La conformazione della stele centinata centrale delle nostre Tombe dei Giganti( risalenti al 1800/2000 aC) sembra sia stata di ispirazione alle consuete lapidi cimiteriali, specialmente quelle che hanno avuto diffusione dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, con un picco tra il 1880 e il 1930 circa.
Siamo in pieno Romanticismo, un movimento culturale, che, come sappiamo bene, ha enfatizzato il pathos, il legame con la natura, una visione malinconica e spirituale della morte e una profonda connessione con la dimensione spirituale ed emotiva.
L'arco quindi, presente nelle lapidi, rappresenta questa connessione con la dimensione spirituale drl cielo.
Una visione che sicuramente rispecchia quella che era l'ancestrale dimensione del trapasso, della connessione con la dimensione spirituale, dei nostri Antichi avi, visto che anche nella stele centinata, centrale, dell'esedra delle Tombe dei Giganti, è presente questo tipo di conformazione.
Come ho già avuto modo di approfondire, in un mio scritto del luglio 2020, anche le nostre stele centinate delle Tombe dei Giganti, nella parte superiore, hanno un preciso riferimento all'arco del cielo, come aveva individuato il compianto ricercatore belga Alain Beydts, con il quale abbiamo spesso condiviso opinioni e interessi in comune, il quale aveva riscontrato una particolare correlazione stilistica e simbolica, tra la stele delle Tombe dei Giganti e il Banduddu, la "borsetta degli Dei".
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html?m=0
"Lo studioso ricercatore Alain Beydts, che lavora presso l'Istituto archeologico di Lussemburgo, ha scoperto come vi sia una straordinaria similitudine tra la cosiddetta "borsetta degli Dei", il "banduddu", il celebre secchiello dei bassorilievi assiri, ma presente in ogni civiltà e documentato già dal 12.000 a. C.( sito paleolitico di Gobekli, Tepe in Turchia) usato per un rito cerimoniale di purificazione, con l'acqua e la pigna, simbolismo della ghiandola pineale, e quindi di una nuova consapevolezza, e la stele centrale dell'esedra delle nostre Tombe dei Giganti
Questa indagine di confronto dovrebbe essere di prossima pubblicazione nel secondo tomo dalla sua prima pubblicazione "La decodifica dei manufatti romani"
Secondo la sua breve interpretazione, non anticipata del tutto, in vista proprio della pubblicazione della sua opera, la stele centrale dell'esedra delle Tombe dei Giganti in Sardegna, è un allegoria dell'Unione tra cielo e terra, di fertilità tra il maschile, è il femminile, cioè del sole che feconda la Stele centrale dell'Esedra, la quale rappresenta la vagina, la terra, quando il sole entra dall'ingresso, nel solstizio d'inverno.
Questa Stele viene interpretata come un utero cosmico del principio femminile
Una ierogamia, un'unione ciclica che si ripete, una metempsicosi che come concetto si ripete già dal Neolitico, per garantire ai defunti l'immortalità
E queste borsette degli Dei, i Banduddu( che sembra un termine sardo) , rappresentano il culto simbolico del Cielo e della Terra insieme, di Madre e Padre, genitori Cosmici.
La stessa struttura quadrata che fa da base, sia alla borsetta degli Dei, sia alla Stele centrale dell'esedra, rappresenterebbe la terra, e l'arco, la volta Superiore, il Cielo
Questo è quanto spiega a proposito, anticipando brevemente quello che sarà poi argomento del suo libro, di prossima pubblicazione. Concetto, che condivido totalmente.
