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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

giovedì, ottobre 17, 2024

💙Luna in Ariete/plenilunio 17/10/2024

 La mia luna in Ariete, e l'ottava casa in Ariete, enfatizzano, in questo plenilunio in Ariete, un bilanciamento, che vale per tutti, tra bisogno e desiderio momentaneo, portando alla luce la nostra intima energia arietina di trasformazione, di slancio propulsivo verso ciò che ci Anima, ciò che ci Emoziona, ciò che fa vibrare. 

Trasmutazione. 

Rinnovamento, percepito, energeticamente, anche da un taglio di capelli repentino e improvvisato, per liberarsi da qualsiasi costrizione, come fasce, forcine, e quant'altro, che evidentemente, questo passaggio energetico, non tollera ulteriormente. 

In perfetta corrispondenza energetica, la Runa Fehu, che mi si è manifestata, di questa superluna, che è proprio correlata al segno dell'Ariete. 

Un segno di Fuoco, come il mio, Sagittario, entrambi stemperati dalla dimensione amniotica della Luna. 

La nostra energia primordiale, non contaminata da ricchezze effimere, che si manifesta in dono di comprensione, di perdono. 

Si viaggia leggeri, su spinta di Chirone, con il quale la superluna si trova in congiunzione 

Quadratura anche con Marte e Plutone. 

Si va a fondo, dove ancora fa male. 

Ma le ferite devono emergere, per poter sanare. 

Marte. 

Ariete. 

La runa Fehu. 

Tutti elementi di Fuoco. 

Il fuoco scalda, accoglie, protegge, illumina, crea focolare. 

Ma può anche distruggere, se non viene bilanciato tra l'aizzarlo e l'alimentarlo dolcemente con l'ossigeno. 

Con l'elemento Aria della Bilancia. 

Siamo sotto l'Archetipo Phe, come ho già scritto e approfondito  a riguardo, due giorni fa ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/10/plenilunio-in-ariete-17102024.html?m=0). 

L'espansione. 

La bocca che decreta, che si fa portavoce di un Logos Divino al quale apparteniamo. 

Una bocca che può alimentare e governare questo fuoco, non per spegnerlo, come quando si soffia su una candela, ma come quando lo si avvia. 

Il Giusto impeto, il giusto intento, produce, alchemicamente un Fuoco vivificante, risolutivo, equilibrante. 

Un calore costante. 

Un'abbondanza di cuore che necessita solo Presenza e Gratitudine. 

Accettazione per ciò che è stato, e attitudine verso altro calore, che può essere manifestato in miliardi di modi diversi, verso noi stessi, Inanzittutto. 

È l'inizio di un nuovo percorso, l'azione nell'equilibrio, per ottenere il massimo risultato, che suggella, ancora una volta, il percorso traguardato dall'universo, in questi ultimi mesi, proprio su quest'asse Ariete/Bilancia, come scrissi già a marzo( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/eclissi-842024-il-segno-di-giona.html?m=0), che ha scandito i tunnel energetici dei pleniluni, noviluni ed eclissi. 

La Runa Fehu, come ho scritto, correlata proprio all'Ariete, ci porta abbondanza, ma soprattutto, nutrimento, da tutto ciò che ci è Sacro e Divino.

Con generosità deve essere accolta, e con discernimento, distribuita. 

Affinché sia Fuoco Sacro che mai estingue. 

Con infinita gratitudine sempre. 

Luna timida, prima che il cielo si copra nuovamente di una coltre di nuvole.. 


Tiziana Fenu ©®

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Luna in Ariete/plenilunio in Ariete




martedì, ottobre 15, 2024

💙Plenilunio in Ariete 17/10/2024

 Giovedì 17 ottobre siamo in luna piena in Ariete, con una bellissima energia del diciassettesimo Archetipo Ebraico Phe, con funzione "espansione", e sotto la guida dell'Arcano Maggiore XVII della Stella.

Come vedete, la somma dei numeri, cifra per cifra, della data, corrisponde al numero 17 della stessa data, e capita raramente.

Lo vivo sempre come una frequenza positiva, un allineamento che enfatizza la simbologia già intrinseca nei numeri, già così importanti di per sé stessi.

Siamo sotto il segno della Bilancia, come il novilunio che è stato il 2 ottobre, sempre in Bilancia, elemento aria, che si è manifestato con l'energia dell'undicesimo archetipo Kaf, la Corona, come abbiamo visto, e dell'Arcano XI della Forza.

L'Ariete è collegato all'energia dell'angelo Samael, ed è un segno che governa la testa, ed è simboleggiato, alchemicamente, da un toro alato. 

Samael è il Logos del Giudizio di Dio. 

Questo è un passo molto importante, perché questo Archetipo è legato all'antica tribù dei Dan, Dan che significa, in ebraico, giudizio, una delle tribù di Israele, la tredicesima, collegata alla Sephiroth Geburah( quinta Sephira, una potenza femminile passiva, che significa severità e potere; per questo, è chiamata il Pilastro della Severità, ed è correlata proprio all'Ariete) che viene benedetta da Giacobbe, padre di Dan, attraverso la simbologia del Serpente, il Femminino. 

"Dan sarà un serpente lungo il cammino, una vipera, sul sentiero che morde i talloni del cavallo, così che il cavaliere cadrà all'indietro" 

Quindi Dan giudicherà il suo popolo, poiché è un Giudice. 

Gli antichi Dan/Shardana

La forza della creazione, lungo l'Albero della Vita, nella sua forza creatrice, è correlata proprio alla simbologia della tribù dei Dan, come forza creatrice, come Archetipo legato al serpente( Nachash, il serpente bronzo di Mosè), che viene esclusa, nel libro della Genesi e dell'Esodo, dalle 12 tribù di Israele, e Dan viene sostituito da Manases, uno dei figli di Giuseppe, che, alchemicamente, indica la dimensione materica, densa. 

La forza di Samael, nel corpo fisico, è nel sangue( Dom in ebraico) 

Il sangue nelle sue Ottave alte è nel cuore, nelle sue Ottave basse è nel fegato, e l'energia infuocata di Samael, lavora proprio nel sangue, verso l'alto, o verso il basso, poiché Samael ha molte corone, è molto potente, ha un'energia guida, di potere, di comando, e viene rappresentato, a livello alchemico, con una spada affilata, che gli esce dalla bocca, che colpisce le nazioni. 

Nella gola, quinto chakra( anche Samael é il quinto Angelo) abbiamo il potere della parola, del Logos, del Verbo, il potere di acquisire conoscenza, di insegnare e comprendere la parola divina. 

Nella gola, che è sede della ghiandola tiroidea, governata da due forze, Venere e Marte( che governa, appunto, l'Ariete) 

Il fuoco trasmutato, dai chakra più bassi, quelli sessuali, verso quelli della testa, è opera alchemica di Samael. 

Samael, il Re dei Re, con cui si scontra Giacobbe, che viene ferito proprio alla base della coscia. 

In un certo modo, trasmette, in questo modo, attraverso il sangue, la dimensione umana, il crisma della conoscenza a Giacobbe, la razza radice, Ariana, da Aries, Ariete, governata da Samael. 

Samael che viene rappresentato, metaforicamente, come una stella cadere dal cielo. 

L'Archetipo della Phe, che traguarda questo plenilunio, è l'espansione attraverso la bocca, attraverso il proferire, il decretare, e farsi portavoce del Verbo. 

E l'Arcano Maggiore XVII che lo rappresenta, è proprio la Stella. 

La stella, Samael, che scende dal cielo sulla terra, 

Dal Cervello( Aries /Ariete), a Yesod, nel corpo fisico, sulle fondamenta del corpo fisico. 

Nel sangue. 

Nel fegato, nelle Ottave basse, e nel cuore, alle Ottave alte, e trasmuta attraverso i reni. 

Offre all'umano una sorta di iniziazione. 

Per questo, astrologicamente è il primo dei 12 segni zodiacali. 

Questa dimensione di trasmutazione, si lega anche alla simbologia dell'Arcano Maggiore XII, la Stella, correlato al nostro Archetipo Phe di questo plenilunio. 

La stella a 8 punte( 1+7=8 )di questo Arcano, rappresenta Venere, il Sacro Femminino, la stella dell'alba. 

Un percorso lunare, che deve diventare solare, nel senso che deve portare alla luce, manifestare, espandere. 

Si lavora quindi con l'oro e l'argento, le due giare che tiene in mano la giovane donna dell'Arcano, e come indica lo stesso glifo di Venere, la croce sormontata da una circonferenza, perché la sinergia creatrice dei due opposti, deve essere sublimata in completezza, ad un livello superiore, che consenta l'espansione, attraverso il Fuoco Sacro ascendente della kundalini. 

L'oro si forgia attraverso il fuoco. 

Si trasmuta il piombo in oro. 

E questo potere creativo, si manifesta attraverso la parola, che è vibrazione, emissione di intento. 

La Peh, il nostro diciassettesimo Archetipo, che traguarda il passaggio di questo plenilunio, rappresenta proprio questo. 

Il potere della parola, della vibrazione, del decretare la nostra Essenza, ed espanderla, non appena le diamo vita sotto forma di emissione, di parola, di vibrazione. 

Attraverso la Sacra combinazione di voce e parola, che ai primordi, creò proprio il Logos dell'Universo. 

Parola che è Conoscenza. 

Che è Sophia. 

L'Iside rivelata dell'Arcano della Stella. 

La Madre Divina, che appare in tutto il suo splendore, rivelata e svestita davanti alla vista divina dell'Iniziato, che desidera, spera di poter accedere alla dimensione della sua Conoscenza

Hesperus, nome molto simile alla parola speranza. 

Il nome di Venere, la stella della sera per i Greci

Eosphorus, che significa ovest. 

Stella della sera e del mattino( Phosphorus, portatore di luce, come Lucifero). 

Infatti Mercurio( alchemicamente è il Femminino) e Venere, per la vicinanza al Sole, sono visibili solo per alcune ore prima dell'alba in autunno, e qualche ora dopo il tramonto in primavera. 

Nei due equinozi, quindi, in un perfetto equilibrio tra sole e luna 

Due momenti di luce, di Manifestazione. 

Afrodite. 

Afrodite /Venere/Lucifero. 

Lo stesso Cristo, o colei che annuncia l'arrivo del Sole o la sua partenza. 

La stella che "veglia il mondo al lavoro", come ci indica Ovidio nelle sue "Metamorfosi". 

Un lavoro alchemico di trasmutazione. 

Il glifo di Venere, infatti sembra un Ankh egizio stilizzato, la Chiave della Vita

Una croce, una Tau, sormontata da un cerchio. 

Una Ru, una porta, una bocca, un ingresso, un passaggio uterino, come la gola stessa. 

Il luogo di nascita nel cielo, per gli antichi Egizi, da cui emerge il Sole. 

La porta attraverso cui il sole entra ed esce. 

Poiché il cerchio è la Monade, la perfezione, la ciclicità, l'eternità, i cicli di Vita e di morte che si avvicendano attraverso i quattro elementi della terra, rappresentati all'incrocio della croce. 

Croce, che è sinergia attiva delle due polarità, si energizza, si infiamma, e diventa svastica solare 

In principio era la Parola

La parola è Sacra

È preghiera. 

Questo è un plenilunio di Manifestazione, di equilibrio, tra tanto caos. 

Di intenti. 

Di Frequenza 

Tanto può. 

Possiamo. 

Ora più che mai. 

Tra tanti bluff, contraffazioni e mistificazioni, stiamo nella nostra limpidezza e Verità. 

Molto è già stato. 

È ora di manifestare.

E sarà solo chi risplende di luce propria a fare da "portatore di luce". 


Tiziana Fenu 

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 Plenilunio Ariete 17 ottobre




giovedì, ottobre 10, 2024

💛Spirali Newgrange

 Simbologia della spirale, estremamente presente nella nostra civiltà sarda, così come la doppia spirale e la triplice, in alcuni casi, così come le ruote del sole

I costruttori delle tombe a corridoio erano gli stessi sardi, poiché qui in Sardegna, quasi tutte le Tombe sono a corridoio. 

Nella pietra di Newgrange è indicata la posizione del Sole durante il Solstizio invernale, e le doppie  spirali, l'equinozio. 

Tutte le Domus de Janas, in cui sono presenti moltissime spirali, sono orientate ai solstizi, specialmente a quelli invernale. 

Rappresentare le doppie spirali equinoziali, era un modo per accedere, ad una dimensione cosmogonica di rinascita, che contemplasse la dimensione solstiziale, equinoziale e precessionale, immortale, nello spazio e nel tempo. 

Argomenti di cui ho già trattato svariate volte e di cui gli antichi Sardi, conoscevano bene tutte le dinamiche. 

Tiziana Fenu ©®

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"Credo che molta della cosmologia di base fosse stata compresa, come si può vedere dai risultati raggiunti, ma credo anche che stessero conducendo lavori sperimentali, non privi di sforzi. Dopo la mappatura dei cicli lunari e solari, utilizzarono questa conoscenza per scoprire i cicli più complessi del tempo. 

