Frammento di donna con copricapo a falda larga ritrovato a Terralba esposto al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Le mie personali opinioni.
Rappresenta una figura androgina divinizzata.
Il cappello a tesa larga, come una serie di anelli, rimanda alla stessa conformazione del guerriero di Capestrano, che è ugualmente, una figura andro'gina divinizzata, di cui ho già avuto modo di approfondire ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/il-guerriero-di-capestrano.html?m=0)
La tesa del cappello, come gli anelli di Saturno.
Saturno, il Femminino custode delle due polarità .
Ma anche, essendo Saturno/Crono, una chiara indicazione di "viaggiatori del tempo", come è indicato nella statua del Capestrano.
Esseri im'mortali, senza tempo.
Guerriero di Capestrano, che ha altri punti in comune con i nostri Giganti di Mont'e Prama, come ho scritto nel link di approfondimento
Gli occhi a doppia pupilla, indicano la sinergia delle due polarità , maschile e femminile, solare e lunare, quindi la capacità , in questa completezza, di vedere oltre la bidimensionalita' umana
La conformazione a T dell'arcata sopraciliare e del setto nasale, come i nostri Giganti, indica la Tau degli Iniziati, un sigillo divino.
Non mi stupisce la figura filiforme.
La stirpe di Dan/Shardan
La stirpe del Sacro Serpente, come nel simbolo della tribù dei Dan( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0)
La stirpe Monadica della kundalini, della sinergia degli Opposti, come è sempre manifestata nella nostra Antica Civiltà Sarda, che non è esclusivamente matriarcale, ma ha sempre tenuto conto e manifestato queste due energie, in modo sinergico e complementare, imprescindibili l'una dall'altra.
Il collo filiforme mi rimanda all'usanza, tipicamente sarda, degli anelli al collo, che ritroviamo in alcuni bronzetti, come quello di Funtana Padenti
Argomento già approfondito in un mio scritto, in cui trovavo la stessa simbologia in una statuina iraniana
Dal mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/10/statuina-iraniana-con-anelli-al-collo.html?m=0)
"il nostro bronzetto rappresenta una donna, probabilmente una sacerdotessa, e presenta un collare ad anelli, proprio come questa statuina iraniana.
Il periodo di datazione, non è certo. La bronzistica in Sardegna, copre svariati secoli, dal XIII secolo aC, fino al VI aC, quindi, può darsi che il nostro bronzetto sia antecedente alla statuina iraniana.
Ne è stato ritrovato anche un altro, quarta immagine, con un copricapo a zanna di cinghiale, sempre con gli anelli al collo
La peculiarità degli anelli al collo, la vediamo tutt'ora nelle "donne giraffa" della tribù dei Kayan Lahwi, anche conosciuti come Padaun.
Questa tribù, appartenente al gruppo Kayan, che a sua volta fa parte del sottogruppo dei Red Karen, è una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana, ed è nota per un peculiare accorgimento estetico adottato dalle loro donne, ovvero indossare numerosi anelli attorno al collo - in realtà una spirale di ottone - che causano una deformazione fisica che risulta, visivamente, in un collo straordinariamente lungo.
Questa caratteristica ha conferito loro vari soprannomi, da "donne giraffa" a "donne cigno", ma in realtà non è il collo ad allungarsi, bensì le spalle a scendere e le clavicole a deformarsi a causa del peso degli anelli che viene progressivamente aumentato nel corso della vita della donna.
Particolarità che si nota anche nel nostro bronzetto sardo, nel quale sembra proprio che le spalle (inesistenti) siano state deformate per il peso degli anelli.
Cosa che invece, non presenta la statuina iraniana, la quale espone un numero di anelli molto inferiore rispetto alla nostra sacerdotessa, in numero di nove, sembrerebbe, e spalle ben definite.
Il numero nove è legato al concetto di fertilità , al nono Sacro Archetipo Ebraico Teth, con funzione "cedente", che indica il grembo Femminino che accoglie la vita.
La statuina iraniana presenta anche moduli di solchi decorativi, in numero di cinque ciascuno.
Cinque è il numero di Venere, che nel cielo percorre un tragitto pentacolare nell'arco di otto anni, ma è anche un numero legato alla costellazione del Toro, e all'unione della dimensione terrena con quella divina.
I fianchi larghi, e la parte inferiore del corpo abbondanti, enfatizzano questo concetto di fertilità , beneaugurato proprio dagli anelli portati al collo.
Il numero degli anelli indossato dalla nostra sacerdotessa, è indefinito, sicuramente 24, ma potrebbero essere anche 28.
