Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, luglio 31, 2022

💚Kundalini/Horus/Luz

 Da un post nel gruppo "Il sondaggio", a cui ho risposto due giorni fa

https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/615472083216198/

"Simbolo nel tempio di Horus a Edfu, città Sacra, sulle rive del Nilo" 

La mia interpretazione simbolica, che ho scritto in modo sintetico nei commenti, è questa. 

Dal mio punto di vista, sono le due nadi energetiche della kundalini, i due serpenti, che si intrecciano, e agiscono in sinergia, all'interno del nucleo energetico della Vesica Piscis, nello spazio ogivale del "pesce/mandorla" mistica, rappresentato, in questo caso, come ogiva orizzontale, quindi, nella vagina femminile.

È nel grembo femminile, che avviene la sinergia della creazione.

Gli Antichi Egizi, conoscevano bene la Sacra Geometria del Fiore della vita, della Vesica Piscis. Il Fiore della Vita più completo, quello a 19 cerchi( il 19 è il simbolo del Sole), è stato trovato nel tempio di Abydos, in Egitto, nel tempio di Osiride.

Ne ho parlato in un mio post, a proposito proprio del Fiore della vita. (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html?m=0) 

L'ogiva come l'occhio di Horus, come sede dell'Anima.

Il pesce/mandorla mistica, all'interno della quale Cristo stesso è rappresentato. 

Il nome scientifico della mandorla è Amygdala Communis, lo stesso nome dell'amigdala, di cui ho parlato di recente, in occasione della celebrazione di Maria Maddalena. 

(https://www.facebook.com/101482521577128/posts/581957956862913/) 

Magdalena

MGD

Le stesse consonanti dell'Amigdala. 

Il Femminino. 

La protuberanza connessa con l'ippocampo, implementata nel sistema limbico, delle emozioni, della vita vera, il limbo, il cerchio, nel quale si sviluppa il fiore della vita.

Il fiore della vita completo si trova in Egitto, nel Tempio di Osiride, il tempio di Abydos, dove in una parete è rappresentato il cerchio della vita con 19 cerchi, e le relative "mandorle", che si sviluppano dall'intersecazione dei cerchi, delle due polarità, maschile e femminile. 

Perché se il numero 19, rappresenta il sole, in ogni civiltà, fino ad arrivare ai giorni nostri, con la rappresentazione dell'Arcano Maggiore XIX dei Tarocchi, il Sole, è anche vero che il numero 1 rappresenta la polarità maschile, e il numero 9, la polarità femminile, archetipo Teth, la kundalini, il grembo che accoglie. 

E in aramaico, il mandorlo, si dice Luz., albero, frutto e nocciolo.

 “Luz” è il nome che i sapienti della Qabbalah, ma anche i profeti ebrei, hanno dato alla divina scintilla intrappolata nell’osso sacro (parte considerata indistruttibile, inceneribile). Si tratta di quella scintilla, la potente energia di cui parlano tutte le tradizioni che, se attivata, può portare al risveglio spirituale mediante i risvegli delle Nadi, dei Chakras, della Kundalini.

Ciò che nasconde, il prezioso, il celato, l'occulto, il Divino che si rivela solo a chi percorre la scala della consapevolezza. 

Come la scala di Giacobbe, che va dal coccige, sede della Kundalini, al talamo, all'amigdala, a quella parte del sistema limbico, dove si sviluppano le emozioni, la coscienza e la consapevolezza di sé.

È la scala del percorso dei 7 chakra, che si snoda, simbolicamente, come la scala del DNA. 

Due mandorle mistiche agli estremi, che custodiscono l'anima, con il loro segreto da rivelare, oltre il duro guscio, che protegge la candida, pura sostanza. 

Anche l'occhio, ha la forma di mandorla. 

Anche l'occhio è sede dell'Anima. 

L'occhio di Horus, protetto dall'ureo, il cobra femminile. 

Il Femminile che protegge, custodisce l'occhio di Horus. 

