Alchemicamente, c'è correlazione tra la Yod, decimo Sacro Archetipo Ebraico e Athena., perché la Yod è correlata all'Arcano Maggiore X della Ruota della Fortuna( la Yod, geometricamente è una circonferenza) che è rappresentata proprio da Giove, che è il padre di Atena, Giove, che governa il chakra del plesso solare, Il terzo, Manipura, e la capacità di autorealizzazione e manifestazione.
Ne ho parlato in un mio scritto, di Athena ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/03/festa-delle-donne-athena.html?m=0)
"Questo mi ha fatto pensare al mito di Minerva romana/Athena greca, che nasce dalla testa di Zeus.
La sua figlia prediletta, per via della sua sua saggezza, intelligenza e perché era una guerriera.
Ma nasce da una sfida, da cui esce vincitrice.
Figlia di Zeus e Metis( figlia di Oceano e Teti),a Zeus era stato oracolato che Metis, fedele consigliera di Zeus, quindi, testa pensante e attiva di Zeus, che, diciamocelo, era un filino "scapestrato", avrebbe dato alla luce un figlio più potente del padre destinato a spodestarlo.
Metis è un'Oceanina, figlia di Oceano e Teti, personificazione della saggezza e dell'intelligenza astuta.
Chiusa per sempre al suo interno, Metis trasmetterà a Zeus la conoscenza esatta degli eventi incerti, del futuro, della giusta condotta per essere in tutto e per tutto il re degli dèi.
Metis è la qualità mentale e pratica fondamentale del portare a termine le operazioni lavorative più complesse.
È discernimento.
Metis, la radice fonetica di meticolosita', di perfezione, come il nostro Archetipo Resh, con funzione "perfezionante".
Zeus, allora, spaventato dalla profezia, con l'inganno, convinse Metis a tramutarsi in una mosca, secondo alcune versioni, mentre in altre, riporta che venne trasformata in una goccia d'acqua, un'acqua che si "adatta" a qualsiasi contesto, e la ingoiò.
Ma la dea continuò la sua gestazione all’interno di Zeus e, a suon di colpi di martello, cominciò a creare un’armatura per la figlia.
I colpi erano così rumorosi e incessanti che, al momento del parto, Zeus avvertì dolori così strazianti e un mal di testa tanto insopportabile che chiese a Efesto, il fabbro divino, di spaccargli la testa con un’ascia bipenne, simbolica, visto che indica la sinergia degli Opposti.
Minerva nasce già adulta, sapiente e guerriera. armata di elmo, corazza, scudo e lancia.
Infinitamente astuta.
Nasce nella dimensione dell'Intelletto, che non è solo intelligenza umana, ma ne rappresenta l'Ottava superiore, quella che è in connessione con la nostra dimensione divina.
Athena che fece dono di un olivo, dalle infinite proprietà, alla città a lei dedicata, Atene.
Si diceva anche che la dea Atena avesse scolpito con il legno di quercia la polena parlante della nave Argo sulla quale erano imbarcati gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, in viaggio verso la Colchide.
Simbolicamente, quindi Atena, come Via Maestra, portatrice di luce e conoscenza, di Sapienza.
Un'energia talmente potente, quella del Femminino rappresentato da Metis e da Athena, nella sua forma manifesta, che Zeus ne vuole acquisire la paternità, come una gestazione.
La nascita simbolica di Athena dalla testa di Zeus ci insegna che ciò che è di dimensione del Femminino, la gestazione viscerale, di pancia, non può essere acquisita o sostituita dal Mascolino.
[...] Athena nasce a sé stessa, non per gestazione, per mano di Efesto, simbolo del Fuoco, di cui il Femminino è simbolo archetipale, come ho scritto.
È il Fuoco interiore di Madre Terra, il Fuoco ctonio, il Fuoco Sacro sempre vivo.
La fa nascere con lo strumento che più la rappresenta, l'ascia bipenne, simbolo della sinergia degli Opposti, di cui il Femminino è custode".
I due protettori della mêtis, parola greca che significa astuzia, intelligenza pratica, ingegno, sono Athena ed Hermes /Mercurio.
Mercurio, che è l'elemento Femminino di trasmutazione, due facce della stessa medaglia, insieme ad Athena, di cui Hermes è messaggero, rappresentando l'intelligenza e la strategia di Athena e la velocità e l'astuzia di Hermes.
La stella a 8 punte.
