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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, marzo 07, 2025

💙Festa delle Donne /Athena

 Questo 8 marzo lo voglio onorare e festeggiare io. 

Questo 8 infinito, che mi porta, come ali di farfalla a planare tra le mani socchiuse di quegli uomini che sanno ancora dare e ricevere. 

Quegli uomini che non tengono i pugni chiusi, in difesa e diffidenza, ma che sanno anche unire le mani, per stare un attimo con se stessi e con il Divino. 

Per ringraziare. 

Per poi aprirle e posarle sulle gote di queste donne, che con stupore, meraviglia ed emozione li guardano. 

Perché li aspettavano da sempre. 

Come fieri guerrieri spartani, che fendono l'aria al loro passaggio. 

Mentre si leva la polvere sotto i loro passi stanchi, provati da mille battaglie, da mille corpi calpestati, e sangue innocente versato per sopravvivere a se stessi. 

In quel desiderio struggente di strapparsi anche la pelle, insieme all'armatura, e gli stretti calzari e avvicinarsi scalzo e indifeso a quel caldo ventre. 

Rifugio e ristoro.

E trovare l'oblio nell'accoglienza. 

E in essa raccontarsi. 

Come se si trattasse di un altro sé che ha dovuto recitare il ruolo della vita. 

E poi unire le mani e scoprirsi insieme a sgranare le proprie fragilità come se fossero una corolla di fiori di gelsomino essicati dalle troppe arsure d'amore. 

E sentire quel tocco caldo e leggerlo che ne sprigiona ancora quel profumo di vita e di verità che lei tiene tra le mani, mentre si perde nei tuoi occhi. 

Io mi inchino come davanti alla più bella meraviglia e Dono del mondo, davanti alla vulnerabilità dell'Uomo. 

Che non è debolezza. 

È verità.

È accoglienza.

È fare spazio alla propria Donna nella propria intimità, nelle proprie pieghe. 

Non mi interessa sapere cosa fa nella vita.

Che cosa possiede.

Mi interessa sapere cosa l'ha forgiato a fuoco e a sangue, per arrivare ad essere l'uomo meraviglioso che ho davanti.

Voglio sapere di tutte le volte che ha dovuto affrontare la tempesta da solo. 

Le volte che ha avuto freddo o paura. 

Quando gli sono sanguinate le mani, e quante lacrime ha dovuto strozzare in gola. 

E a quando nessuno si accorgeva che le sue erano lacrime, e non pioggia sul viso.

Non può esistere nessuna Festa della Donna se non si onora anche il Sacro Maschile nell'Uomo. 

E io oggi onoro tutti quegli uomini che , riconoscendo la Sacralità in se stessi, hanno saputo riconoscere la stessa Sacralità di  Donna anche in me. 

La Festa della Donna, quest'anno, cade sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Resh, il ventesimo, la "testa", con funzione "perfezionante", correlato  all'Arcano Maggiore XX del Giudizio. 

Questo mi ha fatto pensare al mito di Minerva romana/Athena greca, che nasce dalla testa di Zeus. 

La sua figlia prediletta, per via della sua sua saggezza, intelligenza e perché era una guerriera. 

Ma nasce da una sfida, da cui esce vincitrice. 

Figlia di Zeus e Metis( figlia di Oceano e Teti),a Zeus era stato oracolato che Metis, fedele consigliera di Zeus, quindi, testa pensante e attiva di Zeus, che, diciamocelo, era un filino "scapestrato", avrebbe dato alla luce un figlio più potente del padre destinato a spodestarlo. 

Metis è un'Oceanina, figlia di Oceano e Teti,  personificazione della saggezza e dell'intelligenza astuta. 

Chiusa per sempre al suo interno, Metis trasmetterà a Zeus la conoscenza esatta degli eventi incerti, del futuro, della giusta condotta per essere in tutto e per tutto il re degli dèi. 

Metis è la qualità mentale e pratica fondamentale del portare a termine le operazioni lavorative più complesse.

È discernimento. 

Metis, la radice fonetica di meticolosita', di perfezione, come il nostro Archetipo Resh, con funzione "perfezionante". 

Zeus, allora, spaventato dalla profezia, con l'inganno, convinse Metis a tramutarsi in una mosca, secondo alcune versioni, mentre in altre, riporta che venne trasformata in una goccia d'acqua, un'acqua che si "adatta" a qualsiasi contesto, e la ingoiò. 

Ma la dea continuò la sua gestazione all’interno di Zeus e, a suon di colpi di martello, cominciò a creare un’armatura per la figlia. 

I colpi erano così rumorosi e incessanti che, al momento del parto, Zeus avvertì dolori così strazianti e un mal di testa tanto insopportabile che chiese a Efesto, il fabbro divino, di spaccargli la testa con un’ascia bipenne, simbolica, visto che indica la sinergia degli Opposti. 

Minerva nasce già adulta, sapiente e guerriera. armata di elmo, corazza, scudo e lancia.

Infinitamente astuta. 

Nasce nella dimensione dell'Intelletto, che non è solo intelligenza umana, ma ne rappresenta l'Ottava superiore, quella che è in connessione con la nostra dimensione divina. 

Athena che fece dono di un olivo, dalle infinite proprietà, alla città a lei dedicata, Atene. 

Si diceva anche che la dea Atena avesse scolpito con il legno di quercia la polena parlante  della nave Argo sulla quale erano imbarcati gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, in viaggio verso la Colchide. 

Simbolicamente, quindi Atena, come Via Maestra, portatrice di luce e conoscenza, di Sapienza. 

Un'energia talmente potente, quella del Femminino rappresentato da Metis e da Athena, nella sua forma manifesta, che Zeus ne vuole acquisire la paternità, come una gestazione. 

La nascita simbolica di Athena dalla testa di Zeus ci insegna che ciò che è di dimensione del Femminino, la gestazione viscerale, di pancia, non può essere acquisita o sostituita dal Mascolino. 

Ma vi è un altro tipo di gestazione, quella di testa, quella sublimata, quella dell'Essenza, che rappresenta proprio il nostro Archetipo Resh, che è esotericamente legato a Saturno, e domani siamo di sabato, quindi al Femminino. 

Mi ha colpito leggere, che il valore numerico, ghematrico della Resh, che è 200, corrisponde al valore ghematrico della parola ebraica "etzem", che significa osso, ma anche Essenza, oltre che essere il 200 è anche il numero atomico dell'elemento calcio, "si-Dan" in ebraico, che ha in sé il giudizio (dan), quella di Dan era anche la tribù dei Giudici. 

Gli Shar-Dan

Questo concetto rimanda proprio all'Arcano Maggiore XX del Giudizio

Resh come  forza attiva e creatrice del pensiero, in cui l’essere umano attraverso l’uso dell’intelletto può superare i limite della sua condizione ed ascendere verso i livelli più sublimi e reconditi del Creato.

Questo aspetto della vibrazione della Resh, è proprio la connessione con le potenzialità dell’intelletto. 

Resh come valore ghematrico 200, è un'estensione potenziata del secondo Archetipo Ebraico Beth, il Sacro Femminino, che contiene, che offre Forma, affinché la creazione si manifesti con valore ghematrico 2, rappresentato dall'Arcano Maggiore II della Papessa. 

Ed ecco che ritorniamo alla Papessa, alla dimensione dell'Intelletto di Athena. 

Capace di discernimento e giudizio. 

Un Femminino che ha una visione di insieme, che vede oltre il velo e oltre il buio( la civetta dai doppi occhi, attributo di Athena), che ricompatta, come l'Archetipale Femminino Iside, che ricompatta il corpo smembrato di Osiride e crea la vita dalla trasmutazione del quattordicesimo, andato in sacrificio, reso sacro per la trasmutazione in Oro, in Horus. 

Il mio augurio, come Donna, è che la nostra Essenza, possa nascere in ogni Uomo, come sublimazione che colga la nostra bellezza interiore, la nostra forza, il nostro intelletto, la nostra capacità creatrice, non come emulazione di una Partenogenesi che ci è innata. 

Athena nasce a sé stessa, non per gestazione, per mano di Efesto, simbolo del Fuoco, di cui il Femminino è simbolo archetipale, come ho scritto. 

È il Fuoco interiore di Madre Terra, il Fuoco ctonio, il Fuoco Sacro sempre vivo. 

La fa nascere con lo strumento che più la rappresenta, l'ascia bipenne, simbolo della sinergia degli Opposti, di cui il Femminino è custode. 

Si dice che le donne spesso non abbiano testa, che siano tutto cuore. 

E invece, la loro forza è la sublimazione del cuore nella testa, che le rende esponenzialmente declinabili e amplificabili in qualsiasi contesto, affrancate dal gioco della competizione, del possesso, dell'inglobamento, della sudditanza. 

Perché non c'è niente di peggio che vedere una donna che pensa e agisce da uomo. 

Io sono Donna, ancor prima che Femmina, e come tale, voglio essere riconosciuta, per la mia Essenza. 

Che sia una celebrazione del Riconoscimento, per ogni Donna. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com 

Nell'immagine, dipinto "Pallade Atena" di Klimt, 1898

Ho scelto questa rappresentazione perché amo Klimt, nel suo linguaggio cromatico in particolare, e perché il simbolismo  della Medusa-Gorgone, come ho approfondito altre volte, é indissolubilmente sincreticamente legato, alla simbologia di Bes, rappresentante delle due polarità creatrici, di cui anche Atena, in tempi più recenti, è simbolo. 

Festa delle donne/Athena



giovedì, marzo 06, 2025

❤️L'Amore è un Attimo

 L'Amore è un Attimo.

Il voler bene, si impara, si coltiva, si affina.

Ma l'Amore no.

È uno squarcio nell'Anima, come su una tappezzeria strappata a muri di cristallo.

È un contagio.

Un contatto.

Un contratto.

Contrarre un'unione.

Una Promessa animica.

Un'Antica Memoria che ritorna.

Come un'Alleanza che allea e allevia.

Ripristina il cerchio.

La perfezione.

L' Inizio e la Fine.

Il Senso del Tutto.

L'Amore è un Attimo. 

Un Atomo di Vita. 


Tiziana Fenu 

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L'Amore è un Attimo.



mercoledì, marzo 05, 2025

💙Cenere/Ash/Asherah

 Mercoledì delle Ceneri

Cenere. 

Parola molto simile a Cerere. 

Cerere dea della terra e della fertilità, per i Romani, Demetra. 

Cerere era già presente nel pantheon dei popoli italici preromani, specialmente gli osco umbro sabelli e fu, in seguito, identificata con Demetra. 

Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea *ker e significa "colei che ha in sé il principio della crescita. 

Ker/kerere/cerere/cenere

Cenere, invece, in inglese, si dice" ash", che è la radice del nome Asherah, una Dea che mi è cara, di cui ho già parlato altre volte, di cui abbiamo traccia ancestrale in un petroglifo qui in Sardegna, a Bruncu Suergiu, in provincia di Oristano. 

Vi rimando, per non dilungarmi troppo, all'approfondimento nel mio scritto, che casualmente, avevo scritto proprio per un 5 marzo, tre anni fa, e che ho ritrovato oggi tra i ricordi su fb

( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/statuina-dea-madre-asherah.html?m=0) 

"Il culto di Asherah prevedeva l'installazione di pali o di alberi stilizzati, chiamati anch'essi, con il nome di "asherah". 

Ha un albero sacro e uno stambecco rappresentati sulla coscia. 

[...] Asherah, consorte di Yahweh, che  ha il suo stesso rango divino, come "regina dei cieli e creatrice degli Dei",  e che porta le sue benedizioni, attraverso la sua rappresentazione iconografica di albero, di palo, perché il suo nome significa "albero consacrato

Come oggetto di culto, infatti, l'asherah può essere costruito, abbattuto, bruciato.

