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venerdì, luglio 31, 2020

💛La Dea Tanit e la Sardegna

Parlare della dea Tanit in Sardegna, è parlare di una simbologia che è veicolo di più significati, poiché tutto ciò che passa e che nasce in questa civiltà, assume sempre una valenza che va  oltre il semplice grafema, e che si carica  di una tessitura che racconta di come funga  da centro propulsore per una interpretazione più ampia
Un simbolo che non è solo un  simbolo, ma un Viaggio nel tempo e nello spazio geografico, che accoglie in sé, nel suo grembo, e che poi ha portato nelle altre civiltà

La  Dea Tanit  non era di origini puniche.
Si trattava di un’antica dea berbera, adottata dai fenici quando fondarono Cartagine
Era una divinità libica,  che appare come divinità Punica solo a partire dal sec. IV a.C. Prima d’allora, la dea protettrice della città di Cartagine era l’orientale Ashtar.  Diventa la dea principale di Cartagine, protettrice della città, nella quale era venerata nel V sec.a. C.
Ella era  conosciuta con diversi nomi similari: Tanit/Taniyt/Tanjit/Tangit.
La città marocchina di Tangeri deriva il proprio nome originario, Tingis/Tanga, da quello di questa dea berbera. Tanga era la sposa di Anzar, dio della pioggia e dell'acqua,  ed era la madre dell'Eracle berbero (Anteo), che sostenne un celebre combattimento con l’Eracle greco, conclusosi con la vittoria di quest’ultimo.
Legata alla fertilità,  era una delle tanti evoluzioni iconografiche della Dea Madre della fertilità, che si sono succedute nel corso dei secoli e nelle varie civiltà
Astarte, Inanna presso i Sumeri, Ishtar presso i Babilonesi, Afrodite, Demetra, l'egiziana Naith..
Un simbolo che si ritrova in tutto il Mediterraneo, compreso la Sardegna ( abbiamo anche un tempio di Tanit, a Nora) e  nell'oriente mesopotamico di allora  e nel Libano
La Grande Madre Tanit " la Mirionima" colei dai 10.000 nomi

La dea egiziana Neith, colei che tesse il destino degli uomini, che ho accostando in un post precedente alla nostra Tanit del "concio della rete di Tresnuraghes, sembra essere proprio la stessa divinità
Neith o Nit è molto simile a Tanit, togliendo una T, come è in uso nella lingua berbera per designare il genere femminile
Infatti la città dedicata a Neith in Egitto, si chiamava Tanit
Pare che gli Egizi adorassero Athena, sotto il nome di Neith, un' Amazzone, una guerriera berbera, e infatti i berberi definiscono se stessi con questo nome "Amazigh"
La Tanit è stata ritrovata anche in Sardegna, anche se si ritiene che non venisse usata solo come simbolo della divinità, ma come vero e proprio segno di scrittura, assimilata a quella protocanainica, già dal XIII secolo a. C.

La circolarità  della testa della Tanit affonda le radici nella forza creatrice della prima
lettera Aleph, il Sacro Archetipo Ebraico, la lettera cosmogonica della creazione, la lettera che rappresenta il Padre Creatore, l' Uno, l' origine di tutte le cose, che ruotando su se stessa, forma come un punto di filatura, tipico proprio del fecondare, rappresentato dal quindicesimo archetipo ebraico Samech, che è come un cerchio.
Samech, che è come la manifestazione concreta nella forma, del punto "X", dove le due polarità, maschile e femminile si incontrano e creano  un cerchio
Il perfetto equilibrio, principio di ogni mutamento
Il numero "15",  era considerato come giorno sacro anche negli antichi culti matriarcali, poiché era il giorno della luna piena, poiché nel mese   sinodico, che conta 29 giorni, il quindicesimo era quello della plenilunio
Per i Sumeri e i babilonesi era il numero consacrato alla Regina dei Cieli Ishtar, la  Regina della notte, la luce nascosta, la circolarità che offre protezione, identificata anche con la luce astrale di Venere, la stella del mattino e della  della sera,  colei che porta la luce nel giorno. Venere "lucifera", ovvero, portatrice di luce.
La lettera Samech, con la sua circolarità, è l'agente trasmutante che feconda la potenza sessuale, e che genera la vita e l'energia
È l'ombelico cosmico dell'universo
Venere è rappresentata graficamente da un cerchio che sovrasta una croce

E un cerchio che sovrasta la croce, ricorda molto la Croce  stilizzata dell' Ankh dell'Antico Egitto, la Croce che rappresenta la vita immortale, la fertilità
Il simbolo della Tanit e l'Ankh, risultano spesso sovrapposti nell'esposizione grafica anche in Sardegna, poiché entrambe richiamano al potere generativo del creare la vita
Una delle prime forme grafiche  della lettera ebraica Samech, era rappresentata proprio da una linea verticale intersecata da tre linee orizzontali, grafismo che poi rappresenterà prima lo specchio, poi il sistro egiziano  tenuto in mano dalla dea Hathor, dea della gioia, dell' Amore, della maternità, della Bellezza
Poiché la Dea ha in sé il potere "luciferino" di sviluppare la luce, la vita dall'oscurità dell'utero
E la Samech primordiale, è l' agente trasmutante che feconda il cerchio della luna piena, fertile, che ruota nell'utero e crea la vita
Solo nel potere fecondante ci si può specchiare ritrovare se stessi
Lo vediamo anche  dalla forma dei Pozzi Sacri in Sardegna, dove la Tanit esterna, creata dalla composizione architettonica,  serve da specchio per il sole, che si riconosce in essa, nella sua energia creativa, si specchia nelle sue acque e  crea la vita

Nel simbolismo egiziano questo specchio nel quale riconoscersi, veniva rappresentato come un cerchio allungato, ed era rappresentato dal geroglifico "Ru", che significa "porta, cancello, bocca, ingresso", ma che indica anche lo specchio
"Ru" come la porta in cui il sole entra ed esce e che  è graficamente rappresentato come una  corda a forma di cappio, con una coda
Questa può essere l'origine  primordiale della Tanit
Lo specchio, un cerchio, un cappio di cui le due estremità si incrociano
E lo specchio è anche una delle prime rappresentazioni del Sacro Ankh, il simbolo di Venere, la "Porta del Sole" , come la Porta del Sole che la Tanit rappresenta nelle strutture architettoniche dei Pozzi Sacri in Sardegna
L' Ankh è come una porta
La Tanit è una porta
La Jana è una porta

Il sistro, precursore grafico dell' Ankh, il primo grafismo con il quale era rappresentata la Samech, era lo strumento sacro della dea Hathor,  la voce che richiama, con i  suoi toni bassi la  Dea Madre, l'armonia universale
Sul sistro  e sulla sua corrispondenza con il nostro, sciranchizzi, ho scritto già in un mio precedente post

Veniva usato per i bambini, per calmarli , perché li riporta l'armonia Cosmica
Era uno strumento  musicale in grado di disperdere le influenze negative e di attirare quelle positive tramite le sue magiche vibrazioni
Non a caso , il famoso tempio di Dendera era stato progettato architettonicamente  come un grande strumento musicale in pietra , in grado di fondere le armonie del cosmo e rallegrare la terra

Il nome della dea Hathor  significa casa di Oro, di Horus, il dio Falco Celeste, il Dio Sole, il Dio Fanciullo, che al termine dei propri viaggi nei cieli notturni, rientrava nella bocca della dea Hathor a riposare ogni notte e per riemergere come sole al mattino

Infatti la dea Hathor, ha sul capo il disco solare, l'archetipo della Grande Madre, Sposa del Sole
Disco solare che rappresenta anche la testa della Tanit
Il sistro, lo specchio, la forma dell' Ankh, sono tutte forme che riportano della dea Tanit
Avete notato come alcune Tanit rappresentate e ritrovate in Sardegna abbiamo il viso,  a forma di cuore, perché ricordano il cappio della vita, il cordone ombelicale, la nascita e la rinascita?
Infatti  Hathor era anche la dea del parto, della nascita, dei bambini e il sistro, questo sonaglino di bronzo e rame con delle particelle mobili, veniva usato durante le cerimonie per  tintinnare, per scacciare gli spiriti maligni (parliamo del 600 a. C. circa)
Essendo la dea del parto,  risvegliava i bambini con questo suono ancestrale, risvegliava simbolicamente le loro coscienze , perché  è una frequenza che nasce nel grembo

È un iniziazione che va dal chakra della gola al chakra dell' orecchio, dalla bocca all'utero, i due chakra generatori, il chakra della radice e il chakra della gola, che entrambi generano la vita
Quando Horus, il Dio Sole, ritorna nella bocca di Hator, nel grembo della Dea Madre, nella sua porta femminea e acquifera, questo gli consente di attraversare le dimensioni
Horus si specchia in Hator, e in essa si rigenera quotidianamente come Dio Sole
Entra in essa dalla sua bocca, e li, ogni giorno nasce come Sole
Il sole entra nella bocca del Pozzo Sacro, si specchia nelle acque del bacino, che è rotondo
Si riconosce in esso, e nelle acque rinasce come divinità, riflettendosi come in uno specchio e nelle ierofanie che  produce nelle pareti della tholos

Il sole che  si insinua nei Nuraghi crea energia all'interno della loro circolarità
Il sole che passa attraverso l'apertura della Stele centrale dell'esedra delle Tombe dei Giganti, come se fosse un utero  pronto a ricevere la potenza del sole fecondante
Il sole quindi, che anche nelle strutture megalitiche passa attraverso un'apertura, una bocca e rinasce all'interno dal grembo della divinità, dell'utero, della fertilità che lo accoglie
L' esedra come un utero
Il Bacile del Pozzo sacro come un utero
La terra all'interno del nuraghe come  un utero

La Tanit , nei Pozzi Sacri, nella loro struttura architettonica è rappresentata come una Dea pronta per essere fecondata
Il cerchio  invoca il sole, ma a livello ancestrale, con un punto al centro, indica la divina madre, la completezza dell' Unione tra maschile e femminile

Anche la nascita di Venere è rappresentata così.
Vista dall'altro risulterebbe la Venere bellissima che si erge su una conchiglia circolare
Nasce dalla schiuma del mare, dall'incontro del fallo del padre Celeste Urano, castrato dal figlio Crono, con le acque del mare, e dalla schiuma che si crea nasce proprio Venere il cui nome aphros in greco significa proprio schiuma( da cui Afrodite)
Il cerchio, il principio sessuale femminile, il punto, il principio sessuale maschile
Il sole è indicato in questo modo, con un cerchio e con un tondino centrale  anche come geroglifico egiziano ed indica il sole come elemento di eternità, in quell'attimo in cui maschile e femminile si incontrano e generano la vita

