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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, gennaio 30, 2021

💛Simbologia della "Festa della Luce", Imbolc e Sa Candelora, in Sardegna

 Simbologia della "Festa della Luce", Imbolc e Sa Candelora, in Sardegna 


Il primo febbraio si celebra Imbolc, la festa "celtica" che celebra, dopo i "tre giorni della merla", i tre giorni più freddi dell' anno, la festa di metà inverno, quando le giornate cominciano ad allungarsi e la terra comincia a rinvendirsi. 

È la festa della luce, festeggiata in modo "non pagano",  come la Candelora, il 2 febbraio,  che rappresenta la Purificazione di Maria e presentazione al Tempio di suo Figlio, Luce del Mondo.

Corrisponde anche alla celebrazione della Dea Brigida, la Dea celtica  della fertilità, alla festa della Candelora, come abbiamo detto , seguita poi dalla festa di San Biagio, il 3 Febbraio. 

Imbolc in irlandese significa grembo, quindi gravidanza,  rigonfiamento nutriente delle mammelle (ma anche soffio vitale), legato al concetto  degli agnellini e vitellini che nascono in questo periodo, e che  hanno bisogno del nutrimento del latte. 

Questa parola, "Imbolc" ricorda il significato del verbo "avvolgere" tradotto in sardo. Sono andata a cercare sul dizionario italiano - Sardo, il Rubattu

Traduzione per "avvolgere"

-imboddigare

-imboliare

-imboligare

-imbolicare

Notare come la radice "Imbol-" sia presente in tre versioni su quattro

"Avvolgere" come se fosse un grembo protettivo, nutriente. 

Il tipico grembiule dei costumi tradizionali Sardi, plissettati, di cui ho portato un esempio con il grembiule tipico di Selargius, viene chiamato "s'amboddia", riferito al verbo "imboddicai", avvolgere, proteggere, riferiti al fatto, che potesse essere utile anche in gravidanza, in quanto estensibile nelle plissetature, avvolgente e protettivo. 

Direi che è fin troppo evidente la radice  sarda di questa parola, al punto da essere declinata anche come verbo. 

Inoltre "febrariu", febbraio in sardo, (friaxiu in alcune zone) rimanda alla radice della parola "februs" , che rappresentava Plutone per i romani. 

Plutone, il Dio del Regno dei morti. 

Plutone il grande purificatore. 

Perfettamente in linea con la simbologia del Carnevale Sardo, che è il Carnevale di purificazione, che offre, in particolare, attraverso delle maschere divinizzate, come quelle de su Issohadore, e de su Componidori, una possibilità di rinascita, di elevazione spirituale, da una condizione animale, ad una umanizzata, purificata e divinizzati. 

Imbolc festeggia il Risveglio della Madre, della Dea Brigid, la Dea del Triplice Fuoco, patrona dei fabbri, dei poeti, dei guaritori, coloro che forgiano con la Sacra Fiamma, sia le Anime che gli oggetti, sia l'interno che l'esterno, portandole verso il Divino, verso la Bellezza.

Tutte "categorie" che sono caratteristiche della Sardegna. 

-Abbiamo i poeti che fanno "is muttettus" in rima cantata e improvvisata, Custodi della Memoria, abbiamo anche la controparte femminile, "is Attitadoras" , abbiamo i Tenores, sempre tutto rigorosamente in rima, ne parlai in modo approfondito, nel post de is Animeddas, per la festività di Tutti i morti( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/radici-della-tradizione-de-is-animeddas.html?m=0). 

-Abbiamo i guaritori. 

-Gli Antichi Sardi erano degli Sciamani. 

-Le Janas erano donne guaritrici, alchemiche

È rimasta la tradizione de "sa meschina de s'ogu", la medicina dell'occhio, un rito che si svolge ancora, a liberare dal malocchio. 

-I fabbri.. Considerando la Sardegna come antica Terra di Tartesso, la terra dei metalli, è naturale pensare ad una terra piena di abili artigiani fabbri. 

Lo stesso Santo, patrono della Sardegna, Sant'Efisio, ha nel nome Efisio, la stessa radice di Efesto, "Ef-", il Dio dei Vulcani, il Dio dei Fabbri, il Dio del Fuoco. 

E infatti Imbolc, e la Dea che lo rappresenta, sono rappresentati dal fuoco. 

Il nome Brigid viene da Breo, che significa "fuoco". Fuoco, non soltanto inteso come falò, ma proprio come fuoco purificatore che porta la luce, dopo le tenebre dell'inverno. 

E mi salta agli occhi che "breo", "fuoco", ha la stessa radice della parola "brebus", che sono le antiche parole magiche, i formulari magici, le preghiere, che si usano a protezione, a purificazione dalle energie negative, e che significano "verbo", inteso come verbo che crea, verbo attivo. 

La luce che si manifesta attraverso il verbo, la parola, che purifica, e riporta a nuova vita

Tre oggetti sono sacri a Brigid

-La ruota del filatoio, come  è  sacro alla nostra Filonzana, che detiene il destino degli uomini in quel filo sottile filato dal fuso. 

Le nostre magiche Janas, si narra avessero dei meravigliosi telai d'oro all'interno delle Domus de Janas, con i quali tessevano le meraviglie che ancora oggi ammiriamo nella bellezza dei costumi sardi tradizionali. 

-Lo specchio, che in sardo si dice "sprigu" e che ha la stessa desinenza 'gu"di nuragu/trigu. 

Lo scrissi in un post sull' Rna/Dna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html?m=0) 

[...] Ierocrazia sacerdotale degli Antichi Sardi, necessaria a controllare lo scorrere del tempo, legato all' attività di tutta la comunità, che univa "l' architettura degli astri" con quella dei nuraghe, con giochi di luce( "gu" significava oscurità, ma anche voce, suono". Infatti "su gutturu" è sia "gola", che "striscia di terra stretta e umida" ) ed ombre ben calibrati, all' interno dei Nuraghi

[...] Quel "gu" che insieme è muggito, gracidio, suono e oscurità. 

"Gu" come vibrazione ancestrale di creazione. 

[...] Come la vibrazione dell' Ape Regina che spinge le Api operaie a costruite l'alveare seguendo una precisissima geometria Sacra. 

La conoscenza, la sophia, la Dana,(DNA) che si espande in forme geometriche perfette( pensiamo al DNA spiralizzato) attraverso la vibrazione del Nun, elemento creativo ancestrale, l' acqua amniotica(rappresentata nella cosmogonia creativa dall' Oannes Nun, metà uomo e metà Rana/RNA) intorno al fuoco centrale del Nur-a-gu.

Attraverso un " muggito/suono/ gracidio" , che ha una potenza vibratoria altissima". 

