Alcuni tipi di calcofono "fenicio" in bronzo, c. VIII-VII secolo a.C.
Il calcofono è uno strumento musicale composto da due barre verticali con terminali a spirale come risonatori, con undici molle di bronzo avvolte attorno a perni di collegamento.
I calcofoni compaiono sia in contesti fenici che greci dell'Italia meridionale durante il periodo arcaico. Sono associati a sepolture e pratiche funerarie, in particolare a quelle femminili. Si pensa che venissero suonati come un cembalo polifonico.
Ho virgolettato la parola "fenicio", perché è una definizione che è stata data dall'archeologo William Foxwell Albright per indicare i Cananei della cultura semitica nord occidentale, della Siria - Palestina, dopo XII secolo aC.
Una formalità, una convenzione ideata da questo archeologo.
Detto ciò, vedete come questo antico strumento, presenti le stesse spirali di cui ho approfondito nel mio ultimo scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/spirali-domus-de-janas-corongiu.html?m=0) da sempre presenti nella nostra Antica Civiltà Sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/concetto-di-spirale-doppia-e-speculare.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/simbologia-delle-spirali.html?m=0)
Interpretare questo antico strumento, dal punto di vista numerologico, è impossibile, visto che ci sono tante variabili, anche se in genere i tubi a spirale erano 15.
E il 15 è un numero legato alla fertilità.
Sacro Archetipo Ebraico Samech, funzione pressione. Agisce, facendo pressione, affinché la nostra divinità interiore si manifesti
Si sa che il calcofono era associato al corredo delle sepolture femminili, anche sacerdotali, la cui diffusione è antecedente all'VIII sec aC
Traccia di calcofoni si ha una pisside ritrovata a Nimrud, nord della Siria, e comunque sia, sono una variante del sistro, sistro a bastone e a scaletta.
Sistro, del quale ho già approfondito in un mio scritto, che corrisponde al nostro "sciranchizzi" sardo.
Un sistro che è di competenza del Femminino, della Dea Hator.
Di Hator/S'ator, ho parlato anche di recente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/hator-satorsator.html?m=0) Dal mio scritto.( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/esiste-un-giochino-sardo-chiamato.html?m=0)
"Abbiamo quindi la parola Sciranchizzi( il giochino che sveglia ), che scomposta diventa scira n chizzi ( sveglia presto)
La parola " scira/scida" significa sveglia.
Ma la cosa che mi colpisce di più è che la parola " su scidai"( lo svegliare") è estremamente simile ad un'altra parola, " su scidi", che significa "il conoscere".
Ma non inteso come conoscere superficiale.
Ma inteso come un sapere che resta nel tempo, ancestrale, tramandato oralmente attraverso il suono.
E infatti per indicare che una cosa l'abbiamo conosciuta in modo superficiale, usiamo un altro termine "du connosciu"( lo conosco).
Il "sistro/sciranchizzi" richiama il risveglio, quello scuoterci, per diventare più forti della Natura stessa, e ci risveglia sulle sue frequenze, perché tutto è vibrazione. Plutarco diceva che il suono del sistro era capace di fermare anche il dio Tifone.
La Dea Hator, la Grande Madre è spesso rappresentata con uno sistro in mano.
Il Sistro è un filtro tra noi e l'universo, è la musica delle Sfere( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/i-nuraghi-riflesso-dellarmonia-musicale.html?m=0), delle Dimensioni, è una via iniziatica molto trasformatrice.
La stessa frequenza che si sente nel grembo materno.
Quindi il sistro è importante per il risveglio della coscienza .
E' la via iniziatica femminile, l'evoluzione della peculiarita' dell'Essenza della propria femminilità.
L'iniziazione del sistro va da bocca ad orecchio, perche' tramanda un suono ed è per questo motivo che sono implicati il Chakra della gola Chakra della radice
"Vishudda( sanscrito)/Udda( sardo): gola e utero.
Frequenza di sistro che nasce nel grembo, lunare e acquifero e si manifesta attraverso l'acquisizione dell'orecchio Divino, quando si attiva al meglio il chakra della Gola.
Delizioso accompagnamento anche dei canti di gioia durante i riti di iniziazione.
Tant'è che anche la dea Bastet, la Dea Gatta solare ( la cui controparte bruciante, distruttiva ed eccessiva, è rappresentata dalla Dea Sekhmet, la sua evoluzione in negativo), viene spesso raffigurata con il sistro in mano a simboleggiare il ruolo di Dea della danza, dei canti dell' Amore e della fertilita', dalle movenze feline e ammalianti.
Specchio e sistro sono due oggetti che si vedono spesso nelle mani degli officianti, nei bassorilievi egizi che descrivono i rituali nei templi, di dominio della dea Hathor che simboleggia la casa di Horo, del Verbo, del Sole incarnato.