( *dell'asherah bruciato, resta appunto, la cenere, come le palme consacrate che vengono bruciate per il mercoledì delle Ceneri) 

[...] Asherah può essere considerata un'antecedente della dea Ishtar e Astarte e Hator, dea egizia. Una dea che piano piano è scomparsa

(*vi ricordate, nel mio scritto di ieri, quando ho scritto che la palma era il simbolo di Hator?) 

Quindi, la correlazione Cenere/Albero/fertilità /rinascita, e vista la stessa radice fonetica di Ash(inglese=cenere) con la dea Asherah, si capisce come sia una dimensione, quella del Mercoledì delle Ceneri, di cui ho già approfondito ieri( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/03/mercoledi-delle-ceneri-2025.html?m=0), che affonda le radici in tempi antichissimi, in relazione al Sacro Femminino archetipale. 

C'è anche una correlazione tra Sant'Anna, la Madre della Vergine Maria e la stessa Asherah, che funge quindi da iconografia archetipale. 

Ne ho parlato in un mio scritto, a cui vi rimando la lettura nel mio blog( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/07/santanna-asherah.html?m=0), in relazione, in particolare, all'usanza, in alcuni luoghi, di festeggiare Sant'Anna, con un "totem/cippo". 

In particolare, ho fatto riferimento, nello stesso scritto, anche ad una chiesetta in terra di Tuscia, l'antica Etruria, che sappiamo essere stata abitata dagli Antichi Sardi, nel lato Nord-occidentale del Lazio, una chiesa molto esoterica, con chiari richiami pagani, come le false porte, presentissime nelle nostre Domus de Janas

"La chiesa di Sant’Anna, così rinominata nel 1603 dalla sua originale intitolazione a S. Maria della Cavarella, il cui nome derivava da una tagliata etrusca che corre vicino alla chiesa, costituisce il più completo esempio di come nella famiglia Farnese l’interesse per l’Ermetismo fosse profondo (e probabilmente non solo per curiosità).

La chiesa sorge nell’angolo della Y ( Y  Yahweh, di cui Asherah era la consorte) 

che si viene a formare dall’incrocio di due vie provenienti dai paesi del Ducato di Làtera che si uniscono per raggiungere Farnese a circa 500 mt. dall’abitato, e con la facciata d’ingresso orientata verso Est". 


Ma c'è anche un altro aspetto. 

Cenere. 

Un nome troppo simile a Cerere. 

Cerere è uno degli aspetti della Dea Ecate. 

Ecate, come la grande Triplice Dea - o Ecate Triformide - è una forma della trinità originale: fanciulla, madre e anziana donna saggia o vecchia. 

La Vergine era Kore / Persefone,

Cerere o Demetra era la Madre, e la vecchia, o donna saggia, era Ecate.  

Ecate faceva anche parte delle tre fasi delle relazioni di accoppiamento della donna: Ebe come fanciulla, Era moglie ed Ecate come vedova. 

Nei misteri dell'agricoltura femminile la sua trinità prendeva la forma di Kore come il mais verde;  Persefone come l'orecchio maturo;  ed Ecate come il grano raccolto. 

Sulla Dea Ecate ho approfondito in alcuni  miei scritti(- https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/dea-ecate-solstiziale.html?m=0 / https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/ecate-signora-dei-noviluni-e-delle.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2024/11/croccorigacrocicchiecatehalloween.html?m=0) 

.Si riteneva anche che Ecate accompagnasse Persefone nei suoi viaggi periodici tra il mondo dei morti e quello degli dei.

È Ecate, a consentire lo switch  "anabasi/catabasi", "vita /morte/rinascita". 

Dea straordinaria e potente, Ecate è legata alla fase della citrinitas, in alchimia, detta anche xanthosis, denota proprio la «fase al giallo» della Grande Opera, costituendo il passo successivo all'Albedo e anteriore alla Rubedo nel percorso di creazione della pietra filosofale. 

Praticamente la citrinitas è la fase successiva della calcinazione, che riguarda proprio il ridurre in Cenere di questo mercoledì delle Ceneri. 

Appartengono entrambe alla seconda fase alchemica dell'Albedo, lo "sbiancamento", la purificazione, legato alla dimensione del Femminino, dell'acqua, dell'argento. 

Mentre nella calcinazione, ad alta temperatura, si liberano le sostanze volatili da un composto o elemento solido, nella citrinitas, vi è un'energia maggiormente mascolina, in quanto la 

Citrinitas, detta anche ingiallimento, o xanthosis, è associata all'elemento Aria, all'oro, alla sublimazione, al Sole

Quindi, il Femminino come veicolo per arrivare alla sublimazione solare, alla rinascita, prima dell'ultima fase della Rubedo, associata all'elemento Fuoco, il Mercurio filosofale, il Cinabro, la coagulazione, il Rebis, il matrimonio alchemico tra maschile e femminile, la Pietra filosofale, la kundalini

Siamo in un anno 9, Archetipo Teth, la divina Madre kundalini. 

Non dobbiamo dimenticare che  il massimo potere della Divina Madre Cosmica è il fuoco. 

Lei in se stessa è fuoco. 

Stella Maris, la Vergine del Mare, è Fohat, fuoco. 

Il fuoco in sé è profondamente divino. 

Si chiama Fohat. 

Il fuoco della Kundalini è un fuoco molto speciale; è il fuoco vulcaniano che può trasformarci radicalmente. 

È necessario che si sviluppi nella nostra stessa natura.

Fuoco come principio costante del divenire. 

Dinamicità. 

Trasformazione degli Opposti 

Fuoco 

Vita e morte. 

Il fuoco può disintegrare gli atomi esistenti.

Il fuoco è l'intelligenza che può creare organismi viventi, può trasformarli, usarli, cristallizzarli. 

Per questo motivo, il Mercoledì delle Ceneri, è in sostanza la celebrazione dell'autorinnovamento, in quella dimensione di autorigenerazione, di Partenogenesi che affonda le radici nell'archetipale Femminino Albero di Vita, l'Ash( la cenere)/Asherah celebrato con le sue stesse ceneri, feconde e purificanti. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

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Cenere/Ash/Asherah





martedì, marzo 04, 2025

💙Mercoledì delle Ceneri 2025

 