"Sprigu", sacro a Brigid, come oggetto di accesso alla dimensione degli Eroi e degli Iniziati. 

E infine,  è Sacra  alla Dea Brigid, anche la Coppa, intesa come Grembo della Dea, da cui nascono tutte le cose. 

Brigid è l'equivalente di Lugh, del quale ho parlato nel post di Orotelli, la divinità solare ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-lugh-d-oro-di-orotelli.html?m=0) 

Era chiamata anche con altri nomi, questa dea della fertilità, dell'abbondanza, della prosperità agricola :

-Belisama(colei che brucia molto) 

-Brigantia (altissima, sana) 

-Bricta(brillante) 

-e infine Sulis (dea delle sorgenti) 

Ma quanti Sulis/Sulas abbiamo in Sardegna, la terra del culto dei Pozzi Sacri, delle sorgenti, come cognomi? 

Una miriade. 

Sono tradizioni antichissime che partono dalla Sardegna. 

Si parla anche di una Brigid terapeutica che agiva mediante incantesimi poetici presso i pozzi sacri. 

"Sa Mexina de s'ogu" , la medicina dell'occhio, si fa sempre con l'acqua e altri elementi, come possono essere il grano e l'olio, e si recitano "is brebus", sempre e rigorosamente in rima. 

La purificazione ulteriore a febbraio è necessaria, 

"Februs" come una febbre, una frenesia necessaria che brucia, come il carnevale purificatore, un'espiazione necessaria, marchiata simbolicamente con il Fuoco Sacro, di cui era memoria anche nei Lupercali romani, poi aboliti nel 492 d. C. e sostituiti dalla Candelora del 2 febbraio, quando si celebrava il rito purificatore delle Mamme, con la presentazione del bambino alla comunità. 

Gli antichi Romani rendevano omaggio alla dea Februa, Iuno Februata, Giunone Purificata, la Dea della fertilità e della Famiglia. 

La divinità antica, anima immacolata mai incarnata fino ad allora in un corpo umano, aveva conosciuto per la prima volta la maternità terrestre nel giorno di Natale, e recupera la sua natura celeste nel miracolo di Luce della Candelora. 

La Madonna Candelora è la massima incarnazione di divinità della Luce, dello Spirito Santo, sacra unione alchemica dei tre aspetti di Iside Sophia ( rappresentata dalle Madonne Nere)  uno dei primi Sacri Femminini : Sophia Madonna Madre Celeste, Terrestre, e Vergine. 

La Vergine Maria offre la sua Luce, suo Figlio, alla comunità, affinché porti abbondanza, e si purifica attraverso la fiamma simbolica trasmutatrice delle candele, così come è stato il Fuoco di Sant' Antonio che ha inaugurato il Carnevale purificatore. 

"S'incresiada", in sardo. 

Si chiama così, l'atto  di rientrare, purificati dopo il parto, nella chiesa, nella comunità, attraverso tutta una ritualistica tipicamente sarda, che prevede una messa, con candele che verranno benedette, e tutta una preparazione da parte de" sa Priorissa", che poi offrirà pranzo e cena, che porta lo stendardo in processione,  insieme alle "prioresse". 

Giorno festeggiato con le immancabili "zippuasa" lunghe sarde, che con la loro forma a spirale, che rappresentano il culto della Dea Madre e del potere riproduttivo, attraverso il cordone ombelicale. 

Ma il 2 febbraio è una data importante anche per l'investitura dei capocorsa della Sartiglia di Oristano. Si consegna un cero benedetto, in linea con la celebrazione delle candele, a Su Componidori, e si suoi due compagni di pariglia, le massime autorità che sovraintendono tutte le operazione della Sartiglia. S'Oberaiu Majore del Gremio dei Contadini e Majorale en Cabo del Gremio dei Falegnami, le due massime autorità delle corporazioni locali, nominano su Componidori della propria Sartiglia.

Dopo aver partecipato ai riti religiosi, la cerimonia prevede che i soci dei Gremi, accompagnanti in parata da tamburini e trombettieri, si rechino a casa dei cavalieri designati. S'Oberaiu Majoure consegna un cero adornato di fiocchi rossi a su Componidori del Gremio dei Contadini consacrandone la designazione con la preghiera al Santo protettore della corporazione, "Santu Giunanni t'aggiudidi", " San Giovanni  ti aiuti" ( Giovanni da quell' Oannes primordiale, divinità delle acque primordiali. Infatti Giovanni sarà colui che battezzera' Cristo).

Il Majorale en Cabo consegna un cero con nastri rosa e celesti a su Componidori del Gremio dei Falegnami, invocando "Santu Giuseppi t'assistada", "San Giuseppe ti assista" 

E poi il 3 febbraio, si celebra, in molte località della Sardegna, San Biagio, "Santu Brai", con l'accensione e benedizione dei falò, e la benedizione della gola, attraverso l'imposizione sul collo di due candele incrociate, benedette durante la Messa in onore della Madonna della Candelora, alla fine della quale c'è la distribuzione dei buonissimi dolci sardi chiamati "piricchittus", che ricordano la forma delle mammelle, candidi, (poiché fatti di albumi di uova montati a neve), come se fossero colme di latte. Si racconta che San Biagio avesse salvato un bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce bloccata in gola, portato in braccio dalla madre, da San Biagio che viveva come un'eremita, soltanto a contatto con gli animali, con i quali comunicava, e che lo avesse salvato semplicemente facendogli il segno della croce sulla gola

Il saluto gnostico benedicente di San Biagio viene rappresentato con le tre dita unite, la triade creativa della creazione

Anche su Componidori a fine corsa, fa il gesto di benedizione a croce sulla folla, con Sa Pippia de Maiu, come ho già spiegato nel mio precedente post sul Carnevale.

Benedizione e purificazione insieme, affinché si manifestino al meglio tutti i Doni della primavera con i suoi frutti. 

Agire sulla gola, benedicendola e purificandola, significa liberarla in tutto il suo potere creativo, poiché in essa vi è sinergia degli opposti. 

L'ho scritto prima. 

Il "Gu", è oscurità, ma anche creazione. 

 "gu" significava oscurità, ma anche voce, suono".

Infatti "su gutturu" è sia "gola", che "striscia di terra stretta e umida".

Come su Nura-gu, dove ci sono giochi di luce ed ombra, come una gola/ utero conico, che si erge verso il cielo. 

"Stretta e umida", come il chakra della gola, Vishudda, che  è collegato al chakra delle gonadi, del plesso pelvico, Svadishtana

"Vishudda-Udda" 

Come scrissi in un mio precedente post. 