Questa similitudine mi ha portato ad indagare in proposito
Ho già scritto più volte come il concetto del maschile e del femminile, come Unione sinergica degli opposti, sia sempre presente nelle manifestazioni megalitiche e architettoniche della civiltà Sarda
Parlando precedentemente dalle Tomba dei Giganti, avevo già sottolineato come la stele centrale, facente parte dell'Esedra semicircolare a forma di corna di toro, simboleggiante il Dio Padre Solare e Taurino fecondante,fosse anche contemporaneamente un simbolo uterino del grembo della Grande Madre Sacra, dopo che il ciclo di vita si è concluso
[...] E questa Sigizia "maschile e femminile", la troviamo in ogni aspetto della civiltà Sarda, perché avevano capito quanto fosse energeticamente potente e creativa
Sigizia energetica e creativa che ritroviamo nel Banduddu, considerata la miniatura cosmogonica della rappresentazione architettonica della stele centrale dell' Esedra delle Tombe dei Giganti, formate entrambe dal quadrato, che rappresenta il 4, la materia, la terra, Madre Terra. Il Femminino, e dall'arco sopra, la volta del cielo, il maschile, rappresentato dal manico del Banduddu e dalla cupola dell'esedra. Vediamo in cosa consiste la simbologia della borsetta degli Dei, descritta e presente in tutte le antiche civiltà, comprese quelle precolombiane, mesoamericane, presso gli antichi sumeri eccetera
Il nome esatto è banduddu, come ho già scritto, che è un termine accadico
In sumero è "Ba- an - dus", e indica un piccolo cestello di canne o secchiello, ma per come è descritto , sembrerebbe un secchiello in metallo, poiché probabilmente doveva contenere l' acqua sacra per il cerimoniale di purificazione e la pigna, usata come aspersorio
La Pigna rappresentata è tenuta in mano generalmente da due divinità antropomorfe alate, perlomeno nelle rappresentazioni sumero- mesopotamici, chiamate Apkallu, i 7 Saggi Divini, scesi sulla terra, ad insegnare agli uomini la civiltà, di cui il primo fu Oannes un essere che veniva dal mare, ma non anfibio, ( viene rappresentato con una testa e un corpo a forma di pesce sovrapposto al suo) , e probabilmente furono creati dal Dio sumero Enki( parliamo del 3000/4000 a. C., anche se la "borsetta degli Dei appare molto prima, in qualsiasi civilta)
Ma ogni civiltà ha la sua cosmogonia mitologica particolare. Cambiano i nomi, ma il significato è lo stesso. Hanno la stessa valenza della coppia di Dei ermafroditi egiziani, Nun e Nunet, metà anfibi, creatori delle Acque e del Caos primordiali
Questo cerimoniale che gli Apkalli rivolgevano al sovrano terreno del momento, con l' acqua, il secchiello Banduddu, la pigna Ulillu ( sembrano tutti nomi sardi), e con l' albero della vita rappresentato affianco, poteva secondo me, rappresentare certo un rito di purificazione, ma nello specifico, un cerimoniale riguardante la memoria
Questo perché l'acqua, rappresentata dal tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico " Mem", è il fulcro sacrale e veicolante di purificazione
La lettera Mem è una delle tre Sacre Lettere Madri della Creazione
La Madre e Morte immortale
Le Tre Madri
Aleph, Mem, Shin
La Croce( il centro delle 4 direzioni), il Dio Creatore, //l' immanenza di Dio nella Creazione, //l' Azione Divina nelle cose
Spirito, Acqua e Fuoco
Soffio, acqua e fuoco
Busto, ventre e Testa
Aria, terra e cielo
L 'acqua, Il tredicesimo archetipo, è il sangue stesso della terra, ciò che genera, è il femminile, la metamorfosi, la Dea Madre che fluisce generando la vita
La Mem è una lettera androgina, poiché l'acqua, nel suo aspetto primordiale è anche il suo opposto
Quindi oltre che vita è anche morte
Infatti il tredicesimo Arcano Maggiore nei Tarocchi, è rappresentato dalla Morte, ma è anche rinascita, che è matrice di vita, che dona l'immortalità, rappresentata geometricamente dalla Sacra Spirale ( che è la stessa struttura dei Nuraghi, edificati per celebrare la MadreTrra/Acqua che si innalza verso il Dio Sole/Toro) che rappresenta l'infinito e l'ascensione verso il divino
L'acqua come morte, trasformazione e rinascita come il tredicesimo segno, l'Ofiuco, il segno degli alchimisti, l'uomo che affronta la prova Suprema della materia per riconoscersi nello spirito immortale.
L' Iside velata, l'utero cosmico di tutta la creazione, il sole nero dell'Eterno femminino
È proprio il 13, la lettera Mem, nella sua riduzione teosofica, 1 + 3, diventa 4, cioè il mondo della materia.
Cielo e terra.
Spirituale e materiale.