La stella di Inanna, dei Femminini archetipali.
La ruota della Fortuna, ha infatti 8 raggi.
Mercurio, il potere trasmutativo delle due polarità, custodite dal Femminino
Il ramo biforcuto, infatti, viene donato da Ulisse, ad Athena, con la mano sinistra, il lato che rappresenta il Femminino, e viene tenuto in verticale, in una posizione di potere, rispetto all'altro ramo, più piccolo, tenuto sulla mano destra, sul lato del Mascolino, in posizione orizzontale,
quasi passiva.
È un Dono, un passaggio di conoscenza, di codice, da un Femminino all'altro.
Ulisse è stato guidato da Athena nel suo viaggio di ritorno ad Itaca. Una costante fonte di aiuto, scaltrezza e risoluzione pratica delle difficoltà.
E d'altronde, anche il viaggio astrale di ritorno dei nostri antenati, era guidato da una Y( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0).
Una Y sempre estremamente presente, anche nelle decorazioni simboliche ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/interpretazione-vaso-di-sedilo.html?m=0)
La Yod presente anche nella simbologia delle armille ai piedi, del nostro Sommo Sacerdote ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/simbologia-delle-armille-del-sommo.html?m=0), per non parlare della linea matriarcale e regale della Regina di Saba( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/01/la-regina-di-saba-y.html?m=0).
Ci sarebbe molto altro da dire, e trovo stupenda questa rappresentazione in cui Ulisse riconosce il potere del Femminino, e gli offre in Dono il simbolo stesso della Yod, del potere creativo, triadico.
Lo schema del Fleur de Lis, che rappresenta il Femminino.
Perché la Yod, il 10, e comunque un "1+9", le due polarità insieme.
È la quadratura del cerchio, come indica l'Arcano X della Ruota della Fortuna, il cui centro, è proprio la Yod archetipale, il punto.
Un ciclo che si compie, iniziato con l'Arcano Maggiore III dell'Imperatrice.
E d'altronde le figure femminili dell'Odissea, in chiave alchemica, rappresentano le diverse fasi del processo di trasformazione che Ulisse, attraverso questi aspetti femminili, tutti diversi, deve affrontare, integrare e trasmutare, mercurialmente.
Tiziana Fenu
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LA LETTERA 'BIFORCUTA' DELL'ANFORA DI VULCI. FORSE CI SPIEGA IL SIGNIFICATO DELLE TANTE 'LETTERE A FORCELLA' INCISE O DISEGNATE DAI NURAGICI.
L'anfora di Vulci oggi custodita nel Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco di Baviera sembra spiegarci il perchè del segno che così numerose volte si trova inciso o raffigurato in particolare nella ceramica, ma anche sulla pietra e su altri supporti scrittorii come il metallo bronzeo dei manufatti nuragici. Chi ci segue sa che detto segno è stato da noi interpretato sinora come lettera alfabetica (yod) per dire, sinteticamente, del dio YHW o YHWH (scritto anche YH, YHH). E' cioè un segno simbolico, sicuramente sacro, per notare recipienti o oggetti finalizzati al culto della divinità unica del popolo nuragico. Tuttavia la forma particolare di esso induce a pensare che essa 'lettera' non rappresenti solo un suono consonantico ma che, contemporaneamente, assuma anche il valore di pittogramma - ideogramma.
Infatti la 'yod a forcella' (denominata insistentemente così dagli archeologi) potrebbe avere il significato di Y(H) λοξός, ossia di 'dio ambiguo', non retto e non univoco, dalla parola e dalla lingua e 'bifida' come quella di un serpente. Del resto yhw possiede già una essenza di divinità non semplice ma 'doppia' ovvero quella di androgino. L'essere 'due' e non 'uno' attiene alla sua complessità e coinvolge non solo la sua natura sessuale e fisica della creatività ma anche la sua natura mentale e spirituale relativa alla 'doppiezza'.