Se stessi facendo quello che fecero e osservassi l'effetto della precessione, prenderei una stella o costellazione come riferimento per vedere quanto tempo impiega a compiere una deriva di un certo valore. Gli architetti megalitici lo fecero con la Luna e il Sole, quindi perché non con le stelle? 

Credo che sia proprio questo quello che fecero sulla pietra d'ingresso. Non sono il primo a proporre una teoria in merito alla raffigurazione della triplice spirale; attualmente ci sono un totale di 26 possibili interpretazioni relative alla pietra d'ingresso di Newgrange e la sua famosa triplice spirale, secondo cui non si tratterebbe di un simbolo astratto collegato a Sirio, come potrebbe inizialmente sembrare. 

La raffigurazione della triplice spirale è in realtà un doppia spirale con una spirale singola ad essa attaccata, formata quindi da tre spirali. 

Nel campo dell'interpretazione delle incisioni, la doppia spirale è considerata il simbolo dell'equinozio . 

Credo che la terza spirale rappresenti Sirio, adiacente al simbolo dell'equinozio, ossia la doppia spirale. La mia interpretazione è che questa triplice spirale mostra la precessione di Sirio attraverso l'effetto della precessione dell'equinozio (e quindi la doppia spirale). 

Per riassumere quindi la spirale singola che rappresenta Sirio precede la doppia spirale che rappresenta l'equinozio. Prendendo tutto ciò per vero, ci si aspetterà di vedere lo stesso all'interno. Ed in effetti così è. 

Non è tanto importante attribuire Sirio a una data specifica, quanto piuttosto concentrarsi sul significato della triplice spirale e sul conteggio degli anni solari. Stiamo calcolando un valore di precessione, che può essere di un certo numero di gradi all'anno in termini moderni. 

I costruttori megalitici invece misurarono la distanza tra la triplice spirale e la linea centrale sulla pietra d'ingresso in moltissimi anni.

Sirio, oltre ad essere una stella venerata da molte culture antiche, costituisce un sistema a tre stelle, di cui la tribù dei Dogon nell'Africa Occidentale era pienamente a conoscenza. 

Anche i Dogon utilizzavano le stesse identiche spirali nella loro simbologia. Utilizzavano anche le “ruote del Sole” esattamente nello stesso modo in cui si presentano a Loughcrew e Dowth. 

La loro intera mitologia e tradizione celeste si basa su Sirio e la costellazione delle Pleiadi. 

Queste coincidenze richiedono serie spiegazioni. I Dogon in realtà attraversarono il Nord Africa dall'Antico

Egitto per raggiungere il loro luogo d'insediamento a Mali. 

Nel fare ciò, si trovarono in prossimità del complesso della tomba a corridoio di Alcalar in Portogallo. 

Non sarebbe stato impossibile per i costruttori megalitici intraprendere il viaggio nordafricano per mare attraverso lo stretto di Gibilterra, essendo abili marinai. Questa è solo un'ipotesi su come sia avvenuto un passaggio di conoscenza in merito a questa simbologia comune. 

I costruttori delle tombe a corridoio si trovavano in prossimità del percorso migratorio dei Dogon, poiché anche loro viaggiarono lungo la costa dell'Europa sud-occidentale. Entrambi possedevano simili conoscenze. 

Che si trattasse di un commercio di informazioni? O piuttosto seguirono gli stessi insegnanti o “fornitori” di conoscenza?

La cosa chiara è che se la triplice spirale sulla pietra d'ingresso rappresenta l'allineamento di Sirio, si troverebbe proprio nel punto preciso in cui collocare un segno. 

La linea retta che segna il Sole al centro della pietra indica il solstizio d'inverno. Ciò avviene anche oggi e chiunque può assistere a tale fenomeno. 

Nel periodo della costruzione, Sirio sorgeva e colpiva un punto a sinistra di questa linea centrale. Successivamente la stella sorgeva anno dopo anno sempre più vicina alla linea al centro della pietra d'ingresso fino a colpirla in pieno. In questo modo colpiva ovviamente anche la camera interna"


Tratto da "Il mistero di Sirio a Newgrange" 

di È. A. James Swagger

︱La pietra d'ingresso a Newgrange raffigurante la famosa triplice spirale a sinistra della linea centrale del solstizio d'inverno

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Spirali Newgrange



💙Si ha maggiormente paura

 Si ha maggiormente paura di essere amati, piuttosto che di amare

Di lasciare che un altro ci ami per ciò che siamo

Amare è facile, è gestibile.

Lasciarsi amare no

È af-fidarsi e fidarsi dell' altro, dargli il nostro sacro cuore tra le mani. 

Farlo accomodare tra le arricciature della nostra anima, con il pericolo che ne scopra tutti gli anfratti nei quali ci nascondiamo, volutamente o meno

Lasciarsi amare significa chiudere gli occhi

Lasciarsi cadere all' indietro 

Ed essere fiduciosi che l' altro c'è, e ci sosterrà

Lasciarsi amare è sapere che dovrai restituire la carezza. 

E non sai se ce la fai

Perché finora hai sempre tenuto i pugni chiusi.

E stavolta si tratta di aprirli e offrire il tuo niente

Che per l' altro significa tutto

È la vertigine dello sbilanciamento che ti spinge verso l"alto. 

Verso l' altro. 

Che ti fa uscire fuori dal guscio. 

Lì dove, elargivi amore con il braccio teso, a debita distanza

L' Amore implica che le distanze si accorcino. 

Niente più braccia tese a dare. Ma aperte a cingere ed ad accogliere un altro petto tra le tue. Che ha il tuo stesso battito.

È avvicinarsi e sentirlo

E riconoscerlo nell' altro. 

Dove è sempre stato. Dove non hai mai avuto il coraggio di cercarlo, per paura di trovarlo


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


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Si ha maggiormente paura



mercoledì, ottobre 09, 2024

💙Le profezie

 Le profezie, sono solo costanti, perché le linee spazio-temporali di questa dimensione, sono cicliche.

Ma le variabili, sono infinitamente più importanti delle costanti.

Gli esseri umani, in quanto esseri dotati di libero arbitrio, possono scegliere.

Sono anima e corpo.

Intelligenza e intuito.

Frattali di Intelletto.

L'evoluzione è la non adesione alla reiterazione fine a sé stessa.


Tiziana Fenu ©®

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Daria Petrilli Artist

Le profezie



, 💜Misteri Eleusini

 


La fonte più antica intorno alla fondazione dei Misteri è sicuramente l’Inno a Demetra omerico.

Esso riguarda la fase più arcaica, probabilmente databile a partire dal XV secolo a.C., quando Demetra viene introdotta a Eleusi.

A partire dal VI secolo a.C. si verifica una sorta di rifondazione dei Misteri, che assumono la configurazione con cui ci sono noti: ciò in seguito all’affermazione definitiva degli Eumolpidi come egemoni del sacerdozio eleusino.

L’Inno a Demetra, una sorta di Laudatio Cereris in esametri, destinato alla recitazione da parte dell’aedo con l’accompagnamento della cetra, forse fu composto e recitato in occasione della festa degli Eleusinia, che prevedeva gare di aedi, e che insieme con i Demetria, gli Haloa e i Thesmophoria era dedicata a Demetra e Kore. 

L’Inno, che può essere datato tra il secondo quarto del VII secolo a.C. e la metà del VI secolo a.C.,si apre con il rapimento di Kore-Persefone, la figlia di Demetra, da parte di Hades, il dio degli Inferi: in questo si dichiara il carattere catabatico, di contatto con il mondo dei morti, caratteristico della tradizione sciamanica e in generale iniziatica; ma la katábasis iniziatica prelude sempre a una risalita verso la luce (anábasis): non si dimentichi che Demetra è la Dea Terra Madre, e dunque si presenta sia sotto l’aspetto di chthón, il sottosuolo oscuro, che di ghê, la superficie illuminata dal Sole.

Il rapimento di Kore voluto da Zeus sprofonda Demetra in un “dolore lancinante”,e la Dea Madre “come un uccello si slanciò sopra la terra asciutta e l’umido mare / cercandola”.

Si aggira per la terra nove giorni, impugnando torce ardenti – uno dei simboli della ricerca iniziatica eleusina – in totale digiuno, senza neanche lavarsi: pellegrinaggio e digiuno della dea che saranno ripresi nelle celebrazioni preliminari dei Misteri, e probabilmente anche nell’ambito delle azioni rituali esoteriche proprie della mýesis. 

Da Helios “che veglia sugli dei e sugli uomini” apprende che Kore è stata rapita da Hades, per volere di Zeus. Infuriata, “occultando il suo aspetto” – anche questo gesto allude a una parte del cerimoniale che prevedeva un periodo di ritiro degli iniziandi, i giorni 17 e 18 del mese di Boedromione – si tiene lontana dal consesso degli dei nell’Olimpo e si aggira in incognito tra gli umani. In questo suo peregrinare giunge presso la dimora di Celeo, signore di Eleusi, e siede presso il pozzo Partenio, sul ciglio della strada.

La scorgono le quattro figlie di Celeo, ma non la riconoscono, e Demetra dichiara di chiamarsi Dono (Dós), e di venire da Creta, dopo essere stata rapita dai pirati, e chiede di essere accolta in casa come domestica o nutrice. Metanira e Celeo accettano la sua proposta e la accolgono accolgono nella reggia, ma la dea si copre il capo con un velo – altro gesto rituale che troviamo nell’iniziazione eleusina – e si chiude nel silenzio, rifiutando acqua e cibo. Soltanto Iambe riesce a farla sorridere e a rasserenarla “con le sue facezie e i suoi molti motteggi”.

Quando Metanira le offre una coppa di vino rosso la dea rifiuta, perché il vino è prerogativa non sua, ma di Dioniso, e la invita “a darle da bere acqua e farina di orzo, / mista a menta delicata”: è l’atto di consacrazione mitopoietica del ciceone, la bevanda sacra dei Misteri, dotata o non dotata che fosse di qualità psicotrope e enteogene alla maniera del peyote sudamericano o del soma vedico, derivanti dalla fermentazione della segale cornuta.

Demetra accetta di allevare il figlio di Metanira e Celeo, Demofonte, che cresce “simile a una divinità, / senza cibarsi, senza succhiare il latte” la dea lo unge di ambrosia e alita su di lui il suo respiro divino, e di notte “lo nascondeva nel vigore del fuoco, come un tizzone, / di nascosto dai genitori”, in un battesimo igneo che trasforma e purifica il fanciullo, assimilandolo alla sostanza divina e destinandolo a un’immortalità esente da vecchiaia.


Nota

Boedromione

Terzo mese dell’antico anno ionico-attico (settembre-ottobre); ad Atene vi venivano celebrate le Boedromie, feste in onore di Apollo Boedromio, soccorritore nelle battaglie.


Tratto da

"ELEUSIS E ORFISMO. I Misteri e la tradizione iniziatica greca". A cura di Angelo Tonelli


Il Ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo realizzato da Gian Lorenzo Bernini, eseguito tra il 1621 e il 1622 ed esposto nella Galleria Borghese di Roma.

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Misteri eleusini



💛Simbologia delle launeddas

 Oggi vorrei parlare della simbologia delle launeddas, di cui avevo già parlato, in correlazione al nome, e alla Dea Laurentia, padedra del dio Priapo, di cui ho parlato in occasione di San Lorenzo e della notte delle stelle cadenti( potete approfondire nel mio scritto nella sua versione integrale, nella mia pagina, o nel mio blog https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/dea-acca-laurentiaaccabadorasan-lorenzo.html?m=0) 

Avevo sottolineato come il nome Lorenzo, rimandi alla Dea Laurentia, la Grande Madre, ma la cui origine, secondo me, è da ricercare proprio nel nome delle launeddas, e non viceversa. 

Partiamo dal fatto che un suonatore itifallico di Launeddas di Ittiri, lo abbiamo molto prima delle divinità greco romane, quindi prima del Priapo, del Pan, della Laurentia, visto che il nostro bronzetto risale al VI-VII sec aC, se non prima. 

Un bronzetto che ha un'energia androgina, visto che presenta anche dei seni ben evidenziati. 

Quindi ha un certo equilibrio mercuriale ben evidenziato. 

Laurentia/Lorenzo. 

La notte delle stelle cadenti, come lacrime. 

Essendo dea della fertilità etrusca,  l'Acca Laurentia, è legata alla dimensione dell'acqua, metaforicamente, alle lacrime di San Lorenzo, le stelle cadenti, senza la quale la vita non può germogliare. 

Quindi le celebrazioni di fertilità, legate ad Acca Laurentia e Priapo, identificate anche con le celebrazioni  bucoliche in onore di Pan/Dionisio / Luperco/Fauno, spesso rappresentati in atteggiamento itifallico come lo stesso Priapo e il nostro bronzetto itifallico, erano officiate sopratutto il giorno della manifestazione dello sciame meteoritico della notte di San Lorenzo. 

