Ho trovato conferma ad una mia supposizione.
Che il palo tenuto sulla sinistra, sul lato del Femminino, da parte del bronzetto che ha il copricapo da Ofiotauro ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-ofiotauro-palo-asherah.html?m=0) sia un palo che rappresenti il Femminino, l'Asherah protettore e purificatore.
Dal blog della ricercatrice e autrice Claudia Zedda ( https://www.claudiazedda.it/quando-la-terra-cura/)
"[...] Fin qui la leggenda; solo poi entra in gioco Aristotele che riporta di questi eroi mitici che dopo la naturale morte non vennero dalla stessa oltraggiati nel corpo, ma assunsero la parvenza di dormienti. Celebrati localmente, questi personaggi divennero prima eroi e poi antenati dalla genia sarda. L’informazione più interessante che Aristotele ci dà in merito a questo argomento è relativa all’abitudine dei sardi di recarsi presso le eterne dimore di questi antenati per curare mali diversi: l’ossessione, le visioni, o le possessioni d’anime maligne.
Il rito era alquanto semplice da ciò che ci viene tramandato. Per cinque giorni i malati riposavano a contatto con la terra, dormendo esattamente come i propri eroi. Nel sonno e grazie al contatto con quella mitica terra che ospitava i tespiadi in compagnia forse di Iolao, il male sarebbe stato curato.
[. .] Scarterei l’opzione d’un sacerdote e sarei più favorevole per una presenza femminea, vista la forte connotazione matriarcale della società sarda. E’ probabile si trattasse di una sacerdotessa con il compito di vegliare sul sonno dei malati, garantendone la durata per cinque giorni. Nell’abbigliamento e nel portamento potrebbero somigliare alle molte figurine in bronzo ritrovate in tutto il territorio sardo, rappresentanti di una classe sacerdotale al femminile.
La presenza costante degli antenati nei pressi della sepoltura megalitica era garantita dalla presenza di un OBELISCO INFISSO NEL TERRENO , detto sull’isola betile o pedra fitta.
Questo rituale tutto sardo è ricordato da Aristotele con il nome di incubatio e la connessione con il rituale greco è d’obbligo. Anche qui, a contatto con la terra nel delicato momento del sonno, si poteva entrare in contatto e comunicazione con gli dei.
[...] E’ il principio ad accomunare i due riti: nello status di sonno l’anima del dormiente abbandona il proprio corpo, consentendo agli spiriti degli avi o alla divinità di invasare il corpo, curare dai mali o regalare sogni premonitori.
[...] Riempita di significati cristiani, l’usanza non rompe la tradizione del contatto fra uomo e terra, madre curatrice.
[...] Ma le similitudini non finiscono qui. Altro rituale che sull’isola si avvale del contatto con la terra che cura è l’imbrussinadura o imbrusciadura.
Il male da curare è la possessione ad opera delle anime dannate che invasano l’individuo sfortunato.
E’ tradizionalmente condivisa la credenza che un uomo, attraversando un dato luogo possa “raccogliere ombra”, per dirla in lingua “buddi umbra”.
La cura, l’imbrussinadura, prevede che l’uomo o la donna si rechino nel preciso punto in cui si è stati oggetto delle attenzioni della anime dannate e qui ci si rotolerà a terra secondo movenze ritualmente previste. Normalmente si tratta di tre giri su se stesso.
Il rito è da ripetersi per tre volte, la mattina presto, a mezzogiorno e la notte.
[...] Il rito potrebbe essere giustificabile con la logica dell’inversione. Rotolandosi si invertirebbe la situazione che da negativa potrebbe divenire di nuovo positiva, o più probabilmente con la logica della restituzione del male alla terra, terra che ammala, terra che guarisce.
Che poi il medesimo rito dovesse essere praticato dal toro uomo, s’erkitu, per acquisire ancora una volta la sua parvenza umana.. bhè questa è un’altra storia.."
Ma poi, la stessa autrice, nel suo libro," Creature fantastiche di Sardegna ", scrive :
" La vacca mulià che e il toro androcefalo.
Merita un accenno la figura della vacca mulià che ancora una volta citata da Raffaello Marchi, che raccoglie la sua tradizione a Mamoiada, grazie ad un abberbònzu.
Il canto in lingua suona così:
“Bà ha rùbia, bà ha vorte
Proìte m’ar muilà u in custa hòrte,
hi m’ar mortu a hiza mea?
Hìe di l’à morta?
Sos h’Ã ndan’ zira zira e borta borta, sos h’Ã ndan’ borta borta
e zira zira
su vruttu chi bòha sa cudìna
e is’òmine mortu
hi appa’ sia de limba sia de ocru”.
