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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, settembre 28, 2024

💙29 settembre San Michele

 


Domani 29 settembre, luna calante in Vergine, si celebra San Michele Arcangelo

San Michele, che ha un legame particolare con il numero 9, 

Domani saremmo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Yod, il decimo, correlato all'Arcano X della Ruota della Fortuna, quasi a celebrare l'inizio di un nuovo ciclo. 

Il numero 9 è legato al nono Sacro Archetipo Ebraico Thet, con funzione "cedente",  poiché simboleggia il grembo che accoglie, il Femminino, e dall'Arcano Maggiore IX dell'Eremita, che ci manifesta quanto siamo supportati in questi importantissimi passaggi energetici tra l'equinozio d'autunno e i portali dell'eclissi ad ottobre. 

Abbiamo una corrispondenza straordinaria, in particolare con l'Arcangelo Michele, che insieme agli altri due, Raffaele e Gabriele, è onorato in questa celebrazione del 29 /9

Una trinità di energie, che si esplica, triplicata, attraverso questo Archetipo guida, la Teth del percorso iniziatico, della gestazione, della creazione, del "3", Sacro e trinitario, moltiplicato per sé stesso, in una forma tridimensionale, che è tempio sacro di creazione, grazie anche al Fuoco interiore, che sempre arde, dell'Eremita. 

L'Arcangelo Michele, come il più "Eroe" e Guerriero spirituale tra i tre Arcangeli. 

C'è una straordinaria corrispondenza con il numero 9, che riguarda proprio la Sacra di San Michele, 

La Sacra di San Michele fu fondata dall'aristocratico francese Ugo de Monvoisier, tra il 983 e il 987, sul monte Pirchiriano, nel comune di Sant'Ambrogio di Torino.

Il culto micaelico, praticato dai Longobardi, fu ereditato dall'Imperatore Federico I Barbarossa, che lo trasmise al nipote Federico II, che lo estese a sua volta nel Regno e nell'Impero. Diffusosi ampiamente, si ipotizza che il culto di San Michele Arcangelo fosse già presente in Val di Susa, a partire dal VI secolo circa periodo in cui fu presumibilmente eretta, proprio qui, una chiesetta-cappella dedicata all'Arcangelo.

Secondo una leggenda, l’ex arcivescovo ebbe la visione dello stesso Arcangelo Michele, che gli ordinò di erigere un santuario. Gli stessi angeli avrebbero infine consacrato la cappella, che di notte fu vista dalla popolazione come "avvolta" da un grande fuoco.

Per poter raggiungere la Porta dello Zodiaco alla Sacra di San Michele, il visitatore deve salire un totale di 243 scalini, chiamati lo Scalone dei Morti, quasi in una sorta di "cammino ascensionale". 

Ebbene. 

La somma delle cifre che compongono il numero 243, corrisponde proprio al numero 9, come il nostro Archetipo Teth 

Un percorso "ascensionale" che si snoda attearso lo Scalone dei Morti, perchè lungo di essa furono ricavate delle nicchie che custodivano i corpi dei monaci defunti. 

L'Eremita, l'Arcano Maggiore IX, rappresenta proprio un monaco. 

Lo Scalone come metafora del condotto uterino, che si snoda in via ascensionale come un serpente, una grotta, che accoglie come un grembo, i defunti, la chiusura di un ciclo, per offrire la possibilità di una rinascita, indicata verso il Portale dello Zodiaco, che simboleggia una completezza cosmica, un unione tra cielo e terra, un ciclo astrale che è in connessione con il ciclo terreno. 

Il rimando alla simbologia del numero 9 è straordinario, anche perché questo  antro artificiale è stato costruito proprio nel cuore del monte Pirchiriano, e sappiamo che il monte, la montagna, oltre la simbologia di elevazione spirituale, ha in sé proprio il senso del grembo uterino, veicolo di Ascensione, in questo caso, verso l'Assoluto. 

La retta di San Michele, che passa proprio attraverso la Sacra di San Michele, è formata da circa 2000 km che unisce i cinque principali luoghi di culto in Europa, dedicati all' Arcangelo Michele, e che, allungandosi di altri 2000 chilometri, arriva  a Gerusalemme. 

La Sacra di San Michele è stata edificata come luogo di controllo dell'energia del Drago. 

Sotto la crosta terrestre, nelle sue profondità, ci sono forze enormi, che sono concentrate in certi luoghi. Erano, e sono, le forze della Dea Madre , di Madre Terra, le cui raffigurazioni sacre, tra cui anche Iside e la Madonna Nera, simboleggiavano l'Antico patto tra il fuoco e l'acqua. 

Quindi grandissime forze a servizio dell'umanità, Ma anche, se usate male, al servizio dei maligno. 

Il Santuario di San Michele  rappresenta il  chakra principale, dei chakra della Terra, il quarto( corrispondente al Chakra del cuore) di tutti i 7 chakra che sono attraversati dalle principali linee del Drago. 

Forma, insieme al Monte Musinè, una concentrazione di energia che ha una fortissima forza selvaggia e che si manifesta con conformazioni rocciose insolite piene di materiali forti e nocivi, se liberati, perché sono forze  di manifestazione di forze spirituali nocive su altri piani, bilanciate però dalla potenza e forza attrattiva della Sacra di San Michele, verso le energie cosmiche, le quali si manifestano sotto forma di apparizioni continue e scie colorate, e globi luminosi. 

Persino la vegetazione che vi cresce è diversa dal  resto della zona.

Torino nome, ricorda la divinità del Toro, è  ed un grande centro energetico spirituale,  forse il principale, tenuto in equilibrio per secoli dalla spiritualità rappresentata da San Michele,  che cerca di domare e tenere nel sottosuolo queste grandissime forze energetiche in attesa del risveglio. 

Nei progetti umani vi è stata l'intenzione di sconvolgere questo chakra terrestre così importante, probabilmente per liberare queste forze Oscure dalla Profondità della terra, bilanciate dalla vicina e benefica Sacra di San Michele, tentando di scavare una normale galleria nelle viscere della montagna sacra , per distruggere le nadi sacre di questo   equilibrio energetico, e causare una interruzione nel fluire di queste energie, tenendo conto che vengono in  superficie anche elementi molto tossici come  uranio e amianto. 

Ma gli abitanti locali, depositari di antiche memorie ancestrali,  si oppongono, perché la Sacra di San Michele è il punto centrale che collega tutte e sette le Sacre dislocate in Irlanda, Cornovaglia, Normandia, Piemonte Puglia, isola di Simi in Grecia e Monte Carmelo in Galilea, la quale, quest' ultima,  ha segnato il crocevia nella  storia dell'umanità.

Un luogo sacro riconosciuto in tutto il mondo.

7 chakra come le Sette Chiese dell'apocalisse, al cui centro c'è la sagra di San Michele, che rappresenta il quarto chakra , quello del cuore, la cui Potenza e comunicazione con il divino non deve essere allentata, per il bene dell'umanità.

Ma San Michele è legato anche alla simbologia delle costellazioni. 

Aldebaran è una stella appartenente alla costellazione del Toro, e appartiene alla cintura di Orione insieme a Sirio.

La costellazione di Orione viene rappresentata come un principe delle Milizie celesti come, l'Arcangelo Michele, che ha una postura di difesa. 

Con l'armatura sembra quasi che voglia fronteggiare la costellazione del Toro.

Studi astronomici confermano che Sirio, che inizialmente si trovava sul lato sinistro della Via Lattea, lentamente  si è spostata, a cominciare da 60.000 anni fa, sulla sponda opposta della Via Lattea, nella stessa area stellare abitata dalla costellazione del Leone ( i leoni sono legati alle Pleiadi, e quindi a Sirio) e dell'Orsa Maggiore, e pare che sia avvicinata a noi , allineandosi  con la stella Righel e Saiph ( che sembra foneticamente  molto simile a Sofia), per contrastare la forza distruttiva dei Baalim.

Da Sirio e da Aldebaran, provengono le entità non terrestri maggiormente coinvolte nelle dinamiche energetiche vitali del nostro pianeta.

Sirio e' la dimora Celeste degli Elohim,  dei Dogon, invece Aldebaran, è la stella di provenienza dei Baalim degli Anunnaki, dei Sumeri ( in effetti Sumeri in sardo significa il padrone), così narra la storia "non ufficiale". 

I primi, si dice, fossero i creatori della vita sulla terra , i mentre secondi sono gli intrusi.

Sirio e' l'occhio che tutto vede. 

Sir- orus. 

Signore d' Oro, simbolo della civiltà egizia, ed è la Stella Azzurra , l'occhio che è la parte positiva del Toro. 

Sirio e Aldebaran sono due stelle di due mondi lontani e sono divisi dalla costellazione di Orione e separati sulla terra dalla linea della Sacra dell'Arcangelo Michele.

Luce ed Ombra che si contendono il destino dell'umanità in una guerra millenaria. 

Secondo molti studiosi, pare che Aldebaran si stia allontanando dalla sua posizione giorno dopo giorno.

Secondo gli ebrei lo scudo di David,  formato da 2 triangoli che si intersecano e che rappresentano il  numero sei , quindi la forza degli opposti,  auspicava la protezione delle Milizie celesti, quindi del Guerriero Michele, che come  uno scudo vivente allontana gli spiriti maligni.

Una sinergia, del Maschile e del Femminile, che si incontrano domani, con luna calante in Vergine, e sotto il segno della Bilancia, che armonizza queste energie. 

