domenica, agosto 31, 2025

💛Sa carena Domus de Janas Su Murrone

 Il bellissimo soffitto di una Domus de Janas della necropoli di Su Murrone (Chiaramonti)

Qui si vede chiaramente la conformazione a sterno, a "carena" in Sardo.

Abbiamo 7 costole portanti, che si articolano direttamente con lo sterno tramite la propria cartilagine.

Costole false, dall'ottava  alla decima, che si  collegano allo sterno indirettamente, attraverso la cartilagine della costola che le precede. 

E infine, le costole fluttuanti, l'undicesima e la dodicesima, che sono le ultime due paia e non si articolano con lo sterno, terminando invece nei muscoli addominali. 

In tutto, 24 costole, organinzzate in 12 paia. 

Ma si vede chiaramente che quelle portanti sono 14, 7 per lato, come è chiaramente manifesto in questa immagine. 

Tra l'altro subentrano importantissimi aspetti simbolici. 

Il 7, come il 14, sono numeri legati al ciclo lunare, femminile, al grembo di Madre Terra. 

Il quattordicesimo  Sacro Archetipo Ebraico Nun, come ho scritto altre volte, è presente anche nel simbolo della tribù dei Dan( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0), insieme alla Dalet, quarto  la porta quadrata delle Domus de Janas, e insieme formano la Tau, ventiduesimo Archetipo, i Giudici Divini, quali sono gli antichi Shardana. 

La N della Nun, che sostanzialmente indica ila Grande Madre( la N del Nehushtan, il serpente bronzeo di Mosè, la Kundalini energetica, il Femminino, il serpente presente nel simbolo della tribù dei Dan) è al centro della simmetria del quadrato di Sator, che affonda le radici nel quadrato del Sinis. 

Un valore cosmogonico, ancestrale 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/i-grandi-architetti-costruttori-della.html?m=0


La Nun indica le acque sacre della trasmutazione, data dalle due polarità della Vesica Piscis, che è la rappresentazione aurea di questo Archetipo. 

È la Vesica Piscis proprio delle nostre navicelle Shardana, grazie alle quali, simbolicamente, alchemicamente, avviene la trasmutazione per il viaggio iniziatico.

Come nel viaggio degli Argonauti, con la nave astrale Argo, dai 50 rematori ( il 50 è il valore ghematrico dell'Archetipo Nun), argomento del quale ho approfondito nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0), la cui bussola, come nelle nostre navicelle, è rappresentata dal Femminino custode delle due polarità in equilibrio, il caduceo( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/la-bussola-caduceo-di-argo.html?m=0) condizione necessaria per l'accesso ad altre dimensioni. 

Come nelle nostre navicelle Shardana, che rappresentano, anch'esse come Argo, una Vesica Piscis ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicella-e-vesica-piscis.html?m=0) 

Un luogo alchemico, la Nun, il 14.

7+7 costole portanti. 

Il luogo in cui l'afflato divino, nella carena dell'Arca /argha metaforica, nells vagina metaforica di Madre Terra, e nel contempo nella carena in sardo, nello sterno, che custodisce il Soffio divino della rinascita, si manifesta, compie la trasmutazione divinizzante per poter procedere per l'altra dimensione, coadiuvati da rituali predisposti dall'allineamento "ingresso /coppella interrata, con le cornici di" nascita /morte/rinascita " e falsa porta, divinizzata, benedetta dalla ierofania prodotta dall'acqua del bacile fecondata dal sole che subentra dall'ingresso 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/allineamento-domus-sincantu.html?m=0) 

È sempre tutto collegato, e in questa immagine in particolare, si evince la struttura dello sterno. 

Gola/sterno/utero 

Gutturu/utero

Vishudda/udda( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0) 

La dimensione femminile della creazione. 

La dimensione di Madre Terra, che accoglie, trasmuta, e riporta alla vita 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

a carena Domus de Janas Su Murrone



Fabrizio Bibi Pinna Artist 





sabato, agosto 30, 2025

💛Is fassones

 Ogni anno, e anche oggi saranno presenti, nella laguna di Santa Giusta, ad Oristano, si svolge la Regata de Is Fassonis, alle 10.30

Is Fassonis sono imbarcazioni utilizzate fin dai tempi antichissimi. 

Sono costruite con fascioni di falasco, una pianta protetta che cresce nello stagno di Santa Giusta. 

Il falasco (nome scientifico Cladium mariscus) è una pianta erbacea palustre, della famiglia delle Cyperaceae, caratterizzata da fusti robusti e lunghe foglie verdastre e taglienti, usate tradizionalmente per impagliare sedie e fiaschi e per altri lavori di intreccio.

La pianta, nota anche come "fenu" o fieno palustre, viene raccolta, essiccata e fissata con corde di giunco e chiodi di canne per formare lo scafo delle antiche imbarcazioni usate per la pesca e la caccia nelle zone salmastre della Penisola del Sinis. 

Sul promontorio di San Giovanni si possono ancora ammirare alcuni esemplari delle antichissime capanne dei pescatori costruite con il falasco. 

Si tratta di costruzioni realizzate con la paglia e il fango dove i pescatori vivevano nella stagione della pesca. 

Piccola nota. 

Falasco è un nome molto simile a Falasha, la stirpe degli Etiopi ebrei, sacri discendenti della Regina di Saba e di Re Salomone, di cui ho parlato nei miei scritti, anche recentemente( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2025/01/la-regina-di-saba-y.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/great-zimbawe-regina-di-saba.html?m=0) 

 Abbiamo anche il Nuraxi Fenu, complesso Archeologico che  si estende su un'area di circa 1.600 metri quadri: la sua posizione si colloca lungo l'antico asse viario che, dalla laguna di Marceddì, conduceva verso l'interno passando per le terme di Sardara, le Aquae Neapolitanae di Età Romana.

Siamo quindi sempre nel golfo di Oristano.

L’ imbarcazione de Is Fassonis deve essere composta da 7 o 9 fasci, sempre in numero dispari, numeri femminili, il 9 dell'arco gestazionale, la Teth, è il 7 del ciclo lunare/femminile, e d'altronde la Regata avviene nell'acqua, elemento femminile per eccellenza. 

Imbarcazione è  lunga generalmente 4 metri e larga 90 centimetri, che viene spinta in acqua da una lunga pertica composta da tre canne che si chiama “Cantoi” e serve a far leva sul fondale dello stagno.

Anche il 3 è numero della creazione, ma legato al Femminino trimorfo e alla sua capacità generativa nei cicli di nascita /morte /rinascita. 

La prua è solitamente rialzata e curva, mentre la poppa è piatta e mozza, caratteristiche che aumentano la manovrabilità in acque basse. 

Una raffigurazione simile ad un fassones si trova  nel tempio ipogeo di San Salvatore di Sinis (IV sec. d.C.) attesta l’antichita' del fassone, nella sua struttura originaria: composto da giunchi intrecciati nella prua e distesi nella poppa, molto simile alla balsa peruviana, costruita con la totora (Schoenoplectus californicus), il giunco che cresce abbondante lungo le sponde e nelle lagune meno profonde del Titicaca. Essiccata al sole la totora viene poi lavorata a mano creando strutture cilindriche o cubiche per la costruzione di imbarcazioni, case, nonché delle isole galleggianti su cui un tempo si rifugiavano gli Uros.

Questo è molto curioso, perché qui in Sardegna, abbiamo Uras, sempre in provincia di Oristano che dista  circa 17 km dal mare

Ma ci potrebbero essere ulteriori correlazioni, ne avevo parlato in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/04/etruschiinca.html?m=0) 

Nel tempio ipogeo di San Salvatore di Sinis si trovano numerose raffigurazioni del IV secolo d.C., tra cui divinità classiche (Venere, Marte, Ercole), figure mitologiche (Pegaso), simboli (pavone, pesce), e scene di vita quotidiana e culti pagani come le corse degli aurighi e le imbarcazioni. Queste pitture, tracciate con carbone e colore, si trovano sulle pareti del sacello e riflettono un culto salutifero legato alle acque, come suggerito dal monogramma "RVF" che significa "guarire, salvare, dare salute". 

Le imbarcazioni sono un tema ricorrente e sono interpretate come ex-voto da parte di marinai, ma vi è anche un esempio di un veliero del XVI-XVII secolo. 

A Cabras, ogni anno, per San Salvatore, si svolge anche la corsa degli scalzi, a inizio settembre ( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2024/09/corsa-degli-scalzi-san-salvatore-cabras.html?m=0) 

E comunque credo che i nostri Fassones sardi siano stati di ispirazione per le imbarcazioni in giunco egizie, e successivamente anche per le tipiche imbarcazioni arcuate come le barche solari, rappresentate già nelle nostre Domu De Janas, come in quelle di Montessu ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/imbarcazioni-egizie-montessu.html?m=0) 9 nella Domu de Jana di Ossi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=0) 

A fine agosto, il 25, nell'antica Roma, si celebravano gli Opiconsivia, per la dea dell'abbondanza agricola Opis, il cui simbolo era una cornucopia. In effetti la conformazione del fassones, è come una cornucopia in sezione. 

Era usanza, per le celebrazioni della Dea Opi e anche per la dea Cerere, gettare dei fasci di grano nel Tevere, per ingraziarsi la divinità fluviale. 

Fiume Tevere, in cui sorgeva l'isola Tiberina, nata, si narrava, proprio da fasci di grano assemblati, un'isola Sacra a forma di imbarcazione, con molti templi poi trasformati in chiese. 

Della forma di nave, resta ancora visibile la prua, con blocchi di travertino che rivestono l'interno in peperino, e decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro per gli ormeggi.

Toro e serpente. 

Il simbolo della nostra Antica Civiltà Sarda, "condensati" nel simbolo dell'Ofiotauro. 

Guardacaso, un toro e un serpente, si trovano rappresentati in un pozzo  di  Marina di Torregrande, sempre ad Oristano

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/10/ofiotauro-simbolo-del-toro-e-del.html?m=0) 

Il tempio di Esculapio fu sostituito dalla chiesa di San Bartolomeo, che si celebra il 24 agosto, antica celebrazione del Mundus Patet romano, che, come ho approfondito, affonda le radici nella nostra Antica tradizione sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/mundus-patet-romani-24-agosto.html?m=0). 

Come vedete, i giri riportano sempre qui, alle nostre antiche tradizioni sarde, di cui questa bellissima regata dei Fassones, è una delle più belle. 