Horus. 

Con la H mercuriale di Hermes, del Mercurio con i due caduceo, le due polarità opposte. 

Perché la kundalini è Femmina. È lo spirito Divino che prende forma nella Shekinah, la manifestazione divina, e si complementa in dualità creatrice nelle due nadi della kundalini. 

L'occhio, nell'antico Egitto, era collegato all'equilibrio delle due energie, come avevo già sottolineato in un post( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/janasophia_18.html?m=0) 

Un reperto stupendo, e pieno di simbologia. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Kundalini/Horus/Luz



💚Alfa e Omega

 Prendo spunto dal penultimo crop Circle apparso nello Wiltshitre, Inghilterra, cinque  giorni fa, che riproduce, al suo interno anche dei simboli generalmente chiamati "massonici", come compasso, cerchio, squadra, per sintetizzare dei concetti molto antichi. Perché il concetto di massoneria, non si sa quando nasce. Probabilmente con la costruzione del tempio del re Salomone, o forse nel Medioevo, ripreso poi dai Templari.

Certo è, che si tratta di un sapere iniziatico, prezioso, non accessibile a tutti, ma che riporta sempre, di base allo stesso concetto di armonizzazione degli opposti. 

Quello che viene definito "il compasso", indica al contempo, la concretezza nell'essere abili Architetti, costruttori, nella materia, ma anche, nell'anima, poiché il simbolo con il vertice verso l'alto, indica simbolicamente, l'elevazione spirituale, come verso la cima di una montagna, e anche l'elemento maschile, il Fuoco, l'Alfa.

Ciò che lo completa, è l'Omega, l'energia femminile.

Alfa e Omega.

L'inizio e la fine di ogni cosa.

Il principio creatore indifferenziato.

L'energia androgina.

Come lo Yod, il decimo Sacro Archetipo Ebraico, con funzione "concentrazione. Potrebbe essere un compasso, data la forma della Y. Il punto di inizio. Valore dieci, la totalità, la completezza del maschile e del femminile. La prima delle lettere del tetragramma divino YHWH. 

Elementi, Alfa e Omega, che si ritrovano anche nelle altre due immagini. 

La prima riguarda una nostra stele di Laconi sarda, risalente al III millennio aC. Una Statua-menhir provieniente da Pranu Maore (Laconi), conservata nel Museo dei Menhir di Laconi.

Il simbolismo sembrerebbe quello di un capovolto, come quelli che sono presenti nella Domus de Janas di Oniferi, e  quello sotto è indicato come un pugnaletto.

Forse una stele funeraria.

Io sono del parere, e l'ho espresso altre volte, che questo simbolo in questa stele, rappresenti lo spirito divino che si incarna nella Forma Femminino, e che essa sia il "contenitore che ospita l'energia maschile e femminile insieme. La forma ricorda un cobra reale, l'ureo, con il collare aperto, come viene rappresentato nell'iconografia egizia.

Il cobra reale, il Wadjet.

Il Femminino che protegge l'occhio di Ra, il Mascolino, nella sua infinita ciclicità riproduttiva, come l'oroborus.

Iside, la colomba capovolta cristiana, simbolo di un eterno Femminino che è Alfa e Omega, soppiantato poi da figure maschili, dal Cristo, "Alfa e Omega".

Osservate le rappresentazioni della Dea Hator. Ha sempre, sul capo, i capelli acconciati come un'Omega.

Un Femminino capace di rigenerare se stesso, e lo stesso Mascolino, continuamente, in un cerchio continuo.

Ne avevo parlato in un mio post, a proposito dei Giganti di Mont'e Prama, di cui uno, ostenta la parte più preziosa, che simboleggia il Sacro Femminino (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-regalita-dell-ur.html) 

È Iside che ricompone Osiride, e crea, l'Oro, l'Horus. Il figlio.

I misteri Isiaci riguardano proprio questa completezza alchemica di nascita e rinascita, di inizio e fine, di alchimia e trasmutazione, del Sacro Femminino. 

