Il simbolismo della zucca, come ho scritto ieri, è profondamente radicato nella dimensione agricola, legato all'abbondanza e alla dimensione dell'acqua, visto che i crani vuoti ribaltati e riempiti di acqua erano usati come offerte votive per ingraziarsi le divinità della pioggia, compreso il nostro Dio Maimone.
Poi le zucche, intagliate e illuminate dall'interno, hanno soppiantato questa antica usanza e sono diventate il simbolo della rinascita, portatrici di luce.
Un passaggio metaforico dall'oscurita alla luce.
I bambini che per la celebrazione di Tutti i Morti , vanno in giro a chiedere offerte e doni, "Is Paixeddasa", rappresentano la luce, rispetto alle tenebre del mondo dei morti, e solo loro possono trovare con esso, quel punto di equilibrio giocoso e puro, che sia di canale e comunicazione con loro, intagliandosi e svuotandosi da soli le zucche, anticamente, per portarle in giro per la "questua" , e riempirle di delizie per loro e per i morti, in condivisione.
Sapendo che in esse, svuotate, dimoravano le anime dei morti, e infatti le zucche svuotate e intagliate erano chiamate, e ancora oggi, specie nella zona della Barbagia," sa crucuriga a forma conch'e mortu", la "zucca a forma di testa di morto".
La zucca come simbolo di trasformazione e rinascita, come la zucca trasformata in cocchio d'oro nella favola di Cenerentola, dove i semi della zucca, sono un simbolo di resurrezione, cioè di passaggio dalla luna nera alla luna piena, e tracciano il sentiero che, dagli inferi bui del periodo gelido, conduce al cielo luminoso della primavera e dell' estate, con il suo giallo oro che ricorda il sole.
Nell’antica Grecia era adorata una divinità delle zucche, chiamata Kolokasia Athenai, quindi con riferimento non solo alla dea Atena, ma anche alla Luna e agli influssi che essa esercita sui cicli di produzione della Terra.
Non è dunque casuale lo stretto legame tra questo frutto mitico e la Grande Madre Terra, Demetra /Cerere, archetipo per eccellenza, dispensatrice di cibo e, in quanto tale, simbolo di abbondanza, di fertilità e di ricchezza.
Le" animeddasa", quindi, sono le zucche svuotate, le rappresentanti, in piccolo, delle anime dei morti.
La dea delle zucche in ambito greco, era Kolokasia Athenai, adorata nel I sec nella città ellenica di Sicione, ed era un aspetto della Grande Madre, un aspetto di Atena.
A Titane [Sikyonia] c'era anche un santuario di Atena, nel quale portavano l'immagine di Koronis [madre di Asclepio]. In esso si trova un'antica figura lignea di Atena.
Il termine "Kolokasia" (κολοκασία) significa "del colcasio" o "relativa al taro", Colocasia esculenta, una pianta con un tubero commestibile simile alla patata, poi assimilato dalla simbologia della zucca.
Lo storico Pausania nel suo "Periegesi della Grecia", narra che un uomo di nome Kolone, che dava il nome alla località, ricevette un oracolo che gli ordinò di fondare una città nel luogo in cui una pianta di taro (kolokasion) sarebbe spuntata dal terreno in un modo insolito. Mentre era in viaggio per mare, Kolone fece scalo sulle coste dell'Attica. Qui, per caso, vide una pianta di taro che era cresciuta attraverso lo scafo della sua nave. Questo evento straordinario e incontrovertibile corrispondeva esattamente alla profezia dell'oracolo
Riconoscendo il segno divino, Kolone fondò in quel preciso punto una città, che chiamò Kolone. Per ringraziare la dea della saggezza e della strategia, che evidentemente aveva guidato il viaggio e il prodigio, eresse un tempio in onore di Atena e le diede l'epiteto "Kolokasia", in ricordo del tubero (il taro) che aveva indicato il luogo.
Il tubero che cresce nello scafo della nave, rimanda ad Atena, e agli Argonauti, che ha tessuto con le proprie mani le vele, e ha fatto tagliare l’albero di prua da una delle querce orscolanti sacre di Dodona, le quali hanno la facoltà di parlare e di conoscere il futuro. Un tale albero di prua era quindi molto utile agli Argonauti per dirigere bene la rotta( ho approfondito nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/gli-argonauti.html?m=0)
Atena, che, non dimentichiamoci, nasce dalla testa di Zeus, quindi correlata al simbolismo della testa di zucca.
Ne ho parlato in un mio scritto
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/athena-ulisse-e-il-ramo-biforcuto.html?m=0
"Questo mi ha fatto pensare al mito di Minerva romana/Athena greca, che nasce dalla testa di Zeus.
La sua figlia prediletta, per via della sua sua saggezza, intelligenza e perché era una guerriera.
Ma nasce da una sfida, da cui esce vincitrice.
Figlia di Zeus e Metis( figlia di Oceano e Teti),a Zeus era stato oracolato che Metis, fedele consigliera di Zeus, quindi, testa pensante e attiva di Zeus, che, diciamocelo, era un filino "scapestrato", avrebbe dato alla luce un figlio più potente del padre destinato a spodestarlo.