Se sono 28/29, sono legati al ciclo lunare, al Femminino Sacro.
Dovrei vedere e toccare da vicino, il bronzetto, per poter definire quanti anelli sono.
Anelli, o per meglio dire, spirali, di ottone, per lo più, che possono arrivare fino a 20, 25 kg di peso.
Questa pratica, potrebbe anche sembrare un corrispondente femminile della pratica dell'indossare i campanacci di ottone, da parte delle nostre Maschere del nostro Carnevale Sardo, i Mamuthones e i Boes.
Entrambi questi elementi hanno una funzione apotropaica.
L'ottone, di per sé è il più "megerico" tra i metalli.
Molti amuleti, e strumenti di divinazione, in campo esoterico, sono in ottone.
L'ottone si ottiene da una lega ossidabile di rame e zinco.
Il rame ha un'alta conducibilità elettrica e termica ( basti pensare alle pentole di rame), ed è legato al pianeta Venere, alla bellezza, alla guarigione.
Infatti, le donne birmane che indossano questa spirale, lo fanno volontariamente, fin da tenera età , per accrescere la loro bellezza, e per protezione dagli spiriti maligni.
Mentre lo zinco, veniva usato dagli alchimisti, che lo bruciavano per creare l’Ossido di Zinco, che loro chiamavano “lana filosofale” o “neve bianca.
L'ossido di zinco è usato anche come protettivo e lenitivo a livello epidermico.
L'ottone, quindi, è al contempo protettivo e radiante.
I nostri Mamuthones, cadenzano, con tre passi e un saltello, accompagnato dallo scuotere dei pesanti campanacci in ottone, il ciclo della fertilità .
Tre passi.
Nascita/morte/rinascita.
Un saltello pesante.
Il Seme, la vibrazione del suono, come una frequenza che arriva fin sotto la terra, che la fa tremare, e che accoglie il Seme, per un nuovo ciclo di vita.
D'altronde, le spirali di ottone, nel collo, proteggono, ed espandono, allo stesso tempo, proprio l'energia della gola, de "su gutturu", in sardo ( notate come "gutturu", sia molto simile a utero/uturu), la sede del quinto chakra Vishudda della gola, strettamente legato al suono, alla vibrazione, e al concetto di creazione e fertilità , perché con la parola, con il suono, si crea ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0).
La nostra sacerdotessa sarda, oltre ad avere la tipica conformazione del setto nasale-sopraciliare a "T", tipico delle personalità importanti, degli Iniziati, perché indica la Tau, le assi di legno sulle quali, in civiltà come quella egizia ed orientali, gli Iniziati trascorrevano distesi, a buio, per tre giorni, il loro percorso iniziatico, fino a ricevere poi la luce, l'illuminazione dai raggi solari, presenta anche un copricapo a cono, catalizzatore, per antonomasia, dell'energia.
Il mantello è tipico delle personalità sacerdotali importanti, che funge da mantello protettivo, da barriera all'occorrenza"
Anche un altro bronzetto di Funtana Padenti presenta gli anelli al collo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-di-funtana-padenti.html?m=0)
Ma il numero 5, collegato a Venere /Toro, quindi alla sinergia delle due polarità , mi rimanda ad un altro particolare, relativo alla tesa del copricapo.
Anche la sacerdotessa di recente acquisita, presenta 5 sezioni nel copricapo, esattamente come questo bronzetto di Terralba.
Ne ho parlato in un mio scritto(
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-sacerdotessa_27.html?m=0) in cui analizzo ogni particolare, ad approfondimento del primo scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-sacerdotessa.html?m=0)
"Vogliamo prendere in considerazione anche le sezioni del copricapo?
Sono 5
Il 5 è legato al Sacro Archetipo Ebraico He'con funzione "vita"
È il simbolo della stella a 5 punte, dell'archetipale Tanit, di Venere, che compie un percorso pentacolare in cielo nell'arco di 8 anni.
Ancora conferma del Femminino".
Femminino, ma custode anche dell'energia mascolina.
Perché sono esseri divinizzati, completi, monadici, e hanno in sé entrambe le polarità , perché sono guaritori, sciamani, in contatto con il Divino, di cui sicuramente, questo bronzetto, fa parte.
E per quanto sia arrivato a noi solo un frammento, è molto eloquente.
I doppi occhi, tipico delle Bithie a doppie pupille, come i nostri Giganti di Mont'e Prama
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/04/le-bithie-dalle-doppie-pupille.html?m=0
"Bithia è anche il nome di un'antica città "punica" rinvenuta in Sardegna nella costa sud occidentale, a circa 50 km da Cagliari, l'attuale Chia.