Perché il Femminino è l'agente mercuriale. Inizio e fine, come dice di sé stessa, Iside, che ha la consapevolezza di questo Crisma.

L'immagine del doppio pugnale, sempre nella stele di Laconi, e il simbolo di queste doppie polarità che si complementano a vicenda, come il Sacro Vajra indiano.

Perché per ogni trasformazione alchemica creativa, si necessitano delle due polarità che si dinamizzano energeticamente a vicenda.

Nella seconda immagine abbiamo invece una rappresentazione della divinità Assur, dio della città di Assur e dell'Assiria, attestato dalla fine del III millennio a. C. fino in età partica. In Assiria è il capo del pantheon, padre di tutti gli Dei, e dio del Destino, quindi, della nascita e della morte, dell'inizio e della fine.

Infatti anche qui, vediamo una conformazione ad Alfa e Omega, sovrapposte al Disco solare alato, che si intersecano. Questa placca si trova al Berlino Pergamon Museum e probabilmente risale al 883 aC circa. 

Infine, giusto per portare questi simboli ai giorni nostri, un crop Circle che indica la complementarietà di questi due simboli, Alfa e Omega, in una cornice circolare che rappresenta, l'Omega, il Sacro Femminino, con 8 elementi decorativi intorno, simbolo del Femminino, ma anche dell'infinito, dell'Unione tra cielo e terra. 

Complementarietà tra energie opposte, esemplificata anche da quel triangolo con il vertice verso il basso, opposto all'altro, che insieme, danno vita alla triade creativa, quei tre cerchi decrescenti dentro la coppa "pubica". 

Questo, a dimostrare che, soprattutto i simboli massonici, sono simboli antichissimi, e magari sono stati distorti nel tempo. 

Gli abili e divini costruttori, sono da sempre, così come è in natura,, coloro che hanno le due polarità di equilibrio, esemplificate dall'Alfa e dall'Omega. 

Due simboli universali e presenti in ogni civiltà, di qualsiasi periodo. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Alfa e Omega massonici












martedì, luglio 26, 2022

💛Su Tempiesu Orune

 Da un post di prof. Montalbano

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=5467220546676767&id=100001666287370

"Sardegna. All'alba del solstizio d'estate, nella fonte Su Tempiesu, ad Orune, si verifica un fenomeno legato alla fertilità: i raggi del sole penetrano lo specchio d'acqua e colpiscono il cerchio di pietre realizzato sul fondo. Una scala accompagna la luce regolandone la discesa. La roccia, perfettamente lavorata per formare una serie di figure geometriche morbide e precise, amplifica la suggestione ed evoca la forma sessuale femminile. Questo monumento è l'apice della sfera religiosa dei sardi nell'età del Bronzo: la potenza fecondatrice del Dio Sole è accolta dal liquido sacro contenuto nel ventre di Madre Terra, in un rituale fertilistico propiziatorio. L'acqua che fuoriesce, fonte di vita per il popolo, per gli animali e per le piante, viene incanalata verso una piccola sorgente ricavata nella muratura della facciata pochi metri più avanti e, a sua volta, prosegue il percorso verso il fondo valle.