Anche la Tanit, elemento circolare, indica la solarità, l' altro volto del  il Dio Baal, il Dio Sole, il Dio Toro, del quale  è la controparte lunare, quella creativa e feconda
Nel corso dei secoli c'è stata molta intercambiabilita tra Tanit e Ankh, simili nella forma e nel significato, entrambi donatori di vita, simboli di fertilità
Il segno della Tanit non deve essere per forza perimetrato nell'ambito fenicio-punico, visto che questo segno si ritrova molti secoli prima che queste culture nascessero
In Sardegna abbiamo anche delle Tanit capovolte,  che indicano una rinascita, ritrovate in ambito funerario, come quelle del Monte Sirai e  nella  Necropoli di Tuvixeddu
Alcune Tanit ritrovate, sono mancanti dalla base, altre come quelle  dei Sigilli bronzi del Nuraghe Tzricotu di Cabras( Or) , sembrano con le gambe aperte su un toro triangolare
Di caratteristico, in Sardegna abbiamo che, mentre in altre zone, per esempio nel Sinai, la figura diventa ancora più stilizzata  e asessuata, evolvendosi graficamente verso una H , quindi sempre più scarna e stilizzata, nei petroglifi sardi continuiamo a trovare una Tanit che continua a mantenere le sue caratteristiche e anche quelle che la accomunano all'Ankh egizio, che ricordiamo, è databile al 2000 a. C. circa

Le tavolette nuragiche  di Cabras del nuraghe Tzricotu, che sono  sigilli reali funerari , che sono databili al XIV-XII sec. a. C., sono quindi riconducibili a diversi secoli prima della civiltà fenicio-punica del VII-VI sec. a.C.,e che quindi si riferiscono ad una civiltà, quella sarda, molto più arcaica e legata alla Dea Partoriente, la grande Dea
Doppia, della vita e della morte, una Dea ritrovata all'interno di uno dei primi centri urbani del Neolitico, Çatal Höyük, in Turkia, ( città fondata nel 7500 a. C.) un reperto completamente intatto, in marmo, di circa 17 centimetri di lunghezza, che pesa poco più di un chilogrammo. Si crede rappresenti un'antica Déa della fertilità, in quanto riproduce le sembianze di una donna dai seni cadenti e con un ventre che potrebbe essere anche antecedente come datazione storica, rispetto a quella della fondazione della città, che fu poi comunque distrutta

È chiaro quindi che non si può ricondurre per forza ogni singolo segno e  Tanit ritrovata in Sardegna, all'ambito fenicio- punico, anche perché forse era un segno presente nel sistema di scrittura del Mediterraneo già dalla fine del IV millennio a. C.
Ma una cosa mi ha molto colpito, leggendo riguardo le Tanit e le Ankh in Sardegna

Alcune Ankh sugli scarabei Sardi, sembrano più dei segni di Tanit che Ankh, addirittura anche  con le braccia alzate
Ma la peculiarità è che è presente una testa grossa e che si fa appuntita verso il basso
Teniamo presente che gli scarabei comparvero in Egitto tra il 2128 e il 2055 a. C.
Lo scarabeo di Tharros per esempio ricorda,  mancando  della base del triangolo, quelli del Sigillo anatolico del III millennio a. C.
Molti grafemi antropomorfi che risultano negli Scarabei, sono riconducibili a quella che poi diventerà la H
Ma la H, che cosa è, se non simbolo di quel Mercurio/Hermes, traghettatore tra i due mondi, tra la vita e la morte, tra la nascita e la morte, colui che accompagna nel regno dei morti?
Un grafema quindi antichissimo che simboleggia la continuità tra i due mondi


Ma in Sardegna succede una cosa molto particolare
Succede che mentre questo "omino asessuato Ankh/ Tanit si evolve nella lettera H, partendo dall'alfabeto protosinaitico, in Sardegna succede  una cosa straordinaria
Che  la Tanit  diventa rappresentativa della lettera H, in tutta la sua completezza, ma con una simbologia molto più vasta, rappresentata dalla testa grossa e perlopiù a punta a triangolo, quindi conservando i suoi tratti da Tanit, è diventando quasi una lettera dell' alfabeto
Tanit dalla testa grossa, come, per esempio, quella rappresentata nel nuraghe Aiga di Abbasanta
E che strana assonanza tra il nome di questo nuraghe, Aiga, con la Tanit/ Argia tessitrice, che si trova nel concio a rete della chiesetta di Sant' Antonio a Tresnuraghes, di cui ho parlato in un mio precedente post, dove la Tanit ha la. stessa fisionomia riguardante una testa piuttosto grossa appuntita verso il basso
La stessa fisionomia la troviamo anche nella Tanit del " brassard" de "I  Locci Santos" di San Giovanni Suergiu Dov'è spalanca anche le braccia che ha appunto stessi tratti distintivi della produzione Sarda cioè i tratti mostruosi soprattutto nel volto tanto da sembrare quasi animalesca strana
Così come appare nella Stele di epoca Punica numero 49 da dove di Monte Sirai con una testa abnorme il corpo  trapezioidale e con  le braccia filiformi

Ma questa mostruosità dalla testa che appare talvolta di forma allungata, " a cuore", come la definiscono, mi porta  a riflettere su un altro aspetto simbolico, una rappresentazione che troviamo, a quanto pare solo, in Sardegna, nelle Tanit
Se prendiamo in considerazione la simbologia del cuore, visto che c'è un' accostamento molto evidente tra la Tanit e l' Ankh egiziano, tanto da sovrapporsi quasi, in alcune rappresentazioni stilizzate, possiamo notare  che il cuore per gli egizi, era sinonimo dell'intelligenza, del giudizio, del sentimento
Lo possedevano anche gli dei
Il cuore era il ka, lo spirito, il genio protettore  del defunto, per il quale gli egizi preparavano degli scarabei a forma di cuore






Scrivevano una formula sullo Scarabeo del cuore e veniva deposto sul petto del defunto vicino al cuore dove, ci si rivolgeva alla Grande Madre
In questo modo, il "cuore Scarabeo" poteva intercedere verso il dio Osiride per il defunto, nel passaggio verso l'aldilà
In sardo Scarabeo si dice in due modi
Dalla spiegazione di Dedola  abbiamo un
baballottu
Con un "babalu"   che significa trascinare( Lo scarabeo Infatti trascina lo sterco di cui si nutre fino alla sua tana come una palla da ping pong)
Quindi un babalu (trascinare) più un sumerico "UD" (sole)

Babal - ud
O Babal- utu (colui che trasporta il dio sole)
Bab bal  + utu  ( colui che riporta restituisce in  formula doppia esaltativa, il dio sole del cielo)
Quindi baballottu" significa "Scarabeo sacro, colui che riporta utu il dio sole nel cielo)

Ma abbiamo anche un altro vocabolo per definire lo scarabeo, dal vocabolario Casu
La parola è" carrabusu" vocabolo scindibile in termini geroglifici
(Negli scavi di Tharros Lo scarabeo trovato recava inciso il  nome regale di Thutmose IV, 1400 a. C., ma ne sono stati ritrovati molti altri)

Dove Ka indica lo spirito
Ra indica il sole
E " bs" è un ideogramma del dio Bes o Bisu( che sembra un nome sardo) , una forma popolare del Dio Sole

Ora, il dio Bes era protettore della gravidanza e nella parola carrabus, nell'ideogramma " bs", abbiamo la simbologia del dio Bes, che fa rinascere  a nuova vita, in quanto protettore della gravidanza e dei neonati





Il Ka è lo spirito, ma rappresenta, nella sua rappresentazione a cuore dello scarabeo Karrabosu, la placenta, il "gemello", come veniva chiamata, sacralizzata e ritualizzata presso gli egizi
Placenta che, guardacaso è simboleggiata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, perché è traghettatrice di conoscenza, di vita
È la rappresentazione di questa nuova vita  auspicata dallo scarabeo, era rappresentata dalla placenta, che era considerata sacra, perché portava al mondo i bambini
Nell'Antico Egitto il faraone guidava la processione preceduta dalla sua placenta in cima ad una lunga asta, che rappresentava il  cordone ombelicale come se fosse l'albero della vita
Secondo la dottrina egizia, il faraone era un gemello della sua placenta, e costituiva il suo gemello abortivo, che non lo abbandonava mai
Il Ka, quindi, l' anima, era quindi rappresentata, in forma terrena, minore, da questo Dio Bes, con ideogramma "bs", Dio protettore della gravidanza, e quindi il dio Bes era  simboleggiato dalla placenta, considerata il nostro gemello durante tutta la nostra vita

E qui ritorniamo al concetto di specchio /sistro/ Tanit/ Ankh /come cappio  dalla forma allungata, nel quale ci si specchia per ritrovare se stessi
Un cappio con due estremità che potrebbe anche indicare il cordone ombelicale stretto intorno alla faccina del bimbo nuovo che sta per nascere e del quale si rappresenta una faccina a forma di cuore
A forma di cuore come lo Scarabeo beneaugurante di una nuova rinascita, "su carrabusu"
Quella faccina a forma di cuore che abbiamo ritrovato nella Tanit
E il Dio Bes  assomiglia con la sua testa grande, alla Tanit "mostruosa" descritta e ritrovata in alcuni siti in Sardegna
Perché Dio Bes è nano, basso e ha una testa deforme molto grande rispetto al corpo, come quella dei neonati
Questa forma "besoide" ebbe una  diffusione molto ampia dal II millennio  a. C. in poi
La capacità apotropaica del personaggio si esplica attraverso una rinascita solare simbolica,  con un piglio da combattente, agguerrito, spaventoso e con un ghigno che incute paura, perché deve proteggere chi viene al mondo, chi nasce e rinasce a nuova vita

E guarda caso in sardo " esti bessiu" ( da "bes/ bessiu) significa" è venuto alla luce/ è uscito" in senso lato
Ecco perché alcune Tanit appaiono con la testa sproporzionata rispetto al corpo
Perché sembrano avere un aspetto mostruoso perché Richiamo questa divinità Bes del "neonato appena bessiu, appena venuto alla luce"
Quando si trovano Tanit e con questa testa mostruosa, significa che sono Tanit  beneauguranti  di una felice rinascita
E niente di strano che questa ritualità di invocazione /ringraziamento verso la divinità Bes, si sia diffusa inizialmente in Sardegna visto che il richiamo  alla parola  "bessiu" ( uscito) è inequivocabile, e anche perché alcune Tanit hanno assimilato in sé anche la valenza apotropaica di questa divinità protettiva
In Sardegna era molto diffusa
Lo attestano svariati ritrovamenti sia scultorei che, come amuleti, ed era rappresentato anche come lo strangolatore di serpenti, visto che ne portava uno arrotolato nell' avambraccio
Particolare, in Sardegna è il particolare sincretismo che lo accosta alla figura mitologica della Gorgone pietrificante della mitologia greca