Due facce della stessa medaglia
In geometria la Mem, l ' acqua, è rappresentata dal numero 40, che significa purificazione, e per l'iniziato è importante saper morire, è il suo grande segreto, poiché morendo si libera da ciò che è inferiore per evolversi
E la morte iniziatica dell'acqua/Mem, rappresentata simbolicamente dall'albero dell'acacia, lo stesso legno usato dall'Arca dell'Alleanza, è associata alla Runa Laguz, che significa "fluire" e che rappresenta l'acqua in ogni sua manifestazione, come Madre Divina che da morte e vita insieme.
Questo concetto della morte è molto importante, perché lo ritroviamo come elemento legato alla Pigna, che viene usata come aspersorio durante il rito con il Banduddu.
La pigna, che rappresenta la ghiandola pineale, la nostra Anima, la nostra consapevolezza, era stata consacrata, insieme un bastone di ferula( era stata posizionata sulla sommità di questo bastone sacro) durante il periodo greco- romano, in onore del Dio Pan, il Dio della forza vitale, dell' Eros primordiale, durante i baccanali, un bastone simbolico, di alto valore sacrale, chiamato il "Tirso di Bacco"
[...]La somiglianza tra borsetta degli Dei e Esedra delle tombe dei Giganti è stupefacente.
Istintivamente viene da pensare che questa cerimonia rappresentata in molti bassorilievi, che riproduce generalmente due divinità alate antropomorfe, gli Apkullu sumero- mesopotamici, che fanno il rito di purificazione, fosse un rito che già esisteva in epoca lontanissima, poiché ci sono troppi elementi che riconducono alla Sardegna, la ferula, il Tirso, la forma dell'esedra uguale al Banduddu
Magari in una lontanissima epoca atlantidea
Pigna raccolta dall'albero della conoscenza, che è alto quanto gli Apkallu, gli attivatori di questa cerimonia di purificazione e rinascita, custodi dell' albero della conoscenza
Gli attivatori della consapevolezza, della ghiandola pineale, del Terzo occhio
In un bassorilievo, viene rappresentato il re dopo questa cerimonia, con un alveare in testa, e questo indicava che gli erano stati rivelati i segreti iniziatici dell' Alveare, visto che le api erano considerate Sacre.
E se il rito, inizialmente si fosse svolto proprio in una struttura megalitica come quella delle tombe dei giganti, nella Stele centrale, dell'Esedra e poi fosse rimasto come forma miniaturizzata, cosmogonica, in queste "borsette degli Dei", che troviamo in ogni civiltà, ma non in quella sarda? Che bisogno avevano di rappresentare un qualcosa che vivevano nelle loro strutture megalitiche, magari in modo abitudinario?
Rito che poi è rimasto in forma "portatile" attraverso questo cestello rappresentato ovunque, ma che forse, inizialmente,si svolgeva proprio lì, nella Stele centrale, tramite delle figure sacerdotali, o tramite delle dee alate, le Janas, il cui nome è troppo simile all'Oannes identificato come primo officiante di questa ritualità, nel 4000 a. C, probabilmente il primo" Giovanni Battista "
Le Oanas / Janas / Sciamane
Curandere, guaritrici, traghettatrici verso il mondo dei morti
Loro che sono dee alate, barbagianne, b-abba- janes
Le Janas dell' acqua
E guardacaso, proprio il bastone della nuova vita immortale, della forza vitale ancestrale, del Fuoco e dell' acqua uniti insieme, della Mem/ acqua / ghiandola pineale / memoria ancestrale, si chiama Tirso, acqua, fiume che scorre, unito al Fuoco, il bastone di Ferula
Cosa dovevano dimenticare, o cosa dovevano ricordare in questo rito, i sovrani che via via si sono succeduti?
Il banduddu è sacro. È rappresentato ovunque, in ogni epoca e civiltà
Cosa poteva essere di così prezioso, da essere portato sempre con sé?
La propria memoria, la propria identità
La propria origine Divina
Mem/ acqua / Mem- oria
Per non dimenticare
Per aprire il Terzo Occhio in consapevolezza, su chi realmente siamo
Dei scesi in terra.
L' acqua veicolata memoria, come un liquido amniotico
Quando i due Apkullu agiscono sul sovrano di turno, posizionano la pigna, imbevuta di acqua presa dal banduddu, sulla nuca
Nella nuca abbiamo il chakra dei pensieri, quindi anche dei ricordi
Purifucavano e sanavano.