Due centri energetici importantissimi, che hanno la stessa conformazione anatomica, stretta e umida. Entrambi creano:

Uno crea il suono, che è Verbo, luce, e uno crea la vita  

Infatti San Biagio "indossa" le falene, portatrici di luce

La più grande falena è la Saturnia Pyri, e il nome deriva dai Ciclopi Saturnidi. Infatti San Biagio è collegato a Saturno, Cronos, Dio dell'agricoltura , il padre di Zeus, e a lui erano dedicati i Saturnali romani dal 17 al 24 dicembre. La festa della fertilità creativa 


Penso, in questo momento, che is piricchittus, vengono chiamati anche "piricchittus de bentu", del vento. 

E per associazione penso alla maschera del Carnevale Sardo, a cui ho dedicato un'intero e approfondito post, "Su Bundu", di Orani, rappresentata da una maschera rossa, che rappresenta il vento. ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/bundu-bindubindi.html?m=0) 

Il vento che viene rappresentato da una maschera rossa, che indica il femminino, il sangue mestruale, il potere creativo nel saper gestire il fuoco, come solo il vento sa fare. 

È Maestria. 

Perché il vento è delle madri, 

Il maestrale della Sardegna, viene da Nord, nord/ ovest, dalla linea della stella Polare. 

Il maestrale delle Jane Maestre. 

Perché come ho scritto nel post sul Dna/RNA : "La Donna crea, accoglie". 

Il Vento, rappresentato  da quella maschera rossa , vitale di passione , del Bundhu, dà la direzione. 

Una direzione ascensionale di vitalità primordiale. 

Vento, uomo e toro. 

Il "bundhu" dà forza a tutto, perché è l'Anima, lo stesso fuoco. 

Vaga-bundhu( vagabondo). 

Furi- bundhu ( furibondo)

Il vento, il Bundhu, è AN, il Soffio Vitale divino che si manifesta nella materia. 

L'Anima delle JANas. 

AN di DANa

La cono-scenza

La scienza del "cono", del nuraghe, della Spirale Aurea."

Il soffio vitale di Dio, nella Materia, diventa la Shekinah, la Grande Madre, il soffio delle pavoncelle, della grande Madre dell'uovo cosmico, primordiale dove gli opposti su incontrano per creare meraviglie. 

È tutto questo è celebrato ad Imbolc. 

La festa del grembo "imboldiccau", avvolto, custodito e protetto, che ha con sé tutti i germogli della primavera che presto arriverà. 

Perché nel frattempo, questo Dono che arriverà in primavera, ha due padrini d'eccezione, che contribuiscono alla custodia, alla purificazione, alla nobilitazione. 

Su Issohadore e su Componidori, gli Dei tra di noi, per riportarci alla Memoria, all'Origine ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/osservavo-la-maschera-de-is-issohadores.html?m=0) 

Al "chi eravamo" e "chi siamo", prima di perdere la nostra Divinità interiore. 

Tiziana Fenu 

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Simbologia della "Festa della Luce", Imbolc e Sa Candelora, in 






 
























mercoledì, gennaio 27, 2021

💛La simbologia della croce nel cerchio de "S'Urtzu" di Seui nel Carnevale Sardo

 La simbologia della croce nel cerchio de "S'Urtzu" di Seui nel Carnevale Sardo 


Mi ha colpito molto quest' immagine che ritrae la maschera de S'Urtzu di Seui( provincia Sud Sardegna) con questa croce, che ho definito celtica, sbrigativamente, ma sulla quale avevo già intenzione di soffermarmi maggiormente. 


La croce nel cerchio è un simbolo antichissimo. 

Rappresenta il rapporto tra cielo e terra. 

Il cerchio è il più antico simbolo della creazione. 

È la cellula primigenia. Cerchio come la forma circolare dei nuraghi. 

Il potere creatore è rappresentato da un cerchio. Esso è androgino, maschio e femmina contemporaneamente. 


La prima rappresentazione del potere creatore fu quella di un cerchio attraversato da una linea retta. 

Simbolismo che ricorda una cellula, poco prima della sua separazione, durante la mitosi e la meiosi. 

Poi il diametro si è evoluto in croce, ma sono rimasti inseparabili, poiché la croce equivale al ciclo dell' anno, con i suoi 4 quadranti


Questa prima rappresentazione, di un cerchio attraversato da una linea retta, dal diametro, era l'antico simbolo del Sacro  Archetipo Ebraico Qoph, con funzione "legante" , ciò che lega in modo stabile le cose, facendole compenetrare tra di loro, anche se sono differenti, come può essere il cerchio e una linea retta, fondendole tra loro. 

È associato al numero 19, il 10,  la Yod, l'uomo divinizzato, più, il 9, la Thet, il nono archetipo, che è come un grembo che accoglie e si presta ad essere Forma. 


In geometria il 19 è rappresentato da un esagono con un punto al centro e altri 12 punti che lo circondano. 

L' Esagono, nella Geometria Sacra, rappresenta lo Schema della Genesi, perché tutto è stato creato a partire da questo primo schema geometrico, che corrisponde al Fiore della vita a sei punte, proprio quello che vediamo inciso sulla maschera dei Boes, quello che nasce dall'intersezione ed evoluzione delle due sfere che formano la Vesica Piscis, la madre di tutte le figure Geometriche Sacre. 

È la consapevolezza di Dio, del Creatore, dove la circonferenza incontra il diametro (quindi dove maschile e femminile si intersecano), che crea l'incrocio, la Croce, "Sa Cruxi" 


E il fiore della vita lo troviamo in tutte le civiltà, composto da 19 sfere

Lo avevo scritto in un mio post. Il più antico è stato ritrovato nel tempio egizio dedicato ad Osiride, ad Abydos. 

Il numero esagonale centrato, il fiore della Vita, rappresenta la forma che lega tutte le altre forme, e in natura è rappresentato dal cristallo d'acqua, poiché i fiocchi di neve, hanno tutti base esagonale centrata, elemento base della creazione stessa

Anche le basi azotate hanno una struttura chimica esagonale che forma il DNA. 


Quindi vediamo come la croce dentro il cerchio e il Fiore della Vita, portati orgogliosamente in mostra nei Carnevali Sardi, siano l'uno strettamente connessi all'altro

Sono simboli solari, di ascesa di uomo divinizzato Co-creatore insieme al divino, poiché hanno in sé, la Sinergia del maschile e del femminile, del materiale e dell'immateriale. 

Del Divino e dell'umano. 