Erano le Falloforie, simbolo della pioggia dorata delle stelle che cade sulla terra, ad inseminarla di fertilità.

Durante queste Falloforie, era consuetudine, divinizzare, benedire la terra, con l'urina, poiché era considerata l'oro liquido del nostro corpo. 

Ho già avuto modo di parlare dell'importanza simbolica di questo aspetto, presente anche nei Giganti di Mont'e Prama, di cui uno, mostra il meato uretrale ben in evidenza, per la cui interpretazione simbolica, vi rimando alla lettura dei miei due scritti, nel mio blog

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-regalita-dell-ur.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-discrezione-della-regalita-sinergica.html) 

"In alchimia, questo Oro liquido potabile, è chiamato "Acqua di Fuoco", il Mercurio alchemico, citata in tutti i testi Sacri, comprese le Sacre Scritture"

Il Mercurio, in alchimia, è sempre legato al Femminino. 

Ma, come possiamo notare, come ho già scritto, Laurenzia/Laurentia, ha la stessa radice "Lau-", di Launeddas, e, Acca Laurentia, rimanda, con quella H, all'equilibrio delle due polarità, così ben rappresentato dal Sacro Femminino, fin dai tempi di Inanna, rappresentata a braccia aperte, mentre domina due serpenti, o leoni, le forze della natura più potenti.

E la H, graficamente, nell'Antica scrittura Sarda, era rappresentata proprio dalla Tanit.

Un equilibrio mercuriale ( il Mercurio ha una polarità femminile che interagisce con lo zolfo, di polarità maschile) tipico delle creature divinizzate, come questo bronzetto itifallico, precursore di San Lorenzo, del Priapo, figlio di Dionisio e di Afrodite, della stessa Laurentia, la grande Madre della fertilità e dell'abbondanza, c'era lui, il nostro bronzetto di Ittiri, simbolico in ogni tratto. 

Oltre la radice" Lau-", in comune con le nostre Launeddas, rappresentate come elemento caratterizzante di quel bronzetto sardo itifallico precursore del Priapo, del Dionisio, e di quello stesso San Lorenzo, vi è un questa Dea, Matrice Androgina, un elemento che mi fa pensare che abbia una Matrice sarda.

Il suo nome per intero è Acca Laurentia, come ho già scritto, adorata soprattutto in ambito etrusco( ma molti studi, attualmente, identificano gli Etruschi, con gli antichi Sardi abitanti dell'Etruria, considerazione che condivido totalmente, visto le numerose similitudini che io stessa ho evidenziato, tra le due civiltà, nei miei scritti).

Una Dea prostituta, protettrice di Roma, che inizialmente era considerata una dea pennuta, in quanto correlata alla morte e al mondo dell'oltretomba.

Una Dea che agiva nell'ambito della prostituzione Sacra, e che probabilmente fu la Matrice del mito di Romolo e Remo, i due gemelli allattati da una lupa.

Sappiamo come il concetto di gemellare (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html?m=0) e di speculare, fosse molto sentito nella nostra Antica Civiltà Sarda, così come il concetto di speculare, che ho già approfondito. 

In questo senso, le Sacerdotesse di questa ierodulia in onore della Dea Laurentia, erano chiamate Lupanare, poiché durante le sacre cerimonie, indossavano le pelli di lupo.

L'appellativo "Acca", Acca Laurentia, riprende la parola sanscrita "Akka", che significa Madre, appellativo applicato anche a Demetra.

Ma c'è da sottolineare che Acca Laurentia, in questa sua peculiarità, ed emanazione, sia legata al mondo dei morti e dell'oltretomba.

D'altronde, anche Demetra, simbolo di Madre e della ciclicità delle stagioni, esemplificativa della metafora delle stagioni, in collegamento alla figlia Kore, è legata allo stesso concetto di vita e di morte, alle tenebre come momento catarchico di passaggio per una nuova vita.

E in questa dimensione, la Dea Acca Laurentia, era identificata come la Dea Muta, silenziosa, dei Sacri Misteri, celebrata come Accalia, il 23 dicembre, durante il Solstizio d'inverno.

Ho già scritto più volte, come i solstizi siano legati al Sacro Femminino.

Ciò che mi stupisce di questo aspetto di questa Dea Laurentia, è che, non solo, la radice del nome, rimanda alle nostre launeddas, simbolo sciamanico di potenza rigeneratrice, ma anche il nome Acca, in questa precisa manifestazione di Dea delloltreromba, rimanda alla nostra figura portante delle nostre antiche tradizioni, legata alla dimensione misterica della vita e della morte, è quindi alla dimensione della sacralità dell'oltretomba.

Sto parlando della figura dell'Accabadora, sulla quale ho già approfondito, per la quale vi rimando ad un mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-de-s-accabadora-in-sardegna.html?m=0).


" Il suono delle launeddas, è un suono ritualistico, sciamanico, ipnotizzante, che veniva sicuramente usato per le cerimonie ritualistiche, per le pratiche sciamaniche.

Un suono come uno sciame d'api( "sciame/sciamanico"), che agisce a livello vibrazionale, alterando gli stati di coscienza( casualmente, "sciame" è definito anche delle stelle cadenti per San Lorenzo. 

Sciame/sciamano. 

Che sia proprio questo, il nesso? 

Una celebrazione sciamanica, celebrata con le launeddas, per lo sciame delle stelle cadenti di San Lorenzo, il cui nome, nella padedra Femminile, Laurentia, deriva proprio da uno strumento sciamanico vibratorio per eccellenza, come la nostra trunfa, di cui ho già approfondito parlando di archeoacustica ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/archeoacustica-degli-ipogei-in-sardegna.html?m=0), e che rappresenta la vibrazione vibratoria espressa dalle due polarità in sinergia, esemplificato poi, in maniera più macroscopica, attraverso lo Shiva lingam? 


[...] la nostra Accabadora, come dice il verbo sardo "accabare" ("finire"), pone fine, con rispetto, ed equilibrando il passaggio, con tutta una ritualistica particolare, alla vita in questa dimensione, per consentire la rinascita, equilibrata, come la H, la Acca-, mercuriale del suo nome, nell'altra dimensione.

Sono molto propensa a credere che questa Dea, Acca Laurentia, definita "etrusca", abbia origini qua in Sardegna, visto il suo collegamento con il primordiale San Lorenzo/Priapo/Dionisio, di cui il nostro suonatore di Launeddas, è primordiale rappresentante.

C'è anche l'aspetto della Dea silenziosa, della Dea muta, presente in questa Dea Acca Laurentia. 

Avevo scritto, tempo fa, di un nostro bronzetto sardo, in cui si rappresenta una Madre che tiene in braccio, non più un bambino, ma un uomo, già che fa il gesto del silenzio( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/seu-sou-seu-sousono-solosono-luovo-l.html?m=0). 

Un essere, che non è sicuramente un bambino, ma che ho sempre considerato come un anziano, perlomeno un adulto, che sta per passare in un'altra dimensione. 

Scrivevo:

"E questo Horus, è rappresentato in un'immagine iconografica che nell’arte egizia (anche geroglifica) è chiamato il "signum arpocraticum", che indica l’età infantile, ma già nella consapevolezza dell' età adulta, di chi porta l’indice destro alla bocca. 

Così fa Arpocrate, figlio di Iside e Osiride. 


In questo bronzetto itifallico, del suonatore di launeddas, estremamente simbolico, non solo ci sono simbologie importanti tutte collegate tra loro, come l'essere itifallico, l'androginia della rappresentazione, itifallico legato al Dio Min, probabilmente anticipato di secoli, rispetto a quello egizio, ma vi è l'importante simbologia delle tre canne delle launeddas, estremamente simbolica. 

Min-

Minzione

Ur. 

Urina 

Ur-

N-ur-aghe

Fuoco divino

Horus 

Laurentia 

Lorenzo

Stelle cadenti

Falloforie celebrate con l'oro liquido.

Sciame di stelle cadenti 

Sciame del suono delle launeddas

Lau-neddas


Le launeddas. 

Riflettono esattamente questa energia creatrice espressa dal bronzetto itifallico. 

Molto sommariamente e superficialmente, sono state definite, da più parti, secondo una definizione altamente standardizzata e convenzionale, come la simbologia del maschile e del Femminile uniti, con un elemento neutrale, senza fori. 

Ma c'è molto di più. 

Tecnicamente lo strumento è formato da tre canne, di diverse misure e spessore, con in cima la cabitzina dove è ricavata l'ancia.


Il basso (basciu o tumbu) è la canna più lunga e fornisce una sola nota: quella della tonica su cui è intonato l'intero strumento (nota di "pedale" o "bordone"), ed è privo di fori.

Questo, data la sua lunghezza che può arrivare ad oltre un metro, viene spesso diviso in due o tre pezzi facilmente assemblabili tra di loro.


La seconda canna (mancosa manna) ha la funzione di produrre le note dell'accompagnamento e viene legata con spago impeciato( impregnato di pece)  al basso (formando la croba).


La terza canna (mancosedda) è libera, ovvero non è legata alle altre due, ed ha la funzione di produrre le note della melodia.


Sulla mancosa e sulla mancosedda vengono intagliati a distanze prestabilite quattro fori rettangolari per la diteggiatura delle note musicali. Un quinto foro (arreffinu) è praticato nella parte terminale delle canne (opposta all'ancia).

Le ance, realizzate sempre in canna, sono semplici, battenti ed escisse in unico taglio sino al nodo.

L'accordatura viene effettuata appesantendo o alleggerendo le ance con l'ausilio di cera d'api.


All’estremità di ognuna delle tre canne di questo strumento musicale a fiato si può invece trovare la cabitzina. Essa può variare in dimensioni e diametro in base alla tipologia ed alla tonalità. All’interno della cabitzina si trova invece l’elemento chiave dello strumento. C’è chi la chiama: l’anima della Launeddas … Parliamo dell’ancia. In sardo linguatzu, esso è composto da una sola lamella e, a differenza dei clarinetti per esempio, essa viene creata direttamente sulla canna.


Le due canne melodiche, la mancosa e la mancosedda, hanno 5 fori, di cui quattro sono digitabili,  mentre il quinto foro (arrefinu) emette la nota più bassa e suona quando gli altri 4 sono chiusi.


Per la costruzione delle Launeddas non si usa la canna palustre phragmites australis, bensì la canna di fiume arundo donax, o canna comune, e la arundo pliniana turra, detta canna mascu o cann'e Seddori, un tipo particolare di canna che cresce principalmente nel territorio compreso fra Samatzai, Sanluri e Barumini.

La launeddas, a differenza di altri strumenti a fiato come la tromba o il flauto, producono un suono continuo e senza alcuna interruzione. Questo è possibile grazie alla tecnica della respirazione circolare o conosciuta anche come a fiato continuo. Questa tecnica consente di suonare lo strumento senza dover interrompere il flusso d’aria per poter prendere fiato. È una tecnica chiamata "respirazione circolare" 

Questo fattore è molto importante, perché essendo uno strumento sciamanico, usato ancora oggi, non solo nelle celebrazioni di sagre o ricorrenze, ma soprattutto in pratiche terapeutiche come quella de "S' argia Medina", di cui ho approfondito in un post. 


Osserviamo 

Tre canne

Nessun foro nel Tumbu, la canna più lunga

5 nella Mancosa, che viene legata a Su Tumbu. 

5 fori nella Mancosedda, la canna libera. 

5 fori. 

Direte. Cinque sono le dita, è chiaro che ci siano 5 fori. 

Ma data l'altissima frequenza emessa dal suono delle launeddas, è un qualcosa che va oltre 

5+ 5= 10 ( anche San Lorenzo di celebra il 10..casualità?) 

Dieci fori. 

Il principio creatore per eccellenza, si rivela attraverso la Frequenza, il Verbo, il suono. 

Archetipo Yod, Sacro Archetipo Ebraico 10

Prima lettera del tetragramma divino YHWH, o YHW, srmpre molto presente, in Sardegna, in ogni contesto e modo, anche nelle 10 scanalature della protezione nel braccio del Gigante di Mont'e Prama 

Archetipo Yod, con funzione "concentrazione". 

Il suono che emettono le launeddas è pregno, concentrato, penetrante, ipnotico. 

Il numero 5 ripetuto due volte. 

Sacro Archetipo Ebraico He', con funzione vita. Rappresenta il Sacro Femminino, la H mercuriale trasformativa, alchemica. 

Guardacaso, nel tetragramma divino, anche questo Archetipo He, il quinto, è ripetuto due volte. 

Questa tecnica viene utilizzata solo da pochi strumenti etnici nel mondo ed è spesso additata come più difficile della stessa diteggiatura. Riuscire nella respirazione circolare è il primo requisito per poter imparare a suonare le launeddas. 

Perché richiama lo stesso afflato divino della creazione. 

Il verbo

Il suono

La frequenza. 

