Mie personali considerazioni.
"Is" indica la dimensione del Sacro Femminino
È anche la radice della runa Isa, la runa del ghiaccio, che con la sua conformazione, ridotta all'essenza, di una semplice retta verticale, indica la profonda connessione con il Divino, la kundalini, il Sacro Serpente bronzeo delle due polarità in sinergia.
Ishtar accadica, babilonese, assira a cui corrisponde l'Inanna sumera ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/inno-ad-inanna.html?m=0)
In una società matriarcale come la nostra, "Is", sia come radice fonetica, sia come aggettivo indeterminativo plurale ( la pluralità, l'espansione, la duplicazione, tipica del Femminino), non poteva che rappresentare una dimensione tutta al Femminile, un tributo non solo simbolico, ma anche linguistico, fonetico.
Tiziana Fenu ©®
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-IŠ è un arcaico suffisso territoriale che si trova intatto in Sardegna e riappare soltanto nei dizionari semitici arcaici.
La Sardegna è zeppa di questi suffissi, e molto di più ne contenne nel lontano passato. Abbiamo tanti esempi.
Ištarāniš (Aristanis = Oristano) comparve nel neo-babilonese, e significa letteralmente ‘alla Dea’ (una voce che segue o precede verbi d’invocazione, d’invito ad apparire, di richiamo al soccorso). Per quei popoli la Dea per antonomasia (ossia la Dea Mater Universalis) era Ištar. Ištarāniš produsse per metatesi, dopo qualche millennio, Arištàniš, Aristànis (Oristano).
Considerato che dall’antico-babilonese al neo-babilonese ci passano almeno 1500 anni, nel cui lasso di tempo molte agglutinazioni non furono più percepite dal popolo come catena di primitivi lessemi, oggi possiamo tentare una più completa traduzione di Ištar-ān-iš come ‘territorio di Ištar-paredra-di Anu’ (Anu era il Dio Sommo dell’Universo).
A sua volta, il suffisso -iš è un marchio territoriale accadico, e non solo accadico. In altra forma questo suffisso era già presente nell’egizio ša ‘estate, plain; comprensorio, pianura’.
Considerato tutto ciò, dobbiamo riappropriarci dei numerosi -s, -is di cui è zeppa la Sardegna (Aristan-is, Kàral-is, Sen-is, Mara-Calagon-is, Mil-is, Nuràmin-is, Solémin-is, ecc., paesi o città giacenti tutti quanti in pianura (ecco perché quest'eg. ša).
A toponimi di tal fatta dobbiamo abbinare anche tutti i toponimi sardi che hanno perduto la -s, quale Assémin-i, Barùmin-i, Bànar-i, Sàssar-i, Ùsin-i, Gùspin-i, Dorgàl-i, Asùn-i, ecc., i quali sono tutti quanti portatori dell’antica -s sulla falsariga di Càgliar-i , da Kàral-is).
L’Accademia attribuisce erroneamente queste -is, -s al latino, quando non alla rilassatezza fonetica dei Sardi; spessissimo le attribuisce al famigerato “campidanese rustico”, un “campidanese” inventato dal Wagner quale comodo ripostiglio di molti problemi che non seppe risolvere.
A ben vedere, l’Accademia ha visuali corte (il latino), e s’inventa addirittura la favola di parlate rustiche derivate dalla parlata “cittadina”. Così operando, l'Accademia capovolge la storia, visto che la lingua è sempre stata inventata dal popolo ed è sempre stato il popolo ad averla portata dalle campagne alle città (le quali un tempo , quando il popolo inventò il linguaggio, erano inesistenti).
Entro la visuale da me composta, possono essere rimessi in sesto anche alcuni toponimi sardi che soltanto in epoca romana cambiarono suffisso. Ad esempio, noi oggi accettiamo Tharros per come ci viene tramandato, e non ci riflettiamo mai.. Ma di tale città va considerato il passato ricchissimo e fastoso, come sappiamo dagli scavi sconsiderati e selvaggi che nell’800 arricchirono migliaia di persone in oro e argento rubato dalle tombe. Erano furti di gioielli di bellezza e valore immenso.
Dobbiamo abituarci a considerare realmente Tharr-os come la celeberrima Tarš-iš della Bibbia. Notate anche qui il marchio territoriale -iš, che non era soltanto sardo o semitico in generale, ma era usato anche dagli Ebrei.
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Prof Salvatore Dedola glottologo e autore.
Maldalchimia.blogspot.com

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