Tiziana Fenu 

©©Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Is fassones











💙Key-keter

Key. 

Chiave in inglese

Keter, la prima e più alta Sephiroth nell'Albero della Vita.

Significa "corona", espressione della volontà divina, che, come una corona, un palmo di mano aperto, è pronto a ricevere. 

È legata all'undicesimo Sacro Archetipo Ebraico Kaf, con funzione "pen'etrazione" e all'Arcano Maggiore XI della Forza. 

Key

Keter

Stessa radice "Ke-", in comune.

Perché quando ti lasci permeare dall'emanazione divina, quando la accogli, riesci a comprendere, a "prendere con te", a implementare in te, l'essenza di tutte le cose, esattamente come nell'Arcano della Forza, in cui la giovane ragazza, e il leone, si comprendono e si complemento, pur essendo diversi e quasi opposti, cogliendo a vicenda le loro Essrnze.

Essendo chiave che si apre in fiducia e in verità, l'uno per l'altra.

Quando si accoglie, si comprende, si prende con sé, ciò che è già in noi, in potenza, come emanaziome divina, che ci lega alla stessa frequenza.

Chiavi che aprono migliaia di possibilità e dimensioni.


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com 

Dettaglio del dipinto di Luis Veldrof "ritratto di Vicente López y Portaña" , 1823

Key-Keter





           

💚Pietra della Strega-Serpente / Gotland - Svezia

 La pietra della "Strega-Serpente" di Gotland è una stele runica risalente al periodo Vendel (VI secolo d.C.) rinvenuta a Smiss, Gotland, che raffigura una figura femminile in connessione con dei serpenti, considerata una strega o maga, e che viene interpretata anche come una raffigurazione di Odino o del dio celtico Cernunnos. 

Attualmente è esposta al Museo di Gotland a Visby, in Svezia.

Fa parte del gruppo delle pietre di Sigfrido, che illustrano scene ispirate al poema epico La canzone dei Nibelunghi, di cui Sigfrido è il re,  un eroe epico della mitologia norrena e germanica, discendente di Odino. 

Allevato dal fabbro nano Regin (o Mimir), dietro istigazione di questo uccide il dragone Fafnir, custode di grandi tesori.

La donna rappresentata in questa stele, potrebbe essere la maga che aiuta o sfida Sigfrido, anche se si è ipotizzato che possa rappresentare Odino in veste femminile, oppure il dio celtico Cernunnos, una divinità legata alla natura, ai boschi e agli animali, inclusi i serpenti.

Serpenti, che sono da sempre l'animale simbolo del Sacro Femminino, con particolare riferimento alle due nadi della Kundalini, agli Opposti, di cui il Femminino è custode. 

Una potente Dea partoriente che crea, attraverso la sinergia delle due polarità, rappresentate dai due serpenti tenuti in mano, come la dea Inanna, o la dea dei serpenti minoica, per esempio, ma anche una Grande Madre in connessione sia con la dimensione terrena, che con quella spirituale.

È rappresentata sotto un grande triskell formato da tre serpenti. 

Tutti e tre ruotano in senso orario, da sinistra verso destra, così come il movimento ricurvo della loro coda. 

Se le spirali del triskell girano da destra verso sinistra, il simbolo rappresenta il turbinare delle energie dall'interno verso l'esterno e corrisponde alla manifestazione, la vita terrena. Se girano da sinistra verso destra, il triskell simboleggia il percorso nell'Altromondo e il contatto con i regni ultra terreni.

Quindi la rappresentazione di questo ancestrale triskell, rappresentato con dei serpenti, simbolo del Femminino, ma anche di una Sapienza misterica ancestrale, che risulta più grande anche della stessa figura femminile, che pur è una rappresentazione di potere, manifesta la profonda connessione di questo Femminino con la dimensione spirituale.

La spirale, la dinamica mistica della primordiale Dea Serpente, che nelle sue spire, nel suo labirinto-grembo, custodisce i misteri della vita e della morte, in una rigenerazione continua.

Una Dea Serpente integra, poiché governa le due polarità, maschile e femminile. 

Un Femminino con le gambe divaricate, che accoglie l'energia maschile, di cui si fa portatore anche il serpente( ma tutta la rappresentazione, compreso lo stesso simbolo del serpente, enfatizza il rosso del fertile sangue mestruale femminile), e che, in questa unione, crea, partorisce. 

Crea il 3, numero della creazione per eccellenza e della rinascita, secondo il ciclo, "nascita /morte /rinascita". 

Sole e Luna, fuoco e acqua, uniti, per creare. 

Una rappresentazione straordinaria, dinamica e creatrice. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Pietra della Strega-Serpente / Gotland



💚Ascia bipenne marcatore equinoziale e solstiziale

 Riflessioni serali..

Ascia bipenne "minoica", come marcatore solstiziale ed equinoziale?

Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

 Ascia bipenne marcatore








venerdì, agosto 29, 2025

💛Il pane Càbude e gli ancilia etruschi

 

Su Càbude è un tipico pane sardo, che si dice, provenga dal latino "caput", testa, inizio dell'anno per i romani, che corrispondeva all'inizio dell'anno dedicato al dio Giano, a gennaio.

Giano, di chiara derivazione da Janna / porta, in sardo, le porte solstiziali del Femminino, delle Domus de Janas, custodi della soglia degli Umani ( solstizio estivo), sotto il segno del Cancro, segno d' acqua, e della soglia degli Dei( solstizio invernale), sotto il segno del Capricorno, segno di Terra.
Acqua e Terra, i due attributi del Femminino, di Madre Terra, fulcro gestazionale anche per la dimensione dell'oltre, ed è per questo motivo che quasi tutte le nostre strutture, Domus, Nuraghi, Pozzi Sacri e Tombe dei Giganti, sono per lo più orientate all'alba del solstizio invernale.
È la gestazione alchemica per la dimensione spirituale.
Su Càbude è un pane sardo d'origine quindi, precristiana ed era prodotto quando l’inizio dell’anno era in settembre (in sardo cabidanni) come nell’antico calendario ebraico e greco, mese di inizio dell'anno agrario.
Un pane semplice, impastato di  semola fine con la pasta madre, acqua di fonte tiepida e sale. All’impasto lavorato si dava la forma di un uomo o soldato, di contadino o carro di buoi ( "giuada" in sardo)
E’ un pane rituale che  veniva preparato dalle famiglie dei pastori (pastores) che lo facevano  la notte di Capodanno e da quelle  contadine (massaios) che lo facevano all’Epifania (paschinunti).
Un pane ritualistico propiziatorio, beneaugurante, che veniva spezzato sul capo del figlio maschio più piccolo, per protezione.
Il fatto che rappresenti il carro dei buoi( quindi di buon auspicio per il raccolto), chiamato "giuada", lo associa, nella forma, anche a "su Juvale" , detto anche "su Juale", il giogo dei buoi, che astronomicamente corrisponde alla Costellazione dell'Orsa Maggiore, di cui ho già parlato altre volte.
Su Juvale era sacro, sotto ogni aspetto, aveva  poteri apotropaici. Si usava per facilitare il trapasso posizionandolo sotto la nuca del morente, usato dalla Sacra Accabbadora( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-de-s-accabadora-in-sardegna.html?m=0)
Una funzione simile all'ueres egizio, a mezzaluna, posto sotto la testa dei faraoni.
La testa era considerata la parte del corpo più vulnerabile, da proteggere, e le divinità che la proteggevano, decorate nell'ueres, erano le divinità Del Dio Bes e della Dea ippopotamo Tueret.
Questo è molto interessante, perché della Dea ippopotamo, che è legata alla simbologia del carro dell'Orsa Maggiore, ho parlato proprio in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/giovanni-juvaleorsa-maggiore.html?m=0), a proposito di un antico tavolo da gioco egizio, e decorato con 29 buche.
"[...] È un ippopotamo, esattamente.
Ho riconosciuto subito sul dorso delle due coppelle unite, il simbolo del Gran Carro, dell'Orsa Maggiore, "su juvale" di cui ho approfondito pochissimi giorni fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/orsa-maggiore-giogo-dei-buoi.html?m=0, ma di cui avevo già parlato nel gennaio del 2024-https://maldalchimia.blogspot.com/2024/01/mogoro-e-lorsa-maggiore.html?m=0)
29 buche, come il ciclo lunare.
La Dea Tueret, la dea ippopotamo, era simbolo di fertilità, ma anche delle forze infere, e rivela aspetti interessanti.
Inanzittutto la costellazione dell'Ippopotamo faceva parte delle stelle del cielo del Nord.
Questo ritorna con il discorso toro /bovino, e su Juvale, il giogo dei buoi, che rappresentano l'Orsa Maggiore, perché l'ippopotamo era chiamato il bue delle acque.
Bue delle acque, che nella mitologia egizia, provocava le esondazioni  del Nilo.
Le stelle del Nord, le costellazioni circumpolari, le Mesket, che stanno sempre sopra l'orizzonte e non tramontano mai.
La zampa anteriore  del Toro( le 7 stelle dell'Orsa Maggiore) che rappresentano Set, paredro di Tueret, la dea ippopotamo.
Taweret potrebbe essere associata all'occhio di Ra, con  Iside che, in versione di Tuaret, causa le esondazioni del Nilo, fertilizzando la terra, durante il periodo chiamato Akhet, che andava da metà luglio a metà novembre, che quindi iniziava in pieno solstizio estivo.
C'e da sottolineare che l'Akhet indica anche un  geroglifico che rappresenta il sole che sorge tra due montagne, spesso tradotto come "orizzonte"  associato al concetto di rinascita e ri-creazione.
Il sole che sorge tra due montagne, tra due torri.
Le due torri collegate da una retta".
In molti nostri nuraghi è presente questa configurazione, compreso il già citato, il complesso di Mogoro,  Sa Mandra e sa Giua( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/orsa-maggiore-giogo-dei-buoi.html?m=0) il Nuraghe Sa Jua di Aidomaggiore,  o il nuraghe Piscu di Suelli.
Iside, sotto le  sembianze di ippopotamo, sorveglia questo legame della zampa anteriore del Toro, legata con una catena d'oro a due pali.
Simbologia del giogo, "de su Juvale".
Il Toro domato, tenuto al giogo da Femminino".
Il giogo, tiene ferma la testa.
Sulla testa, viene sacralizzato il giogo, sia alla nascita ( perché su Juvale era usato anche per le partorienti) e per i morenti.
Si nasce di testa, e la testa viene sacralizzata quando si muore.
Anche la ritualistica del pane spezzato sulla testa del figlio maschio più piccolo, indica questa importanza.
D'altronde, astronomicamente, l'Orsa Maggiore, su Juvale astrale, indica la stella Polare, la "testa del cielo", l'axis Mundi  astrale.
E alla testa, è legata la simbologia di un particolare strumento ritualistico, un coltello cerimoniale e chirurgico Inca, chiamato Tumi, che somiglia moltissimo a questo tipico pane sardo Càbude, la cui impugnatura raffigurava spesso una figura divina, un sacerdote o un guaritore. Veniva usato per sacrifici di animali al dio Sole Inti, per augurare abbondanza nei raccolti, per la trapanazione del cranio, diffusissima anche in Sardegna, per amplificare anche la connessione con il Divino( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/in-questo-periodo-in-cui-la-malattia.html?m=0) e come simbolo di potere, fortuna e guarigione, ancora oggi, usato come portafortuna.
Ma ancora più incredibile, almeno per me, è che la forma corrisponde anche agli ancilia romani, ripresi dagli Etruschi ( cioè gli antichi Sardi) .
Scudi sacri, che nascono come l'originaria sovrapposizione di due scudi affiancati ( proprio come il nostro Sacro Guerriero di Teti, dai doppi scudi https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html?m=0)
Questo scudo, di forma ovale, è incavato dai due lati a forma di otto, bilobato.
Il secondo re di Roma, Numa Pompilio( dal 715 a.C. al 673 a.C), chiede a Giove, la cui furia si abbatte' su Roma, con saette e fulmini, la prova di legittimazione per continuare a governare, il primo marzo, il capodanno secondo il calendario arcaico( 12 mesi del nuovo calendario voluto da Numa Pompilio).
Giove, fece "scendere dal cielo" uno scudo di questa particolare fattura, chiamato lo scudo di Marte, proprio il primo marzo.
Numa, Re-Sacerdote (Ierofante) volendo evitare che il pegno divino cadesse in mani ostili, ne fece costruire altri undici identici, commissionandoli al fabbro Mamurio Veturio, sicuramente un etrusco, che al termine del suo lavoro, nemmeno Numa fu più in grado di riconoscere il talismano divino, dalle sue copie
Infatti il fabbro, aveva qualcosa di misterico, divino egli aveva le abilità di Efesto e Vulcano, perché era  un Kabiro.
Un Kabiro come i nostri Antichi Sardi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/moneta-dio-beskabirios.html?m=0).
Si istitui' quindi una processione solenne dei 12 ( su Santu Doxi sardo?) scudi attraverso la città, che si svolgeva il 9 e il 19 marzo.
Una tipologia di scudo adottato anche dai Greci, chiamato Dipyloni, in uso nell'VIII secolo a.C. dalla caratteristica forma ovale con tacche laterali. I Mamuralia romani del 14 marzo, erano festeggiati con le corse di cavalli, ed erano un rito di passaggio e di purificazione.
Mamurio, sembra un nome sardo, con la stessa radice di Mamuthones e Maimoni.
Ma ancora più sorprendente è la simbologia del rito, perché Mamurio, per aver duplicato gli ancilia, venne giudicato offensivo ed espulso dalla città di Roma, e questo rito di purificazione, consisteva in una processione con il simulacro di un vecchio, vestito di pelle, un capro espiatorio, che veniva percosso con delle bacchette bianche come un capro espiatorio fino ad essere espulso dalla città.
La simbologia rimanda assolutamente alla figura de Su Battileddu  di Lula del nostro Carrasegare sardo, di cui ho parlato in due mie scritti
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/02/su-battileddu-di-lula.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/02/su-battileddu.html?m=0, la cui esibizione ritualistica si celebra proprio il primo marzo.
Tra l'altro, sono famosi anche i cavalieri di Lula, a cavallo, durante le celebrazioni e pellegrinaggio, per San Francesco, notte del primo maggio e 4 ottobre, per 30 km a piedi e a cavallo.
I 12 Scudi erano in relazione con i dodici mesi dell’anno, le dodici divinità minori sottostanti al Dio Tinia/ Giove, e con i Misteri del Dio Giano.
Sempre il Giano, la cui origine è la solstiziale Janna/Jana.
Gli dèi  fulguratores che potevano lanciare il fulmine erano nove, guardacaso, un numero legato al Femminino.
Abbiamo una pietra particolare, al Museo di Cagliari, la "pietra del tuono"( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/pietra-del-tuono-pinacoteca-cagliari.html?m=0), che ha una forma di vulva.
Il numero 12 degli Ancili, è riferito alle 12 divinità o poteri etruschi collegati ai poteri della natura, chiamati Consentes, sei maschi e sei femmine, che sorgono e tramontano da Est ad Ovest.
Cosa formano due circonferenze che si incrociano quelle che formano il Sacro Ancile( nelle ultime due immagini, si manifesta con precisione geometrica), come negli ancilia, se non una Vesica Piscis, che indica la sinergia delle due polarità, sempre presente nella nostra tradizione sarda, tanto da essere visivamente rappresentata nel simbolo della nostra civiltà, come le nostre navicelle Shardana(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicella-e-vesica-piscis.html?m=0)?

