Ho avuto già modo di parlare dell'altare di Santo Stefano ad Oschiri, provincia di Sassari, chiamato anche "altare preistorico di Monte Acuto", datato al 2500 aC circa, in correlazione anche all'altare delle 13 lune, sempre ad Oschiri ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-tredicesima-luna.html), approfondendo sulla simbologia dei suoi simboli.
"L'altare, di forma serpentina, è quindi legata al simbolismo alchemico della trasmutazione, e alla simbologia del serpente, cosi presente nella nostra civiltà sarda, con tre dossi, come il serpente alchemico presente in ogni civiltà, e rappresentato anche nell'antichissimo monolite di Mamoiada, è orientato verso est/sud est.
Il sud est, è l'orientamento dell'alba nel solstizio invernale, perfettamente in linea con la simbologia alchemica di trasmutazione, di cui è portatore il Solstizio invernale.
Solstizio invernale in cui si celebra anche Santo Stefano, che da il nome all'altare e alla chiesa adiacente.
Orientamento, questo, dei nostri fulcri alchemici più importanti, tra cui il Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0)
Ma questo altare, oltre la sua simbologia, ha un respiro più ampio, che lo connette alle dinamiche della Ruota del Tempo.
"[...] Questi angoli a 72 °, in questo altare di Santo Stefano, simboleggiano la connessione, l'essere parte di un processo cosmico che lo ingloba, che lo rende immortale, che lo rende partecipe della" grande Ruota del Tempo Cosmico".
Un tempo che è un "non-tempo".
Immortale.
Come il serpente con tre anse che rappresenta.
Che si rinnova, che cambia continuamente pelle, in un ciclo continuo.
Sulla spiegazione dettagliata di ogni simbolo, vi rimando alla lettura del mio scritto, con link di referenza nel mio blog, su approfondimento dello scritto drl 2022( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/12/altare-oschiri-di-santo-stefano.html?m=0)
Oggi volevo soffermarmi su un altro aspetto.
Sul sincretismo Navigium Isidis /Santo Stefano.
Ho scritto che la simbologia ha una valenza anche cosmogonica, un luogo energetico che rappresenta le energie primordiali del Serpente, del Femminino primordiale, come forza creatrice.
Un potente Tempio connesso con le energie del cosmo, a livello sottile ed eterico, e alle energie di Madre Terra.
Un tempio che ha una forma serpentina,
Ma anche la forma di una Vesica Piscis.
Come un'imbarcazione Shardana
Come una grande Vesica Piscis.
La stessa Iside, nella ritualizzazione del Navigium Isidis, tiene in mano una piccola imbarcazione con questa conformazione.
È la sinergia degli opposti, che porta nuova vita e rinnovamento.
Santo Stefano è il primo martire cristiano. La sua festa, il 26 dicembre, segue immediatamente il Natale, la festa della luce che vince le tenebre.
In Piemonte e in Lombardia, il 26 dicembre è tradizionalmente chiamato "la Giornata dell'erba", in cui, secondo la credenza popolare, i serpenti, nonostante sia inverno, escono temporaneamente dalle loro tane per "mordere l'erba", avvelenandola, quindi non si raccoglieva, in questo giorno.
Una simbologia, quella del serpente, al contempo, salvifica e distruttiva, se consideriamo la sua simbologia nel corso dei secoli e millenni, per lo più legata al Femminino.
Mi ha incuriosito molto la presenza, nell'altare di Oschiri, di un nodo di Iside stilizzato.
Questo non mi stupisce, perché abbiamo un nodo di Iside anche a Tortolì, di cui avevo già parlato, in provincia di Nuoro( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/10/nodo-di-iside-tortoli.html?m=0)
" Il Tyet, o nodo di Iside, è un simbolo che somiglia all'Ankh, la chiave della vita, ma che simboleggia in particolare, l'immortalità, la vita dopo la morte. Un potente amuleto che proteggeva nel corso del viaggio verso l'aldilà.
Resta il fatto, che abbiamo un'importante rappresentazione, in questo petroglifo, di un Sacro Femminino, attraverso questa sagoma, che sembra proprio essere il nodo di Iside, orientato a Nord.
Nelle rappresentazioni parietali, nei soffitti dei templi Egizi, la dea Iside è connessa alla volta celeste attraverso Reret, rappresentata dalla dea ippopotamo Ipy, una delle versioni di Iside, e la stella Sopedet/Sothis (Sirio).