[...]
Il terzo occhio, quello della consapevolezza, l'unico Occhio che non può essere aperto finché lo Spirito del Fuoco non viene generato attraverso i sette chakra, attraverso i 33 gradi della colonna vertebrale, fino a che non entra nella camera, nella cupola, del cranio umano , ad invocare la potenza del Sole, che non è altro che la potenza della ghiandola pineale, così viene descritta in tutti i testi mistici, l' apertura del Terzo Occhio, dove si invoca il Sole, la luce, per attivare la ghiandola pineale
BaNDuddu
Le stesse consonanti BND di benedire, per attivare la pineale, per guarire.
"Su bandoni" sardo, il secchio, il contenitore"
La stessa tipologia di Banduddu la ritroviamo nei Giganti messicani di Tula.
Tula, che guardacaso è anche il nome di un comune sardo in provincia di Sassari.
E ci sono delle corrispondenze con la nostra Antica Civiltà Sarda ( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/giganti-di-tulatula-mandra-manna.html?m=0)
Ma se la parte superiore di queste stele, rappresenta il cielo, quale tipo di ORIENTAMENTO CARDINALE è stato prevalente, nel corso dei secoli per le LAPIDI che hanno la stessa forma della stele centinata delle Tombe dei Giganti?
Non si può certo affermare che l'arco del cielo, così come era rappresentato nella stele centinata delle nostre Tombe dei Giganti, suggerisca un percorso solare di rinascita da est verso ovest, quindi equinoziale, perché le nostre Tombe dei Giganti hanno un orientamento prevalente verso SUD-EST , quindi rivolto verso il punto dell'orizzonte dove sorge il sole nel periodo del solstizio d'inverno (intorno al 21 dicembre) o, più in generale, verso il sole che sorge nei mesi invernali e primaverili.
Il sud est è l'orientamento prevalente in Sardegna, nei nostri siti archeologici (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0)
Orientamento, dello stesso Mundus Patet, di cui probabilmente i nuraghi rappresentano la forma archetipale, poi inalzata verso il cielo (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/nuraghi-i-primordiali-mundus-patet.html?m=0)
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamenti-tombe-e-menhir-pranu.html?m=0
Pare che le Domus de Janas meridionali, che stanno al Sud della Sardegna, siano orientate per lo più verso il Solstizio invernale( sud est) , mentre quelle settentrionali, sono per lo più orientate verso il Solstizio estivo(nord est).
Quasi nessuna è orientata a Nord, dove il sole non sorge, né tramonta.
La maggior parte sono orientate ad est, verso le PLEIADI , verso la costellazione del TORO, che ingloba in sé anche le IADI , e che, come abbiamo visto dal mio scritto sulla simbologia delle ierofanie nei nuraghi, sono legate al concetto di RINASCITA legato alla costellazione del TORO, rappresentata con il corno sinistro più corto.
[*la Via Lattea di rinascita lungo i tre Soli-https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0]
Le Domus, quindi, orientate verso la costellazione del Toro, tra Ariete (a ovest) e Gemelli (est), rappresentano il cardine delle due porte solstiziali insieme.
Aldebaran veniva associata a questa festa in quanto verso la fine di aprile Aldebaran tramonta al crepuscolo".
La COSTELLAZIONE del TORO si trova a est e si sposta gradualmente verso sud durante la notte. In particolare, è visibile a est subito dopo il tramonto e si sposta verso sud nel corso della notte.
Quindi ha una copertura SUD-EST .
Come non nominare la Costellazione del Cigno, così importante per gli Antichi Sardi?
La sua stella maggiore, che è nella coda del Cigno, Deneb( insieme a Altair stella della costellazione dell'Aquila, e Vega, della costellazione della Lira), forma il TRIANGOLO ESTIVO con orientamento SUD-EST , il triangolo isoscele incastonato tra il Drago/Orsa Maggiore e le Costellazioni zodiacali dell’alto Cielo solare (Sagittario, Capricorno, Acquario)
Il Cigno, o Croce del Nord, incrocia la Via Lattea con altre due costellazioni importanti( sulle quali avevo già scritto) Sirio e Orione, e insieme formano "i 3 soli", considerati importantissimi fin dai tempi del paleolitico.