Come l'Arca/Argha del viaggio iniziatico degli Argonauti(https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0)
Come gli stessi costumi tipici sardi la cui "fordetta", la gonna plissettata, è stata ideata in modo da essere portata sul capo, a formare una Vesica Piscis come la più recente Madonna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-perfezione-della-vesica-piscis-nel.html?m=0)?
Sulla semisfera superiore  di questo particolare pane, quella che non presenta l'insenatura, sono presenti 28 decorazioni a pibiones, il numero legato al ciclo lunare. Quindi può essere anche una rappresentazione con riferimento lunisolare. Rinascita, le due energie.
La sinergia delle due polarità è centrale nella nostra Antica Civiltà Sarda .
Mi ricorda anche la conformazione della parte superiore della stele centinata delle Tombe dei Giganti, che è la sinergia del maschile e del Femminile( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html?m=0)? 
Ogni ricerca, è sempre un viaggio straordinario , le cui origini rimandano sempre alla Matrice Sarda.

Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com

Il pane Càbude e gli Ancilia etruschi






















giovedì, agosto 28, 2025

💛Nuraghe Orgono

 

Nuraghe Orgono, Ghilarza, provincia di Oristano, Sardegna.
Ingresso ad est /sud-est
L'oculo sulla sommità è come un'apertura vaginale, che accoglie i raggi del sole per essere fecondata.
Perché anche il nuraghe non è solo fallico.

"Abbiamo un nuraghe che è contemporaneamente fuoco( nur) e acqua( Nun), e questo equilibrio lo si è cercato in tutte le manifestazioni architettoniche.

Il nuraghe è fallico, maschile, ma nel contempo, cavo come un utero.
Unisce cielo(maschile) e terra( femminile)
Ha il pieno(maschile) e il vuoto(femminile)
Ha la luce( maschile) e anche l'ombra( femminile)
Questa smania creativa, edificante, corrisponde ad una precisa concezione radiante dell'energia creativa, concettualizzata soprattutto dall'osservazione degli astri e dei pianeti, con le loro parabole circolari nel cielo, a partire dal Sole, che veniva considerato un pianeta.
La circolarità dell'ellittica dei pianeti e del sole, ha dato loro la dimensione del Tempo, e sul tempo hanno potuto iniziare a scandire la loro esistenza, i ritmi quotidiani, le semine.

Il divenire( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/i-nuraghi-riflesso-dellarmonia-musicale.html?m=0)

Una simbologia, questa del nuraghe Orgono, che rimanda alla dimensione orgonica ( orgono/orgonica) dell'energia orgonica.
Molti toponimi sardi iniziano per Or-, o hanno la "or" nei nomi
È il riferimento all'energia orgonica, di cui hanno sempre tenuto conto, i nostri Antichi Padri e Madri.
Da un mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/05/osservavo-la-conformazione-triangolo.html?m=0
"A Dorgali, da quello che mi è stato riferito ci sono risorgive di Acqua che vengono chiamate "arga" o "Argo", quindi senza fare riferimento alla parola acqua, "abba"
Questo mi ha portato ad indagare. sulla parola Argo
"Argo" è legato al concetto di divinità, alla virtù dell' animo che tende alla divinità, alla spiritualità
"Argo" è legato etimologicamente alla radice proto-europea "arj/arg", che evoca lo splendore, l' essere brillanti
E infatti una derivazione è "arguzia"
Ma io considero maggiormente interessante la versione  sanscrita dove il nome dell" eroe dell' Epica indiana era chiamato "Arjuna", il "puro"
Da qui, la derivazione di "ariana" come razza pura
Ma mi sembra fin troppo evidente che
Arjuna/ariana sia una derivazione di jana,
Ar-jana. Razza pura
Se ribaltiamo la "ar" di Ar-iana, è una Ra-
Ra-jana
Jana del Sole( Ra era il sole , il Dio Ra presso gli egiziani), e del Dio Toro
Quindi Ar-jana ( da cui poi è derivato "argo" , che è rimasto ad indicare la divinità') indica la razza pura del Sole
Niente di strano che la prima Divinità ancestrale, femminile, fosse la Dea del Sole. Come nelle civiltà percolombiane
Quindi il Dio Toro-Sole incarnava la fecondità maschile
Quindi Argana /arjana/ ar- jana / Ra- jana, sacralizzata al Sole(Ra/Toro, il Dio Api)
Arga, vagina in sanscrito
Arca
S'Archedda, simbolo della primordiale Arca dell'Alleanza, custode, fino ai giorni nostri, nella tradizione sarda, del prezioso corredo delle Spose sarde ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/s-arca-sacra.html?m=0)
Arco
B-arca
Barca intesa come Vesica Piscis, come le nostre navicelle nuragiche ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicella-e-vesica-piscis.html?m=0)
Il viaggio uterino degli Argonauti, alla ricerca di sé stessi, in un viaggio iniziatico( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0) guidati dalla bussola del Femminino ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/la-bussola-caduceo-di-argo.html?m=0)
La barca capovolta che trasporta nell'altra dimensione
L'afflato divino che prende Forma nel Femminino( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0)

Anche l'ingresso di questo nuraghe è un Ingresso al Femminino, come la maggior parte delle nostre strutture( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0)

"Orientamenti a sud - sud/est( alba solstizio invernale), il cui lato  opposto è a Nord-ovest( tramonto del solstizio estivo) di alcuni dei pozzi sacri che ho approfondito nelle mie ricerche.