Avevo approfondito di questa straordinaria sinergia tra San Michele e il suo Femminino, identificato con la Dea del Fuoco Brigida, festeggiata per la candelora del 2 febbraio, come un "Eremita al maschile", la Dea Guerriera che porta la Luce, proprio in un mio scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/il-primo-febbraio-si-festeggia-da-noi.html?m=0) 

"Il primo  febbraio si festeggia( da noi si festeggia il 2, come rito della Candelora) il rito della Dea del Fuoco,  Brigid, la Dea Celtica, la dea Madre, la guerriera , ma anche la Sposa , perche Bride  vuol dire sposa. 

E il simbolismo di vestire di Bianco deriva dall' antico animale totemico Cigno connesso alla Dea - Brigid - Bride , perche le sue piume connettono al regno divino superiore

Ma tra le divinità, tra gli arcangeli, uno sposo molto probabile può essere l'arcangelo dalle ali bianche, l'arcangelo Michele.  

Guerriero di luce. 

Guardacaso anche Brigid( il cui nome da origine alle isole della Britannica),  è connessa fin dal neolitico, ai fuochi, ai fabbri, all'alchimia e  all' antica arte guerriera. E infatti dal suo nome deriva la casta fuorilegge dei briganti. Una donna amazzone, una valchiria

E guardacaso il monte Pirchiriano su cui sorge la Sacra( che era abitato dai porci- cinghiali , gli animali sacri ai Druidi e dalla casta druido guerriera ) si chiama proprio Braida. 

Pirchiniano significa anche Fuoco Divino, perché il vescovo di Torino che era salito sul monte per consacrare l'abbazia, non lo fece più perche durante la notte, sopra di essa si manifestò un globo di luce, fuoco e fiamme, in un'esplosione che "benedì'" la chiesa direttamente ad opera di Dio. 

All'interno del santuario c'è la  cima di pietra, la punta originale  del Pirchiriano ai piedi di un' enorme colonna a simboleggiare la Natura, il femminino sacro custodito in un luogo di culto dove magia femminile( Terra) e maschile( Cielo) si incontrano

La casta guerriera dei Templari( i Guerrieri della Luce,derivano il loro nome  dal Tempio di Salomone, in quanto nati a Gerusalemme nel 1118 ) strettamente legata alla Linea di San Michele, è una continuazione dell'antico lignaggio druido. 

Il fondatore dei Templari, san Bernardo di Chiaravalle , un druido, si dice che da piccolo si abbevero' di latte al seno di una statuetta della Vergine Nera, che è un icona riferita all' Antica Dea Madre Brigid  connessa alla Mucca Divina e portatrice di abbondanza, la quale , alla sommità del suo seno (il Bric , la montagna), come Dea Madre Terra,  incontra il suo maschile divino  che scende, Michele. 

Quindi i Templari guidati dal Druido San Bernardo, organizzano una spedizione a Gerusalemme nel 1118( ..strano..la somma fa 11) per disepppellire qualcosa ( l'Arca dell'Alleanza o il Santo Graal) e diventando ufficialmente i guerrieri sacri della Cristianità ( sono devoti a San Michele e alla Dea - Notre Dame indica  il nome che coniò san Bernardo riferendosi alla sua Dea che l'aveva allattato, quindi dalla quale aveva ricevuto l'iniziazione dal femminino Sacro). 

La linea di San Michele connette proprio Gerusalemme all'Irlanda( l'ultimo depositario dell'antichissima sapienza druido celtica). 

I Templari rientrarono in Francia 10 anni dopo, pesando dalla Val di Susa, quindi dalla Sacra, dove nel 1128 compare il portale dello Zodiaco, un libro su pietra scolpito da un certo Maestro Nicholaus ( una summa del pensiero esoterico pagano cristiano alchemico medioevale). 

Brigid è anche la tessitrice. 

Regge il fuso( simbolo maschile e femminile contemporaneamente)

E i templari erano connessi al Sacro Graal, a anche ad  Artù, che in celtico significa Orso. 

E la catena di monti dietro il colle Braida si chiama proprio L'Orsiera

E Artù' come si chiama di "cognome"?

Pendragon. 

E per inciso, riguardo Michele e il suo drago, le linee sincroniche di energia  dove in antichità si innalzavano menhir , dolmen,ecc,  erano chiamate le linee del Drago.. Cioè affioramenti di energia vitale della Dea. sacre Vene e arterie femminili". 

Corrispondenze e rimandi straordinari,, San Michele, il suo Sacro Femminino, la linea del Drago e luna calante in Vergine. 

Tutto ci parla di coraggio, di forza, di Amore, di Antica Alleanza che si rinnova, anche attraverso una corrispondenza numerica che si snoda, come un serpente, come una linea del Drago energetica, che attraversa anche i nostri cuori, in un'unica vibrazione. 

Niente sarà più come prima, e, mentre lo scrivo, ho i brividi. 

Siamo già molto ALTROVE.

Dove siamo sempre stati.. 


Tiziana Fenu 

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Maldalchimia.blogspot.com

Decorazione parietale Basilica Sant'Apollinare Ravenna


29 settembre San Michele








💛Tratto da "I popoli del Mare" di Leonardo Melis

 Un interessante excursus, dal 5000 aC, fino al 215 dC, tra le dinamiche di espansione, spostamenti e precisazioni riguardo il popolo degli Shardana, realizzato da Leonardo Melis, identificato, dalla maggior parte degli studiosi, come il popolo degli antichi Sardi, che rivela quanto sia stata importante e determinante, la loro presenza nel quadro socioeconomico di svariati millenni, anche oltre il bacino del Mediterraneo. 


"Per il piacere di alcuni lettori, soprattutto Sardi, ma non solo, vogliamo al solito pubblicare una Cronologia del popolo probabilmente più documentato fra i Popoli del Mare: i Shardana; naturalmente senza trascurare i loro fratelli. 

Quindi Per aiutare i lettori a un’attenta visione di quanto scriviamo, abbiamo ripreso la cronologia già descritta in “Shardana i Popoli del Mare”, completandola con le nuove acquisizioni e i nuovi fatti riguardanti questi popoli. 

Lo facciamo a cominciare dall’età precedente il Diluvio Biblico, quello scoperto da Sir Leonard Wooley e datato intorno al 5000 a.C. 


Età prima del Diluvio. 

I dieci Patriarchi della Bibbia sono i primi dieci Re Sumeri? Esiste una tavola indicante le corrispondenze fra queste figure leggendarie. Ziusudra (Ut-Noah-Pishtim in akkadico) il decimo re sumero pronipote di Enmenduranna, era il Noah biblico pronipote di Enoch. 


Enoch il 7° Patriarca biblico risiedeva nel “Terra di Dan”. Fece un viaggio in Occidente e visitò una “Torre di Granito” accompagnato da Uriel. (Si riferisce forse a un nuraghe? O preferibilmente alle Piramidi?). 


I figli e i discendenti di Noah erano i capostipiti dei P.d.M. (Genesi, X). Nella “Tavola delle Genti” sono nominati i Pheleset, i Danai, i Libu e altri della etnia “che uscì da Ur” Etana (Edana), il primo re della prima città degli uomini: Kish. Antenato di Sargon. 


3150 a.C. circa: La “Paletta Narmer” rappresenta guerrieri con elmo cornuto. Sono Shardana? 


2800 circa: DEN, faraone della I Dinastia era Shardana? Il suo nome: Sher-Tani-Atet! Un nome troppo simile per essere casuale. Nimrud, il mitico re della torre di Babel (Babai El, Dio Padre) era Sargon di Akkad (Babai Sardan). 


2450 (2350): Sargon di Akkad fonda la dinastia Sargonide (Sardonide-Sandanide? Una dinastia con questo nome esisteva in Lydia secoli dopo). 


2300-2000: all’incirca in questo periodo, in Mesopotamia, scoppia una terribile carestia durata più di 300 anni,  che provoca l’emigrazione verso Occidente. Periodo Biblico: “In seguito a questi fatti la Tribù di Abramo esce da Ur dei Caldei e dopo un vagabondare attraverso i monti della Siria si stabilisce ad Harran, città gemella di Ur e sede del santuario del Dio Nanna Sin” 


1800: Stonehenge, tempio megalitico in Inghilterra, è costruito da popolazioni arrivate dall’Asia Minore(?). 1800 i P.d.M. si insediano nel Mediterraneo. 

In Sardinia, in Sicilia e Toscana  nascono le prime città URim. Roma sarà secoli dopo L’UR.be per eccellenza: la città eterna. 


1700: Gli Hyksos, di razza indoeuropea con mescolanze di razza semitica, invadono l’Egitto. Sono i “Capi di Terre straniere”, “Popoli del Mare”. Nello stesso periodo nelle Baleari accade una catastrofe che cancella una Civiltà ivi residente e contemporaneamente avviene la distruzione della prima Civiltà Cretese e, all’incirca nel 1800-1750, l’incendio di Troia IV (ad opera degli stessi Popoli del Mare?). 


Periodo Biblico: Carestia, Ebrei in Egitto, Giacobbe e Juseppe. 


1700 circa: Yu-Ya, (Jussuph, Giuseppe), un funzionario Abiru(?) alla corte del faraone Hyksos. 

La mummia di Yu-Ya (museo del Cairo) ha i capelli rossi (come Esaù, Akenaton, Eracle, i Shardana, gli Akey ei Danai di Omero, gli Irlandesi oggi …) 


1600: Il “Disco di Nebra”, la prima rappresentazione riferita a costellazioni e all’astronomia, ritrovato nel Centro Europa. C’entrano i Keltoi (Kaldei?), ossia i Tuatha de Dana. 


1600: Navi del tipo “shardana” o dei Popoli del Grande Verde, dipinte sulle pareti rocciose in Svezia e Norvegia. 


1600: 3 navi del tipo “shardana” di questo periodo sono emerse dal fango in località Nord Ferriby (York Shire, Inghilterra). 