Gli specchi, che erano fatti a forma di disco solare, erano fatti di elettro, che era una lega per il 90% composta da oro e di argento.
L'oro di Horo e l'argento di Hathor, una delle forme della grande Dea Madre, che è legata alla luna che governa il mondo dei liquidi.
La parola specchio nell'Antico Egitto, era la stessa che si usava per indicare la croce ansata, l'Ankh( la Chiave della Vita, che dona l'immortalità e che porta la propria anima all'evoluzione, attraverso la percezione di dimensioni diverse superiori, e attraverso l'unione del maschile e del femminile) quindi strumento di perpetuo ringiovanimento. È anche porta Acquatica e Ignea che permette di passare nell'invisibile.
Il secondo simbolo di Hathor, era il sistro, o meglio, i due sistri.
Il sistro Sekmem, il cui suono disperde la sofferenza e le tenebre, e che aveva anche la capacità di placare la dolce Hator.
La Dea Hathor poteva trasformarsi nel suo principio distruttivo, la leonessa Sekhmet, chiamata "la potente", perché era una delle divinità più cruente e terrifiche dell'Antico Egitto, capace di generare il deserto dal proprio respiro, e capace di uccidere i propri nemici tramite il proprio alito infuocato, rappresentata interamente come una leonessa in forma umana con una testa di Leonessa.
Figlia di Ra, grande strumento di potere perché poteva anche riportare l'ordine e guarigione fra gli esseri umani.
Un antico detto egiziano dice che non si accarezza la gatta Bastet( mercuriale, lunare, felina umida, sensoriale, femminile), prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet, l'occhio che tutto vede( maschile e aggresiva, elettrica).
E poi c'era invece anche il secondo tipo di sistro, chiamato Sechechet, un sistro votivo con un cobra aureo il volto di Hathor, capace di allontanare le influenze negative e attirare la protezione delle Grazie Divine.
Quindi abbiamo visto come, sia il sistro, che "su sciranchizzi" (quest'ultimo in doppia risonanza fonetica e grafica de "su scirai"( lo svegliare)/"su sciri"( il sapere), significhino entrambi la stessa cosa : un sapere.
Un sapere risvegliato dai sonaglini, che fanno viaggiare attraverso le dimensioni, perché riportano ai suoni ancestrali divini e uterini, che del sistro condividono le stesse frequenze".
Un sistro, simbolo del Femminino, presente anche come simbolo di potere, nell'Iside romana, di cui ho già approfondito( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/10/iside-romana.html?m=0), le cui celebrazioni si svolgevano proprio a fine ottobre, nel periodo romano, dal 28 ottobre, fino al 3 novembre.
Erano le feste isiache, in onore della Dea Iside romana.
Nella mano destra, questa Dea Iside romana, tiene il sistro, lo strumento musicale di origine egizia dalle proprietà magiche, usato dalle dee dipinte e scolpite sulle pareti dei templi e dalle sacerdotesse durante le processioni sacre, le rappresentazioni, la musica.
L'Iside romana, tiene il sistro sulla destra, perché sulla sinistra, sul lato del Femminino, tiene una situla, che è una specie di brocchetta che simboleggia il legame del Femminino con l'acqua, la navigazione e la purificazione, per la quale, le abluzioni con l'acqua, erano riservate ai simulacro di ogni divinità, in epoca romana.
Una funzione quindi risvegliatrice, a nuova vita.
Non è un caso che la dea Hator, il cui simbolo è il sistro e anche il Menat, come la conformazione di molti nostri pozzi sacri, tra cui il Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0) con il suo gemellare, svariati pozzi "gemellari", sia legata alla dimensione dell'acqua, del risveglio amniotico a nuova vita.
Dal mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/07/pozzo-canopolicanopi-egizi.html?m=0)
"Questa specularita', tra i due pozzi, come il Santa Cristina e il Sant'Anastasia, come tra il nuraghe Sisini e il pozzo di Is Piriois, la troviamo anche tra questo pozzo di Predio Canopoli e il tempio nuragico a pozzo di Irru, a Nulvi( Sassari), poco distante dal pozzo Canopoli( una decina di km)
Anche questo pozzo, ha lo stesso orientamento del Canopoli, con ingresso a sud ovest( tramonto solstizio invernale) e orientamento sull'asse nord-est( alba solstizio estivo)
Le strutture simili tra loro, rientrano in quella dimensione del gemellare e speculare, sempre presente nella nostra Antica Civiltà Sarda.
Ne ho parlato nel mio ultimo scritto sulla simbologia solstiziale nella nostra Antica Civiltà Sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0)
Ho già affrontato l'argomento, in relazione, in particolare, al pozzo di Santa Cristina, e al suo gemellare pozzo di Sant'Anastasia (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html).