Il sud est  è legato all'elemento fuoco( sud) e, all'elemento aria (est).

Anche l'ingresso dei nuraghi, è orientato secondo la direzione del vento.
È generalmente a sud est, perché in questa direzione soffia il caldo vento di scirocco e anche perché si poteva scorgere il sorgere del sole anche nei mesi invernali, essendo il sud est, corrispondente all'alba del solstizio invernale.
Il Vento, che qui in Sardegna è rappresentato dalla Maschera  de Su Bundu, del nostro Carrasegare sardo, la cui simbologia rimanda ad una dimensione energetica prettamente femminile ( approfondimenti nel mio scritto).

Il significativo orientamento verso la levata solare solstiziale invernale dei pozzi celtici, come il nostro pozzo di Santa Cristina in particolare, come ho approfondito nel mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/pozzo-santa-cristinamaddalena.html?m=0) rappresenta quindi questa dimensione metaforica, Femminea della Gestazione, del Sacro Femminino, della Maddalena, festeggiata proprio nell'ultimo giorno del segno del Cancro, segno d'acqua, governato dalla Luna, che indica proprio la dimensione della gestazione, la dimensione amniotica, prima che il Leone, simbolo solare per eccellenza, subentri, e si manifesti"
E anche questo meraviglioso nuraghe, indica il periodo gestazionale, che inizia con l'alba al solstizio d'inverno.
Una meravigliosa metafora del potere creativo, veicolato da queste nostre straordinarie strutture, in totale armonia con i cicli della Ruota del Tempo

Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com
Fabrizio Bibi Pinna Artist

Nuraghe Orgono





💛Ofiotauro

 


Dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, un altro bronzetto Ofiotauro molto particolare

Bronzetto di demone con 4 occhi e 4 braccia, Abini, Teti (10°-7° secolo a.C.)

ph. Luigi Corda, 2021

Questo è molto particolare perché è un ibrido tra un Ofiotauro la cui simbologia è riconoscibile con l'elmetto a testa di serpente e la tipologia del bronzetto di Teti con due scudi, di cui ho già approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html?m=0) 

Un bronzetto Sacro, dalle proporzioni auree

Sull'Ofiotauro e i bronzetti che lo rappresentano, approfonditamente nei miei scritti 

https://maldalchimia.blogspot.com/2023/04/bronzetto-di-nule-ofiotauro.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2023/10/ofiotauro-simbolo-del-toro-e-del.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/bronzetto-ofiotauro.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/palo-asherahofiotauro-vacca-rossa.html?m=0


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Ofiotauro











💚Gerione trimorfo

 Il Gerione trimorfo è una statuetta in terracotta conservata al British Museum, databile al VII secolo a.C., proveniente da Pyrga, sull'isola di Cipro.

Gerione trimorfo, stirpe sarda.

Gerione, re di Tartesso, figlio di Calliroe e Crisaore, uno dei due figli di Medusa, figlia di Forco-Poseidone, antica regina della Sardegna, Amazzone( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/basilisco-e-il-mito-di-medusa-in.html?m=0) 

Gerione, identificato anche con il mostro gigante  a tre teste, quindi è il nipote di Medusa e padre di Eritheia, la rossa che sposò Hermes, fratello di Eracle, da cui generò Norax (Norace).

Eracle, che nella sua decima fatica portò via il bestiame di Gerione, 10 buoi rossi, usando il suo arco e le frecce intrise del sangue velenoso dell'Idra di Lerna per abbattere il gigante, colpendo ognuno dei suoi tre corpi e garantendosi così la vittoria( la simbologia della decima giovenca rossa-la vacca rossa è legata al Femminino https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/palo-asherahofiotauro-vacca-rossa.html?m=0-c-ome simbolo di rinnovamento, senza giogo, merita un discorso a parte, che rimanda alla Costellazione dell'Orsa Maggiore e ai cicli precessionali, cicli precessionali ben conosciuti dai nostri costruttori sardi, tanto da rappresentare su Juvale, il giogo dei buoi, in alcune strutture, come quella di Mogoro, per esempio, e in altre( Approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2024/01/mogoro-e-lorsa-maggiore.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/orsa-maggiore-giogo-dei-buoi.html?m=0) consacrati ad Apollo, che pascolavano al tramonto proprio dall'isola Eritheia, l'attuale Erizia, per poi riconsegnarli, a Euristeo, re di Micene insieme al carro del Sole, di Hekios/Apollo. 

Il guardiano dei buoi di Gerione era Euritione, che Eracle non uccide, poiché arciere, che riconosce come complementare,  figlio di Marte assieme al cane Otro, fratello del più noto Cerbero messo a guardiano dell’Ade.

I buoi al tramonto, infatti simboleggiano il segno dei Gemelli, posizione del Sole al tramonto, il cui complementare è l'arciere Sagittario.

Dante pone Gerione a custode dell'VIII girone dell'Inferno, quello delle Malebolge, i fraudolenti

Era una figura negativa, che nutriva i suoi buoi di carne umana e che per questo fu ucciso dall'eroe Ercole; era incluso tra le divinità dell'Oltretomba e lo stesso Virgilio lo pone tra i custodi dell'Averno, indicandolo come forma "tricorporis umbrae "

Custode dell'oltretomba.

Nelle Domus de Janas, ci sono sempre le triple cornici, come il Gerione tricorporis

Coda  di scorpione, per colpire a tradimento, nodi e rotelle, a simboleggiare gli intrecci dell'inganno.

Ma lo scorpione è attributo femminile, non solo di un Sacro Femminino come Iside, ma anche degli antichi uomini Giudice in Mesopotamia 

Da un mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/la-dea-scorpione.html?m=0

"Si parla, nei miti Babilonesi, anche di uomini scorpione, gli Aqrabuamelu, dei "giudici", Custodi e protettori di Shamash, il dio solare della verità, della giustizia e della guarigione, guardiani delle porte del dio solare, che usciva durante il giorno,  nella terra di Kurnugi, la terra dell'oscurita, rappresentati già nel 55 aC, come un precursori del dio Mitra, che sacrifico' il Toro, per garantire la vita sulla terra, del quale avevo già parlato in un mio post, a novembre(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/mitra-che-uccide-il-toro.html?m=0) "

Simbologia dello scorpione di cui i nostri stessi Giganti di Mont'e Prama sono portatori, come Giudici Divini 

( Approfondimenti 

https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/simbolismo-zig-zag-guanto-gigante-di.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/04/scorpione-unione-tra-i-due-mondi.html?m=0) 

Notare come ci sia, nel  nome Gerione , la stessa radice Er- di Eridano, fiume che passava in Sardegna 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/05/ziusudra-eridano.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/il-fiume-eridano-in-sardegna.html?m=0) 

Eridano 

Eriu

S'eritaju

L'antico nome dell'Irlanda 

Lugh /Logudoro 

I Tuatha de Daanan 

Il Carrasegare di Orotelli 

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-lugh-d-oro-di-orotelli.html?m=0

"Ma anche luogo, Logu, del Mercuriale Lugh, che poteva trasformare ogni cosa in Oro. 

La magica Tartesso. La mitica terra dei Metalli, sempre più spesso identificata con la Sardegna.

Veniva sempre rappresentato accompagnato da un cinghiale, animale sacro ai celti.

[...] Infatti le due feste, lughnasad e Imbolc, si svolgono a 6 mesi di Distanza, una il primo agosto, e l'altra il primo febbraio

In  questo carnevale  di Orotelli, si alternavano svariate maschere, tra cui spiccava una maschera, detta "S'eritaju", il porcospino, formata da pelli di porcospino attaccate lungo una collana di stoffa, su un saio bianco e il viso coperto di rosso. 

Si accostavano alle ragazze, per pungerle sul seno, e assicurare loro, la fertilità

Guardacaso, ma mai per caso, la parola" Eritaju", porcospino, ha la stessa radice di Eriu, la mitica isola di smeraldo

Er-itaju

Er-iu

Isola che ebbe svariati nomi, e il terzo nome   fu Inis Elga, «Isola Nobile». Così Ériu venne chiamata al tempo del  dominio delle Tuatha de Danaan

Si, perché le Tuatha, erano le Regine che le governavano

Una società Matriarcale, che rimane con quell'impronta, fino a che restò in vigore lo statuto di Eleonora D'Arborea". 

Gerione è trimorfo perché ha un'energia femminile, come il Sacro Femminino triforme. 

S'Eritaju di Orotelli, il viso rosso. 

I buoi rossi di Gerione. 

Il viso rosso della nostra maschera sarda del Vento, Su Bundu ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/bundu-bindubindi.html?m=0) 

I quadratini rossi della scacchiera della Domu de Jana di Pubusattile ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/la-scacchiera-de-sa-pala-larga-bonorva.html?m=0) indicano l'energia femminile, in sinergia con quella mascolina. 

Insieme sono la completezza, l'occhio di Horus( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0)

Gerione trimorfo, manifesta, in questa eloquente rappresentazione, un'energia femminile, come da società matriarcale, quindi di Tartesso, Irlanda e Sardegna, sono designate. 

Il trimorfismo, la simbologia onnipresente delle tre cornici, delle tre coppelle, sempre presenti nelle nostre Domus de Janas, il ciclo della vita / morte/rinascita, si legano al Sacro Femminino di ogni civiltà. 

La simbologia esoterica del 10 buoi rossi, "s'erchidu" ( una tipica espressione sarda di aizzamento verso il bestiame, e anche questo, inizia con Er, legato alla simbologia del Femminino, dell'acqua /Eridano) di Gerione nel tentativo di spaventare Ercole ( altra Er/ legata ad Era, madre di Ercole, alla ruota del tempo dei cicli precessionali) 

Gerione è il custode dei cicli del Tempo del Femminino, che ne custodisce la completezza (9+1), consacrati ad Apollo/Sole

Ercole li deve riportare al custode Mascolino, ad Euristeo re di Micene. 

Può farlo solo Ercole, che ha con sé l'arco, la simbologia dell'arco del Tempo, dei dodici segni/fatiche. Infatti in questa decima fatica, si muove tra il Gemelli e il Sagittario, sorretto da Mercurio che governa i Gemelli. 

Mercurio, dall'energia femminile. 

Ci sono aspetti interessantissimi, che magari approfondiro' in un altro momento. 