Domani, Mercoledì 5 marzo, con una Luna Crescente in Toro, segno di Terra, abbiamo il mercoledì delle Ceneri, che traguarda l'inizio del periodo di Quaresima.
Siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Phe, il diciassettesimo, con funzione espansione, guidati dall'Arcano Maggiore XVII della Stella.
Siamo quindi in un'energia terra( Toro) /acqua (Pesci), che però implementa in sé la dialettica delle due polarità.
Il segno del Toro, è un segno femminile governato da Venere, e ha in sé la duplice energia taurina/uterina.
Il glifo dei Pesci, ha ugualmente, una doppia polarità, come un Tao.
Questo aspetto duplice, di dialettica e corrispondenza, trova riverbero nel mercoledì, governato da Mercurio, simbolo della dialettica energetica.
Dopo il novilunio in Pesci, del 28 febbraio, traguardato dalla Shin di Fuoco, sempre con la dialettica "acqua /fuoco", come ho già approfondito, che contraddistingue questi ultimi recenti passaggi, per questo mercoledì delle Ceneri si è in una dimensione più intima, Femminea, della terra e dell'acqua, mercuriale, trasmutativa, per ridurre, metaforicamente, in cenere, ciò che non serve a questo periodo di intensa purificazione.
Siamo nella dimensione materica di trasmutazione del Femminino, che si implementa magnificamente alla dimensione alchemica e simbolica del Mercoledì delle Ceneri.
E, proprio il mercoledì mercuriale, custode dell'energia alchemica e trasformativa del caduceo di Mercurio, con le due energie della Kundalini che si armonizzano tra loro, fa da spalla energetica a questa giornata di domani, che sembra orchestrata alla perfezione, in una combinazione perfetta di numeri, Archetipi, Arcani Maggiori, segni zodiacali e simboli alchemici, come il Mercurio, custode delle due polarità.
E chi, meglio dell'Archetipo Shin, il Fuoco Sacro, del novilinio in Pesci, del 28 febbraio, appena trascorso, di cui sentiamo ancora il riverbero, che, come ho già scritto, rappresenta "l'acqua del fuoco", a livello esoterico, e che ci sta preparando a quel periodo di intensa  purificazione, che passa attraverso le due importanti eclissi di Marzo?
Come ho già anticipato nel mio scritto sul novilunio, ci saranno due importanti eclissi a Marzo, e tra le due, l'equinozio di primavera, ma di questo approfondiro' più avanti.
La cenere catarchica, la cenere che sbianca.
Un'Opera alchemica straordinaria.
Acqua e Fuoco in sinergia.
Alchimia, nel grembo della Madre, di Madre Terra, con questa luna crescente in Toro.
Questo, significa anche karma, ferite, e tutto ciò che che riguarda la densa dimensione materica, che è pur sempre Mater, Terra, grembo.
Aspetti che devono emergere, per essere depurati, ridotti in cenere, alchemizzati.
La cenere, paradossalmente, è ciò che sbianca i tessuti.
Si usava la cenere, anticamente,  per lavare e sbiancare i tessuti, e alchemicamente, porta in sé, il concetto di pulizia e depurazione.
Porta in sé anche la dimensione del nutrimento, perché la cenere è un ottimo fertilizzante.
Siamo in un anno 9 del Serpente di legno.
La legna che produce ossigeno, gli alberi, mentre sono in vita, ma nutritivi, con la loro legna, anche quando muoiono, quando producono calore, protezione, arte, e cenere, carbone, che sbianca, e, che, eppure, continua a nutrire il terreno.
Siamo in una dimensione terra, per questo passaggio di domani, ma la cenere, non può essere paragonata alla terra, perché è il frutto di un processo alchemico, chimico, che porta ad una rinascita, non ad un semplice disgregamento in polvere.
Ci si trasforma e ci si trasmuta per incenerimento, un passaggio importante, prima della Pasqua di morte e rinascita simbolica.
Un rito primaverile di risveglio, di Rinascita, propiziatorio e protettivo, beneaugurante per abbondanza e fertilità, che affonda le radici nella notte dei tempi.
Le cerimonie purificatrici del Fuoco, che, in sinergia con la simbologia dell'acqua( il Maimone celebrato nei nostri carnevali sardi) perlomeno qui in Sardegna, aprono le danze con l'inizio del Carnevale, del Carrasegare sardo, di cui ho approfondito molte volte, il 16/17 gennaio, con i Fuochi Sacri di Sant'Antonio, per poi proseguire con Imbolc e la Candelora, sempre legate alla dimensione "luce/fuoco/calore".
Perché sono ritualistiche ancestrali di purificazione, necessarie al passaggio equinoziale, in equilibrio con le due polarità, Acqua e Fuoco, della morte e rinascita pasquale.
Sono simbologie ancestrali, che poi sono state adottate e codificate nella dimensione religiosa cristiana.
Percorrendo il calendario annuale, è facile scoprire numerosi elementi che hanno alimentato il simbolismo alchemico.
La Festa della purificazione della Vergine, nonché la presentazione del Cristo al tempio, si verifica 40 giorni dopo Natale.
Gli stessi 40 giorni che separano la Candelora dalla Pasqua, e la Pasqua, dall'Ascensione.
Senza dimenticare le concordanze del Natale con il Solstizio invernale e della Pasqua con l'equinozio di Primavera.
I 40 giorni che separano le date fisse del calendario, corrispondono ad una lunazione e mezza, perché il primitivo calendario cristiano era lunare, come le quarantene che ritmano la manifestazione e la vita del Cristo nella società degli uomini.
Un ritmo lunare, di incarnazione nella materia, nella forma, nella Mater/Matrix, in seno alla dimensione archetipale della Mem, le acque cosmiche Creatrici cosmogoniche, il cui valore ghematrico è proprio il 40.
La Mem, lava, discioglie, fa fluire, e porta con sé anche le memorie.
Il Cristo Solare, elemento Fuoco, e i suoi ritmi lunari di 40 giorni, di acqua.
Un processo di incarnazione delle Anime, di Ascensione.
La via delle Anime.
La via della Via Lattea
Cristo che viene crocifisso a Pasqua con una Luna Piena, e la sua Ascensione con il novilunio, 40 giorni dopo la Pasqua, e ancora dopo, con la Pentecoste, 10 giorni dopo, in Luna Piena, invierà parte del suo spirito, della sua Anima sui suoi Apostoli, riuniti con la Madonna, nel Cenacolo, nella corrispondente festa ebraica legata alla mietitura, detta Shavuot.
Cristo solare, apollineo, legato indissolubilmente con i cicli lunari.
Alchemicamente, Sole e Luna, l'oro e l'argento filosofici, rilasciano il Rebis, la pietra filosofale.
Una pietra filosofale che può nascere solo in primavera, poiché il fuoco tellurico, d'inverno, dorme nelle viscere del pianeta, come fu per il culto mitraico, assimilato poi dai romani.
La simbologia del bue e dell'asinello, della grotta di Betlemme, simboleggiano lo zolfo e il Mercurio, la materia prima su cui lavora l'alchimista.
Il Cristo entra a Gerusalemme, onorato dalle Palme, e chiede un'asina.
Tutti gli asini hanno un segno di croce formato dalle due linee di pelo più scuro, che si incrociano sulla colonna vertebrale.
È la dimensione della materia, in cui le due sinergie agiscono per creare, simbolo quindi, di crogiolo alchemico, nell'umiltà e semplicità della materia.
L'asino è sempre stato portatore di divinità.
L'asina, ancora Femminino.
Il Mercurio, il Femminino che guida questi passaggi di purificazione/creazione, che abbiamo visto, sono tutti traguardati da moduli di 40 giorni, come i giorni del Diluvio universale.
Il 40 ghematrico della Sacra Madre Mem delle Acque Cosmiche e ancestrali.
La benedizione dei ceri, 40 giorni dopo la nascita del Cristo, in cui la Vergine viene purificata, anticipa, di 40 giorni, il Mercoledì delle Ceneri, che apre la Quaresima
Candelora, Fuoco.
Il Femminino sempre presente, nelle due polarità sinergiche Fuoco/Acqua.
Rimandi, che danno pensare ad un intenso periodo in cui si richiede equilibrio, capacità, discernimento, all'interno di una quarantena spirituale, che è una vera e propria quarantena iniziatica.
Infatti, il numero 40, compare spesso nella tradizione esoterica mediterranea, in relazione alla grande opera di rigenerazione iniziatica, con un numero 40 fortemente simbolico.
Una dimensione di restrizione, di morte apparente, di "oscurità", per arrivare alla condizione opposta.
Dalla Morte, alla rinascita, alla resurrezione.
In ebraico, 40, si dice "arbaim", che significa moltitudine, grandezza, compiutezza, mentre nell'antico egizio, "ab", significa luna.
Quindi il numero 40, il 4, era legato ai cicli lunari, al Femminino, e anche a Madre Terra, rappresentata proprio dal numero 4, con i suoi 4 punti cardinali, i suoi 4 elementi, le sue 4 stagioni, che anticamente, seguendo il calendario lunare, erano composte da 4 mesi.
Il 40 esprime la totalità di un periodo, di un periodo intenso di Morte e rinascita che si inaugura proprio nel grembo della Madre.
Della Mater.
Che è Materia.
Che è Memoria ( Mem/memoria). 
Tutto ciò è funzionale alla rinascita.
Morte/inizio/iniziazione.
La Mem è indicata, in ghematria, guardacaso, proprio dal numero 40.
Il diluvio universale, durò 40 giorni.
Appena terminò, uscì dall'Arca, il corvo, per non farsi più rivedere, seguito, subito dopo, dalla colomba, dall'apparizione del sole, e dai colori dell'arcobaleno.
Sono i colori della Grande Opera alchemica, Nigredo, Albedo, Rubedo.
E della fase dell'Albedo, troviamo, in questo Mercoledì delle Ceneri, l'importante fase della calcinazione.
Prima della messa del Mercoledì delle Ceneri, il sacerdote, vestito del piviale viola, procede alla benedizione delle ceneri in un vaso sull'altare.
Si tratta delle ceneri che provengono dalla combustione dei rami delle Palme benedette e rami d'olivo dell'anno precedente.
Palme, che rappresentano il Femminino, l'Albero della Vita stesso, la Pietra Filosofale che prende forma nella materia.
Per gli Egizi la palma rappresentava la Bellezza, l'Armonia, la fecondità. 
Era rappresentata dalla Dea Hator, la grande Mucca celeste che creò il mondo e il Sole.
La Dea Hator è rappresentata come colei che versa l'Acqua di Vita al defunto, al di sopra di una palma. 
"Siedero' in un luogo puro tra le foglie della palma dei datteri della Dea Hator"( tratto dal Libro dei Morti egizio).
Palme che simboleggiano l'immortalità, che come un albero della vita, collegano cielo e terra. 
Ma la palma era anche l'immagine della Dea Tanit, rappresentata con una palma e due serpenti, le due polarità energetiche.
Queste ceneri devono subire una fase alchemica di calcinazione, un'operazione alchemico - chimica, attraverso la quale il fuoco muta, qualitativamente, la materia, liberando principi volatili da sostanze solide, come reazione chimica dell'ossigeno.
La calcinazione fa parte della seconda fase alchemica della grande Opera di trasmutazione, dopo la Nigredo e prima della Rubedo finale.
Seconda fase, chiamata Albedo, sbiancamento o leucosi, associata all'elemento acqua, l'argento, rappresentata  dalla distillazione, dalla calcinazione, dalla purificazione, dall'alba, dalla Luna, dal femminile, dal simbolo del cigno, e dalla primavera.
Il Simbolo alchemico della calcinazione è la salamandra.
Salamandra, che è presente soprattutto nei tarocchi, nel seme dei Bastoni, che rappresenta il Fuoco, l'energia della kundalini, le due polarità della creazione.
Sulla simbologia della salamandra, una creatura che amo particolarmente, vi rimando alla lettura di un mio approfondimento a riguardo, nel mio blog( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/e-un-po-di-giorni-che-la-parola.html?m=0)
Si deve arrivare ad un punto di calcinazione di cenere rossa, che non è indice di altissima temperature..
Terra rossa, che in alchimia è chiamata Adamas, dal nome di Adamo, primo padre degli Uomini, ed è come una terra rossa che viene congiunta al Mercurio, al Femminino, e che in alchimia, si ritiene venga tratto l'embrione della pietra filosofale.
La terra adamitica, l'Adamo Uomo Rosso.
 Il significato di base di ’adam è il colore «rossiccio» dell’argilla della terra da cui l’uomo è tratto: «Il Signore Dio plasmò ha-’adam con la polvere dell’’adamah (terra)» (Genesi 2,7).
È evidente in questa frase il collegamento tra la realtà materiale di Adamo, «il terroso», con la «terra», espresso attraverso la stessa base linguistica ’adam/’adamah che, tra l’altro, si connette allusivamente anche a dam, «sangue», a causa del colore rosso.
Energia Mascolina e Femminina, perché il colore rosso, come la terra rossa, l'ocra rossa, usata fin dai tempi antichissimi per decorazioni parietali e cromatismo delle statuine femminili, indica anche la dimensione della fertilità del mestruo femminile
Mestruo
Estro
Creazione
Ostro
Vento del Sud
Nella Ruota della Medicina, il Sud, è il punto cardinale del Femminino, legato all'elemento acqua, ma anche al suo complementare fuoco.
Vita e morte insieme.
Ostro
Istro
Stella
Ishtar
ISTR in comune con Istro
Istro/tirso
Il bastone di comando
La pineale.
Istro
Maestrale
Mestruale.
Maestre
Le Grandi Madri
Il vento di Nord-Ovest
Nord guida per i naviganti, Stella Polare
Ovest, complementare all'est, il femminile, il nero, la luna, il grembo.
La terra
Istro
Astro
Arcano Maggiore XVII della Stella dell'Archetipo Phe di espansione di domani, che traguarda questo Mercoledì delle Ceneri.
Con la calcinazione delle palme benedette l'anno precedente, si ricrea lo stato originario primordiale della creazione, metaforicamente incontaminato, nel grembo di un'operazione alchemica al "bianco", nell'Albedo del Femminino.
La polvere.
Un essere minerale nuovo, senza macchia.
Lo stato adamitico primordiale.
La materia destrutturata.
Mortificata.
Ricomposta in un nuovo corpo, grazie al Fuoco alchemico purificante, che la eleva ad un nuovo stato di perfezione.
I rimandi simbolici e alchemici sarebbero ancora tantissimi, tutti estremamente interessanti, di cui avrò modo di approfondire in altri contesti
Con questo passaggio di domani, si punta alla Stella, all'alleggerimento, in modo da liberare le tante pesantezze karmiche.
Si punta all'espansione della Phe, ad una nuova terra rossa d'inizio, gravida di fertilità e occasioni.
Ci aspettano dei passaggi energetici importanti, con il wormhole delle due eclissi con equinozio centrale.
Si viaggia leggeri.
Soluzione, solvere, e risolvere, coagulare.
Un periodo che chiede di ri-solvere, e risolutezza, senza mezze misure. 
Centratura. 
La Cenere catarchica.
Ci aspetta tanto lavoro, come sempre.
Ma ci trova ogni volta, un po più pronti
Con infinita gratitudine sempre

Tiziana Fenu
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Mercoledì delle Ceneri 2025





venerdì, febbraio 28, 2025

💙Primo Marzo. I Matronalia di Giunone

 Il primo Marzo, in epoca romana, si festeggiavano i Matronalia, una festa in onore di Iuno, Giunone, l'elemento, l'Essenza stessa, femminile, dell'universo, dei legami matrimoniali, moglie di Giove, la dea Era, della mitologia Greca, la madre anche  di Marte, Dio dell'agricoltura, ma anche della guerra., e madre anche di Vulcano, il dio del Fuoco. 

In ambito etrusco, era Uni, o dea Feronia, chiamata anche Giunone Sospita ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/dea-feronia.html?m=0) 

A Giunone erano sacri i noviluni (calende), mentre a Giove erano sacri i pleniluni (idi)

Durante la festa le donne offrivano banchetti e doni ai loro schiavi, attuando un rovesciamento delle parti simile a quello dei Saturnali decembrini. 

Le matronae erano le donne sposate.

Giunone, come moglie e sorella di Giove, dea della famiglia, delle unioni, esotericamente presiede alla dimensione delle Anime Gemelle.

Osservavo stamane la mia grande pianta di mimosa, che mi arriva fino al piano superiore della mia camera da letto, dalla quale mi fa sempre compagnia la luna per almeno tre, quattro ore buone, durante la sua apparizione notturna.

Finalmente, dopo tanti anni di fioritura anticipata, la vedo fiorire nel suo giusto periodo, in occasione della festa delle Donne.

Trovo sempre tanto sincronismo, tra cielo e terra, tra lunazioni, Archetipi, numerologia, e la Natura, sembra stia seguendo il suo naturale percorso, quest'anno, e noi con essa, con i sincronismi che l'Universo ci offre.

