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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, settembre 29, 2023

💙San Michele e il numero 9

 Oggi, 29 settembre, Luna Piena in Ariete, traguardato dal nono Sacro Archetipo Ebraico Thet, con funzione "cedente", e dall'Arcano Maggiore IX dell'Eremita,, come ho già approfondito nel mio precedente scritto, abbiamo un'altra correlazione straordinaria, che ci manifesta quanto siamo supportati in questi importantissimi passaggi energetici tra l'equinozio d'autunno e i portali delle eclissi ad ottobre. 

Abbiamo una corrispondenza straordinaria, in particolare con l'Arcangelo Michele, che insieme agli altri due, Raffaele e Gabriele, è onorato in questa data 9

Una trinità di energie, che si esplica, triplicata, attraverso questo Archetipo guida, la Teth del percorso iniziatico, della gestazione, della creazione, del "3", Sacro e trinitario, moltiplicato per sé stesso, in una forma tridimensionale, che è tempio sacro di creazione, grazie anche al Fuoco interiore, che sempre arde, dell'Eremita. 

L'Arcangelo Michele, come il più "Eroe" e Guerriero spirituale tra i tre Arcangeli. 

C'è una straordinaria corrispondenza con il numero 9, che riguarda proprio la Sacra di San Michele, 

La Sacra di San Michele fu fondata dall'aristocratico francese Ugo de Monvoisier, tra il 983 e il 987, sul monte Pirchiriano, nel comune di Sant'Ambrogio di Torino.

Il culto micaelico, praticato dai Longobardi, fu ereditato dall'Imperatore Federico I Barbarossa, che lo trasmise al nipote Federico II, che lo estese a sua volta nel Regno e nell'Impero. Diffusosi ampiamente, si ipotizza che il culto di San Michele Arcangelo fosse già presente in Val di Susa, a partire dal VI secolo circa periodo in cui fu presumibilmente eretta, proprio qui, una chiesetta-cappella dedicata all'Arcangelo.

Secondo una leggenda, l’ex arcivescovo ebbe la visione dello stesso Arcangelo Michele, che gli ordinò di erigere un santuario. Gli stessi angeli avrebbero infine consacrato la cappella, che di notte fu vista dalla popolazione come "avvolta" da un grande fuoco.

Per poter raggiungere la Porta dello Zodiaco alla Sacra di San Michele, il visitatore deve salire un totale di 243 scalini, chiamati lo Scalone dei Morti, quasi in una sorta di "cammino ascensionale". 

Ebbene. 

 La somma delle cifre che compongono il numero 243, corrisponde proprio al numero 9, come il nostro Archetipo Teth di oggi. 

Un percorso "ascensionale" che si snoda attearso lo Scalone dei Morti, perchè lungo di essa furono ricavate delle nicchie che custodivano i corpi dei monaci defunti. 

L'Eremita, l'Arcano Maggiore IX, rappresenta proprio un monaco. 

Lo Scalone come metafora del condotto uterino, che si snoda in via ascensionale come un serpente, una grotta, che accoglie come un grembo, i defunti, la chiusura di un ciclo, per offrire la possibilità di una rinascita, indicata verso il Portale dello Zodiaco, che simboleggia una completezza cosmica, un unione tra cielo e terra, un ciclo astrale che è in connessione con il ciclo terreno. 

Il rimando alla simbologia del numero 9 è straordinario, anche perché questo  antro artificiale è stato costruito proprio nel cuore del monte Pirchiriano, e sappiamo che il monte, la montagna, oltre la simbologia di elevazione spirituale, ha in sé proprio il senso del grembo uterino, veicolo di Ascensione, in questo caso, verso l'Assoluto. 

Oggi siamo in un plenilunio di Venerdì, giorno dedicato a Venere, al Sacro Femminino


La retta di San Michele, che passa proprio attraverso la Sacra di San Michele, è formata da circa 2000 km che unisce i cinque principali luoghi di culto in Europa, dedicati all' Arcangelo Michele, e che, allungandosi di altri 2000 chilometri, arriva  a Gerusalemme. 

La Sacra di San Michele è stata edificata come luogo di controllo dell'energia del Drago

Sotto la crosta terrestre, nelle sue profondità, ci sono forze enormi, che sono concentrate in certi luoghi. Erano, e sono, le forze della Dea Madre , di Madre Terra, le cui raffigurazioni sacre, tra cui anche Iside e la Madonna Nera, simboleggiavano l'Antico patto tra il fuoco e l'acqua. 

Quindi grandissime forze a servizio dell'umanità, Ma anche, se usate male, al servizio dei maligno. 

Il Santuario di San Michele  rappresenta il  chakra principale, dei chakra della Terra, il quarto( corrispondente al Chakra del cuore) di tutti i 7 chakra che sono attraversati dalle principali linee del Drago. 

Forma, insieme al Monte Musinè, una concentrazione di energia che ha una fortissima forza selvaggia e che si manifesta con conformazioni rocciose insolite piene di materiali forti e nocivi, se liberati, perché sono forze  di manifestazione di forze spirituali nocive su altri piani, bilanciate però dalla potenza e forza attrattiva della Sacra di San Michele, verso le energie cosmiche, le quali si manifestano sotto forma di apparizioni continue e scie colorate, e globi luminosi. 

Persino la vegetazione che vi cresce è diversa dal  resto della zona.


Torino nome, ricorda la divinità del Toro, è  ed un grande centro energetico spirituale,  forse il principale, tenuto in equilibrio per secoli dalla spiritualità rappresentata da San Michele,  che cerca di domare e tenere nel sottosuolo queste grandissime forze energetiche in attesa del risveglio. 