Questo archetipo Qoph, rappresentato da questa croce dentro il cerchio, è collegato anche ad un'altro significato, che lo lega, ancora di più al significato simbolico del Carnevale Sardo 

È legato alla simbologia di "cruna" (notare come cruxi e cruna  hanno la stessa radice), quel piccolo passaggio stretto, come l'ingresso delle Domus de Janas, un pertugio si rinascita, dove il filo della vita, unisce le dimensioni opposte, e si arriva al 100% di perfezione e integrazione

Infatti la Qoph ha una valenza numerica di 100, e rappresenta la cristallizzazione del percorso evolutivo, la Rubedo, rappresentata dall' Oro, dal Sole, dalla pietra filosofale. 

La cruna, che ha la stessa forma della parte finale del lazzo de su Issohadore. 


Nel carnevale Sardo si rappresenta la purificazione. 

Il passaggio, attraverso il N-Ur, il Fuoco Sacro, alchemizzante e purificante, per arrivare all' Or 

Da Ur a Or, e "venire alla Luce", arrivare alla Luce

Questi due simboli, croce dentro il cerchio, e lazzo, durante i Carnevali, rappresentano il simbolo del l'immortalità 

L' Elisir, come veniva chiamato dai grandi Alchimisti, quello che risveglia le Coscienze

Il passaggio stretto, necessario

La cruna

Sa crua

Sa cruxi

La cruna come il lazzo, "sa soha", messo addosso all'iniziato, al Mamuthone, per arrivare ad una consapevolezza, che integri in sé tutti gli opposti, uomo e divino, umano e animale, e si diventi Maestri di sé stessi, Maestri solarizzati. 

Infatti l'Arcano Maggiore 19, è rappresentato dal Sole. 

Il Verbo che si rivela attraverso la luce, dove gli Opposti sono Sinergia Creatrice, perché anche l' ombra è necessaria per rivelare la luce


Nelle rune questo Archetipo è rappresentato dalla Runa Sowilo, che è la Runa che rende manifesto, come fa il Sole, ciò che è protetto dall'oscurita'

È come un doppio fulmine, e sappiamo che gli antichi Sardi erano anche fulguratores, sapevano invocare e gestire il Fuoco elettrico, solo dopo un percorso da iniziati si arriva alla completezza, che ha stessa intensità e luminosità di un fulmine folgorante


Adesso mi sono venute in mente le tipiche zeppole sarde

"Is zippuasa", che hanno la forma di una spirale. Come un cordone ombelicale che unisce una vita con un'altra. 

Come il nostro archetipo Qoph, dalla funzione legante. 


Arrotolate come il lazzo de su Issohadore, l'uomo divinizzato e iniziato, che prende per il lazzo, con la parte ansata, che è come l'Ankh egizio, la bocca, il passaggio stretto della nascita (la cruna /cuna(culla in latino)/cunna/cunno(utero in sardo), per farlo rinascere a nuova consapevolezza, la Pasha di Shiva, la porta stretta che si deve attraversare come ogni iniziato, che deve mettere in croce le sue passioni umane, per accostarsi al divino


Questo si accorda perfettamente alla simbologia rappresentativa del Carnevale Sardo: un percorso di purificazione, di divinizzazione, dalla natura animale, a quella più evoluta, di umano divinizzato, sotto la guida de is Issohadores e de su Componidori


La croce dentro il cerchio, rappresenta la Croce della vita che riesce sempre a quadrare dentro il cerchio, e che "puntellando" i quattro cicli di vita rappresentati dai quattro passaggi stagionali (equinozi e solstizi) riesce a veicolare l'essenza stessa della vita nella forma

Così abbiamo, un solstizio invernale, che rappresenta la mezzanotte e il nord

L'equinozio di primavera, che rappresenta l'alba e l'est

Il solstizio estivo, che rappresenta il mezzogiorno e il sud

L'equinozio d'autunno, che rappresenta il tramonto e l'ovest

"Il solstizio è l'inversione di marcia del sole al punto più basso dell'inverno, e al punto più alto dell'estate


Mentre i due equinozi (primavera e autunno), essendo i due punti di intersezione dell'equatore con l'ellittica, dividono l'anno a metà, con un uguale opporsi della notte al giorno

Questi 4 punti cardinali all'orizzonte sul cerchio corrispondono ad un qualsiasi ciclo, giornaliero, annuale, o più grande

Convogliano tutti nell' eterno presente, al centro


Sentirsi in connessione con questi cicli stagionali significa essere Co-creatori insieme all' Universo, poiché di porta sulla terra, ciò che astronomicamente e astrologicamente è scritto in cielo, con un suo proprio ciclo


Ed è allora che i punti cardinali di espandono e diventano 6, creando una dimensione spaziale entro la quale l'uomo può creare, e co- creare


Il nord(dietro), il sud(davanti), l'est (la sinistra) e l'ovest(la destra), più l'alto, lo zenit, e il basso, il nadir, e infine il centro, l'essenza dell'uomo


Sette

Tutta la melodia, l'armonia della natura è basata sul numero 7

Sette come le Pleiadi, che si trovano nel "collo" della costellazione del Toro, le  quali, specialmente Alcyone, sono considerate il punto centrale intorno al quale ruota il nostro universo delle stelle fisse, il punto focale di creazione, del Soffio Divino creatore 


La croce dentro il cerchio(la dimensione spirituale del Divino) indica la terra, la materia, sulla quale si deve agire, poiché il centro è il creatore

Centro al quale il  Co-creatore umano,  facendo suoi, i cicli astronomici stagionali, può partecipare, per  magnificare, sublimare la sua Essenza divina, ripercorrendo, insieme a Madre Terra, la sua ciclicità, e con gli astri, che segnano i passaggi stagionali, e diventando partecipe e co- creatore di una propria dimensione umana divinizzata

La Croce, un simbolo solare creativo potentissimo, che è stato manipolato e imbruttito dalla chiesa, come simbolo di espiazione, di dolore e sacrificio, e che invece, in passato rappresentava la croce di iniziazione degli Iniziati, come ho già spiegato in altri post, dalla quale, adagiandosi sopra, si attingeva energia dalla circolarità divina impressa nella forma della sinergia degli opposti della Croce

È un simbolo solare antichissimo, che sancisce un patto tra uomo e divino, che viene rinnovato ogni anno, attraverso il nostro Carnevale Sardo, dove i simboli sono tutti collegati tra di loro, e parlano di rinascita, di purificazione, in una promessa che si rinnova, come i cicli stagionali, all'infinito, che sono poi, gli stessi cicli dell'uomo, sacralizzati per un'evoluzione superiore


Per la croce, "sa cruxi" portata in rappresentazione da S' Urtzu di Seui, si usa legno di olivastro tenero e flessibile, ma resistente

L' ulivo è una pianta Sacra

È la pianta delle Sacre Unioni iegoramiche tra maschile e femminile, oltre che essere un simbolo di pace

Si narra che Ulisse intaglio' il tronco di un ulivo facendone un talamo nuziale, per la sposa Penelope, ornandolo d'oro d'argento e d'avorio

È una pianta che purifica, e che ha in sé il principio femminile dell'acqua, potendo resistere anche per molto tempo  in periodi di grande siccità. 