Immagine: Archeofoto di Nicola Castangia, che ringrazio."


~~~~~~~~~~

Riporto il link di un mio personale approfondimento su questa fonte straordinaria.

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/la-fonte-sacra-su-tempiesu.html?m=0

Il fatto che proprio al solstizio d'estate si verifichi questa sinergia ierogamica tra il sole, il Mascolino, e l'acqua, il Femminino, incastona questa fonte, in una koine' concettuale, sacrale e simbolica, che accomuna ogni manifestazione architettonica e non, della nostra Antica Civiltà Sarda, proprio in occasione dei solstizi, in particolare quello estivo, il momento in cui l’energia terrena YIN (femminile) nasce e cresce rafforzandosi, mentre l’energia solare YANG (maschile) s’indebolisce. 

È il momento della manifestazione dell'abbondanza di Madre Terra, della sua massima fertilità. 

I Solstizi corrispondono quindi a due porte principali, varchi da cui il Sole cambia rotta e torna indietro. 

Le due "Jannas" , le due porte solstiziali, come il Giano bifronte in epoca romana.

Le due porte d'accesso del Capricorno(la porta degli Dei) e del Cancro(la porta degli Umani), che simboleggia la discesa del sole nel ventre buio di Madre Terra. 

Sono le due mezze parti dell’uovo cosmico che vanno a formare la sfera, emblema dell’androgino primordiale e del vuoto animato: il Kàos, origine di tutto.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Su Tempiesu Orune



domenica, luglio 24, 2022

💛Dee Silenziose + link di approfondimento

 Ripropongo oggi, un mio scritto, abbastanza articolato, riguardo le Dee Madri preistoriche, di due anni fa esatti, aggiornato con l'inclusione dei link di approfondimento nel corso di questi due anni. 

Oggi che si celebra il Sacro Femminino, la Maria Maddalena, voglio rendere onore al nostro arcaico Sacro Femminino, le Dee Madri della nostra terra in particolare, e non solo. 


Le Dee Silenziose . 


La storia delle Veneri, attraverso le rappresentazioni della Dea Madre, si snoda attraverso i secoli attraverso forme che raccontano il simbolismo legato alla fertilità e alla fecondità, con forme che hanno caratteristiche  in comune, di questa Dea Madre, dispensatrice di vita di morte. 

Il culto della Dea Madre nasce in epoca preistorica,  dall'osservazione del ciclo delle stagioni, e dal fatto che la vita stessa rifletta questa ciclicità. 

Ciclicità impersonata dalla figura femminile con i suoi cicli fertili in  sincronia con  quelli lunari, generatrice di vita, come Madre Terra. 

Ma anche di morte, quando rilascia l'ovulo non fecondato, dove non genera vita, ma simbolicamente, morte. 

Portatrice dalla doppia valenza del sangue. 

Sangue come  veicolo di vita, attraverso il parto, e della fertilità, attraverso il ciclo mestruale, e sangue come ovulo non fecondato, e quindi simbolo di morte

Sangue rappresentato da quella pittura color ocra, proveniente dall'ematite, un ossido di ferro molto abbondante in natura usato fin dalla preistoria, e soprattutto usato nel Paleolitico medio, soprattutto in Europa, dove viene considerato simbolo di vita e di morte nei siti sepolcrali del musteriano recente, mentre nel Paleolitico superiore, viene usato soprattutto come colorante nelle pitture parietali, nelle decorazioni corporali e delle pelli animali. 


Le Veneri, le Dee madri, iniziano ad essere rappresentate già dal 500.000 a.C.

La più antica rappresentazione  della dea Madre è riconducibile alla Venere di Tan Tan, in quarzite ritrovato in Marocco e colorata con l'ocra rossa, di sesso indeterminato e senza volto, risalente ad un periodo incerto, preistorico, tra il 500.000 e il 300.000 a.C.

Le Veneri che si susseguono successivamente, nel Paleolitico, hanno le caratteristiche  della fertilità, seni prominenti e cosce grosse, simboli di garanzia di nutrimento e di buona fertilità.