1600: Hattusilis fonda l’impero Ittita. Nascita di Micene (Akwasa, Akayasa, Akey). 


1568-1545: Il faraone Amon-Mose (Amose) batte gli Hyksos e li spinge nel Basso Egitto. Essi s’insedieranno nella regione di Jessen, presso la loro capitale Tanis (Danis). Nella stessa regione sopravvivono i discendenti di Yu-Ya (Jussuf, Giuseppe), gli Habiru (Abiru, Ebrei). Qui altri faraoni successivamente ripristineranno il culto del Dio degli Hyksos: Set. 


1530-1520: Tuthmosis I (Toth-Mose) sconfigge il Mitanni e la Siria fra le cui fila militano contingenti Shardana. 


1500-1400: il bronzo è lavorato in Sardegna con tecniche già di rara bellezza e perfezione. La Corsica e le Baleari sono conquistate da un Popolo proveniente dalla Sardegna. 


1500-1470: L’isola di Thera (Santorini) sparisce in seguito a un’eruzione vulcanica, comincia la decadenza di Creta. 


1460 a.C: Tuthmose III batte i Cananei e conquista la fortezza di Megiddo (Magedon). Qui ben altre battaglie  si combatteranno nella storia dei Popoli. 


1450: gli Akayasa e i loro alleati Shardana invadono Creta e distruggono l’Impero Minoico (Plutarco). Racconta ancora Simonide di Ceo che  “I Shardana conquistano Lemno e Imbro, rapiscono le donne ateniesi, passano in Laconia e si stabiliscono a Creta. Alcuni di loro sono catturati durante il primo sbarco e vengono condotti a morire fra le braccia arroventate della statua bronzea di Talo. Essi vanno incontro alla morte ridendo” da questo episodio deriverebbe il Sardus Gelo di Omero; si, insomma, il Riso Sardonico. 


1355: ambasciatori dei Popoli del Mare portano doni al faraone Amenophe IV e alla regina Nefertiti, invitandoli a tornare al culto dell’Unico Grande Dio (della Grande Dea Aten). 


1335: una nave reale, con a bordo gli ambasciatori dei P.d.M. affonda di fronte alle coste dell’Anatolia, tra Cipro e Ugarit. A bordo vi è un carico incredibile. Armi,  9 tonnellate di rame sardo e 1 tonnellata di stagno di Simbabwe. Il quantitativo per armare un intero imponente esercito. Forse quello di Troja/Ilio o forse quello ittita. Un anello di Akenaton e il sigillo di Nefertiti. E’ il relitto di Uluburun.


1350: Morte di Akenaton. Il generale Horemheb insedia sul trono Smenkara, fratello di Akenaton. Dopo la misteriosa morte di quest’ultimo, farà regnare il figlio del faraone eretico: Tot-hank-Aton, che prederà il nome di Toth-Ank-Amon (Tutankamen). Pochi anni appresso, lo stesso Horemheb metterà sul trono il suo vice comandante dell’esercito e comandante della Guardia Reale, che prenderà il nome di Ramessu I e fonderà la XIX dinastia. 


1330 circa. Alla morte del giovane faraone Tothankamon, forse assassinato, Horemhab nominerà suo erede il generale dei mercenari Shardana e Libu Ramessu, che fonderà la XIX dinastia. 


1294: battaglia di Qadesh: Ramesse II si salva dall’attacco degli Ittiti con l’aiuto di un contingente di mercenari Shardana. Altri Shardana combattono al fianco degli Ittiti stessi, Ramesse li chiama “Shardana del mare, dal cuore ribelle, che nessuno sa come contrastare”. 


1290: un attacco micidiale è portato all’Egitto di Ramesse da parte dei Popoli del Mare. 


1278: Esodo. Un gruppo numeroso di perseguitati religiosi e alcune tribù semitiche stanziate ai confini orientali, al comando di un principe egiziano, forse condannato perché seguace del culto di Aton, lasciano l’Egitto. Con loro parte un contingente numeroso di mercenari Shardana e Tjeker (Teucri) che li difenderanno nel lungo cammino. Mosè li include nella misteriosa tribù di Dan. I Tjeker (Teucri) formeranno le tribù di Issacar e Aser. Ma anche Zabulon appartiene ai Sher-Dana. 


1250: un’incursione dei  Popoli del Mare distrugge Tirinto e un’altra  devasta l’abitato circostante Micene. 


1235: una grande carestia devasta l’Anatolia in seguito alle incursioni dei Popoli del Mare, Merneptah invia navi cariche di grano ai popoli delle provincie egizie. 


1231: Merneptah deve affrontare una guerra con i re libici spalleggiati da alcune tribù identificate nei Popoli del Mare: Akawasa (Achei), Thursha (Etruschi), Sakalasa (Siculi), Wasasha (Corsi?) e Shardana. Questi ultimi provvedono anche al vettovagliamento e al trasporto truppe via mare. Saranno “le prove generali” per la Grande Invasione del 1200 a.C. 


1210: Merneptah ottiene una decisiva vittoria nel deserto occidentale sui Libu e i loro alleati delle Isole Straniere. Ma sarà solo una vittoria momentanea. 


1150-1120 a.C. circa: Deborah e Barak sconfiggono Sisara generale shardana che comandava ben 900 carri ferrati e 5000 mercenari nella valle di Mageddo. 


1150-1120 a.C. in seguito alla sconfitta i mercenari comandati da Sisara abbandonano la loro roccaforte: Aroset Goim. Aroset Goim è la leggendaria Al Awaht. Città classificata “nuragica” dagli archeologi Italici e “città shardana” da quelli Israeliani . 


1012-1004 a.C. circa: Saul è sconfitto dai Filistei. Sempre a Megiddo. 


1250-1180: l’invasione più devastante e definitiva dei Popoli del Mare, (durerà probabilmente più di 50 anni), ai soliti Shardana, Akayasha ecc. si sono aggiunti nel frattempo Denen, Sakssar, Pheleset. Distrutte Ugarit e Corinto, gli imperi Ittita e Miceneo sono cancellati, intere città sono rase al suolo e gli abitanti passati a fil di spada (Atene sarà stranamente risparmiata). I Shardana e i loro alleati si riversano sull’Asia Minore mettendo tutto a ferro e a fuoco. Lo stesso Egitto è attaccato (1183), ma Ramesse III

trova un accordo con la mediazione dei mercenari shardana al soldo delle truppe regie. Si vanterà poi di aver sconfitto per la prima volta i più terribili e fantastici guerrieri del passato. Ma si trattava di mero patteggiamento, che porterà l’impero egizio alla fine e con questo sacrificio, Ramesse salverà il trono. 


1200 circa (1230) Jeriko è distrutta dai P.d.M. Israele entra in Palestina. 


1200-1180: ricostruzione delle città Kananee, ripopolate dai P.d.M. con esse anche città come Sardi in Lidya. 


1250-800 a.C. per i Greci, invece, questo periodo è denominato “Tempi Oscuri” o medioevo buio, quattrocento anni di Medioevo riporteranno la Grecia e l’Oriente all’Età

della Pietra. 


1180: noi preferiamo propendere per una data anteriore di circa 30 anni in cui Troia VII è distrutta da una coalizione di Popoli venuti da Occidente (Grecia e isole mediterranee), circa nel 1220-1200 a.C. Effettivamente la datazione delle varie città è piuttosto incerta, ma crediamo di poterla in parte ricostruire:  – Troia I esisteva nel bronzo antico, intorno al 2700 a.C.  – Troia II fu incendiata nel 2300 a.C.  – Troia III,  IV e V esistettero dal 2300 al 1700 a.C.  – Troia VI, ricca e potente, rinacque dalle loro rovine e venne distrutta da un terremoto intorno al 1280 a.C.  – Troia VII durò quasi un secolo ed è probabilmente la città di Priamo cantata da Omero.

Il poeta menziona nella sua opera  Teucri (Tjeker) e Lici (Liku) e i Dardani sul fronte troiano. Achei (Akayasa) e Danai (Denen, Danuna) sul fronte greco. 


Periodo Biblico: Giudici, insediamento dei Pheleset (Filistei) e Tjeker (Teucri) in Palestina. 


1100:  l’ “Onomastico di Amenemope” parla della presenza in Palestina dei Popoli del Mare e in particolare dei Pheleset (Filistei), Shardana (Tribù di Dan) e Tjeker (città di Dor) 


1100 circa: Sansone è un eroe mitico, uno Judike. Il suo nome è forse ripreso dal mitico Sandone (Sardone, Sargon…). Suo padre era della tribù di Dan, alla moglie di quest’ultimo che era sterile, apparve un angelo del Signore che le annunciò: “Avrai un figlio; egli sarà nazireo, non taglierà i capelli e non toccherà donna né bevande alcooliche” 


1080: “Il viaggio di Wenamon” definisce la città di Dor, sulla costa della Palestina, “città dei Tjekker”. 


1050: i Pheleset colonizzano il territorio che da loro prenderà il nome di Palestina (alcuni contingenti vi si trovavano già dai tempi di Ramesse I), si insediano in Gaza, Ashdod, Gath, Ekron, saccheggiano Shiloh e sconfiggono Saul, re di Israele, nel 1005. 


Periodo biblico: i Giudici. 


1050: fondazione di Sardi e ricostruzione delle città kananee, che cominceranno le loro avventure sulle antiche rotte tracciate dai Popoli del Mare, fondando nuove colonie. O preferibilmente ripopolando le antiche città da cui partirono i loro antenati nel 1200 a.C. 


945: un generale dei mercenari Libu (Libici) appartenente ai Popoli del Mare, Shesonk, si impadronisce del trono in Egitto e fonda la XXII dinastia. I mercenari Shardana sono schierati coi Libu. Nel suo tempo, a Tanis, fu ricostruito il tempio di Seth. 