Nei progetti umani vi è stata l'intenzione di sconvolgere questo chakra terrestre così importante, probabilmente per liberare queste forze Oscure dalla Profondità della terra, bilanciate dalla vicina e benefica Sacra di San Michele, tentando di scavare una normale galleria nelle viscere della montagna sacra , per distruggere le nadi sacre di questo   equilibrio energetico, e causare un infarto nel fluire di queste energie, tenendo conto che verranno superficie anche elementi molto tossici come  uranio e amianto. 

Ma gli abitanti locali, depositari di antiche memorie ancestrali,  si oppongono, perché la Sacra di San Michele è il punto centrale che collega tutte e sette le Sacre dislocate in Irlanda, Cornovaglia, Normandia, Piemonte Puglia, isola di Simi in Grecia e Monte Carmelo in Galilea, la quale, quest' ultima,  ha segnato il crocevia nella  storia dell'umanità.

Un luogo sacro riconosciuto in tutto il mondo.

7 chakra come le Sette Chiese dell'apocalisse, al cui centro c'è la sagra di San Michele, che rappresenta il quarto chakra , quello del cuore, la cui Potenza e comunicazione con il divino non deve essere allentata, per il bene dell'umanità.

Ma San Michele è legato anche alla simbologia delle costellazioni. 

Aldebaran è una stella appartenente alla costellazione del Toro, e appartiene alla cintura di Orione insieme a Sirio.

La costellazione di Orione viene rappresentata come un principe delle Milizie celesti come, l'Arcangelo Michele, che ha una postura di difesa

Con l'armatura sembra quasi che voglia fronteggiare la costellazione del Toro.

Studi astronomici confermano che Sirio, che inizialmente si trovava sul lato sinistro della Via Lattea, lentamente  si è spostata, a cominciare da 60.000 anni fa, sulla sponda opposta della Via Lattea, nella stessa area stellare abitata dalla costellazione del Leone ( i leoni sono legati alle Pleiadi, e quindi a Sirio) e dell'Orsa Maggiore, e pare che sia avvicinata a noi , allineandosi  con la stella Righel e Saiph ( che sembra foneticamente  molto simile a Sofia), per contrastare la forza distruttiva dei Baalim.

Da Sirio e da Aldebaran, provengono le entità non terrestri maggiormente coinvolte nelle dinamiche energetiche vitali del nostro pianeta.

Sirio e' la dimora Celeste degli Elohim,  dei Dogon, invece Aldebaran, è la stella di provenienza dei Baalim degli Anunnaki, dei Sumeri ( in effetti Sumeri in sardo significa il padrone), così narra la storia "non ufficiale". 

I primi, si dice, fossero i creatori della vita sulla terra , i mentre secondi sono gli intrusi.


Sirio e' l'occhio che tutto vede. 

Sir- orus. 

Signore d' Oro, simbolo della civiltà egizia, ed è la Stella Azzurra , l'occhio che è la parte positiva del Toro. 

Sirio e Aldebaran sono due stelle di due mondi lontani e sono divisi dalla costellazione di Orione e separati sulla terra dalla linea della Sacra dell'Arcangelo Michele.

Luce ed Ombra che si contendono il destino dell'umanità in una guerra millenaria. 

Secondo molti studiosi, pare che Aldebaran si stia allontanando dalla sua posizione giorno dopo giorno.

Secondo gli ebrei lo scudo di David,  formato da 2 triangoli che si intersecano e che rappresentano il  numero sei , quindi la forza degli opposti,  auspicava la protezione delle Milizie celesti, quindi del Guerriero Michele, che come  uno scudo vivente allontana gli spiriti maligni.

E oggi, lo scudo di David, la sinergia del Maschile e del Femminile, si incontrano. 

Venere e l'eroe arietino, il Guerriero, San Michele. 

Avevo approfondito di questa straordinaria sinergia tra San Michele e il suo Femminino, identificato con la Dea del Fuoco Brigida, festeggiata per la candelora del 2 febbraio, come un "Eremita al maschile", la Dea Guerriera che porta la Luce, proprio in un mio scritto a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/il-primo-febbraio-si-festeggia-da-noi.html?m=0) 


"Il primo  febbraio si festeggia( da noi si festeggia il 2, come rito della Candelora) il rito della Dea del Fuoco,  Brigid, la Dea Celtica, la dea Madre, la guerriera , ma anche la Sposa , perche Bride  vuol dire sposa. 

E il simbolismo di vestire di Bianco deriva dall' antico animale totemico Cigno connesso alla Dea - Brigid - Bride , perche le sue piume connettono al regno divino superiore

Ma tra le divinità, tra gli arcangeli, uno sposo molto probabile può essere l'arcangelo dalle ali bianche, l'arcangelo Michele.  

Guerriero di luce. 

Guardacaso anche Brigid( il cui nome da origine alle isole della Britannica),  è connessa fin dal neolitico, ai fuochi, ai fabbri, all'alchimia e  all' antica arte guerriera. E infatti dal suo nome deriva la casta fuorilegge dei briganti. Una donna amazzone, una valchiria

E guardacaso il monte Pirchiriano su cui sorge la Sacra( che era abitato dai porci- cinghiali , gli animali sacri ai Druidi e dalla casta druido guerriera ) si chiama proprio Braida. 

Pirchiniano significa anche Fuoco Divino, perché il vescovo di Torino che era salito sul monte per consacrare l'abbazia, non lo fece più perche durante la notte, sopra di essa si manifestò un globo di luce, fuoco e fiamme, in un'esplosione che "benedì'" la chiesa direttamente ad opera di Dio. 

