Nello studio della Preistoria, nata come disciplina attorno al 1860, gli specialisti dell’epoca sovrapposero il proprio modello di società e il proprio stile di vita a quelli delle comunità che stavano analizzando.
Tale sovrapposizione è stata causa della scomparsa della donna. […]
Le antropologhe femministe americane degli anni Settanta hanno determinato una svolta nelle ricerche sulla donna nella Preistoria.
Lo racconta Marylène Patou-Mathis, direttrice di ricerca al Centre national de la recherche scientifique (CNRS) in un’intervista sul ruolo delle donne nelle civiltà del periodo nominato Paleolitico superiore (tra 40.000 e 10.000 anni fa).
Un esempio della svolta nelle ricerche di cui parla la direttrice sono gli studi di Marija Gimbutas, studiosa che ha introdotto il metodo dell’archeo-mitologia unendo linguistica, archeologia e mitografia; Gimbutas è una delle massime autorità nello studio dell’Età del Bronzo, a lei e al suo approccio inedito e multidisciplinare si deve la scoperta del culto della grande Dea partenogenetica, da cui discendono tutti i motivi dominanti delle religioni successive.
È noto che i primi archeologi, uomini convinti di poter determinare il sesso di uno scheletro solo dal suo cranio, distrussero un gran numero di reperti ossei trovati nel tempo, perché ritenuti inutili, non funzionali a rispondere alle loro domande. Osservando lo studio della mitologia
rintracciamo un percorso simile: i primi mitografi hanno letto ciò che hanno rinvenuto alla luce del proprio modello di società patriarcale, canonizzando la trasmissione dei miti antichi secondo un codice patriarcale e lasciando inesplorate tutte le tracce di società diverse, ignorandole o marginalizzandole anche quando venivano rinvenute.
Conosciamo bene la mostruosità della Gorgone, ma non sappiamo nulla degli studi di Jane Harrison (una delle prime donne in Inghilterra a guadagnare dalle sue ricerche) sulla genesi di Medusa che “è una testa e nulla più”, una traccia del culto pre-ellenico della dea madre e del suo scontro con l’ordine del mondo patriarcale.
Perseo che decapita Medusa ricorda gli Elleni che occuparono i principali templi della dea, strapparono alle sue sacerdotesse le maschere di Gorgoni e si appropriarono dei sacri cavalli (una primitiva immagine della dea con la testa di Gorgone e il corpo di cavalla è stata ritrovata in Beozia) scrive Robert Graves citando gli studi di Harrison nel suo volume I miti greci. Quest’ultimo è uno dei molti tentativi, tanto documentati quanto ignorati, se non respinti o derisi, di rimettere in discussione a lettura più canonica, ovvero patriarcale, dell’enormità di fonti che abbiamo sulla mitologia e sulla civiltà greco-romana.
Tratto da "I canti di Inanna regina del cielo e della terra" a cura di Diane Wolkstein e Samuel Noah Kramer
Edizione Mimesis
Maldalchimia.blogspot.com


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