Tre canne. Il principio stesso della creazione 

Le prime due, una maschile (senza foro), in rappresentanza dell'uno, come unità del Tutto, decimale, la Yod, 

La seconda, femminile, quinto archetipo Ebraico, He, con funzione vita. Valore numerico ghematrico, 5

Ripetuto anche nella terza canna, valore 5

Quindi abbiamo un 

10 +5 + 5

Valore ghematrico 20

Il 20 è il valore ghematrico della lettera, dell'Archetipo Kaf, undicesimo Archetipo, con funzione "penetrazione" 

Rappresenta l'energia divina che "penetra" attraverso l'ultimo dei 7 chakra, il chakra della Corona, Sahasrara, chiamato anche Regina. 

Questo, combacia perfettamente con la vibrazione penetrante, ipnotica, sciamanica, delle launeddas, che mettono in contatto con la dimensione spirituale, con il Divino. 

E, nello stesso tempo, rappresentano, in un linguaggio crittografato, come è nello stile della comunicazione della nostra Antica Civiltà, lo stesso Divino, nella sua versione di tetragramma YHWH 

Perché abbiamo la Y

Abbiamo le due H

e abbiamo anche l'anello di congiunzione 

1 + 5

Perché anche la canna più lunga, su tumbu, a cui viene legata Sa mancosa manna, produce una nota, quella tonica, su sui è incentrata l'intera impostazione melodica delle tre canne. 

Teniamo presente che su tumbu è lungo 60 cm, e, insieme alla Mancosa Manna, creano proprio un " 1+ 5", un 6.

Il 6, corrisponde al valore ghematrico della Vav, sesto Sacro Archetipo Ebraico, con funzione congiunzione. 

La WAW, o Vav, che indica unione degli Opposti, e che, nel tetragramma divino YHWH, unisce proprio la Y( su Tumbu) e la H( Sa Mancosa Nanna), le due polarità maschile e femminile.

Inoltre, sappiamo bene l'importanza del 6, del simbolo dell'esagono, drl fiore della vita a sei petali, della stella a sei punte, legato anche al cubito reale, tutti elementi di importanza primaria nella nostra Antica Civiltà, di cui ho parlato innumerevoli volte 

Il numero 60, in ghematria, corrisponde all'Archetipo Samech, il quindicesimo, con funzione "pressione" 

È la pressione esercitata da questo Archetipo ( gli Archetipi sono pura energia), affinché il Divino si manifesti. 

Ed essendo il quindicesimo Archetipo, sappiamo, come ho scritto molte volte, che è un numero sacro legato alla fertilità, giorno centrale, il più fertile, del ciclo lunare e mestruale. 

Ma conosciamo già questo 60, perché ho sottolineato come anche i 24 gradini della discesa del pozzo Sacro di Santa Cristina, i suoi 12 speculari, i 24 anelli della tholos, diano come somma, proprio un 60, perché anche nel pozzo di Santa Cristina, simbolo della manifestazione del Divino, è l'emblema stesso della fecondazione, della fertilità. 

Vedete quindi, come, tutto ha sempre una sua specifica simbologia molto profonda, in cui gli elementi sono legati tra loro.

In cui c'è una continua dialettica, una continua narrazione concettuale e simbolica che fa da filo conduttore, da koine', attraverso le più svariate manifestazioni di questa nostra civiltà ricchissima di contenuti, di simbologie, di narrazione, in continua dialettica con l'interlocutore, che diventa parte attiva di questa vasta letteratura densa di storia, al di là delle facili definizioni stereotipate, di uno strumento, come in questo caso, che rappresenta l'unione del maschile e del femminile. 

È molto, molto più di questo.

Rappresenta il principio creatore, come un tetragramma musicale, reso attaverso la creazione di questo strumento sciamanico. 

Non mi interessa indagare le comparazioni con altri strumenti simili.

Il prima e il dopo, di questo strumento. 

Per me, secondo i miei parametri, è abbastanza chiara, la sua decodifica. 

Uno strumento divino, di connessione con il Divino, così come è semidivino il bronzetto itifallico che lo fa esprimere. 

Il bronzetto di Ittiri. 

Ittiri

Ittico

ichthys

Relativo al "pesce alchemico" 

Alla Vesica Piscis, in cui convergono le due polarità, necessarie alla creazione. 

E, ogni volta, indagando, scoprendo che i pezzi del puzzle combaciano perfettamente, è un'emozione che a parole non si può descrivere.

Un Dono, anche oggi. 


Tiziana Fenu 

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Simbologia delle launeddas







sabato, ottobre 05, 2024

💜Amma dio dei Dogon

 AMMA 

È il dio supremo del popolo dei Dogon del Mali. 

Secondo il mito della creazione dei Dogon, Amma esisteva in forma di uovo, le cui quattro clavicole, unite tra loro, formavano quattro angoli contenenti i quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua. 

Dopo un primo tentativo di creazione non riuscito, Amma pose al proprio interno un seme e, pronunciando sette parole creative, lo fece vibrare e fece sì che esso si ingrandisse fino a trasformarsi in un’immagine umana. Amma divise in due l’uovo creando due placente, in ognuna delle quali pose dei gemelli, una coppia di maschi e una coppia di femmine. 

Questi gemelli erano emanazioni dirette e figli di Amma. 

Tuttavia, uno dei gemelli maschi, Yurugu (conosciuto anche come Ogo), desideroso di avere per sé una femmina, ruppe la placenta e tentò di ripetere la creazione di Amma. 

Nello strappo, Yurugu portò via un pezzo di placenta che divenne la terra. Non essendo riuscito a ripetere la creazione, né a trovare una compagna, Yurugu si accoppiò con la terra ma, così facendo, la corruppe, poiché accoppiandosi con essa si era accoppiato con la sua stessa madre. 

Amma tentò di risanare la creazione facendo dell’altro gemello maschio, Nommo, il signore dell’universo. 

Da Nommo, Amma creò altri quattro spiriti Nommo, che furono gli antenati dei Dogon. Gli spiriti Nommo e gli antenati discesero in terra su un’arca piena di tutto ciò che era necessario al risanamento della creazione. 

Con essi arrivarono la luce e la pioggia purificatoria, e attraverso di essi Amma creò tutte le cose – gli esseri umani, gli animali, le piante – per mezzo del seme che ognuno di loro portò con sé. Queste quattro tro coppie di Nommo generarono le quattro divisioni dei Dogon e l’organizzazione sociale dell’umanità. 

Amma risanò ulteriormente la creazione trasformando Yurugu in un animale, chiamato «volpe pallida», che vaga per la terra in cerca della sua controparte femminile. 

La «volpe pallida» lascia dei segni sulla terra perché siano interpretati dagli indovini, ma è Nommo che dirige e guida l’umanità. Quasi tutti gli eventi importanti nella vita dei Dogon sono preceduti dalla divinazione, che è dominio di Yurugu. 

Così Amma ha guidato l’universo attraverso la creazione, la rivolta di Yurugu e la parziale restaurazione da parte di Nommo. 

L’eredità del disordine di Yurugu – oscurità, sterilità, incesto e morte – è controbilanciata dalla luce, dalla pioggia e dalla fertilità istituite da Nommo. Yurugu rappresenta quindi la notte, e a lui appartengono i luoghi aridi e disabitati della terra. Per i Dogon, quindi, la creazione è caratterizzata da elementi complementari come il maschile e il femminile, cui si aggiunge l’elemento dei gemelli. 

Il buon ordine della creazione di Amma ha la sua controparte nel disordine della creazione di Yurugu.


Tratto da "Dizionario degli Dei" di Mircea Eliade Edizioni Jaca Book

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Amma dio dei Dogon






giovedì, ottobre 03, 2024

💙San Francesco

 Domani si celebra San Francesco d'Assisi ( Giovanni di Pietro di Bernardone - Assisi, 1181/1182 – Assisi, 3 ottobre 1226). 

Mi piace molto questo dipinto di Fuente de Cantos, "San Francesco in meditazione", 1660 circa, che ritrae San Francesco d'Assisi in preghiera. 

È un'immagine abbastanza particolare, che lo vede concentrato in una dimensione spirituale molto elevata, trascendentale, a livello del terzo occhio, del sesto Chakra Anja.

San Francesco non era un santo qualsiasi. Prima di diventare santo, ha fatto un percorso da grande alchimista quale era.

Si è spogliato di tutto il superfluo, tenendo con sé ciò che lo connetteva alla dimensione divina.

Si firmava, nei suoi scritti, con il simbolo della Tau, il ventiduesimo Sacro Archetipo Ebraico, che originariamente, corrispondeva al grafema della "X".

Solitamente, firmano con la X, gli analfabeti.

Come se il nome e il cognome non fossero importanti.

Lo sono, ma solo in questa dimensione.

È una connotazione umana, un segno identificativo, anagrafico, che comunque rivela una certa vibrazione e frequenza, nell'incarnazione.

La X come unione degli Opposti, come croce sulla quale si inerpicano e interagiscono in sinergia, le due polarità della Kundalini, la Ida e la Pingala, risalendo, come un serpente di bronzo mercuriale, il midollo spinale.

Risalendo dalle acque, dal Caos, e sublimandosi in aria, in vapore, più puro dell'acqua.

Domani siamo in Luna Crescente in Scorpione, segno d'acqua, e ancora sentiamo il riverbero del novilunio di ieri, in Bilancia, e dell'eclissi anulare. 

È stato un passaggio energetico molto intenso.

Estremamente squilibrate, ma finalizzato proprio al ritrovare il nostro baricentro. 

Il punto di unione, il chiasmo della X

La Bilancia è un segno speculare. 

Sollecita a trovare l'equilibrio tra due estremità. Verso ciò che ci corrisponde vibrazionalmente. 

Rimanda al nostro Gemello interiore, la nostra Fiamma, a cui San Francesco aderi, in totale verità, trasparenza e umiltà, nel corso della sua missione terrena. 

Fiamma Gemella, identificata anche con il suo corrispettivo Femminino terreno, la sua amata Chiara. 

San Francesco, che si firmava con la Tau, con il sigillo Divino, compendio di tutti gli Archetipi, tappa finale del percorso iniziatico terreno. 

Quel 22, che è il doppio di 11, il numero delle Fiamme. 

È anche correlato alla Stella di David, che è il simbolo geometrico della complementarietà degli Opposti. 

Domani saremmo sotto l'energia di una Venere che veicola questa dialettica di integrazione. 

Integrazione, che è l'ossimoro a cui San Francesco ha aderito con tutto il suo essere. 

Integrato nelle energie dell'Universo, ma non integrato nei confini imposti dalla società. 

Un ribelle Integro. 

Questo ha dato la misura della sua statura, del suo spessore, del suo messaggio energetico, sdoganato da qualsiasi fattore vettoriale decodificato dal sistema. 

E infatti, l'Archetipo di domani, è proprio il tredicesimo  Archetipo Ebraico Mem, la Sacra Madre Cosmica delle acque. 

La Madre ancestrale, amniotica. 

Saremmo anche sotto l'energia dell'Arcano XIII della Morte. 

Una morte, che è stata la compagna fedele di questa creatura straordinaria, che è morta a sé stessa, al suo ego, alle due origini terrene, al suo attaccamento ai beni terreni. 

Come un Appeso, Arcano XII,  colui che si distacca da tutti i beni materiali, proprio come San Francesco. 

Che ribalta la sua prospettiva 

Che deve percorrere la strada inversa a quella terrena. 

Che si deve sacrificare

Sacri-ficato, reso sacro, per un bene superiore, il suo

Se notate, la posizione dell'Appeso, sembra ricalcare il simbolo dello zolfo (un triangolo sormontato da una croce), ma capovolto. 

Un capovolto che sta tra due grossi rami, come tra le due colonne del Tempio di Salomone, "saggezza  e forza", Jakim( la Yod, il principio attivo maschile solare, lo zolfo) e Boas( la Beth, il principio passivo femminile lunare, il Mercurio), come tra le due nadi, Ida e Pingala, della kundalini, nella sinergia delle quali, avviene la trasmutazione. 

Solo a testa in giù, può essere come la rugiada, l'acqua più pura del mattino, che, adagiata sulla terra, sulla pietra, non può che evaporare, sotto l'azione del Fuoco. 

Metaforicamente, siamo sempre a contatto con il fuoco, con cose o persone che tendono a farci evaporare, con occasioni "zolfo". 

Ma il segreto, è ribaltarle, come fa l'Appeso, e padroneggiarle. 

Perché la pietra d'angolo, la Lamed, archetipo dodici, la misura, il parametro, ha con sé le due polarità in equilibrio.

Ha i due vettori in equilibrio. 

Come nel Pietro cristiano, che diventano fondamenta su cui costruire la nuova Chiesa.

Ho usato questa metafora, per indicare come, le fondamenta di noi stessi, di cui siamo cattedrali viventi, devono essere solide, e poggiare sulle due colonne portanti, le nostre due polarità gemellari e complementari, in equilibrio. 

E quando sei in equilibrio, nella tua Essenza, puoi essere baricentro e morire migliaia di volte a te stesso, sicuro di una rinascita. 

Perché diventi il tuo stesso Graal, il tuo stesso grembo. 

