Come sapete dai miei precedenti scritti, la mia personale interpretazione sul bronzetto di Bolsena, di cui parlai già nell'agosto del 2021( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0), che ho ampliato e approfondito recentemente, si basa sulla mia personale convinzione che questa simbologia della fune, da me identificata come un simbolico cordone ombelicale, presente, come corda, anche intorno al capo di alcuni nostri bronzetti sardi, e intorno al collo, contestualizzato come ornamento "anelli al collo", appartenga alla simbologia dell'archetipale cerimonia della tiratura della fune.
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/simbologia-anelli-al-collo.html?m=0
Quindi la presenza degli anelli nel collo, non sembra appartenere ad un rango privilegiato, visto che è presente, indifferentemente, sia nei guerrieri, artigiani, sacerdotessa o nobile o semplice offerente.
La simbologia degli anelli nel collo potrebbe essere ancestralmente legata alla simbologia specifica di una condizione privilegiata al momento della nascita, il cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo, che può essere motivo di pericolo per la vita del bambino, ma se viene superato come ostacolo, se si sopravvive, diventa simbolo di una dimensione privilegiata, da eletti.
Il collo, sappiamo, è un simbolo di connessione tra la testa( la dimensione spirituale) e il corpo( la dimensione materiale)
Nel collo c'è "su gutturu", la gola in sardo, che ha affinità fonetica con "uturu/utero"
Non solo.
Ma anche lo stesso nome del Chakra della gola, Vishudda, trova corrispondenza, nella desinenza "-udda", nell'apparato riproduttivo femminile, anche se in origine, "ud-da" era un sintagma sacrale di fine cerimonia, beneaugurante(
Ma allora è plausibile pensare, come avevo approfondito, che la gola, sia indissolubilmente legata e collegata allo sterno, a "sa carena", che in sardo significa sterno, ma che in italiano significa anche carena, il fondo di un'imbarcazione rovesciata, come avevo approfondito nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0)
La gola, con la doppia simbologia di gola e utero, di Udda/Vishudda, sa carena, lo sterno che custodisce l'afflato divino che dona la vita anche dopo la morte. La carena come simbolo dell'imbarcazione ( quell'arga/arca- arga in sanscrito significa vagina, di cui ho parlato altre volte), che porta il seme solare nell'altra dimensione, per una nuova vita".
Il cordone ombelicale rappresenta questo punto di connessione tra la vita intrauterina, interna, e la dimensione esterna.
È fonte di vita, ma anche di morte.
Una morte simbolica, necessaria alla vita nella nuova dimensione.
La stessa simbologia del nodo di per sé, riconducibile al cordone ombelicale intorno al collo, ha questa valenza di profondo legame, in questo caso con la Madre, intesa, ancestralmente come Grande Madre, la Madre Cosmica, che indica un legame privilegiato, di sfida alla morte, in cui si è stati protetti dalla Grande Madre.
Il primo respiro dopo la nascita, è considerato Sacro.
È il Soffio Divino, quello che cercavano nelle nostre Domus de Janas, che con la simbologia dello sterno, lo rappresentano totalmente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/sa-carena-domus-de-janas-su-murrone.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/i-flamen-dialis-de-sa-carena.html?m=0)
Il Primo Respiro è il momento cruciale della nascita.
È chiamato Pneuma.
È il Soffio.
Il Ruah in ebraico.
"Rua", in sardo, significa "strada".
La strada, il percorso che indica il Soffio Divino.
E un passaggio stretto, una strada stretta, si dice "gutturu" esattamente come si chiama la gola in sardo.
Quando il cordone ombelicale intorno al collo, che pure ha tenuto in vita per mesi, si scioglie, è come un passaggio alchemico, il respiro che vince sulla morte.
Per questo motivo, la simbologia del soffio divino, dello sterno, de Sa carena, è così evidente e importante, nelle nostre Domus de Janas, che dono luoghi alchemici sacri di transizione tra la vita e la morte. Luoghi di guarigione
La presenza del cordone ombelicale intorno al collo che identifichiamo come decorazione di "anelli", potrebbe avere questa profonda valenza iniziatica.
L'accesso al Soffio Divino, di Vita, nonostante il legame con la vita intrauterina.