All' interno del santuario c'è la  cima di pietra, la punta originale  del Pirchiriano ai piedi di un' enorme colonna a simboleggiare la Natura, il femminino sacro custodito in un luogo di culto dove magia femminile( Terra) e maschile( Cielo) si incontrano

La casta guerriera dei Templari( i Guerrieri della Luce,derivano il loro nome  dal Tempio di Salomone, in quanto nati a Gerusalemme nel 1118 ) strettamente legata alla Linea di San Michele, è una continuazione dell'antico lignaggio druido. 

Il fondatore dei Templari, san Bernardo di Chiaravalle , un druido, si dice che da piccolo si abbevero' di latte al seno di una statuetta della Vergine Nera, che è un icona riferita all' Antica Dea Madre Brigid  connessa alla Mucca Divina e portatrice di abbondanza, la quale , alla sommità del suo seno (il Bric , la montagna), come Dea Madre Terra,  incontra il suo maschile divino  che scende, Michele. 

Quindi i Templari guidati dal Druido San Bernardo, organizza una spedizione a Gerusalemme nel 1118( ..strano..la somma fa 11) per disepppellire qualcosa ( l'Arca dell'Alleanza o il Santo Graal) e diventando ufficialmente i guerrieri sacri della Cristianità ( sono devoti a San Michele e alla Dea - Notre Dame indica  il nome che coniò san Bernardo riferendosi alla sua Dea che l'aveva allattato, quindi dalla quale aveva ricevuto l'iniziazione dal femminino Sacro). 

La linea di San Michele connette proprio Gerusalemme all' Irlanda( l'ultimo depositario dell'antichissima sapienza druido celtica). 

I Templari rientrarono in Francia 10 anni dopo, pesando dalla Val di Susa, quindi dalla Sacra, dove nel 1128 compare il portale dello Zodiaco, un libro su pietra scolpito da un certo Maestro Nicholaus ( una summa del pensiero esoterico pagano cristiano alchemico medioevale). 

Brigid è anche la tessitrice. 

Regge il fuso( simbolo maschile e femminile contemporaneamente)

E i templari erano connessi al Sacro Graal, a anche ad  Artù, che in celtico significa Orso. 

E la catena di monti dietro il colle Braida si chiama proprio L'Orsiera

E Artù' come si chiama di "cognome"?

Pendragon. 

E per inciso, riguardo Michele e il suo drago, le linee sincroniche di energia  dove in antichità si innalzavano menhir , dolmen,ecc,  erano chiamate le linee del Drago.. Cioè affioramenti di energia vitale della Dea. sacre Vene e arterie femminili". 


Corrispondenze e rimandi straordinari, oggi, San Michele, il suo Sacro Femminino, la linea del Drago e plenilunio in Ariete. 

Tutto ci parla di coraggio, di forza, di Amore, di Antica Alleanza che si rinnova, anche attraverso una corrispondenza numerica che si snoda, come un serpente, come una linea del Drago energetica, che attraversa anche i nostri cuori, in un'unica vibrazione. 

Niente sarà più come prima, e, mentre lo scrivo, ho i brividi. 

Siamo già molto ALTROVE.

Dove siamo sempre stati.. 


Tiziana Fenu 

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Maldalchimia.blogspot.com 


Per ulteriori approfondimenti, nella mia pagina "La Porta Sacra", o nel mio blog( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/san-michele-arcangelo.html?m=0)

San Michele e il numero 9



venerdì, settembre 22, 2023

💛Equinozio autunno 2023

 Domani, Sabato 23 settembre, avremmo il passaggio dal solstizio estivo all'equinozio d'autunno. 

Anche quest'anno, alle 12:00, nel giorno dell'equinozio autunnale, come succede per l'equinozio primaverile, ma alle 11:00, del 21 marzo, nel pozzo di Santa Cristina  a Paulilatino, i ventiquattro gradini che portano verso il fondo del pozzo saranno completamente illuminati dalla luce del sole, e questo consentirà di vedere la propria ombra proiettata sulla parete di fronte capovolta.

Un'immagine altamente simbolica, perché il doppio, il gemellare, il capovolto, consente simbolicamente la rinascita, l'ascensione alchemica.

È un doppio, uno speculare che rimanda fedelmente a quel concetto di equilibrio di cui è portatore l'equinozio.

Il pozzo di Santa Cristina ha una perfetta architettura, progettata proprio per traguardare equinozi e solstizi 

L'asse del suo ingresso, ha un orientamento sud-est/ Nord-ovest,  con ingresso a Sud-est, in corrispondenza dell'alba del solstizio invernale, e, per il nord-ovest, in corrispondenza del tramonto del solstizio estivo. 

Sull'importanza simbolica e trasfigurante dei solstizi, ho già parlato e approfondito. 

Dall'importanza alchemica dell'orientamento solstiziale delle Domus de Janas, alla trasmutazione nel "corpo di luce", nei nuraghi, durante il Solstizio estivo, alla ierofania che si manifesta nel dodicesimo anello della Tholos del pozzo di Santa Cristina, proprio per il Solstizio estivo, come documentato dagli studi sul campo, del ricercatore Sandro Angei( maimoniblog.blogspot.com), ho già approfondito e parlato, così come del fenomeno dell'ombra capovolta che si verifica proprio in concomitanza degli equinozi, quindi anche domani( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ombra-capovolta-santa-cristina.html?m=0) 

Equinozio, che quest'anno, coincide con l'ingresso del sole nel segno della Bilancia. 

Segno che è portatore di equilibrio, di specularita', di armonia. 

Che veicola quel concetto di gemellare e speculare, così presente, nella nostra Antica Civiltà Sarda, che ho sempre approfondito, e che rimanda al concetto di creazione primordiale, la Matrice androgina della creazione, in cui i Gemelli energetici, agiscono in sinergia per la Creazione, per la rinascita. 

Conosciamo bene questa conformazione simbolica. 