Le più famose tra le dee madri del periodo Paleolitico, tutte steatopigie, cioè " dalle grosse natiche" simbolo di fecondità, sono la Venere di Hohle Fels del 35.000 a. C., scolpita in una zanna di mammut, priva di testa, con seni, fianchi pancia e genitali prominenti, per richiamare  la fertilità, la Venere di Lespugue del 27.000 a.C., in osso di mammut, e la Venere di Willendorf del 23.000 a.C.( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/02/le-due-veneri.html?m=0), in pietra calcarea, per citare giusto le più importanti. 

Quest' ultima, è una figura volumetrica con grosse gambe corte, seni enormi, pube gonfio, senza volto, e completamente ricoperto da riccioli stilizzati, o da quelli che forse potrebbero essere gli elementi ornamentali di un copricapo composto da conchiglie. 

Conchiglie, che se fossero tali rappresenterebbero con la loro forma, uno degli elementi simbolici della Dea Madre, la spirale,  che rappresenta il continuo divenire e trasformazione, attraverso i cicli della fertilità e della gravidanza. 


Le Veneri del Paleolitico sono così piccole che stanno nel palmo di una mano e vanno dai 5 ai 14 cm, e alcune di loro al posto della testa, hanno, come la Venere di Hohle Fels,  un occhiello, in modo che potessero essere utilizzate appese al collo come amuleti scaramantici e protettivi. 

Nel Neolitico, assistiamo addirittura  alla produzione "quasi in serie" di queste piccole Veneri, di queste Dee Madri protettive, che venivano tumulate insieme ai defunti, chiuse nel pugno  sinistro dei defunti, per garantire loro protezione e guida, nel passaggio verso il mondo dei morti. 

La produzione "quasi in serie", è testimoniata dagli insediamenti neolitici provvisti di fornaci. 

Il Neolitico è il periodo che può essere considerato dal 9.000 al 5.500 a.C. circa.

Inizia dove finisce il Paleolitico medio, iniziato nel 60.000 a.C.,  e subito dopo, abbiamo l'età del Rame, dal 5.000, al 4.000. aC.


Le Domus de Janas in Sardegna cominciano a comparire nel IV-V millennio a.C. quindi in pieno Neolitico prenuragico. 

Periodo in cui vengono ritrovate molte statuine  circa 130, della Dea Madre, di cui la più antica è la Venere di Macomer. 

Ha una datazione incerta, ma si ritiene che possa appartenere al Paleolitico superiore, V - IV millennio a. C.

Ha una testa che sembrerebbe zoomorfa simile al Prolagus Sardus,  un piccolo mammifero simile alla lepre, estinto forse dal 1.400 in poi

Chiaro riferimento nella scelta di questo mammifero , verso la lepre/coniglio, nella sua valenza di animale estremamente fecondo e riproduttivo. 

La forma della statuina risulta mutilata ,ma ha una forma stetopigia, con glutei e cosce importanti simile a quelle delle statuine ritrovate in Anatolia e nel nord Europa  nello stesso periodo. 

Realizzata con pietra basaltica alta circa 14 cm ed è stata trovata insieme ad un ricco corredo di oggetti litici sulle sponde del Rio Marras a Macomer( Nu)

(approfondimento: https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-venere-di-macomer.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-dea-madre-sarda-coniglio-e-uovo.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/12/betilo-unimamellare-santu-antinu.html?m=0) 


Ma per arrivare ad una vera rappresentazione plastica e volumetrica della Dea Madre a tutto tondo, in Sardegna, bisogna attendere la cultura di Bonu Ighinu, del Neolitico medio, del  4900 /4400 a.C. circa.

E' la fase culturale precedente alla cultura di Ozieri, che caratterizza il Neolitico medio, di cui il sito più importante e' quello della necropoli di 19 tombe del Neolitico antico, il sito di Cuccuru is Arrius a Cabras, dove nel 1979 furono ritrovate dalle tombe ipogeiche, nelle quali il defunto è sempre accompagnato da una o due statuine femminili.

Le statuine ritrovate, di cui è rappresentativa la statuina con copricapo a tamburello, sono di tipo volumetrico, in linea con le statuine ritrovate anche in altre località , a Narbolia ,a Olbia ,a Cabras ,a Decimoputzu , a Santa Giusta, e anche una  a Perfugas con un bambino  in braccio appena abbozzato.