Un reperto, comunque sia, straordinario 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Gerione trimorfo




mercoledì, agosto 27, 2025

💛Great Zimbawe /Regina di Saba

 Un insediamento urbano, il sito archeologico del Great Zimbawe, molto particolare, a circa 240 chilometri dalla capitale dello Zimbabwe( parola che significa "case di pietra") Harare, vicino al lago Mutirikwe e alla città di Masvingo. L’altitudine è di 1.140 metri sul livello del mare e l’ubicazione corrisponde ad una posizione strategica per la difesa e il commercio.

Le mura dell’insediamento, a dir poco possenti e in alcuni punti alte 11 metri, erano state edificate utilizzando tonnellate e tonnellate di pietra granitica a secco, assemblate insieme con dovizia.

Si ipotizza che la città non può essere stata edificata dagli africani, poiché lo stile architettonico è troppo elaborato. 

Uno stile architettonico estremamente simile a quello delle nostre antiche architetture sarde, che presenta una torre alta più di 22 metri. 

Il nostro nuraghe più alto è il nuraghe Arrubiu di Orroli, 16 metri. 

Gli indigeni del Paese chiamano questi edifici "Symbaoe", che nella loro lingua significa corte, e i loro antenati narrano che un tempo questi edifici appartenevano al palazzo della regina di Saba, e alla residenza di re Salomone. 

Della regina di Saba ho già parlato, in un due miei scritti, perché ha molto a che fare con la nostra Antica Civiltà Sarda 

(  https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/01/la-regina-di-saba-y.html?m=0)

"La regina di Saba. 

In nessuna parte del mondo il cognome Saba, è diffuso come in Sardegna. 

"Sa sapa" . 

"In nessuna parte del mondo, i dolci con la sapa, il mosto d'uva( come il nostro inconfondibile "pan'e saba), sono così diffusi in modo capillare, in ogni parte dell'isola, simbolismo del fertile limo in cui nasce la vita. 

Quindi  in virtù di tutti questi collegamenti con l'uva,  la regina dei Vigneti, la Regina di Saba, la saba/sapa  dei nostri dolci più tradizionali, il richiamo della granulazione che simboleggia l'immortalità, la trasformazione, la fecondità dell' uva e del vino, e la straordinaria somiglianza tra le parole sarde  "bingia" (vigna) e " pringia" ( che indica una donna incinta, in dolce attesa), considerando la Sardegna come patria internazionale del vino, prodotto ed esportato, , e considerando la discendenza dalla  Regina di Saba,  mi è molto difficile pensare che abbiamo aspettato  gli etruschi per rappresentare la lavorazione a "pibiones"

[...] E se proprio vogliamo andare nel dettaglio preciso, i tre piedi a ventaglio, del tripode( mi riferisco al tripode sacro di Santadi), sembrano la struttura ossea  dei piedi  palmati dell' oca. 

Oca, legata al Sole, alla fertilità, alla Regina dei Vigneti, la Regina di Saba. 

Un'antica eucarestia ( [dal lat. tardo eucharistĭa, gr. eccles. εὐχαριστία, propr. «riconoscenza, rendimento di grazie», der. di χάρις «grazia»]) nell' accezione più primordiale del termine. 

Un brindisi di ringraziamento alla vita, e per la vita, attraverso la vite, e il suo vino che vince ( ingl. "to win" sulla morte), rosso come il san*gue me*struale, simbolo di vita e di fecondità.  

Questo bellissimo tripode è stato ritrovato a Santadi, la zona della Sardegna dove vigneti sono maggiormente diffusi. 

E questo rientra perfettamente in quel discorso di Tripodi usati per sminuzzare le spezie che  servivano per aromatizzare il vino speziato, che sicuramente veniva usato in un contesto sacrale/ cerimoniale, o perlomeno in occasioni particolari, visto la ricchezza decorativa di questo tripode e la sua particolare simbologia legata all'uva, alla fertilità e all'immortalità. 

Ed è stato quindi naturale, che la naturale trasposizione in arte manifatturiera, in ambito orafo e tessile, della vite nella sua simbologia, diventasse  la lavorazione " a pibiones", ad acini d' uva, sarda, così ricchi di significato  per la nostra terra. 

Ancora più simbolici, se li colleghiamo ad un altro aspetto, assolutamente non trascurabile

Il mosto concentrato dell'uva, qui viene chiamato sapa o saba. 

Il cognome Saba è molto diffuso qui in Sardegna, e la saba è molto usata nella preparazione dei dolci, soprattutto per il famoso "pan'e saba", il pane fatto con sapa, uvetta e noci, che è tradizione preparare per la festività di "tutti i Santi" e di "tutti i morti", insieme alle "pabassine" . 

Un pane Alchemico che simboleggia la rigenerazione verso la vita, e un' onorare la vita dopo la morte. 

Ma "sapa/saba", è legato anche alla storia della  bellissima Regina di  Saba, di cui si narra nel primo libro dei Re, nella Bibbia e a cui si fa  riferimento anche nel Cantico dei Cantici"

Immortalità. 

Via di rinascita dopo la morte 

La Y, dalla forte valenza taurina/uterina, presente come simbologia, ovunque, nella nostra Antica Civiltà Sarda, come protomi dalla sinergia mascolina e Femminina, e come strutture delle Tombe dei Giganti, simbolo, così come le Domus, di Rinascita dopo la morte, che riproduce la via alchemica celeste che passa per la Via Lattea, attraverso i 3 Soli, le tre porte/cornici alchemiche, fino alla costellazione del Toro, e che unisce il Mascolino e il Femminino, Sirio e la costellazione del Toro, per l'immortalità( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0), così come i piedi palmati della Regina di Saba, simboleggiano immortalità 

"Su pei de cocca" 

Il piede d'oca

Cocca

"Su coccu", il nostro sardo amuleto, il più rappresentativo di tutta la nostra tradizione orafa, protettivo, di lunga vita

( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/su-coccu-sardo_12.html?m=0)

La Y, simbolo de "su colostru" sardo, che contrassegna lo Yule, al cui approfondimento vi lascio il link di riferimento ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/12/lagrifoglio-su-colostru-sardo.html?m=0) 

Yule, uno degli 8  sabbat 

8, simbologia del Femminino, della stella a 8 punte, radicata anche nella nostra tradizione orafa che la vede presente, come simbolo ancestrale e pagano, anche nei nostri Antichi rosari 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-simbologia-della-stella-otto-punte.html?m=0) 

E, a proposito

Sabbat, deriva chiaramente da Saba, il Sacro Femminino simbolo della stirpe degli Iniziati 

La stirpe regale dei Falasha, gli Etiopi neri, eb*rei.

I quattro mori della bandiera sarda

Le antiche capanne dei pescatori di Cabras, in falasco.

I pescatori.

Gli apostoli.

Gli Iniziati. 

Gli antichi Nommo e Oannes, gli uomini che venivano dal mare per civilizzare l'umanità, che comunque, è un Sacro Femminino( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/il-sacro-femmininooannesapkallu.html?m=0)

"Sa Mastrucca" sarda degli Oannes( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/sa-mastrucca-degli-oannes.html?m=0). 

Dicono che in questa zona archeologica del Great Zimbawe, siano state ritrovate grandi quantità di oro, trasportato per nave lungo il fiume Cuamas fino all’oceano Indiano, Altri raccontano che le rovine appartengono a una residenza di re Salomone.

Ma in molti hanno ipotizzato che le ricchezze di Re Salomone, accumulate a Gerusalemme provenisseo dalla Sardegna 

Il capitolo 10 del 1° Libro dei Re descrive la grandezza e la ricchezza di Salomone, il suo legame con il regno di Tiritsi e la costruzione del tempio, e la sua gloriosa corte reale, sottolineando la grande quantità d'oro a Gerusalemme. In particolare, si menzionano le sue navi di Tarsis, che insieme a quelle di Hiram, erano di grande valore e importanza per il commercio. 

Una flotta, quella di Tarsis, che portava carichi  provenienti dalla Sardegna, in epoca antica era nota per le proprie miniere di argento, che fecero ricca Roma, oltre che per il piombo e il rame. 

Le vene minearie del Gennargentu?

Una iscrizione di Esarhaddon, Re di Assiria, parla di un  Tharshis, terra che gli rese omaggio, e che sicuramente era un'isola, poiché anche nella Bibbia, è citata più volte, come isola in mezzo al mare, e collegata in modo continuativo ad Israele. 

Quindi il re Salomone, commerciava per lo più con questa terra biblica di Ofhir, del Great Zimbawe, ricca di oro e avorio, la terra della regina di Saba, 

Anche l'iscrizione della stele di Nora, trovata nel 1773, parla di una guerra fra i "Fenici" e i sardi abitanti di Tharshis, conclusa con una pace fra le due popolazioni.

Nella stele è scritta anche la parola  ŠRDN, "quelli di Sardegna", oltre che PTRŠŠ "," quelli di Tartesso", o più precisamente, quelli del fiume Tirsu. 

Il Tirso scorre in Sardegna, e ha una grande valenza simbolica, perché, non solo ha stesso nome del tirso, bastone di comando che regge la simbologia della ghiandola pineale, ma anche perché con la 131, la nostra strada principale, che ha una sua simbologia, forma una Y( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/la-131-e-il-fiume-tirso.html?m=0) 

E ritorniamo alla Y simbolo della regina di Saba e alla via divina di rinascita e di immortalità, la Y della Via Lattea lungo i tre Soli. 

Questa antica struttura del Great Zimbawe è molto simile alle nostre strutture regali, come il Santu Antine, o il nuraghe Losa, evidentemente, non solo nuraghi, ma veri e propri templi, dimore regali. 

Dei trilobati perfetti. Con proporzioni auree. 

I custodi del trilobato, del primordiale fiore della vita che Gilgamesh custodi' attraverso le acque del diluvio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html?m=0

Il trilobato è una Y. 

Memoria da custodire sulla terra, e nella dimensione astrale, nella via del ritorno, ad Y, lungo la Via Lattea. 

Trovo straordinaria questa corresponsione tra il Great Zimbawe e le nostre strutture architettoniche, perché questo dimostra il filo conduttore tra le due civiltà, unite probabilmente, da una Matrice in comune, forse la stessa Regina di Saba. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Great Zimbawe /Regina di Saba








 










.

💚Simbologia degli Ompha

 Prima immagine, il più antico "omphalos", esposto al Museo di Sofia, in Bulgaria, della  cultura  Vinca( 3000 e il 5000 a.C.).