Il "doppio tridente". 

Il tridente come simbolo delle antichissime civiltà prediluviane, come quella atlantidea, la cui conformazione strutturale è proprio quella di 7 cerchi concentrici, tre in terra ferma, e tre, in acqua, alternati, e un nucleo interno, proprio come il nostro labirinto a 7 percorsi, di Benetutti. 

I 7 percorsi del labirinto, sono rappresentativi, in modo speculare, così "sopra come sotto", di un preciso allineamento dei 7 pianeti, che si verifica in particolare durante l'equinozio primaverile. 

Indicano la via della rinascita, arrivata fino ai giorni nostri, veicolata dalla rappresentazione della resurrezione drl Cristo, proprio durante l'equinozio di primavera. 

Specularmente, quindi, gli equinozi, rappresentano i due opposti, le due polarità, in perfetto equilibrio. 

Equilibrio energetico necessario per accedere alla dimensione del Divino. 

È la dimensione dell'età dell'Oro. 

La concezione cosmogonica del "doppio", delle coppie primordiali Gemelle cosmogoniche che creano la prima civiltà, ha un'enorme importanza, perché astrologicamente, quella che venne definita l'eta' dell'Oro, si trovava, come cloruro equinoziale, quando il sole sorge, all'equinozio di primavera, sotto la costellazione dei Gemelli. 

Si narra che il primo fuoco degli umani, venne acceso nell'età aurea dei Gemelli, forse un milione e mezzo di anni fa, quando si scoprì che con due bastoncini "gemelli", per confricazione, cioè per notevole sfregamento, si poteva creare la scintilla di vita, di sopravvivenza, del fuoco.

Questo concetto del "gemellare", dal quale scaturisce il fuoco vitale, poi è rimasto nel corso dei secoli, fino ad arrivare anche al periodo che riguarda le concezioni cosmogoniche in Egitto, quindi sino al 6000/4000 a.C.circa, periodo dell'era dei Gemelli, appunto.

Ecco perché le divinità creatrici sono come gemellari in una stessa entità, androgine.

Come androgino, è ciò che si manifesta nel pozzo di Santa Cristina, durante gli equinozi, veicolato dall'ombra capovolta. 

Immagine capovolta che è veicolo della divinizzazione, che ha in sé gli elementi maschili e femminili che gli vengono "rilasciati" dalla stessa pietra su cui si manifesta, come fosse una parete all'interno di un nuraghe androgino, divinizzato. 

Il pozzo di Santa Cristina, ha un suo gemello nel pozzo di Sant'Anastasia. 

I due gemelli, speculari, custodiscono gli opposti, custodiscono il Divino e ne sono sua manifestazione. 

L'ombra proiettata, capovolta, custodisce il divino, e permette la divinizzazione dello stesso umano, che, solo illuminato dal Sole, si rivela nella sua parte divinizzata. 

L'ombra è la prova speculare che l'Umano è stato divinizzato dal Sacro potere del Sole, e nella sua forma capovolta sta rinascendo.

Perché solo l'ombra può rivelare la presenza della Luce, del Divino nello stesso umano. 

Così come riflette, la stessa simbologia della rinascita "divinizzata", la gradinata speculare, con 12 gradini, a quella d'ingresso, con 24 gradini, in numero uguale agli anelli della Tholos. 

24 anelli della Tholos

24 gradoni d'ingresso

12 gradoni superiori speculari

Il totale fa 60

Il numero 60 in ghematria, corrisponde al quindicesimo Sacro Archetipo Ebraico Samet, con funzione "pressione", in quanto agisce per manifestare la nostra parte divina. 

E il numero 15, è da sempre considerato e onorato, fin dalle antiche civiltà, come numero sacro della fertilità, il giorno centrale del ciclo lunare e del ciclo mestruale femminile, il giorno più fertile, quello dell'ovulazione. 

È esattamente ciò esprime, a tutto tondo, proprio il pozzo sacro, lunisolare, di Santa Cristina, in cui l'acqua viene fecondata dal sole, e, insieme, creano le ierofanie divine, e il riflesso doppio, speculare, metaforico, della rinascita, sottolineando, come tutta la struttura, sia intimamente incasellata in una dinamica più ampia, che coinvolge anche la luna, poiché, ogni ogni 18 anni e 6 mesi, quando la luna raggiunge la sua altezza massima, la sua luce attraversa l'apertura sulla sommità del pozzo, riflettendosi sull'acqua. 

A mezzogiorno, non si crea nessuna ombra di riflesso, poiché i raggi del sole cadono perpendicolari e la stessa ombra( il divino), è implementato nell'umano. 

E allora, diventa veicolo di Manifestazione l'acqua, il Femminile alchemico, che, come un grembo, ingravidato dal Sole, purifica e proietta un'immagine capovolta, divinizzata.

L'acqua, speculare e gemella della sua controparte solare, il Fuoco. 

Il matrimonio alchemico tra le due energie, maschile e femminile, che consentono l'alchimia, il salto di Ottava, l'Unione Mistica, si compie durante questa manifestazione altamente simbolica dell'ombra capovolta durante gli equinozi. 

Acqua e Fuoco che agiscono insieme, in sinergia, in contemporanea, per divinizzare l'Umano in un abilissimo e sofisticato gioco di riflessi, con un alto valore simbolico e alchemico. 

Solo qui in Sardegna, sempre attentissimi all'equilibrio degli opposti, potevano creare una tale perfezione.

L'ho scritto nel mio ultimo post. 

La Sinergia degli Opposti è il codice, il linguaggio, la simbologia, che funge da filo conduttore concettuale, alchemico e simbolico, trasversalmente, in ogni passaggio cronologico della nostra Antica Civiltà Sarda, per millenni, attaverso il megalitismo e le forme più raffinate e discrete di manifestazione artistica, strutturale e architettonica. 

