15 maggio, Giornata Internazionale della Famiglia.
In epoca romana, come ho già scritto in un mio precedente post, si festeggiavano i Mercuralia, il TEMPLUM MERCURII in Aventino, consacrato al Dio Mercurius un tempio sul colle Aventinus, che custodisce un'acqua miracolosa capace di trasmutare "le mercanzie", che muteranno padrone, essendo Mercurio, anche protettore dei Mercanti.
Nello stesso giorno del 15 maggio, si festeggiava in onore di Mercurio e della Madre Maia, padedra del dio Vulcano, il "Dies Mercuriae et Maiae".
La Dea romana del Focolare, della Famiglia era rappresentata da Giunone .
A livello alchemico, ritrovarci nella Fiamma, nel focolare, come veniva celebrato in onore di Giunone, la dea del matrimonio, delle unioni, è stare nella dimensione della regalità e Intelletto Supremo.
La Regina.
Curioso come la parola "focolaio" con quella desinenza in "-io", sembra quasi rappresentare un'energia opposta a quella del fuoco, anche del focolare domestico.
Perche' diciamo il "calore del focolare domestico" e non il "focolaio del calore domestico"?
Il focolaio riporta ad un qualcosa di negativo, tutto concentrato e autoreferenziale verso "quell' -io" che non è radiante, e non si propaga come il calore del fuoco, o del focolare.
Un qualcosa che è purulento, infettivo.
Un concentrato di egoismo, di negatività, rispetto al focolare o al fuoco, che fa famiglia, nido, solidarietà.
Come quando nelle tribù ci si siede davanti al fuoco e si solidarizza, e si esce al di fuori del nostro io, del nostro egoismo.
I focolai epidemici, sono l'esatto riflesso della condizione patologia nella quale ristagna l'umanità, chiusa in un "io" egoistico.
Autoreferenziale.
Che fa i propri interessi.
Che non riesce a trasformarsi da focola-io a focol-are.
Dove quella desinenza in - ARE, che in inglese corrisponde al verbo essere, declinato alla seconda persona singolare e plurale ( you are, we are, "tu sei/noi siamo" ), si incasella in una dimensione identificativa di appartenenza, di integrità con sé stessi.
In un contesto che prevede, ed ingloba anche l'altro/i, e, nel contempo, in una dimensione di scambio e di comunità, irrealizzabile.
In una declinazione sociale, e una desinenza lessicale, declinata in un "-io", governato da un "io" autoreferenziale.
Ecco dove nascono le epidemie.
Dove c'è ignoranza.
Nel senso che proprio si ignora l'altro e gli altri.
E si sta soli. Sul crinale delle proprie certezze.
Soli e infettati.
Infettare .
Da "infecto", dal latino, che significa "avvelenato'.
E "affetto", ha due valenze..
Affetto in senso buono, nel senso del bene che si vuole.
Ma anche "affetto", nel senso che si è stati contaminati da una malattia tramite "un'impressione".
Come dire, siamo stati impressionati nell'affezione.
Curioso, questo verbo che usa il vocabolario.
"Impressionare"
Creare una pressione, lasciare un segno, usato sia nell'accezione negativa che in quella positiva.
Per non parlare del termine. "affezionarsi", che indica un legame, un segno che l'uno imprime, "impressiona", appunto, sull'altro.
Sarebbe bello affezionarsi, creare infezioni d'amore, e riportare ad unità anche il senso di un una parola che dovrebbe avere solo una valenza, quella positiva.
Come quella del fuoco.
Che poi si è diramata in positiva e in negativa.
Per darci la possibilità continua di scegliere.
Di sceglierci.
Se essere focolari o focolai.
Se essere propulsori energetici e termici, verso l'esterno o verso l'interno.
E se morire infettati o affetti , nel senso " pervasi di affetto".
Anche la parola "contrarre", ha due valenze.
"Contrarre matrimonio", per stare nell'ambito giunonico delle unioni, e "contrarre malattia", nella sua accezione più negativa.
Come sempre l'Universo è meraviglioso.
Ci offre sempre le chiavi della scelta.
Sta a noi. Solo a noi. Capire e sentire.
Dove batte il cuore.
Sempre.
Dove creiamo un focolare, e non un focolaio, che in fondo rappresenta, l'energia distorta di Giunone, accecata dalla gelosia verso Zeus, e le sue numerose amanti, al punto da diventare vendicativa, punitiva, autoreferenziale, anche procreando senza il Mascolino.
Giunone si perde nei meandri di sé stessa.
Relaziona il proprio valore in rapporto a quanto Giove la tradisce, e così, si snatura, viene meno a sé stessa, infettandosi di risentimento e odio.
Celebriamo la Giunone Regina del focolare, creando nidi, templi, dimensioni privilegiate.
Inanzittutto con noi stessi, in equilibrio e comunicazione con le due polarità.
E poi, soprattutto, con Anime Affini, che ci fanno focolare, e non, focolaio.
Sottolineo questo aspetto, perché nel passaggio mitologico esegetico di Giunone come Dea Madre, la sua figura è stata declinata da "custode del focolare", a "focolaio" di gelosie e rancori, addirittura, tramatrice di inganni, poiché moglie tradita e invidiosa dello stesso marito Zeus.
Una penalizzazione che sicuramente l'ha declassata in concomitanza del passaggio dal Matriarcato al patriarcato, trasformandola da Grande Dea Madre, potente e misteriosa, carismatica, a "moglie ferita, incattivita, rancorosa", vittima degli accadimenti, piuttosto che nel pieno della sua potenzialità energetica di espressione.
È scivolata, dall'essere focolare, ad essere focolaio, nell'accezione negativa del termine.
Essendo, Giunone, figlia di Saturno, è facile intuire il veicolo metaforico di cui si è fatta Portavoce.
I nostri ruoli, spesso ci imprigionano in dinamiche karmiche che ci portano ad identificarci con essi.
Giunone non è la moglie tradita, o vendicativa, o dilaniata dalla gelosia.
Giunone è oltre questo.
Sono le dinamiche karmiche, ad averla inglobata nei loro meccanismi distruttivi, perché queste dinamiche, sono sempre distruttive.
Ci allontanano dalla nostra Essenza, e finché si ripresentano, significa che abbiamo un'identità Animica, non sociale, di ruolo, da ripristinare.
In questo modo, il nostro autentico Fuoco interiore, rimane inespresso.
Un potere vulcanico ribollente.
Secondo Omero Giunone era nemica dei Troiani perchè Paride perché aveva dato la mela della bellezza a Venere anziché a lei.
Ma Venere, è uno degli aspetti stessi della bellezza giunonica, abbondante, in esubero, di Giunone, che lei più non riconosce.
Dobbiamo essere quello stesso tempio integro, caleidoscopio, che fa venire voglia di entrarci a piedi scalzi, con sacralità, sapendo di trovare un focolare, una Fiamma sempre ardente, viva, nutriente, luminosa, centro propulsore di Bellezza e Giustizia, e soprattutto della nostra intima Essenza.
In Verità, sempre.
Con infinita Gratitudine sempre.
Tiziana Fenu
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Giunone/giornata internazionale della Famiglia


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