Un carnevale benedetto dall'acqua è dal fuoco, quello Sardo, sempre insieme 

Sacre Sinergie divine


Tiziana Fenu


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La simbologia della croce nel cerchio de "S'Urtzu" di Seui nel Carnevale Sardo



































lunedì, gennaio 25, 2021

💛Simbologia della maschera sarda de "S'Ainu Orriadore"

 Simbologia della maschera sarda de "S'Ainu Orriadore" 


Maschera sarda de “ S’Aiunu Orriadore” di Scano Montiferro(Or).


La maschera è costituita dall’osso del bacino di un bovino o di un asino, mentre il corpo del personaggio mitico è rivestito con la “Zimarra” o mastrucca, la pelle di ovino.

Si narra che questo essere demoniaco si aggirasse la notte, per le vie del paese , in cerca di persone prossime alla morte, emettendo un ragliare demoniaco, da qui, il nome "s'ainu orriadore", l' asino ragliante".


L' asino, alchemicamente, rappresenta il denso, la materia, il duro lavoro manuale, ciò su cui, di "materico" si deve lavorare , per percorrere un certo percorso alchemico di consapevolezza , di trasformazione e purificazione

Nelle "Metamorfosi " di Apuleio, che nel Medioevo verranno chiamate "L' asino d'oro", il protagonista, dovrà affrontare svariate prove, proprio con le sembianze di asino, per giungere alla riconquista di se stesso e trasmutarsi.

Nel presepe compaiono due soli animali : il bue e l'asinello, entrambi ( il bue è considerato alla stregua del toro) legati al culto del sole.

E Cristo viene rappresentato, nel suo ingresso a Gerusalemme, in groppa ad un asinello

Gli asini infatti erano considerati i custodi della tradizione esoterica


In Sardo , asino, si dice  "burriccu"

Parola, che contiene in sé, quella particella "UR" ( b-UR-riccu), che abbiamo visto che appartiene anche alla parola N-UR-aghe , e che significa "Fuoco Sacro"

Ur. 

Il Fuoco Sacro della trasmutazione, come ho sempre scritto, in particolare nel mio post "La regalità dell' Ur"

Il Fuoco Sacro della trasmutazione, necessario per arrivare all' Oro

Da Ur a Or

Il nostro potenziale divino che si deve manifestare


Perché il Carnevale celebra la rinascita, la 

P-UR-ificazione 

La possibilità di elevarsi spiritualmente, come si lasciano fare i Mamuthones presi la lazzo/ Ankh della vita, come se fosse, come ho già scritto,,un utero dal quale rinascono una seconda volta, per mano di un essere divinizzato, androgino, come su Isshoadore


Burn (bruciare in inglese)

Born (nascere in inglese)

B-ur-n

B-or-n

Perché nascere, rinascere, significa

p-ur-ificarsi, e venire alla luce, trasformarsi in Oro

S' Ainu Orriadore rappresentato da un bacino di asino( o bovino) , rappresenta questa possibilità, che si realizza come un rituale, ogni anno da secoli e millenni, per l' umano, di rinascere , proprio attraverso quel bacino posizionato sul volto, in una forma migliore, più consapevole, 

Divinizzato

Solarizzato

Così come era all' Origine, quando gli asinelli, animali Sacri, psicopompi tra le due dimensioni  tra la vita e la morte, erano imprescindibili dai loro cavalieri, dai loro cabiri, dai loro sciamani e uomini di potere, depositari di antichi segreti e iniziati agli Antichi Misteri

Il Carnevale Sardo, con la sua simbologia è occasione di trasmutazione e rinascita a nuova consapevolezza

Di ritorno all' Origine

Partoriti dall' Asino, come se si rappresentasse la testa che esce dal bacino durante il parto, non più come essere demoniaco, ma come creatura consapevole della sua Essenza Divina

Un' allegoria della figura dell' uomo, come tutti i personaggi, gli animali, che ruotano intorno al nostro mistico e ancestrale Carnevale


Tiziana Fenu


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(Fotografia di Alessandra Garau)


Simbologia della maschera sarda de "S'Ainu Orriadore"




sabato, gennaio 23, 2021

💛Il grembo Alchemico delle Maschere Animali nel Carnevale Sardo

 Il  Grembo Alchemico delle Maschere Animali del Carnevale Sardo


Alcune considerazioni sul Carnevale  sardo, con un respiro più ampio

Molte maschere dell' Europa somigliano a quelle sarde, soprattutto quelle che hanno fattezze animali. 

Sono soprattutto le maschere dei Carnevali rumeni, ad Agnita, in Bulgaria, con il Kuker, vestito di pelle di capra, in Ungheria, in Russia

Tutti carnevali che hanno in sé la traccia delle antiche civiltà gilaniche, che si svilupparono proprio in queste zone della vecchia Europa, dove si sviluppò in particolare la cultura matriarcale Cucuteni-Trypillian, una società pacifista e non gerarchizzata, sviluppatasi fin dal 3700 a. C.

Cultura nella quale era molto sentita, essendo una società matriarcale e matrilineare, la Sacra figura della mucca, più che del Toro, sentita come grande Madre Cosmica di fertilità e abbondanza

Una "mucca androgina" che aveva in sé, anche l'energia maschile fecondante


In Sardegna, nello stesso periodo, siamo in pieno periodo Bonu Ighinu, e periodo della cultura  di Ozieri, dal 4000 circa al 2800 a. C. circa

Periodo che ha regalato le meravigliose rappresentazioni delle Dee Madri di Cabras e Senorbi

Questo ci deve far riflettere su una cosa. 

Sul perché questi Carnevali ancestrali si siano mantenuti più o meno integri, proprio in queste civiltà ad impronta matriarcale, in Sardegna in particolare


Credo dipenda da un fattore molto importante

Dal fatto che prima del predominio della cultura Patriarcale , ciò che esprimeva il culto della Grande Dea Madre, era il potere generativo e rigenerativo ad ogni ciclo mestruale e lunare, ad ogni gestazione, in perfetto accordo con i Ritmi della Natura, di Madre terra

Tutto ciò che era energia cosmica, e le sue manifestazioni in natura, venivano rappresentate con rituali di iniziazione o di passaggio o trasformazione

Ma tutto parte dalla molteplicità del potere trasformativo della Donna, che è come Madre Terra e i suoi stessi cicli, terreni e lunari. 


Mi sono chiesta anche perché la Donna non partecipasse al Carnevale Sardo, in quanto anche la Filonzana, che pure è un personaggio femminile, è interpretato da un uomo. 