Il capovolto, nella sua ricca simbologia di rinascita, che si esplica in un metalinguaggio presente ovunque, a partire dalle Domus de Janas, fino ai tempi più recenti, rientra perfettamente in questo concetto quasi cosmogonico, applicato alla dimensione umana, di creazione e continua rinascita. 

Abbiamo capovolti ovunque. 

Costellano ogni passaggio storico espressivo, dalle Domus de Janas, alle rappresentazioni artistiche nel vasellame, alle stele di Laconi. 

Una simbologia potentissima, quella del capovolto speculare, che troviamo, traversalmente, in ogni civiltà, ma in particolare nella nostra, che forse, più delle altre, ha tenuto vivo, in sé, questo Archetipo, come Matrice mnemonica, amniotica, di una memoria di sé, di civiltà Matrice, rispetto alle altre. 

Un Archetipo che si manifesta attaverso simboli, "tra cielo e terra", a più livelli di lettura. 

Capovolto

Doppio pugnale 

Sacro Vajra

Amazig

Dipolo

Squatter Man

Plasma

Plasma eterico

Fulmine.

Plasma sanguigno

Unione cielo/terra/opposti

Cultura di Ozieri

Su ballu tundu

DNA 

Creazione

Triade doppia.

Strumento di creazione per eccellenza. 

Un simbolo. 

Un Archetipo, di cui i nostri Antichi progenitori, conoscevano la valenza, soprattutto energetica, esplicata poi nella simbologia del doppio e del suo "capovolto/speculare", di cui gli equinozi sono custodi. 

Abbiamo, qui in Sardegna, uno straordinario marcatore di questo passaggio: uno scarabeo inciso nella roccia è stato trovato proprio a Nord della penisola del Sinis, che presenta l'asse longitudinale segnato come linea mediana nel suo corpo, perfettamente orientato all'alba e al tramonto negli equinozi, quindi su una linea "Est-Ovest".

Lo scarabeo, che per orientarsi, segue sempre la Via Lattea

"Su carrabosu" in sardo. 

Carrabosu. 

-"Ca/Ka", che significa il corpo etereo, il doppio della persona, il gemello etereo, la placenta, che era rappresentata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, poiché traghettatrice di conoscenza, di Vita. 

-"Ra" che indica la divinità solare. 

La "bs" finale della parola, rappresentava l'ideogramma del Dio Bes, molto presente, qui in Sardegna, di cui ho già approfondito, protettore della gravidanza e della placenta, considerata nostro gemello sacro durante la nostra vita. 

Bes dalla grande testa, a forma di cuore, come sono state rappresentate alcune nostre Tanit, che in scrittura rappresentavano la lettera H. 

Vedete come, anche parlando dello scarabeo, si ha una continuità di linguaggio, di simbolismo,  che riporta alla nascita, alla rinascita, di cui era custode la nostra Dea Madre di Cuccuru S'Arriu, dalle piccole fattezze di uno scarabeo, svariati millenni prima che gli Egizi lo adottassero come simbolo di uno psicopompo capace di guidare nel mondo dei morti, poiché segue la Via Lattea, che, eppure, ha un orientamento Nord-est, sud-ovest

Quindi la Via Lattea, poteva essere, in un ciclo di precessione precedente, 13000 anni fa, coincidere con un'asse est-ovest, perché sappiamo che la posizione dei poli celesti cambia: tra circa 13.000 anni sarà Vega e non l'attuale Polaris

Quindi è chiaro che anche il nostro scarabeo Sardo, rappresentato da un Sacro Femminino, come la Dea Madre, significa psicopompo per l'ascensione verso Orione, che è lungo la Via Lattea, verso lo stargate divinizzante. 

Lo indica chiaramente la direzione indicata dallo scarabeo nella roccia nel Sinis, così come lo indicano le Tanit, con le braccine equinoziali, e il "Sole /testa", in perfetto equilibrio, sul triangolo ad angoli solstiziali, a 72 °. 

È ciò di cui il Femminino è portatore, legato da sempre alla simbologia dei due solstizi ( da Jana, avremmo, millenni dopo, il Giano romano signore dei solstizi), gli estremi della luce e delle tenebre, che governa il mondo dei vivi e il mondo dei morti, ma, capace, attraverso l'equilibrio delle due polarità ( i Sacri Femminini delle antiche civiltà, erano tutti rappresentati con le braccia aperte e animali speculari ai fianchi e tenuti in mano), di governare gli estremi energetici dei due solstizi, come indicano tutte le mitologie a riguardo, di ogni epoca, a partire dalle antichissime civiltà ( per approfondimenti a riguardo, sulla valenza alchemica dell'equinozio di domani, lo scritto sull'altra mia pagina - https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=802872225175867&id=100063592898035-, che trovate anche sul mio blog). 

Il pozzo di Santa Cristina è un potente portale alchemico, in cui le vibrazioni energetiche, aumentano, in modo esponenziale, man mano che si scende verso il basso, come se fosse una sorta di iniziazione, così come se ne trovano, con questa conformazione, di cui ho già approfondito, in altre parti del mondo. 

È Geometria Sacra, ne porta tutti i parametri. 

E la Geometria Sacra è accesso per il Divino, trasversalmente, in ogni civiltà e periodo. 

Una piccola curiosità. 

Questo passaggio equinoziale autunnale è chiamato anche Mabon, la controparte maschile, fertilizzante, di Persefone, e qui in Sardegna, abbiamo un tipo di melone molto equinoziale, poiché non solo si chiama "brutto bello", in quanto è brutto esternamente, tutto striato e spaccato, ma tanto è brutto, quanto è buono, e il periodo in cui raggiunge la maturazione ottimale, è proprio adesso a settembre, e si conserva bene per molte settimane durante l'inverno. I miei genitori li appendevano con le cordicelle in cantina, e per Natale potevamo ancora gioire della loro bontà.

