Riguardo gli orientamenti e le levate eliache di Pranu Mutteddu, tombe e menhir, di cui mi sto occupando da un po' di anni, considerando Goni, il Gone della vita( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/goni-il-gone-della-vita.html?m=0), una trasposizione simbolica della dimensione della creazione, e riallacciandomi al calendario della fertilità sinodico, della ciotola di Goni e agli ultimi approfondimenti archeoastronomici,di cui ho scritto recentemente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/goni-equinozi-e-solstizi-ciotola-goni.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamenti-tombe-e-menhir-pranu.html?m=0), ho trovato un interessante passaggio, che avevo già postato 4 anni fa, su dichiarazione di prof Dedola, riguardo i menhir, quindi anche quelli di Pranu Mutteddu ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/dedola-su-perda-fitta.html?m=0)
Offre un'interessantissima precisazione.
Dal mio scritto
"Un altro termine sub-zonale per indicare il menhir lo ritroviamo nel cognome medievale Cappella, scritto in CSMB 13, che pare di origine sardiana, con base nell’akk. qāpu (a stone item) + ellu ‘(ritualmente) puro, sacro’, col significato di ‘pietra sacra’ (riferito ai menhirs). Esiste anche il cognome Capellu.
Capiali è cognome, originario termine sardiano basato sull’accadico qāpu (a stone item) + alû ‘bull of heaven’ (figura mitica, Dio) < sum. alu ‘montone’. Capiáli fu, a mio avviso, un classico epiteto del Dio dell’Universo, con riferimento alle pietre sacre della Sardegna (menhirs, perdas fittas), evidentemente citate anche col nome di ‘pietra-toro celeste’ (stato costrutto qāpi-alû), per l’evidente riferimento della figura al sacro fallo inseminatore della Natura e della Donna. Ricordo che le donne sarde, sino a 70 anni fa, si recavano presso i menhirs e ci sfregavano contro la vul*va, imitando il coi*to al fine di avere garanzia sulle prossime gravidanze (Lilliu).
Cappeddu è un altro cognome simile a Capiali, con base nell’akk. qāpu (a stone item) + ellu ‘(ritualmente) puro, sacro’: significò ‘pietra sacra’ (riferito ai menhirs).
Capponi è un altro cognome, avente a base l’accadico qāpu (a stone item) + sum. unu ‘la parte più sacra di un tempio’, col significato di ‘menhir del sancta sanctorum’. È risaputo che nei templi fenici i menhirs erano adorati nella parte più sacra del tempio (normalmente si trattava di un tempio uranico). Ciò è noto, ad esempio, nel tempio maggiore di Biblos. Per quanto riguarda la Sardegna, evidentemente questo genere di menhir era destinato a stare entro il recinto sacro.
Capùtu, Capùta (+ i similari cognomi italiani) è termine sacro mediterraneo, con base nell’akk. qāpu (a stone item) + Utu (Uttu, la dea sumerica dei telai, della tessitura, della casa). Il significato sintetico fu ‘menhir di Uttu’, a indicare la pietra infissa che dovette rappresentare – al pari di quelle successive dedicate alla dea Ishtar – il sacro Fallo, dedicato alla Dea dell’Universo, colei che determina la nascita delle creature e lo sviluppo della Natura"
Quindi, i menhir, o perdas fittas, compresi quelli cospicui di Pranu Mutteddu, sono identificati con il nome Cappella, pietra Sacra, e sicuramente rappresentavano un recinto sacro, se non li avessero abbattuti o dislocati, in parte
Capella, che fa parte della costellazione dell'Auriga, la cui conformazione ricorda un ovale un recinto sacro, appunto, attraverso il quale le anime vengono guidate dal cocchiere astrale.
Una conformazione punteggiata da 6 stelle, che rimanda anche ad un esagono irregolare, e, come ho ricordato nel mio scritto di ieri, il 6, l'esagono, è molto importante, come simbolismo nella nostra Antica Civiltà Sarda.