Chi lo manifesta è portatore di un messaggio alchemico importante.
Il legame tra le due dimensioni
La presenza di questi anelli, in altre parti del mondo, come nelle "donne giraffa" della tribù Kayan Lahwi, in Myanmar/Thailandia, o alcune tribù in Africa, sottolinea, essendo riservata esclusivamente alle donne, questo profondo legame con la simbologia della Grande Madre.
Non è un caso che siano di metallo prezioso (oro, ottone) che simboleggia l'immortalità, il sole e lo spirito purificato.
Non solo.
Come abbiamo visto ci sono anche bronzetti che presentano un collo particolarmente allungato
Gli anelli non soltanto allungano visivamente il collo, ma schiacciano la gabbia toracica e le clavicole.
Simbolicamente, questo allunga la colonna vertebrale, che nelle tradizioni esoteriche (dallo Yoga alla Kabbalah) è il canale dell'energia spirituale primaria ( la Kundalini, la Shekhinah).
Un collo lungo è quindi simbolo di un collegamento più diretto e elevato tra la Terra e il Cielo.
In una civiltà ancestrale, Monadica, ancestrale, come la nostra, attentissima alla sinergia tra le due polarità della Kundalini, il Mascolino e il Femminino, anche in questa particolare manifestazione, si esprime questo profondo concetto di integrazione, non solo tra le due polarità, ma anche tra la dimensione terrena e il profondo legame, da terra con una civiltà matriarcale come la nostra, legata al culto delle acque, e quindi alla dimensione amniotica del grembo, con la Grande Madre.
Con questo prezioso simbolismo, di manifesta la bellezza degli Iniziati, non solo di coloro che hanno superato la prova del vincere la sfida della morte, nonostante il cordone ombelicale stretto intorno al collo, ma anche di coloro che hanno superato la prova dolorosa dell'applicazione degli anelli, per raggiungere, sbolicamente, uno stato superiore.
È una prova iniziatica.
Un segno di appartenenza ad una comunità che è interconnessa con le dimensioni superiori, con gli antenati, con la Grande Madre
Il portare il "cordone" in modo permanente è un'onorificenza spirituale, in cui il dolore, alla stessa stregua di tatuaggi cerimoniale, di scarificazione o di quelle pratiche sacre che riguardano l'agire sul corpo per mapparlo attraverso sacre simbologie ben precise, diventa potere e bellezza, un veicolo di elevazione spirituale
È come se fosse un Archetipo primario, il primo nodo da sciogliere per il passaggio alla vita oltre il grembo.
Gli anelli al collo simboleggiano la rievocazione spirituale di questo momento sacro di rinascita.
Si acquisisce uno status di prestigio nella comunità.
Sono simbolo del Sacrificio, e come tale, è da onorare e da ritenere Sacro, perché sono simbolo del patto con la comunità, che ha reso possibile la nascita, e con Il Divino, rendendo tangibole, anche visivamente, con gli anelli al collo, questa connessione tra Cielo e Terra.
Connessione, come sappiamo, profondamente intessuta, in ogni aspetto e manifestazione, nella nostra Antica Civiltà Sarda.
Sardegna Cultura Madre, sempre.
Senza contare che la simbologia del lungo collo potrebbe anche essere legata alla Costellazione del Cigno, e alla simbologia del lungo collo del Cigno, Importantissima per la nostra civiltà sarda, profondamente legata alla dimensione del Femminino, del suo apparato riproduttivo, quindi legato anche alla simbologia "gutturu /uturu"
La cerimonia della tiratura della fune, che in Egitto è stata codificata come Peddj Shes, aveva come cerimoniante ufficiale, la dea Seshet, la dea della scrittura e delle Sacre misurazioni del quadrato del tempio sacro, per i riti di fondazione, che prevedevano anche un fossato che riprendesse la conformazione placentare.
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/la-cerimonia-della-tiratura-della-fune.html?m=0
"Trovo una profondissima corrispondenza tra PLACENTA , CORDONE OMBELICALE e l'antico cerimoniale della TIRATURA della FUNE degli antichi Egizi per delimitare uno spazio sacro.