Reret è raffigurata come un ippopotamo bipede in un modo praticamente identico a Ipy o Taweret , dal quale si distingue per le sue associazioni astrali. Reret è legato a due diversi insiemi di stelle, ma principalmente a una costellazione nel cielo settentrionale corrispondente al nostro Draco. Questa costellazione, a sua volta, è legata nel pensiero egizio ad un'altra costellazione, corrispondente al nostro Grande Carro, l'Orsa Maggiore
Questa divinità Ipy, è menzionata nei Testi delle Piramidi 269 §381-382 come colei che nutre il defunto.
Iside viene così collocata con certezza nell’area vicina al Polo Nord coprendo lo spazio tra la costellazione della Lira e quella di Boöte. A nord, dove c'è la stella Polare, una guida per tutti, durante la vita e dopo la morte".
Di questo, dell'importanza dell'Orsa Maggiore, nella nostra Antica Civiltà Sarda e di Taweret, ne ho parlato in altri miei scritti.
Sono le costellazioni curcumpolari, le Mesket, della nascita/rinascita
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/orsa-maggiore-akhetjuvale.html?m=0)
In Sardegna, sono state trovate attestazioni del culto isiaco a Cagliari (Karales), Nora e Porto Torres (Turris Libisonis), sotto forma di iscrizioni e statuette.
Iside
Il Serpente.
Il Femminino primordiale.
Nodo di Iside, di cui ho palato anche in un mio scritto
( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/10/iside-romana.html?m=0)
"Iside è considerata anche come traghettatrice nel mondo dell'aldilà.
Infatti anche il Nodo di Iside ritrovato a Tortolì, qui in Sardegna, è rivolto verso Nord, verso la stella Polare, guida per i naviganti( Iside era anche la protettrice dei naviganti), nella vita terrena e anche dopo la morte.
Il Nodo Nord e il Nodo Sud, in astrologia, formano un'asse nello Zodiaco che, essendo il risultato dell’incrocio delle corse del Sole, della Luna e della Terra, si può considerare l’asse della Vita e dunque una forza. Rappresentano gli estremi del cammino evolutivo; il Nodo Sud rappresenta il punto di partenza, il Nodo Nord il punto di arrivo.
Il passato e il futuro. La dimensione atemporale.
I nodi, lo dice la stessa parola, come simbologia, sono la possibilità, di ricordare e di sciogliere. Un processo alchemico di purificazione nella consapevolezza del ricordo.
Iside è il simbolo della purezza, quindi suo compito alchemico è anche ripulire il karma, anche dalle incarnazioni precedenti, o dall'albero genealogico.
A parte la complessa simbologia dei Nodi in ogni epoca e civiltà, i Nodi lunari, sono sempre stati conosciuti e studiati dagli astrologi ed astronomi dei tempi antichi, in quanto erano parte del calcolo usato nella previsione delle eclissi solari e lunari.
Infatti le eclissi si verificano solo vicino ai Nodi, quando cioè sole e luna si trovano allineati su una stessa retta.
Il nome dei Nodi, anticamente, rifletteva in pieno questa origine, poichè la causa delle eclissi veniva anticamente spiegata come un Drago celeste che si divorava l'astro solare o lunare.
Quindi il Nodo nord era chiamato Caput Draconis (testa del Drago) mentre il Nodo sud era Cauda Draconis (coda del Drago).
In alcune rappresentazioni, infatti, Iside è rappresentata come un serpente, come nel culto di Iside e Serapide, incoraggiato dai Tolomei per creare una sintesi tra gli dei greci e le divinità dell’Egitto e, in seguito con quelle di tutto il Mediterraneo.
[...] L'Iside romana, tiene il sistro sulla destra, perché sulla sinistra, sul lato del Femminino, tiene una situla, che è una specie di brocchetta che simboleggia il legame del Femminino con l'acqua, la navigazione e la purificazione, per la quale, le abluzioni con l'acqua, erano riservate ai simulacro di ogni divinità, in epoca romana.
Era diffusa anche la rappresentazione di Iside romana, come polena sulle prue delle navi, essendo protettrice dei naviganti"
Drago
Draco
Serpente
Naviganti
Navicelle shardana.
Iside traghettatrice.
Se sull'altare di Oschiri è presente un nodo di Iside stilizzato, ecco che il sincretismo "Iside/serpente/Vascello", trova un suo perché.
E questo mi ha fatto riflettere sulla correlazione "Santo Stefano/Iside".
Del Navigium Isidis ne ho parlato anche riguardo il sincretismo Iside/Afrodite, che in questa particolare rappresentazione a "Menat", esprime tutta la sua profonda connessione con la dimensione dell'acqua, purificatrice, rigenerante e amniotica, di nuova rinascita.
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/iside-afrodite-menat.html?m=0
"[...] Non mi stupisce che in questa rappresentazione di Iside-Afrodite, sia delineato chiaramente il profilo del Sacro Menat, che aveva la stessa funzione equilibrante.
