- Dea dalle molte facoltà,
- onore del sesso femminile.
- Amabile, che fa regnare la dolcezza nelle assemblee,
- nemica dell'odio,
- Tu regni nel Sublime e nell'Infinito.
- Tu trionfi facilmente sui despoti con i tuoi consigli leali.
- Sei tu che, da sola, hai ritrovato tuo fratello,
- che hai ben governato la barca,
- e gli hai dato una sepoltura degna di lui.
- Tu vuoi che le donne si uniscano agli uomini.
- Sei tu la Signora della Terra
- Tu hai reso il potere delle donne
- uguale a quello degli uomini.
(Papiro di Ossirinco n.1380, 1. 214-216, del II secolo a.c.)
LE ISIA (O ISIACHE)
Erano le ultime feste dell'anno consacrate a Iside, che collegavano gli aspetti di vita e salvifici della Dea con i suoi aspetti inferi collegati alla morte. La Dea era collegata alla natura e ricordava agli uomini che anche loro erano parte di lei, come gli animali e le piante che lei governava.
Iside-Hator
La festa di Iside si protraeva al mese di novembre, ripercorrendo la festa più antica della Dea Hathor, la Dea precedente, anch'essa Grande madre e Dea Vacca, a cui il mese di novembre era dedicato, e sicuramente si collegava al rito delle divinità infere. In qualità di madre degli Dei e Grande Madre, Iside aveva infatti i tre aspetti della vita: nascita, crescita e morte.
La crescita era sempre sotto la sua egida perchè era la Dea Iside-Natura che nutriva le sue creature con i prodotti della terra, pertanto con il suo corpo, come fa una madre attraverso il latte che dona al suo piccolo. Non a caso Iside veniva a volte raffigurata con le orecchie di mucca, simbolo dell'animale mansueto e donativo del suo latte.
Durante le feste isiache, specie quelle dal 28 ottobre al 3 novembre, si svolgevano le processioni rituali, con le statue delle divinità portate nelle vie e nelle piazze e sacerdotesse e sacerdoti che cantavano le "aretologie" accompagnati da suonatori di flauti e strumenti a corde. Dietro si snodava il corteo del popolo che recava fiori e corone nei templi.
Le "aretologie" erano una tipica espressione poetica letteraria greca nelle quali la divinità celebrava l'affermazione del proprio sé divino. Vennero in uso dal I sec. a.c. fino al III sec. d.c. (quando il cattolicesimo divenne obbligatoria e unica religione di stato) e venivano sia cantate che recitate nelle feste isiache.
Gli inni più antichi (I sec. a.c.) sono stati ritrovati a Kymé in Asia Minore (attuale Turchia), copia di una stele più antica del tempio di Efesto (Ptah) a Menfi (III sec. a.c.) e nell'isola di Andros. Nell'inno di Kymé, la Dea parla in prima persona e si dichiara signora assoluta dell'universo:
"Io sono Iside, regina di tutta la terra,
lo sono stata allevata da Hermes
e ho inventato assieme a Hermes la scrittura,
la sacra e la profana.
Io sono l'antica figlia di Kronos;
Io sono la sposa e la sorella di Osiride;
Io sono quella che si manifesta nella stella del Cane;
Io ho separato la terra dal cielo;
lo ho indicato il cammino alle stelle;
lo ho segnato la via del sole e della luna.
Negli ultimi tre giorni di novembre sembra che sia i sacerdoti che il popolo si togliessero le ghirlande e i festoni per adornarne i templi. La statua della Dea non solo veniva coperta di fiori ma pure di offerte votive, per il suo aspetto guaritore e soccorrevole, per cui spesso le si donavano gioielli in oro, argento e altri metalli. Insomma un po' come si faceva per la Madonna di Loreto o altre Madonne guaritrici o miracolistiche.
Seguivano i banchetti augurali che si protraevano con le torce fino a notte fonda, con vini e cibi in quantità, per l'accettazione dell'eterno ciclo della vota e della morte di cui la grande Dea triforme era portatrice universale. .
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