La traduzione letterale delle parole magiche è questa:
“Vacca rossa, vacca forte
Perché per me hai mugghiato in questo cortile
Tanto che mi hai ucciso mia figlia?
Chi te l’ha uccisa?
Quelli che vanno “continuamente”
gira gira e volta volta.
Quelli che vanno “continuamente” volta volta e gira gira.
Il frutto che dà la roccia
E l’uomo morto
Che abbia “colui che ha colpito
Sia con la lingua, “con la parola”, sia con l’occhio “con lo sguardo”.
Questo carme religioso magico confermerebbe tutti i tratti del bòe precedentemente elencati e si arricchisce del prezioso riferimento agli ispiritos, di cui si parla con un esplicativo "sos" .
E’ a questi spiriti che spetterebbe il potere di uccidere, mentre il posseduto non sarebbe altro se non l’esecutore forzato dell’uccisione.
La vacca, che di umano conserva non solo la coscienza, ma addirittura la parola e la consapevolezza del suo male, non si ritiene responsabile dell’uccisione.
Sono stati quelli, la causa della morte della donna, viene chiarito nel canto. E’ probabile che questa immagine custodita nel carme sia la MADRE, L’ANTECEDENTE PIÙ ARCAICO DEL BÃ’E : una vacca e dunque donna. Sotto questa ottica la figura del bòe Mulià che sarebbe da intendere come qualcosa di molto più profondo di un relitto culturale, documento longevo di una civiltà agraria, che si sarebbe poi evoluta a contatto con il cristianesimo: la componente cristiana d’altronde è più che visibile nel rito dell’imbrussinadùra davanti alla chiesa o in un cimitero.
L’analisi di Raffaello Marchi non si esaurisce certo qui: intravede traccia di quest’essere tanto arcaico nel bronzetto chiamato “L’Essere” o “Animale Fantastico” o ancora “Toro androcefalo” trovato nel 1935 presso Nule
Il bronzetto secondo Marchi rappresenterebbe plasticamente l’imbovamento dell’uomo. Le sue funzioni sarebbero quelle di un comune ex voto: di richiesta della guarigione o di ringraziamento per la grazia ottenuta. A convincere lo studioso hanno contribuito gli abiti umani indossati dall’essere, giustificabili solo se si accetta di pensare la figura prima umana e in seguito trasformatasi in bue. "
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Ho riportato questi brani di Claudia Zedda, perché sottolineano un aspetto importantissimo.
Dietro la figura del" boe", sia del Bòe mulià che e del toro androcefalo, c'è una Vacca, un Femminino, la MADRE, L’ANTECEDENTE PIÙ ARCAICO DEL BÃ’E.
E questo ritorna perfettamente con la mia interpretazione del Bronzetto di Nule, che secondo me, rappresenta un Femminino e con il bronzetto guerriero, che porta con sé il palo di purificazione e connessione con il Divino, il palo Asherah.
Un Femminino ibrido, quello dell'Ofiotauro, tra Vacca, giunti a questo punto( e non Mascolino) e un serpente, di cui conserva le fattezze nella parte superiore.
Quando ne parlai la prima volta, nel 2023( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/04/bronzetto-di-nule-ofiotauro.html?m=0) sottolineai come un simbolo del serpente e del Toro, i due animali caratteristici dell'Ofiotauro, erano stati trovati nel pozzo di Serracus, a Marina di Torregrande, in provincia di Oristano.
Un pozzo.
Acqua.
Dimensione del Femminino.
E ancora.
" In definitiva abbiamo che: gli ipogei di Ħal-Saflieni e di Anghelu Ruju risalgono allo stesso periodo; i due siti presentano caratteristiche del tutto simili (architettura in negativo, falsi elementi architettonici, false porte, colore rosso e simbologia); al loro interno sono stati ritrovati numerosi resti umani; la percentuale di teschi dolicocefali tra tali resti è molto elevata; in entrambi i sepolcri sono state ritrovate statue della D.M. e simboli del dio Toro.
Le popolazioni che si resero protagoniste della trasmissione del culto doppio Dea/Toro di Malta e della Sardegna, potrebbero essere di etnia simile se non addirittura appartenere alla stessa.
Forse i culti venivano tramandati da sacerdoti dal cranio dolicocefalo, sacerdoti serpente, che provenivano dalla Mezzaluna Fertile. Come accennato nella Parte I, nel sito archeologico pre-sumerico di Al’Ubaid in Mesopotamia, sono state rinvenute numerose statue davvero particolari: raffigurano esseri metà uomo e metà serpente, con il cranio decisamente allungato.
