Statuina femminile campaniforme in terracotta, utilizzata come oggetto votivo funerario, proveniente dalla Beozia(Grecia), e risalente al 700 a.C.
L'altezza è di circa 33 cm, ed è esposta al Museo Louvre di Parigi.
Questa splendida statuina mi colpisce in particolar modo per alcune ragioni.
Perché innanzitutto, con queste figure modulari che si ripetono, molto geometrizzate, come due triangoli opposti, uniti per il vertice, mi ricorda le figure de "su ballu tundu"(del ballo tondo), sardo, perché vi è la stessa simbologia e struttura geometrica delle due polarità, maschile e femminile, che si dinamizzano con il ritmo della musica.
La presenza di una figura grande, sembrerebbe femminile, che sovrasta e guida le altre, sembrerebbe una figura Madre di riferimento, forse riferito alla Grande Dea Madre Cosmica originaria.
Le braccia della composizione, sembrano formare un motivo a zig zag, che simboleggia l'elemento acqua, e quindi il Femminino.
L'altro elemento che mi colpisce, e che mi rimanda, come l'altro, ad una simbologia iconografica prettamente Sarda, è la presenza, sul petto, tra i due seni, di una decorazione a doppio arco, che mi ricorda la stele centinata, quella centrale, dell'esedra delle nostre Tombe dei Giganti, quella preposta a convogliare l'energia fertilizzante del Sole, necessaria per la rinascita
Ma anche la stele, con la sua forma arcuata, proprio come questa, che nei geroglifico egizi, indicava il numero dieci, quindi la completezza, la perfezione tra le due polarità in equilibrio.
Questa rappresentazione a doppio arco, che potrebbe anche simboleggiare il doppio percorso "sole/luna" lungo l'orizzonte terrestre, è suddivisa, al suo interno, in otto sezioni, quasi contenesse una stella a otto punte, simbolo del Femminino, di Venere, visto che il pianeta Venere, come ho scritto tante volte, impiega 8 anni per compiere tutta la sua traiettoria astrale, prima di ritornare al suo punto di partenza, tracciando nel cielo, una traiettoria a pentacolo.
L' otto è anche il numero dell'infinito, ciò che unisce Cielo e terra.
Trattandosi di statuine funebri, adempievano anche al ruolo di psicopompo, di accompagnatrici nella dimensione dei morti.
Questa decorazione a doppio arco, "poggia" su una decorazione a tre moduli lineari e paralleli, che indicano la triade della "nascita /morte /rinascita", che conosciamo benissimo anche nell'antica civiltà Sarda poiché, come abbiamo sempre visto, è molto diffusa.
Al di sopra di essa, si snoda una decorazione a zig zag, che indica l'acqua, il Femminino.
Sopra, ancora un modulo lineare triadico, come nel bordo del corpo campaniforme, e sopra ancora, dominano tre svastiche solari con i rebbi con moto sinistroso, che puntano verso sinistra, e che si riferiscono al moto involutivo, alla morte, alla distruzione necessaria per la rinascita( i rebbi verso destra, invece, sono in riferimento all'evoluzione dell'universo, alla vita, al benessere), anche se pur sempre di Sole si tratta, quindi di energia fertile, che ha concluso il suo ciclo terreno e si appresta ad un altro ciclo di rinascita dopo la morte, nell'altra dimensione spirituale.
Le svastiche solari sono tre, sempre simbolo della triade creativa "nascita /morte /rinascita".
Accompagnano questa statuina bellissima, la decorazioni dei capelli, a zig zag come l'elemento acqua, e le mani e le braccia sul petto, sul chakra de cuore, molto forte energeticamente, ad a indicare amore e protezione per chi compie il viaggio nell'altra dimensione, guidati dalle energie del Femminino e del Mascolino, come dimostra anche la decorazione ad intreccio dei calzari, con delle linee, di verso opposto che si intersecano a creare una trama e un ordito che è sinergia delle due polarità.
Tiziana Fenu
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