E questo è un aspetto straordinario , perché significa che nella simbologia della Tanit, del Bes, c'è stata un'evoluzione e un'integrazione simbolica tra i due, come è stato tra Tanit e Ankh egizio, che ne ha amplificato il significato, cosa che non è successa  in altre civiltà.
In Sardegna troviamo sempre questo tipo di sincretismo
Una sorta di evoluzione/ commistione dei simboli, degli elementi iconografici, che ne amplificano il significato

In alcuni  Bes vi è addirittura la presenza di un ombelico sporgente rossastro appena tagliato, e questo indica il legame con la femminilità, con l'erotismo, un forte legame con la gravidanza e il parto
Vi era quasi una "prescrizione magico - terapeutica" nell' affidarsi a questa divinità che ritroviamo nel Mediterraneo nord-occidentale testimoniato in molte tombe femminili
Bes era chiamato anche "bisu" ( nome che sembrerebbe molto sardo) dio del focolare, protettore delle partorienti, e patrono dei ballerini, (amava danzare e bere vino, è attestato da  alcune scene rappresentate all' epoca di Alessandro Magno, legato al vino e alla vinificazione, durante la quale si indossavano maschere rappresentanti il Dio Bes, per una ottimale vinificazione) che spaventava le divinità maligne con la bruttezza, con la li guadi fuori

Guardiamo come il vocabolo "bisu", con il quale veniva anche chiamato il Dio Bes, sia  alla radice del  vocabolo sardo " bisura", che significa aspetto fisico, perlopiù indicato a sottolineare un aspetto fisico sgradevole
"Bisu", che ha anche  la stessa radice di "biddio", ombelico in  sardo, dal quale parte il cordone ombelicale, e " biddio" poi si ricollega  alla parola "bidda"
Perché intorno al "biddio/ombelico", si crea poi una comunità
Amuleto protettivo di Bes era ovunque, in ogni casa
Nel mondo romano trova su immagini  collegate  al culto di Iside, e nel nord Italia è stato cristianizzato con il culto di San Besso
La divinità Bes, amante della danza, e presentato anche come un abile ballerino, dedito anche alle gioie della vita, tra le quali il vino rosso.
Rosso come la placenta

Tracce di questa divinità Bes, sono state ritrovate lungo litorale di Chia ( Ca) dove sono state trovate alcune antiche tombe e un insediamento urbano che risultava risulta essere del VII secolo VII sec. a. C.
Nelle vicinanze vi era un Tempio , dove fu trovata la statua in arenaria  raffigurante un Bes con un Diadema formato da  5 Piume di struzzo così come appare nella rappresentazione egizia
Ma in altre rappresentazioni ( e ne abbiamo svariate Cagliari, Fordongianus, Monte Sirai, Tharros) appare senza diadema
5 piume.
Il numero 5 è legato all' Archetipo Sacro della lettera ebraica He, con funzione Vita, la stessa valenza dell' Ankh e della Tanit( in Sardegna il 5 è legato al culto del Dio Toro)
He, la stessa H di Hermes e della H geroglifico che simboleggia la placenta
Il numero 5 è la conoscenza Superiore, oltre i quattro elementi. La conoscenza dei 5 elementi, che portano ad una consapevolezza superiore, ad una rinascita
Quinto Archetipo rappresentato da un Papa che tiene in mano un sistro risvegliatore di coscienze ( o forse le addormenta, secondo la prospettiva, ma il significato originario era quello)
E abbiamo un cinque rappresentato guardacaso da una Sacra Runa che rappresenta un gemello, una partnership, lo Spirito che si lega alla materia, la Runa Ehwaz
Gemello, come la placenta ritualizzata e onorata non solo presso gli egiziani, ma anche in altre parti del mondo, e in ogni epoca

Quindi alla fine tutto torna e coincide perfettamente
 Un Dio Bes legato all'infanzia, all'ambito solare esplicato  anche nello Scarabeo, al ciclo della nascita e della Rinascita a cui Bes, offre tutta la protezione

Ma è abbastanza singolare che troviamo nelle Tanit isolane, spesso una una Tanit con la testa  grande e deforme rispetto al corpo, e anche  appuntita, come un cuore, particolare che rimanderebbe alla forma dello scarabeo a cuore, protettivo di una rinascita a seconda vita, ma anche che rimanda alla barba a punta del Bes ghignante
Forse rappresenta un Bes allo stato primordiale, il braccio operativo della dea Tanit della fertilità, quello che si occupava della "protezione attiva" delle partorienti e dei neonati, per i quali si esclamava, appena nato : "e bessiu!!" - "è venuto alla luce", perché pur sempre di divinità solari si trattava

Questa immensa Dea Tanit, e quindi grande Dea Madre della fertilità, rappresentata come un' Ankh, , tanto che le due immagini si sovrappongono, perché entrambe sono l'emblema della vita e della fertilità
Ankh, che è stato l'evoluzione naturale di quel primo abbozzo  di lancio incrociato, con due cappi, i cappi di due destini che si incrociano per formare una nuova  vita, rappresentata dal cortone ombelicale, fusione di due energie, maschile e femminile, che parte dal "biddio/ombelico", protetti da Bisu( l' altro nome della divinità Bes) per  creare una " bidda", una comunità

Cappio incrociato che sarà il primo abbozzo dello specchio e del sistro
Lo specchio che servirà riscoprirsi nello specchiarsi, appunto, ad acquisire attraverso il riflesso, consapevolezza di  di se stessi, il secondo, il sistro che tiene sveglia la coscienza e i neonati, coloro che sono appena nati alla consapevolezza dell'energia solare
Il sistro come l' Ankh, la Croce della vita, dell'immortalità, come la Tanit, la grande Dea Madre dispensatrice di vita

Nel corso della storia della civiltà Sarda le due immagini Tanit/Ankh, spesso si sovrappongono, creando degli ibridi che rimandano al concetto di nascita e rinascita, dove sono l' una lo specchio dell'altra, l' una l' albero della vita dell'altra, placenta l' una dell' altra, come due gemelle
E non solo. La Tanit in Sardegna ingloba in sé anche la divinità Bes, con la sua testa mostruosa, che io personalmente interpreto in questo modo, perché gli studiosi hanno già avuto modo di constatare come, proprio in Sardegna si sia notato nei ritrovamenti riguardo il Bes, un richiamo alla Gorgone della mitologia greca

Questo perché la capacità sincretica  della  mente di un sardo, va oltre l' inimmaginabile, oltre a quel livello storico- antropologico e archeologico  che si studia e si analizza

Ho sempre notato questo aspetto
La Tanit non è solo una Tanit, un Nuraghe non è solo un Nuraghe, una "scacchiera" dipinta non è solo una scacchiera
Vi è sempre un substrato polisemantico, che rimanda ad altri linguaggi, ad altri codici
Ad interpretazioni parallele che si incastrano perfettamente tra di loro
Perché i Sardi cavalcano il tempo
Creano il " non tempo"

Dove ci si specchia e ci si riconosce in ogni periodo storico, a qualsiasi latitudine e longitudine

Nel grembo della Tanit ci si specchia il Sole, quando si riflette la suo grembo di acqua femminea
È quel cappio iniziale da cui tutto è iniziato, come un cordone ombelicale al quale è connesso l' albero della vita, l Ankh, stesso la Tanit stessa dispensatrice di vita
" Sa besadora o bogadora", la levatrice, colei che porta la luce, colei che fa nascere i bambini ( "besadora e accabadora". Vita e morte tra le sue mani. Tra le mani della Tanit, della Jana)
Bes- adora
Derivazione del Bes dall testa grande come quella di un neonato che abbiamo visto in alcune Tanit, perché lei protegge la nascita
Colei che è rappresentata con il viso a cuore, come lo Scarabeo a cuore degli egizi, perché lei è beneaugurante per un passaggio a nuova rinascita
Lo scarabeo Sacro, "su carrabusu"
Perché lei porta alla luce, al sole
La Tanit è uno Scarabeo Sacro vivente
È un ponte tra le due dimensioni, quella dei vivi e quella dei morti, con le braccia sollevate ad H, come Hermes, Il traghettatore tra le due dimensioni, come la H della placenta
Perché lei è l'Hermes, la porta, come è la stessa Jana, la Janna, la porta, che può passare da una dimensione all'altra
È lo scarabeo /cuore che accompagna e protegge morti
La parola," carrabusu", che già in sé contiene la benedizione del dio sole

Quella che nell' atto del rinascere, ritrova sempre se stessa nella sua placenta specchio
La placenta, considerata gemello vitale, che non ci abbandona mai.
Quella spirale rossa, quella doppia spirale del cordone ombelicale all'interno delle Domus de janas.
La Tanit, che come la Jana, porta alla luce chi passa attraverso lei
" È bessiu a su sobi", è venuto al  sole, alla luce, al mondo come una focaccia appena sfornata

" Placenta" deriva dal greco " plakoys", che significa "focaccia", perché ha la forma di una focaccia schiacciata
Rossa come il sangue, come la vita, come la vite che  produce il vino
Pane e vino, placenta e sangue
Una simbologia  quasi eucaristica che anticipa di secoli quella puramente Cristiana
È straordinario come  andando oltre un'osservazione superficiale, anche la Tanit sarda presenti invece delle valenze simboliche multiple e sfaccettate, che si incastrano perfettamente tra di loro
Un viso a cuore, che potrebbe sembrare un pezzo estetico e che riconduce invece ad altre simbologie come quella dello scarabeo a forma di cuore, alla parola carrabusu, a quel "bs" che riporta al Dio Bes, protettivo per una rinascita anche nell'aldilà
La Tanit come una matrioska dai mille segreti
E se c'era un segreto  da tacere e da rivelare solo  a chi ha occhi per vedere a chi ha " su sentidu" per  sentire, passava attraverso  il vino rosso, su Cannonau, il vino più antico del mondo, come il sangue passa nella placenta, di generazione in generazione.
Placenta come un gemello vitale, che accompagna l'anima in ogni " bessiu a su sobi"( "uscito al sole") , in ogni nascita, attraverso un rito di benedizione, di un brindisi di un vino rosso come il sangue, nella sacralità di un silenzio che celebra la nascita di una nuova vita
"Su Cannonau"
"Su ca no nau"
"Quello che non dico" ma che  può capire chi può sentire con il cuore, con l' Anima

Perché certe cose, molte conoscenze, viaggiano nel tempo, viaggiano nel rosso sangue della placenta, del rosso sangue  de su Cannonau, intorno al fuoco, di generazione in generazione , di vita in vita, di morte in  morte, di rinascita in rinascita, di bicchiere in bicchiere, per brindare ad una nuova vita, con un vino, che è vita stessa, che si estrae dalla vite.
Dove la dea Tanit con il suo viso a forma di cuore, di Scarabeo sacro, ci ricorda di essere il suo stesso alimento, con le sue stesse scorie, così come fa lo scarabeo

È questa la grande lezione del Popolo Sardo, della civiltà Sarda
L' essere stata "su carrabusu" lo scarabeo Sacro, di ogni sua morte e rinascita, senza chiedere niente a nessuno
Traghettatori tra dimensioni, tra quella dei vivi e quella dei morti
Accanto al fuoco, magari dentro i nuraghi, a bere del Cannonau
Non importa dirlo, parlarne, raccontarlo
I sardi facevano
Hanno fatto
Hanno creato specchi per il sole nel ventre di Madre Terra, delle loro creazioni architettoniche
E hanno creato energia dall'incontro tra Cielo e Terra, tra acqua e fuoco, tra Sole e Luna
" Bessiusu a su sobi" come poche civiltà hanno fatto
Per chi sa vedere e non solo catalogare
I Sardi non parlavano
Facevano
E hanno fatto meraviglie.
Sta a noi, adesso, raccontarle

Tiziana Fenu

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La Dea Tanit e la Sardegna

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Coccio di Orani











💛Gli Dei delle Spirali

Gli Dei delle Spirali. 

