A proposito del Libro del Comando, vi è anche la simbologia del bastone del comando, che appartiene alla nostra tradizione sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/02/lamed-bastone-di-potere.html?m=0) e il pugnale supremo del Comando, che io personalmente, identifico con la nostra "arrasoja" sarda, usato per celebrare il solstizio d'estate, un'estensione del nostro pugnaletto sardo( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/sarrasoja-di-beltane.html?m=0)
Dal punto di vista sciamanico, significava avere padronanza del "Pugnale Supremo del Comando o dell'Arte" che ha influenza nella gestione degli eventi e sui poteri lunari della dimensione astrale.
Tiziana Fenu ©®
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I tesori nascosti
La Sardegna, secondo la leggenda, è terra disseminata di tesori; questi si troverebbero troverebbero sparsi in ogni dove, seppure il ritrovamento risulti particolarmente difficile.
Per appropriarsene si è tenuti a seguire un iter ferreo, al fine del quale il prescelto potrà finalmente arricchirsi. Eppure secondo alcune fonti, anche se il tesoro venisse ritrovato, al fortunato non è riservato un destino felice.
L’origine del mito.
La credenza della presenza di una buona mole di tesori disseminati in terra sarda poggia in verità su dati reali: è probabile infatti che si fosse soliti seppellire, per tutelarli dalle incursioni saracene, i beni di un qualche valore, appartenenti agli abitanti dei villaggi che stavano per essere attaccati.
Se i membri del villaggio fossero stati tutti catturati o peggio ancora uccisi, come per altro accadeva spesso, del tesoro si sarebbe persa memoria. Si può dunque ipotizzare che i tesori sepolti in tutta fretta, nascosti negli anfratti o in zone impervie, non dovessero essere poi così stupefacenti, ma che la fantasia popolare ne abbia poi ingigantito le proporzioni.
Il nome I tesori nascosti sono noti in Sardegna centrale con il nome di siddadu, mentre nella zona meridionale si parla più comunemente di skusòrgiu. Sono noti
anche come posidu e si ritiene siano nascosti in prossimitĂ di chiese, castelli diroccati, nuraghi, tombe dei giganti, grotte naturali, insomma in tutti gli habitat prediletti di dalle creature fantastiche che non di rado ne diventano custodi
Molti monumenti storici e naturalistici sardi sono stati distrutti nei secoli passati a causa della loro spasmodica ricerca. I custodi I custodi de su siddadu sono differenti e spesso appare chiara la loro valenza demoniaca. Forse per questa motivazione la conclusione delle storie che raccontano di tesori hanno tutte un pessimo finale, che il tesoro sia stato ritrovato o meno.
Un lieto fine sarebbe stato ingiusto dato che il ritrovamento e dunque la ricchezza si ottengono per merito di un anima dannata. Sono dispensatori di tesori i folletti domestici che compaiono a notte inoltrata. Solo chi avrĂ la prontezza di spirito di afferrare uno dei sette copricapo della creatura, avrĂ diritto a richiedere un tesoro al demone burlone, che farebbe di tutto per riottenere il proprio berretto.
Spesso sono le janas a custodire i tesori: queste si dilettano a dispensare sostanziosi tesori che la terra custodisce.
Statisticamente sono piĂą propense a donare tesori ai fanciulli innocenti, innocui e privi di malizia ma se spaventate o infastidite, queste non compariranno piĂą e non saranno piĂą dispensatrici di fortune. Compaiono la notte le janas che risiedono sul MonteOe, svegliano il prescelto chiamandolo per tre volte, invitandolo a seguirle.
Come custode seppure involontaria di grandi tesori, troviamo anche la pericolosissima muska macèdda.
E’ custodita in una botte in tutto e per tutto simile a quella che contiene il tesoro e lo sfortunato trovatore dovrà abbandonare la speranza appropriarsene, perché se aprisse il contenitore sbagliato causerebbe la sua morte, la scomparsa del villaggio e in alcuni casi la distruzione del mondo intero. Non è rara la casistica nella quale i tesori sono custoditi da dei fantasmi.
Il più noto è probabilmente Don Blas D’Aragona, custode del tesoro nascosto nelle segrete del castello di Burgos. Si racconta che un pastorello avesse trovato il tesoro, ma che per timore avesse chiamato il prete del villaggio. Questo cercò di esorcizzare le segrete facendo però una pessima fine. Non è insolito infatti che i fantasmi arrivino addirittura ad uccidere per la difesa del tesoro, provocando spesso provocano la morte attraverso il fuoco, come nel caso del prete di Burgos.
Meno diffuse sono le leggende nelle quali si ritrovano come custodi dei tesori, cani neri incatenati, serpenti, anime dannate, spiriti dei vecchi proprietari. Il demonio stesso spesso si fa custode di preziosi tesori. Il ritrovamento Queste creature fantastiche dunque appaiono in sogno o svegliano il dormiente, indicandogli la strada da seguire per raggiungere il luogo nel quale la ricchezza è custodita. La predestinazione però non è sufficiente, serve ben altro per farsi proprietario dei tesori. Tanto per cominciare è necessario coraggio ed obbedienza. Non bisogna aver paura, si deve rimanere impassibili dinanzi a tutte le apparizioni che hanno lo scopo di impaurire e non si deve assolutamente invocare aiuto, né parlare dinanzi al tesoro. Inoltre è fatto assoluto divieto di far parola di ciò che si è veduto. Infine non si dovrà toccare il tesoro prima di aver avuto il permesso. Se queste indicazioni non fossero seguite alla lettera, o venissero seguite si, ma troppo tardi, la persona in questione potrebbe, o non trovare il tesoro, o vederlo trasformarsi in carbone.
Tanto era sentito il desiderio di ritrovare un tesoro, dettato più che altro dalla necessità e dalla perenne condizione di penuria, che la società ha elaborato una serie di formule magiche e rituali, atti al loro ritrovamento. Non mancano i Santi specializzati ai quali votarsi, per richiedere il ritrovamento di un tesoro: parliamo di Sant’Elena, di San Silvestro, e di San Basilio.
E’ interessante citare, a titolo informativo, il rituale di ritrovamento dei tesori, ben noto in Gallura: i ricercatori non debbono essere mai più di tre, ed ognuno di questi possiede una funzione particolare. Due scavano con zappa e pala, la terza persona leggerà dal libro del comando, “Lu libbru di lu cumandu”, o si cimenterà nella recita de li 12 parauli, con lo scopo di allontanare dal luogo il demonio custode del tesoro. L’operazione doveva iniziare per la mezzanotte e si doveva concludere prima delle terzo canto del gallo. Chi era addetto alla lettura, non doveva interrompersi per alcun motivo, fino al ritrovamento del tesoro; mentre i tre lavoravano
lavoravano era comune apparissero li spirienzi mali, le brutte apparizioni.
Se uno dei cercatori provava un minimo di paura, l’opera doveva essere abbandonata, perché si sarebbe comunque rivelata infruttuosa, e non solo il tesoro non sarebbe stato trovato, ma chi avesse provato il timore momentaneo, sarebbe morto entro l’anno.
Si trattava dunque di un rituale dunque estremamente pericoloso. Libro del Comando, un tempo una rarità , è oggi reperibile facilmente in libreria
Tratto da Claudia Zedda "Creature Fantastiche in Sardegna"
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