Un pozzo gemello a custodia del livello d'acqua del Santa Cristina, per evitare il "troppo pieno", e che quindi le acque possano contaminarsi con ciò che è esterno al pozzo.
Se ci badate, il nome "Anastasia", ha la stessa radice "ana-" della parola "anabasi", che indica la salita, l'ascesa verso il cielo, contrapposto al concetto di "catabasi", che indica la discesa verso gli inferi
L'anabasi non è possibile senza una base materiale, senza aver prima, figurativamente, esteticamente e moralmente, attraversato il proprio inferno personale; ecco il vero nesso concettuale tra il Cielo e la Terra; ecco perché non può esserci anabasi senza catabasi, senza discesa agli Inferi.
[...] Questo concetto di pozzo gemellare, che ha la stessa conformazione a Menat, del nostro pozzo di Santa Cristina, lo troviamo nel pozzo di Kom Ombo, in punto strategico verso la Nubia e l’Etiopia, con le quali abbiamo molti più legami di quel che si pensa.
In questa zona ci sono due templi d’età Tolemaica dedicati al dio "dalla testa di falco" ed a Sobek il dio coccodrillo. Vicino questi templi principali ci sono altre costruzioni molto più antiche, tra cui un pozzo, il pozzo, appunto di Kom Ombo, che fungeva da nilometro.
Cioè aveva la stessa funzione del gemello di Santa Cristina, il pozzo di Sant'Anastasia, evitava cioè che il Nilo risultasse troppo pieno, e che le acque venissero contaminate da agenti esterni, straripando dal pozzo.
La conformazione a Menat, lega tutti questi pozzi, perché oltre la sua simbologia, di fattore "equilibrante, equinoziale", come ho già approfondito( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0), c'è da sottolineare che il Dio Sobek, legato ai riti di mummificazione, quindi al concetto di anabasi ( ma anche di catabasi, perché "ricompatta" dopo la morte) è il marito della Dea Hator, il cui simbolo è proprio il Menat, e il pozzo, che contiene l'acqua, elemento femminile per eccellenza, non puoi che avere una simbologia femminile, che rimanda all'archetipale Tanit, di cui noi in Sardegna, abbiamo le primissime forme archetipali, come ho sempre scritto".
E la stessa dea Hator è rappresentata con le orecchie a forma di branchie
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/02/dea-hator-branchie.html?m=0)
Il Femminino, ha dunque, una funzione risvegliatrice ed equilibrante.
Come il Menat,
Come il sistro
Come il calcofono.
Su sciranchizzi.
Il sistro, che è legato anche al Dio Bes, come si vede nell'estremità di un bastone cerimoniale egizio di bronzo, con una raffigurazione del dio Bes (715-332 a.C.).
A destra, un sistro metallico o “sechechet”, nome egizio del sistro, utilizzato come uno strumento musicale nelle cerimonie e rituali sacri.
Da uno dei miei scritti
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/bes.html?m=0
"Nell'Antico Egitto il faraone guidava la processione preceduta dalla sua placenta in cima ad una lunga asta, che rappresentava il cordone ombelicale come se fosse l'albero della vita.
Secondo la dottrina egizia, il faraone era un gemello della sua placenta, e costituiva il suo gemello abortivo, che non lo abbandonava mai.
Il Ka, quindi, l'anima, era quindi rappresentata, in forma terrena, minore, da questo Dio Bes, con ideogramma "bs", Dio protettore della gravidanza, e quindi il dio Bes era simboleggiato dalla placenta, considerata il nostro gemello durante tutta la nostra vita.
E qui ritorniamo al concetto di specchio /sistro/ Tanit/ Ankh /come cappio dalla forma allungata, nel quale ci si specchia per ritrovare se stessi.
[...] Bes era chiamato anche "bisu" ( nome che sembrerebbe molto sardo) dio del focolare, protettore delle partorienti, e patrono dei ballerini,
Su scirai.
Il risvegliare.
È assai particolare che un nostro nuraghe Sirai, sul monte omonimo, abbia la conformazione di un sistro.
Dal mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/nuraghe-siraisciraicapanna-sudatoria.html?m=0
"Nuraghe Monte Sirai, Carbonia.
È come i temazcal mesoamericani, una capanna sudatoria cerimoniale, utilizzata per la purificazione del corpo e dello spirito. Sicuramente arroventavano le pietre al di fuori, in quella struttura quadrata, e poi le portavano dentro per generare vapore, una volta immerse in acqua.
Lo stesso nome del nuraghe Sirai, è molto simile al verbo sardo "scirai", che significa svegliarsi. Questo tipo di ritualistica serve infatti per connettersi con la dimensione spirituale, per risvegliare sensi e coscienza, oltre che per depurare mente e corpo
L'ingresso è al sud, che rappresenta il Femminino, il lato intuitivo, spirituale
Come su sciranchizzi sardo, il sistro, simbolo del Femminino.