Menat che ritroviamo anche nella conformazione dei nostri pozzi Sacri, ne ho sempre parlato, particolarmente evidente nel pozzo Sacro di Santa Cristina
[...] Ma è molto significativo anche un altro aspetto, riguardo la funzione equilibrante sottesa nella simbologia di questa Iside, a cui era dedicato il Navigium Isidis, il 5 marzo.
Se il Navigium indicava il viaggio iniziatico verso la luce, con l'inaugurazione del periodo di navigazione, quindi di possibilità trasmutativa, attraverso la stessa simbologia dell'Arca/argha/vagina/Vesica Piscis, specularmente al 5 marzo, si celebrava il Mundus Patet, il 5 ottobre, che si celebrava anche in altre due date, di cui ho già approfondito.
Dal mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/mundus-patet-romani-24-agosto.html?m=0)
"Per i Mundus Patet veniva individuato uno spazio sacro attraverso una croce le cui assi (cardo per il Nord/Sud, e decumano per l'est-ovest) individua il punto centrale della fossa, il luogo sacro di confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti.
La simbologia della croce nel cerchio è rimasta fino ai giorni nostri, nel nostro Carrasegare sardo, portata in processione proprio dalla figura de S'urtzu di Seui( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-simbologia-della-croce-nel-cerchio.html?m=0)
Vorrei sottolineare che la croce nel cerchio è un simbolo presente anche nell'altare di Oschiri.
"Il 5 marzo, il Navigium Isidis, il mito di Iside che riporta alla vita il suo sposo Osiride, simboleggiando la resurrezione e la vittoria sulla morte, e l'abbondanza che la primavera porta con sé.
5 ottobre, il Mundus Patet, la purificazione necessaria per la connessione tra il mondo dei
vivi e il mondo dei morti.
[...] Due passaggi speculari, che hanno la particolarità di avere più o meno la stessa declinazione dei raggi solari.
Il 5 marzo e il 5 ottobre i raggi solari hanno approssimativamente la stessa declinazione.
5 marzo: il Sole si trova tra l'equinozio di primavera (20-21 marzo) e l'equinozio d'autunno
5 ottobre: il Sole si trova tra l'equinozio d'autunno (22-23 settembre) e l'equinozio di primavera
Intorno al 5 marzo e 5 ottobre, la declinazione solare è di circa -5° a -6° sud (negativa), il che significa che i raggi solari arrivano con un'angolazione molto simile in queste due date.
Questa simmetria si verifica perché la Terra percorre la sua orbita in modo regolare, e la declinazione solare dipende dalla posizione della Terra lungo la sua orbita attorno al Sole.
Questo è molto particolare, se consideriamo la simbologia del numero 5.
È come se, i due passaggi, intermedi, a cavallo degli equinozi, fungeressero da fattore equilibrante.
La dimensione della Vesica Piscis, rappresentata molto bene sia dalla Navigium Isidis, che riporta simbolicamente alla vita Osiride, sia dalla dimensione del Mundus Patet.
Le due dimensioni, tra la Vita e la Morte, in entrambi i casi.
La dimensione della Vesica Piscis, dell'armonia.
Dell'armonizzazione che riporta al giusto equilibrio.
Come la stessa funzione del Menat, che ha una simbologia equilibrante, di dominio del Femminino, di custodia di entrambe le polarità".
Quindi, correlazione tra Navigium Isidis e Mundus Patet, come punti di intermediazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, quindi in connessione circolare e ciclica, con un Navigium Isidis che apre la via della navigazione e l'abbondanza, l'unità dei cicli di morte e rinascita, che nella nostra dimensione sarda, sono ben rappresentati da "su ballu tundu" sardo( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html?m=0)
E al contempo, correlazione tra il Navigium Isidis e la più tardiva celebrazione di Santo Stefano.
Se vediamo l'altare di Santo Stefano, come un altare alchemico, un Vascello al Femminino, con una forma serpentina che rimanda alla Vesica Piscis alchemica delle nostre navicelle Shardana, e ne cogliamo la ricca simbologia di connessione con la dimensione astrale di risveglio, di ricompattamento e riconnessione all'uno, notiamo subito che, vi è una stretta correlazione tra il Navigium Isidis e l'intero ciclo delle festività natalizie e post-natalizie.
Sappiamo che Il Natale fu fissato al 25 dicembre per sostituire e cristianizzare la festa del Sol Invictus pagana ( il Sole Invitato romano ), celebrata nello stesso giorno.
Subito dopo, il 26 dicembre, la Chiesa istituì la festa di Santo Stefano, il primo martire.