Ho scritto a riguardo più volte, perché questa via di rinascita, attraverso i tre Soli, era considerata importantissima per gli Antichi Sardi, codificata con la Y taurina
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0)
Il sole nascente, soprattutto dopo il buio invernale, era un potente simbolo di rinascita, rigenerazione e vita dopo la morte.
Orientare la tomba, la "casa dei defunti", verso la nuova luce significava propiziare un viaggio ultraterreno o una rinascita per i defunti della comunità.
L'asse della tomba (dall'ingresso alla stele centinata) è spesso allineato con la levata del sole in un periodo specifico dell'anno, con una forte concentrazione proprio attorno al solstizio d'inverno.
Alcune Tombe dei Giganti sono orientate verso Ovest / Sud-ovest, verso il tramonto, in particolare nel periodo del solstizio d'estate. Questo potrebbe essere collegato al completamento del ciclo vitale (come il sole che muore alla fine del giorno) o a culti di divinità diverse.
Questo ALLINEAMENTO SUD-EST, non è casuale ma è un marcatore calendariale e simbolico, legato al culto solare e all'idea di rigenerazione e vita ultraterrena, simboleggiata dal sole che rinasce ogni mattina, specialmente nel periodo più buio dell'anno.
Invece, se parliamo dell'ambito GRECO e ROMANO, vediamo che le lapidi e le stele funerarie erano spesso collocate lungo i lati delle strade principali che conducevano fuori dalla città (ad esempio, la Via Appia a Roma).
La parte iscritta della lapide era quindi rivolta verso la strada, per essere vista e letta dai passanti.
La direzione cardinale specifica dipendeva quindi dall'orientamento della strada, e non era quindi specifica di un unico orientamento. La visibilità era un requisito fondamentale per il dovere sociale della memoria eterna.
L'orientamento non era quindi astronomico o sacrale come quello del Mundus, ma viario e pubblico
Quindi, sebbene entrambi avessero a che fare con la sfera della morte e della memoria, non condividevano lo stesso principio di orientamento. Il Mundus era un concetto topografico e religioso unico e centrale, mentre le lapidi erano un'espressione sociale e personale, distribuita e allineata con la vita della città dei vivi.
Invece nella TRADIZIONE CRISTIANA MEDIOEVALE , più recente, l'orientamento prevalente delle lapidi era verso EST , il punto dove sorge il sole, simbolo della luce di Cristo e della Resurrezione.
La credenza era che i defunti, sepolti con i piedi verso est e la testa a ovest, si sarebbero alzati nel Giorno del Giudizio Universale volti verso est, verso la luce.
Di conseguenza, la lapide, posta alla testa della tomba, era rivolta verso est, con il defunto che giaceva con il volto che guardava a est, nonostante la testa risultasse ad ovest.
Anche i DEFUNTI MUSULMANI sono sepolti sul fianco destro, con il volto rivolto verso la Qibla, cioè verso la MECCA , ma la sepoltura, anche in questo caso, come nelle nostre Tombe dei Giganti, è orientata a SUD-EST .
Stesso discorso per L'EBRAISMO
i defunti guardano verso Gerusalemme, con le lapidi disposte verso est/SUD-EST
Per quanto riguarda gli ETRUSCHI, il discorso sulle lapidi si differenzia in due categorie, le STELE e i CIPPI .
Le STELE, specie quelle felsinee, somigliano alla stele centinata delle nostre Tombe dei Giganti, magnificamente scolpite
con figure umane, con scene di vita quotidiana, simboli di status (come le navi) e iscrizioni con il nome del defunto.
I CIPPI erano lementi scultorei tridimensionali che venivano posti a segnacolo della tomba. Potevano avere diverse forme, come globi, colonnette, pilastri, e in alcune zone, la caratteristica forma di "oboelo" (una colonna sormontata da un cono o da una sfera) o addirittura figure umane stilizzate. Anche questi spesso recavano iscrizioni.
Non avevano uno specifico orientamento cardinale, però la loro religione, basata sulla DISCIPLINA ETRUSCA (un complesso di dottrine divinatorie), attribuiva un significato profondo alle direzioni cardinali.