Sembra tutto orchestrato alla perfezione. 

Tutto al giusto posto.

Nel bene e nel male.

Come è giusto che sia.

Ieri eravamo governati dall'Archetipo Shin, il ventunesimo, la Fiamma Divina, che ha anticipato questo giorno, questo primo Marzo dedicato proprio alla Dea del Focolare, Giunone, ed eravamo proprio di novilunio, Sacro a Giunone. 

Ritrovarci nella Fiamma, nel focolare, come veniva celebrato in onore di Giunone, la dea del matrimonio, delle unioni, della regalità e Intelletto Supremo.

La Regina.

Curioso come la parola "focolaio" con quella desinenza  in "-io", sembra quasi rappresentare un'energia opposta a quella del fuoco, anche del focolare domestico. 

Perche' diciamo il "calore del focolare domestico" e non il "focolaio del calore domestico"?

Il focolaio riporta ad un qualcosa di negativo, tutto concentrato e autoreferenziale verso "quell' -io" che non è radiante, e non si propaga come il calore del fuoco, o del focolare. 

Un qualcosa che è purulento, infettivo. 

Un concentrato di egoismo, di negatività, rispetto al focolare o al fuoco, che fa famiglia, nido, solidarietà. 

Come quando nelle tribù ci si siede davanti al fuoco e si solidarizza, e si esce al di fuori del nostro io, del nostro egoismo. 

I focolai epidemici, sono l'esatto riflesso della condizione patologia nella quale ristagna l'umanità, chiusa in un "io" egoistico. Autoreferenziale. 

Che fa i propri interessi. 

Che non riesce a trasformarsi da focola-io a focol-are. 

Dove quella desinenza in "-are" , che in inglese corrisponde al verbo essere, declinato  alla seconda persona singolare e plurale ( you are, we are, "tu sei/noi siamo" ),  si incasella in una dimensione identificativa di appartenenza, di integrità con sé stessi. 

In un contesto che prevede, ed ingloba anche l'altro/i, e, nel contempo, in una dimensione di scambio e di comunità, irrealizzabile. 

In una declinazione sociale, e una desinenza lessicale, declinata in  un "-io", governato da un "io" autoreferenziale. 

Ecco dove nascono le epidemie. 

Dove c'è ignoranza.

Nel senso che proprio si ignora l'altro e gli altri. 

E si sta soli. Sul crinale delle proprie certezze. 

Soli e infettati. 

Infettare . 

Da "infecto", dal latino, che significa "avvelenato'. 

E "affetto", ha due valenze..

Affetto in senso buono, nel senso del bene che si vuole. 

Ma anche "affetto", nel senso che si è stati contaminati da una mal*attia tramite "un'impressione". 

Come dire, siamo stati impressionati nell'affezione.

Curioso, questo verbo che usa il vocabolario. 

"Impressionare" 

Creare una pressione, lasciare un segno, usato sia nell'accezione negativa che in quella positiva. 

Per non parlare del termine. "affezionarsi", che indica un legame, un segno che l'uno imprime, "impressiona", appunto, sull'altro.

Sarebbe bello affezionarsi, creare in*fezioni d'amore, e riportare ad unità anche il senso di un una parola che dovrebbe avere solo una valenza, quella positiva. 

Come quella del fuoco. 

Che poi si è diramata in positiva e in negativa. 

Per darci la possibilità continua di scegliere. 

Di sceglierci. 

Se essere  focolari o focolai. 

Se essere propulsori energetici e termici, verso l'esterno o verso l'interno. 

E se morire infettati o affetti , nel senso, 

" pervasi di affetto".

Anche la parola "contrarre", ha due valenze.

"Contrarre matrimonio", per stare nell'ambito giunonico delle unioni, e "contrarre  malattia", nella sua accezione più negativa. 

Come sempre l'Universo è meraviglioso. 

Ci offre sempre le chiavi della scelta. 

Sta a noi. Solo a noi. Capire e sentire. 

Dove batte il cuore.

Sempre. 

Dove creiamo un focolare, e non un focolaio, che in fondo rappresenta, l'energia distorta di Giunone, accecata dalla gelosia verso Zeus, e le sue numerose amanti, al punto da diventare vendicativa, punitiva, autoreferenziale, anche procreando senza il Mascolino. 

Cerchiamo di stare in quella dimensione monadica, originaria, amniotica, ancestrale, propria del segno dell'Ariete, che è il segno della luna crescente di oggi. 

Segno di Fuoco, a cui si affianca il Sacro Archetipo Ebraico Mem, il tredicesimo, la Sacra Madre delle Acque Cosmiche ancestrali, correlato all'Arcano Maggiore XIII della Morte. 

Acqua e Fuoco ancora in dialettica, come è stato ieri per il novilunio in Pesci, guidato dal Sacro Archetipo Ebraico Shin, il ventunesimo, il Sacro Fuoco interiore, correlato all'Arcano Maggiore XXI del Mondo. 

Una dimensione Monadica, per questo passaggio di queste due giornate, per ritrovare il nostro Fuoco interiore, la nostra Essenza e Verità. 

Giunone si perde nei meandri di sé stessa. 

Relaziona il proprio valore in rapporto a quanto Giove la tradisce, e così, si snatura, viene meno a sé stessa, infe*ttandosi  di risentimento e odio. 

Celebriamo la Giunone Regina del focolare, creando nidi, templi, dimensioni privilegiate. 

Inanzittutto con noi stessi, in equilibrio e comunicazione con le due polarità. 

Sottolineo questo aspetto, perché nel passaggio mitologico esegetico di Giunone come Dea Madre, la sua figura  è stata declinata da "custode del focolare", a "focolaio" di gelosie e rancori, addirittura, tramatrice di inganni, poiché moglie tradita e invidiosa dello stesso marito Zeus. 

Una penalizzazione che sicuramente l'ha declassata in concomitanza del passaggio dal Matriarcato al patriarcato, trasformandola da Grande Dea Madre, potente e misteriosa, carismatica, a "moglie ferita, incattivita, rancorosa", vittima degli accadimenti, piuttosto che nel pieno della sua potenzialità energetica di espressione. 

È scivolata, dall'essere focolare, ad essere focolaio, nell'accezione negativa del termine. 

Essendo, Giunone, figlia di Saturno, e oggi siamo di sabato, giornata dedicata a Saturno,  è facile intuire il veicolo metaforico di cui si è fatta Portavoce. 

I nostri ruoli, spesso ci imprigionano in dinamiche karmiche che ci portano ad identificarci con essi. 

Giunone non è la moglie tradita, o vendicativa, o dilaniata dalla gelosia. 

Giunone è oltre questo. 

Sono le dinamiche karmiche, ad averla inglobata nei loro meccanismi distruttivi, perché queste dinamiche, sono sempre distruttive. 

Ci allontanano dalla nostra Essenza, e finché si ripresentano, significa che abbiamo un'identità Animica, non sociale, di ruolo, da ripristinare. 

In questo modo, il nostro autentico Fuoco interiore, rimane inespresso. 

Un potere vulcanico ribollente. 

E, per restare in tema del venerdì di oggi, legato a Venere, secondo Omero Giunone era nemica dei Troiani perchè Paride perché aveva dato la mela della bellezza a Venere anziché a lei.

Ma Venere, è uno degli aspetti stessi della bellezza giunonica, abbondante, in esubero, di Giunone, che lei più non riconosce. 

Dobbiamo essere quello stesso tempio integro, caleidoscopio, che fa venire voglia di entrarci a piedi scalzi, con sacralità, sapendo di trovare un focolare, una Fiamma sempre ardente, viva, nutriente, luminosa, centro propulsore di Bellezza e Giustizia, e soprattutto della nostra intima Essenza. 

In Verità, sempre. 

Con infinita Gratitudine sempre. 


Tiziana Fenu 

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Alonso Cano "La Dea Giunone" 1638

Primo Marzo. I Matronalia di Giunone



giovedì, febbraio 27, 2025

💙Morte Gene Hackman 26 /2/2025

 Senza annoiarvi troppo con tutti i calcoli ghematrici di ogni singolo nome. 

Ieri, nel mio post sulla celebrazione della notte di Shiva, l'ho anticipato. 

C'è troppa carne sul fuoco, gli eventi si devono manifestare in questo anno 9, e ieri, essendo un Archetipo 19, legato al Sole, e a quelli, che nella dimensione oscura sono stati i sacrifici, a cui, tra l'altro era collegato anche il dio Rudra, l'antesignano di Shiva, ci dovevano essere dei sacrifici. 

Tre in particolare 

Michelle Trachtenberg 39 anni

La somma di 3+9 è un 12, archetipo Lamed, la misura, la prova, il sacrificio,, Arcano Maggiore XII dell'Appeso 

Morta a New York, che è un 666. 

A Manhattan, esattamente, che in Ghematria inglese è un 12, ancora Lamed, sacrificio. 

Gene Hackman e la moglie, Betsy Arakawa, trovati misteriosamente morti, insieme al loro cane, a Santa Fe. 

Le loro date di nascita, unite, mi danno un 12, altra Lamed, altro sacrificio, altro Appeso. 

Gene, il cui vero nome era Eugene. 

Eugene, valore ghematrico totale 13, Arcano della  morte. 

Hackman, il cui valore ghematrico è una sequenza Sacra, un 3/6/9, la Sacra Frequenza creatrice dell'universo. 

Trovati nella loro casa a Santa Fe, capitale del  New Mexico( USA), che ha 33 contee, numero sacro e simbolico, legato al Cristo, capitale molto devota anche a San Francesco. 

A Santa Fe, a sud-est di Santa Fe, termina anche una catena di monti, un percorso sacro chiamato "il Sangue di Cristo", una delle sottocatene più meridionali delle Montagne Rocciose. 

Santa Fe, tra l'altro, si trova sull’allineamento originale della Route 66 del 1926 (1926-1937) e oggi è collegata alla moderna Interstate alle due estremità del “Santa Fe Loop“ che la collega ad Albuquerque a sud ovest, attraverso Las Vegas NM, e a Santa Rosa, Tucumcari e Glenrio verso est.

La Route 66 entrava nella capitale dello stato lungo College Street (ora Old Santa Fe Trail), poi svoltava a ovest su Water Street sul retro dell’Hotel La Fonda. Usciva dal centro di Santa Fe lungo Galisteo Street e svoltava a sud in Cerrillos Road. Cerrillos Road era il collegamento principale tra Santa Fe e Albuquerque. 

Gene Hackman aveva 95 anni, la moglie, 63

95>14

63> 9

14+ 9=23= 5

5, nella dimensione "oscura", è il simbolo del pentacolo, del Toro. 

Come Sacro Archetipo, agli Antipodi, l'Archetipo He, con funzione vita 

Santa Fe è famosa per un Rodeo, il Rodeo Grounds, in cui neanche a dirlo, gareggiano solo tori. 

Nell'immagine vedete l'emblema di questo Rodeo, Diablo, il Toro, sempre per "puro caso" 

Sembra Nandi, il toro bianco di Shiva.

Shiva, celebrato ieri, come ho scritto nel mio post a riguardo( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/02/la-notte-di-shiva-26-febbraio.html?m=0),  anticipando anche eventuali energie estremamente negative, sacrificali, come purtroppo è successo

Santa Fe, come ghematria mi porta ad un 15 totale, che è proprio il corrispondente dell'Arcano Maggiore XV del Diavolo, che trova corrispondenza nel quindicesimo Sacro Archetipo Ebraico Samech, con funzione "pressione". 

Energia che fa pressione per manifestare l'essenza divina. 