Nei giorni seguenti si celebrano altri "testimoni" della fede: San Giovanni Evangelista (27 dicembre) e i Santi Innocenti (28 dicembre)
Mentre il paganesimo, celebrava il ritorno del sole (Sol Invictus) e la ripresa della vita e dei viaggi (Navigium Isidis il 5 marzo), il cristianesimo crea un unicum festivo che celebrava la venuta della Luce del Mondo (Cristo), un Sol Invictus cristianizzato, e subito dopo i primi che hanno testimoniato questa luce fino al martirio, che corrispondono ai testimoni del Carrus Navalis, in protezione e buon auspicio di navigazione e raccolto, di Iside.
Nel Medioevo, per Santo Stefano, si benedicevano l'orzo e l'avena per la semina e si apriva la caccia alla volpe.
Il "Carrus Navalis" era talmente importante, come simbologia, da essere rappresentati processioni folkloristiche medievali e rinascimentali, associate anche al Carnevale.
Santo Stefano, cadendo nel periodo dei 12 giorni sacri tra Natale e l'Epifania, si trova in un "tempo sospeso" che ha assorbito molti residui di rituali precristiani per la fertilità e il rinnovamento dell'anno.
Due momenti importanti.
Il Navigium Isidis, del 5 marzo, culmine, e Santo Stefano, sono simbolici come punti centrali di transizione, inizio della navigazione, metaforica, come rinascita, ripresa, ritorno alla luce, la nuova semina.
Santo Stefano, come primo martire, diventa un "testimone" di questo nuovo ciclo che inizia con il Natale.
Il Navigium Isidis è legato al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera.
Quindi, dimensione lunare e solare che si integrano, esattamente come la simbologia del Navigium Isidis, che è una Nun, una Vesica Piscis di trasmutazione.
Mentre il Sol Invictus è legato al ciclo solare (solstizio).
Sono comunque entrambi legati alla nuova Luce che guida nella navigazione.
Anche Santo Stefano viene celebrato 5 giorni dopo il solstizio d'inverno, che cade il 21 dicembre.
È estremamente significativo, perché Santo Stefano è considerato il primo martire, il protomartire, il primo testimone del Cristo, di quel Sol Invictus che ne decreta la nascita.
Se il punto di riferimento era il solstizio d'inverno, che decretava la fine del periodo buio, con il conseguente allungamento delle giornate, ecco che 5 giorni dopo viene celebrato il testimone d'eccellenza di questa vittoria della Luce, Santo Stefano, che sancisce ufficialmente l'inizio di una una nuova via di navigazione, verso la luce.
I 5 giorni mi rimandano alla nascita di Osiride, che sarebbe nato nel primo dei 5 giorni intercalari, che il Dio Hermes avrebbe formulato sottraendo alla luna la settantesima parte di ciascuna delle sue fasi di illuminazione.
Il calendario tradizionale dell'Antico Egitto, era composto da 365 giorni (12 mesi di 30 giorni + 5 giorni epagomeni aggiuntivi.
Il 5 è il numero chiave del Toro e di Venere, che governa il Toro.
Mascolino e Femminino.
Come la simbologia del Navigium Isidis.
L'altare di Oschiri, conserva ancora traccia di queste primordiali energie di rinascita.
La forma serpentina, a Vesica Piscis.
I simboli.
La presenza del nodo di Iside stilizzato.
È la metafora di una navicella, ricca di simboli e significati, che connette all'altra dimensione.
Che ha un enorme potere trasmutante.
Di cui Santo Stefano, in tempi più recenti, e attraverso un sincretismo che lo connette direttamente a Iside, e in particolare, alla sua celebrazione del Navigium come ricompattamento per la via dell'Uno, come Testimone di questa rinascita, nel segno dell'abbondanza, della luce.
Pensate che a Bologna, esiste la Basilica di Santo Stefano, conosciuta anche come "Le Sette Chiese, che è stato costruito deliberatamente sopra un preesistente tempio pagano dedicato alla dea egizia Iside, la sposa di Osiride.
Nel centro di Bologna, tra il I e il II secolo d.C., era attivo un santuario dedicato a Iside e Osiride.
Tra il V e l'VIII secolo d.C., il complesso di Santo Stefano fu edificato riutilizzando materiali e, soprattutto, riproponendo simboli e funzioni del tempio preesistente.
Sincretismi ancora ben presenti, talmente è stata importante questa impronta energetica, così come nel nostro altare di Oschiri.
Tiziana Fenu
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Nelle prime dus immagini altare di Santo Stefano, ad Oschiri foto di Romano Stangherlin
Terza immagine il Navigium Isidis - Pompeii (VIII 7 28 - sanctuary of Isis - sacrarium) - Napoli MAN
Altare di Santo Stefano/Navigium Isidis



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