Bithie conosciute nella civiltà sciita, che presenta, nelle antiche cartine, un'Olbia, omonima alla nostra sarda, sulle rive del mar Nero, che in origine si chiamava Odessa.
Bithie
Radice Bi-
Doppie.
Doppie anche nella simbologia.
Guaritrici
Dal sanscrito "bhisaj", che significa tanto 'poeta' quanto 'guaritore, medico.
Ma la radice bhi si traduce anche come "terrore/spavento"
Nell' Iside svelata" di Helena Blavatsky, troviamo che la prima emanazione femminile veniva chiamata Bythos o ProfonditÃ
Essa corrispondeva alla Shekinah dei cabalisti, il “Velo” che nasconde la “Sapienza” nel cranium della più elevata delle tre teste.
Il vedere oltre, appunto.
Le tre teste, la Sapienza più elevata, la pupilla e due cerchi concentrici intorno.
I tre Soli, le tre illuminazioni di nascita e rinascita, lungo la Via Lattea.
Le tre porte iniziatiche.
Le tre cornici onnipresenti nella nostra Antica Civiltà Sarda, soprattutto nelle Domus de Janas.
Come la Monade pitagorica, questa Sapienza senza nome era la Fonte della Luce, e Ennoia, o Mente, era la luce stessa.
Questa era anche chiamata “Uomo primitivo”, come l‘Adam Kadmon, o antico Adamo, della Cabala.
I Giganti di Mont'e Prama sono degli Iniziati, rappresentano quell'unita Monadica che li erge ad esseri divinizzati, dei Giudici, custodi del Tau, del Sigillo Divino.
Invero, se l‘uomo fu creato a immagine e somiglianza di Dio, questo Dio era simile alla sua creatura nella forma: e quindi era l‘”Uomo Primitivo”.
Il primo Manu, quello che si evolse dal Swayambhuva, “colui che esiste non rivelato
rivelato nella sua gloria”, è anche, in un certo senso, per gli Indù, l‘uomo primitivo.
Così la “non rivelata e senza nome” Bythos, il suo riflesso femminile, ed Ennoia, la mente rivelata che procede da entrambi, il loro Figlio, sono le controparti della prima triade caldea come pure della Trimurti brahmanica.
Nel sistema ofita: Ophis (altro nome per Ennoia), il Figlio Inoltre ognuno di questi sistemi ha una triplice trinità maschile, ognuna derivante separatamente da se stessa attraverso una Divinità femminile.
C'è da sottolineare che gli Ofiti erano un sistema gnostico che venerava il serpente come simbolo di conoscenza del Bene e del Male. Il termine "Ofiti" deriva dal greco antico ophis, che significa "serpente"
Sappiamo che il simbolo del serpente è presente nel simbolo della tribù dei Dan, di cui ho già approfondito tempo fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0), in cui sono presenti anche le lettere e archetipi Nun, e Dalet, che, insieme, formano la Tau, l'Archetipo del sigillo Divino, il ventiduesimo.
Serpente, inteso come Nehustan, il serpente bronzeo della Kundalini, della conoscenza.
E in virtù di questa simbologia del Serpente inteso come Sophia, Conoscenza, Kundalini, Shekinah, notiamo come Bithia, sia foneticamente molto simile alla Pithia greca, la sacerdotessa di Delfi, che oracolava nel tempio di Apollo.
Una sciamana, che vedeva oltre.
Come ho scritto già ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/oracolo-di-delfi.html?m=0)
"Dopotutto, quello di Delfi non era un oracolo qualunque ma il più importante del mondo, dato che, secondo il mito, si trovava proprio al centro del pianeta.
Omphalos che abbiamo, largo 5 metri( e ritorna il 5)nel nostro altare di Monte d'Accodi ( approfondimenti sugli Omphalos https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/simbologia-degli-ompha.html?m=0)
[...] Ed ecco quindi, che la simbologia della Bithia a doppie pupille, si estende ad un significato più ampio, in cui la dimensione del doppio, presente anche visibilmente nel guerriero di Teti( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html?m=0) un'altra rappresentazione di un essere divinizzato, doppi occhi, doppie braccia, si estende ad una valenza molto più importante. Una rappresentazione androgina, Monadica, come gli stessi Giganti di Mont'e Prama, di cui ho parlato più volte
È la dimensione del Divino, di cui sicuramente, le Bithie dalle doppie pupille, erano le sacre rappresentanti femminili, le nostre Janas.
Tiziana Fenu
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Foto https://www.nurnet.net/mediateca/?s=Donna+con+Donna+con+cape

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