Seconda immagine, omphalos di Delfi, VII Sec aC
Terza immagine, omphalos nell'altare di Monte d'Accodi edificato tra il 4000 e il 3600 aC.
Omphalos, dal greco antico, la parola ὀμφᾰλός, significa "ombelico".
Tra gli antichi greci, era diffusa la credenza che Delfi fosse il centro del mondo, il cui oracolo fu localizzato da due aquile in volo lanciate da Zeus, partite dalle estremità del mondo.
Un culto antichissimo, presente anche nei Misteri Eleusini, ancestralmente  legato alla dea Gea ( che rappresenta la Madre Terra) e alla venerazione del serpente Pitone, rappresentazione della Pitonessa oracolare, del tempio di Apollo, da cui la sacerdotessa Pizia diffondeva i suoi vaticini.
Pithia, nome molto simile a Bithia, figure femminili sciamamiche, Oracolari.
Il Serpente ancestrale, simbolo della Sophia Superna
Da un mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/04/le-bithie-dalle-doppie-pupille.html?m=0
"Serpente, inteso come Nehustan, il serpente bronzeo della Kundalini, della conoscenza.
E in virtù di questa simbologia del Serpente inteso come Sophia, Conoscenza, Kundalini, Shekinah, notiamo come Bithia, sia foneticamente molto simile alla Pithia greca, la sacerdotessa di Delfi, che oracolava nel tempio di Apollo.
Una sciamana, che vedeva oltre.
Come ho scritto già ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/oracolo-di-delfi.html?m=0)
"Dopotutto, quello di Delfi non era un oracolo qualunque ma il più importante del mondo, dato che, secondo il mito, si trovava proprio al centro del pianeta.
[...] Talmente importante era l’oracolo di Delfi che, come testimonia anche Platone, ogni aspetto della civiltà greca, la legislazione, le campagne militari, la costruzione dei santuari, la sepoltura dei morti poteva avere luogo solo dopo un consulto con la Pizia.
Questo nome deriva da un altro mito, secondo cui il dio Apollo lottò con il serpente oracolare Pitone, posto a guardia del santuario di Delfi, allora dedicato a una divinità femminile, lo uccise e con la sua carcassa eresse un nuovo oracolo intitolato a sé stesso. Da allora, le sacerdotesse acquisivano il potere di predire il futuro che, fino a quel momento, era riservato al serpente.
I vaticini avvenivano secondo una modalità molto particolare. Nel santuario esisteva una stanza sotterranea, l’adyton, talmente segreta che non ne esiste nessuna chiara descrizione antica.
Al suo interno accedeva la Pizia che prendeva posto su un tripode, un recipiente a tre piedi, e attendeva di cadere in trance. Ancora secondo Plutarco, lui stesso sacerdote nel tempio di Apollo, la donna riceveva le sue visioni grazie a “dolci vapori” che fuoriuscivano dalle rocce. In tempi recenti si è cercato di capire se potessero esistere in zona antiche dispersioni gassose tali da provocare allucinazioni e alterazioni dello stato mentale".
Un tripode sciamanico è stato ritrovato nel 1968, nella grotta di Santadi.
Ne ho parlato in un mio post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0) "
L'Omphalos è il fulcro dell'incrocio delle due polarità, il punto di equilibrio.
Omphalos, la creazione manifestata.
L'unione con il Divino
In questa prima rappresentazione dell'omphalos della cultura Vinca, è evidenziata la tessitura creatrice della dimensione terrena, le losanghe, la scacchiera.
Un omphalos come quello presente nel nostro Monte d'Accoddi, un Omphalos, un ombelico, centro del mondo, di 5 m di circonferenza
Cinque, come il numero che indica i 5 elementi, acqua, aria, terra, fuoco ed etere, quindi chiaro Simbolismo della congiunzione tra umano e divino.
Cinque come numero collegato alla simbologia del Toro, come fulcro creativo dato dalla sinergia taurina /uterina.
Il 5, la Tanit pentacolare con le sue proporzioni auree.
Il percorso pentacolare di Venere, nel suo ciclo di 8 anni intorno al sole.
Il numero 5 era sacro anche presso gli Egizi, in quanto rappresentava i 5 nomi del Faraone incisi su ogni monumento e stele, e i 4 vertici di base della Grande Piramide sintetizzati nel quinto vertice sulla sommità, Ra, la luce divina.
L'Omphalos era un oggetto del simbolismo religioso ellenico che si credeva consentisse la comunicazione diretta con gli dei, come quello a Delfi, il cui nome significa " grembo".
Le pietre di Omphalos sono state trovate anche in siti come Tebe e Karnak in Egitto e negli edifici della cultura Vinca nell’Europa sud-orientale.
Un Omphalos che indicava, nelle varie civiltà, un centro cultuale importante, un ombelico di rinascita simbolico
Un "biddio", tradotto in sardo
Un " biddio" che riuniva una "bidda" , la comunità, il paese
E la comunità, si riunisce quando ci sono dei rituali che celebrano  la vita su un Altare Sacro, come quello di Monte d' Accodi, e  quindi, dei rituali sacri di Unione Ierogamica Divina, Sacra, tra Sole e Luna, tra cielo e terra, tra maschile e femminile.
All'interno pare ci fosse un letto sacro dove si compiva il rituale della rigenerazione"
( approfondimenti nel mio scritto, sulla dimensione cultuale in Sardegna
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/la-dimensione-cultuale-in-sardegna.html?m=0)
In questo omphalos, le losanghe della creazione, le due polarità, sono rappresentate dalla decorazione a rete.
Le due aquile, le due nadi energetiche della kundalini, Ida e Pingala, femminile e maschile.
Come la composizione geometrica della Scacchiera, come la nostra, archetipale e ancestrale, nella Domu de Jana di Pubusattile ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/la-scacchiera-de-sa-pala-larga-bonorva.html?m=0), che custodisce significati ancora più profondi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0) come ben di sa, in certi ambienti elitari.
Le sfere litiche, simbolo di connessione con il Divino, antropologicamente appartengono alla sfera del Sacro, della ritualizzazione, alla dimensione oracolare ( la celebre "sfera del mago", in tempi più recenti)
Poiché la sfera è perfezione, perfezione astrale
Il cubo è la terra
La sfera è il cielo
Nuraghi come riflesso delle sfere celesti (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/i-nuraghi-riflesso-dellarmonia-musicale.html?m=0)
La pietra come altare.
Negli «altari» di legno la sola cosa che merita il nome di altare è la pietra incastonata al centro di questa tavola che è, parlando appropriatamente, un «altare mobile».
Il giaciglio/cuscino di pietra di Giacobbe, simbolo della connessione con il Divino.

Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com

Simbologia degli Omphalos






martedì, agosto 26, 2025

💛Bolsena / Luigi Catena

 DA GIANO A SAN GIOVANNI BATTISTA UN PERCORSO SACRO ATTORNO AL LAGO DI BOLSENA PER RICORDARE E TROVARE IL SANTUARIO DI VERTUMNO (sotto la chiesa di San Giovanni in Val di Lago-San Lorenzo Nuovo);

Foto 1 statua di Vertumno Viticoltore rinvenuta a Ostia del II secolo d.C.; ; Foto 2 Stampa del XVI secolo Giano Viticoltore ;Foto 3 Mosaico del I secolo d.C.museo di Madrid, Vertumno con la cornucopia piena di frutti; Foto 4 Chiesa di San Giovanni in Val di Lago San Lorenzo Nuovo;

Lo storico  e scrittore sabino  PublioTerrenzio Varrone(I secolo a.C.) affermava che "VERTUMNO" non era altro che il dio principe degli Etruschi. Questa deità veniva raffigurata in vario modo, come alcuni ricercatori e storici scrivono multiforme o proteiforme, in quanto rappresentava nel mondo etrusco i frutti della terra, la coltivazione della vite, insieme al suo paredro VOLTUMNA (la Norzia di Bolsena) completavano il  quadro delle divinità più importanti di quel mondo. Tanti archeologi-etruscologi confondono questa divinità etrusca con Giove, chiamato dagli etruschi Tinia. Un ultima considerazione, da quando alcuni archeologi-etruscologi e studiosi hanno individuato il luogo più sacro a Orvieto (località Campo della Fiera), hanno coniato una nuova figura "TLUSKHVA" divinità,così riportano i loro scritti, che gli etruschi quel luogo a loro più sacro non chiamavano "FANUM VOLTUMNAE" ma bensì  "LUOGO CELESTE"!!! Invece i romani una volta presa la città di Velzna e occupato il loro luogo più sacro fecero un gran bottino,  portarono via ben 2000 statue di bronzo e tra queste  la statua della divinità "VERTUMNO", ne GIOVE e ne TLUSKHVA. 


Le chiese di San Giovanni intorno al Lago di Bolsena, fanno da cornice all’antico luogo sacro Etrusco e al tempio di VERTUMNO.

Il solstizio estivo periodo dal 21 al 24 di giugno, era una importante festa etrusca, si svolgeva sulla riva del lago nel tempio dedicato a Vertumno, dio etrusco legato al Sole,alle acque celesti, ai frutti della terra e alla coltivazione della vite. Aveva come paredro Voltumna dea Etrusca legata al culto della luna,delle acque terrestri, alla fertilità della terra e del grano. Con il solstizio estivo iniziava la mietitura e si stilava presso il suo tempio a Bolsena il calendario LUNISOLARE dedicato alle attvità agrarie, rito del “clavus annalis”.

 


Il territorio dell’Alto Viterbese, da una ricerca storica, presenta una curiosità  che direi particolare: in un raggio intorno al lago di Bolsena, che non supera i 15 chilometri, ci sono diverse pievi o chiese dedicate a San Giovanni Battista o Evangelista. La domanda sorge spontanea: “Si tratta di un caso particolare oppure è una circostanza molto diffusa nel territorio dell’Italia?” Una cosa è certa, i due Giovanni sono santi che hanno diversi centri urbani in cui il loro  nome è presente, soprattutto Giovanni Battista; e nello stesso momento hanno anche una chiesa intitolata al santo in questione. Però questo toponimo, come detto, è molto diffuso in Italia, ma nel territorio in questione assume una alta concentrazione. Un primo rilievo: emerge che tutti i comuni che si affacciano sulle rive del lago di Bolsena hanno una chiesa dedicata a San Giovanni Battista ed altri che hanno avuto anche due chiese, di cui la seconda dedicata a San Giovanni Evangelista. Con ordine in primo luogo si inseriscono i comuni interessati che sono: 1- Bolsena; 2-San Lorenzo Nuovo; 3- Grotte di Castro; 4-Gradoli; 5- Valentano;6- Marta; 7- Capodimonte; 8- Montefiascone. Primo cerchio di comuni intorno al Lago di Bolsena; Secondo cerchio: 9- Acquapendente;10-Proceno;11-Onano; 12- Canino; 13- Arlena di Castro; 14- Tuscania; 15-Lubriano;

 Comuni con le chiese dedicate a San Giovanni:

1- Acquapendente chiesa di San Giovanni Battista. Ora non c’è più, ma è rimasto il nome del borgo di San Giovanni.