Perché ciò che si rappresenta è la Sacralità dei riti di trasformazione e di iniziazione, e il percorso di sacralizzazione e purificazione che l'uomo-bestia deve affrontare per poter accedere a quelli livelli trasformativi e di iniziazione, dei quali la donna è fisiologicamente, esotericamente, ancestralmente, portatrice

Dal V millennio in poi, considerevolmente, il culto della Grande Dea Madre, subisce una frammentazione, in nome di un patrilinearismo che valorizza l'uomo guerriero, l'uomo eroe

Ma di questo, ne ho già parlato in un mio post passato, "le Dee Silenziose"


La rappresentazione  carnevalesca è come se si svolgesse nel grembo primordiale della Grande Madre Cosmica, dove è possibile l'alchimia della trasformazione, dell'iniziazione, della divinizzazione ad un livello superiore

Lo stile "dionisiaco", tra maschere, balli, pantomime e vino che circola, richiama  una divinità che era rappresentato dal toro, come una delle sue tante manifestazioni

Un toro che rinasce a sé stesso, dopo il suo sacrificio

Ma è un toro che può rinascere a se stesso solo nel grembo della Madre, che divinizza e purifica

Come il Minotauro al centro del labirinto di Cnosso, il cui percorso  simbolicamente rappresenta il cordone ombelicale, che tiene tra le mani Arianna, il filo rosso che riporta alla vita

Arianna la tessitrice

Arianna 

Arianna come Arachne

Ar-janna

Ar come cielo, destino

Janna, come Jana. Un portale. 

Arianna come Sa Filonzana, la tessitrice del destino, sempre vicina ai Boes e i Merdules

Il toro, simbolicamente, deve ritornare a sé, alla sua integrità

Ritrovare la sua interezza e integrare in sé il Divino e il Femminino

E in questo, la donna, con il suo grembo alchemico, è Portatrice del divino

Solo la donna può avvicinare l' uomo al divino


Pensiamo alle prime rappresentazioni rupestri.

Non vengono rappresentati uomini, se non pochi e animalizzati

Ma quella rappresentazione di una sorta di fusione tra donna e bisonte, nella grotta di Chauvet, in Francia, l'antenato del Toro, è esemplificativo di come esso sia legato al femminile, alla fecondità. 

Sono rappresentati anche i cavalli, ma per lo più, legati alla dimensione maschile, alla caccia

Si parla di 40.000 anni fa, e si pensava che gli animali, i loro spiriti, provenissero dal grembo della terra, da sottoterra, in una dimensione sotterranea, e che prendessero vita, una volta saliti in superficie, rinascendo continuamente

Il grembo di Madre Terra era sentito come rigenerante, come luogo di fecondità, dove la trasformazione poteva avvenire in un luogo sicuro, protetto. 

In passato solo lo sciamano, l'uomo divinizzato, poteva entrare in contatto con gli animali, veicolo, messaggeri del divino


E questo aspetto lo trovo molto bello, e prepotentemente presente anche nel nostro Carnevale Sardo, dove l'uomo si traveste da animale, si scambiano i ruoli, sono allo stesso livello, e hanno la consapevolezza di farsi guidare da uomini divinizzati, da su Issohadore, da su Componidori, a cui si affida il benessere della comunità, se riuscirà a infilare le stelle a sei punte

Uomo e animale che si scambiano i ruoli in una fluidità di confini, che è possibile solo in quella dimensione trasformativa della ciclicità che si ripete, nel ventre della Madre


Gli animali che si trovano maggiormente riprodotti, nell'arte paleolitica, sono gli stessi che vediamo nelle rappresentazioni dei Carnevali arcaici, rimasti fino ai giorni nostri

Il toro, l'orso, la capra, il cervo

Le primissime maschere in assoluto, pare siano state proprio quelle del cervo, ritrovate in Gran Bretagna e risalenti a 10.000 anni fa

Ne sono state ritrovate circa una ventina, con corna e calotta cranica, e magari sono state usate per dei riti collettivi

Per quanto riguarda l'orso, che non rientra come abitante abituale della Sardegna, viene comunque rappresentato nella maschera " S'Urtzu", questo perché era estremamente rappresentato nella rappresentazioni parietali rupestri preistoriche, tanto che si è ipotizzato un vero e proprio culto preistorico dell'orso, e al fatto che potesse rinascere e morire, a partire dalle sue ossa, che sono state trovate posizionate in un certo modo, all'interno delle grotte


Ossa rigorosamente tenute integre, come per la nostra maschera dei Colonganos di Austis ( provincia di Nuoro) perché solo così, l' animale può rinascere

L' orso e il cervo rappresentano gli animali della preistoria maggiormente rappresentati nei riti degli antichi carnevali che sono rimasti fino ad oggi

Poi le condizioni climatiche sono cambiate, finita l'età glaciale, circa 12.000 anni fa, ed è incominciato il periodo dell' agricoltura, con l'introduzione di animali anche maggiormente addomesticabili, ma ancora di continua a rappresentare l'animale come un qualcosa di Sacro, da tenere in alta considerazione

Nel villaggio di Gobekli Tepe, il più antico sito archeologico, tra Siria e Turchia, risalente a circa 11.500 anni fa, sono stati ritrovati 4 recinti circolari, le cui stele presentano incisioni che rappresentano animali, quasi si trattassero di templi sacri dedicati a loro, senza nessuna rappresentazione umana, se non delle mani giunte in gesto di offertorio probabilmente

Nei primi centri abitati neolitici dal 10.000 a. C. in poi, la rappresentazione del Toro diventa quella dominante, e quella del Cervo, in misura minore


Figure che ancora predominano nei carnevali, sia sardo, che europei

Appare, la figura del Toro, nella cultura Cucuteni-Trypillia, dal 5.500 al 2.700 circa a. C. 