Parlare della civiltà Sarda, non è mai parlare della storia di divinità, di una mitologia nelle quali gli umani si sono riconosciuti per  giustificare il  loro operare, per dare un senso  alla genesi del mondo, alle varie sfaccettature dell'umano che nella divinità si sublimano. 

La civiltà Sarda è una civiltà del "fare, del creare" la divinità, attraverso l'elemento primordiale che ci lega alla terra:  la Dea Pietra. 
Non hanno cercato altrove le loro divinità
Sono entrati in connessione con l'essenza stessa della pietra. 
Hanno cercato, e trovato, il Divino nella Materia, nella Pietra. 

Nella metà del IV millennio a. C. appaiono le prime Domus de Janas, fino a quando nel III millennio a. C. iniziano i primi dipinti ,e non sono solo le sculture a raccontarci di quanta sacralità abbiano celebrato in nome di questa Dea.
Sì perché la pietra è la  Dea in persona, la custode dei segreti. 
La caverna, le grotte naturali, altro non sono, che il ventre materno, non "abitazioni", ma luoghi di culto sacro fin dall'Era glaciale. 
Un luogo intimo dove il tempo non esiste, dove all'interno  di essa, non puoi distinguere il giorno dalla notte. 
Domus  de Janas, scavate nella roccia , come luogo di accoglienza di  simboli legati  all'iniziazione, alla rinascita, al passaggio ad un livello superiore di consapevolezza. 

Mentre le altre civiltà si preoccupavano di  inventarsi degli Dei, gli Antichi Sardi estrapolavano il sacro della materia. 
Sacralizzavano la materia stessa, facendola portavoce del "non tempo", dove la dualità si annulla, dove maschile e femminile si incontrano, dove presente e passato si annullano.
Dove vita e morte sono lo stesso momento di fluidità di ciò che  racconta Madre Pietra. 
Si parte dei Menhir. 
Il Menhir Dea, catalizzatore di energia, dimora sacralizzata a Betilo, "Beth El", "dimora della divinità"
E da Menhir, diventa Dolmen. 
Due pilastri verticali e uno orizzontale, che rappresentano una porta, un passaggio, un ingresso  nell'utero primordiale. 

E pensiamo anche alla pietra come luogo sacro di Recinzione. 
Guardiamo i Pozzi Sacri in Sardegna
Il pozzo di Santa Cristina, con la perfetta forma ogivale, circondata da  un recinto sacro in pietra. 
Che cosa poteva simboleggiare, se non la protezione di un luogo sacro dove avviene il parto simbolico?
La rinascita. 
Un luogo dove ci si rigenera attraverso le Sacre acque fecondate dalla divinità Solare-Taurine. 
Il recinto in pietra della Grande Madre Partoriente. 

Ciò che i Sardi raccontano attraverso la pietra è un qualcosa che va aldilà della narrazione lineare. 
Quella che poi abbiamo visto  raccontare nelle altre civiltà, dove ci si inventa un Pantheon di divinità per giustificare le gesta degli uomini, o la presenza del divino nella vita degli stessi. 
I sardi non hanno inventato nessuna divinità
Non avevano bisogno poiché erano  estremamente connessi con le energie di Madre Terra  e del cosmo. 
Attenti osservatori e indagatori dalla realtà che  li circondava. 
Si sono fatti  essi stessi divinità, creando un tempo  "non  lineare", circolare, femminile, di mutazione, trasformazione  e rinascita, che scardina il normali parametri del tempo lineare. 
Un "tempo non tempo", attraverso il quale i sardi, offrono una chiave di lettura  per acquisire nuove conoscenze, nuove consapevolezza. 

Sdoganandosi da quella mentalità lineare assoluta tipica del maschile. 
La centralità del culto della Dea Madre, di cui la pietra è la sua  personificazione in Forma, in Sardegna, e' rimasta immune dalla perdita della sua centralità nelle civiltà, a favore di un politeismo tipicamente maschile, e che avviene verso il 4000 /3000 a. C., quando ad essa si sovrappone il culto di altri Dei dagli attributi maschili che prendono il sopravvento  sul matriarcato. 

In Sardegna  non c'è stato questo passaggio, perché la pietra, la Dea Madre, è stata testimone e rappresentanza del maschile e del femminile insieme, attraverso  eccelse manifestazioni, a partire petroglifi, dalla struttura e dalle sublimi manifestazioni architettoniche attraverso le Domus de Janas, i Nuraghi, le Tombe dei Giganti, i Pozzi Sacri. 
Penso alla doppia spirale rossa, rappresentata  nella Domus de Jana di Bonorva, che sottolinea la forza androgina, le corna taurine e la forza uterina, i due poli opposti, maschile e femminile, yin e yang in movimento primordiale dinamico. 
Tutto nelle Domus de janas parla di dinamicità, di divenire, di rigenerazione, di rinascita che prevale sulla morte. 

Molte altre civiltà si creano divinità aliene che instillano l'immortalità negli umani
Gli antichi sardi ci raccontano invece, come creano nelle loro Domus de Janas, il mistero della rinascita, della rigenerazione,  dell'immortalità, in perfetta corrispondenza con ciò che c'era al di fuori delle Domus. 
In corrispondenza con Madre Terra, con i suoi cicli lunari e solari. 

Mentre le altre civiltà  creavano Divinita solari e lunari, impersonate da Semidei con le fattezze umane, i Sardi davano regalità e sacralità alle divinità che scandivano le loro esistenze, il loro cicli i loro raccolti: Padre Sole e Madre Luna. 
Non avevano bisogno di altro. 
Si capisce, dalle loro attente osservazioni, dalla loro finissima intelligenza, che valore potessero dare ad un petroglifo o ad una rappresentazione decorativa con l'ocra rossa. 

Grandissimi osservatori di cicli lunari e solari, tanto da poterli incastrare ed enfatizzare al meglio attraverso le loro stupefacenti strutture architettoniche, come i Pozzi sacri, dove i gradini non sono soltanto dei gradini, ma sono simbolo di ogni singolo passo verso un percorso iniziatico che si estrinseca attraverso la perfezione architettonica dalle mille simbologie, così come nelle Tombe dei Giganti o dei Nuraghi o nelle stesse Domus. 
Come potevano perdere tempo  gli antichi sardi( e mi piace chiamarli così ,perché non sono solo nuragici, ma sono "oltre" tutta le loro stesse strutture archittetoniche) nel creare e immaginare dei falsi Dei che riempissero una linearità storica, per lasciare tracce di sé stessi, quando avevano da sperimentarsi nelle ierofanie create con estrema precisione nei Pozzi Sacri, o negli  accumulatori di energia come le Tombe dei Giganti, o gli stessi Nuraghi quando avevano da raccontare il ciclo della rinascita nelle Domus de Janas?

Le Tombe dei Giganti le troviamo solo in Sardegna e già questo di per sé , ne sottolinea l'importanza straordinaria
"False porte" qui, e "false porte" nelle Domus de Janas. 
Sono dei Portali tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. 
Tombe dei Giganti terapeutiche. 
Domus de janas terapeutiche. 
Pozzi Sacri terapeutici. 
Nuraghi terapeutici. 
Luoghi sacri di incontro della potenza rigeneratrice uterina in sinergia con la potenza taurina,  posizionati proprio sulle linee energetiche più forti di Madre Terra. 
Luoghi di vita, di rinascita. 
Luoghi di incubazione di rigenerazione da millenni oltre che di sepoltura. 
Questo significa solo una cosa.
Che gli antichi sardi conoscevano perfettamente i cicli lunari e solari. 

Tre cerchi concentrici scavati in terra nel pavimento della Domus de Janas "S'Incantu", a Putifigari(Ss). 
Tre fasci circolari sempre piu in profondita' a crescere. 
Tre non è solo il  numero della perfezione, perché lo ritroviamo anche nelle false porte, ma indica sicuramente nascita, morte e rinascita. 
In quella forma circolare incisa nel pavimento che sembra il calco di un ventre femminile gravido, con l'ombelico centrale. 
La gestazione. 
Luna nuova, fasi intermedie e luna Piena. 
Ma non può raccontare di una semplice gravidanza terrena. 
È una gestazione spirituale, di nascita, morte e rinascita. 
Se gli Antichi Sardi  erano così attenti alle lunazioni in particolare, è perché il percorso del Sole è più lineare,  più fisso, diciamo più maschile, rispetto alla luna, con le sue fasi lunari. 
E in che modo avrebbero potuto rappresentare la rigenerazione, la rinascita , il percorso lunare femminile, la gestazione alchemica all'interno delle Domus, all'interno del Grembo della Grande Madre Pietra?

Mi piace molto osservare, e sono sempre molto attenta alla numerologia che i simboli rivelano. 
Il ritmo gestazionale della donna è lunare
Il ciclo mestruale è  di 28/29 giorni, quindi è lunare. 
Osservo altri particolari delle Domus  cercando dove si possono trovare indicazioni precise di questa  gestazione a nuova vita. 