Il "brutto e il bello", i due opposti in un perfetto equilibrio di profumo e sapore. 

Naturalmente, ma che ve lo dico a fare, il nome sardo di melone, è "maboi", molto simile a Mabon....


Tiziana Fenu 

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Equinozio autunno 2023


















giovedì, settembre 21, 2023

💙Equinozio d'autunno 2023

 Sabato 23, ci sarà il passaggio dell'equinozio d'autunno.

Siamo in Luna Crescente in Capricorno, in attesa della Luna Piena in Ariete di Venerdì 29. 

Siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Shin, il ventunesimo, guidati dall'Arcano Maggiore XXI del Mondo. 

Un passaggio importante, dal punto di vista alchemico, poiché segnava il momento della discesa di Demetra nell'Ade, alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade( il Plutone romano), per farne sua sposa, nel mondo sotterraneo degli Inferi, nel quale resterà, per un terzo dell'anno, e trascorrendo due terzi nel mondo dei vivi, con lei. 

Persefone si presenta sotto due aspetti, di cui uno, è Kore, la fanciulla. 

In realtà, Persefone, la terra fertile durante la primavera, rappresenta solo un'altra forma della stessa Demetra, tanto da poter parlare di identità tra le due, ed essere chiamate entrambe "damatres" (madri), ed essere raffigurate in modo indistinguibile. 

Un equilibrio tra le due, come tra il giorno e la notte, il mondo degli inferi e il mondo della luce, tra luce e ombra, tra sole e luna, tra maschile e femminile. 

E questo bilanciamento energetico, equinoziale, è stato onorato in tutte le culture e civiltà, come portale di accesso a tutte le dimensioni, come momento di grande sacralità e di iniziazione, dove gli opposti si integrano in perfetto equilibrio. 

Un passaggio energetico importante che affonda le radici nel ben più remoto mito  sumero di  Inanna, dea della fertilità, e la discesa negli Inferi, nel Kur, attraverso mille prove, per incontrare la sua mostruosa sorella Erishkigal, la Signora della Grande Terra, e porgerle le sue condoglianze per la morte del marito, mentre la natura, nel mondo dei vivi, muore a sé stessa, cade nel letargo invernale. 

Tuttavia, viene condannata a morte dalla stessa sorella, ma lo sposo di Inanna, Dumuzi, e Geshtinanna, la sorella dell'uomo, si sacrificheranno per prendere il posto di Inanna, mentre lei risorge grazie all'intercessione del dio Enki, Dio delle acque ancestrali e della conoscenza, rinascendo dagli Inferi, consentendo il proseguimento ciclico della vita e della morte, esemplificato dalla stessa natura con i suoi cicli stagionali. 

Il Melograno è il simbolo dell'equinozio d'autunno, poiché, secondo la leggenda, Persefone mangiò i frutti che le vennero offerti da Ade,  legandosi per sempre al regno dei morti, dei chicchi di melograno,  ed era legge divina che, chiunque si nutrisse dei frutti dell'Oltretomba, non potesse più lasciarlo. 

Associati a questo fondamentale mito sono i Misteri Eleusini, i più importanti rituali religiosi dell'Antica Grecia. Segreti e mistici, questi evocavano l'essenza della vita e della morte, del mondo infero e dell'eternità.

In questo equinozio d'autunno si celebra anche la Festa pagana del Mabon. 

Nella mitologia gallese, Mabon è il dio della giovinezza, della caccia, della vegetazione e dei raccolti, e il suo nome, è dedicato alla divinità celtica Maponos, il figlio della luce, conosciuto anche in epoca romana, come Apollo Manopus, come colui che deve lasciare il suo posto di amante della terra, a Cernunnos, il proprio rivale detronizzato. 

Con Mabon, il cerchio si chiude con la chiusura simbolica dell'anno, in cui si fanno bilanci, in cui si cerca il punto di equilibrio che ci consenta di affrontare il nostro personale Ade. 

In questo passaggio equinoziale, verso l'introspezione, l'intimità, ci fa da guida l'Archetipo Shin, con funzione "traslante" . 

Significa che ha il potere di portarci "al di là", delle nostre stesse tenebre, della nostra stessa ombra. 

Essendo il ventunesimo dei 22 Sacri Archetipi Ebraici, è quasi il compimento dell'Opera, dal punto di vista alchemico. 

La Shin ha un significato simbolico di "dente", che, metaforicamente, trasforma la materia in energia. 

Questo si lega anche al concetto simbolico della melagrana, che, pur frantumata, rappresenta l'unità, la capacità dell'essenza del Femminino di creare tante vite, attraverso il suo fertile sangue mestruale, rosso come gli arilli della melagrana. 

E si lega anche al concetto di Fuoco alchemico trasmutante, perché la Shin è anche Fuoco alchemico. 

Quel Fuoco senza il quale, non potremmo calarci nelle profondità del nostro stesso Ade, e oltrepassare, andare al li la, del nostro stesso inverno. 

Un Fuoco che deve distruggere, frantumare, trasformare, trasmutare, ma che, al contempo, è Energia dinamica che vivifica, che porta la vita. 

Come il Fuoco all'interno del seme, della spessa coltre invernale, che, grazie al suo Fuoco interiore, trova la forza di frantumare il suo involucro e germogliare, e diventare così, il centro del suo stesso mondo, in estrema Bellezza, Nudità, Verità, come la ragazza dell'Arcano Maggiore XXI dei Tarocchi, a cui è legato questo Archetipo. 

