertilità.
Concetto, che nei Giganti di Mont'e Prama, è enfatizzato da una doppia pupilla, Sole e Luna insieme, maschile e femminile insieme, che, in sinergia, manifestano la loro massima potenza
[...] sinergia degli opposti energeticamente molto creativa, alchemica, lì dove, maschile e femminile insieme, "vedono e creano Oltre".
Perché è anche la T, la Tau, degli Iniziati. Ventiduesimo Sacro Archetipo Ebraico. Il completamento dell'Opera.
L'integrazione degli Opposti.
Usavano una Tau di legno, ricordo, per le pratiche di Iniziazione, dove l'Iniziato giaceva per tre giorni, in profonda connessione con il Divino.
È presente anche la doppia pupilla, come nei Giganti di Mont'e Prama.
Per non parlare della tecnica del puntinato, tipica della Cultura di Bonu Ighinu( V millennio aC)
Ritrovato in Dan-imarca
Dove c'erano gli Shar-Dan
Gli elmi cornuti trovati in Danimarca, a Viksø, 80 anni fa,
non sono vichinghi, appartengono agli antichi Shardana, e risalirebbero al 900 aC circa, quindi originari dell’età del Bronzo (quasi 2.000 anni prima dei Vichinghi), e la loro provenienza sarebbe la Sardegna.
mentre la società  vichinga, si è sviluppata solo nel IX secolo d.C.

Con oltre 10.000 nuraghi perfettamente costruiti,  oltre 1000 Tombe dei Giganti, un centinaio di pozzi sacri  e  oltre 2500 Domus de Janas solo in terra sarda,  abbiamo dubbi, sul fatto che il Megalitismo abbia avuto la sua massima espressione in terra sarda, e poi si sia manifestata anche in altri territori che hanno ospitato gli antichi Sardi? 

Le affinità, tra Celti e Sardi, sono innumerevoli. 

Celti, che non hanno fatto altro che raccogliere l'eredità dei fitti interscambi tra i paesi del Nord, specialmente Scozia Irlanda e Danimarca, e i nostri Sardi, e adottare come loro, usi, tradizioni, architteture e simbolismi, di chiara Matrice Sarda. 

Non furono certo i Celti a edificare nuraghi, Dun, pozzi sacri, e ad istoriare di simbologie, come i cerchi concentrici, le spirali, per esempio, ben presenti come simbologia della nostra società matriarcale. 

Se ne parla sempre in questi termini, superficiali e generici, dimenticando che il background culturale e antropologico di queste civiltà, è da ricercare nella Matrice Sarda. 

Tiziana Fenu
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Vaso Danimarca/:S'Arcu e Forros










Foto area del sito di S’Arcu ’e Is Forros (foto di Unicity S.p.A.)
Foto area del nuraghe Arcu ’e Sforru (foto di Unicity S.p.A.)
https://virtualarchaeology.sardegnacultura.it/index.php/it/siti-archeologici/periodo-nuragico/complesso-nuragico-di-s-arcu-e-is-forros
Foto aerea www.sardegnacultura.it

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