Osservo in particolare il petroglifo della  Domus de Janas Corongiu , nella necropoli di S'Acqua Salida, a Pimentel (Ca). 
Sembra un racconto. una storia con ideogrammi. 
Ci sono cerchi, spirali, triangolini, piccole spirali su  colonne. 
Conto il numero dei triangolini: sono 9
Nove e mezzo, a dir la verità perché l'ultimo triangolino è a metà, e non credo proprio che sia stato un errore o una dimenticanza perché non c'era più spazio per  incidere il terzo lato del triangolo. 
Ma cosa significano 9 triangolini e mezzo?
Più volte ho  ho scritto che questi triangolini rappresentano il moto delle onde,  il femminile. 
Ma oggi, ciò che più mi colpisce  è quel triangolino a metà. 
E tutto l'insieme del petroglifo ha una storia ben precisa. 
Se consideriamo ogni lunazione legata al ciclo mestruale della donna, vediamo che ogni lunazione è di  29 giorni e 12 ore. 
È il moto di rivoluzione della Luna, chiamato anche mese sinodico. 
Un ciclo lunare di 29 giorni ,come quello mestruale della donna, che di solito e' di 28/29 giorni. 
La luna piena è da sempre legata alla fase ovulatoria, all'archetipo della Madre, un energia radiante, rivolta verso l'esterno
Il periodo dell'ovulazione è legato al ciclo della luna piena, della "Luna Bianca" ,celebrato nella maggior parte dei riti religiosi, della fertilità. 
Il ciclo della buona Madre, accettato anche  dal patriarcato gli altri cicli erano considerati  "sconvenienti", troppo "libertini"

Quindi ritornando al nostro petroglifo " Corongiu" del Neolitico finale, 3200 a. C. circa, è straordinario come siano riusciti  a rappresentare esattamente il periodo di gestazione e relativa rinascita alchemica, con un preciso riferimento al ciclo della Luna e dei mesi di gravidanza , rappresentati dai nove triangolini e mezzo
Ed ecco perché l'ultimo triangolino risulta incompleto. 
Non è stata una dimenticanza o per mancanza di spazio. 
No. 
E straordinaria questa simbologia, da brividi
Il simbolo si ferma all' apice, nel vertice del triangolo ,cioè nella "luna piena", nel momento  della nascita, rinascita, del parto. 
Sappiamo bene quanto la luna piena influenza l'elemento acqua e quindi il parto. 
Le statistiche attuali che dicono che non esiste corrispondenza tra luna piena e parto non fanno testo, visto che la quasi totalità dei parti è indotta, o programmata. 
Rinascita che avveniva dentro questi luoghi sacri, dove anche la struttura esterna ricorda un utero nel quale ci si addentra per rinascere. 

Osservando il petroglifo, sembra una narrazione. 
A sinistra ci sono due sfere, due cerchi ,che vicini forse  rappresentano ovulo e spermatozoo, come il sole e la luna che creano la gestazione, rappresentata dai 9 triangolini e mezzo che rappresentano le lunazioni. I mesi della gravidanza. 
9 lunazioni da 29 giorni
9 lunazioni da 29 giorni e mezza fanno 276 giorni
276 giorni  diviso 7, i giorni della settimana ,fanno 39 settimane e mezza

Mostra il periodo di una gestazione. 

In questa fila di triangolini/ lunazioni, al centro vi è la doppia spirale uterina, quasi a rimarcare il simbolismo dei due cerchi iniziali che si uniscono per creare la vita
Spirale uterina  dei due poli energetici Sole/luna, toro/utero, maschile/femminile,  Padre e Madre, l'androgino, il caduceo che sta agendo in pieno movimento  creativo, dinamizzato dalle spirali che si avvolgono internamente verso il centro dell'utero stilizzato  con 3 spire. 
La spirale rappresenta insieme il potere solare e lunare. 
La spirale doppia ritorna verso il suo centro, nell'utero della Sacra Madre a simboleggiare che questo  percorso di rinascita riporta  ad un ritorno al grembo materno, dove morte e vita si fondono in una cosa sola. 
È un  segno grafico primordiale, un movimento al quale si partecipa
Nell'ovulo e nello spermatozoo, ci sono forme spiralizzate, così  come è una spirale anche il  DNA. 
La spirale è la forma ancestrale della vita
E poi, a fine percorso, una spirale singola, più grande delle altre, sempre con 3 elementi concentrici. 

La rinascita è avvenuta.
Il defunto è ritornato nella spirale, nel grembo della Grande Madre. 
Gli elementi sotto, sono due colonne con quattro piccole spirali ai vertici. Indica la forza del percorso terreno,
Quattro come i quattro elementi della terra
Due per ogni lato, che segnano un percorso lineare terreno. 
Ma non questo, ultraterreno, che si è voluto rappresentare con i nove triangolini e mezzo
È un percorso diverso, è un percorso di un altro livello non lineare, in un mondo spirituale. 
È un processo circolare di perenne mutazione, trasformazione e rinascita, nel femminile, nel suo grembo Alchemico
È il processo dell'Energia in continuo mutamento
E quei due Segni grafici a sinistra, quei due "trespoli" o  Arche segnano che il viaggio è appena iniziato, con il Padre e la Madre che  ancora sono divisi nella dualità, che ancora  non sono ancora sinergia creativa androgina
Sono solo due, e non tre, come  quelli che vediamo sulle false porte nelle Domus de Janas. 
Quelle che, ho detto più volte, somigliano ai Torii  giapponesi, e che presiedono all'ingresso verso una zona Sacra. 
Poiché la porta non è solo simbolo di un ingresso, e anche essa stessa simbolo di uno spazio segreto che sta dietro di  essa
Uno spazio di forte pregnanza simbolica
Varcare la soglia è un rito di passaggio verso uno stato di forte trasformazione alchemica, che implica nascita, morte e rinascita. 
Tre elementi. 
Varcata la porta, grazie all'energia androgina di padre e madre insieme si fa un percorso chiuso, completo, compiuto. 
Una rinascita ,da  spirale a spirale, come indica il simbolo in alto a destra. 

La spirale è un simbolo molto complesso che veniva usato fin dal paleozoico. 
È il simbolo che appare nelle conchiglie, le creature primordiali della terra
Spirale che si espande e si contrae, seguendo i ritmi lunari e solari, che vanno di intensificazione o di indebolimento della loro stessa  luminosità. 
Triangoli, rete, spirali  zigzag, cerchi, sono tutti i simboli del femminino, di Madre Terra
E il Toro, l'elemento fecondante Solare maschile, dove può trovarsi,  se non  al centro del labirinto della spirale femminile?
Dove si trova il Minotauro? Si trova al centro del labirinto. 
Ne rappresenta la forza fecondatrice,  che dinamizza il labirinto stesso.
L'aspetto uterino/femminile/lunare e taurino/mascolino/solare, sono imprescindibili  l' uno dall'altra
Il nome del Minotauro era anche Asterione, che significa "forza del cielo" nome che contiene quella triade consonantica "str", che abbiamo già precedentemente  visto, come prerogativa del femminino
"Stria"(barbagianni, b-abba-janna/ jana)/Tirso, il fiume sardo,  Ishtar, Astarte, e altre..

La Venere  paleolitica di Laussel  del 12.000 a.C , scolpita a bassorilievo nell'entrata di una grotta in Francia, tiene sulla mano destra un corno a Mezzaluna, che è inciso con delle tacche corrispondente ai  segni dei mesi lunari, mentre l'altra mano è poggiata sul ventre prominente. 
Una Venere in dolce attesa , sicuramente
Il corno indica ricchezza, pienezza, fertilità. 
Dal corno nasce l'usanza della cornucopia, da regalare alle coppie come simbolo di fecondità  e prosperità. 
La Venere è ricoperta di ocra rossa, che indica la fertilità delle mestruazioni. 
Ocra rossa come quella usata per altre spirali famose come quella nelle nostre Domus de Janas. 

Spirale che istintivamente ha guidato anche le mani di coloro che hanno edificato i nuraghi. 
È come se la spirale i sardi ce l'avessero nel DNA. 
Questo senso di continua  trasformazione, del rigenerarsi continuamente. 
Ispirazione ancestrale che è rimasta nelle sapienti mani di  chi intreccia a spirale l'asfodelo per creare  i meravigliosi cestini della tradizione Sarda, per creare sa corbula
Spirale che e' rimasta come decorazione nei gioielli sardi,
Nella cassapanca, in ogni manufatto artistico della nostra tradizione. 

Il matriarcato si sgretola  piano piano nelle altre civiltà già dal 3000 a.C., lasciando spazio a divinità femminili anche con un' energia distruttiva e nefasta, e qui in Sardegna invece si continua ad onorare il Femminino, con opere che ne enfatizzano la Sacralità fino ad arrivare a figure importanti come Eleonora d'Arborea, che hanno segnato in positivo la civiltà sarda, per alcuni secoli. 

Perché i Sardi non si sono dovuti inventare nulla.
Celebravano il Sole e la Luna. 
E in essi rinascevano ogni volta che li celebrava no. 
In tanti modi diversi. 
Rinascevano come Dei. 
Umani che si sono divinizzati sull'altare delle loro stesse opere. 
In un continuo sperimentare, in ogni campo, dal vino alle imbarcazioni. 
Dei in continua trasformazione. 
Gli Dei delle Spirali, in continuo dinamismo energetico creativo. 

Tiziana Fenu
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Gli Dei delle spirali
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Il 










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La Stele di Boeli, meglio conosciuta come sa Perda Pintà, ossia ‘la pietra decorata’, è un megalite di granito lavorato e inciso risalente alla cultura di Ozieri, ossia al Neolitico finale (3000 a.C. circa)
















mercoledì, luglio 22, 2020

💜* Maria Maddalena

22 Luglio
Festa di Maria Maddalena

Ogni Donna ha in sé il Sacro Graal del crisma della Maria Maddalena
Il Sangre Real di quel Sacro Femminino che si è fatto portavoce di quella stessa parola "reale"
Reale
Regale
Regalo
La Regalità è Rango. È essere "al servizio" , per il bene collettivo.
La Regalità è un Dono. Per sé stesse e per gli altri. Essere l' incarnazione di un Sacro Femminino significa Sacrificare la propria Essenza nel Reale. Che non è il "sacrificio" legato al concetto di morte come ci ha insegnato l' istituzione religiosa
Il Sacrificio è legato al concetto di Vita e di Amore
Il rendersi Canali Sacri, per consentire alla Regalità di manifestarsi nella realtà
La Donna è portatrice di Luce
È come la Venere del mattino e della sera. Venere veniva identificata con Lucifero.  La "Venere Luciferina" come quella ritratta dal Tiziano
Donna portatrice di Luce, di Sophia
La Donna Luna fecondata dal Sole, ma capace di far nascere la vita in un ambiente umido e buio, come quello dell' utero, analogamente al grembo di Madre Terra, che custodisce e fa germogliare i suoi semi nell' oscurità della sua coltre
Ma solo lei può
Perché ella è Sophia, è conoscenza, è Luce che conosce il buio, e sa come illuminarlo
Perché il buio lo porta nel grembo
Come un Buco Nero Cosmico dal quale nasce la Vita, tutto l' Universo
Esistono Donne Maddalene in ogni angolo della terra
Offrono il loro Unguento più prezioso per lenire le ferite. Si fanno Coppa per accogliere l' oscurità dell'altro e restituirla in nettare prezioso di vita
Si Sacrificano, si rendono Sacre, attraverso un Cuore Puro capace di far circolare Energia Divina e Amore
Perché Regalità è pensare inanzittutto al bene del proprio Regno, ed esserne Regina che dirige la propria Regia da Regnante assoluta
Come un Ragno che tesse i propri fili d'Amore e ne fa la tessitura del suo Regno di Amore
Perché Ragno è Rango e le prime divinità del Sacro Femminino erano tessitrici del destino
E quando una Donna è capace di tessere il proprio Destino e quello di chi ama, di chi la circonda sui fili dell' Amore, dell' Unione , della Luce, diventa Sacro Graal che disseta
Coppa con la quale onorare e festeggiare la Vita
L' Uomo dà la direzione
La Donna contiene e fruttifica quella direzione, in quella Coppa che non è solo il suo grembo, ma è tutta se stessa, quando diventa Regale e Regalo a sé stessa e all' Uomo che ama
Al suo Re Nudo, di cui lei, è la Corona più preziosa, il ponte tra il Divino e il terreno