E Cappella, come Procyon, alla cui levata eliaca al solstizio estivo, con azimut di 88.21, sono orientati i 18 Menhir ( quelli che non sono stati spostati o abbattuti) di Pranu Mutteddu, fanno entrambi parte dell'asterismo dell'esagono invernale.
Altro esagono.
Trovo straordinario che questi menhir possano avere l'ancestrale, l'accadico nome di Cappella, come suggerisce prof. Dedola, perché questo è altamente simbolico.
Dei menhir che costituiscono un recinto sacro, guardacaso legato ad una stella, Cappella, che è la più luminosa della costellazione Auriga , di forma esagonale ( anche se non perfetta), la cui simbologia si lega al concetto di cocchiere del cielo, al viaggio dell'Anima, contestualizzato in un luogo come Pranu Mutteddu, altamente alchemico, fulcro di creazione, di nascita e rinascita.
Ci sono altri aspetti interessanti riguardo le levate eliache, di cui scrivo in un post successivo, per non dilungarmi troppo.
Di una in particolare..
Volevo, in questo contesto, sottolineare la straordinaria simbologia e origine dei menhir, legati, concettualmente e simbolicamente, alla dimensione di fertilità, che si allaccia perfettamente al contesto di Pranu Mutteddu, come di una rinascita continua.
Fertilità /trasmigrazione delle anime/rinascita continua.
Su Pranu Mutteddu avevo scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/pranu-mutteddu.html?m=0)
"... questo sincronismo, con la pubblicazione, mezz'ora fa, di
prof. Dedola, che definisce questa Sacra Zona come la "Piana dei Principi", non fa che confermare ciò che ho scritto ieri.
È una zona altamente Sacra, dove la scrittura primaria è la stessa disposizione delle pietre
Come se fossero un' RNA nelle quali è stato impresso un codice DNA antichissimo.
Una Sacra Trascrittasi che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, e che aspetta soltanto di prendere vita, di venire alla luce
Memore di tutto ciò che è stato
Di una memoria della stessa pietra che l'ha portata in grembo
Aggiungerei una piccola cosa estemporanea.
La parola "Mutteddu" è molto simile alla parola "muttettu".
" Su muttettu" sardo che prevede tutta una serie di " torradas", che corrispondono alle rime, sempre presenti nel "muttetto", anche se modulate in diversi modi.
I muttetus dei canti a tenores ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html?m=0)
Ma cosa è una rima, se non la ripetizione della stessa desinenza di due parole?
È una duplicazione che si ripete, proprio come la duplicazione della cellula, di quel" gone/Goni", di quel seme, rappresentato con la disposizione delle pietre della tomba n. 2, come ho spiegato nel post di ieri.
Pranu Mutteddu è come un DNA trascritto nella pietra.
Anche le tante perdas fittas nel terreno sembrano un DNA che si snoda.
Su Muttettu è una duplicazione cellulare in forma linguistica.
Una mitosi.
Mito.
Mitosi.
Il mito non è mai stato separato dalla storia.
È l'umano che si duplica attraverso la divinità, per trovare se stesso
Nella duplicazione si riconosce
Riconosce la divinità che è in sé, e attraverso essa, esplica la sua continuazione, inglobandola in quel contesto di "storia dell'umanità", che porta in sé memorie animiche, genetiche e cellulari.
Perpetuando la mitosi, la duplicazione nei "muttetti", perpetua l'identità della "sua gente"
Perpetuando la sua continuità attraverso la pietra, e le forme con le quali la organizza, la struttura e la incide, perpetua con rime che si corrispondono, in un continuo rimando, la memoria di ciò che è stato fin dall'origine, quando gli Uomini non avevano bisogno di ricordare
Perché erano essi stessi Origine di ogni Conoscenza.
Come dice prof Dedola, in questo stesso link che ho appena postato , Mutteddu non è legato a Sa Mutta, al mirto, non è quindi la "piana del mirteto"
E quindi? È molto Oltre.. Approfondimenti nel mio scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/02/mirto-e-bevande-sacre-agli-dei.html?m=0)
Tiziana Fenu
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Pranu Mutteddu /Capella/Auriga


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