Sono quasi tutte abbigliate in maniera bizzarra, con imbottiture sulle spalle e alcune con strani caschi (quasi indossassero tute sportive o addirittura spaziali). Molte statue, indubbiamente femminili, presentano a livello del pube segni a triangolo e alcune sono intente ad allattare il proprio figlio, anch’esso dalle chiare fattezze rettiliane: si tratta forse dell’antenato comune alla base delle raffigurazioni classiche di Iside e della Madonna?
Il teschio allungato delle donne-serpente è diventato il copricapo egizio di Iside e l’aureola della Vergine Maria?
Sono tutti tentativi di diffondere un messaggio antico di migliaia di anni legato a questa particolare forma del cranio?
[...]Del resto Iside/Dea Madre . era sempre raffigurata con un grosso sole tra corna bovine e la compagna di Akhenaton, Nefertiti, era sempre al suo fianco e rivestiva grande importanza, così come la sua progenie dal cranio allungato.
[...] A complicare (o forse a semplificare) ulteriormente le cose ci pensa ancora la Sardegna, restituendo un reperto davvero incredibile, del quale è d’uopo parlare: si tratta di una statuetta in bronzo di epoca nuragica ritrovata nei pressi del comune di Nule, in provincia di Sassari, zona che offre davvero una ricchezza archeologia enorme.
Viene comunemente definito ‘toro androcefalo’ in quanto raffigurerebbe un toro con cranio umano, una sorta di centauro giusto per citare la mitologia classica.
Personalmente non vedo assolutamente nulla di androcefalo, anzi.
Scorgo un essere per un terzo toro, un terzo umano e un terzo serpente. Addirittura si intravedono gli occhi allungati, del tutto simili a quelli delle statue di Al’Ubaid. Questo reperto sembra rappresentare il missing link tra toro, serpente e uomo. Per stimolare ulteriormente la vostra curiosità accenno al fatto che una statua simile è stata ritrovata tra gli idoli della tribù Dogon del Mali, già famosa per le presunte informazioni astronomiche che la legano alla stella Sirio (adorata anche dagli Egizi)
(Tratto da "Misteri di un antichissimo culto: la Dea e il Toro" di Giancarlo Maria Longhi) "
Ho approfondito poi ulteriormente sul discorso Ofiotauro (https://maldalchimia.blogspot.com/2023/10/ofiotauro-simbolo-del-toro-e-del.html?m=0), fino ad arrivare alla recente conclusione, riguardo il bronzetto che riporta ( come altri) il copricapo "a serpente"
(https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-ofiotauro.html?m=0), che il palo che tiene sul lato sinistro, rappresenti il Femminino, un palo Asherah, a protezione, che funga da elemento di connessione con la terra, con il Femminino.
Terra, che può proteggere, liberare da influenze negative, e terra, che attraverso il palo, da infiggere nel terreno, attraverso il Femminino, funga da elemento connettore, divinizzato, con la dimensione divina, rituale, come abbiamo letto, quello dell'incubatio, molto diffuso, specialmente tra gli eroi, tra coloro che dovevano affrontare delle sfide.
A questa dimensione ritualistica, è legata, come abbiamo letto, per vari motivi, il Femminino.
Ma c'è anche l'aspetto del "rosso", legato alla simbologia della vacca rossa, probabilmente la Madre, l'antecedente del Bòe e dell'Ofiotauro
Si è fatta la correlazione tra gli ipogei di Ħal-Saflieni e di Anghelu Ruju, iche hanno elementi in comune.
Il colore rosso, il ritrovamento di teschi dolicocefali, presumibilmente appartenenti al Femminino, alle sacerdotesse.
Anche io parlato del sito di Anghelo Ruju in due occasioni, ma mi preme adesso, sottolineare questo "rosso" correlato alla vacca rossa.
È molto interessante, questo aspetto, di cui anticipo solo qualche traccia, perché, di per sé, il sacrificio della giovenca rossa è un sacrificio di purificazione, che troviamo in ambito della purificazione rituale ebraica( Numeri 19), descritto come un rituale da fare con le ceneri e l'acqua.
Ma la simbologia dei buoi è legata anche alla decima fatica di Ercole /Eracle, che deve rubare i buoi rossi ( o erano giovenche?) del gigante Gerione, custode di un gregge di buoi rossi consacrati ad Apollo, un mostro con tre corpi, nell'isola di Erizia, per riportarli a Micene, dal re Euristeo.
In Sardegna, il mito di Gerione è legato a quello di Norace, considerato il primo re dell'isola e fondatore della città di Nora.