940 circa. Sisak (Shesonk) entra a Jerusalem e porta via il tesoro del Tempio (compresa l’Arca?). Da una nostra ricerca, l’Arca sparisce del tutto, pur se viene spesso citata; solo però per la sua assenza. 


900: i Lidi (una parte della popolazione), governati dagli Eraclidi, sbarcano in Italia e si uniscono agli Umbri (Erodoto) - I loro lucumoni sono designati fra i dignitari Sardi (Strabone), Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur (Festo). 


890: nell’ Urartu esisteva una dinastia con un nome a noi molto familiare: Sardur 1°, Sardur 2°, Sardur 3°.. il padre di Sardus 1° si chiamava Aramu. 


814: fondazione di Cartagine ad opera di “colonizzatori provenienti da Tyro in Fenicia”. Ma queste sono leggende e fantasie di scrittori romani. Cartagine, l’antica Karke.Dona, fu ripopolata da coloro che tornarono in Occidente dopo il “Medioevo buio”, e la provenienza da “Tyro Fenicia”, pur essendo vero che i “colonizzatori” sarebbero arrivati da Tyro, vi è da precisare che si trattava di Libu. Questo confermato anche dal Papiro Anastasi.


800 circa: La Grecia esce dal “Medioevo buio”, comincia il periodo chiamato “Tempi Arcaici”. Nella seconda metà del V sec. con l’ateniese Pericle comincia per la Grecia l’era della così detta “Cultura Classica”. 


753: Roma è fondata a opera di un gruppo di giovani pastori(?), fra cui Romolo che ne sarà il primo leggendario Re. Come Sargon di Akkad egli era “Figlio di una vergine del Tempio e di un Dio. Affidato dalla madre alla corrente del fiume, fu salvato da … etc …


” 685: Gyge si impadronisce del potere in Lydia, uccidendo Candaule l’ultimo dei re Eraclidi (Erodoto). 


616-509: Roma è sottomessa e governata da re Etruschi (Thursha, Tirreni). Ma Festo e Strabone

affermano che “Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur”… 


600: Nekau II, faraone egizio, ordina il periplo dell’Africa a una flotta “fenicia”. Partendo dal Mar Rosso, doppiarono il Capo. “Avevano il sole alla loro destra”, racconta Erodoto. Essi rientrarono nel Mediterraneo passando le Colonne D’Eracle. Un viaggio che però compiuto secoli prima dalle bibliche Navi di Tarsis e diventato leggenda per i posteri. Il canale che collegava il Mar Rosso fu infatti costruito da Dario 80 anni dopo. 


540: Malco, generale cartaginese, sbarcato in Sardegna con un potente esercito di 80.000 uomini è sconfitto in battaglia campale da un esercito sardo (Giustino). Nello stesso periodo avviene la battaglia navale nel Mare Sardo tra gli abitanti di Aleria (Alalia), colonia greca in Corsica, e la flotta etrusca di 60 navi, rinforzata con altre 60 navi cartaginesi. I Sardi non parteciparono stranamente alla Battaglia nel loro mare. Il motivo era semplice: i Shardana/Sardi erano in quel momento alleati dei Greci e Cartaginesi ed Etruschi era in realtà Libu e Tursha, Popoli del Mare loro fratelli. 


520: I Sardi portano al Santuario di Apollo a Delfi una statua raffigurante il Babai Sardon (Sardus pater dei Romani) 


530: Tartesso è distrutta dai Cartaginesi. 


480: Asdrubale e Amilcare, figli di Magone, sbarcano in Sardegna con un potente esercito. Asdrubale

muore in combattimento (Giustino). Una ulteriore prova della “non conquista” delle Sardinia da parte di Cartagine; un’invenzione questa costruita dai Romani. Per ignoranza storica o per … cattiva pubblicità. 


480 Amilcare di Annone, nella spedizione contro Gelone raccolse a Imera una coalizione dei Popoli del Mare o, per meglio dire, dei loro discendenti: Cartaginesi, Libi, Iberi, Liguri, Sardi, Corsi ed  Elisici 


450 Himilkone, generale della flotta cartaginese intraprese un viaggio di esplorazione alla ricerca dello stagno in direzione Nord oltre le Colonne d’Eracle. Arrivò in Dan.nonia, oggi Kornovaglia 400 circa Annone, un altro ammiraglio sempre

cartaginese, cinquanta anni più tardi puntò invece a Sud delle Colonne, costeggiando il continente africano. Con sessanta navi e trentamila persone al seguito(?). Facendo tappa a Lixius, prese a bordo degli interpreti(?). Durate una notte terribile i marinai videro El Carro de Los Dioses; era il Teide che eruttava alle Canarie. 350: Saccheggio di Roma da parte dei Celti (Keltoi, Galli, Galati) di Brenno, la loro origine era, secondo Erodoto, nell’alto DANubio. 


325: Un’ambasciata dei Sardi a Babilonia fa doni ad Alessandro Magno (Giustino). E’ un segno di una sovranità dei Sardi ancora esistente in Sardegna, nonostante la presenza di Cartagine. Alessandro si considerava discendente degli eroi Akey (Akayasa) e Danai (Shardana). 


279: Sacco di Delfi da parte dei Celti (Galli) comandati da Brenno (omonimo del distruttore di Roma). 


218: Annibale attraversa la Spagna e punta verso le Alpi, obbiettivo Roma. Con lui un centinaio di elefanti 90.000 fanti e 12.000 cavalieri. L’esercito è composto dai discendenti dei P.d.M. “Sardi, Corsi, Istri e Illiri avevano provocato rivolte contro gli eserciti di Roma... con i Galli si erano avute sollevazioni...”. Questi Popoli si unirono ai Cartaginesi di Annibale, ai Baleari e ai Celtiberi della Spagna. Ma Annibale aveva stretto alleanza anche con i Macedoni e con i re dell’Epiro (Akayasa) e contava sui Galli dell’Italia del Nord che, saputo delle vittorie del Cartaginese, si erano sollevate contro Roma, mossi da elementi Etruschi (Thursa). 


215: Le città shardana, guidate da Kornus il cui “Judice” era Ampsi.Korra, attaccano le legioni romane di stanza a Karalis. Ad esse si uniscono i Sardi Pelliti, fra cui Ilienses e Balari, mentre i Gallilenses, abitatori della Marmilla-Trexenta, depredano continuamente gli eserciti inviati di rinforzo in Sardegna dal Senato romano. Era “moderna” l’Impero romano estende i suoi domini sulle terre dei Popoli del Mare e comincia l’Oblio. Stavolta per sempre.


Tratto da "I POPOLI del MARE Dal Mediterraneo all’Oriente" di Leonardo Melis. Copertina e Edizione di esclusiva proprietà di Leonardo Melis

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I Popoli del Mare di Leonardo Melis



💙La femminilità, il circolare

 La femminilità, il circolare, il ciclico, il fluire, avere come parametro dei moti circolari in sincrono con quelli dell'Universo, e attraverso essi, acquisire e rilasciare, in un moto continuo e perpetuo, è l'unico scudo di cui dobbiamo avere costantemente compagnia e manifestazione.

È lo stesso essere circolari e morbide, a farci da scudo.

Il fluire, l'offrirci come forma che cambia continuamente, che si adatta a ciò che deve contenere.

Come un guanto.

Ma senza perdere la propria identità.

E quando vi è sinergia, di contenuto e forma, come l'acqua che si adatta a ciò che la contiene, si crea la sinergia del donarsi.

Dell'essere piena manifestazione di sé stesse.

Senza imposizione, senza forzature.

È un'energia forte, integra.

Semplicemente si è.

Circolare, che fluisce continuamente nella stessa donna, e si arricchisce ad ogni passaggio, delle sfumature che porta in grembo, della sua Essenza.

Non vi è scudo energetico più efficace, più forte, più spiazzante, dell'essere nella piena manifestazione consapevole di noi stesse.

Del sapere quanto si vale. 

Del sapere ciò che si vuole o non si vuole. 

Del fare della propria femminilità, punto di forza, e non di debolezza. 

Del non avere asperità.

Sia, per non dare a ciò che è esterno, motivo di appiglio. 

Ma anche per non fare, delle nostre stesse asperità, dei punti di scalata come su un percorso di free climbing impegnativo e pericoloso, dove ci si può anche arenare, o perdere l'equilibrio. 

Le asperità sono pericolose. 

Sono cocciute. 

Puntano i piedi anche lì dove si potrebbe danzare a piedi scalzi, e sorvolare leggere, seguendo solo il ritmo del nostro cuore, e avendo fiducia nell'Universo. 

Impariamo a delegare, a dire "mi fido". 

Alleggeriamo cuore, mente e anima. 

Le asperità costringono ad una continua ricerca di equilibrio. 

Ma l'equilibrio non è nella nostra indole.

Noi siamo Caos. 

Caos Primordiale. 

Istinto,

Intuito. 

Passione. 

Profumi. 

Sensazioni ed emozioni. 

E tra essi oscilliamo. 

Perché necessitiamo della vertigine sempre. 

Dell'essere un po' stupidine e abbandonarsi tra le braccia di un uomo, di Madre Terra, dell'Universo. 

Senza domande, senza un perché. 

Perché semplicemente siamo. 

Circolari e sferiche come la terra, la luna, i pianeti. 

Come le gocce d'acqua e la prima rugiada del mattino sui petali dei fiori. 

Se non abbiamo questa unità, interezza e  integrità di fondo, niente ci può fare da scudo. 

Il nostro Fuoco interiore, è il nostro stesso scudo. 

Fuoco e acqua insieme. 

Acqua ardente. 