A livello antropologico, simbolico e concettuale vi è un profondo sincretismo
Ho già parlato della Placenta e il Cordone Ombelicale nella Cultura Egizia.
La PLACENTA (khenenet o hesmen) e il CORDONE OMBELICALE non erano semplici scarti biologici. Avevano un profondo significato simbolico e religioso di Vita e Protezione.
Ne ho parlato in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0) riguardo il sincretismo Bes/Gorgone, nominato ieri riguardo il cratere etrusco con la simbologia della Gorgone /Bes con il rocchetto sul capo, come il bronzetto di Bolsena ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/gorgone-cratere-principessa-di-vix.html?m=0)
"Ora, il dio Bes era protettore della gravidanza e nella parola carrabus, nell'ideogramma " bs", abbiamo la simbologia del dio Bes, che fa rinascere a nuova vita, in quanto protettore della gravidanza e dei neonati.
Il KA è lo SPIRITO , ma rappresenta, nella sua rappresentazione a cuore dello scarabeo Karrabosu, la PLACENTA, il "GEMELLO ", come veniva chiamata, sacralizzata e ritualizzata presso gli Egizi.
Placenta che, guardacaso è simboleggiata dalla LETTERA H , come Hermes/Mercurio, perché è traghettatrice di conoscenza, di vita
È la rappresentazione di questa nuova vita auspicata dallo scarabeo, era rappresentata dalla placenta, che era considerata sacra, perché portava al mondo i bambini.
Nell'Antico Egitto il faraone guidava la PROCESSIONE preceduta dalla sua PLACENTA in cima ad una lunga asta, che rappresentava il cordone ombelicale come se fosse l'albero della vita.
Secondo la dottrina egizia, il faraone era un GEMELLO della sua placenta, e costituiva il suo gemello abortivo, che non lo abbandonava mai.
[...] La PLACENTA era vista come un "GEMELLO " del FETO , un suo compagno protettivo nell'utero. Per questo, era associata alla protezione. Il dio Bes, protettore delle partorienti e dei neonati, era talvolta collegato a questo organo.
Il "KA " (la forza vitale, il doppio spirituale) di una persona poteva essere associato alla placenta. Era una parte integrante dell'identità dell'individuo.
Della simbologia del Ka, ne abbiamo traccia nella simbologia delle "CORNA TAURINE SQUADRATE ", nelle Domus de Janas ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/09/la-h-e-il-ka-nella-domu-de-jana-di-brodu.html?m=0) e nella simbologia archetipale della nostra TANIT TESSITRICE di TRESNURAGHES ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0)
Il geroglifico che rappresentava la placenta era un vaso con un cordone che pende ed era parte del titolo reale "suten bat" (Re dell'Alto e Basso Egitto), simbolo quindi, di regalità e potere.
La placenta del faraone era talmente importante da essere imbalsamata e sepolta ritualmente, a volte in un'apposita "tomba placentare", a sottolinearne l'importanza.
Placenta e cordone ombelicale, quindi, rappresentavano l'origine della vita, la protezione, il legame con la forza vitale (Ka) e un simbolo di regalità.
La Cerimonia della "TIRATURA DELLA FUNE ", chiamata PEDDJ SHES , della quale ho già parlato in un mio approfondimento sulla SCIAMANA di SARDARA , che presenta un volto di Babbuino con il dio TOTH , la cui sorella SESHAT presiedeva alla cerimonia( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/la-divinita-androgina-di-sardara.html?m=0), era un rito fondamentale per la fondazione di un tempio, perché serviva a delimitare con precisione i confini dell'area sacra del futuro tempio, allineandolo con precisi assi astronomici (spesso con una stella polare o il sorgere del sole).
Si prendeva, come referente principale L'ORSA MAGGIORE , che indicava il Nord, ma non solo
La corda non era un semplice strumento di misura. Rappresentava, simbolicamente, la dimensione dell'ordine cosmico, dentro il quale si riorganizza il caos.
Delimitare questo spazio sacro significava ricreare il momento della CREAZIONE , quando il tumulo primordiale (il Benben) emerse dalle acque del Caos (Nun).
Il tempio era quindi una riproduzione dell'universo ordinato.
Una traslazione del grande, della dimensione spirituale/astrale/astronomica, nella dimensione terrena.