 2- Proceno la chiesa di San Giovanni Battista non c’è più.

3- Onano: fu la prima chiesa edificata in località “Monticello”,  poi detto “Monticello di San Giovanni”. Fu la chiesa madre di Onano, chiamata comunemente Pieve in quanto edificata in mezzo al popolo, in latino “Plebs” quindi Plebana o Pievana.

 4-Grotte di Castro così come a Onano, la prima chiesa o pievana fu quella intitolata a San Giovanni Battista, esattamente dove oggi sorge la Cattedrale della Madonna del Suffragio. Fuori del centro abitato di Grotte di Castro in direzione di San Lorenzo Nuovo, vicino alla S.S. Maremmana sorgeva un’altra chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista. Oggi nella stessa località è edificata una nuova chiesa dedicata allo stesso Santo. Per diversi contrasti tra la sede vescovile di Orvieto in guerra con gli Acquesiani, durata 10 anni, per repicca distrussero la chiesa di San Giovanni Evangelista nel 1144.

5-San Lorenzo Nuovo ebbe 2 chiese di San Giovanni Battista; parliamo del periodo in cui esisteva ancora il Vecchio Paese (San Lorenzino alle Grotte, fondato nel VII secolo), edificate sullo stesso luogo, la prima, distrutta da un terremoto del 30 maggio 1563, la più antica (forse dei primi IV-V sec.), poi ricostruita e abbandonata nei primi dell’800, ora in completa rovina, poi un’altra nel Paese Vecchio così come aveva descritto il Messo Papale Giulio Sperandini nel 1737, indicando una struttura sacra dedicata a San Giovanni.

6- Bolsena, è rimasta la porta S. Giovanni con la attigua Piazza, dove una volta esisteva una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, che ora non c’è più.

7- Gradoli,è rimasta la Via di San Giovanni, proprio nel punto in cui era ubicata la Chiesa, ora c’è una abitazione,  e si nota ancora molto bene, la facciata di una chiesa.

8- Valentano: la chiesa principale oggi è la cattedrale dedicata a San Giovanni Evangelista, ma la chiesa madre era dedicata a San Giovanni Battista, edificata sulla Via dell’Eschio strada provinciale che porta al Lago di Mezzano, oggi all’altezza del fontanile, è l’antica chiesa di San Giovanni Battista.

9- Capodimonte, isola Bisentina, nel 1431 uno scritto di Papa Eugenio IV annota la presenza di una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, in totale stato di abbandono. Invece nell’antica città di Bisenzio, sopra il monte con lo stesso nome esisteva prima che la città fosse distrutta un a chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista.

10-Marta,  una chiesa vera propria di San Giovanni è posta sul fiume Marta,(L’isola di Amalassunta di Alfredo Tarquini pag. 22, oggi non esiste più;.

11-Montefiascone, in località la Commenda, esisteva un borgo costruito intorno alla Chiesa di San Giovanni, invece nel centro storico c’è la Chiesa del Divino Amore che nel 1583 si chiamava ancora San Giovanni in Borgo, che diventò Santa Maria della Potenza nel 1615, poi nella metà del ‘700 venne ristrutturata dedicata alla Vergine Assunta in cielo e oggi chiamata del Divino Amore.

.12- Arlena di Castro, la chiesa principale è dedicata a San Giovanni Battista.

13- Tuscania, anche qui c’è una chiesa dedicata a San Giovanni Battista.

14-Lubriano chiesa madre dedicata a San Giovanni Battista.

15-Canino Chiesa Collegiata dei Santi Apostoli Giovanni e Andrea.


In sintesi i comuni che circondano il lago di Bolsena o confinano tra di loro nel territorio hanno tutti delle chiese dedicate a San Giovanni Battista o qualcuno a San Giovanni Evangelista. Come mai questa forte presenza? Ma i due San Giovanni che cosa rappresentavano nei primi secoli del cristianesimo? Come sappiamo i due San Giovanni rappresentano i due solstizi: estivo Battista, invernale Evangelista. C’è da fare una considerazione con una domanda, che ci porta indietro nei secoli: nel mondo pagano, (ci si riferisce al periodo etrusco) quali divinità venivano venerate maggiormente, soprattutto nel loro luogo più sacro in assoluto, nel Fanum Voltumnae? Esiste un legame tra le divinità pagane e i Santi e figure Mariane nei primi secoli del cristianesimo?  Esiste un legame tra i riti pagani che  maggiormente  si svolgevano nei secoli passati  e le feste cristiane con le loro cerimonie di  oggi? La sovrapposizione c’è, esempi provengono da diverse parti d’Italia non solo a livello di “situ”, sopra l’edificio pagano veniva poi nel periodo del cristianesimo edificato sopra una struttura sacra sempre più affine alla divinità pagana, anche il motivo sacro in esso continuamente rappresentato.

 Nelle figure dei San Giovanni il processo di rappresentazione tra questi due mondi è molto evidente. Se si prendono in considerazione le ultime ricerche di studi elaborati da diversi studiosi, vedi il testo di Vania Gasperoni Pannella e Maria Grazia Cittadini Fulvi avente come titolo “Dal mondo antico al Cristianesimo sulle tracce di Giano”, portano come esempio due chiese dedicate a San Giovanni costruite sopra le rovine di edifici pagani venerati a Giano e sono Trevi e San Giovanni Rotondo. Le loro motivazioni storiche spingono a pensare che la figura di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista vadano a sostituire il culto pagano e non sono del tutto sbagliate. Come dagli elaborati esposti dalle due ricercatrici il passaggio tra il culto di Giano rappresentazione pagana riferita ai solstizi e i due San Giovanni è molto lineare senza motivi di dubbio. Le stesse osservazioni storiche sono riportate in diversi secoli  precedenti. Nel 1846 pubblicato a Bologna, “Il Piccol Reno”, dove in uno scritto sulla storia di Bologna, l’antica città etrusca “Felsina”, capitale della lega dei dodici città del nord Italia, riporta che sotto la chiesa di San Giovanni in Monte sopra Bologna, un tempo quel monte si chiamava “gianicolo” perché in quel punto c’era un tempio dedicato a Giano,  stesso toponimo lo si trova a Roma: il “gianicolo” equivale al luogo dove una volta anche lì c’era il tempio di Giano. Lo scritto prosegue, indicando delle citazioni dell’eruditissimo bolognese Ovidio Montalbani nel libro ”Elioscopia” ebbe modo di dire che Giano non era altro che il protettore dei viaggi, era il medesimo Sole e che sopra quel monte dai primi cattolici fu tramutato S. Giovanni in Monte ora San Giovanni Evangelista. Un altro passaggio dello scritto (Il Piccol Reno pag.53) riporta l’esempio di Milano dove una volta era ubicato un tempio di Giano con quattro facce; indicava forse i punti cardinali o le quattro stagioni (movimento del sole e suo percorso annuale). Ebbene oggi in quel luogo c’è una chiesa dedicata a “San Giovanni alle quattro facce”. La stessa osservazione storica descritta nel volume “Milano nei suoi monumenti” di Carlo Romussi-1875 pag.27. L’altro scritto storico sulla città di Cremona a cura del sacerdote Angelo Grandi  libro pubblicato nel 1856 a pagina 311 scrive  che la chiesa di San Giovanni Battista comunemente detto anche San Giovanni Vecchio è stata edificata sopra un tempio pagano dedicato a Giano. Un’altra osservazione a Faleria (antica città etrusca), distrutta dai Romani (metà del III sec. a.C.), come bottino portarono a Roma la statua di Giano Quadrifronte dove costruirono appositamente il famoso Arco. Un’altra osservazione che alcuni storici dei secoli precedenti scrivono della figura di Giano in qualità di fondatore di diverse città etrusche. Nell’elenco delle cittadine troviamo Arezzo, Volterra, Vulci, Roselle, Bolsena ed altre (Notizie Storiche di Arezzo, dell’abate Pietro Farulli, 1717,pag.25). La stessa informazione viene da  altri  scrittori storici sulla cittadina di Bolsena, si tratta dell’Andrea Adami- “Storia di Volseno-1737” e di Valerio Cozza “Origine e vicende della città di Bolsena-1856”). In sintesi Giano e Norzia erano i fondatori della città di Bolsena e i loro protettori. Così come descrive Andrea Adami nel Tomo Primo sempre nello stesso libro fa riferimento al fatto che Giano e Vertunno, sono la stessa persona.  Se si facessero delle ulteriori ricerche si troverebbero molte altre situazioni simili in altri luoghi, dal nord al sud, comprese anche le isole. Quindi c’è una sintonia tra la figura di Giano intesa come simbolo legato al ciclo solare, solstizi, al tempo inteso come ciclo delle 4 stagioni e le figure dei due San Giovanni Battista ed Evangelista. La situazione è identica con la dea Norzia, l’altra divinità etrusca  legata maggiormente al culto dell’acqua, al ciclo lunare, alla fertilità della terra  in parte sostituita da Santa Cristina, santa e Patrona di Bolsena.  Questo argomento merita una dovuta attenzione a parte. Ritornando alla valutazione di questo quadro ricco di indizi e di circostanze, non può sfuggire una importante osservazione: tutte queste chiese dedicate a San Giovanni distribuite intorno al lago di Bolsena che cosa di importante significano da un punto di vista di sacro? Quale era la motivazione? Un primo esame storico emerge marcatamente  e fa capire che esiste un  filo che collega le figure di  Giano-Vertunno-San Giovanni B. ed Evangelista, un primo elemento è il sole ed il suo ciclo. Nel simbolismo in generale la rappresentazione di Giano è la migliore che possa esserci in merito alla stella chiamata “Sole”.  Se si cerca di semplificare i fenomeni che il Sole produce sul pianeta terra riusciamo a descriverlo in questo dualismo: Giorno-Notte; Luce-Buio; Caldo-Freddo; Solstizio Estivo-Solstizio Invernale; Equinozio Primavera-Equinozio Autunno; oppure nel tempo di un intero ciclo o percorso troviamo che Giano si manifesta anche quadrifronte: le quattro stagioni, collegate ai 4 cicli annuali (2 solstizi e 2 equinozi) ed anche ai 4 punti cardinali. Ma la lettura più esplicita riferita alla raffigurazione bi frontismo di Giano lo descrive molto bene Renè  Guenon nel libro “La Tradizione e le Tradizioni” pagg.118-124,dove si sviluppa questo concetto un volto rappresenta il “PASSATO”  e l’altro il “FUTURO”, che nella realtà non sono altro che i pilastri dove poggia “IL PRESENTE” che davanti a noi non è altro che l’eternità. La figura di Giano è inserita nel contesto molto ampio delle divinità antiche raffigurate con il bi frontismo diffuse in diverse aree Mesopotamia ed Egitto. Ma il Giano forse antica divinità italica o di provenienza, comunque è stata ben assorbita nella sfera del mondo religioso arcaico, forse ha preceduto il culto  più antico della Dea Madre, in quanto, Giano  espressione di un mondo fortemente legato alla volta celeste  e a tutte quelle manifestazioni che si riversavano sulla superficie terrestre. L ‘evolversi del simbolismo racchiuso in Giano lo si riscontra nella divinità venerata dagli Etruschi “Vertunno”, si divinità legata al percorso del sole delle stagioni e dei suoi frutti; poche sono le sue raffigurazioni, oltre allo specchio di Bronzo rinvenuto in Tuscania (IV sec.a.C.) di scuola volsiniense, c’è un interessante mosaico del I secolo d.C. (Madrid) dove viene rappresentato con in braccio diversi prodotti della terra; lo stesso viene raffigurato in un disegno, una statua di marmo con in braccio sempre dei prodotti della terra pubblicata nel testo “Monumenti Antichi inediti notizie sulle antichi di Roma”del 1787,  tronco di statua alta 3 palmi finita a Napoli a decorare il luogo di S. E. il Sig. Duca di Riario (da pagg. XLVIII a pagg. LVI).Gli scritti ci raccontano di una divinità venerata nell’antica Toscana (etruria) e riportando gli scritti dell’abate Andrea Adami, il quale si sofferma  dicendo che Vertunno è stato il fondatore di Volsini (Bolsena), tale divinità fu “rubata” dai romani porta via dal suo luogo sacro (Fanum Voltumnae) e portata a Roma. Alla odierna data ci sono molti indizi letterari che portano ad un solo punto d’incontro, il Lago di Bolsena, e nello stesso punto  ci sono molti riscontri di questi indizi i quali, messi tutti insieme, creano non solo la certezza ma disegnano il  quadro sacro in maniera completa.  