Gerione, nipote di Medusa, la nostra Antica regina, il cui padre era Forco, discendente di Poseidone
Norace, secondo la tradizione, era figlio di Hermes e di Eritia, a sua volta figlia di Gerione.
Gerione era il re di Tartesso, e Tartesso, secondo molti studiosi, era proprio la nostra Sardegna.
Di Forco ho parlato proprio in occasione del bronzetto Ofiotauro
( ma ne avevo già parlato riguardo il mito di Medusa - https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/basilisco-e-il-mito-di-medusa-in.html?m=0)
"... perché abbiamo un altro bronzetto di Genoni, con un Corno, detto il corno di Tritone, che presenta la stessa tipologia di copricapo "a serpente"
Dal mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/bronzetti-ofiotauro-serpente.html?m=0)
"corno di Tritone" suonato da un bronzetto che reca sul capo la simbologia della testa di serpente.
Tritone era, nella mitologia, proprio un serpente, figlio del dio del mare, Poseidone, e della Anfitrite, progenitore dei Tritoni.
Spesso rappresentato con una conchiglia usata come tromba per placare le Tempeste, essendo il protettore dei naviganti
Il tridente di Tritone, chiamato anche forcone.
Poseidone, che insieme alla mortale Clito, genero' i primi re di Atlantide.
Forcone, ha la stessa radice di Forco, che, secondo gli Orfici era, con Crono e Rea, la prima discendenza di Oceano e Teti.
Considerato talvolta in leggende dio del Lago Tritonide (o Palude Tritonia) in Libia, ha allora per figlia Pallas, compagna di Atena, uccisa incidentalmente da questa.
Da un mio scritto, in cui sottolineo come il sincretismo Dio Bes/Gorgone, sia predominante, in Sardegna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0)
"Forco, divinità degli inferi, re dei mari occidentali, re della Sardegna, poichè in Sardegna avevamo la dea Gi-ORG-ia, Lughia Radiosa o Rabbiosa, divinità votata al culto delle acque" .
Forco, sposo di Ceto, ebbero le Graie, le Gorgoni, Echidna, e il serpente custode del giardino delle Esperidi, Ladone.
E ritorna, anche qui, come discendente di Forco, re di Sardegna, la simbologia del serpente.
Serpente, serpenti, che sono il tratto distintivo di Medusa, la Gorgone per antonomasia, unica mortale fra le tre e loro regina, che, per volere di Persefone, divenne la regina degli Inferi"
Come vedete, ci sono tantissimi collegamenti, che riportano comunque alla simbologia del Femminino, alla simbologia della vacca rossa, collegata alla Sardegna, e a molto altro, che esporro' in un altro momento,
Vacca rossa, Femminino, che sembra proprio essere la Madre, l'antecedente più arcaico del Bòe e anche dell'Ofiotauro.
Ma d'altronde, non è forse Aldebaran, la tappa ultima dell'ascensione, nella concezione spirituale e cosmogonica della nostra Antica Civiltà Sarda?
L'occhio rosso del Toro
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-maschera-dellaldebaran-solare-di-san.html?m=0
Dal mio ultimo scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/arca-di-tadasuni-con-zampe-di-toro.html?m=0)
"Aldebaran,, l'occhio del Toro, è l'occhio della dimensione dell'uno, dell'Horus il Toro, il T-Aurus, in cui vi è sinergia dell'occhio destro, che rappresenta il sole, e dell'occhio sinistro che rappresenta la luna, del maschile e del Femminile.
Horus, colui che comanda i due soli, il terzo occhio, l'ureo, il serpente, il Femminino, che è scansionabile in precisi rapporti numerici aurei, che trova la sua forma archetipale nella nostra scacchiera di Pubusattile ( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0).
Sar (Aldebaran - Horus) e Asar (Osiride).
Sar, è il nome antico di Aldebaran(Shar), in accadico è il re.
Significa anche volare via, sapere, porta.
Le porte alchemiche
Come la radice di Sardegna e Sardi
Se Ar è ascendere, S-Ar è "causare l’ascensione" .
Quindi, Aldebaran è, indicata come la stella che "causa* l’ascensione.
Se ci pensiamo, tutta la spiritualità e la simbologia della nostra Antica Civiltà Sarda ha questa stessa koine' concettuale e simbolica, della rinascita e ascensione, espressa in molti simbolismi, tra cui le onnipresenti tre cornici delle false porte o coppelle, per non parlare, ovviamente, della simbologia taurina."
Sempre straordinari collegamenti, che coincidono tutti, perfettamente ad incastro..
Tiziana Fenu
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