Come ho scritto, la cerimonia era condotta dal faraone in persona, affiancato dalla DEA SESHAT, la signora della scrittura, dell'architettura e della misurazione, e in questo ha delle analogie in comune con la nostra sciamana di Sardara.
È spesso raffigurata mentre aiuta il re a tendere la corda tra due picchetti.
Ma metaforicamente, e questo è l'aspetto centrale del simbolismo, la corda del rito, rappresentava metaforicamente, non solo il punto di interconnessione tra le dimensioni, ma soprattutto DELIMITA quello SPAZIO SACRO della PLACENTA TERRENA , dell'utero, del microcosmo protetto, dove la vita può formarsi e crescere, isolata dal mondo esterno, che viene traslato in uno spazio sacro architettonico.
Un tempio, un microcosmo ordinato, dove gli dei possano dimorare.
Si traccia, quindi, con la corda /cordone ombelicale simbolico, un netto confine tra interno, lo spazio sacro della gestazione, e l'esterno.
È la stessa simbologia che secoli dopo troviamo nella ritualistica della FONDAZIONE della CITTÀ, in ambito ETRUSCO e ROMANO ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/romolo-e-remo-e-acca-laurentia.html), nonché del MUNDUS PATET, che spesso si sovrapponeva alla simbologia dell'Umbilucus, del "tempio urbano di fondazione", ripreso dalla simbologia dei nostri NURAGHI ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/nuraghi-i-primordiali-mundus-patet.html)
Il Cordone come "Fune Vitale", collegamento fisico e vitale tra il feto (il "nuovo creato") e la sua fonte di vita (la placenta e la madre).
Una placenta, gemella, presupposto per la generazione della vita (umana o divina)".
La Dea Seshat
La Dea della scrittura
Veniva trascritto, in questo quadrato sacro, come il quadrato archetipale, monadico, delle 64 caselle, della nostra scacchiera di Pubusattile, della Domu de Jana di Pubusattile, attraverso la cerimonia della tiratura della fune, che simboleggia il cordone ombelicale del nuovo tempio sacro nascituro, le fondamenta della città, attraverso proprio la Dea della scrittura, un codice.
Esattamente come aviene nel passaggio del codice genetico.
Attraverso l'Mrna trascrittssi, che è una vera e propria scrittura del codice genetico.
Il numero 64, come ho approfondito, della scacchiera di Pubusattile, è straordinaria Matrice, della simbologia dell'occhio di Horus ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0),
della quadratura del cerchio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/la-scacchiera-di-pubusattile-e-la.html?m=0).
del valore ghematrico 64, che riporta al concetto di Giudici /Giudizio Divino( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/simbologia-dei-64-quadrattini-della.html?m=0),
e al numero 64, come griglia quadrata in cui sono nati i 22 sacri Archetipi /lettere ebraiche ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/lettere-ebraiche-e-le-64-caselle-della.html?m=0)
E oggi sottolineo questa straordinaria correlazione tra il numero 64 e il DNA, che hanno una relazione affascinante e profonda, che lega la biologia molecolare alla matematica e all'informatica.
Sappiamo che il Codice Genetico è una sorta di "dizionario" con 64 parole, in quanto l'informazione genetica viene scritta usando quattro "lettere" chimiche.
Si parla proprio di Mrna trascrittasi, durante il passaggio dell'informazione genetica, perché è una trascrizione vera e propria.
Le 4 lettere chimiche sono le basi azotate, Adenina (A), Timina (T), Citosina (C) e Guanina (G). Nell'RNA, la Timina è sostituita dall'Uracile (U).
Le cellule non leggono il DNA una lettera alla volta, ma in gruppi di tre.
Ogni gruppo di tre basi è chiamato codone.
Con 4 basi possibili (A, C, G, T/U) e 3 posizioni in ogni codone, il numero totale di combinazioni possibili è 64, quindi esistono 64 codoni possibili
Queste 64 "triplette" formano un dizionario universale che tutte le forme di vita sulla Terra usano per tradurre il linguaggio del DNA in proteine
Parafrasando, i 64 codoni sono il set completo di istruzioni per costruire tutta la diversità proteica della vita.