Tiziana Fenu

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Maria Maddalena

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💜Scritto mio. Durezza e fragilità

Durezza e fragilità sono due cose diverse.
Solo un diamante può " rigare" un' altro diamante, solcarlo per sempre.
Ma ha una resistenza agli urti molto bassa
Ci sono donne,  e Uomini, che hanno lottato per essere dei  Diamanti
Si sono fatti forgiare dalla Vita, non per scomparire, ma per rilucere
Per lasciare che i raggi del sole, attraversandoli, si centuplicassero in una cascata di colori iridescenti
Ci sono donne che sembrano altere e irraggiungibili
Ma solo perché hanno imparato a non farsi attraversare da chiunque.
Si fanno attraversare solo da chi crea arcobaleni nei loro occhi.
Da chi le sa distinguere tra i cocci di vetro.
A loro non interessa specchiarsi in essi. A loro interessa creare con l' altro , quella dimensione caleidoscopica e tridimensionale, mentre vengono attraversate.
Una dimensione che possono abitare insieme
Ci sono Anime Diamante che lasciano il segno, anche quando non restano più
Non ti scheggiano, ma ti solcano
Ed è proprio in quei solchi che si insinuano quei raggi iridescenti che magari non riesci a sviluppare con altri
Perché non c'è niente di più bello, che lasciarti attraversare dall' altro
Dal sapere , che nonostante la tua tempra e la durezza, potrebbe imploderti dentro, e farti disintegrare in mille pezzi
Ma ti lasci attraversare
Come la più fragile, soffice e delicata , delle gocce di rugiada
E ti lasci permeare, diventando la sinfonia dei suoi accordi cromatici e sensoriali che si sviluppano su tutta la tua epidermide
Dal midollo, fino ad espandersi ed obliarti in ciò che i suoi occhi stanno creando nei tuoi
Ci sono Donne Diamante talmente preziose da non poter essere portate al dito come un qualcosa da esibire
Sono quelle che devono essere portate nel Cuore
Come una Luna argentea in espansione che non smette mai di splendere, se viene attraversata dal suo Unico Sole

Tiziana Fenu

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Liu Yuanshou Artist


lunedì, luglio 20, 2020

💛Il labirinto in Sardegna e simbologia nelle civiltà

Le strutture architettoniche della Sardegna rimandano sempre ad una sensazione complementare ed opposta in ogni sua manifestazione , nelle Domus de janas, nei Nuraghe,  nelle Tombe dei giganti
Un' alternanza di "vuoto e pieno" , che è riflesso di quella più intima e interiore di  fuoco e acqua, tra maschile e femminile, in una continua ricerca di equilibrio, dove l'elemento "vuoto", riceve : è il vuoto cosmico che crea, è l'elemento femminile, mentre il  maschile riempie questo vuoto cosmico
È il "vuoto/ pieno" dei Nuraghi, della conformazione delle Tombe dei giganti, vuota esteriormente, con l' Esedra a semicerchio cerimoniale  aperta e accogliente, concava come un grembo che aspetta di essere fecondata dal Sole, e piena internamente
Come nei Pozzi  Sacri , vuoti esteriormente, senza strutture architettoniche ascensionali, diversamente dei Nuraghi,  che tendono verso l' alto, ma intimamente più sacrali, dove  l'incontro tra maschile e femminile, avviene in quell' Ogiva , tra Tholos e Bacile, dove si sacralizza l'unione tra acqua e cielo, tra padre e madre, tra acqua e fuoco, il sole "T- Oro"
È l'incontro tra il vuoto e pieno, tra acqua e fuoco
Tra Nun e Nur
Nu-, stessa radice di Nuraghe

Tra La Runa Isa ,  che  simboleggia il ghiaccio, l'attesa il perseverare, e il Fuoco della Runa Fehu, il suo complementare, che rimanda al culto di Efesto, il Dio dei vulcani, il Dio del Fuoco
Fu Efesto a costruire Talos, il primo automa della storia, un vero e proprio robot di bronzo quasi invulnerabile, posto da Minosse, (primo legislatore di Creta, vissuto nel II millennio a.C, che chiese Al dio del Mare Poseidone un Toro bianco in segno di riconoscimento del suo potere, che poi avrebbe sacrificato per lui. Ma Minosse non rispetto' i patti e Poseidone gli scagliò contro Il minotauro nato dall' unione del Toro con la moglie di Minosse, Pasifae
Il Minotauro fu rinchiuso nel labirinto costruito da Dedalo, fino a che, Teseo, principe di Atene, arrivò, e con l' aiuto del filo di Arianna, figlia di Teseo, uccise il Minotauro) a guardia dell'isola di Creta.

L' automa Talos operò anche in Sardegna, dove uccise molti uomini, prima di stabilirsi a Creta: le sue armi erano enormi pietre che egli lanciava a grande distanza, con terrore dei nemici.
L' infaticabile guardiano, l'automa alato Talos, il figlio di Efesto, impediva agli stranieri ed in particolare ai Sardi di penetrare nell'isola di Creta. Quando raggiungeva gli intrusi, egli saltava sul fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e, stringendo fortemente al petto i malcapitati, li bruciava. Costoro, morendo, contorcevano la bocca a causa delle ustioni.
Secondo questa tradizione, l'automa Talos provocava dunque il riso sardonico, una dolorosa contrazione delle labbra, un modo di ridere forzato e falso. In questo modo l'antichissima espressione omerica riso sardonico si giustificherebbe a partire dal nome dell'isola di Sardegna

Efesto nel nome cui ricorda molto quello di Efisio il patrono della Sardegna
Efesto che agiva nella sacralità del suo creare, come fabbro degli Dei, come dio dei vulcani, nel grembo della madre terra nelle caverne uterine che non erano caverne oscure
Ma erano dei Templi, dei recinti sacri naturali, poi portati in  superficie, dove il Sacro si esprimeva nel culto del fuoco  e dell' acqua, celebrando i solstizi e gli equinozi, in balia del vento delle Antiche Madri, de su " maistrali" de is Maistras, delle Maestre del Maestrale, che come il vento forte e impetuoso del Maestrale, il vento tipico della Sardegna, danno la giusta direzione
Quel fuoco che brucia, illumina, scalda, unisce, da mantenere vivo e acceso  ad ogni costo
Quello sotterraneo, che illumina colei che trasforma e  fa rinascere a nuova vita

Fuoco rappresentato da questa Runa Fehu, che significa "creazione", abbondanza, il cui Emblema è la Vacca
Parola "Vacca", che già in se contiene la sigizia " vuoto /pieno", perché " Vac-", non solo è la radice è la radice di Vacca( Pienezza), ma è anche la radice di vacuo, che indica il contrario della Pienezza, il vuoto
La parola Vac  in vedico, significa " parola"
La  parola crea, e la parola necessita dell'elemento maschile che la pronunci, e dell' elemento femminile che lo porti a gestazione, a compimento

Il Nuraghe, internamente, è considerato un corpo cavo, un contenitore, è un vaso della Jana sotterraneo, e dentro il cuore del nuraghe, esternamente molto maschile e fallico,  fa nascere la vita, attraverso la luce che entra attraverso i pertugi, chiamati i "tori della luce"
Nuraghe  dalla  forma conica esterna betilica , che si erge sul vuoto della tholos, quasi a sublimarla in un moto ascensionale e spiralizzato, e attraverso un asse che forma una scala elicoidale intorno
Quasi a ricordare la struttura del DNA,  il serpente della Sofia, un liquido Vitale che permette la sacralizzazione della materia
Con un'apertura apicale, l' oculo, che può espandersi, eliminando le pietre apicali,  in perfetta congiunzione " cielo / terra",  con quel terrazzo ballatoio,  che è una perfetta rappresentazione di una corona che si espande come una corona di Raggi
Ricordiamo che molte divinità sono state rappresentate con una corona simile al nuraghe, in testa di cui il simbolismo con  la "v", indica splendore raggiante, che si irradia verso la divinità, verso il cielo

La parola pietra in vedico è "Patra", stessa  radice consonantica di "pietra"
"Patra", che significa  anche "coppa, vaso, contenitore"
È bellissimo questo concetto :la pietra stessa è una coppa che custodisce la scintilla Divina, è il cuore della scintilla Divina
Un Sacro Graal
E La parola " cuore", in sanscrito si scrive" Guha", che ha due significati, una "cuore",  e l'altro è calore
E la radice Gu- significa "coprire, tenere all'oscuro", da cui deriva il greco "kruptos", cioè "nascosto"
E questo mi ricorda molto, foneticamente, il nostro " cuau", per dire " nascosto"
Come la " Gu" della parola " nuraghe

La " Nu"  della parola nuraghe richiama la lettera ebraica " Nun" , il pesce simbolo di fertilità, il contenitore, il quattordicesimo archetipo sacro, espressione della ricettività femminile come il pesce che si forma all'interno della Vesica piscis  che è la madre di tutte le forme poiché è composta dall'Unione del maschile e del femminile
Nun in arabo significa "balena"
Ed è rappresentata graficamente da un semicerchio con dentro due puntini
Questo mi ha fatto pensare ad un senso di protezione del semicerchio, come un arco che protegge il contenuto
" Nun" in arabo significa balena , significa che è  legato  al mito di Giona e della balena, dove  Giona ritrova se stesso, ,
Giona che somiglia tanto al Giano/Giana/ Jana bifronte, divinità del. Passato e del futuro, della vita e della morte,
Così come la Jana, colei che da la vita, e colei che da'   la  morte bogadora  e accabadora