Solo come una Donna sa essere. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

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La femminilità, il circolare



💜Sciamani si diventa

 Sciamani si diventa attraverso un processo di autoiniziazione e iniziazione assai impegnativo, perché implica una disgregazione dell’Io ordinario e l’acquisizione della capacità di gestire stati di dissociazione e possessione che mettono a repentaglio l’equilibrio psicologico. 

Spesso, per esempio nella Siberia meridionale, la missione sciamanica viene tramandata per via ereditaria a individui che presentano fin dall’infanzia o dall’adolescenza segni di una sensibilità particolare, o che attraversano condizioni di malattia e isolamento che li aprono alla visione dell’Oltre. 

In questo percorso gli aspiranti sciamani sono assistiti dagli spiriti invisibili degli antenati e della Natura, con i quali sovente intrattengono un rapporto di tipo erotico. Tra gli Iacuti gli spiriti conducono l’anima dello sciamano nei mondi inferiori e superiori, e le danno istruzioni, talvolta su una montagna sacra o sui rami di un albero sciamanico. 

L’iniziazione prevede lo smembramento simbolico del composto psicocorporeo dello sciamano, di cui troviamo un corrispettivo ellenico, nella sfera del mito, nello sparagmós di Dioniso, e uno egizio in quello di Osiride, e la familiarizzazione con i viaggi astrali, ovvero i voli del corpo sottile, per raggiungere gli spiriti che presiedono alle malattie o alla caccia, e che possono esercitare il loro influsso sulla vita degli uomini. 

Per comunicare con essi l’aspirante sciamano impara dagli anziani la lingua segreta che permette di dialogare con gli spiriti, in particolare la lingua degli animali, che sono adiutori fondamentali e lo guidano negli oltremondi. 

“Il culmine dello stadio transitorio è l’iniziazione estatica, l’esperienza tramite la quale il candidato ha coscienza che gli spiriti lo trasformano in sciamano. 

Le visioni dell’iniziazione estatica ripetono i temi della morte e resurrezione, della lacerazione del candidato da parte degli spiriti e la sua ricomposizione e investitura dei poteri soprannaturali, della definitiva trasformazione in sciamano capace di ‘vedere’ e ‘sentire’.”

Di questa così ampiamente estesa, e pressoché universalmente diffusa, esperienza spirituale, che alle varie latitudini assume forme diverse, pur mantenendo ferme le costanti fondamentali, affidata alla comunicazione orale e a pratiche rituali, permangono chiarissime tracce nelle opere scritte di alcuni dei maggiori Sapienti greci, in particolare nei poemi Katharmoí e Physiká di Empedocle.

Qui troviamo l’annuncio, da parte del Sapiente, della propria indole di sciamano profeta e taumaturgo, dotato di ogni genere di poteri (che non possono non far pensare anche alla tradizione orientale dei siddhi).


 Tratto da "Negli abissi luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica". A cura di Angelo Tonelli. Edizione Feltrinelli

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Sciamani si diventa




venerdì, settembre 27, 2024

💛Su Pistiddu di Orotelli

 Da una pagina ( https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=640101121571643&id=100067152822150) 

"Conosci “Su Pistiddu” di Orotelli?

Il termine deriva dal sardo “pistiddare” ed indica una via di mezzo tra caramellare e fare una marmellata. Questo particolare vocabolo si riferisce al ripieno, di sapa o di miele, di questo delizioso dolce di pasta sfoglia o frolla, dalla forma rotonda sulla quale vengono realizzati dei bellissimi ritagli in rilievo"

Ph.: Foto Archivio Comune di Orotelli – M.G. Ladu"


.. una curiosità..

Se non ricordo male, e sono sicurissima di averlo letto da qualche parte, "su pistiddu", è anche quel punto "morbido", che rimanda a questa forma di questo dolce. 

Un punto che, anatomicamente, si chiama mastoide, e che abbiamo dietro l'orecchio, verso la nuca, ma non è propriamente la zona rigida della nuca.

Viene definita esattamente come una "voluminosa prominenza dell'osso temporale posta dietro il padiglione auricolare; la cavità mastoidea (mastoide) è costituita da una massa di tessuto osseo spugnoso rivestita in superficie da uno strato di tessuto osseo compatto: nell'ambito dell'osso spugnoso sono accolte numerose cavità (cellule mastoidee) la più grande delle quali raggiunge circa un centimetro di diametro ed è denominata antro timpanico". 


Il tessuto spugnoso, rimanda alla consistenza alveolata di questo particolare dolce, la cui forma, ricorda proprio questa prominenza, la più vulnerabile, insieme alla "fontanella", situata sulla sommita' del cranio. 


È il punto in cui "s'accabadora" colpisce con "su mazzolu", per dare il colpo letale al moribondo, per non infliggergli ulteriori sofferenze.

Spittidarsi, perlomeno a Cagliari, significa farsi male malamente, ridursi in "poltiglia". 

Sulla figura de S'Accabadora, avevo già approfondito( 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-de-s-accabadora-in-sardegna.html?m=0), ma sono rimasta colpita da questo dolce, che rimanda, sia nel nome, che nella forma, a questa pratica Sacra e millenaria, della nostra cultura, onorata e rispettata, perché è come un cerimoniale di accompagnamento verso la morte, per evitare ulteriori sofferenze. 

Una figura, quella de S'accabadora, Sacra e rispettata come poche. 

Riguardo "Su Pistiddu" di Orotelli, avevo già avuto modo di nominarlo, riguardo un mio scritto sulla maschera dei Thurpos di Orotelli, intorno al Falò di Sant'Antonio.

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-lugh-d-oro-di-orotelli.html?m=0) 

"Ma le sue radici affondano in tempi lontani, identificabile con quella divinità celtica, che era chiamata Lugh. 

Lugh era un Dio Solare, che rappresentava anche lo spirito del grano, che non muore mai, perché il grano tagliato, rinasce come farina o pane, festeggiato ufficialmente per il Lughnasad, la festa dell'estate del primo agosto, che diventata poi la festa di Lammas.

E il pane, è il simbolo dei 4 elementi della Natura, si impasta con il grano, ridotto a farina(terra), con l'acqua, lievita grazie all'azione dell'aria, quando si alveola, e si cuoce con il fuoco.

Lugh si affaccia, sulla scena delle divinità, evidentemente quando il culto di Madre Terra, femminea e feconda, lascia spazio alle divinità maschili, che si sovrappongono al matriarcato monoteistico. 

Lugh, il "luminoso", dio della fertilità, del  Sole e della Luce, era il re dei Tuatha de Danann, abile in molte tecniche, che gli valsero il nome di Salmidanach, il "multiforme artigiano". 

Lo si rappresento' come un "Mercurio Lugh" , proprio per le sue abili qualità alchemiche e trasformative in ogni forma di artigianato. 

Aveva con sé dei corvi profetici, chiamati Lug, ed era associato al cinghiale, associato ai druidi, i sacerdoti e sacerdotesse dei tempi antichi.

Lug mi fa pensare a Logudoro. 

Luogo d'oro. 

Lug d'oro. 

Luce d'Oro

Ma anche luogo, Logu, del Mercuriale Lugh, che poteva trasformare ogni cosa in Oro. 

La magica Tartesso. La mitica terra dei Metalli, sempre più spesso identificata con la Sardegna"

Immaginate questo dolce, ripieno di un ripieno dorato come il miele, di color dell'oro. 

Immaginate una morte, che per mano di una Sacra Accabadora, colpendo questa zona, rilascia metaforicamente l'oro della trasmutazione, quando avviene il passaggio dell'Anima ad una dimensione superiore. 

Alchemicamente si compie l'Opera, la trasmutazione in oro, e solo in un luogo che ne porta la radice alchemica, potevano creare un dolce, simbolo di questo passaggio, di questa transizione, di questa trasmutazione. 

Tutto, nella nostra cultura, nella nostra civiltà, è sempre intensamente simbolico. 

Niente è mai come sembra. 

E, ogni volta, è stupore e meraviglia. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

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Su Pistiddu di Orotelli



giovedì, settembre 26, 2024

💛Vaso piriforme Sedilo

 Per gentile concessione di Manlio Rubiu e di Marina Olla, che ringrazio, oggi propongo un' interpretazione simbolica della loro stupenda  riproduzione ( seconda e terza immagine), del vaso piriforme ritrovato a Sedilo( Or) nel nuraghe Iloi,  che fa parte  del sito archeologico di Iloi, che comprende un nuraghe, delle Tombe dei Giganti e Domus de janas, la cui datazione  risale al 1700 aC, periodo drl Bronzo Medio, o forse molto prima, a cui risalirebbe questo antico e simbolico vaso. 

Un villaggio nuragico che presenta anche un focolare interrato, che mi ha colpito particolarmente, descritto dall'archeologa Giuseppa Tanda, descritto come composto da 6 pietre concave, che lo perimetrano, sulle quali ci sono 8 coppelle. 

Quindi 6 conci + 1 centrale) > 7

e 8 coppelle + elemento centrale, che è di forma triangolare( foto di Tonino Sotgiu https://archeosardegna.wordpress.com/2020/07/21/il-villaggio-nuragico-di-iloi-sedilo-or/) 

8 +1 = 9

Quindi, oltre ad avere una combinazione di acqua e fuoco, nello stesso focolare, abbiamo un numero 7 e un numero 9, che sono entrambi numeri legati al Femminino

Il numero 7 è il Sacro Archetipo Ebraico Zain, con funzione "eternità". 

È il 4 +3, la materia che si eleva alla dimensione spirituale, e fa da custode e ponte, per questo passaggio, il Sacro Femminino, la kundalini, la Shekinah, con i suoi 7 passaggi attraverso i 7 chakra, che indica un percorso iniziatico, necessario per la rinascita. 