Metis è un'Oceanina, figlia di Oceano e Teti, personificazione della saggezza e dell'intelligenza astuta.
Chiusa per sempre al suo interno, Metis trasmetterà a Zeus la conoscenza esatta degli eventi incerti, del futuro, della giusta condotta per essere in tutto e per tutto il re degli dèi.
Metis è la qualità mentale e pratica fondamentale del portare a termine le operazioni lavorative più complesse.
È discernimento.
Metis, la radice fonetica di meticolosita', di perfezione, come il nostro Archetipo Resh, con funzione "perfezionante".
Zeus, allora, spaventato dalla profezia, con l'inganno, convinse Metis a tramutarsi in una mosca, secondo alcune versioni, mentre in altre, riporta che venne trasformata in una goccia d'acqua, un'acqua che si "adatta" a qualsiasi contesto, e la ingoiò.
Ma la dea continuò la sua gestazione all’interno di Zeus e, a suon di colpi di martello, cominciò a creare un’armatura per la figlia.
I colpi erano così rumorosi e incessanti che, al momento del parto, Zeus avvertì dolori così strazianti e un mal di testa tanto insopportabile che chiese a Efesto, il fabbro divino, di spaccargli la testa con un’ascia bipenne, simbolica, visto che indica la sinergia degli Opposti.
Minerva nasce già adulta, sapiente e guerriera. armata di elmo, corazza, scudo e lancia.
Infinitamente astuta.
Nasce nella dimensione dell'Intelletto, che non è solo intelligenza umana, ma ne rappresenta l'Ottava superiore, quella che è in connessione con la nostra dimensione divina.
Athena che fece dono di un olivo, dalle infinite proprietà, alla città a lei dedicata, Atene.
Si diceva anche che la dea Atena avesse scolpito con il legno di quercia la polena parlante della nave Argo sulla quale erano imbarcati gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, in viaggio verso la Colchide.
Simbolicamente, quindi Atena, come Via Maestra, portatrice di luce e conoscenza, di Sapienza.
Un'energia talmente potente, quella del Femminino rappresentato da Metis e da Athena, nella sua forma manifesta, che Zeus ne vuole acquisire la paternità, come una gestazione.
La nascita simbolica di Athena dalla testa di Zeus ci insegna che ciò che è di dimensione del Femminino, la gestazione viscerale, di pancia, non può essere acquisita o sostituita dal Mascolino"
Ma la zucca era usata anche per assicurare la gravidanza, come è scritto nel Corpus Hippocraticum del 400 aC,
correlata anche al Dio Priapo, definito dai romani “custode ligneo delle zucche” nei Carmi Priapei.
Priapo legato alla dimensione della fertilità, delle lacrime della notte di San Lorenzo, che portano fertilità, alla dimensione itifallica rappresentata dal nostro dionisiaco bronzetto itifallico suonatore di Launeddas, argomento di cui ho già approfondito (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/san-lorenzo-e-priapo.html?m=0).
San Lorenzo, collegato alla figura di Acca Laurentia, come ho approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/dea-acca-laurentiaaccabadorasan-lorenzo.html?m=0)
E Acca Laurentia, che viene identificata come colei che alleva i due gemelli Romolo e Remo, fondatori di Roma (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/romolo-e-remo-e-acca-laurentia.html?m=0)
Roma che veniva fondata sul quadrato sacro del Mundus Patet del quale ho parlato( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/mundus-patet-romani-24-agosto.html?m=0) , che in epoca romana veniva celebrato anche l'8 novembre.
Era una connessione con la dimensione dei morti e antenati, che serviva a onorarli per benedire il Sacro spazio in cui veniva edificata la città.
Un Sacro Spazio benedetto da offerte di cibo, come è nella tradizione di tutti i morti e di prodotti della terra sacri a Demetra.
Veniva chiamato infatti anche Mundus Cereris
Quindi, come ho scritto nel mio precedente approfondimento( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/is-animeddas-parte-i.html?m=0), vi è una stretta correlazione tra Demetra/Cerere e celebrazione di Tutti i Morti.
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/mundus-patet-romani-24-agosto.html?m=0
"l'ingresso di questo spazio sacro, chiamato "lapis manalis" era chiamato la Porta dell'orco, attraverso le quali le divinità degli Inferi, dette Mani, penetravani nel mondo dei morti.
Da custode Sacro, come è rappresentato nel nostro Carrasegare sardo, che rappresenta una dimensione fortemente spirituale di iniziazione, a spauracchio per i bambini.
Una sorta di Omphalos che sigillava questo "pozzo" sacro, che veniva scavato come un solco circolare tracciato intorno alla fossa con un aratro, trainato da un bue e da una vacca aggiogati, un solco che rappresentava il perimetro delle mura della città.
Un solco fertile, il cui albero centrale diventava l'axis Mundi della città, protetto con una cinta muraria.
La Roma quadrata delle origini, nella cui simbologia della croce nel cerchio si intersecano le ancestrali simbologie della terra e del cielo.
La quadratura del cerchio.