Il simbolo del  semicerchio come un arco rovesciato, come l'Arco del cielo che sulla terra diventa Arca
Arca che protegge e porta in Salvo come un grembo, il puntino, il sole
Come l' Arca solare egiziana a Mezzaluna
" Arca/Arga/ Argha" che indica la matrice, l' utero
" Argha"  è un termine sanscrito, e secondo il glossario della dottrina segreta della società teosofica significa vagina ioni
Quindi l' arca è una vagina cosmica
L' Arca  come una vagina cosmica, un'imbarcazione, una traghettatrice come lo è la Jana/ioni, una traghettatrice tra due dimensioni poiché Iana e anche Janna cioè porta

La Vesica Piscis, nell' intersecazione dei due cerchi, forma un pesce, una vagina ma anche straordinariamente, ha la stessa forma delle imbarcazioni degli Shardana, del popolo del mare
Guardando la forma della navicella nuragica, si può notare come sia assolutamente identica vista dall'alto  alla forma ogivale della pesce/ vagina/ ogiva/   della vesica piscis, ottenuta dai due cerchi, maschile e femminile che si intersecano
Questa navicella dalla forma affusolata  ritrovata  in vari siti archeologici (Baunei, Mandas..) che planava sull'acqua e che permetteva di entrare di uscire dall'acqua, ad alta velocità, limitando il pescaggio, come moderni aliscafi , senza avere vele, ad alta propulsione magnetoidrodinamica estremamente evoluta ed efficiente, risalenti al II - III millennio a. C. ( ne sono state ritrovate oltre 150, in bronzo, votive, anche al di fuori della Sardegna)
La navicella fusiforme degli  Shardana che   magari, in tempi remoti avevano  costruito per essere veloci e sfuggire alla sommersione di Atlantide,e  non si spiega altrimenti, il perché di questa piccola e aerodinamica imbarcazione, la cui funzionalità  principale sembra la velocità
Con queste imbarcazioni costruite nell' età del bronzo, gli Shardana hanno lasciato loro tracce ovunque e la forma dell'imbarcazione fa pensare che fosse dedicata ad una divinità  femminile poiché ha la forma di una vulva di un' Arca/ Argha/Joni

L'arca, detta " la cui forma dell' Arca per eccellenza, l' Arca dell' Alleanza come ho già spiegato,  ricorda la cassapanca sarda," s' Archedda ",
" sa  cascia "
S' ascia/ ascia
Nel mio precedente post che  lascia bipenne era molto presente in Sardegna, e che rappresenta il caduceo formato dalle due energie maschili e femminili, rappresentato dalla stessa Tanit  che la tiene in pugno è l'atteggiamento sacrale e cerimoniale, la dea Alata primordiale Jana Jana, che è un portale per l'altra dimensione e ha detto come lascia  bipenne è chiamata anche labrys
La stessa radice di labirinto poiché il labirinto ,  presenta la spirale al femminile il grembo  Arca sacra che ci porta in un'altra dimensione, nella dimensione della grande madre ma anche era dimensionare dell'elemento come se fossero corna spiralizzate l'elemento Taurino
È la madre originaria  che attraverso il suo grembo, manifesta un figlio solare
Gli  Hopi chiamano il labirinto. TAPU. AT. ( madre e bambino)

Un legame primordiale germinativo  simboleggiato anche  qui in Sardegna, di cui il più famoso è quello della domus de janas di Luzzanas a Benettutti, datato 6.000 avanti Cristo, che  ricorda altri labirinti trovati in altre parte del mondo, e che rappresenta una forma circolare ad albero
È un labirinto  di tipo cretese che appare già in epoca preistorica formato da 3 /7/11 circuiti
Unicursale, nel senso che si va solo avanti fino al centro  e poi si ripercorre la stessa strada indietro, dove il  centro è considerato il luogo sacro, dove si concentrano le energie materiali e spirituali
Dove il dentro è l'opposto del fuori, e  dove  l'anima è opposta al corpo

La prima parola labirinto viene ritrovata in una tavoletta minoica, la tavoletta di Pilo, del 1400 avanti Cristo in scrittura  lineare B dove si legge
DAPU - RI- TO- JO.  PO-TI- NI- JA-  ME- RI
"Alla Signora del labirinto un' anfora di miele, Potnia ( grande divinità del Mediterraneo)
Quindi" Dapurito" era labirinto, ed era legato alla divinità femminile
E non sembra poi così strano visto che labrys, che significa labirinto, sia foneticamente così simile a labbra
Labbra intesa come parte del viso, ma come labbra dalla vulva  la cui forma vulvare/ ogivale si trova esattamente anche nelle imbarcazioni nelle navicelle  degli Shardana

Il labirinto nella sua forma ricorda  il disco di Festo, usato nella Preistoria come rito che si celebrava nel labirinto, collegato al culto di Madre Terra con i suoi cicli di vita di morte, un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta
Un disco di terracotta risalente al 1700 a. C., con 241 simboli rappresentati in una forma labirintica, spiralizzata
Il fronte del disco disco si riferisce ad una Dea incinta che brilla mentre il retro si riferisce ad una Dea che tramonta, probabilmente la Dea minoica Afaia, la dea del parto, ma anche con la luce. La dea alla quale si riferisce il retro del disco potrebbe anche essere Astarte ( STR, come nucleo sillabico) chiamata anche  Venere, ed è comunque una rappresentazione che richiama al figlio solare da partorire
Una rappresentazione allegorica del labirinto, e dell' addentrarsi in esso, nell' oscurità, tenuta celata, per poi rinascere a nuova vita, a nuovo sole, a nuova consapevolezza
Come si faceva nei riti di incubazione all' interno dei Nuraghi, per ripristinare l' equilibrio, l' energia perduta
Proprio lì, al centro del nuraghe, Templi religiosi catalizzatori delle energie elettromagnetiche delle Ley Lines terrestri.

Abbiamo anche  noi un labirinto nuragico nel villaggio sacro del Romanzescu, un santuario,  considerato uno dei luoghi di invocazioni cerimoniali più belli della Sardegna, dove il labirinto ha al centro una capanna, che sicuramente veniva usata per scopi cerimoniali
In questo stesso villaggio sacro abbiamo anche una bozza di Anfiteatro, uno spazio sacrale sicuramente collegato al  femminile e al culto delle acque
Romanzescu era un villaggio comunitario abitato solo da sacerdoti e sacerdotesse, dove si celebravano le feste lunari e solari, un santuario in mezzo ad un bosco di querce dove le sacerdotesse  della  Grande Madre erano custodi del culto delle acque
Dove  il Pozzo Sacro era al centro  del villaggio e dove a poca distanza vi era del fiume Tirso

Il labirinto rappresenta la madre originaria che attraverso il suo grembo manifesta un figlio solare
È l' eroe interiore che deve scendere negli inferi e affrontare se stesso, è il "filo/ figlio" luminoso che  ritorna alla sua totalità e integrità, perché è lui stesso il filo d' Oro
E questo può avvenire solo nel grembo della grande Madre  Cosmica, in cui maschile e femminile si uniscono , come nella Vesica Piscis che, intersecandosi, formano il  pesce( ricordiamo che anche il Cristo, il Sole, era chiamato Ichtys , pesce), la vulva, l'Arca, la navicella, grazie al filo che nella Upanishas ( gli antichi testi religiosi sanscriti ) è chiamato Sutra ( filo/ breve frase, aforisma) , che ha la stessa radice consonantica STR, che ritroviamo  come distintiva delle divinità femminili( Ishtar, Astarte, Hator, Astoret, per esempio, tutte rappresentazioni della Grande Madre, della Vacca Sacra) e che ricordo, si trova in Tirso e anche in " stria" il barbagianni in sardo, lo psicopompo Candido di purezza, che rappresenta la Barbagianna/ babbajanna/ b' abba-janna/ jana
"La porta dell' acqua"
Porta del passato e del futuro, della vita della morte
Come il Giano/Jano/ Jana bifronte
Jana bogadora ( levatrice) e accabadora( dispensatrice commiserevole  di morte)
Acqua / Mem che purifica la memoria e riporta alla memoria
La dea come recipiente, come Arca universale che brama l'essere divino per essere fecondata  nell'amore incondizionato e per portare  alla luce  quel "figlio /filo" d'oro che riporta a casa

Tre lettere del nucleo consonantico "STR", che ritroviamo in  " soter" " sator" e " pastor", che indicano il "figlio/ sposo"  contemporaneamente  Salvatore, seminatore e pastore, guida
Nel mio precedente post sulla scacchiera nella Domus de Janas de Sa Pala Larga a Bonorva, ho parlato del quadrato magico di Sator, Romano, del  185 a. C. , dove ci sono 5 parole con 5 lettere ciascuna, un testo palindromo dove le parole sono interleggibili  in ogni senso
E dove è presente questo nucleo consonantico STR , legato al femminino
Un perfetto labirinto semantico e linguistico carico di significati da decifrare
Dove al centro  troviamo la parola Tenet che non solo assomiglia ad una croce palindromica ma somiglia anche la parola Tanit
Avevo  nominato il quadrato perché la scacchiera, che è tutto tranne  che  una scacchiera a riproduzione di un passatempo " ludico" riprodotto come memoria dell' originario ambiente domestico, è una rappresentazione cosmogonica del tempio oltre la morte, un quadrato che rappresenta una nuova terra, un tempio virtuale, dove il defunto  dimorerà dopo la morte,
Una perfetta Sigizia del maschile e del femminile,  è la stessa Arca navicella che consente il passaggio dimensionale
Lettera N identificata come simbolo grafico centrale del quadrato di Sator, è la stessa N (come acrofonia dei Nahas, che significa serpente) che ritroviamo centrale nella scrittura nuragica documentata  in molti documenti, dove il serpente non è altro che la gnosi, la conoscenza, il cammino iniziatico, la via verso la consapevolezza di sé
Il serpente spiralizzato, il labirinto Il ventre della Grande Madre, del femminino, dove maschile e femminile, vuoto/ pieno, dentro/ fuori, si incontrano per aprirsi alla consapevolezza

Arianna come  Arachne ( hanno la stessa radice Ar- che ribaltata, risulta "Ra", sole,) il ragno che tesse il filo
La guardiana della porta degli Inferi, l'unica che può aiutare l'eroe nell'affrontare l'iniziazione  perché è un tessere la trama della sua stessa esistenza, nella cui profondità si nasconde il segreto del Minotauro,che si nutre di giovane energia di sacrifici di giovani ragazzi, 7 ogni anno
Minotauro che si chiama anche Asterion, il cui nucleo sillabico STR, anche qui, simbolo del femminile
Perché il labirinto riporta il mostro alla sua integrita', porta ad una regressione verso l'interno, in cui femminile salvifico consente la realizzazione dell'uomo nella sua totalità indivisa, con il suo "filo-serpente" che rappresenta l'importanza del  transitare tra gli inferi e il cielo

