Interessante correlazione
Prima immagine.
Bassorilievo proveniente da Akrai, che rappresenta un Agathos Daimon, proveniente probabilmente dai cosiddetti Templi Ferali, risalente al III sec aC
Akrai era un'antica sub-colonia greca di Siracusa, fondata nel VII secolo a.C. nei pressi dell'attuale Palazzolo Acreide in Sicilia. Il nome deriva dal greco e significa "cima" o "luogo alto", a indicare la sua posizione strategica su un colle. Oggi, i resti di Akrai costituiscono un'importante area archeologica che include un teatro greco, santuari e latomie.
Dimensioni 25 cm x 27 cm
Esposto a Siracusa, nel Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”
Il rilievo potrebbe aver decorato una delle nicchie scavate nella roccia nelle cave dei cosiddetti Templi Ferali di Akrai (Palazzolo Acreide), dove si trova un numero particolarmente elevato di dediche all'Agathos Daimon. In età ellenistica, l'Agathos Daimon è raffigurato come un serpente barbuto, creatura che i Greci consideravano il genio guardiano della casa.
L'agathos Daimon veniva identificato anche con la dea greca Tyche, che era la personificazione della Fortuna, il cui nome, deriva dal greco, e significa fato o destino.
La dea è spesso raffigurata con una corona a forma di mura, un corno dell'abbondanza e un timone, simboli del suo potere e di guida per l'umanità.
Nella mitologia greca, Tiche o Tyche è la divinità tutelare della fortuna, della prosperità e del destino di una città o di uno Stato. Originariamente la Dea greca distribuiva gioia o dolore secondo il giusto, poi scandalizzata dall'ingiustizia dei mortali li abbandonò ritirandosi sull'Olimpo.
Tiche era considerata una delle Oceanine, figlie del titano Oceano e della titanide Teti. In altre versioni è la figlia di Ermes ed Afrodite.
Dea del Fato ma soprattutto nel senso della giustizia, da non confondersi con la Dea Fortuna Romana, attributi in parte di Tiche in parte di Ananke, il cui corrispettivo romano era il Fatum, il Fato.
Servio Tullio dedicò ben 26 templi nell'Urbe alla Dea Fortuna, ciascuno con un diverso attributo della Dea.
Agathos Daimon significa Spirito Buono" o "Genio Buono", simboleggia due archetipi, sostanzialmente Il Serpente Domestico e la Forza Vitale, ed era considerato uno spirito ctonio (sotterraneo), spesso rappresentato come un serpente.
Nell'antica Grecia, i serpenti erano visti come custodi della casa, legati alla terra, alla fertilità e agli antenati
serpente rappresenta l'energia tellurica, la forza vitale primordiale (il Kundalini delle tradizioni orientali) e la conoscenza nascosta.
È un guardiano della soglia tra il mondo visibile e quello invisibile.
Ogni individuo aveva il proprio Daimon, un compagno spirituale che guidava il suo destino. Allo stesso modo, ogni famiglia e comunità aveva il suo Agathos Daimon, il cui culto cementava l'identità del gruppo.
Il culto dell'Agathos Daimon era profondamente radicato nella vita quotidiana, ma possedeva un aspetto esoterico molto forte.
Aveva un piccolo altare nell'oikos (la casa), spesso vicino al focolare, il centro energetico dell'abitazione. Questo lo rendeva un intermediario diretto tra la famiglia e le forze superiori.
Superiore, dell'Intuizione pura o della Coscienza Cristica interiore. Non è un'entità esterna, ma la parte più autentica e divina dell'essere umano che guida verso la realizzazione del proprio destino
La Coscienza Cristica interiore.
E guardacaso, troviamo uno straordinario sincretismo di questa simbologia, in una formella, in bassorilievo, nella chiesa di Nostra Signora di Cabu Abbas presso Torralba, seconda immagine, (1160-1180) di cui ho trovato informazioni in un articolo molto interessante.
Passo tratto dal link https://www.premiozieri.it/index.php/indice-bisarcio-4b
"Nella Nostra Signora di Cabu Abbas, l’altorilievo è al centro del timpano, in uno spazio architettonico corrispondente a quello di Bisarcio. L’antropomorfo che vi compare, sinora considerato l’immagine di una divinità precristiana[74], è cinto ai fianchi da un corto gonnellino, ritmicamente scandito dalle pieghe di un rigido panneggio, simile a quello del San Giorgio di Petrella Tifernina, in provincia di Campobasso, Molise, risalente al 1200".
Le mie considerazioni, riguardano due aspetti.
A riguardo di questa rappresentazione, terza immagine, vicino al portale, si può osservare un rilievo raffigurante S. Giorgio che uccide il drago( terza immagine).
Interessante notare l'analogia dei due gonnellini di Giona che viene inghiottito dalla balena( quarta immagine) e di S. Giorgio.