Numero sacro della fertilità, il 15, giorno centrale del ciclo lunare ed ovulatorio. 

Massima potenza creatrice, quindi, a Santa Fe. 

Tra l'altro, Hackman, è nato il 30/2/1930, a San Bernardino, California 

San Bernardo è stato il fondatore dell'ordine dei Templari, sempre per strane coincidenze. 

Non sono riuscita a risalire al nome del cane, morto insieme ai coniugi, ma il cane, ha come simbolismo Anubi, il custode e psicopompo del regno dei Morti. 

C'è molto metalinguaggio in queste due tristi vicende, che si sono verificate ieri. 

Ieri che era una dimensione di un potenziale enorme, a livello mondiale, in cui si poteva agire, come intenti ed azioni, per il bene, così come sono state sacralizzate queste ricorrenze, o per il male, come sempre fanno a ridosso di queste potenti energie. 

È tutto estremamente simbolico 

Anche il nome Gene/Eugene, mi fa fa pensare alla genetica, che stanno duramente colpendo, in ogni modo, all'eugenetica. 

E il cognome della moglie, Arakawa, mi rimanda ad una famosa fumettista di manga "alchemici ed esoterici", in particolare al "Fullmetal Alchemist"  ("L'alchimista d'acciaio") è un manga scritto e disegnato da Hiromu Arakawa, in cui ci sono i giovani alchimisti Edward e Alphonse Elric, due fratelli in viaggio per la nazione di Amestris alla ricerca della leggendaria pietra filosofale con lo scopo di riottenere i loro corpi originari persi in una trasmutazione umana finita male. 

Molto pertinente a ciò che stiamo vivendo in questo momento storico. 

E il nome, Betsy, mi rimanda a Beth, secondo archetipo ebraico, il Sacro Femminino, collegato all'Arcano Maggiore II della Papessa. 

Il Femminino, sempre colpito, potente e luminoso. 

E Hackman, tradotto in inglese, significa "uomo d'affari". 

Marketing, interessi. 

Il "gene" hacherato

Anche la vita di noi umani, alla fine, è solo una "questione di affari", per chi è ai vertici, senza scrupoli. 

Il messaggio veicola un attacco alla genetica, in contrapposizione ad un luogo, Santa Fe, contrassegnato da un sentiero di Cristo, in cui, però si celebra anche il Rodeo del Toro. 

Un luogo estremamente simbolico, per veicolare un messaggio forte. 

Una dipartita improvvisa di una coppia bella, longeva, ma simbolica abbastanza da farsi portavoce di precisi messaggi. 

C'è sempre una precisissima Geometria numerica, che mi lascia spiazzata ogni volta, come se fossero, e lo sono, studiate a tavolino. 

Gli eventi, se osservati, non sono mai per caso, e in un modo o nell'altro, devono informare, manifestare, palesare. 

Ma pur sempre ad emulazione e a ridosso di sacre Geometrie e architetture che non potranno mai raggiungere.


Tiziana Fenu 

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Morte Gene Hackman Santa Fe













💛Le Maschere del centro Sardegna. Dolores Turchi

 [...] le maschere del centro Sardegna che in maniera evidentissima, in pieno Settecento, ancora replicavano i loro riti per un dio chiamato Maimone, di cui si ricordano ancora le invocazioni per la richiesta della pioggia. Un dio del quale ogni anno si rappresentava la passione che aveva subito prima di morire, attraverso la passione che si infliggeva a una vittima umana che solo all’ultimo momento, prima di essere gettata sul rogo, veniva sostituita da un fantoccio, spesso chiamato Zorgi (il fecondatore). Che questa vittima simboleggiasse una divinità pagana, il Vassallo ben lo sapeva e pertanto tutte le sue prediche fatte in gennaio, tra la festa di Sant’Antonio e San Sebastiano, culminavano con la minaccia di scomunica verso coloro che, pur ritenendosi cristiani, ancora ricordavano questo dio (Dioniso Mainoles) nelle loro esibizioni, ostentando ossi di animali che, secondo la credenza, avrebbero dovuto rigenerare nuova vita.

Un rito propiziatorio di fertilità che ricordava antiche usanze presenti persino tra i Celti, come quella del dio Thor che dopo aver mangiato la carne dei suoi capri ne riunisce gli ossi e questi riprendono a vivere. Leggende antichissime, che partivano da rituali di caccia per poi strutturarsi in forme religiose. Sicuramente il Vassallo conosceva le prediche fatte contro i mascheramenti durante le calende di gennaio da diversi Padri della Chiesa.

Restano famose ancora oggi quelle attribuite a Sant’Agostino. Dioniso era divinità traco-frigia entrata tardi nella Grecia classica, ma ben conosciuto nel mondo cretese-miceneo.

In Sardegna penetrò in tempi lontani, probabilmente attraverso i Micenei, intorno al xiii-xiv secolo a.C. Quanto sia stata forte la penetrazione micenea all’interno dell’isola lo dimostrano i numerosi templi a megaron che negli ultimi decenni sono venuti alla luce.

C’è da credere pertanto che una forma di religione dionisiaca cretese-micenea (si pensi al culto della bipenne in Sardegna) sia penetrata in tempi antichissimi, non mediata dalla religione romana, benché anche Roma conoscesse il culto dionisiaco, soprattutto nella forma bacchica.

Basti pensare ai Baccanali romani proibiti dal Senato nel 186 a.C. Ma Roma conosceva anche Dioniso psicopompo, come attestano alcuni sarcofagi ostiensi e romani che rappresentano scene bacchiche. La forma tragica e cruenta del culto dionisiaco superstite in Sardegna pare non sia stata sfiorata dalla religione orfica che lo aveva reso più mite in altre regioni, e questo ne denota l’antichità. Nella nostra isola penetrò sicuramente in tempi assai lontani, nella forma più primitiva e selvaggia, e tale si mantenne per decine di secoli, se ancora il Licheri poté vederlo in un aspetto tanto cruento.

Ai suoi tempi tutte le maschere portavano ancora un carico di ossi animali sulle spalle, con funzione apotropaica e rigenerativa che, agitati, producevano quel rumore roco tipico delle bàttole, dei crotali e delle tabelle usate durante la Settimana Santa. Tale rumore, a Cuglieri, pare fosse intensificato dalle conchiglie che usavano i “Cotzulados”.

Anche le maschere degli altri paesi sono definite dal Licheri con nomi particolari.

A Ortueri le chiama Maimones, cioè col nome generico che si dà a tutte le maschere, ma a Cheremule, dove sono scomparse da tempo, sono chiamate “sos impeddados”, mentre quelle di Austis vengono dette “sos Colonganos”, il cui termine ha più o meno lo stesso significato.

Il termine che il Licheri usa per definire le maschere di Samugheo è “Ossudos” che equivale a “garrigados” con cui definisce quelle di Mamoiada le quali portano ugualmente un carico di ossi sulle spalle che essi chiamano “garriga”.

Altra caratteristica che viene spesso messa in rilievo è la maschera di sughero (caratzas de ortigu), che sembrano portare quasi ovunque tutti, tranne quelli che avevano il volto imbrattato di fuliggine e sangue. Non si parla mai di maschere di legno.

La maschera lignea richiede un impegno e una maestria nell’esecuzione che non tutti dovevano possedere. La maschera di sughero poteva invece essere modellata con facilità da chiunque.

Inoltre aveva la caratteristica della leggerezza. Con tutta probabilità, finito il rito, veniva gettata nel fuoco come il fantoccio. Rinnovarla anno dopo anno come si rinnovava il dio e la vegetazione che rappresentava doveva essere nell’ordine delle cose.

È probabilmente per questa ragione che non ci sono pervenute maschere lignee molto antiche. Senza volerlo, il Licheri conferma cose già intuite, come ad esempio il perché una persona folle o poco avveduta è chiamata ancora oggi Mamuthone o Maimone.

Dai suoi versi veniamo a conoscenza di cose finora solo sospettate e mai accertate: la vittima del carnevale, quella che doveva rappresentare la passione e la morte del dio della vegetazione, dell’ebbrezza e dell’estasi, veniva stordita oltreché col vino, anche con una certa dose di sostanze tossiche.

Questo spiega anche perché tale vittima, nei carnevali sardi, è scomparsa prima delle altre maschere e perché in alcuni paesi dove il carnevale è stato riesumato, la vittima manca.


Tratto da "I Carnevali e le maschere tradizionali della Sardegna" di Dolores Turchi

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Le maschere del centro Sardegna





mercoledì, febbraio 26, 2025

💙La notte di Shiva, 26 febbraio

 Questa notte si celebra la "notte di Shiva", a completamento e chiusura della  festa di Mahāśivarātri.

Un ciclo di celebrazioni che si è aperto il 14 febbraio, per onorare il Dio Rudra, di cui ne offre una descrizione Mircea Eliade, nella sua "Enciclopedia delle religioni"

RUDRA è un dio vedico, precursore della grande divinità induista śiva. Il nome rudra deriva dalla radice verbale rud («ululare, ruggire»), dalla quale prende l’epiteto di «urlatore». 

La radice rud significa anche «ros- so» (come l’inglese ruddy); tutto ciò suggerisce che la prima idea della divinità sia stata ispirata dalle nuvole rosse di tempesta o dal rumore del tuono. rudra non ha correlativi nelle altre mitologie indoeuropee.

Alcuni studiosi credono che il primo prototipo di rudra possa essere fatto risalire a un sigillo della Valle dell’lndo nel quale sono raffigurati quattro animali che circondano una figura seduta. Questo sigillo e alcuni testi vedici indicano un legame tra rudra e gli animali. Come Signore degli animali (paśupati), egli è sia il loro protettore sia il loro distruttore, ambivalenza comune in molte mitologie. L’animale associato più frequentemente a rudra è il toro, simbolo di pioggia e fertilità. Tipicamente, la figura del sigillo della Valle dell’Indo è seduta in una postura che sarà associata successivamente alla meditazione yogica, portando qualcuno a postulare un’origine non aria del suo ruolo postvedico di asceta mendicante par excellence.

La consorte di rudra è pṛśni, il cui nome indica una borsa di pelle per l’acqua, chiaramente un riferimento alla pioggia. Questa associazione è rafforzata dai riferimenti che il ṛgveda fa a rudra come apportatore di pioggia fecondatrice. 

Rudra è invocato in soli quattro inni del ṛgveda, sebbene compaia anche nelle saṃhitā successive e nei brāhmaṇa. Gli inni ṛgvedici lo descrivono come un dio ben vestito alla guida di un cocchio, con arco e frecce. Questi inni cercano di allontanare la collera di un dio terrificante e distruttivo che scaglia le sue frecce letali alla cieca su uomini e bestie. 

Oltre agli dei del vento, vāyu-vātāḥ, nei veda vengono associati a rudra anche i rudra e i marut, che si spartiscono rispettivamente i tratti benevoli e quelli ctonii. 

Pare che la parola marut, derivata dalla radice mṛ («morire»), significhi spirito di un morto. Il culto stesso di rudra conferma la sua connessione a yama, il dio della morte, agli spiriti dei morti e alla dea nera nirṛti. 

Le oblazioni che gli sono riservate nonché il luogo e la modalità dell’offerta sono caratteristici di una divinità ctonia. 

La consorte di rudra in epoca successiva è rudrāṇī, o mīḍhuṣī.

Quest’ultima, come pṛśni, rappresenta la funzione di rudra come «elargitore di pioggia», e lo collega indirettamente alla fertilità, elemento che risale al periodo della Valle dell’Indo. 

Ciò spiega forse l’adorazione di rudra nel simbolo fallico, che rimpiazzò successivamente la sua raffigurazione antropomorfica in modo pressoché totale.