Astrologicamente, il numero 7 è legato alle Pleiadi, alle 7 sorelle, che qui in Sardegna, trovano un corrispettivo anche nei toponimo delle fonti delle Siete Fuentes un borgo di Santu Lussurgiu, vicino ad Oristano( legate quindi all'elemento acqua, tipico del Femminino), e nei Monti dei 7 Fratelli, ancora Femminino, nonostante il nome declinato al genere maschile, perché l'elemento terra, il quadrato, il cubo con sei facce e il settimo elemento centrale che funge da centro energetico per la Creazione tridimensionale del 3, partendo dal quadrato, simbolo di Madre Terra. 

Il numero 7

L'eternità manifestata nella materia...

Settimo Sacro Archetipo Zain.

I momenti della creazione, si sviluppano nelle cosmogonie di tutto il mondo, secondo moduli di 7, che è archetipo di perfezione, al centro di un "3+3"", che è unione di opposti.

È eternità manifesta... 

Lo zed egizio..

La menorah ebraica a sette braccia.

I 7 chakra.. 

Le 7 Pleiadi,  che appartengano alla Costellazione del Toro, che sappiamo quanto sia importante per la nostra Antica Civiltà Sarda, perché attraverso la sua simbologia si esplica quell'elemento di equilibrio, centrale, tra le due polarità, tra il 3+ 3, di cui è custode il Femminino. 

La settima stella Alcione delle Pleiadi, definita il punto centrale attorno al quale ruota il nostro universo delle stelle fisse, il punto focale dal quale, e nel quale, il Soffio Divino, il Movimento Divino, opera incessantemente. 

E il soffio divino, è rappresentato dal Femminino, dall'energia maschile che si fa Forma attraverso il Femminino, per potersi manifestare. 

La Stella celata. 

Le Pleiadi, chiamate anche "gallinelle", rimandano alle nostre Pavoncelle Sarde, di cui avevo già approfondito, rappresentate quasi sempre, speculari, con riccioli che escono anche dal beccuccio, come custodi del Soffio Divino, difronte ad un Albero della Vita. 

Astrologicamente, il 7, è legato, non solo alle Pleiadi, via della rinascita, come ho scritto tante volte, ma anche alle 7 stelle dell'Orsa Maggiore e dell'Orsa Minore. 

L’Orsa Maggiore è la fonte della Forza Elettrica Positiva, le Pleiadi quella Elettrica Negativa, l’Orsa Minore, rappresenta l'Elettricità equilibrata. 

Inoltre, il 7, corrisponde ad ognuna delle 4 fasi del ciclo lunare. 

Senza considerare, che proprio il Fiore della Vita a 6 petali, la stella a sei punte e l'esagono, così presenti, come simbologia, nella nostra Civiltà, come ho individuato e scritto innumerevoli volte, hanno nel settimo elemento centrale, il punto energetico che funge da collante per le due polarità creative, "3 +3".

È il punto celato, perché è il più prezioso e potente. 

Perché ha in sé, il crisma dell'eternità.

Della perfezione. 

Esagono puntato. 

7 punti. 

Esagono, simbolo che portano anche i Giganti di Mont'e Prama, di cui ho abbondantemente parlato. 

Simbolo di perfezione. 

Di una sinarchia perfettamente organizzata, come il sistema delle api. 

Un sistema basato sulla meritocrazia, che geometricamente, si esprime attraverso la perfezione dell'esagono. 

Quel momento in cui, la creazione è compiuta. 

Il settimo giorno 

Il settimo chakra, l'ultimo, il coronamento dell'opera, con la connessione con il Divino. 

Inoltre, le 8 coppelle,  presenti nel focolare, di accoglimento dell'acqua, rimandano al Femminino, e ad una ritualistica legata all'Acqua e al Fuoco. 

Infatti, se sommiamo i 6 conci perimetrali, con le 8 coppelle, e l'elemento centrale, triangolare( che può essere letto come simbolo, sia del Mascolino, elemento Fuoco, sia del Femminino, elemento Acqua, presenti entrambi nella ritualistica a cui è preposto questo particolare focolare con coppelle), la somma fa 15, il numero per eccellenza, che indica la fertilità, e che riguarda anche il quindicesimo Archetipo Samech, la cui funzione è divinizzante. 

Quindi, nel complesso, un luogo altamente simbolico, legato al culto dell'acqua e del fuoco, e all'unione simbolica tra i due. 

Un luogo sacro di creazione, che si esplica anche attraverso la simbologia delle decorazioni di questo vaso piriforme. 

Colpisce subito di questo vaso bellissimo, la Y centrale, alla quale darò una spiegazione simbologica, che non significa che per l'autore di quel periodo abbia  significato tutto questo che andrò a descrivere. 

Perché i simboli rappresentano un continuo arricchimento di significati che si snodano nel tempo, fino a diventare archetipi, e la Y centrale è un archetipo, un Sacro Archetipo, proprio per le sue valenze riconosciute universalmente. 

La Y rappresenta la Yod, la decima lettera di molti alfabeti semitici tra cui l'aramaico, l'ebraico, il siriaco e l'arabo e anche il sardo naturalmente, che si è sviluppato con delle proprie caratteristiche. 

Il mio parametro sono i Sacri Archetipi Ebraici, universalmente riconosciuti, proprio per la loro possibilità di lettura su vari livelli. 

Da questa lettera hanno avuto origine la "iota" greca e la "I" Latina. 

Il  valore numerico della Yod/Y, è 10. 

È l'archetipo di ogni lettera scritta. 

È stata scelta come prima lettera per occupare il primo posto nel nome ineffabile di Dio, YHVH, molto presente anche a livello epigrafico nella nostra Antica storia. 

È il punto Iniziale dal quale hanno origine spazio e tempo. 

È un punto nero, un fulcro della creazione, la radice di tutta le lettere, quel punto senza dimensione, che crea l'archetipo della linea che rappresenta il principio maschile creante e fecondante il femminile. 

Infatti, rappresenta il punto iniziale  dell'idea, del concepimento, l'idea  che prende forma attraverso ii femminile, e che insieme, formeranno uno scopo creativo, il seme della creazione. 

La Yod, è un archetipo androgino, perché insieme è principio maschile /positivo /creativo, e anche principio femminile/negativo/realizzativo. 

Infatti, la sua forma stilizzata è la stessa forma del pube femminile. 

Da esso stesso, genera la propria controparte, il proprio principio opposto, quello femminile, e insieme generano l'intelligenza creativa.. 

Come dire che la Yod/Y, è il seme maschile che genere il frutto, il quale, a sua volta,  conterrà il suo stesso seme iniziale, nascosto nella sorgente femminile, nel suo grembo interiore, nel buio dell'utero creativo. 

L'archetipo Yod, è rappresentato dal numero 10, che rappresenta la sapienza  più elevata, la completezza. 

Con la lettera Yod, inizia e finisce la parola Yofy, significa bellezza, perché il 10  rappresenta l'armonia degli opposti e la perfezione. 

La Yod  è il punto fermo da cui si dirama tutta la creazione, poiché essa è concentrazione e centratura. 

È l'energia toroidale  del nostro campo magnetico, di ogni atomo della materia, poiché ha questa conformazione che si espande a toroide, che parte da un punto centrale, e poi si dirama, a forcella, a Y, poiché è un'energia dinamica, che si autosostiene. 

In natura troviamo questa forma organizzante ovunque: nel Cosmo, nel corpo umano, nella struttura dell'intera galassia. 

L' universo ha un'unico progetto, sviluppare tori, cioè campi di energia toroidale che fluiscono continuamente perché sono al centro di una rotazione che è come il centro del mondo. 

La yod è rappresentata dal decagono, la figura subito prima del cerchio, i cui angoli dei triangoli della base sono di 72 °, come la conformazione dell'esedra  delle Tombe dei Giganti, di conformazione taurina/uterina, come le protomi taurine nelle Domus, come ho sempre detto. 

E sapete bene, dai miei approfondimenti a riguardo, quanto l'angolo a 72 °, parametro della Geometria Sacra, sia presente, nell'ingresso dei pozzi Sacri, a Santa Cristina in primis, e nell'ingresso dei nuraghi, perché pozzi sacri, nuraghi e tombe dei Giganti, traguardano la benedizione a rinascita, attraverso l'unione metaforica tra acqua e fuoco, tra luna e sole, tra terra e sole. Tra i due opposti. 

Così come succede nelle Domus, i cui i recettori energetici  simbolici sono propro le protomi taurine/uterine, che sugellano questa antica alleanza di creazione. 

E come ho già detto, la Yod, rappresenta il numero 10, che era un numero sacro per i pitagorici

Rappresentava la Tetraktys, una disposizione geometrica a triangolo, con la punta verso l' alto, che rappresenta la perfezione Divina, formata dalla somma di 1 + 2 + 3 + 4, che rappresentano i quattro elementi della terra. 

L' uno,  il vertice, rappresenta il fuoco l'unità e la totalità. 

Il 2 rappresenta l'aria, i due opposti complementari, maschile o femminile. 

Il 3 rappresenta l'acqua, la misura dello spazio del tempo, la dinamica della vita, la creazione. 

Infatti il tre lo ritroviamo in quei motivi a triangolo allineati vicini, che indicano la gestazione, la creazione che ho ritrovato e analizzato nel mio post precedente "Gli Dei delle Spirali"( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/gli-dei-delle-spirali.html?m=0), riguardo il petroglifo della Domus de Janas Corongiu, de s'acqua Salida a Pimentel( Ca), dove vi è la stessa sequenza di triangolini allineati in modo consecutivo, e che secondo me, narrano di una gestazione. 