Giona
Giano
La balena( Nun in arabo)
I 3 Giorni trasmutanti
Giona /Giano/Jano /Jana
Ed lo stesso gonnellino corto e plissetato, che è tipico della nostra Antica tradizione sarda, di cui ho già approfondito, e che veicola un simbolismo legato al Femminino archetipale, alle prime Dee Uccello, come delle ali che si dispiegano
( Approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/simbologia-gonna-plissettata-sarda.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/il-plisse-nei-bronzetti-sardi.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/ali-plissettatura.html?m=0).
Gonnellino plissettato che troviamo anche in una rappresentazione del Cristo guerriero che trafigge il Serpente, nella chiesa di San Giovanni Battista, di Orotelli, risalente, anche questa al XII secolo( quinta immagine)
Campobasso era terra dei longobardi, cosi vengono definite "piastrelle longobarde", queste rappresentazioni nelle chiese di Torralba e Orotelli.
Ma i longobardi erano di origine scandinava, e della scandinavia, fa parte la Svezia.
E proprio in Svezia, non solo abbiamo il sito di Skåne, con le sue rappresentazioni rupestri( sesta immagine) che rimandano alle nostre imbarcazioni Shardana, ma in Scandinavia abbiamo una vera e propria rappresentazione di una imbarcazione a Vesica Piscis, tutta in pietra( settima immagine)
La struttura è formata da 59 grandi massi disposti a disegnare la forma di una imbarcazione lunga 67 metri e larga 19 metri.
L'Ales Stenar, chiamata la “Stonehenge" della Scandinavia, che è un enorme manufatto che da un’altezza di circa 37 metri su un promontorio che si protende nel Mar Baltico, formazione monumentale di pietre che si trova appena fuori il villaggio di pescatori di Kåseberga, circa diciotto chilometri a Sud-est di Ystad nello Scania, in svedese: Skåne, lo stesso luogo dei numerosi petroglifi dell'età del bronzo, con imbarcazioni che sono uguali alle nostre Shardana.
Tra parentesi, abbiamo anche noi un paese che si chiama Ales, sempre in provincia di Oristano, il fulcro energetico della nostra Sardegna.
Tra l'altro, c'è anche un'interessante rappresentazione con una Vesica Piscis e due draghi, Ottava immagine, e conoscete bene l'importanza della Vesica Piscis nella nostra Antica Civiltà, tanto da essere stata rappresentata proprio nelle navicelle Shardana ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicella-e-vesica-piscis.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0)e nel rispetto dei parametri aurei anche dei bronzetti(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html?m=0) e dei Giganti di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/proporzioni-auree-giganti-di-monte-prama.html?m=0), oltre che nella stessa conformazione delle tipiche gonne sarde, "sa fordetta", che proprio con la sua plissettatura, consente un'apertura tale, da essere posizionata anche sopra il capo, e formare così, una perfetta Vesica Piscis ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-perfezione-della-vesica-piscis-nel.html?m=0)
Esattamente, la Vesica Piscis al cui interno, sono raffigurati anche il Cristo e la Madonna.
Tra, l'altro i draghi/serpenti di questa Vesica Piscis, sottolineano come il drago/serpente sia simbolo della nostra Antica Civiltà Sarda.
Costellazione del Draco/serpente, punto di riferimento delle civiltà prediluviane ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/piastrella-iraniana-8-punte-con-drago.html?m=0)
Ed è proprio il Cristo, rappresentato sia a Campobasso, che ad Orotelli,, sia a Torralba, in tutte e tre le rappresentazioni, con un gonnellino sardo, plissettato, mi colpisce, perché nella rappresentazione di Torralba, presenta un copricapo a cono, su una base quadrata, che è la stessissima della rappresentazione dell'Agathos Daimon ritrovato a Siracusa, solo che in questa rappresentazione, poggia su un cubo.
Ma si tratta della stessa conformazione.
A parte il copricapo a cono, tipico della nostra Antica Civiltà Sarda, è il tipico cappello "ad atza" dei nostri/e sciamani/e( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/cappello-ad-atza.html?m=0), che quindi sono custodi della sinergia delle due polarità, per poter guarire, come il Cristo stesso.
Potere di guarigione e protezione, come è anche nella stessa simbologia dell'Agathos Daimon.
Ma visto dall'alto, un cono, su una base quadrata, risulta essere una quadratura del Cerchio, la perfezione tra mondo spirituale e materiale.
Quadratura del Cerchio scoperta dai nostri Antichi Sardi, esplicitata nella scacchiera di Pubusattile a Villanova Monteleone, come ho già approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/la-scacchiera-di-pubusattile-e-la.html?m=0)
Una formula matematica e algebrica, che è parametro aureo, che sottende anche alla protezione, visto che riguarda anche l'occhio di Horus ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0), che riguarda la dimensione del Femminino che protegge.
Infatti l'Agathos Daimon, è un Femminino a custodia e protezione della casa
Il Cristo di Terralba, con questo stesso simbolismo sul capo, indica anche la sua polarità energetica femminile che protegge e custodisce, insieme alla simbologia della gonna plissettata.
Perché il Cristo è monadica, è sigizia energetica.
Come vedete, anche stavolta, si ritorna sempre alla base.
Sardegna Cultura Madre, sempre.
Tiziana Fenu
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