Infatti le intere necropoli (città dei morti) erano orientate secondo precisi schemi dettati dagli ÀUGURI .
Le singole tombe, soprattutto quelle più monumentali (come quelle a tumulo di Cerveteri o le tombe a dado di Orvieto), erano costruite con un orientamento che teneva conto DELL'AXIS MUNDI (l'asse del mondo) e della DIVISIONE CELESTE in SETTORI DIVINI .
Un concetto chiave era la suddivisione dello spazio celeste in settori, attribuiti a diverse divinità.
In particolare, il cielo era diviso in due emisferi, il PARS FAMILIARIS, era la parte di cielo a NORD-EST , favorevole e benigna, sotto la protezione degli dèi celesti.
Invece la PARS HOSTILIS era la parte di cielo a SUD-OVEST, infausta e legata alle divinità ctonie (sotterranee) e al mondo dei morti.
Questa divisione era fondamentale per l'orientamento dei templi e, di riflesso, influenzava anche le necropoli.
Spesso L'INGRESSO della tomba (il dromos) era orientato a SUD-EST o a Sud.
Questo orientamento era probabilmente legato al percorso del sole, simbolo di rinascita, e alla connessione con la Pars Hostilis, il settore dei morti.
Nelle necropoli "urbanizzate" come quella di Cerveteri (Banditaccia) o Orvieto (Crocefisso del Tufo), le tombe sono allineate lungo "strade" principali e secondarie.
Il loro orientamento segue quindi la planimetria della necropoli, che a sua volta spesso rispetta criteri astronomici o religiosi, generalmente con assi Nord-Sud o Est-Ovest.
Il CIPPO (un blocco di pietra più o meno lavorato) o la STELE (una lastra più grande, spesso figurata) aveva la funzione primaria di MARCARE la sepoltura, di rendere VISIBILE il defunto e la sua famiglia, e di essere un punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Il cippo viene posto in un punto preciso della tomba, spesso sopra la camera sepolcrale o all'ingresso, e ne segue l'orientamento.
Se la tomba è lungo una "strada", la stele o il cippo saranno rivolti verso di essa, per essere visti e riconosciuti dai passanti (vivi) che compivano riti e offerte.
Molti cippi, soprattutto quelli a forma di colonna o di obelisco (simboli fallici legati al concetto di rigenerazione), sono orientati verso Est o SUD-EST , il punto in cui sorge il sole.
L'alba rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, la rinascita quotidiana e, per estensione, la speranza in una vita oltre la morte. Questo è particolarmente evidente nelle stele figurate di età arcaica (VII-VI sec. a.C.) trovate in zone come Vetulonia e Populonia.
L'ORIENTAMENTO poteva anche essere stabilito IN BASE alla DIVINITÀ a cui il defunto o la sua famiglia erano particolarmente devoti.
Ad esempio, come ho scritto prima, un orientamento verso Nord-Est (la Pars Familiaris) poteva essere una richiesta di protezione agli dèi celesti.
Come vedete, quindi, le lapidi, che hanno la stessa conformazione della nostra stele centinata delle Tombe dei Giganti, per lo più, esclusa la dimensione prettamente cristiana, in particolare medioevale e quella più tardiva, del periodo del Romanticismo, hanno un orientamento SUD-EST, come le nostre stele sarde, poiché ne veicolano la simbologia.
Perché se l'orientamento est, nell'arco del cielo, rappresentato nella conformazione ad arco della stele stessa, rappresenta il percorso solare di rinascita nell'altra dimensione astrale del cielo, l'orientamento cardinale della lapide, verso sud-est, è ancor più significativo, perché a sud-est, traguardando l'alba del solstizio invernale, a cui è orientato, tra gli altri, anche il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0) indica la dimensione gestazionale nel periodo più buio dell'anno, il solstizio invernale.
Un'alba, un sorgere del sole, che squarcia il buio tenebroso, e per questo motivo, ancor più importante, luminoso e simbolico.
Un'iconografia, quella della lapide, con la sua specifica conformazione, che affonda le radici nella nostra Antica Civiltà Sarda
Tiziana Fenu
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Nella prima immagine
Tomba dei Giganti Coddu 'Ecchju, Arzachena, provincia Sassari








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