Ed è proprio su queste statuine di tipo volumetrico che cade la mia attenzione.

La forma quasi ad uovo , una forma volumetrica piena , perfettamente inscrivibile, dalle sovrapposizioni che ho fatto, all'interno della Vescica Piscis, che e' la forma madre di tutte le forme geometriche, così come aveva mostrato per la piantina del Pozzo di Santa Cristina strettamente inscrivibile all'interno  della Vescica Piscis. 

(approfondimenti : https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/simbologia-uovo-cosmico.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-dea-madre-di-cabras-mimosa-solare.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/dea-madre-sarda.html?m=0) 


Vesica Piscis che indica l'unione dei due opposti ,del maschile e del femminile, del sole e della luna ,del fuoco e dell'acqua e questo concetto è perfettamente in linea con la volumetria delle statuine di quel periodo. 

Delle Dee Madri, che, con la loro perfetta volumetria, che risponde a precisi canoni della Geometria Sacra, riportando la perfezione astronomica sulla Terra, delle dinamiche del grande ingranaggio dell'Universo, della precessione degli equinozi, per sentirsi attivamente partecipi, con le loro proporzioni auree, presenti anche nelle nostre strutture architettoniche, come nuraghi( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0)e pozzi sacri( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-angolo-72-nel-pozzo-scristina.html?m=0) 

di un disegno più vasto, universale, cosmico( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0) 


Una fase cronologica durata  6 millenni, dal 8000 al 2500 a.C., in cui vi è stata una fioritura delle società Gilaniche, le grandi società matriarcali, largamente diffuse in Europa, un' organizzazione sociale anteriore al patriarcato. 

Periodo Neolitico nel quale vi era un assoluta uguaglianza dei sessi e dove non vi era nessun tipo di  gerarchizzazione e di patriarcato. 

Dove vi era un  matriarcato pacifico, intessuto in una comunità egualitaria, soppiantate poi da un' altra cultura neolitica, quella dei Kurgan, una società androcratica e patrilineare, che assoggetto l'Europa e distrusse la cultura gilanica. 

Questo perlomeno sino al 4000 circa a.C., periodo in cui, si lascia spazio al patriarcato, dando spazio a forme di divinizzazione che vedono la comparsa di divinità prettamente maschili. 

Nelle società matriarcali, di cui la Sardegna era una delle più importante rappresentanti, si trovano I primi segni della Dea Madre nel Paleolitico superiore, risalenti a 30.000 /10000 anni fa, dove la Dea Madre governava l'universo con il suo ventre cosmico, con nutrimento e protezione per tutti, con ventre e fianchi prominenti, che sarà la tipica tipica rappresentazione del Neolitico. 

Culture gilaniche, quelle di carattere protettivo, pacifico, produttivo e riproduttivo, con importanti interazioni a livello culturale ed economico con altre popolazioni. 

Caratteristica che  si rivela anche in questi manufatti scultorei sardi,  di una  Dea Madre dalle forme morbide e accoglienti, eseguite in stile naturalistico- volumetrico,  con un busto ovoide, con  linea di demarcazione tra  il petto e la zona ventrale e una demarcazione per  la zona inguinale a forma di Y. 

Questa figura in un unico blocco ovoide, a forma di uovo, mi ricorda moltissimo con queste linee di demarcazione, la forma dello scarabeo. 

Scarabei  come Amuleti Sacri e protettivi verso i defunti, tanto da essere istoriati con invocazioni e simboli per una buona rinascita , prima di essere deposti sul petto del defunto, comparvero in Egitto tra  2128 e il 2055 a. C., e che molti segni sugli scarabei sardi  sembrano più disegni di Tanit, che di Ank egizi, con grafemi antropomorfi riconducibili a quella che poi diventerà la lettera H, assimilabile alla Tanit, la quale faceva già parte dell'alfabeto antico sardo