Ma c'è anche un'interessante correlazione con L'I Ching, Il Libro dei Mutamenti, un antico testo filosofico cinese che usa un sistema di 64 esagrammi. Ogni esagramma è una figura composta da 6 linee, che possono essere intere (yang) o spezzate (yin).
Le 4 basi del DNA (A, T, C, G) potrebbero essere paragonate ai 4 possibili stati di una coppia di linee (yang-yang, yin-yin, yang-yin, yin-yang).
Un codone (3 basi) potrebbe essere paragonato a un esagramma (6 linee)
In pratica, i 64 esagrammi condividono la stessa struttura matematica dei 64 codoni possibili, il linguaggio genetico per costruire le proteine
Questi esagrammi sono considerati gli archetipi fondamentali che descrivono tutti gli stati possibili del mondo e della vita. Sono, in un certo senso, il "codice della realtà", e può essere visto come il primo e più fondamentale "codice" o "canale" attraverso cui ci viene trasmessa la vita e l'energia per entrare in questa realtà.
Il numero 64, inoltre, in informatica e nella comunicazione digitale è fondamentale
Un indirizzo IPv6, che serve per identificare i dispositivi su Internet, è lungo 64 bit (in una sua comune suddivisione).
Molti sistemi di codifica e crittografia operano con blocchi di 64 bit.
Il numero 64, in generale, è un numero che ricorre spesso nella strutturazione di canali di informazione e connessione.
Il cordone ombelicale, attraverso i 64 codoni è il mezzo attraverso cui si forma una nuova vita individuale.
Si agganciano ad elica, come la struttura elicoidale dei nostri nuraghi.
Non è certo una coincidenza, che anche in questo aspetto specifico della trascrittasi, della scrittura, del codice genetico, venga usata una Matrice a base 64, come la nostra Scacchiera di Pubusattile.
Questo è straordinario, se pensiamo che pur con le loro profonde conoscenze, gli antichi Egizi e ancor prima, gli antichi Sardi, non conoscevano le cellule, i geni, il DNA e tantomeno il processo di trascrizione genetica.
Ma è straordinario pensare che questa ritualistica della trascrittasi, attraverso una fune/cordone ombelicale, che traguardasse uno spazio sacro placentare in cui potesse nascere la nuova città, il nuovo tempio, fosse officiato proprio dalla dea Seshat della scrittura e architettura, della misurazione di un quadrato sacro, che è identificabile con la nostra Matrice della scacchiera, con 64, che rappresenta proprio la formulazione algebrica e geometrica della quadratura del cerchio, che si officiava con la fine Sacra.
Il nostro Bronzetto di Bolsena, ne rappresenta un emissario, un Sacro Rappresentante, tanto più che porta la corda anche intorno al collo, come segno di regalità e appartenenza.
Altro piccolo appunto sul numero 64
Il ciclo completo della precessione degli equinozi è 25.800/26.000 anni.
Un numero spesso usato nelle tradizioni esoteriche e nella cosmologia antica è 25.920 anni. Questo valore è una stima arrotondata e simbolica, ma molto precisa.
Dividendo questa cifra per 64, otteniamo un 405, che come somma fa un 9
La posizione degli equinozi, durante la precessione, si sposta lentamente all'indietro, lungo l'eclittica (il percorso apparente del Sole nel cielo) di circa 1 grado ogni 72 anni
Anche 72, sommato, mi da un 8
I 405 anni potrebbero essere visti come una "sotto-unità" del grande ciclo precessionale.
Quindi, in scala più grande, dalla cellula, ad un concetto di un ciclo cosmico completo che governa l'evoluzione delle ere.
La nostra scacchiera di Pubusattile, si sta rivelando Matrice a 360°.
Una Matrice archetipale, la cui decodifica apre straordinarie dimensioni di conoscenze, e correlazioni, sempre perfettamente integrate tra loro, a creare una continuità concettuale, una koine' semantica, simbolica, che non si perda nel tempo, ma sia Memoria che unisce, che riporti all'uno.
Alla Matrice.
Sardegna Cultura Madre, sempre.
Tiziana Fenu
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64 codoni /cordone ombelicale/rito della fune
Immagine Sergio Melis




