Il labirinto oltre che  Labrys,  l' ascia bipenne attributo di Zeus , riprodotta nella famosa Reggia di Minosse, che ha una pianta assai complessa e di vastissime proporzioni,  ha anche un significato etimologico che  si fa risalire alla parola " laura ", indicanti sia la caverna che la miniera sia loro tortuosi  cunicoli, la cui radice " Lau" riporta a " lav", "lava"
Perché chiunque attraversa labirinto deve passare per gli intrighi e inganni nell'oscurità, per vincere la morte
Questo Cosmo intricato, rappresentato dalle costellazioni celesti fu poi riprodotto nella danza di Arianna, il simbolo stesso del labirinto per i Cretesi, una danza che si svolgeva nel cortile centrale del palazzo di Cnosso chiamata "la danza della gru" , con il "filo/ serpente" che rappresentava il transitare  tra inferi, sede della bestia, il Minotauro e il cielo

E si poteva uscire  da questo labirinto, solo con degli accorgimenti inventati dallo stesso creatore del labirinto, da Dedalo, il quale per sfuggire da questo labirinto nel quale rimane lui stesso imprigionato, costruì delle ali di Cera, che poi lo portano in Sardegna per costruirvi i Daedeleia, i nostri nuraghi, talmente ne restò impresso positivamente
Il primo autore in ordine di tempo che menziona i nuraghi è lo Pseudo Aristotele  nel IV sec.  parla  di costruzioni a cupola edificate con straordinario rapporto di proporzioni. Diodoro Siculo (D. S IV, 30) racconta che «Iolao, costituita una colonia, mandò a chiamare Dedalo per costruire molte opere, rimaste fino ai nostri giorni, chiamate dal loro architetto Δαιδάλεια, Daedeleia

In effetti questi   complessi nuragici  nelle forme multilobate, con più torri, ricorda questa conformazione a labirinto, che  si erge verso l'alto
Che regala una nuova identità espansa immortale e divina, dove vi è unita tra pieno e vuoto, tra materia e divino, tra cielo e terra, tra maschile e femminile
Luogo del  femminile all'interno dei Nuraghi della Sacra Creazione dove vi è un recupero della dimensione perduta, nella forma a cerchio che è l'espressione perfetta della vagina, utero, dove la parola, la " Vac" in vedico,  può trovare manifestazione solo nel vuoto, nella Vac-uita'  della stessa Vac- ca  Madre
Il centro del vuoto dove si ritrova la Pienezza di sé stessi, come facevano nei tempi antichi, durante le sedute di incubazione

In India la piantina  dei Santuari ha sempre una forma circolare, da cui si accede da  uno stretto corridoio e questo ricorda, gli stretti pertugi di ingresso dei Nuraghi, prima di entrare nello spazio  centrale
E questo santuario circolare indiano, è chiamato "Garbha", che significa "embrione", da cui deriva la parola "Grha", che significa "dimora" ("dimora" come la lettera e Sacro archetipo ebraico Beth, che è la radice della parola "betilo" - "beth-El", la pietra che consente l' Ascensione alla divinità)
Dalla parola "Garbha", poi deriva la parola "Argha" che, come abbiamo visto prima, significa "vagina,  o yoni" ( da notare: "argha", somiglia ad "Arca"  e "yoni", somiglia a "Jana")
E anche le arcate delle chiese, si chiamano così perché derivano da " argha", che simbolicamente significa nel grembo della madre
Arcate delle chiese che formano le navate, derivazione da " nave/arca/argha/vagina

" D' altronde" intrái in sa uḍḍa",( secondo l' analisi del prof. Dedola) era originariamente un sintagma sacrale, un augurio altamente positivo enunciato nell'ambito di credenze profondamente spirituali. Il sintagma Intrái in sa uḍḍa è una rara sopravvivenza che illustra la credenza dei Sardi pre-cristiani nella metempsicosi, nel ritorno all'Uno, al Dio Unico, allo Spirito Onnipotente, da cui poi sarebbero rinati. Non possiamo dimenticare, infatti, che il concetto di Dio in quanto Essenza Unitaria dell'Universo, a quei tempi aveva la sua epifania proprio nel Sole, la Pura Luce, il Puro Spirito"

Nel grembo della Madre, nell'arca, " in sa Nai" ( nella nave/Arca) si può "sanai" (guarire. "sa/nai"), attraverso "su sonai" ( suonare, "so-nai") e anche attraverso "su Nai" ( il parlare), le parole ritualistiche di guarigione, " is brebus"
Quindi la trasformazione alchemica di guarigione, di ritrovamento di sé stessi avviene nell' Arca /vagina( Ventre Cosmico) della madre attraverso il suonare e il parlare
Che il suonare facesse parte di questa ritualistica di trasformazione, lo avevamo già visto nel mio precedente post, quando gli Apkalli, le divinità alate, durante la cerimonia di purificazione con l' acqua, passano la pigna( che simboleggia la ghiandola pineale) su una corda tesa, per emettere suoni che con la pigna, che agisce da cassa di risonanza, si amplificano

 Adesso con Arianna, la Signora del labirinto, Ariadne la purissima, abbiamo conferma che celebrava con una danza il  labirinto salvifico
La danza, il suono, è lo stesso labirinto
Perché il suono cura, la parola cura, la danza cura
Il labirinto è strettamente legato al suono perché è una struttura sia fuori di noi, che dentro di noi, poiché la spirale più il cerchio rappresentano sia cosmo, che il sole, il nostro sistema solare, ma anche alla nostra struttura fisica e corporea
Infatti all' interno dell'orecchio, abbiamo una labirinto membranoso protetto dal labirinto osseo, poiché nelle spirali del labirinto vi è un prezioso e delicato potere generativo e ordinativo, esemplificato nella perfezione del rapporto aureo di cui il suono è veicolo importantissimo per connettere il divino con l'umano
E il suono, la parola, è strettamente legata archetipalmente con il Toro( astrologicamente il Toro è la "parola", colui che crea), poiché la protome taurina stilizzata ha la stessa conformazione dell' utero
Come sopra, è sotto
Gola e utero, due " uteri" creativi
Uno crea la parola, uno la vita
La parola, il suono crea.
E  "l ' orecchio divino" ci connette al Sacro

Basta osservare anche  il bronzetto che appare come una figura sacerdotale, con turbante e Diadema di santità, come se fosse un sommo sacerdote, che ha inciso come un sigillo, con scrittura nuragica, con lettere alfabetiche assimilabili alla lettera  Tsade', all' Ayin e alla Nun, delle lettere ebraiche, che come sequenza consecutiva, formano  la parola "Sa' AN", "Santo"
Il " Santo diadema",  e vi sono altri segni alfabetici visibili nel mantello
Questo Sommo e Santo Sacerdote ha in mano  un aulos, uno strumento a fiato di cui si notano i due tubicini che simulano le ance della canna che servivano per far suonare lo strumento
Quindi nella cultura nuragica è presente questo strumento a doppia canna e anche tripla, che sono le primitive launeddas

E non solo
Questo sommo sacerdote nelle caviglie grosse presenta  dei grossi bracciali, e sembrerebbero di bronzo, che quindi emettono dei suoni mentre si danza, sbattendo tra di loro( si chiamano armille), e quindi si presume che questo sommo sacerdote forse anche un musico e un ballerino, e questo sottolinea il modo impressionante, che la danza è un elemento di connessione con il divino come dimostrato dalla stessa  danza di Arianna stessa
 "Giunto a Delo di ritorno da Creta … Teseo danzò con i giovani Ateniesi una danza tutt’ora eseguita dagli abitanti del luogo, consistente in movimenti tortuosi ed attorcigliati che rievocano il labirinto. Dicearco afferma che questa danza è chiamata “Gru” (Plutarco, Teseo, 21).
La danza della Gru (Geranos) venne eseguita per la prima volta a Delo dai giovani ateniesi (sette maschi e sette femmine) che Teseo, grazie al filo di Arianna, aveva sottratto al Minotauro e condotto fuori dal Labirinto
danza della Gru (Geranos) venne eseguita per la prima volta a Delo dai giovani ateniesi (sette maschi e sette femmine) che Teseo, grazie al filo di Arianna, aveva sottratto al Minotauro e condotto fuori dal Labirinto. Nonostante gli scrittori dell’antichità abbiano descritto la Geranos in termini molto vaghi, gli storici della danza si sono impegnati a fondo nel tentativo di comprenderne lo svolgimento e il significato. Nelle antiche descrizioni della danza ricorrono tre elementi – il filo di Arianna, il labirinto, la gru  –  che, per quanto non sia chiara la reciproca implicazione, di fatto potrebbero essere letti come tre distinte modalità per esprimere il medesimo concetto

Nella danza di Delo il filo di Arianna è simbolicamente rappresentato dalla linea dei danzatori che percorre nelle due direzioni le curve del labirinto. Quando i danzatori, guidati dal capo coro, si muovono verso il centro, la meta del loro viaggio è l’Aldilà. Quando poi, di certo ad un preciso segnale musicale, il senso di marcia viene invertito, colui che in precedenza chiudeva la fila diventa a sua volta capo coro e si mette a guidare i danzatori verso l’uscita, sulla via del ritorno al mondo dei vivi. Così la coda si trasforma in testa e la fine si identifica con l’inizio.
A me questa danza, richiama in modo inequivocabile al ballo sardo, "su ballu tundu"

E il riferimento  alla gru, come la cicogna, è  perché da millenni, è associata alla nascita, ma anche al ritorno alla vita dopo la morte, è un trampoliere  navigatore così ardito che la sua migrazione lo conduce da un capo all' altro del mondo, e quindi conosce anche la via per l' aldilà, e la via del rientro
E ci sono rappresentazioni di uccelli acquatici con funzione di psicopompo, già nel VI sec. a. C ( anche la nostra Jana è legata ad una creatura psicopompo, il barbagianni)
 E se le gru fossero i nostri Fenicotteri?
L' etimologia in greco significa " ala rossa", per via del loro colore
Ma è anche vero che la radice Feni-, ricorda la Runa Fehu, che significa fuoco, abbondanza, rappresentata proprio dalla " vacca"
Come dire...
Il volo dei fenicotteri mi ha riportato dinuovo in Sardegna..
Non credo sia un caso
E come sempre, credo ci siano due o tre cosette da rivedere, riguardo la nostra identità
Perché labirinto è identita
Basta vedere la conformazione delle impronte digitali e osservare
Impariamo ad osservare

Tiziana Fenu

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Il labirinto in Sardegna e simbologia nelle civiltà

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