La tua stessa Mem. 

In questo, la Luna Crescente in Scorpione, segno mistico, introspettivo, segno d'acqua, e il Venerdì permeato dall'energia di Venere, convogliano verso questa sinergia, ripulita, scarnificata fino all'osso, come ci indica la dimensione della "povertà /umiltà" del nostro San Francesco. 

L'Appeso che  le due chiavi incrociate della coagulazione e della soluzione. 

Come la X con la quale si firmava 

Il chiasmo energetico, il punto di divisione/morte, e, al contempo, creazione, generazione, del ciclo riproduttivo. 

È domanda e risposta, e il tutto e il nulla. 

Si autorigenera. 

Autotrascende anche se stesso e i suoi limiti, i suoi attaccamenti. 

Rinasce da quello stesso fuoco che lo ha portato ad ebollizione, e ora rinasce come una Fenice, dal nulla delle sue stesse ceneri. 

È diventato il suo punto di Origine, il suo punto zero. 

Niente ha, e Tutto é. 

Non necessita di altro. 

Non aspetta la pioggia. 

Si fa rugiada dalla stessa terra dove lo hanno sacrificato. 

È stato talmente alchimista da ribaltare la situazione a suo favore. Da imparare a vedere e agire, in una prospettiva diversa. 

Questa Luna Crescente in Scorpione , è straordinariamente potente e vivificante, se riusciamo ad essere flessibili come l'Appeso, se tendiamo alla Vita, se sappiamo attraversare e gestire il Fuoco a nostro favore. 

Se abbiamo adattabilità, umiltà, se diventiamo occasione noi stessi, tanto da capovolgerci, da essere "sacrificati" al contrario, a testa in giù, perdendo dalle tasche, tutto ciò che non ci serve. 

Perché abbiamo già in noi, tutto il necessario. Siamo Mercurio vivente, con le polarità della kundalini attive, pronte ad esperire, a ricevere, e donare. 

Inizio e fine. Per riscrivere ogni volta una nuova versione di noi stessi. 

Con una Luna crescente che fa defluire fin nel nostro abisso ancestrale. 

Per rilasciare tutto, e ritornare alla Vita, alleggeriti. 

Che scarnifica, piano piano, fino alla luna Nera, alla Lilith della nostra intima Essenza e Verità. 

Questo, significa essere Maestri.

Lasciare che il Divino agisca proprio partendo dai nostri strati inferiori, dalle nostre debolezze, dal nostro vacillare, senza ripudiare questa nostra vulnerabile dimensione umana.

San Francesco era meravigliosamente umano e vulnerabile.

Si è fatto strumento. 

Si è lasciato "accordare" dal tocco divino, come un guerriero spirituale in perfetta padronanza del proprio Regno, interiore, soprattutto.

Quando le nostre corde interiori, le nostre contraddizioni, le nostre polarità, si accordano e si muovono sulle note di uno spartito comune, si può sentire tutta la melodia che esprimono, che si dilata verso l'esterno.

Armonia, sono gli opposti che si complementano, e che integrano e che bypassano ogni dualità. 

Allora si, che ci si sente fluire, come pioggia sul cuore, dove anche le lacrime, si amalgamano alla pioggia e diventano ristoro per una terra, per un cuore riarso, ma ancora fertile e produttivo.

Ti senti frattale di un disegno più grande.

Lascia che sia.

Lascia che Tu sia, in tutta la tua Pienezza e Verità.

Non necessiti di spiegazioni.

Sei già domanda e risposta insieme.

Semplicemente, " tu sei".

Il resto, verrà da sé.


Tiziana Fenu

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San Francesco



martedì, ottobre 01, 2024

💜La magia etrusca

 La caverna come utero primordiale e specchio lunare. 


Secondo gli Etruschi la caverna era costituita da organi interni simili a quelli dell’uomo, concetto che ritroviamo all’interno della Tradizione ermetica. 

I sapienti dell’Etruria erano convinti, come i Celti che che nelle propaggini dell’abisso pulsasse una corrente vitale in cui i corsi d'acqua i crateri infuocati, il magma che ne fuoriusciva simile al sangue, i sifoni (passaggi sotterranei invasi dall'acqua), si trasmutavano, sul piano simbolico, in una copia dell'organismo umano. 

Questa relazione archetipa tra il corpo la sua interiorità e il Macrocosmo (Universo), porta alla luce una narrazione che travalica il tempo, un racconto mitico che vede l’uomo come Microcosmo. 

In questa simbolica l’Universo stesso è una copia di proporzioni infinite assimilabile al corpo umano e viceversa. 

Si tratta di un mito arcano la cui genesi è riconducibile al cammino iniziatico dei futuri Lucumoni, i sacerdoti e sapienti etruschi. Tale iniziazione era connessa, come spiegato, ai luoghi ctonii, ossia sotterranei (pensiamo alle vie cave) in cui si venerava la grande dea Uni, incarnazione della Grande Madre signora della Terra, che regnava in questi siti simboleggianti l’utero (utero primigenio) quale elemento di rinascita dalla vita profana a quella sapienziale. La dimensione parallela, ossia l’universo invisibile, è simboleggiata dalle arcane cavità terrigene. 

Tali pertugi (bui e quasi inaccessibili, in cui secondo la tradizione ermetica, dimorano gli gnomi, guardiani dei minerali e delle pietre preziose o spiriti elementali della terra), venivano considerati sacri dagli Etruschi, mostrando, in base alla loro cultualità, l’autentica natura delle terre altre, la cui simbolica è racchiusa nei depositi litici, nelle stalagmiti, nelle stalattiti, nei minerali, nelle esalazioni di zolfo, nelle fumarole e infine nei vortici d’acqua che scaturivano dalle sorgenti sotterranee, producendo un rimbombo simile al tuono che squarcia l’aria con la sua potenza, generando una eco fortissima, creando immagini cariche di fascino tipiche dei siti sotterranei, configurazioni caleidoscopiche colme di incantamento. Questi elementi naturali, dunque, davano vita sempre in maniera simbolica, a una visione magico-sacrale. Tra i luoghi più significativi legati a questa cultualità, segnaliamo la grotta carsica conosciuta come “grotta del leone” sita sui monti pisani, in località Agnano, nel comune di San Giuliano Terme. 

In questo luogo incantato, peciale, le vibrazioni del passato sono più intense e tangibili. 

La “Terra di confine”, dunque, indica la via verso il reame delle ombre, dove ogni cosa appare possibile e nulla può impedire il concretarsi di elementi misterici mossi da una forza sconosciuta che presiede al Tutto. Scriveva il sommo Lucio Apuleio, iniziato ai Misteri di Iside e a quelli etruschi-cabirici: 

“Mi accostai al consiglio della morte e battuta la soglia di Proserpina, 

passando per tutti gli elementi, feci ritorno 

e mi presentai agli Dèi superiori e inferi 

e li adorai da vicino: 

di mezzanotte io vidi il Sole”. 

Nei riti di incubazione tale connotazione occulta era diffusa, ed era riconducibile alla rinascita che seguiva alla morte dell’iniziato. Nell’antica Etruria le grotte venivano dedicate al dio Selvans (il romano Fauno o Silvano) divinità dei boschi e signore delle profezie in tali santuari sotterranei si trovavano delle are cultuali e sacre. Chi intendeva ottenere una visione soprannaturale doveva trascorrere la notte al loro interno avvolto in una pelle di pecora, attendendo la comunicazione trascendente operata dal dio. Si comprende in tal modo l’importanza che gli Etruschi riservavano ai recessi sotterranei, permeati di quella forza tellurica che scaturisce dal profondo, capace di concretare un contatto con le divinità ctonie e la sacralità che a esse si accompagna. Le fonti e le sorgenti presenti nelle propaggini della terra costituivano per gli Etruschi un elemento sacrale legato alla rigenerazione. Si spiega così il ruolo ricoperto dalle acque sacre, simboleggianti la rinascita.


Tratto da 

Stefano Mayorca "La magia etrusca" Edizione De Vecchi

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La magia etrusca




lunedì, settembre 30, 2024

💙Eclissi anulare novilunio/cometa

 Mercoledì 2 ottobre, con un novilunio in Bilancia, avremmo anche un'eclissi solare anulare

Saremmo sotto l'energia del Sacro Archetipo Kaf, l'undicesimo, con funzione "penetrazione", chiamato anche la Corona, e sotto l'energia dell'Arcano Maggiore XI della Forza.

Una corrispondenza molto intensa, perché intorno alla luna si formerà un anello di Fuoco.

Una Corona di Fuoco, per usare la stessa simbologia archetipale della nostra Kaf

Un'eclissi che non sarà visibile dall'Italia, ma solo nel Cile e Argentina Meridionale, alle 15:42, e che, corrispondera', all'orario italiano, alle 17:42, della durata di 7 minuti e 25 secondi.

Pare che la zona in cui si vedrà meglio, sia l'isola l'isola di Pasqua, o Rapa Nui, nell'Oceano Pacifico.

Questo è molto singolare, perché l'isola di Pasqua, è condiderata un residuo emerso, della civiltà di Atlantide, Mu o Lemuria, abitata dai Moai. 

Ho scritto che è singolare, perché in concomitanza di questa importante eclissi anulare, si manifesta anche l'apparizione della "cometa di Giacobbe", il cui nome esatto è C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS

Atlas

Atlantide

ATL

La civiltà Atlantidea era legata alla forza delle acque, e ATL significa proprio acqua. 

Una parola che ha le sue radici nel nahua, un'antica lingua parlata in Messico tra i nativi. 

La stessa lingua che si parlava ad Atlantide. 

La lingua di Atlantide è chiamata "Watan". Quindi, da atl derivano le parole Atlantide e Atlantico, entrambe collegate alle acque, alla dimensione nettuniana delle forze superiori della Luna. 

Watan 

W come la M  rovesciata della Mem(tredicesimo archetipo, le Acque Madri Cosmiche) e la W del ventunesimo Archetipo Shin ( come il tridente di Nettuno), il Fuoco Sacro

Acqua e Fuoco, in sinergia. 

Un novilunio che si manifesta in un mercuriale mercoledì, tra l'altro. 

Il mistero del serpente di ottone di Mosè, il Nahash, del quale ho parlato altre volte, che su erge, come forza elettrica ascensionale, quando riesce ad emergere dalle acque inferiori verso quelle superiori. 

Ottone 

Rame più stagno. 

Femminile e maschile in sinergia. 

La kundalini. 

La Divina Madre Kundalini. 

La Shekinah. 

L'Albero della Vita. 

L'Oro. 

La dimensione lunare della creazione. 

Nettuno, che governa gli Oceani e la luna. 

E anche la nostra cometa, ha a che fare con Nettuno. 

Si ritiene che la cometa Tsuchinshan-ATLAS abbia origine dalla Nube di Oort, una regione teorizzata dello spazio che circonda il nostro Sistema Solare e che non è stata ancora osservata direttamente. 

Si ritiene che sia un vasto guscio sferico di corpi ghiacciati, tra cui comete, oltre l’orbita di Nettuno. 

La Sephirah Yesod, la nona, nell'Albero della Vita, è governata dalla Luna, è rappresenta il Fondamento. 

L'abisso. 

Il Grembo uterino

Abisso/bisso

Il bisso. 

Il prezioso bisso dorato, la seta del mare, che ancora viene filato da una nostra Jana sarda, la sacerdotessa del bisso, Chiara Vigo( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/in-sardegnanell-isola-di-santantioco.html?m=0), un filato regale antichissimo, che vestiva re e sacerdoti. 

Un giuramento, “il giuramento all'acqua”, ne impedisce la commercializzazione.

L'oro sono gli atomi solari del nostro sistema seminale; vale a dire l'oro potabile del seme, il liquido cerebrospinale. 

Ciò che è nella materia, ma può avere una vibrazione altissima, che va oltre la materia, oltre le acque inferiori. 

L'Archetipo 9, la Teth, è infatti il Femminino, il Grembo, la Sophia, la conoscenza. La stessa Kundalini Creatrice, in equilibrio con le sue due polarità. 

Le fondamenta si creano sull'equilibrio. 

Nell'eclissi anulare di dopodomani, la luna, elemento acqua, si manifesta con un anello di Fuoco solare intorno ad essa. 

Avremmo quindi un perfetto bilanciamento, anche se molto intenso, dei due elementi, Fuoco ed acqua, in perfetta corresponsione con il segno solare della Bilancia e del novilunio proprio in Bilancia. 

Tutto spinge verso il bilanciamento, perché in effetti, tutto, intorno, si sta fortemente sbilanciando.

Ed è fondamentale, in questa dimensione che ci viene indicata da queste straordinarie corrispondenze astrali, trovare la nostra Essenza Monadica, come ho scritto anche negli ultimi miei scritti. 

È un passaggio fondamentale, che deve trascendere le tante mistificazioni e distrazioni esterne. 

Nell'acqua troviamo le nostre origini ancestrali, che certamente sono amniotiche, genetiche, ma il salto si deve fare attraverso la vibrazione, di cui l'acqua è veicolo..