Avevo approfondito in un mio scritto, come in Siria, che è l'anagramma di Sirai, avessero trovato, nell'antica città di Ugarit, distrutta proprio nel 1200 a.C.,circa dal sopraggiungere dei popoli del Mare, delle iscrizioni in ugaritico, dove di trova incisa la parola "Shardana", quelli poi nominata nella stele di Tanis in Egitto, che nomina gli Shardana "che non si sapeva come contrastarli", che combattono come guardia personale del re Ramesse II (1297-1213 a.C.)
Infatti in questo stesso sito vi è una capanna, detta dello "Stregone", suddivisa in cinque ambienti, dove al centro del focolare hanno trovato un treppiedi, quasi a dimostrare che forse il sito è stato abbandonato in tutta fretta.
Approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/tracce-shardane-in-siria.html?m=0"
Interessante notare, come la tipologia del sistro a bastone, più lungo, rispetto ai normali, venga chiamato sistro di Taweret, correlato alla simbologia del bastone di potere egizio, di Taweret.
Guardacaso, la stessa dea Taweret, che veniva chiamata anche Dea Meskhenet, che ha sul capo la simbologia delle due spirali come quelle della Domus di Corongiu.
La femmina dell'ippopotamo
Dal mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/spirali-domus-de-janas-corongiu.html?m=0)
"Mi soffermo un attimo sul nome della Dea Meskhenet.
La radice è uguale alla parola Mesket, le costellazioni circumpolari della nascita, legate alla simbologia dell'Akhet/juvale/del Dio Shu.
Dal mio scritto in cui parlo "de su Juvale /Costellazione dell'Orsa Maggiore, il giogo dei buoi astrale" (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/orsa-maggiore-akhetjuvale.html?m=0
"Riporto un brano di un mio recente scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/giovanni-juvaleorsa-maggiore.html?m=0
" Le stelle del Nord, le costellazioni circumpolari, le Mesket, che stanno sempre sopra l'orizzonte e non tramontano mai.
La zampa anteriore del Toro( le 7 stelle dell'Orsa Maggiore) che rappresentano Set, paredro di Tueret, la dea ippopotamo.
Taweret potrebbe essere associata all'occhio di Ra, con Iside che, in versione di Tuaret, causa le esondazioni del Nilo, fertilizzando la terra, durante il periodo chiamato Akhet, che andava da metà luglio a metà novembre, che quindi iniziava in pieno solstizio estivo.
C'e da sottolineare che l'Akhet indica anche un geroglifico che rappresenta il sole che sorge tra due montagne, spesso tradotto come "orizzonte" associato al concetto di rinascita e ri-creazione".
Il sistro, anche nella sua forma con le due bande laterali, come il calcofono, è comunque, suono, vibrazione, di nascita /rinascita, legato al Femminino.
La forma è quella.
Vulvare.
Forma ad Ankh.
A Sistro.
A dea Baubo( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/08/le-dee-silenziose.html?m=0)
A forma di goccia, come le Iadi, che diedero origine al pozzo primordiale
Dal mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0)
La "goccia-uovo" che custodisce come una recinzione il pozzo di Santa Cristina, è così, sia uovo femmineo(ha la forma della Dea Madre di Cuccuru S'arriu, come avevo già scritto in un post, https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/simbologia-uovo-cosmico.html?m=0), ma anche la forma della goccia che simboleggia le Iadi, le corna del Toro. Esattamente quelle che custodiscono la creazione, come è rappresentato presso gli Antichi Egizi, e anche in un nostro bronzetto.
Anche le Iadi sono allineate a "tre".
Dal vertice, da dove si diramano le corna del Toro, nella costellazione, partono, vicino al vertice, due moduli, in diramazione, come una V, che hanno tre stelle allineate da una parte, e tre dall'altra, cinque in tutto, perché una è centrale, è su Aldebaran, sembra quasi il terzo Occhio del Toro, Anja.
[...] L'associazione con il nostro pozzo di Santa Cristina, per similitudine della recinzione del pozzo con la forma a "goccia/uovo", che potrebbe richiamare le "lacrimose Iadi", è pertinente".
Simbologie archetipali che trovano radici e origine nella nostra Antica Civiltà Sarda, come ho sempre approfondito nei miei scritti nel corso di questi anni.
Se arrivo a certe conclusioni, è perché dietro c'è un lavoro di continua ricerca, di anni, di cui la pubblicazione su pagine è blog, è solo la punta dell'iceberg, quella più recente, frutto di anni di dedizione e osservazione, soprattutto
E, ancora una volta, Sardegna Cultura Madre
Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com











Nessun commento:
Posta un commento