Il quattro, invece, rappresenta la base, la terra la materia. 

La Yod/ Y, è come se fosse lo specchio della divinità che si manifesta. 

E dove si può manifestare l'Essenza della divinità, se non  in un grembo materno, in un "Y/ pube", in quella dimensione, che in ambito gnostico, è chiamata  la decima Sephiroth, ( le Sephiroth sono le manifestazioni divine rivelate), la Regina, che unisce l'infinito all'infinito, rappresentata con una Corona, che  che tocca il divino, l'assoluto, mentre i suoi piedi sfiorano il mondo materiale, il femminile per eccellenza, la sposa, la parte femminile della divinità, che è Forma dell'idea Creativa? 

Nella Yod /Y, vi è l'equilibrio delle polarità, il principio solare positivo, e il principio lunare negativo. 

Si intrecciano continuamente, per creare vita ed espansione. 

In questo bellissimo vaso, la Y androgina creativa, è posizionata sotto il falso beccuccio, il "grembo", come amo chiamarlo io, perché prima della gestazione ci deve essere l'unione sinergica degli opposti, ed è decorata, nella stanghetta centrale, con dei Chevron( vertici impilati l'uno nell'altro) verso l'alto, che indicano il principio maschile, il fuoco Divino che feconda l'acqua(mentre invece, il triangolo con la punta verso il basso rappresenta il femminile, l'acqua, il pube) 

La loro sintesi è la stella a  6 punte, i due triangoli incrociati, la stella di David, come la stella della Sartiglia. 

Inoltre il motivo a spiga della decorazione intorno alla Y, richiama la fertilità, poiché da sempre la spiga è simbolo di fertilità

Così come il motivo a zigzag, che richiama il ciclo lunare, quindi il ciclo gestazionale della luna, con i suoi cicli di luna nuova, luna piena e fasi intermedie: nascita /morte / rinascita. 

Qui, in questo caso, questo motivo a zig zag, contestualizzato insieme al motivo a spiga, e alla  Y androgina, a maggior ragione, indica una dimensione gestazionale, di moltiplicazione e riproduzione, e non solo l'elemento acquifero femminile rappresentato dallo zigzag dell'acqua, che si increspa a formare le onde. 

Inoltre la Y, indica anche la forcella del rabdomante, tecnica ampiamente diffusa fino ai giorni nostri, poiché l'acqua è un'ottima conduttrice di energia elettromagnetica e la forcella è sensibile a questo elettromagnetismo. 

La simbologia di questo vaso bellissimo, mi sembra sia estremamente precisa, orientata ad essere un oggetto di culto, facente parte di una ritualità che riguarda la fecondità,  l'unione degli opposti, e la dimensione gestazionale, quindi propiziatorio. 

Simbologia, amplificata non solo dei Segni grafici e dal  bassorilievo della Y, ma proprio dalla sua posizione sotto il falso beccuccio/ grembo a propiziare unione prolifica,  feconda. 

Quindi, sicuramente era usato in un contesto sacro di riti "matrimoniali-ierogamici". 

Questo vaso piriforme, è stato ritrovato  a Sedilo, in provincia di Oristano, nel nuraghe Iloi, che fa parte di un complesso che comprende 34 Domus de janas, e il relativo villaggio e capanne con base circolare, oltre che due Tombe dei Giganti, e una fonte sacra, a conferma della valenza simbolica, rituale e sacrale del vaso stesso. 

Quindi un  complesso a forte carattere religioso, oltre che costituire  una sorta di vedetta, di Fortezza nuragica, a protezione del villaggio e sulla valle del Tirso, con la sua posizione dominante, a 270 m sopra il livello del mare. 

E ancora una volta, anche in questa interpretazione ritrovo la volontà, come in tutte le manifestazioni nella civiltà sarda, di una ricerca formale, stilistica e concettuale, di una sigizia monadica, androgina, che contempli la presenza del Padre/Toro/Sole e Madre/luna/acqua, creatori, che si trova ovunque, e verso la quale, gli antichi Sardi, avevano estremo rispetto e amore. 

Il popolo dell'Equilibrio Energetico. 

Nella prima immagine, reperto originale ( foto di Tonino Sotgiu, così come la foto del focolare) 


Tiziana Fenu

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Vaso piriforme Sedilo













mercoledì, settembre 25, 2024

💛Anghelu Ruju

 Oltre alle rappresentazioni della dea Madre e del dio Toro, in numerose tombe sono state rinvenute illustrazioni geometriche, ma anche di tetti o di altri elementi architettonici, come se questi luoghi richiamassero le abitazioni in uso alle popolazioni del tempo, talvolta ricalcando il più fedelmente possibile le capanne circolari e rettangolari, tramite la riproduzione delle coperture di legno, delle travi a raggiera, delle colonne interne, e di altri elementi di arredo. Esse quindi, in quanto luogo deputato alla prosecuzione dell’esistenza dopo la morte, creavano un ideale continuum con le abitazioni dei vivi. Si pensa infatti che la cerimonia funebre prevedesse il trasferimento del defunto da una “casa”, quella terrena, all’altra, quella ultraterrena riservata all’anima per l’eternità. La salma, molto probabilmente, veniva tinta con l’ocra rossa, così come le pareti interne del sepolcro, e con le spoglie erano riposti gli oggetti che avevano accompagnato il defunto quando era in vita. In molte tombe, infatti, sono stati ritrovati monili, come frecce di ossidiana e coltelli, ma anche manufatti come collanine, braccialetti e anelli. Oltre agli oggetti, veniva forse lasciato anche del cibo, da consumare nel corso del lungo viaggio verso la terra dei morti.

Secondo un’altra ipotesi, il rito non avveniva in questi termini, e la Domus funzionava soltanto come ossario.

Ovvero, il defunto veniva lasciato all’aperto, sotto il sole, per essere scarnificato dai rapaci e da altri animali, e solo una volta reso scheletro era riposto all’interno della tomba. Non è da escludere, inoltre, che alcune stanze fossero utilizzate come santuari destinati a riti – il cui elemento centrale era probabilmente il fuoco – in cui si rievocavano gli antenati e si veneravano le divinità preposte alla sorveglianza del defunto.

Tale pratica sarebbe stata diffusa in tutto il territorio dell’isola e comune alle varie tribù che al tempo abitavano le diverse zone della Sardegna. Per quanto vada precisato, infatti, che simili tombe ipogeiche si trovano anche in altre aree del Mediterraneo, solo in Sardegna hanno una diffusione così capillare: un edificio ogni chilometro quadrato e, come si può immaginare, non tutte le tombe sono state scoperte e censite.

Tra i complessi di questo tipo più importanti dell’isola ricordiamo le necropoli di Anghelu Ruju e di Sant’Andrea Priu.

La prima è la più grande necropoli del genere rinvenuta in Sardegna, e si trova nell’entroterra di Alghero, presso la località denominata Li Piani. Il sito è stato scoperto per caso – come accade quasi sempre – nel 1903, quando durante dei lavori di estrazione presso una cava due operai trovarono un cranio e un vaso provenienti da quella che sarebbe in seguito stata identificata come la tomba i, ovvero la prima delle 38 tombe il cui censimento, avviato da Antonio Taramelli nel 1904, fu terminato soltanto nel 1967 da Ercole Contu.

La necropoli si divide in due parti: una che comprende sette Domus, scavate in un affioramento roccioso pianeggiante, e l’altra che comprende 31 ipogei, scavati in una collinetta di arenaria.

La distribuzione delle celle riproduceva forse quella delle capanne del villaggio circostante, i cui resti, purtroppo, non sono stati rinvenuti, e anche la loro struttura interna quasi certamente riproduceva lo spazio delle abitazioni: tutte le Domus di Anghelu Ruju, tranne la numero xxvi, sono composte da più vani, alcune sono di perimetro tondeggiante, altre quasi rettangolari, e molte presentano dei gradini all’ingresso.

Non v’è dubbio alcuno che questo fosse un luogo di culto nel quale la prima camera e la seconda, di dimensioni superiori, avevano forse la funzione di tempio in cui venivano celebrate le cerimonie magico-religiose di carattere funerario.

Gli altri vani, invece, erano quasi certamente destinati alle sole inumazioni e alcuni di questi sono stati scavati a più riprese, per aggiungere i sepolcri necessari nel corso del tempo. Numerosi vani presentano cavità, destinate forse alle offerte e ai resti del pasto funebre odel cibo che avrebbe dovuto accompagnare il defunto nel suo lungo viaggio verso il mondo ultraterreno, o ancora utilizzate per riporvi statuette votive e altri amuleti.

Alcune pareti erano poi decorate con l’ocra rossa, il colore del sangue, ritenuto forse il colore della rinascita, e in molte camere della necropoli sono presenti false porte che imitano quelle delle abitazioni dei viventi, o simbolicamente quelle che conducono il defunto nell’aldilà.

Sono state poi rinvenute molte incisioni magico-rituali di figure geometriche e sacre, come le classiche protomi taurine – stilizzazione della divinità deputata a vegliare sull’anima della persona scomparsa – e statuette votive della dea Madre.

Anghelu Ruju sembra risalire al Neolitico recente (3200-2800 a.C.), ma è stata riutilizzata spesso nel corso del tempo, sia in epoca prenuragica – per essere adattata in vista di nuove tumulazioni – sia in epoca nuragica, sia in seguito, ed è stata inoltre devastata da cacciatori di tesori, i quali, tuttavia, non devono aver trovato nulla di più che qualche coccio di vasellame.

È perciò complicato riuscire a ricostruire quanto avveniva in quel luogo nel momento in cui si officiava il rito, fosse esso una vera e propria cerimonia di inumazione o una semplice deposizione delle ossa del defunto (o dei defunti) precedentemente scarnificato.