Acqua come veicolo della dimensione divina

"L'aleggiare sulla superficie dell'acqua" 

È una metafora costantemente presente nelle Sacre Scritture. 

Cristo che cammina sulle acque, 

Lo Spirito di Dio che, in fase di creazione "aleggia" sulle acque. 

Si parla quindi, di "acque superiori, non" fisiche" 

Nella dimensione dell'Aria, che rappresenta la sinergia dell'acqua e del fuoco. 

L'undicesimo Archetipo Kaf, con funzione "penetrazione", che rappresenta una corona, una mano aperta a ricevere il dono del compenetrare l'essenza delle cose, senza farci distrarre dall'apparenza, ci aiuta in questo passaggio baricentrico. 

L'Arcano Maggiore XI della Forza, ci offre il Dono della corresponsione, attraverso l'energia della vibrazione. 

La stessa vibrazione delle "acque superiori" che dobbiamo attraversare. 

La ragazza che apre le fauci del leone. 

Si comprendono, si prendono reciprocamente, attraverso la stessa vibrazione, e creano un legame, una creazione, un ponte tra opposti, come il simbolo dell'infinito rappresentato in questo Arcano. 

Questo , perché, sono andati oltre la stessa genesi che li legava all'acqua, come dimensione amniotica cosmogonica, nettuniana, lunare, femminea. 

Sono arrivati fino alla vibrazione. 

Abbiamo delle corrispondenze straordinarie, per questo passaggio, come avete visto, ed è tutto straordinariamente collegato. 

Tra l'altro, anche per l'importante eclissi solare dell'8 aprile, abbiamo avuto il passaggio della cometa 12P Pons Brooks, di cui ho approfondito nel mio scritto, estremamente legata alla simbologia del Serpente Piumato( e ritorniamo in ambito mesoamericano) 

-https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/il-serpente-piumato-ed-eclissi-842024.html?m=0

Il richiamo è verso la rinascita, dalle acque inferiori, a quelle superiori, sempre nella dimensione del Femminile, dell'accoglienza, della comprensione oltre il visibile.

Nell'athanor alchemico del nostro grembo, dove si può manifestare l'oro. 

È una dimensione vibrazionale, nella nostra stessa monade. 

Quella è la creazione del corpo astrale.

Un anello di Fuoco. 

Rinnovare l'antica Alleanza tra Umano e Divino. 

Ho trovato, anche stavolta, tantissimi rimandi e correlazioni, di cui ho fatto solo cenno, per non ingarbugliare troppo l'esposizione. 

Ma è ad una vibrazione molto alta, ed è ciò, che l'Universo ha pianificato per l'umanità. 

Perché l'Universo ci ama immensamente. 

Ciò che non possono controllare. 

Occasioni. 

Sincronismi. 

Rimandi. 

Echi della nostra vera Essenza. 

Dobbiamo ritornare a Casa. 

Alla nostra Presenza e Pienezza. 

Buon passaggio. 

Con infinita gratitudine sempre 


Tiziana Fenu e 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

La cometa C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) 

 ripresa dal deserto di Atacama (Cile) da Yuri Beletsky Nightscapes: 

(Credit Passione Astronomia https://www.facebook.com/share/p/63QTojzAcHcWEQqc/) 

Eclissi anulare/novilunio /cometa



sabato, settembre 28, 2024

💙29 settembre San Michele

 


Domani 29 settembre, luna calante in Vergine, si celebra San Michele Arcangelo

San Michele, che ha un legame particolare con il numero 9, 

Domani saremmo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Yod, il decimo, correlato all'Arcano X della Ruota della Fortuna, quasi a celebrare l'inizio di un nuovo ciclo. 

Il numero 9 è legato al nono Sacro Archetipo Ebraico Thet, con funzione "cedente",  poiché simboleggia il grembo che accoglie, il Femminino, e dall'Arcano Maggiore IX dell'Eremita, che ci manifesta quanto siamo supportati in questi importantissimi passaggi energetici tra l'equinozio d'autunno e i portali dell'eclissi ad ottobre. 

Abbiamo una corrispondenza straordinaria, in particolare con l'Arcangelo Michele, che insieme agli altri due, Raffaele e Gabriele, è onorato in questa celebrazione del 29 /9

Una trinità di energie, che si esplica, triplicata, attraverso questo Archetipo guida, la Teth del percorso iniziatico, della gestazione, della creazione, del "3", Sacro e trinitario, moltiplicato per sé stesso, in una forma tridimensionale, che è tempio sacro di creazione, grazie anche al Fuoco interiore, che sempre arde, dell'Eremita. 

L'Arcangelo Michele, come il più "Eroe" e Guerriero spirituale tra i tre Arcangeli. 

C'è una straordinaria corrispondenza con il numero 9, che riguarda proprio la Sacra di San Michele, 

La Sacra di San Michele fu fondata dall'aristocratico francese Ugo de Monvoisier, tra il 983 e il 987, sul monte Pirchiriano, nel comune di Sant'Ambrogio di Torino.

Il culto micaelico, praticato dai Longobardi, fu ereditato dall'Imperatore Federico I Barbarossa, che lo trasmise al nipote Federico II, che lo estese a sua volta nel Regno e nell'Impero. Diffusosi ampiamente, si ipotizza che il culto di San Michele Arcangelo fosse già presente in Val di Susa, a partire dal VI secolo circa periodo in cui fu presumibilmente eretta, proprio qui, una chiesetta-cappella dedicata all'Arcangelo.

Secondo una leggenda, l’ex arcivescovo ebbe la visione dello stesso Arcangelo Michele, che gli ordinò di erigere un santuario. Gli stessi angeli avrebbero infine consacrato la cappella, che di notte fu vista dalla popolazione come "avvolta" da un grande fuoco.

Per poter raggiungere la Porta dello Zodiaco alla Sacra di San Michele, il visitatore deve salire un totale di 243 scalini, chiamati lo Scalone dei Morti, quasi in una sorta di "cammino ascensionale". 

Ebbene. 

La somma delle cifre che compongono il numero 243, corrisponde proprio al numero 9, come il nostro Archetipo Teth 

Un percorso "ascensionale" che si snoda attearso lo Scalone dei Morti, perchè lungo di essa furono ricavate delle nicchie che custodivano i corpi dei monaci defunti. 

L'Eremita, l'Arcano Maggiore IX, rappresenta proprio un monaco. 

Lo Scalone come metafora del condotto uterino, che si snoda in via ascensionale come un serpente, una grotta, che accoglie come un grembo, i defunti, la chiusura di un ciclo, per offrire la possibilità di una rinascita, indicata verso il Portale dello Zodiaco, che simboleggia una completezza cosmica, un unione tra cielo e terra, un ciclo astrale che è in connessione con il ciclo terreno. 

Il rimando alla simbologia del numero 9 è straordinario, anche perché questo  antro artificiale è stato costruito proprio nel cuore del monte Pirchiriano, e sappiamo che il monte, la montagna, oltre la simbologia di elevazione spirituale, ha in sé proprio il senso del grembo uterino, veicolo di Ascensione, in questo caso, verso l'Assoluto. 

La retta di San Michele, che passa proprio attraverso la Sacra di San Michele, è formata da circa 2000 km che unisce i cinque principali luoghi di culto in Europa, dedicati all' Arcangelo Michele, e che, allungandosi di altri 2000 chilometri, arriva  a Gerusalemme. 

La Sacra di San Michele è stata edificata come luogo di controllo dell'energia del Drago. 

Sotto la crosta terrestre, nelle sue profondità, ci sono forze enormi, che sono concentrate in certi luoghi. Erano, e sono, le forze della Dea Madre , di Madre Terra, le cui raffigurazioni sacre, tra cui anche Iside e la Madonna Nera, simboleggiavano l'Antico patto tra il fuoco e l'acqua. 

Quindi grandissime forze a servizio dell'umanità, Ma anche, se usate male, al servizio dei maligno. 

Il Santuario di San Michele  rappresenta il  chakra principale, dei chakra della Terra, il quarto( corrispondente al Chakra del cuore) di tutti i 7 chakra che sono attraversati dalle principali linee del Drago. 

Forma, insieme al Monte Musinè, una concentrazione di energia che ha una fortissima forza selvaggia e che si manifesta con conformazioni rocciose insolite piene di materiali forti e nocivi, se liberati, perché sono forze  di manifestazione di forze spirituali nocive su altri piani, bilanciate però dalla potenza e forza attrattiva della Sacra di San Michele, verso le energie cosmiche, le quali si manifestano sotto forma di apparizioni continue e scie colorate, e globi luminosi. 

Persino la vegetazione che vi cresce è diversa dal  resto della zona.

Torino nome, ricorda la divinità del Toro, è  ed un grande centro energetico spirituale,  forse il principale, tenuto in equilibrio per secoli dalla spiritualità rappresentata da San Michele,  che cerca di domare e tenere nel sottosuolo queste grandissime forze energetiche in attesa del risveglio. 

Nei progetti umani vi è stata l'intenzione di sconvolgere questo chakra terrestre così importante, probabilmente per liberare queste forze Oscure dalla Profondità della terra, bilanciate dalla vicina e benefica Sacra di San Michele, tentando di scavare una normale galleria nelle viscere della montagna sacra , per distruggere le nadi sacre di questo   equilibrio energetico, e causare una interruzione nel fluire di queste energie, tenendo conto che vengono in  superficie anche elementi molto tossici come  uranio e amianto. 

Ma gli abitanti locali, depositari di antiche memorie ancestrali,  si oppongono, perché la Sacra di San Michele è il punto centrale che collega tutte e sette le Sacre dislocate in Irlanda, Cornovaglia, Normandia, Piemonte Puglia, isola di Simi in Grecia e Monte Carmelo in Galilea, la quale, quest' ultima,  ha segnato il crocevia nella  storia dell'umanità.

Un luogo sacro riconosciuto in tutto il mondo.

7 chakra come le Sette Chiese dell'apocalisse, al cui centro c'è la sagra di San Michele, che rappresenta il quarto chakra , quello del cuore, la cui Potenza e comunicazione con il divino non deve essere allentata, per il bene dell'umanità.

Ma San Michele è legato anche alla simbologia delle costellazioni. 

Aldebaran è una stella appartenente alla costellazione del Toro, e appartiene alla cintura di Orione insieme a Sirio.

La costellazione di Orione viene rappresentata come un principe delle Milizie celesti come, l'Arcangelo Michele, che ha una postura di difesa. 

Con l'armatura sembra quasi che voglia fronteggiare la costellazione del Toro.

Studi astronomici confermano che Sirio, che inizialmente si trovava sul lato sinistro della Via Lattea, lentamente  si è spostata, a cominciare da 60.000 anni fa, sulla sponda opposta della Via Lattea, nella stessa area stellare abitata dalla costellazione del Leone ( i leoni sono legati alle Pleiadi, e quindi a Sirio) e dell'Orsa Maggiore, e pare che sia avvicinata a noi , allineandosi  con la stella Righel e Saiph ( che sembra foneticamente  molto simile a Sofia), per contrastare la forza distruttiva dei Baalim.

Da Sirio e da Aldebaran, provengono le entità non terrestri maggiormente coinvolte nelle dinamiche energetiche vitali del nostro pianeta.

Sirio e' la dimora Celeste degli Elohim,  dei Dogon, invece Aldebaran, è la stella di provenienza dei Baalim degli Anunnaki, dei Sumeri ( in effetti Sumeri in sardo significa il padrone), così narra la storia "non ufficiale". 

I primi, si dice, fossero i creatori della vita sulla terra , i mentre secondi sono gli intrusi.

Sirio e' l'occhio che tutto vede. 

Sir- orus. 

Signore d' Oro, simbolo della civiltà egizia, ed è la Stella Azzurra , l'occhio che è la parte positiva del Toro. 

Sirio e Aldebaran sono due stelle di due mondi lontani e sono divisi dalla costellazione di Orione e separati sulla terra dalla linea della Sacra dell'Arcangelo Michele.

Luce ed Ombra che si contendono il destino dell'umanità in una guerra millenaria. 

Secondo molti studiosi, pare che Aldebaran si stia allontanando dalla sua posizione giorno dopo giorno.

Secondo gli ebrei lo scudo di David,  formato da 2 triangoli che si intersecano e che rappresentano il  numero sei , quindi la forza degli opposti,  auspicava la protezione delle Milizie celesti, quindi del Guerriero Michele, che come  uno scudo vivente allontana gli spiriti maligni.

Una sinergia, del Maschile e del Femminile, che si incontrano domani, con luna calante in Vergine, e sotto il segno della Bilancia, che armonizza queste energie. 

