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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, aprile 01, 2025

💜Precessione equinozi

 Da circa duemila anni la terminologia ufficiale si serve solo di «segni» zodiacali, ciascuno dei quali occupa 30 dei 360 gradi dell’intera fascia. Questi segni portano il nome delle costellazioni dello zodiaco, ma segni e costellazioni non collimano: il segno equinoziale (1°-30°) viene chiamato Ariete indipendentemente dalla costellazione che nella realtà sorge prima del sole all’equinozio. Nella nostra epoca, la costellazione che sorge eliacamente il 21 marzo è quella dei Pesci; ma il «segno» è sempre chiamato Ariete, e lo sarà in futuro quando sarà l'acquario a reggere l'equinozio di primavera. 

E tanto basti per l’opposizione segno/costellazione.

 Quanto alla seconda espressione ambigua, quella del sole che sorge «in» una costellazione (o in un segno), essa significa che il sole sorge assieme a questa costellazione rendendola invisibile. Vi sono diverse ragioni per ritenere che la costellazione (nonché il pianeta che vi si fosse trovato) «in» cui sorgeva il sole all’equinozio venisse detta «sacrificata», «legata al palo sacrificale» o simili; ciò potrebbe infine spiegare come mai Cristo, che aprì l’età del mondo in cui si ha il sorgere eliaco dei Pesci in primavera, venne inteso come l’agnello sacrificato. 

Quando i Pesci sono l’ultima costellazione visibile a oriente prima dell’alba, il sole sorge assieme alla (cioè «nella») costellazione che segue, l’Ariete. 

Dal principio della storia, l’equinozio di primavera si è spostato attraverso il Toro, l’Ariete e i Pesci. 

È tutto qui quello che l’esperienza storica ha mostrato all’umanità: un settore pari a circa un quarto dell’intero cerchio principale della macchina. Che il movimento sarebbe continuato fino a completare il cerchio era tutt’al più un’illazione: per quanto se ne sapeva, poteva benissimo far parte di un’oscillazione avanti e indietro; in effetti c’erano due scuole di pensiero in proposito, e sembra che la teoria dell’oscillazione abbia esercitato sugli antichi mitografi un’attrazione maggiore. Quanto a noi, il sistema copernicano ha spogliato la Precessione della sua solenne grandiosità, facendone una questione puramente terrestre, il barcollare del corso individuale di un pianeta qualsiasi. 

Ma se si fosse trattato, come appariva un tempo, del comportamento misteriosamente preordinato della sfera celeste o del cosmo nel suo insieme, chi mai avrebbe potuto sfuggire all’emozione astrologica? 

La Precessione assunse infatti un’importanza preponderante: divenne il vasto disegno imponetrabile del fato stesso, ove un’età del mondo subentrava all’altra, mentre l’invisibile lancetta dell’equinozio scivolava lungo i segni e ogni età portava con sé ascesa e caduta di configurazioni e sovranità astrali, insieme con le loro conseguenze terrene.

Occorrevano storie per la gente comune, che narrassero come da un’origine fosse sorto il susseguirsi delle sovranità e come fosse avvenuta la creazione stessa del mondo; ma per coloro che sapevano, l’origine era solamente un punto nel cerchio della Precessione, come lo 0 = 24 dei nostri orologi. Questi, oggi, hanno soltanto due lancette; ma i narratori di storie di quei giorni lontani, di fronte all’immensa e lenta macchina dell’eternità, dovevano tener conto di sette lancette planetarie, oltre alla quotidiana rivoluzione della sfera delle stelle fisse, nonché del suo moto secolare nella direzione opposta. Tutti questi moti significavano parti del tempo e del fato.


Tratto da Giorgio de Santillana Hertha von Dechend "Il mulino di Amleto Saggio sul mito e sulla struttura del tempo" A cura di Alessandro Passi EDIZIONE RIVEDUTA E AMPLIATA Adelphi eBook

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Aratea de Leiden- constelacion de Aries

Precessione equinozi



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