Gli studiosi, tuttavia, hanno fatto delle ipotesi: si pensa che per l’occasione venissero consumati pasti in onore dei morti, come conchiglie sacre, i cui resti sono stati ritrovati in numerose tombe; la presenza di alcuni vasi presso gli ingressi potrebbe indicare che gli adepti erano soliti depositare periodicamente offerte di cibo; accanto al corpo si usava poi deporre dell’ocra rossa, utilizzata probabilmente anche per dipingere il cadavere. Per quanto riguarda i reperti ossei, gli scheletri molto spesso sono stati trovati riposti in posizione supina, non fetale, e per ogni Domus sono stati rinvenuti da un minimo di due a più di trenta individui, alcuni dei quali sarebbero stati addirittura parzialmente cremati.

La stessa media di corpi che avrebbe potuto custodire ognuna delle camere dell’altro magnifico complesso sardo di tombe ipogeiche, ovvero la necropoli di Sant’Andrea Priu.


Tratto da Gianmichele Lisai "Sardegna esoterica Il volto misterico di un'isola ancestrale"  edizioni Newton Compton


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Nelle immagini la necropoli di Anghelu Ruju

Fotografo Paolo Lombardi

Anghelo Ruiu





















domenica, settembre 22, 2024

💙Autunno di transizione

L'equinozio d'autunno è estremamente importante, dal punto di vista alchemico, perché è un momento di transizione, di passaggio.

Come il chiasmo del crossing over della meiosi durante la divisione cellulare, in cui si determina se scegliere la morte, funzionale alla nuova vita, e scegliere il periodo di incubazione ctonio, nell'ombra, nell'athanor alchemico, uterino, lontano dai percorsi solari, chiari.

Si entra in una dimensione spirituale, divina, in connessione con la nostra intima Essenza, e, per questo motivo, ancora in maggiore connessione con la Coscienza Divina, cosmica, di cui si diventa parte integrante, a livello cosmogonico, Monadico.

È il paradosso dell'isolameno.

Un ossimoro del nulla, che il tutto contiene.

Un passaggio iniziatico, che non è gloria solare, ma intima vibrazione, che crea una rete di connessioni che viaggiano veloci.

Il paradosso dell'autunno.

La lentezza delle serate diluite tra luce e ombra.

Le foglie che cadono lente.

Le tisane pomeridiane tra le mani che lentamente riempiono sensi e anima di percezioni sottili, da degustare con lentezza.

Sono autunnale fino al midollo.

Dalle prime copertine in pile, mentre leggo, alla melanconia che mi appartiene da sempre, essendo questo, un momento iniziatico di passaggio,  sempre, costantemente presente.

Mi lascio andare lentamente, sfidando la forza di gravità, e lentamente, abbandono, dimentico, accetto. 

Ringrazio. 

Sapendo, che già non sono più la stessa. 

Una dimensione mortifera, al contempo sublime, magnificente, e terrificante.

È Bellezza che si esplica in queste calde tonalità.

Come una coltre di foglie sul proprio sepolcro.

Eppure, il loro sgretolarsi, sotto i passi della vita stessa, è come lo scoppiettio della prima legna che brucia nel camino, ed emana quel tepore che rapisce, che incanta.

Che danza con pensieri e sensazioni.

Senza direzione, senza esternazione.

L'esserci, nel non esserci

È la naturale dimensione intima del ritrovarsi.

In tutte quelle sfumature che la Madre offre alle sue creature in questo periodo.

Ciò che era, deve essere disintegrato.

Come le stesse foglie, sui nostri nuovi passi, affinché ci si liberi da ogni legame, e ci si ricompatti in una dimensione più universale.

Come polvere di stelle che ritorna al proprio cielo, e si manifesta in nuove costellazioni, pronto a rinascere, di nuova energia, nel solstizio invernale, per germogliare, e manifestarsi totalmente nell'equinozio primaverile,  e prepararsi ad una nuova morte alchemica, nel solstizio estivo.

È il momento dell'accettazione, propedeutico a questo passaggio autunnale iniziatico, in cui vi è un passaggio da certi elementi grossolani, a quelli più eterei, che rivelano proprio la dimensione misterica della morte, necessaria per capire la stessa dimensione misterica della vita.

Un passaggio sacrificale, in cui si può anche decidere di non ritornare più nel mondo e nella comprensione degli Uomini.

In termini umani, subentra il "non me ne frega più niente".

L'autunno è un sublime Maestro

Insegna il distacco.

Insegna l'integrazione.

Autunno

Autumn

Atum

Atomo

Atum, dio che si autogenera.

Come un Atomo.

L'autunno, è la Bellezza solitaria di questo Atomo.

Un Atomo, che si percepisce in ogni Attimo.

Senza frenesia, senza paragoni, senza vincoli.

Le linee del tempo, si strozzano in quel chiasmo di crossing over, propedeutico alla divisione, e quindi alla nuova rinascita, creando delle Slinding Doors di nuove consapevolezze e percepire, a riflesso, di ciò che è sempre, sempre giusto che sia. 


Tiziana Fenu

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Equinozio Autunno



sabato, settembre 21, 2024

💛Equinozio autunno 2024 /Ombra capovolta

 Ripropongo, con riferimento, nel link ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/09/equinozio-autunno-2023.html?m=0) l'approfondimento riguardo l'equinozio autunnale del 2023, che ha la stessa valenza simbolica di ogni equinozio, compreso questo di domani, sia autunnale che primaverile, di ogni anno, nel pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino, qui in Sardegna, in cui si verifica il fenomeno dell'ombra capovolta sulla tholos.

Quest'anno, questo equinozio di domani, assume una valenza ancora più simbolica, perché il fenomeno del capovolto si verifica durante una fase lunare in Gemelli, e la dimensione del gemellare è particolarmente presente, nella nostra Antica Civiltà Sarda( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html?m=0)  poiché riguarda proprio la dimensione cosmogonica della creazione delle prime civiltà, in stretta connessione con la dimensione divina.

Il capovolto, nella sua ricca simbologia di rinascita, che si esplica in un metalinguaggio presente ovunque, a partire dalle Domus de Janas, fino ai tempi più recenti, rientra perfettamente in questo concetto quasi cosmogonico, applicato alla dimensione umana, di creazione e continua rinascita.

Abbiamo capovolti ovunque. 

Costellano ogni passaggio storico espressivo, dalle Domus de Janas, alle rappresentazioni artistiche nel vasellame, alle stele di Laconi. 

Una simbologia potentissima, quella del capovolto speculare, che troviamo, traversalmente, in ogni civiltà, ma in particolare nella nostra, che forse, più delle altre, ha tenuto vivo, in sé, questo Archetipo, come Matrice mnemonica, amniotica, di una memoria di sé, di civiltà Matrice, rispetto alle altre. 

Un Archetipo che si manifesta attraverso simboli, "tra cielo e terra", a più livelli di lettura.

Capovolto

Doppio pugnale 

Sacro Vajra

Amazig

Dipolo

Squatter Man( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/spirale-speculare-domus-di-oredda.html?m=0) 

Plasma

Plasma eterico

Fulmine.

Plasma sanguigno

Unione cielo/terra/opposti

Cultura di Ozieri( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/la-cultura-di-ozieri-eterno-divenire.html?m=0) 

Su ballu tundu

DNA 

Creazione

Triade doppia.

Strumento di creazione per eccellenza. 

Un simbolo. 

Un Archetipo, di cui i nostri Antichi progenitori, conoscevano la valenza, soprattutto energetica, esplicata poi nella simbologia del doppio e del suo "capovolto/speculare", di cui gli equinozi sono custodi. 

Come una Tanit, custode degli estremi, e fattore equilibrante poiché custodisce anche gli equinozi 

Abbiamo una Tanit capovolta anche qui in Sardegna, sul monte Sirai ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/12/tanit-capovolta-monte-sirai.html?m=0) tra le tante simbologie presenti, della stessa Tanit, oltre che essere la stessa simbologia, la stessa conformazione, a Tanit/Menat, del pozzo di Santa Cristina. 

Anche il Menat, ha una simbologia equilibrante

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0) 

Abbiamo, qui in Sardegna, uno straordinario marcatore di questo passaggio: uno scarabeo inciso nella roccia è stato trovato proprio a Nord della penisola del Sinis( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/lo-scarabeo-del-sinis-e-gli-equinozi.html?m=0) 

che presenta l'asse longitudinale segnato come linea mediana nel suo corpo, perfettamente orientato all'alba e al tramonto negli equinozi, quindi su una linea "Est-Ovest".

Una straordinaria combinazione di simbologie che si intersecano in questi "sacri altari" quali sono le nostre manifestazioni archeologiche, di cui il pozzo di Santa Cristina è eccelsa manifestazione, che traguarda non solo equinozi e solstizi, ma anche il lunistizio maggiore, quando, ogni 18,6 anni, la luce della luna raggiunge lo specchio d’acqua riflettendosi perpendicolarmente attraverso il foro del diametro di circa 30 cm della camera a tholos. 

Il pozzo di Santa Cristina, quindi come sofisticato  osservatorio lunisolare, con le sue raffinate manifestazioni ierofaniche, in particolari periodi dell'anno, e simbolo di continua rinascita. 

Rinascita, rappresentata dall'ombra capovolta, che è possibile solo se le due polarità sono in equilibrio, e gli equinozi, rappresentano, metaforicamente, in perfetta sintonia tra i moti dell'Umano e i moti astronomici, questa antica e Sacra Alleanza, affinché non si dimentichi. 

Buon passaggio equinoziale 


Tiziana Fenu 

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Equinozio autunno 2024 /Ombra capovolta