Avevo approfondito di questa straordinaria sinergia tra San Michele e il suo Femminino, identificato con la Dea del Fuoco Brigida, festeggiata per la candelora del 2 febbraio, come un "Eremita al maschile", la Dea Guerriera che porta la Luce, proprio in un mio scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/il-primo-febbraio-si-festeggia-da-noi.html?m=0) 

"Il primo  febbraio si festeggia( da noi si festeggia il 2, come rito della Candelora) il rito della Dea del Fuoco,  Brigid, la Dea Celtica, la dea Madre, la guerriera , ma anche la Sposa , perche Bride  vuol dire sposa. 

E il simbolismo di vestire di Bianco deriva dall' antico animale totemico Cigno connesso alla Dea - Brigid - Bride , perche le sue piume connettono al regno divino superiore

Ma tra le divinità, tra gli arcangeli, uno sposo molto probabile può essere l'arcangelo dalle ali bianche, l'arcangelo Michele.  

Guerriero di luce. 

Guardacaso anche Brigid( il cui nome da origine alle isole della Britannica),  è connessa fin dal neolitico, ai fuochi, ai fabbri, all'alchimia e  all' antica arte guerriera. E infatti dal suo nome deriva la casta fuorilegge dei briganti. Una donna amazzone, una valchiria

E guardacaso il monte Pirchiriano su cui sorge la Sacra( che era abitato dai porci- cinghiali , gli animali sacri ai Druidi e dalla casta druido guerriera ) si chiama proprio Braida. 

Pirchiniano significa anche Fuoco Divino, perché il vescovo di Torino che era salito sul monte per consacrare l'abbazia, non lo fece più perche durante la notte, sopra di essa si manifestò un globo di luce, fuoco e fiamme, in un'esplosione che "benedì'" la chiesa direttamente ad opera di Dio. 

All'interno del santuario c'è la  cima di pietra, la punta originale  del Pirchiriano ai piedi di un' enorme colonna a simboleggiare la Natura, il femminino sacro custodito in un luogo di culto dove magia femminile( Terra) e maschile( Cielo) si incontrano

La casta guerriera dei Templari( i Guerrieri della Luce,derivano il loro nome  dal Tempio di Salomone, in quanto nati a Gerusalemme nel 1118 ) strettamente legata alla Linea di San Michele, è una continuazione dell'antico lignaggio druido. 

Il fondatore dei Templari, san Bernardo di Chiaravalle , un druido, si dice che da piccolo si abbevero' di latte al seno di una statuetta della Vergine Nera, che è un icona riferita all' Antica Dea Madre Brigid  connessa alla Mucca Divina e portatrice di abbondanza, la quale , alla sommità del suo seno (il Bric , la montagna), come Dea Madre Terra,  incontra il suo maschile divino  che scende, Michele. 

Quindi i Templari guidati dal Druido San Bernardo, organizzano una spedizione a Gerusalemme nel 1118( ..strano..la somma fa 11) per disepppellire qualcosa ( l'Arca dell'Alleanza o il Santo Graal) e diventando ufficialmente i guerrieri sacri della Cristianità ( sono devoti a San Michele e alla Dea - Notre Dame indica  il nome che coniò san Bernardo riferendosi alla sua Dea che l'aveva allattato, quindi dalla quale aveva ricevuto l'iniziazione dal femminino Sacro). 

La linea di San Michele connette proprio Gerusalemme all'Irlanda( l'ultimo depositario dell'antichissima sapienza druido celtica). 

I Templari rientrarono in Francia 10 anni dopo, pesando dalla Val di Susa, quindi dalla Sacra, dove nel 1128 compare il portale dello Zodiaco, un libro su pietra scolpito da un certo Maestro Nicholaus ( una summa del pensiero esoterico pagano cristiano alchemico medioevale). 

Brigid è anche la tessitrice. 

Regge il fuso( simbolo maschile e femminile contemporaneamente)

E i templari erano connessi al Sacro Graal, a anche ad  Artù, che in celtico significa Orso. 

E la catena di monti dietro il colle Braida si chiama proprio L'Orsiera

E Artù' come si chiama di "cognome"?

Pendragon. 

E per inciso, riguardo Michele e il suo drago, le linee sincroniche di energia  dove in antichità si innalzavano menhir , dolmen,ecc,  erano chiamate le linee del Drago.. Cioè affioramenti di energia vitale della Dea. sacre Vene e arterie femminili". 

Corrispondenze e rimandi straordinari,, San Michele, il suo Sacro Femminino, la linea del Drago e luna calante in Vergine. 

Tutto ci parla di coraggio, di forza, di Amore, di Antica Alleanza che si rinnova, anche attraverso una corrispondenza numerica che si snoda, come un serpente, come una linea del Drago energetica, che attraversa anche i nostri cuori, in un'unica vibrazione. 

Niente sarà più come prima, e, mentre lo scrivo, ho i brividi. 

Siamo già molto ALTROVE.

Dove siamo sempre stati.. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Decorazione parietale Basilica Sant'Apollinare Ravenna


29 settembre San Michele








💛Tratto da "I popoli del Mare" di Leonardo Melis

 Un interessante excursus, dal 5000 aC, fino al 215 dC, tra le dinamiche di espansione, spostamenti e precisazioni riguardo il popolo degli Shardana, realizzato da Leonardo Melis, identificato, dalla maggior parte degli studiosi, come il popolo degli antichi Sardi, che rivela quanto sia stata importante e determinante, la loro presenza nel quadro socioeconomico di svariati millenni, anche oltre il bacino del Mediterraneo. 


"Per il piacere di alcuni lettori, soprattutto Sardi, ma non solo, vogliamo al solito pubblicare una Cronologia del popolo probabilmente più documentato fra i Popoli del Mare: i Shardana; naturalmente senza trascurare i loro fratelli. 

Quindi Per aiutare i lettori a un’attenta visione di quanto scriviamo, abbiamo ripreso la cronologia già descritta in “Shardana i Popoli del Mare”, completandola con le nuove acquisizioni e i nuovi fatti riguardanti questi popoli. 

Lo facciamo a cominciare dall’età precedente il Diluvio Biblico, quello scoperto da Sir Leonard Wooley e datato intorno al 5000 a.C. 


Età prima del Diluvio. 

I dieci Patriarchi della Bibbia sono i primi dieci Re Sumeri? Esiste una tavola indicante le corrispondenze fra queste figure leggendarie. Ziusudra (Ut-Noah-Pishtim in akkadico) il decimo re sumero pronipote di Enmenduranna, era il Noah biblico pronipote di Enoch. 


Enoch il 7° Patriarca biblico risiedeva nel “Terra di Dan”. Fece un viaggio in Occidente e visitò una “Torre di Granito” accompagnato da Uriel. (Si riferisce forse a un nuraghe? O preferibilmente alle Piramidi?). 


I figli e i discendenti di Noah erano i capostipiti dei P.d.M. (Genesi, X). Nella “Tavola delle Genti” sono nominati i Pheleset, i Danai, i Libu e altri della etnia “che uscì da Ur” Etana (Edana), il primo re della prima città degli uomini: Kish. Antenato di Sargon. 


3150 a.C. circa: La “Paletta Narmer” rappresenta guerrieri con elmo cornuto. Sono Shardana? 


2800 circa: DEN, faraone della I Dinastia era Shardana? Il suo nome: Sher-Tani-Atet! Un nome troppo simile per essere casuale. Nimrud, il mitico re della torre di Babel (Babai El, Dio Padre) era Sargon di Akkad (Babai Sardan). 


2450 (2350): Sargon di Akkad fonda la dinastia Sargonide (Sardonide-Sandanide? Una dinastia con questo nome esisteva in Lydia secoli dopo). 


2300-2000: all’incirca in questo periodo, in Mesopotamia, scoppia una terribile carestia durata più di 300 anni,  che provoca l’emigrazione verso Occidente. Periodo Biblico: “In seguito a questi fatti la Tribù di Abramo esce da Ur dei Caldei e dopo un vagabondare attraverso i monti della Siria si stabilisce ad Harran, città gemella di Ur e sede del santuario del Dio Nanna Sin” 


1800: Stonehenge, tempio megalitico in Inghilterra, è costruito da popolazioni arrivate dall’Asia Minore(?). 1800 i P.d.M. si insediano nel Mediterraneo. 

In Sardinia, in Sicilia e Toscana  nascono le prime città URim. Roma sarà secoli dopo L’UR.be per eccellenza: la città eterna. 


1700: Gli Hyksos, di razza indoeuropea con mescolanze di razza semitica, invadono l’Egitto. Sono i “Capi di Terre straniere”, “Popoli del Mare”. Nello stesso periodo nelle Baleari accade una catastrofe che cancella una Civiltà ivi residente e contemporaneamente avviene la distruzione della prima Civiltà Cretese e, all’incirca nel 1800-1750, l’incendio di Troia IV (ad opera degli stessi Popoli del Mare?). 


Periodo Biblico: Carestia, Ebrei in Egitto, Giacobbe e Juseppe. 


1700 circa: Yu-Ya, (Jussuph, Giuseppe), un funzionario Abiru(?) alla corte del faraone Hyksos. 

La mummia di Yu-Ya (museo del Cairo) ha i capelli rossi (come Esaù, Akenaton, Eracle, i Shardana, gli Akey ei Danai di Omero, gli Irlandesi oggi …) 


1600: Il “Disco di Nebra”, la prima rappresentazione riferita a costellazioni e all’astronomia, ritrovato nel Centro Europa. C’entrano i Keltoi (Kaldei?), ossia i Tuatha de Dana. 


1600: Navi del tipo “shardana” o dei Popoli del Grande Verde, dipinte sulle pareti rocciose in Svezia e Norvegia. 


1600: 3 navi del tipo “shardana” di questo periodo sono emerse dal fango in località Nord Ferriby (York Shire, Inghilterra). 


1600: Hattusilis fonda l’impero Ittita. Nascita di Micene (Akwasa, Akayasa, Akey). 


1568-1545: Il faraone Amon-Mose (Amose) batte gli Hyksos e li spinge nel Basso Egitto. Essi s’insedieranno nella regione di Jessen, presso la loro capitale Tanis (Danis). Nella stessa regione sopravvivono i discendenti di Yu-Ya (Jussuf, Giuseppe), gli Habiru (Abiru, Ebrei). Qui altri faraoni successivamente ripristineranno il culto del Dio degli Hyksos: Set. 


1530-1520: Tuthmosis I (Toth-Mose) sconfigge il Mitanni e la Siria fra le cui fila militano contingenti Shardana. 


1500-1400: il bronzo è lavorato in Sardegna con tecniche già di rara bellezza e perfezione. La Corsica e le Baleari sono conquistate da un Popolo proveniente dalla Sardegna. 


1500-1470: L’isola di Thera (Santorini) sparisce in seguito a un’eruzione vulcanica, comincia la decadenza di Creta. 


1460 a.C: Tuthmose III batte i Cananei e conquista la fortezza di Megiddo (Magedon). Qui ben altre battaglie  si combatteranno nella storia dei Popoli. 


1450: gli Akayasa e i loro alleati Shardana invadono Creta e distruggono l’Impero Minoico (Plutarco). Racconta ancora Simonide di Ceo che  “I Shardana conquistano Lemno e Imbro, rapiscono le donne ateniesi, passano in Laconia e si stabiliscono a Creta. Alcuni di loro sono catturati durante il primo sbarco e vengono condotti a morire fra le braccia arroventate della statua bronzea di Talo. Essi vanno incontro alla morte ridendo” da questo episodio deriverebbe il Sardus Gelo di Omero; si, insomma, il Riso Sardonico. 


1355: ambasciatori dei Popoli del Mare portano doni al faraone Amenophe IV e alla regina Nefertiti, invitandoli a tornare al culto dell’Unico Grande Dio (della Grande Dea Aten). 


1335: una nave reale, con a bordo gli ambasciatori dei P.d.M. affonda di fronte alle coste dell’Anatolia, tra Cipro e Ugarit. A bordo vi è un carico incredibile. Armi,  9 tonnellate di rame sardo e 1 tonnellata di stagno di Simbabwe. Il quantitativo per armare un intero imponente esercito. Forse quello di Troja/Ilio o forse quello ittita. Un anello di Akenaton e il sigillo di Nefertiti. E’ il relitto di Uluburun.


1350: Morte di Akenaton. Il generale Horemheb insedia sul trono Smenkara, fratello di Akenaton. Dopo la misteriosa morte di quest’ultimo, farà regnare il figlio del faraone eretico: Tot-hank-Aton, che prederà il nome di Toth-Ank-Amon (Tutankamen). Pochi anni appresso, lo stesso Horemheb metterà sul trono il suo vice comandante dell’esercito e comandante della Guardia Reale, che prenderà il nome di Ramessu I e fonderà la XIX dinastia. 


1330 circa. Alla morte del giovane faraone Tothankamon, forse assassinato, Horemhab nominerà suo erede il generale dei mercenari Shardana e Libu Ramessu, che fonderà la XIX dinastia. 


1294: battaglia di Qadesh: Ramesse II si salva dall’attacco degli Ittiti con l’aiuto di un contingente di mercenari Shardana. Altri Shardana combattono al fianco degli Ittiti stessi, Ramesse li chiama “Shardana del mare, dal cuore ribelle, che nessuno sa come contrastare”. 