In un nostro saggio del 2007 (I segni del Lossia Cacciatore. Le lettere ambigue di Apollo e l'alfabeto protogreco di Pito, S' Alvure ed., Oristano) abbiamo parlato del dio Lossia (l'oscuro) presente nei documenti greci, una volta questi ANATHEMATA del tempio di Delfi (Pito) in Grecia. Il Lossia, invocato con il grido di IE, IO, o semplicemente con la vocale 'E', esprimente acuto dolore, diventò col tempo il dio Apollo (forse perchè invocato più 'volte' (pollon) con il suono della vocale E/A), la famosissima divinità oracolare dai responsi il più delle volte oscuri, ambigui e assai difficili da interpretare rettamente. Ora, così come il Lossia Apollo anche lo yhw sardo risultava oscuro nei responsi emanati nei suoi templi (in particolare nei nuraghi) e questa sua oscurità , con la difficoltà di comprendere con certezza il senso, veniva messa in evidenza nell'uso della lettera a 'forcella'. Questo segno biforcuto risulta essere ben presente (v. foto in all.) nel succitato vaso di Monaco di Baviera che raffigura Odisseo e Atena nel momento in cui la dea consiglia l'eroe circa il comportamento da tenersi per ottenere l'aiuto della fanciulla reale Nausicaa figlia del re dei Feaci Alcinoo.
Ma vediamo di commentarla la raffigurazione completa del recipiente con le figure a tinta rossa che rappresentano le immagini di cui sopra.
Partendo da Ulisse notiamo che la sua testa è sommariamente guarnita da un curioso diadema di diversi rami in forma di forcella, ovvero da una corona metaforica notante la sua mente capace di dare più risposte o, meglio, risposte con più significati con senso non univoco e sempre 'complesso'. Ulisse, come si sa dal primo verso dell' Odissea è chiamato da Omero 'πολύτροπον ', ossia dal 'multiforme 'ingegno'; dote questa che viene esplicitata dal pittore di Nausicaa dall'atto del braccio sinistro rispetto a quello destro . Nel primo si trova diritta e rivolta verso Atena, da cui è stata in qualche modo 'consegnata', una grossa lettera a forcella (un ramo biforcuto) e nel secondo una 'lettera' più piccola (un secondo ramo biforcuto) orizzontale. Il significato di questa doppia raffigurazione gestuale è da ricercarsi, con ogni probabilità, nelle credenze e superstizioni antiche, ossia nel fatto che con la parte sinistra del corpo (il braccio posto più in risalto di quello destro), si intende un comportamento 'sinister' (come avrebbero detto i romani) , furbo e malizioso (quale sarà poi in effetti quello di Ulisse che invece di supplicare direttamente la fanciulla (abbracciandole le ginocchia)sceglie un approccio più strategico, lodandola a distanza con parole misurate e rispettose, paragonandola addirittura a una dea). Atena, tra gli altri aiuti, ha dato un 'grosso' suggerimento ad hoc perchè Odisseo ottenga un risultato positivo nell'incontro con la principessa figlia di Alcinoo.
La dea Atena è raffigurata nella sua olimpica serenità, quasi come una statua ,con i suoi simboli fondamentali, tra i quali spiccano l'elmo, l'egida con la figura della luna 'biforcuta' e il serpente. Sono i 'segni' della protezione e della potenza divina che fanno comprendere bene il significato profondo degli eventi narrati che sono all'apparenza di mortali certo geniali ma pur sempre condizionati dal potere degli immortali: l'astuzia di Ulisse è evidente nel modo in cui si presenta e interagisce con Nausicaa, ma è l'intelligenza di Atena a predisporre gli eventi e a facilitare il suo successo.
Ora, il simbolo della scaltrezza e dell'ingegno di Ulisse nell'immagine è, anche per la grandezza di esso, in definitiva, divino e non umano. Un segno sacro che appartiene anche e sopratutto alla divinità caratterizzandone il potere sommo nell'intendere e nell'agire.
Il segno distintivo di Atena, la forcella sacra, è dunque anche il segno distintivo sacro di YHW. Solo che nelle testimonianze del simbolo sacro nuragico la lettura di esso si presenta diverso e più complesso: è data, come si è detto, dal fonogramma 'yod' che nota come acronimo il nome del Dio Y(H) ma anche dal pittogramma - ideogramma della forcella che suggerisce la voce λοξός ossia l'oscuro. E' forse inutile, a questo punto, far presente quanto lo YHW sardo differisca, per credenze e culto, da quello israelitico. Il dio unico di Israele non è oracolare. La Bibbia tende a sottolineare che YHWH è un Dio 'personale', che guida il suo popolo e stabilisce un rapporto diretto con i credenti, piuttosto che un'entità che offre risposte enigmatiche attraverso degli oracoli.
Prof Gigi Sanna
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Athena, Ulisse e il ramo biforcuto

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