Appare in modo considerevole, nelle nostre Domus de Janas, con le protomi stilizzate, che poi ritroveremo anche nella conformazione taurina/uterina delle Domus de Janas

Diciamo che dal Neolitico in poi, la figura dell'animale, e la sua simbologia, si legano indissolubilmente a Madre Terra

Salgono in un certo modo, in superficie, diventando, da "figli" del grembo nascosto e uterino di questa Grande Madre, a compagni attivi, fertilizzanti e solari, con la quale entrano in simbiosi attiva e dinamica, finalizzata al concetto di generare, al punto, da portare ad una rappresentazione di umani "animalizzati", specialmente per ciò che riguarda le donne, che vengono associate al pesce, alla rana(la donna partoriente con le gambe a M) , e la loro simbologia legata all'utero femminile


Questa animalizzazione dell'essenza degli animali, intesa come manifestazione degli Dei, la troviamo anche nell'antico Egitto, tra i quali, il più venerato era il Toro Apis, come ho scritto molte altre volte

Dio Apis, Osiride dopo la sua morte, e Serapide presso i Greci

Così come il gatto, identificato con la Dea Bastet, con il suo alterego aggressivo, Seckmet la potente, Artemide per i greci

La grande Mucca Celeste, era la Dea Hathor, la Dea della fertilità, come Apis, consacrata alla pianta del pariro

Il Dio Horus, il falco

Il dio Anubu, re dei morti, psicopompo alchemico e trasmutatore , come Mercurio

Il leopardo delle caste sacerdotali, che ricorda il cielo stellato


Quindi vi era un forte legame tra umano e Animale, che rappresentava la divinità


L' uso della maschera, ad un certo punto, favorisce questa manifestazione del Divino, attraverso la Maschera

L' Animale era considerato simbolo di regalità

Infatti,, nell'arte sumerica, simbolo di di divinità, erano delle corna in fila, a ornare il capo. 

L' animale con le corna diventa il simbolo per eccellenza, di fertilità e potenza

I primi aratri, infatti, furono realizzati con le corna dei Tori, e la loro possenza  e virilità, continuavano ad essere rappresentative di divinità,

Come il Dio Sumero An, il toro fecondo, o il Dio della luna, Nanna, così come era rappresentato l'Ariete, con il Dio Dumuzi, sposo della Dea Inanna della fertilità

 

In periodo greco il rito di passaggio di iniziazione all'età adulta, avveniva da cerimonie dove le ragazze in reclusione preritualistica, indossavano pelli di orso, per poter entrare a far parte del mondo di Artemide, signora degli animali (arktos significa orso), Dea legata, per il suo legame con la caccia, alle cerimonie di Iniziazioni maschili, rituali legati al culto dell'orso, che si svolgevano in uno specifico tempio chiamato Arkeita

La Mitologia poi ne fece costellazioni importanti, l'Orsa Maggiore e l' Orsa Minore


Così come anche il cinghiale, era legato a pratiche ritualistiche

Questo testimonia come fosse stretto il legame tra umano e animale, e lo si vede anche dalle rappresentazioni del nostro Carnevale Sardo

E a questo mondo di pastorizia, è legata  l'immagine della divinità Pan,, come ho già  scritto, figlio di Hermes/Mercurio, i cui attributi sono rappresentati dal bastone di ferula ricurvo e dal flauto

In questo mi ricorda molto il nostro suonatore di flauto itifallico, poiché anche Pan é dominato dal desiderio sessuale e viene rappresentato spesso inseguendo le Ninfe, accoppiandosi con esse, nelle grotte

E non solo

Il culto di Pan, antichissima divinità, si svolgeva non nei templi, ma nelle grotte, presso le fonti per lo più 

Questo lo assimila molto alle Domus de Janas, anche perché, il padre, Hermes, era il dio psicopompo accompagnatore dei morti, (Hermes era venerato dai pastori, porta sulle spalle un agnello, così come verrà rappresentato Cristo) e sappiamo bene che le Domus de Janas erano luoghi di culto, di transizione tra le due dimensioni

Pan che nel nostro Carnevale Sardo, è assimilabile alla figura dell'Urtzu (Orso) di Samugheo

Entrambi uniscono questo essere turbolenti, ossessionati dal desiderio sessuale, imprevedibili. Una via di mezzo tra umano e animale, tra l'essere selvaggi e indisciplinati, e l'armonia dei cicli stagionali

Il suo stesso padre, Hermes, era spesso rappresentato in forma di pilastro con testa umana e fallo in erezione. Ne parlai in un mio vecchio post, oppure veniva rappresentato con la testa di capra

Di divinità femminili con corna e orecchie di capra invece, pare ci fosse soltanto la Dea Etrusca Uni, che poi diventerà Giunone, protettrice della famiglia e del matrimonio 


E in  questo essere con la testa caprina, ricorda anche la Maschera de s'orcu foresu di Sestu, con la sua maschera caprina, poiché Pan, ha una duplice natura, animale e umana, e divina e umana


Questa "aggressività" che è presente come pantomima nel ruolo de S'Urtzu, risale, come origine, alle rapprentazioni dei rituali stagionali, specie quelli legati al solstizio d'inverno, riti in stile dionisiaco, dove ci si abbandonava all'ebbrezza del vino e alla voglia di fertilità per contrastare il letargo invernale della natura

Da notare come nel Carnevale di Seui, S'  Urtzu, porta come simbolo, durante la rappresentazione, la croce celtica ,il   significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste.

Questo conferma i forti legami con i celti e il Nord Europa, tra le tante cose

I riti del carnevale, come il nostro, ancora ancestrale e selvaggio sono sacri, perché attraverso essi, si cercava il contatto con il divino


Lo stesso Dionisio era rappresentato in una delle sue tante manifestazioni, come un toro, chiamato "Eiraphiotes", che deriverebbe da una Radice indoeuropea comune al sanscrito, "rsabha'",che significa toro, e che significherebbe quindi, "il Dio che si rivela in aspetto di toro"

Dionisio poteva trasformarsi in tante forme, anche animali


E questo aspetto della trasformazione è molto importante, perché la trasformazione può dare luogo ad una rigenerazione, come un rito iniziatico

Come i compagni di Ulisse, trasformati dalla maga Circe, in maiali, che, ritornati in forma umana grazie ad Hermes, sembravano addirittura più giovani e più belli

Troviamo similitudini nella letteratura celtica e irlandese in particolare, in questo cambiare forma animale, in particolari occasioni, per poi riprendere la forma umana


Ci accomuna, alla letteratura mitologica celtica, anche la presenza drl cinghiale come animale sacro ai guerrieri in particolare e al Dio dell'abbondanza e della fertilità Dagda,  che aveva un paio di maiali magici, che si rigeneravano ogni volta che venivano uccisi

Cinghiale dalle setole d'oro, o "maiale della battaglia, caro anche alla dea celtica Freya, che è associato alla categoria dei Vani, le divinità della fecondità 

Alla dea erano sacri anche i maiali, e uno di questi era Syr(scrofa) 

Ma sappiamo che" sirboni "in sardo, significa cinghiale, quindi hanno la radice in comune : Syr/ sirboni

Il cinghiale/ maiale, era associato anche alla Dea Demetra, dea della vegetazione, e alla dea della Caccia Artemide

Nel Carnevale Sardo, il cinghiale è rappresentato dai Sos Murronarzos  di Olzai

Ai celti era caro anche il toro, che era considerato importante per la fertilità e per le sue capacita oracolari propiziatorie, anche se poi fu demonizzato dal cristianesimo come animale lussurioso


Mentre il cervo ha maggiori connotazioni femminili, con capacità terapeutiche, anche contro il morso di serpenti

Nel nostro Carnevale Sardo, il cervo è rappresentato dalle maschere dei Los Corriolos  di Neonelli

La raffigurazione più nota della divinità celtica di Cernunnos, è quella del calderone di Gundestrup. 