Il nostro Fuoco interiore non è altro che il ricordo di noi, prima della frammentazione, del dolore. 

È un Fuoco che guarisce, perché ci riporta a noi, che si rivela a noi, come consapevolezza del Sé, in base a ciò che possiamo accogliere in questo momento. 

È un lavoro a specchio, e in questo, la spinta propulsiva della luna crescente in Capricorno, ci spinge verso vette sempre più alte della nostra coscienza. 

Specularmente, più saliamo, più scendiamo in profondità, dove la Shin, il nostro Fuoco interiore, riflesso di quello divino, si manifesta e rivela. 

Il Fuoco ha un movimento ascensionale. 

Non può che spingere verso l'alto, verso l'esterno, verso la vetta, verso il Divino, in modo naturale. 

L'elevazione spirituale è la nostra naturale dimensione, così come dovrebbe essere quella dimensione di dialettica e intimità, con noi stessi, con i nostri limiti. 

Proprio per poterli conoscere, accettare, e traslare, andare oltre, superarli. 

Questo presuppone un intimo ascolto. 

Trovo straordinaria, la similitudine tra i 613 arilli della melagrana e i 613 precetti Ebraici dell'ascoltare la voce interiore di Dio in ognuno di noi, vivificando il nostro Fuoco interiore divino. 

Tutto si incastra alla perfezione, come sempre. 

Nel nostro microcosmo, è questa Shin, questo Fuoco interiore, a fungere da collante con il Macrocosmo. 

È il peso della nostra Anima. 

Come i 21 grammi della psicostasia egizia, necessari per accedere alla dimensione divina. 

Si dovrebbe essere, in ogni istante, in una dimensione di auto-psicostasia, in continua trasmutazione e alleggerimento, del nostro Fuoco Alchemico interiore. 

Il nostro "mondo" interiore, può essere traslato senza ombre, purificato ( siamo ancora sotto il segno della Vergine, ma proprio il 23, entriamo nel segno della Bilancia) verso l'esterno. 

Siamo diventati noi, il perno, il tempio. 

Dal caos iniziale, dalla frantumazione, dalla distruzione, alla ri-strutturazione, alla ricompattazione. 

Per rinascere, ancora una volta, come frutto ricompattato.

Come una melagrana. 

Come l'Araba Fenice, il cui simbolo è lo stesso Fuoco. 

C'è molta simbologia alchemica, un questo passaggio di equinozio invernale, che viene battezzato proprio dall'ingresso della Bilancia, il 23.

Una Bilancia guidata da Venere, che cerca quindi armonia, bellezza, equilibrio, per riuscire a mantenere integra, la sua bellezza interiore. 

Per splendere anche al buio. 

Anche in situazioni/cose/persone che tendono ad oscurarci. 

Ci aspetta, come ho già scritto, un ottobre impegnativo, energeticamente, traguardato dalle due eclissi. 

Impegnativo, intenso e rivelatore. 

Ma ci stiamo rivelando anche noi. 

A noi stessi e al mondo. 

La quasi nudità della ragazza, e le due bacchette tra le due mani, indica l'integrità raggiunta, la sua Essenza, la sua verità, l'equilibrio tra le due polarità. 

Il bilanciamento necessario per emergere da Eroe, per la Luna Piena di Venerdì 29 settembre, in Ariete, sotto il Sacro Archetipo Teth, il nono, e l'Arcano Maggiore IX dell'Eremita. 

Emerge, rinasce da Eroe. 

Eroe, da "ieros gamos". 

Matrimonio degli Opposti. 

Equilibrio. 

Bilanciamento necessario alla creazione alchemica.

Alla Maestria. 

Archetipo 9, Teth, il grembo, la gestazione, la risalita, la nascita, la kundalini. 

La Sapienza acquisita. 

L'Eremita guidato dalla propria luce interiore. 

Dal proprio Fuoco interiore. 

Dal proprio Shin. 

Ancora una volta, in estrema perfezione. 

Come solo l'Universo sa fare. 

Buon passaggio equinoziale. 


Tiziana Fenu 

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Equinozio d'autunno 2023



mercoledì, settembre 20, 2023

💛La civiltà nuragica non esiste

 Come ho scritto in un mio recente commento in relazione ad un video di presentazione riguardo i nuraghi( https://fb.watch/naA6mEzQwq/), ribadisco e amplio, la mia posizione a riguardo. 

Non so perché si continui a definire anche cronologicamente, in un periodo ben delimitato, di pochi secoli, la "civiltà nuragica", come se fosse una civiltà a parte, che si è sviluppata in tempi, troppo recenti e troppo sincopati in un lasso di tempo troppo breve, che comprenderebbe circa 1000 anni, dal 1700 all'VIII sec

aC circa. 

L'edificazione dei nuraghi è solo un aspetto dell'Antica Civiltà Sarda.

La "civiltà nuragica" non esiste.

Eppure se ne continua a parlare in ogni dove, specialmente negli ambienti accademici, che dovrebbero essere i primi, invece, a sottolineare e precisare, che non si può assolutamente parlare di una "civiltà nuragica", perché la stessa parola civiltà, implementa in sé il concetto di un determinato periodo storico( che generalmente fanno coincidere con soli 10 secoli di vita) che ha un inizio e una fine ben precisa, che ingloba in sé anche il concetto di società, che nasce e muore con essa. 

"Civiltà : il complesso degli aspetti culturali spontanei e organizzati relativi a una collettività in una data epoca".

È come dire, della civiltà egizia, la civiltà "piramidale".

Si può e si DEVE, assolutamente parlare, a scanso anche di equivoci, di eventuali "altre civiltà, importate" in Sardegna, come leggo da svariate parti, solo ed esclusivamente di PERIODO Nuragico, all'interno della molto più Antica Civiltà Sarda. 