Nella letteratura vedica, rudra è connesso intimamente ad agni e a soma. 

Infatti, nel suo potere, nel suo fulgore e nella sua capacità distruttiva è quasi un alter ego di agni. Come soma, egli risiede sulla cima di una montagna, sul Monte Mūjavat in particolare,

[...] Sia lo Yajurveda sia i brāhmaṇa testimoniano l’evoluzione dell’unione sincretica di Rudra con altri dei sino alla fusione finale con śiva; il suo successore mitologico. 

Il complesso «rudra-śiva» è per questo motivo spesso usato dagli studiosi della tradizione per designare la fusione mitologica e cultuale di śiva con il suo precursore vedico.

In seguito al sincretismo piuttosto antico con altre divinità indigene regionali o tribali, rudra diventa un conglomerato di tratti diversi. 

La sua evidente ambivalenza nei confronti del sacrificio lo testimonia. 

Nel ciclo mitologico śivaita successivo, rudra è abbandonato dal sacrificio o gli è negata una parte in quello a dakṣa. Infuriato, egli distrugge il sacrificio, uccidendo gli uomini e ingiuriando gli dei. Questi tratti antivedici continuano a moltiplicarsi fino a portare il dio rgvedico che garantiva beni, perdonava i peccati e benediceva i suoi devoti ad assumere una personalità doppia che combina tratti benevoli e malevoli"


Come ho scritto, il Dio Rudra, celebrato in questi 11 giorni, dal 14 febbraio, è correlato sia all'elemento Acqua, sia all'elemento Fuoco, e questa notte del 26 febbraio, è celebrata come la grande. notte di Shiva/Rudra, suo precursore vedico, in cui si celebra il matrimonio tra Shiva e la sua paredra Parvati, espressione del potere creativo ( Shakti) di Shiva

Legati all'ancestrale simbologia di Rudra, sono i Rudraska, i Sacri Mala curativi, che significano letteralmente "lacrime di Rudra", composti da 108 semi più uno, considerato extra, di piante appartenenti al genere Elaeocarpus, considerato l’albero di Shiva.

Shiva, la cui rappresentazione creatrice, è rappresentata dallo Shiva Nataraja 

Oggi siamo di mercoledi

Mercurio, unione degli Opposti 

26/2/2025 

Sacro Archetipo Ebraico Qoph, il diciannovesimo, con funzione legante, correlato all'Arcano Maggiore XIX del Sole. 

Un Archetipo importante. 

Oggi celebrano, in onore del Sole. 

Il dio Rudra, nella sua forma più distruttiva, così come Shiva, era legato ai Sacrifici. 

Shiva, che è presente, nella forma di Shiva Nataraja, anche al Cern

Ne parlai un un mio scritto, vi lascio il link per gli approfondimenti a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/shivanarajaeclissi.html?m=0) 

Una simbologia molto importante, perché si lega anche alla simbologia del Cern e a tutto che di oscuro  ruota intorno ( trovate ulteriori approfondimenti a riguardo all'interno del mio scritto, nei link di riferimento).

Quando ci sono celebrazioni importanti, vengono sfruttate come recettori di energie negative, lo sappiamo benissimo, e siamo anche a ridosso di un novilunio importante, con 7 pianeti allineati e sotto un Archetipo Nun di trasmutazione. 

Come ho già scritto nel mio post sul novilunio di venerdì, se l'Universo, con le sue corrispondenze, ci sta spingendo ad una integrazione, ad una dialettica propedeutica al punto di equilibrio, compresa questa celebrazione di oggi, che è una celebrazione importantissima di purificazione, integrazione, celebrata con la cenere Sacra, di contrappasso,  questi momenti vengono sfruttati per celebrare votati al negativo. 

I 7 pianeti allineati sono perfettamente in linea con la simbologia di questa celebrazione, in cui il velo di Maya si assottiglia. 

L'unione Sacra delle due polarità, è finalizzata a questo risveglio, a questa trasmutazione. 

Al sentire una profonda connessione con l'Universo. 

Le energie negative, si sentono eccome. 

Si muovono in sordina. 

Come un sottobosco. 

In una mistificazione continua. 

Persino Madre Terra, cerca un suo equilibrio, come può. 

Per questo motivo, l'Universo, ci sta aiutando, con ciò che può. 

Sta a noi, riconoscerlo, e rimanere centrati nella sua frequenza. 

Anche stavolta smuoveranno qualcosa. 

C'è troppa energia in gioco. 

Stiamo. 

E osserviamo con distacco. 


Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 

La notte di Shiva, 26 febbraio















martedì, febbraio 25, 2025

💙28/2/2025 Novilunio in Pesci

 Venerdì 28 febbraio, abbiamo un novilunio in Pesci

Dopo il plenilunio in Leone, del 12 febbraio, con l'energia dell'Archetipo Nun di trasformazione, e l'Arcano Maggiore XIV della Temperanza, del quale ho approfondito a riguardo, in una profonda sinergia Fuoco-Acqua, che ci ha spinto fino a ritrovare il nostro Fuoco interiore, la nostra Essenza e Verità, coadiuvati anche dalle Celebrazioni di ieri, del Fuoco immortale di Vesta, chiudiamo questo mese di Febbraio, denso e ricco di metalinguaggio, con un novilunio che si manifesta in un giorno dedicato a Venere, sotto il segno dei Pesci, segno d'acqua, subentrato, con luna calante tra Scorpione, segno d'acqua, e Sagittario segno di Fuoco. 

Ingresso traguardato dal Sacro Archetipo Ebraico Mem, il tredicesimo, la Sacra Madre delle Acque Cosmiche e dall'Arcano Maggiore XIII della Morte. Siamo quindi in una energia totalmente femminile, di Acqua, controbilanciata, dal pomeriggio in poi, dalla luna calante in Sagittario, segno di Fuoco.

Si è giocato molto, in questo mese di Febbraio, di purificazione, nella dimensione dell'equilibrio, della sinergia tra Acqua e Fuoco, che pianeti, segni, Archetipi e Arcani Maggiori, hanno rappresentato.

Equilibrio necessario per avere discernimento, per non essere coinvolti dagli estremi a cui abbiamo e stiamo ancora assistendo, e vivendo.

Anche questo ultimo plenilunio sotto il segno del Leone è stato traguardato da un'intensa sinergia Acqua - Fuoco

Abbiamo avuto l'acqua della Nun, e il Fuoco del Sacro Archetipo Ebraico Shin, il ventunesimo, coadiuvato dall'energia dell'Arcano Maggiore XXI del Mondo.

Ci avviciniamo al wormhol energetico delle eclissi del 2025, che esordisce venerdì  14 marzo con eclissi lunare totale e  plenilunio in Vergine, in luna rossa di sangue. 

Avremmo poi un'eclissi parziale di sole sabato 29 marzo con novilunio in Ariete

Domenica 7 settembre eclissi lunare totale con plenilunio in Pesci  

Domenica 21 settembre  novilunio in Vergine con eclissi parziale  solare

Invece il 6 ottobre, il 5 novembre e il 4 dicembre, avremmo tre superlune, tre pleniluni straordinari che chiuderanno il 2025 con la luna Luna piena che si verifica quando quest'ultima si trova entro il 90% dal perigeo (punto di massima vicinanza alla Terra), rendendola più grande (fino al 10%) e luminosa (fino al 30%) di una normale luna piena 

Il 28 febbraio, oltre che in novilunio in Pesci, avremmo uno straordinario allineamento planetario di 7 pianeti, Mercurio, Saturno, Nettuno, Urano, Giove, Venere, Marte. 

La Terra è esclusa. 

Abbiamo avuto l'energia dell'Archetipo Shin, per il novilunio in Acquario del 29 Gennaio, che faceva da contraltare al plenilunio di  lunedì 13 gennaio, in Cancro, traguardato dall'Archetipo Nun. 

C'è una straordinaria reiterazione, quindi, anche per questo secondo mese del 2025, di questi due Archetipi, Nun( le acque trasmutanti) e Shin ( il Fuoco Sacro interiore).

Quindi l'Universo sta spingendo verso l'equilibrio. 

Anche Madre Terra, con i suoi diffusi movimenti tellurici che si sono manifestati da inizio anno ad oggi, sta cercando di trovare un suo equilibrio, un nuovo assetto. Dei punti di assestamento, perché si stanno muovendo energie fortemente squilibranti e disgreganti. 

È tutto, e il contrario di tutto. 

Per questo, ci vengono in soccorso anche i 7 pianeti allineati, proprio per questo novilunio, cosi come è stato per il 21 gennaio, stessi pianeti, per i quali vi rimando alla simbologia, nel mio scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/01/2112025-allineamento-6-pianeti.html?m=0). 

In quella data eravamo sotto l'energia dell'Archetipo Mem, il tredicesimo, le Acque Cosmiche della creazione, a cui succede  il  quattordicesimo Archetipo Nun 

Lo trovo abbastanza singolare. 

È come se ci fosse offerta una seconda occasione, per allinearci ad una frequenza superiore, quella dell'Universo, con due Archetipi, che traguardano questo evento, in successione, la Mem, e la Nun, l'Arcano Maggiore XIII della Morte e l'Arcano Maggiore XIV della Temperanza. 

Morire e rinascere, nell'equilibrio, nel saper fluire. 

Nel grembo dell'energia dei Pesci, che è segno d'acqua, amniotico, duale, speculare. 

Che ci mostra il dritto e il rovescio. 

Che ci indica il nostro punto di squilibrio. 

Trovo tutto ciò, estremamente interessante, perché il Segno dei Pesci, è collegato alla dimensione dei nostri piedi, del camminare e del progredire, e in psicologia archetipa junghiana, ha come archetipo di riferimento, il Dio Efesto, guardacaso, Dio del Fuoco, che era zoppo. 

Emarginato e scaraventato verso l'Abisso speculare dell'Olimpo, poiché non perfetto come gli Dei, approda nell'isola di Lemno, dove diventa il Maestro Supremo Artigiano del Fuoco, dei Fabbri, forgiando le armi divine, e diventando l'esperto dei meccanismi del cosmo. 

Questo dovrebbe farci riflettere su un aspetto molto importante. 

La ferita come veicolo di trasmutazione. 

La trasmutazione attraverso il Fuoco della Shin, Archetipo che traguarda questo novilunio. 

Il segno dei Pesci, ha come antipode il segno della Vergine. 

È l'asse che guida anche le eclissi di questo 2025.

Acqua, dispersione (Pesci) e terra( radicamento, razionalità, la Vergine) 

L'acqua necessita della terra, per essere contenuta, per portare dei frutti. 

Come vedete, è presente anche, spesso, l'elemento fuoco( febbraio è il mese della purificazione, che avviene attraverso l'elemento Fuoco, che si è manifestato proprio con in plenilunio appena trascorso, sotto il segno del Leone, e sotto l'Archetipo Shin, due energie molto potenti, di Fuoco. 

Il Fuoco serve all'acqua per dargli energia, attraverso il vapore, nobile elemento dell'aria

Per ricadere poi sulla terra, dove ha preso forma, portando abbondanza, ristoro e frutti, sotto forma di pioggia, in un ciclo riproduttivo continuo. 

E in questa metafora simbolica, con il ciclo riproduttivo, si evidenzia il parallelismo con il nostro corpo. 

I piedi, radicati nella terra, e la testa, elemento aria 

Lo spirito e la materia. 

Materia che può essere anche ombra, come le fronde e le Radici di un albero. 

La dimensione dei Pesci, è acqua, grembo, oscurità, è ventre di Madre Terra, è movimento sismico( e in questo si rispecchiano le ultime dinamiche di Madre Terra). 