Mentre l'animale sacro a Odino, la capra, si nutre di idromele, la bevanda sacra che dona la conoscenza ai poeti e ai veggenti, prodotta dai nani(forse come le nostre Janas?) e portata via dai giganti grazie a Odino

Il maschio della capra rappresentava la potenza sessuale, anche se poi la chiesa lo demonizzo' come Diavolo, per le sue corna e zampe caprine

Per i popoli dell'antichità, indossare corna taurine era sinonimo di regalità di divinità 

Nel mondo Mesopotamico tutti gli dei hanno le corna inglobate in un copricapo, e rappresentano anche la luna crescente, quindi fertilità , invece poi sono diventate il simbolo del male, così come il mondo sotterraneo


Da mondo dei morti rigenerativo, simbolo di fertilità, di Madre Terra, di crescita, divenne il regno del male

Ma trovo straordinaria la potenza catarchica e alchemica di questo nostro carnevale sardo, che sembra essere rimasto, nella sua peculiarità rappresentativa, l' unico a rimanere fedele ad un registro arcaico e incontaminato, anche rispetto agli altri Carnevali simili

Il nostro è terribilmente e meravigliosamente più arcaico, più selvaggio, più simbolico 

Si respira proprio la valenza simbolica di divinizzazione, sia dell' umano, che dell' animale


Non dimentichiamo che la figura ufficiale che da inizio al Carnevale, il 16 Gennaio, è quel Fuoco, quel Rogo di Sant' Antonio Abate, che emerge quasi da Madre Terra, come Prometeo emerse dalle profondità della terra, dopo che rubò il Fuoco agli Dei,  per donarlo agli uomini

Rubò la capacità di intelletto, di evolversi, di trasformarsi, che solo nell' Athanor Alchemico, nel Grembo Alchemico di Madre Terra, poteva trovare

Madre Terra che viene rappresentata come possibilità  di elevazione e catarsi, verso una condizione migliore, divinizzata

Ogni gesto, ogni passo rappresentato, è un richiamo a questo processo di abbellimento, verso la Bellezza


I passi cadenzati dei Mamuthones e appesantiti dai campanacci, sono come un richiamo vibrazionale, che richiamano il legame con la Sacra Madre che può agire, in senso terapeutico e purificatore, a partire dai bassi chakra, quelli maggiormente legati alle nostre radici

sempre più acuti.  

I campanacci sardi sono dei veri e propri strumenti musicali

Sono come le campane tibetane  e himalayane, usate a scopo terapeutico

Possono variare nella sonorità, a seconda della percentuale del materiale di cui sono composte( ottone di bronzo, solitamente, e l' aggiunta di elementi più nobili, come anche l' oro, le rende maggiormente preziose) 

Ma resta il fatto che al di là del loro aspetto mistico, sono veri e propri strumenti musicali, le cui note di riferimento si misurano in Hertz (con un normale accordatore), dove i suoni più gravi lavorano sui chakra inferiori, mentre quelli più acuti, sui Chakra superiori

Ma è un' argomento, comunque, che volevo solo accennare, perché merita un' approfondimento a parte


Il ritmo cadenzato dei passi dei Mamuthones, amplificati dalla sonorità dei pesanti campanacci, sono come un' accompagnamento verso uno stato ipnotico nel quale è possibile la catarsi, la guarigione

Drum : tamburo in inglese, ma anche in albanese, molto vicino alla lingua sarda, per molti aspetti

Drumiu/dromiu : "addormentato" in sardo

Drum/dream(sogno) 

La ripetitività, come nei tamburi sciamanici, crea come uno stato ipnotico, alterato di coscienza

Il passo ritmato, amplificato dai campanacci, crea uno stato alterato quasi onirico, una connessione vibrazionale con la terra e con tutte le creature che stanno partecipando a questa incubatio collettiva, dove la maschera connette al divino, e dove si mette in scena ciò che di più sacro ci possa essere

La fecondazione

La fecondazione sia della terra, sia degli animi umani

Il Mamuthone si fa prendere al lazzo, con la Soha,  che rappresenta la parte ansata dell' Ankh, la chiave della vita, come ho scritto nell' altro post ,che rappresenta la bocca, l' utero, per rinascere a nuova vita

Ri- fecondato da un uomo divinizzato, su Issohadore, che è sinergia androgina

La maschera del Boes del Toro, non è solo Toro fecondante, elemento, ed energia elettrica maschile 

È insieme la rappresentazione della sinergia taurina/uterina

L' Unica vera sinergia Sacra creativa in Natura

Alchemica, potente, rigenerante

Decine di protomi taurine all' interno delle Domus de Janas 

Nel Sacro Grembo della Madre, a fungere da elemento elettrico propulsore per la catarsi

La Sacra Rappresentazione del Carnevale Sardo, del Carrasegare, è un momento di catarsi collettiva, per ritrovare la connessione con l' Origine, con il Divino che abbiamo ancora dentro, e che le maschere ci riportano a memoria, con gesti, sonorità, con i ruoli, tutti simbolici

Su componidori e su Issohadore, hanno già completato il percorso di iniziazione. Hanno nelle vesti i colori dei gradi delle arti marziali, i Dan, nella maschera bianca, l' impronta del Divino tra noi

Le maschere degli animali, essendo antichi animali sacri, fanno da tramite per questa connessione. .

Sono veicolo di possibilità trasformati a, di consapevolezza

E non è Folklore. È molto, molto di più. 

È Memoria delle nostre Origini

Non quelle animali, ma Divine

Gli Animali, di per sé, sono già Sacri, e non potevano essere che loro, messaggeri del Divino in terra. 


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati 


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S' Urtzu di Seui con croce celtica

Prime maschere con corna di cervo - 10.000 anni fa 



Toro civiltà Cucuteni

Toro civiltà cucuteni

Donna e bufalo grotte di Chauvet 

Pitture rupestri grotte chauvet - 







Krampus nelle zone a lingua tedesca, Trentino e Friu


Dea  Madre Sarda di Cabras

Dionisio e Pan


Boes, Merdules e Filonzana 

Issohadore e Mamuthone





S' Urtzu di Seui 

S' Urtzu


Calderone Gunderstrup con Cernunnus 


Dea Freya e il Sacro cinghiale 

Murronarzos di Olzai.. 

Colonganos di Austis