Antica Civiltà Sarda, che non inizia e non finisce con l'edificazione dei Nuraghi e certo, non può essere identificata con solo queste strutture, che rappresentano solo un aspetto formale, comunicativo, espressivo, della spiritualità di questa nostra Antica Civiltà, iniziata parecchi millenni prima di Cristo, molto probabilmente, di continuità rispetto alle civiltà prediluviane che hanno segnato la storia dell'umanità con il loro imprinting energetico, sapienzale e conoscitivo. 

I nuraghi hanno continuità semantica, strutturale, e simbolica, con le altre nostre importanti manifestazioni, come i Dolmen, i menhir, le Domus de Janas, i pozzi sacri, le Tombe dei Giganti, gli altari. 

È tutto collegato.

Esiste l'Antica Civiltà Sarda, che è antichissima e che copre millenni, e i nuraghi ne sono solo un aspetto, una manifestazione, non più importante o meno importante delle altre.

La civiltà nuragica, non esiste. 

Parlandone in questo modo, si fa decadere quella koine'  concettuale, simbolica, semantica, che fa da filo conduttore in millenni della nostra storia. 

Si dovrebbe abolire la definizione di "civiltà nuragica".

E, per quel che mi riguarda, amplierei il concetto di Civiltà Matriarcale, con quello più esteso di Civiltà Sinergica degli Opposti, in quanto si, abbiamo un imprinting matriarcale, con il culto della Dea Madre, con il culto delle acque, dei Pozzi Sacri, ma mai, in nessun'altra antica civiltà, ho rilevato una tale attenzione, manifestazione ed enfatizzazione, di questa Sinergia tra i due Opposti, tra Maschile e Femminile, tra Sole e Luna, tra Sole e Acqua, tra Sole e Terra, tra Luce ed Ombra, tra Pieno e Vuoto.

Una tale e potente sinergia, tanto da essere stata poi esemplificata in simboli e strutture che ne custodiscono tutta la valenza simbolica, oltre che l'imprinting energetico.

Mi riferisco agli antichissimi simboli delle protomi taurine /uterine, presenti ovunque nelle nostre Domus de Janas, che non fanno certo riferimento al periodo astronomico dell'era del Toro, che si riferisce al 4000/ 2000 aC, ma che sono molto più antiche.

Una simbologia di vita, di rinascita dopo la morte, possibile solo grazie alla sinergia del Maschile e Femminile insieme, che ritroviamo, in forma più macroscopica, nelle nostre Tombe dei Giganti, dicono, come cronologia( 1800-1100 aC) , quasi contemporanee all'edificazione dei nuraghi, che hanno questa particolare forma, che troviamo come peculiarità qui in Sardegna.

Ma di sinergia necessaria alla trasmutazione, al passaggio, alla rinascita, ne parlano anche le nostre Domus de Janas, costellate di simboli, di protomi taurine /uterine, di ingressi che accolgono l'energia fertilizzante del sole, che ingravida terra e acqua della coppella interrata, quando è presente, nella sua massima o minima espressione solstiziale, che rappresenta gli estremi di quella simbologia di morte e rinascita, che è custodita dalla stessa valenza solstiziale che sarà la colonna portante di tanta valenza simbolica e mitologica, in ogni tempo e cultura. 

Questo incontro tra cielo e terra, tra sole e luna, tra sole e terra, si esemplifica in ogni nostra struttura, e manifesta ierofanie divinizzanti del suo passaggio, attraverso architetture sofisticate, presenti in OGNI PERIODO della nostra Antica Civiltà, con particolarità distintive tra loro, ma con un unico linguaggio comune, già a partire dalle strutture più antiche come le Domus de Janas.

Questa Koine' comune, è la nascita, la rinascita, la creazione sinergica continua.

Una sorta di immortalità cesellata, puntellata, enfatizzata, "scritta sulla pietra viva", attraverso queste opere maestose, silenzione, arcane, arcaiche, misteriche, senza nessuna letteratura di contorno.

Le narrazioni istoriate sono fatte di simboli, di codici, di struttura stessa che va oltre la semplice architettura, ma che è essa stessa, Architettura del Simbolo, di una valenza cosmica e divina, già di per sé, dove niente è lasciato al caso, ma tutto veicola ad una interpretazione più ampia, di valenza cosmica, cosmogonica, che ci rende parti e partecipi, di una Archettetuta più ampia, di cui i nostri Antichi Padri e Madri, avevano trovato le coordinate, in modo che anche chi venisse dopo di loro, si potesse ritrovare e riconoscere un questo flusso di Conoscenza Ancestrale, antichissima, che va oltre lo spazio e il tempo, e che è sempre energeticamente attiva, ovunque, nella nostra terra, nel nostro stesso DNA, nella nostra memoria storica, collettiva.

Perfavore, non parliamo più di "civiltà nuragica".

Non estromettiamo le manifestazioni del  resto della nostra civiltà, da questa definizione castrante e limitante.

Periodo nuragico, all'interno della nostra vastissima Antica Civiltà Sarda, è la definizione giusta.

Non sono solo i nuraghi, a definirci, ma sono ventimila altre cose, tutte caratteristiche, come uniche Matrici, della nostra storia, ancora tutta da scoprire e valorizzare con il giusto merito, perché sono luoghi sacri vivi, perennemente attivi, energeticamente, che manifestano la loro immortalità, seguendo la ciclicità temporale, in un eterno presente che li rende vivi e immortali oltre lo spazio e il tempo. 

Dobbiamo solo onorarli, per questo immenso Dono che ci hanno fatto. 


Tiziana Fenu

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