1290: un attacco micidiale è portato all’Egitto di Ramesse da parte dei Popoli del Mare. 


1278: Esodo. Un gruppo numeroso di perseguitati religiosi e alcune tribù semitiche stanziate ai confini orientali, al comando di un principe egiziano, forse condannato perché seguace del culto di Aton, lasciano l’Egitto. Con loro parte un contingente numeroso di mercenari Shardana e Tjeker (Teucri) che li difenderanno nel lungo cammino. Mosè li include nella misteriosa tribù di Dan. I Tjeker (Teucri) formeranno le tribù di Issacar e Aser. Ma anche Zabulon appartiene ai Sher-Dana. 


1250: un’incursione dei  Popoli del Mare distrugge Tirinto e un’altra  devasta l’abitato circostante Micene. 


1235: una grande carestia devasta l’Anatolia in seguito alle incursioni dei Popoli del Mare, Merneptah invia navi cariche di grano ai popoli delle provincie egizie. 


1231: Merneptah deve affrontare una guerra con i re libici spalleggiati da alcune tribù identificate nei Popoli del Mare: Akawasa (Achei), Thursha (Etruschi), Sakalasa (Siculi), Wasasha (Corsi?) e Shardana. Questi ultimi provvedono anche al vettovagliamento e al trasporto truppe via mare. Saranno “le prove generali” per la Grande Invasione del 1200 a.C. 


1210: Merneptah ottiene una decisiva vittoria nel deserto occidentale sui Libu e i loro alleati delle Isole Straniere. Ma sarà solo una vittoria momentanea. 


1150-1120 a.C. circa: Deborah e Barak sconfiggono Sisara generale shardana che comandava ben 900 carri ferrati e 5000 mercenari nella valle di Mageddo. 


1150-1120 a.C. in seguito alla sconfitta i mercenari comandati da Sisara abbandonano la loro roccaforte: Aroset Goim. Aroset Goim è la leggendaria Al Awaht. Città classificata “nuragica” dagli archeologi Italici e “città shardana” da quelli Israeliani . 


1012-1004 a.C. circa: Saul è sconfitto dai Filistei. Sempre a Megiddo. 


1250-1180: l’invasione più devastante e definitiva dei Popoli del Mare, (durerà probabilmente più di 50 anni), ai soliti Shardana, Akayasha ecc. si sono aggiunti nel frattempo Denen, Sakssar, Pheleset. Distrutte Ugarit e Corinto, gli imperi Ittita e Miceneo sono cancellati, intere città sono rase al suolo e gli abitanti passati a fil di spada (Atene sarà stranamente risparmiata). I Shardana e i loro alleati si riversano sull’Asia Minore mettendo tutto a ferro e a fuoco. Lo stesso Egitto è attaccato (1183), ma Ramesse III

trova un accordo con la mediazione dei mercenari shardana al soldo delle truppe regie. Si vanterà poi di aver sconfitto per la prima volta i più terribili e fantastici guerrieri del passato. Ma si trattava di mero patteggiamento, che porterà l’impero egizio alla fine e con questo sacrificio, Ramesse salverà il trono. 


1200 circa (1230) Jeriko è distrutta dai P.d.M. Israele entra in Palestina. 


1200-1180: ricostruzione delle città Kananee, ripopolate dai P.d.M. con esse anche città come Sardi in Lidya. 


1250-800 a.C. per i Greci, invece, questo periodo è denominato “Tempi Oscuri” o medioevo buio, quattrocento anni di Medioevo riporteranno la Grecia e l’Oriente all’Età

della Pietra. 


1180: noi preferiamo propendere per una data anteriore di circa 30 anni in cui Troia VII è distrutta da una coalizione di Popoli venuti da Occidente (Grecia e isole mediterranee), circa nel 1220-1200 a.C. Effettivamente la datazione delle varie città è piuttosto incerta, ma crediamo di poterla in parte ricostruire:  – Troia I esisteva nel bronzo antico, intorno al 2700 a.C.  – Troia II fu incendiata nel 2300 a.C.  – Troia III,  IV e V esistettero dal 2300 al 1700 a.C.  – Troia VI, ricca e potente, rinacque dalle loro rovine e venne distrutta da un terremoto intorno al 1280 a.C.  – Troia VII durò quasi un secolo ed è probabilmente la città di Priamo cantata da Omero.

Il poeta menziona nella sua opera  Teucri (Tjeker) e Lici (Liku) e i Dardani sul fronte troiano. Achei (Akayasa) e Danai (Denen, Danuna) sul fronte greco. 


Periodo Biblico: Giudici, insediamento dei Pheleset (Filistei) e Tjeker (Teucri) in Palestina. 


1100:  l’ “Onomastico di Amenemope” parla della presenza in Palestina dei Popoli del Mare e in particolare dei Pheleset (Filistei), Shardana (Tribù di Dan) e Tjeker (città di Dor) 


1100 circa: Sansone è un eroe mitico, uno Judike. Il suo nome è forse ripreso dal mitico Sandone (Sardone, Sargon…). Suo padre era della tribù di Dan, alla moglie di quest’ultimo che era sterile, apparve un angelo del Signore che le annunciò: “Avrai un figlio; egli sarà nazireo, non taglierà i capelli e non toccherà donna né bevande alcooliche” 


1080: “Il viaggio di Wenamon” definisce la città di Dor, sulla costa della Palestina, “città dei Tjekker”. 


1050: i Pheleset colonizzano il territorio che da loro prenderà il nome di Palestina (alcuni contingenti vi si trovavano già dai tempi di Ramesse I), si insediano in Gaza, Ashdod, Gath, Ekron, saccheggiano Shiloh e sconfiggono Saul, re di Israele, nel 1005. 


Periodo biblico: i Giudici. 


1050: fondazione di Sardi e ricostruzione delle città kananee, che cominceranno le loro avventure sulle antiche rotte tracciate dai Popoli del Mare, fondando nuove colonie. O preferibilmente ripopolando le antiche città da cui partirono i loro antenati nel 1200 a.C. 


945: un generale dei mercenari Libu (Libici) appartenente ai Popoli del Mare, Shesonk, si impadronisce del trono in Egitto e fonda la XXII dinastia. I mercenari Shardana sono schierati coi Libu. Nel suo tempo, a Tanis, fu ricostruito il tempio di Seth. 


940 circa. Sisak (Shesonk) entra a Jerusalem e porta via il tesoro del Tempio (compresa l’Arca?). Da una nostra ricerca, l’Arca sparisce del tutto, pur se viene spesso citata; solo però per la sua assenza. 


900: i Lidi (una parte della popolazione), governati dagli Eraclidi, sbarcano in Italia e si uniscono agli Umbri (Erodoto) - I loro lucumoni sono designati fra i dignitari Sardi (Strabone), Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur (Festo). 


890: nell’ Urartu esisteva una dinastia con un nome a noi molto familiare: Sardur 1°, Sardur 2°, Sardur 3°.. il padre di Sardus 1° si chiamava Aramu. 


814: fondazione di Cartagine ad opera di “colonizzatori provenienti da Tyro in Fenicia”. Ma queste sono leggende e fantasie di scrittori romani. Cartagine, l’antica Karke.Dona, fu ripopolata da coloro che tornarono in Occidente dopo il “Medioevo buio”, e la provenienza da “Tyro Fenicia”, pur essendo vero che i “colonizzatori” sarebbero arrivati da Tyro, vi è da precisare che si trattava di Libu. Questo confermato anche dal Papiro Anastasi.


800 circa: La Grecia esce dal “Medioevo buio”, comincia il periodo chiamato “Tempi Arcaici”. Nella seconda metà del V sec. con l’ateniese Pericle comincia per la Grecia l’era della così detta “Cultura Classica”. 


753: Roma è fondata a opera di un gruppo di giovani pastori(?), fra cui Romolo che ne sarà il primo leggendario Re. Come Sargon di Akkad egli era “Figlio di una vergine del Tempio e di un Dio. Affidato dalla madre alla corrente del fiume, fu salvato da … etc …


” 685: Gyge si impadronisce del potere in Lydia, uccidendo Candaule l’ultimo dei re Eraclidi (Erodoto). 


616-509: Roma è sottomessa e governata da re Etruschi (Thursha, Tirreni). Ma Festo e Strabone

affermano che “Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur”… 


600: Nekau II, faraone egizio, ordina il periplo dell’Africa a una flotta “fenicia”. Partendo dal Mar Rosso, doppiarono il Capo. “Avevano il sole alla loro destra”, racconta Erodoto. Essi rientrarono nel Mediterraneo passando le Colonne D’Eracle. Un viaggio che però compiuto secoli prima dalle bibliche Navi di Tarsis e diventato leggenda per i posteri. Il canale che collegava il Mar Rosso fu infatti costruito da Dario 80 anni dopo. 


540: Malco, generale cartaginese, sbarcato in Sardegna con un potente esercito di 80.000 uomini è sconfitto in battaglia campale da un esercito sardo (Giustino). Nello stesso periodo avviene la battaglia navale nel Mare Sardo tra gli abitanti di Aleria (Alalia), colonia greca in Corsica, e la flotta etrusca di 60 navi, rinforzata con altre 60 navi cartaginesi. I Sardi non parteciparono stranamente alla Battaglia nel loro mare. Il motivo era semplice: i Shardana/Sardi erano in quel momento alleati dei Greci e Cartaginesi ed Etruschi era in realtà Libu e Tursha, Popoli del Mare loro fratelli. 


520: I Sardi portano al Santuario di Apollo a Delfi una statua raffigurante il Babai Sardon (Sardus pater dei Romani) 


530: Tartesso è distrutta dai Cartaginesi. 


480: Asdrubale e Amilcare, figli di Magone, sbarcano in Sardegna con un potente esercito. Asdrubale

muore in combattimento (Giustino). Una ulteriore prova della “non conquista” delle Sardinia da parte di Cartagine; un’invenzione questa costruita dai Romani. Per ignoranza storica o per … cattiva pubblicità. 


480 Amilcare di Annone, nella spedizione contro Gelone raccolse a Imera una coalizione dei Popoli del Mare o, per meglio dire, dei loro discendenti: Cartaginesi, Libi, Iberi, Liguri, Sardi, Corsi ed  Elisici 


450 Himilkone, generale della flotta cartaginese intraprese un viaggio di esplorazione alla ricerca dello stagno in direzione Nord oltre le Colonne d’Eracle. Arrivò in Dan.nonia, oggi Kornovaglia 400 circa Annone, un altro ammiraglio sempre

cartaginese, cinquanta anni più tardi puntò invece a Sud delle Colonne, costeggiando il continente africano. Con sessanta navi e trentamila persone al seguito(?). Facendo tappa a Lixius, prese a bordo degli interpreti(?). Durate una notte terribile i marinai videro El Carro de Los Dioses; era il Teide che eruttava alle Canarie. 350: Saccheggio di Roma da parte dei Celti (Keltoi, Galli, Galati) di Brenno, la loro origine era, secondo Erodoto, nell’alto DANubio. 


325: Un’ambasciata dei Sardi a Babilonia fa doni ad Alessandro Magno (Giustino). E’ un segno di una sovranità dei Sardi ancora esistente in Sardegna, nonostante la presenza di Cartagine. Alessandro si considerava discendente degli eroi Akey (Akayasa) e Danai (Shardana). 


279: Sacco di Delfi da parte dei Celti (Galli) comandati da Brenno (omonimo del distruttore di Roma). 


218: Annibale attraversa la Spagna e punta verso le Alpi, obbiettivo Roma. Con lui un centinaio di elefanti 90.000 fanti e 12.000 cavalieri. L’esercito è composto dai discendenti dei P.d.M. “Sardi, Corsi, Istri e Illiri avevano provocato rivolte contro gli eserciti di Roma... con i Galli si erano avute sollevazioni...”. Questi Popoli si unirono ai Cartaginesi di Annibale, ai Baleari e ai Celtiberi della Spagna. Ma Annibale aveva stretto alleanza anche con i Macedoni e con i re dell’Epiro (Akayasa) e contava sui Galli dell’Italia del Nord che, saputo delle vittorie del Cartaginese, si erano sollevate contro Roma, mossi da elementi Etruschi (Thursa). 


215: Le città shardana, guidate da Kornus il cui “Judice” era Ampsi.Korra, attaccano le legioni romane di stanza a Karalis. Ad esse si uniscono i Sardi Pelliti, fra cui Ilienses e Balari, mentre i Gallilenses, abitatori della Marmilla-Trexenta, depredano continuamente gli eserciti inviati di rinforzo in Sardegna dal Senato romano. Era “moderna” l’Impero romano estende i suoi domini sulle terre dei Popoli del Mare e comincia l’Oblio. Stavolta per sempre.


Tratto da "I POPOLI del MARE Dal Mediterraneo all’Oriente" di Leonardo Melis. Copertina e Edizione di esclusiva proprietà di Leonardo Melis

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I Popoli del Mare di Leonardo Melis