San Giovanni in Val di Lago (comune di San Lorenzo Nuovo)

E’ lì che s potrebbe esserci il tempio sacro di Vertumno, sotto la chiesa di San Giovanni in Val di Lago, nel comune di San Lorenzo Nuovo, sulle rive del lago di Bolsena.


 Perché questo luogo: a) è l’unico punto dove sono state costruite due chiese di San Giovanni Battista in due periodi diversi: la prima più antica (VI-VII secolo) e poi nel XVI dopo il crollo dovuto ad un terremoto ne fu costruita una di nuovo con il nome dello stesso santo; b) la sua forma ottagonale rinascimentale ci trasmette  l’unione tra i simboli terra (il quadrato) e il cielo (il cerchio); c) il luogo è ricchissimo  d’acqua per tre lati:  a sud c’è la riva del lago di Bolsena; ad ovest ed est questi lati sono percorsi da due torrenti di 600-700 litri d’acqua al secondo;  d) dentro la chiesa sono rimasti tre affreschi importanti e sono anche tre simboli, il sole,la luna e la ragnatela; e) il sito è distante appena 6 chilometri dalla vecchia città sacra etrusca Velzna-Volsini-Bolsena, in aperta campagna in pianura estensione di centinaia di ettari; f) il rescritto di Spello ci dice a domanda dove si svolgevano i riti sacri nel Fanum Voltumnae “APUD VOLSINI” che tradotto significa  “significa vicino Bolsena o presso Bolsena”; g) è l’unica chiesa di San Giovanni Battista dove per 3 giorni (21-24 giugno si svolgeva una famosa fiera); h) nel raggio di 6 km si sono altre 6 chiese di San Giovanni(ubicate a Gradoli, Grotte di Castro, San Lorenzino alle Grotte-Paese Vecchio, Bolsena, compresa anche quella dell’Isola Bisentina), sono tante. Queste considerazioni demarcano una grande fede per questo santo che si traduce in una grande venerazione nel passato nel periodo pre-cristiano in questo  territorio era rivolto a Giano-Vertumno-Voltumna.

( Luigi Catena 25 agosto 2020)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Mie personali considerazioni a riguardo 


Molto interessante.. Tra i ricordi di un anno fa.. 

Nel post del ricercatore e autore Luigi Catena si parla di una identificazione del Dio Vertumno, Dio supremo Confederazione delle Dodici Città Etrusche. con Giano--San Giovanni Battista ed Evangelista .

Teniamo conto del fatto che Giano, ha come derivazione Jana, le nostre Domus de Janas orientate ai solstizi. Infatti i due Giovanni, traguardano, uno il solstizio invernale, uno il solstizio estivo. 

E intorno al lago di Bolsena ci sono chiese dedicate ai due Giovanni. 

Ai solstizi sono orientati anche i nostri pozzi, perlomeno quelli più importanti, compreso il Santa Cristina. 

Guardacaso, Santa Cristina è la santa e patrona di Bolsena, un sincretismo con la dea Norzia, la Voltumna, paredra del dio Vertumno, del culto dell’acqua, del ciclo lunare, della  fertilità. 

È interessante la disposizione a circolo delle chiese intorno al Lago di Bolsena. 

Mi fanno pensare ad una sorta di grande calendario, un asse su cui gira la ruota del tempo, in cui le chiese e i luoghi sacri, traguardano costellazioni, solstizi ed equinozi. 

Questo perché il Grancaro del lago di Bolsena si riferisce  ad un antico insediamento protostorico su palafitte. 

Il sedimento più importante del lago di Bolsena è l'Aiola del Grancaro, che si trova a Nord.

Questo è molto indicativo, perché secondo me indica l'axis Mundi terreno che fa riferimento a quello astrale del Gran Carro dell'Orsa Maggiore che indica il Nord astronomico. 

Bolsena si trova nel Lazio, e proprio nel Lazio ci sono due templi importanti dedicati ad Artemide/Diana, il "Tempio di Diana" può riferirsi al Santuario di Diana Nemorense a Nemi o al Tempio di Diana Aventina a Roma

Intorno. 

Il culto  femminile di Artemide era chiamato delle Orse 

Le Orse partoriente che creano  «giovani orse», con i loro balli rituali, manifestavano il passaggio di ferinita/verginità, allo stato creativo/generativo. 

La Costellazione dell'Orsa Maggiore è considerata la Grande Madre Cretrice delle Costellazioni, essendo Colei che guida il Gran Carro del Tempo, intorno alla Stella Polare. 

In circolo,  quindi, intorno al lago, potrebbero esserci le tappe simboliche della Ruota del Tempo anche nei suoi cicli precessionali, attraverso le costellazioni, oltre che scandire il tempo annuale. 

Già notiamo come ai Vertumnalia erano una festa celebrata il 13 agosto erano contrapposti ai Parentalia. 

Intorno abbiamo anche la chiesa di San Lorenzo, di San Valentino, di Santa Marta di Betania( celebrata il 29 luglio, il cui nome è Bet/Beth, secondo archetipo, la forma, la dimora di Dio, il beth-ilo primordiale e "-ania" /anja/il terzo occhio divino, anagramma di Jana), con dei comuni con nomi particolari, Canino( legato alla simbologia di Sirio/San Cristoforo/la levata eliaca di Sirio durante la canicola) solstizio estivo, Onano, San Onano, solstizio invernale, Valentano( il Valentino del solstizio invernale), San Lorenzo( solstizio estivo 20 agosto)

Come se intorno, intorno al Grembo Femmineo del lago di Bolsena, custode dei solstizi, delle due polarità energetiche contrapposte, della Kundalini, ci fossero comunque elementi legati ai solstizi. 

Non dimentichiamo che la festa più importante era quella dedicata al Vertumno - Giano, dal 21 al 24 di giugno, che comunque è festa solstiziale di Jana, del Femminino, che poi si prolungarono attraverso la celebrazione di Sirio e della sua levata eliaca a luglio( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/25-luglio-giorno-del-non-tempo-e-san.html?m=0), e ad agosto, con le celebrazioni di Diana( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/13-agosto-dea-diana.html?m=0), comprese le celebrazioni di San Lorenzo, anch'esse legate al Femminino( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/dea-acca-laurentiaaccabadorasan-lorenzo.html?m=0). 

Tutti argomenti di cui ho già approfondito, e che hanno profonde corresponsione con le nostre celebrazioni. 

Non dimentichiamo che nel lago di Bolsena è stato ritrovato il bronzetto sardo più rappresentativo dei nostri Sacri Costruttori di pozzi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0) 

Tutto molto interessante, soprattutto Santa Cristina patrona del lago di Bolsena. E proprio qui, trovano il bronzetto del nostro costruttore di pozzi.

D'altronde, se ci sono corrispondenze tra Santa Cristina e Pantheon ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/ierofania-21-agosto-pozzo-s-cristina.html?m=0) e tra le antiche celebrazioni romane e le date di manifestazioni ierofaniche del Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/corrispondenze-celebrazioni-romane-date.html?m=0), a maggior ragione, ce ne sono anche con  lago di Bolsena, antica terra di Etruria. 

Le disposizione a raggera, primo "cerchio" e secondo "cerchio", mi rimandano alle considerazioni su Uta del ricercatore e autore Alessandro Cuncu, e la relativa  disposizione a raggera di nuraghi o chiese. 

Uta/ute*ro/ 

Bolsena/acqua/liquido amniotico

Sembra un rimando in terra di Etruria, alla simbologia di Atlantide. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Bolsena-Luigi Catena

Immagini del post di Luigi Catena