Movimento sismico, che è funzionale a disallineare vecchi equilibri che non reggono più, e a trovarne di nuovi. 

Come la zoppia di Efesto, che, paradossalmente, ne trova uno nuovo, molto più consono alla sua Essenza. 

Acqua e Fuoco, esattamente come il glifo dei Pesci, che sembra la rappresentazione di una Luna Crescente e una Luna Calante, i due opposti, ma dello stesso ciclo. 

E tra questi due opposti, trovare il punto di equilibrio. 

La discesa. 

La risalita. 

La rinascita. 

Tanto quanto scendo, tanto posso risalire. 

Questa dialettica è integrazione. 

Attraversare, in tutte le sue abissali sfumature, il punto liminale di coesione. 

L'imperfezione che perfeziona, che è potenzialità all'ennesima potenza.

In modo da scoprire il nostro Talento, la nostra Maestria. 

Senza più la necessità di sentirci "artefatti", per stare dove non siamo riconosciuti. 

Ma per sentirci Arte, liberi, straordinariamente imperfetti, ma nel giusto posto. 

In Noi stessi. 

Un novilunio straordinario, che ha in sé anche l'intrinseca simbologia dei 7 pianeti allineati, come i nostri 7 chakra. 

Allineati a ciò che è pura e incontaminata energia. 

All'energia del Sacro Universo, che ci ama di un Amore infinito 

Con infinita gratitudine sempre 


Tiziana Fenu 

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Maldalchimia.blogspot.com 

28/2/2025 Novilunio in Pesci





💙Templi di Fuoco

 ĀTESHGĀH, TEMPIO DEL FUOCO 


Forse i fedeli dello Zoroastrismo non costruirono veri e propri templi per onorare il fuoco prima del IV secolo a.C. (Wikander, 1946), epoca in cui, a quanto pare, abbandonarono l’antica usanza di pregare solamente in luoghi aperti ed elevati (secondo quanto attestato anche da Erodoto). 

Poiché questo atteggiamento fu assunto per protestare contro i templi decorati con statue della dea Anāhitā. 

(Parentesi mia, dea delle acque, personificazione di Venere. 

Nell'Avesta, una raccolta di testi sacri dell'antichità Persia, nome che rimanda a Vesta, la Dea custode del Sacro Fuoco, di cui ho già approfondito- https://maldalchimia.blogspot.com/2024/02/il-giorno-della-memoria-del-fuoco-di.html?m=0- il nome è lo stesso di quello di un fiume mitico) che Artaserse II aveva fatto erigere in tutto il suo Impero, è possibile che il tempio del fuoco, ossia l’āteshgāh («la dimora del fuoco»), sia stato adottato quale reazione e contromisura (Boyce, 1975). 

Al suo interno, nel luogo in cui solitamente era collocata l’immagine della divinità, veniva mantenuto acceso un fuoco, alimentato con legna e sorvegliato da sacerdoti esperti nella presentazione delle offerte e nei particolari rituali che erano loro richiesti per il servizio a tale divinità.

L’Avesta non conosce i templi del fuoco, se si fa eccezione per un riferimento piuttosto generico contenuto nel Vendidad. 

L’Antologia di Zādspram, un testo pahlavi del IX secolo d.C., presenta invece una descrizione accurata. 

Le prime testimonianze relative alla fondazione di templi del fuoco si trovano, comunque, nelle iscrizioni sasanidi di Shāpūr I e del grande sacerdote Kerdēr (III secolo d.C.), nelle quali si parla di «fuochi di Vahrām» (ādur ī Warahrān) e di altri fuochi rituali (ādurān).

Esisteva, perciò, una gerarchia tra diversi tipi di fuoco. 

I grandi fuochi, quelli che erano definiti verethraghan («vittoriosi»), erano noti con il nome di fuochi di Verethraghna, lo yazata della vittoria. 

La procedura per dare vita ai fuochi più importanti combinava insieme le braci provenienti da molti fuochi ordinari. I fuochi minori, che venivano invece indicati con il nome di ātash ādarān («il fuoco dei fuochi»), erano a loro volta accesi mescolando le braci provenienti da focolari di membri delle quattro classi sociali tradizionali (sacerdoti, soldati, agricoltori e artigiani). 

L’ātash dādgāh, il fuoco domestico, infine, rappresentava un’ulteriore variante di fuoco minore. 

A partire dal periodo sasanide, in Iran la forma caratteristica dell’āteshgāh fu quella a chahār tāq («quattro archi»), costituita da una costruzione quadrata coperta da una cupola, a sua volta sorretta da quattro pilastri. 

Molti aspetti della storia e dell’evoluzione dell’architettura degli edifici sacri dell’Iran antico rimangono ancora oscuri. 

Oggi il fuoco più antico tra i Parsi dell’India è lo Ātash Bahram di Udwada. Per produrre un fuoco di questa categoria, sono necessari sedici fuochi diversi raccolti insieme (il fuoco di un pastore, quello di un soldato, quello della casa di un fedele zoroastriano, e così via), e la cerimonia di purificazione e di consacrazione deve riguardare dapprima ciascun fuoco singolarmente e poi tutti i fuochi insieme (Modi, 1937) 


Tratto da "Dizionario dei luoghi del Sacro" di Mircea Eliade Jaca Book Editore. 

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Vaso sasanide in argento e dorato del IV-VI secolo, che si ritiene mostri Anahita. (Museo d'Arte di Cleveland)


*Nota mia 

Femminino, custode delle Sacre Acque e del Fuoco. È sempre stato così. 

Era troppo, troppo potente, per lasciare inalterato questo dominio, che non è mai stato tale, o sinonimo di una gerarchizzazione privilegiata, ma di un Custodire, che è ben diverso, come un grembo, in cui le due polarità agiscono in sinergia, per creare, non per distruggere 

( Tiziana Fenu ©®) 

Templi di Fuoco






sabato, febbraio 22, 2025

💛Mirto e bevande sacre agli Dei

 Cito un passo di Mircea Eliade, in cui parla di bevande sacre agli Dei, che offrono illuminazione e consapevolezza. 

Non cita il nostro mirto sardo

Nell'antichità, il mirto era pianta sacra a Venere, in quanto si riteneva che la dea, appena nata dalla spuma del mare, si fosse rifugiata in un boschetto di mirti. L'impiego fitocosmetico del mirto risale al Medioevo: con la locuzione di Acqua degli angeli s'indicava l'acqua distillata di fiori di mirto.

Del mirto ne ho parlato riguardo  la simbologia della maschera del nostro Carrasegare sardo, su Bundu, che rappresenta il Vento, ma, per meglio dire, l'afflato della consapevolezza, che ora, trovo molto consono con ciò che scrive Mircea Eliade a riguardo

Tratto dal mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/bundu-bindubindi.html?m=0) 

"Figura antropobovina, dove l'uomo si fonde con l'animale, perché insieme, creano il seme, la potenza creatrice

La cosa straordinaria è che questa parola , Bundu, è assolutamente simile, nel grafismo, e anche nella simbologia, ad una parola sanscrita, "Bindu" , che riguarda proprio il chakra della creazione, l'ottavo chakra

Generalmente vengono presi in considerazione solo i nostri sette chakra, ma ce ne sono anche altri, ugualmente importanti

E il chakra Bindu, è importantissimo, proprio in correlazione anche a questa maschera Sarda del Bundu, perché anche il significato di questa parola Bindu, è "seme" 

Io non mi stupisco mai di queste straordinarie correlazioni semantiche e grafiche tra lingue diverse, soprattutto quando si tratta di lingue antiche come il sardo e il sanscrito, poiché  significa che i contatti e le contaminazioni tra le due culture sono stati notevoli

Il Bindu, quindi, che si trova nella parte centrale del cervello, è il punto di partenza della parte consapevole della creazione e delle vibrazioni, che si esplicano in una secrezione chiamata "nettare Bindu", l'amrita, e si trasmettono ad ogni cellula, legandosi al DNA, dando origine all'energia Bindu

È la sede del Conscio, della creazione consapevole, e dipende da noi, se fare  del Nettare del  Bindu, un'ambrosia immortale( ambrosia per i greci, amrita per gli induisti), lo stato più elevato della materia, la fusione degli opposti, la medicina sacra, per la propria vita o il veleno. 

Si parla di Bindu come principo femminile creativo principale. 

E qui la correlazione con la maschera del Bundu sardo è evidente . 

Le corna taurine /uterine richiamano la falce di luna, l'unione del principio maschile e femminile,, e nella simbologia induista,  rappresenta proprio questo, perche nessuno ha accesso a questo Bindu, tranne Parāśakti. (la Divina Madre Creatrice consorte di Śiva). 

Tutti gli atti del Divino hanno origine da questo Bindu, poiché solo qui avviene l’unione procreativa Divina di Śiva e Śakti.

La simbologia del Bindu è uno spicchio di luna, proprio come le corna del Bundu sardo, perché è collegato agli stati del sistema endocrino, alla coscienza individuale, che è una Coscienza parziale e momentanea rispetto all' infinità del Sahasrara, la conoscenza universale

I bramini, in questa parte della testa, sopra la prima vertebra cervicale, tengono un ciuffo che non radono mai, lo Shikha in sanscrito, da tenere legato stretto stretto per acquisire una consapevolezza indelebile del bindu

Ed è lo stesso motivo per cui i monaci cattolici, fino alla riforma del 1972, tenevano i capelli perennemente rasati in quella zona, creando la chierica, per favorire la consapevolezza e l' unione con il Divino. 

Perché di questo si tratta, sia che si parli di Bundu, maschera Sarda, seme creativo trasportato dalla potenza del vento, che di Bindu, seme della consapevolezza creativa, frutto dell' unione delle due polarità, dei due sposi Divini. 

Si parla di Bindu rosso come principio femminile creativo principale, come il mestruo femminile, come il colore rosso della maschera del Bundu sardo, il vento creatore, il caos primigenio, e del Bindu bianco come principio maschile, legato al liquido seminale, bianco come i baffi del nostro Bundu, l' unione dei quali, attraverso il concepimento, esprime la perfezione. 

Entrambe rappresentano la sede della creazione totale, l'essenza del cosmo, l'intelligenza umana creatrice e consapevole. 

E la forma ovale della maschera del Bundu sardo, insolita, tra le maschere, così ovale e rossa, richiama il Bindi ( che giostra.. Bindi/Bindu/Bundu), il segno rosso ovale o circolare induista, che viene posizionato tra le sopracciglia, nel sesto chakra Anja, in prossimità del terzo occhio, della sinergia tra le due polarità, dove vi è la sede della potente energia nascosta, il punto di uscita della kundalini. 

Si dice che il Bindi posizionato proprio in questo punto possa trattenere l'energia della kundalini. 

E la maschera del Bundu sardo, è proprio ciò che fa, energeticamente 

È come un grande Bindi, un punto rosso enorme del terzo occhio . 

Quel punto di consapevolezza, dove uomo e animale si incontrano . 

Dove nettare e veleno si incontrano . 

Dove vento e distruzione si incontrano

Dove maschile e femminile si incontrano

Il Bundu Sardo, come il Bindu, l'ottavo chakra, rappresenta il punto di equilibrio, il saper gestire il Fuoco interiore, il proprio nettare, la propria Amrita, con maestria, e convogliarla in energia feconda, creatrice, e non distruttrice, come può essere il vento che crea danni, invece di favorire il diffondersi dei semi, piuttosto che la loro dispersione

La maschera mette in contatto con la dimensione divina. 

Amplifica la maestria di Essere il divino in forma umana. 

Ecco perché il Bundu ha un "trivutzu" , un tridente in legno di olivastra. 