Venivano piantati sopratutto cereali in onore di Cerere /Demetra
Cerere. C'era un legame fra Cerere e il mondo dei morti, sia come Dea della crescita, sia come Demetra.
Anche l'albero centrale ha a che fare con Cerere, e il periodo di Carnevale, si chiude proprio con il mercoledì delle Ceneri.
I Romani celebravano il ricordo dei defunti, in particolare tra il 13 e il 21 febbraio con i Parentalia e il Feralia (il giorno finale), durante i quali si onoravano i Mani (le anime dei defunti) con cerimonie e sacrifici.
Questo si ricollega al nostro Carrasegare sardo, di cui ho approfondito svariate volte, che rappresenta un profondo processo di purificazione, divinizzante ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-simbolismo-divinizzante-del.html?m=0)
Gli ultimi 4 giorni di ottobre in periodo romano erano dedicati ai festeggiamenti per Isia/Iside, inaugurati dalla celebrazione di Vertumni, per il 29 ottobre, detto anche Vortumnus, divinità di origine etrusca, probabilmente da Volsinii, che era la personificazione del cambiamento, dell'avvicendarsi delle stagioni.
Era il protettore della vegetazione.
Il promo novembre si celebrava il Kalendis Novembribus, banchetto sacro in onore di Giove, con una grande tavola imbandita.
Questo rimanda alla tradizione di imbandire la tavola per i defunti
In origine si sarebbe trattato di semplici offerte alla divinità, ma poi il re Numa avrebbe dettato precise disposizioni.
Numa Pompilio, il re sardo/etrusco, antico Kabiro sardo
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/santuario-santa-vittoria-di-serri-numa.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/i-flamen-dialis-de-sa-carena.html?m=0)
Il primo 1 novembre, ancora celebrazioni per Isia
Inizia l' Inventio Osiridis, che rappresentazione sacra in cui si ricordava l'uccisione del Dio, ad opera di Set, che lo chiuse in una bara e lo gettò nel fiume.
Iniziano le lamentazioni di iside, che per questo è chiamata " La Piagnona".
Questo è importantissimo, perché la tradizione de "is Attittadoras" delle lamentazioni funebri è strettamente legato alla nostra tradizione de Is animeddas del primo novembre. Ne ho parlato tempo fa nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/radici-della-tradizione-de-is-animeddas.html?m=0)
E infine, 7/8 novembre, il Mundus Patet.
Uno dei tre giorni in cui era aperto il mundus Cereris, terza festa degli Dei inferi. Nel comitium esisteva una apertura che metteva in comunicazione con il mondo infernale. L'apertura era chiusa dal lapis manalis.
Tre volte l'anno il lapis veniva sollevato: il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre. Si trattava di una fossa posta nel santuario di Cerere e consacrata agli Dei Mani, che ha forma circolare, scavato al centro della città al congiungimento degli assi di decumano e cardo.
La fossa rimaneva chiusa per tutto l'anno ad eccezione dei tre giorni in cui mundus patet, il Mundus, è aperto. L'apertura del mundus metteva in comunicazione il mondo dei vivi e quello dei morti, il rito di apertura del mundus aveva un carattere ctonio con valenze anche agricole, in quanto Cerere non solo faceva crescere le messi ma era anche guardiana dei fenomeni tellurici e del mondo sotterraneo dei morti.
Nel "mundus patet" le anime dei defunti potevano ritornare nel mondo dei vivi e aggirarsi per la città. Era il giorno in cui le maghe praticavano i loro riti.
Sempre straordinarie correlazioni e rimandi, come ho sottolineato altre volte, tra le celebrazioni romane e le nostre celebrazioni sarde, da cui hanno pienamente attinto
Guardacaso la ierofania del 21 aprile nel pozzo di Santa Cristina, corrisponde alla data della fondazione di Roma ( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/simbolismo-del-21-aprile-santa.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/21-aprile-natale-romano.html?m=0)
Il 24 agosto, tre giorni dopo la stessa manifestazione ierofanica del Santa Cristina, che è un Giorno legato anche alla nascita di Osiride, è l'altra data del Mundus Patet, insieme al 5 ottobre, data del Navigium Isidis ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/iside-afrodite-menat.html?m=0)
"Misteri ellenistici isiaci e osiridei, custoditi in sacre liturgie in lingua egizia sacerdotale, attraverso un formulario arcaico ritualistico.
Questi Misteri prevedevano una dimensione cultuale pubblica, attraverso due celebrazioni importanti
La prima è il Navigium Isidis, che inaugurava la navigazione in primavera, il 5 marzo.
La seconda, l'Inventio di Osiride, si ritualizzava tra il 29 ottobre e il primo novembre.
Sempre tutto estremamente collegato.
Prima immagine, un Mundus Patet, che sembra una struttura nuragica.
Ade, con la croce nel cerchio, signore del mondo dei morti.
La croce nel cerchio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-simbologia-della-croce-nel-cerchio.html?m=0)
La quadratura del cerchio( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/la-scacchiera-di-pubusattile-e-la.html?m=0)
Concetti archetipali della nostra Antica Civiltà Sarda
Tiziana Fenu
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