Affresco dal larario della Casa del Centenario di Pompei, I sec dC.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Interessante, questa rappresentazione.
È presente il Vesuvio, al centro, con la presenza di Dioniso/ Bacco, sotto forma di grappolo.
La simbologia dell'uva/ vigna è ancestrale, legata per lo più alla figura di Dioniso (Bacco), che in Sardegna assume la forma sincopata di Bacchisiu.
Un sincretismo che vede l'antico dio dell'Asia Minore, chiamato Baki, il cui culto si diffonde nel Mediterraneo e presso i Greci, con il nome di Dioniso, e presso i romani, con il nome di Bacco.
In Sardegna, declina in Bakis e Bacchisiu, fino a sovrapporsi, nella sua dimensione "solare" di portatore di luce, al Cristo stesso, che viene rappresentato senza veli, nella rappresentazione della crocifissione, in particolare nella chiesa San Bachisio a Bolotana, in cui è presente come presenza vitale e solare, come il nostro bronzetto itifallico di Ittiri, di cui ho approfondito svariate volte, strettamente legato alla simbologia di Bacco/Dionisio, e di San Lorenzo, che verrà celebrata a breve ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ san-lorenzo-e-priapo.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/san-lorenzo-e-bronzetto-ittiri.html?m=0/
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/dea-acca-laurentiaaccabadorasan-lorenzo.html?m=0).
San Bachisio è celebrato il 7 ottobre, e ad ottobre, in epoca romana, si celebravano le Meditribalia (dal verbo latino medere, ossia risanare), in onore di Giove, che concludevano il ciclo rituale per la vendemmia, e per questo motivo la festa culminava con un brindisi tradizionale a base del nuovo mosto: “Novum vetus vinum bibo, novo veteri morbo medeor” (“Bevo vino nuovo-vecchio, curo con tale vino nuovo-vecchio la malattia”).
Le celebrazioni proseguivano con le Augustalia, che cadevano il 12 ottobre, per le quali, 13 ottobre, Pontefici e Vestali gettavano nelle sorgenti ghirlande floreali, serti di mirto, di alloro e di ulivo al fine di propiziarsi il favore delle divinità delle acque.
E la simbologia del mirto è presente anche un questa rappresentazione.
In basso il serpente Agatodemone, portatore di cose buone, simbolo di prosperità e fortuna.
Dionisio/Bacco, viene rappresentato con il corpo ricoperto di acini, come un grappolo d'uva.
È figlio di Zeus, re del Cielo, e Demetra, dea Madre della Terra, di cui l'uva è simbolo.
Il Vesuvio, come forza tellurica, potrebbe essere interpretato come ipostasi della forza di Madre Terra, di cui la dea Demetra è reggente
Lo smembramento in tanti acini, così come la simbologia della melagrana, come Sacrificio, come il rendere sacro, come fu del corpo smembrato in 14 pezzi, di Osiride, da cui nacquero 28 spighe( anche la melagrana, spesso presente nei dipinti dell'iconografia cristiana, ha la stessa simbologia).
Entrambi i numeri, fanno riferimento al ciclo lunare, quindi al Femminino. Come lo stesso ciclo mestruale, in cui il sangue "si smenbra", si sacrifica, per permettere al corpo di essere fertile.
Qui è la stessa simbologia.
Smembramento.
Ricompattamento, in altra forma, e ritorno alla Madre.
Una resurrezione, rappresentata anche dalla simbologia del serpente, simbolo del Femminino, alla sinistra di Dioniso, sinistra, in cui tiene anche un'asta con un simbolo che sembra quello del Caduceo, del tirso( tirso che qui in Sardegna assume una duplice simbologia sincretica, di fiume portante della Sardegna e di custode delle due polarità, con la sua conformazione a forcella https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/la-131-e-il-fiume-tirso.html?m=0), perché è il Femminino, custode delle due polarità, mentre con la destra porge un kantharos, una coppa per bere, dalle alte anse.
L'alto monte isolato, con le pendici ricoperte da filari di viti sostenute da pali sulla destra, è stato interpretato come il Vesuvio prima dell'eruzione del 79 d.C., contraddistinto da una sola cima, oppure paragonato al monte Nisa dove, secondo la leggenda, Dioniso sarebbe stato allevato.
In alto, è inquadrata una ghirlanda curva con nastri, su cui poggia un uccello, simbolo della dimensione astrale, pcicopompo tra le dimensioni, mentre poco più sotto un altro volatile è raffigurato in volo verso la sinistra di Dionisio, dal suo lato Femminino, che è il lato ricettivo, della dimensione eterica.
In basso c'è un serp'ente, Agatodemone, il cui nome significa "portatore di 'buona sorte'', che si snoda tra i cespi di un mirto in direzione di un altare su cui è poggiato un uovo.
Pur tenendo presente che il padre di Dionisio fu Zeus, sotto le vesti di un serpente, è incerta la Madre, Persefone o Demetra, o ancora, Semele, una mortale, il serpente, rappresenta quindi l'elemento di trasmutazione, di creazione, di cui si "serve" anche Zeus.
Un Femminino che rinasce continuamente a sé stesso, con la sua ciclicità, lunare, femminile.
Un Serpente/Femminino, il cui nome,
"Agathodemone" significa "portatore di felicità", che ha con sé offerte come pigne( stessa simbologia della "frammentazione" riferita agli acini d'uva, e al contempo, alla simbologia della ghiandola pineale, di cui l'uva, il vino, è veicolo sacro per l'attivazione), l'uovo sull'altare ( simbolo dell'Uovo Cosmico, della Monade primordiale) e frutta, i doni di Madre Terra.
Si snoda tra i cespugli di mirto, la pianta degli Dei, di cui è ricca la Sardegna, della cui simbologia, antichissima, ho avuto modo di parlare in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/bundu-bindubindi.html?m=0).
Una rappresentazione straordinaria e molto simbolica
Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com

Nessun commento:
Posta un commento