L' Olivastro, come l'olivo, è sacro

Con esso domina il fuoco, che significa dominare l'animalita' delle passioni, degli istinti animali. 

Fare arrivare le Fiamme ad una consapevolezza maggiore. 

Il  Bindu, l'Ottavo Chakra, il Seme creativo primordiale, è composto da tre "gocce", da tre semi creativi. 

Il Sole( Surya) , la Luna(  Soma) , il Fuoco( Agni), e sono le tre forze creatrici . 

Proprio come le tre forze del Tridente, de su trivutzu del Bundu. 

Il Sole e la Luna nelle corna taurine/uterine, e il Fuoco che attizza con Fiamme sempre più alte. 

Questo stato di non - dualità, esemplificato da una maschera che ha in sé sia elementi maschili che femminili, dove la mente è libera da vincoli, da realtà convenzionali, che è libera, come un respiro di vento. 

Questo "seme/nettare" è la base per il sorgere del corpo umano.

È la "Jnana", parola indù che deriva da "Jna", che significa conoscere, ha lo stesso significato della parola "gnosis" greca, la conoscenza catarchica e liberatrice. 

Jnana, "conoscere" . 

Troppo simile alla parola  " Jana" sarda

Perché essere Jana, significa conoscenza.  

Conoscenza ancestrale. 

Il Bindu produce, nel retro della cavità sopra il palato molle, il fluido, l'elisir di lunga vita, l'Amrita, immagazzinato poi dal chakra Lalata, il nono, sulla sommità della fronte, e riversato nel chakra della Gola, il quinto, il chakra Vishudda( avevo già scritto in un mio precedente post della correlazione tra Vishudda e "udda", due apparati creativi e anatomicamente simili- https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0) 


Uno che crea con il suono, e uno che crea con il "sono", che dà vita ad una nuova identità), che lo purifica e lo riversa nel corpo. 

Amrita, il nettare divino che dona l'immortalità, prodotta dal chakra Bindu, quando è attivo, quando siamo particolarmente creativi, connessi al Divino, è una secrezione altamente inebriante. 

Il Soma, nei Veda, e il Madya, il Vino Divino nei Tantra. 

Ne parlano molti poeti Sufi, come di un dolce vino che causa un' immediata ebbrezza. 

Lo stesso simbolismo dei rituali cristiani dove il vino è consacrato e bevuto come un Sacramento . 

Gli Yogi possono vivere di questo fluido, anche senza cibarsi, perché è il liquido della vita stessa, che serve a mantenere in vita il corpo fisico. 

Il nettare di Amrita, scende nel Terzo chakra, quello del plesso solare, Manipura, che è il centro energetico della nostra autoaffermazione, della nostra forza vitale umana, dei nostri desideri, talenti, aspirazioni, il nostro centro energetico del Fuoco, e lì viene bruciato. 

Per celebrare la Nostra Forza Vitale

Ecco perché "Su Bundu", la Maschera Sarda, attizza il fuoco. 

E nel contempo, celebra, d'obbligo, con il nostro nettare di lunga vita sardo : il Mirto.

Osservate 

Nelle lingue antiche, come nell'ebraico, le vocali non c'erano. 

aMRiTa

MiRTo

MRT in comune, nella stessa sequenza

Non mi stupiscono più queste coincidenze. Il mirto per noi è sacro. È nettare di lunga vita che connette al divino

È il simbolo stesso della Sardegna. 

Il nostro nettare immortale 

Nell'ugola, esattamente, abbiamo il Lalana chakra, o Talumula, una riserva ghiandolare, tra il chakra Bindu e il chakra Vishudda della gola. 

Quando il nettare amrita stilla giù da Bindu, oltre che arrivare anche al plesso solare, viene immagazzinato in Lalana, sopra il palato molle, nella cavità retronasale( si, proprio lì, dove arrivano con i tamponi nasali, a cercare il nettare dell' immortalità), e lì rimane inattivo, scorrendo verso il basso per essere consumato nel fuoco di Manipura, del plesso solare. 

Ma con alcune pratiche, si può convogliare verso il chakra della gola Vishudda, che è il chakra creativo della consapevolezza, che evita il deterioramento dell' aMRiTa e che vada a finire nel fuoco del chakra più  basso, quello del plesso solare, bruciato. 

L' aMRiTa, dovrebbe restare nei chakra alti, nel chakra creativo della gola,  il Vishudda, il chakra del Suono, della nostra emissione, della nostra manifestazione, in quel "suono che sana" . 

Si dice che quando la Kundalini è in Vishudda, si goda di eterna giovinezza.  

E il chakra Bindu rappresenta la potenzialità del seme

Il potenziale evolutivo dello stesso Dna

La ripetizione della forma divina originaria, quella Divina. 

Il Mirto in Sardegna e come l'aMRiTa, la celebrazione degli Dei. 

Mirto in sardo si dice " Mutta" 

Mutta

Mutteḍḍu 

Muttettu

Il mirto consente l'evoluzione, la ripetizione, la duplicazione di quella frequenza divina di immortalità . 

Pranu Mutteḍḍu ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/pranu-mutteddu.html?m=0) 

Pranu, prana. Energia

Mutteḍḍu 

Lo abbiamo visto insieme, la volta scorsa, parlando di Goni, del Seme

( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/goni-il-gone-della-vita.html?m=0) 

Anche Goni è un seme, come lo è il Bundu, come lo è il Bindu

"Sa Mutta", il mirto, si ferma proprio lì dove si crea il Muttetto, nel chakra della gola

Lì si espande, e diventa creazione terapeutica, guaritrice. 

Sono convintissima che il mirto, oltre alle sue proprietà di pianta sacra, consacrata a Venere, all' Amore, utilizzato per gli incantesimi d'Amore e per mantenere vivo il fuoco dell' Amore, sia il nostro elisir di lunga vita, la nostra ambrosia, la nostra Sacra Amrita. 

Il nostro nettare degli Dei. 

I nostri geni " di lunga vita", sono oggetto di studio e di ricerche in tutto il mondo. 

Tanti fattori, sicuramente, che contribuiscono a questo primato, tra, cui sicuramente il mirto, il vero Principe indiscusso. 

Delizia del palato e dell' Anima, da secoli, probabilmente, e coadiuvante in tutte le pratiche sciamaniche che prevedevano una maggiore connessione con il Divino. 

Perché mirto è anche un po "morte" 

Morte di stessi, per lasciare spazio al Divino, che è già in noi, come un seme"


Tiziana Fenu

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Maldalchimia.blogspot.com 

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"Questo stesso motivo – la derivazione di un eccitante dal corpo di un essere divino primordiale – si trova in molte altre tradizioni religiose, non ultimo l’istituto dell’Eucaristia cristiana. 

Alla fine dell’Ultima Cena, secondo i Sinottici, Gesù diede il vino ai discepoli dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» 

(Mt 26,27-29 e paralleli). L’interpretazione letterale di questo passo è stata controversa lungo tutta la storia della Chiesa, e questa controversia è al centro del dibattito teologico sulla transustanziazione nella Messa. 

Altra storia che fa derivare gli stupefacenti da una vittima quasi sacrificale è quella persiana dell’origine del vino, in cui si narra come la vite si generò dal sangue del primo bovino ucciso. 

Quindi la spremitura dell’uva costituisce una riattuazione della morte del toro, e il vino così prodotto è considerato né più né meno che il sangue dell’animale ucciso, sangue che infonde in chi lo beve la potenza, l’energia e la forza vitale del toro (Zādspram 3,46), proprio come chi beve il vino sacramentale assume nel proprio corpo la natura sostanziale e il sangue stesso di Cristo, secondo una teoria radicale della transustanziazione. 

Ancora un altro mito di stupefacenti originati dal sangue di un essere primordiale ucciso si trova nel racconto norvegese dell’origine dell’idromele

riportato dal dio della poesia, Bragi, in risposta alla domanda: 

«Donde proviene l’arte della poesia?» (Skáldskaparmál 2). 

Il racconto incomincia al punto in cui i due principali gruppi di dei, gli Æsir e i Vanir, conclusero un trattato di pace sputando nella stessa tinozza e lasciando la saliva mescolarsi. 

Da questa mescolanza spuntò un uomo di nome Kvasir – lo stesso che impersona uno stupefacente noto in Russia come kvas, se il nome può darci qualche indicazione – individuo dotato di sapienza eccezionale, addirittura onnisciente. 

Kvasir fu poi ucciso da due nani, che mescolarono il suo sangue col miele e ne ottennero il primo idromele, bevanda di tale potere che, si diceva, «chiunque ne beva diventa un poeta o un dotto». Altre storie accompagnano questo «idromele della poesia» e narrano come cadde dapprima nelle mani dei nani, poi di giganti e venne finalmente messo in salvo dal più saggio degli dei, Odino stesso, che, per conquistare la preziosa bevanda, prese prima la forma di un serpente, poi di un'aquila.

Questa leggenda dell’idromele rapito ha notevoli riscontri coi miti di altri luoghi del mondo indoeuropeo (per esempio, il testo indiano Ṛgveda 4,26); ma è la parte della storia che narra l’origine dell’idromele a fornire un principio giustificativo religioso e una legittimazione dei suoi effetti miracolosi: ossia l’idromele può infondere conoscenza e illuminazione poiché in origine e in sostanza altro non è che il sangue degli uomini più saggi, oltre che la saliva degli dei. 

L’assunzione altamente ritualizzata, addirittura solenne, di bevande come idromele, birra, vino, in Europa, è stata una consuetudine caratteristica dei banchetti fin dall’antichità: si può anzi dire che avesse un’origine e un significato rituali. 

Come abbiamo visto, si riteneva spesso che bevande del genere partecipassero della divinità e mettessero anche in grado chi ne beveva di trascendere in modo evidente i limiti della normale condizione umana, infondendogli straordinari poteri di eloquio, di intelletto, di forza fisica e di benessere. Fluidi così potenti venivano anche

normalmente offerti come libazioni sacrificali, con cui si conferivano i medesimi doni agli dei, ai semidei, agli spiriti dei morti o all’ordine naturale stesso. 

In nessun luogo, tuttavia, le pozioni allucinogene vennero innalzate a significati religiosi così elevati come fra i popoli indoiranici, i quali conoscevano sia uno stupefacente profano chiamato surā, in India e hurā in Iran, sia una bevanda sacra (indiano soma, iranico haoma). 

Quest’ultima veniva investita di uno stato divino e di una serie straordinariamente complessa di elaborazioni simboliche. 

Più concretamente, questa bevanda – preparata spremendo la linfa da una pianta specifica e ottenendo un succo da mischiare con acqua, latte o miele, secondo i vari contesti rituali – aveva potenti effetti allucinogeni, ma, oltre a ciò, era considerata intensificante per qualsiasi scopo, capace cioè di accrescere tutte le capacità umane, procurando salute agli infermi, figli agli sterili, eloquenza ai poeti, intuito e acume ai sacerdoti, forza ai guerrieri, e lunga vita a chiunque potesse berne. Andando oltre, si affermava che soma e haoma assicuravano la liberazione dalla morte (sanscrito amṛta, letteralmente «non morte», spesso tradotto impropriamente «immortalità») sia agli dei che agli uomini, come nell’esultante Ṛgveda 8,48,3: 

"Abbiamo bevuto soma; ci siamo liberati dalla morte. Siamo andati verso la luce; abbiamo trovato gli dei! Ora, cosa può farci la tristezza? In verità, cosa può mai farvi il male della mortalità, o voi che siete liberi dalla morte?" 


Tratto da

Mircea Eliade "Dizionario dei Riti"

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Mirto e bevande sacre agli Dei