Una Tanit con la sua simbologia  di Hermes/Mercurio, psicopompo, traghettatore verso dell'aldilà, che conduce i defunti nell'altra dimensione, che non è della morte, ma è la dimensione della Rinascita

"Su Karrabusu", lo Scarabeo Sacro, dove  "Ka", simboleggia lo spirito,  "Ra" il dio sole, e "Bs", una forma contratta del dio Bes, la divinità protettrice   della  gravidanza, della fertilità della nascita, di cui la Tanit rappresenta la controparte femminile, che guida alla rinascita. 


Stiamo parlando di scarabei ritrovati in Sardegna e datati 1200-1300 a. C., e di Tanit che spesso venivano rappresentante con la testa grossa a cuore  come quella degli scarabei votivi egiziani. 

La H della placenta in Egitto, visto che la placenta era rappresentata dalla lettera H. 

La Tanit/H come placenta, come cordone ombelicale che collega due vite, che fa da ponte tra la vita e la morte. 

La Tanit come lo Scarabeo psicopompo. 

"Su babballottu", come vengono chiamati in generale gli insetti piccoli in Sardegna, quelli con le ali, anche gli scarabei, che quelli più grandi, hanno atrofizzate. 

Babballotti

B-Abba.. Acqua, Dea Madre

E se è vero che le statuine delle Dee Madri portavano incisa la "bs", il cerchio si chiude. 

'bs", come il Dio Bes, protettore delle nascite, molto diffuso in Sardegna

Dea Madre, Scarabeo, Dio Bes, la Tanit spesso rappresentata con la testa grande come il Dio Bes, e a forma di cuore, come gli scarabei egiziani.. Il primo scarabeo sacro, nasce qui, in Sardegna, ed è la stessa Dea Madre a forma ovoidale, lo psicopompo che accompagna nel regno dei morti..


Ma allora, fermiamoci un attimo.

Abbiamo degli  scarabei votivi datati 1200/1300 a.C., sia  in Sardegna che in Egitto

E poi troviamo invece una  Dea Madre, come quella trovata a Cuccuru S' Arriu, nella Necropoli di Cabras(Or), Oppure quella "su  Anzu" di Narbolia ( Or), e delle altre con questa forma volumetrica, trovate in altre zone, che ricorda  esattamente lo scarabeo e che hanno una datazione del 4000- 6.000 avanti Cristo

Stiamo parlando di 2500 anni  prima degli scarabei Egizi. 

Stiamo parlando di statuine  che venivano tumulate insieme ai defunti, così come hanno fatto 2500 anni dopo, gli egizi che  posavano Lo. scarabeo sul petto del defunto

Con questo, bisogna dire che gli antichi egizi non hanno inventato niente

Che su Karrabusu, lo Scarabeo sacro, esisteva già nel 4000 a.C. , e che aveva esattamente le fattezze della Dea Madre che amorevolmente accompagna il defunto nell' altra dimensione, come farà la Jana, la personificazione umana della Dea Madre( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0). 

La Jana che è anche "Janna"("porta", in sardo), perché lei è una porta, un portale dimensionale che conosce l'arte del gestire entrambe le dimensioni, dei vivi e dei morti. 


Dea Madre/ Scarabeo, che veniva deposta sulla mano sinistra del defunto, dalla parte del cuore, a protezione, come una madre amorevole che si prende cura di accompagnare in un'altra dimensione, in quella dimensione dei morti che conosce molto bene, perché lei è la Dea della vita e della morte. 

Colei che porta la luce con la nascita, ma colei che porta la morte, la signora del buio,  la dea civetta, la Dea barbagianna (b-abba- Jana) l'unica che può varcare la falsa porta che divide il regno dei vivi, dal regno dei morti. 

Poiché lei conosce il segreto

Il segreto rappresentato dalle 3 cornici, "corna /utero /Torii/trespolo/ Arca" che rappresentano il ciclo vitale, che solo una Dea lunare può donare e rappresentare : nascita, morte e rinascita. 


La forma  ovoidale di questa bellissima Dea/ Scarabeo, potente come un' Amuleto rigenerativo di rinascita, senza piedi, con gli arti superiori assorbiti in un unico volume lungo i fianchi, oppure con le mani sui seni, come quella ritrovata a Cuccuru s'Arriu, alta 11 cm, e dipinta di ocra rossa, scolpita nella pietra calcarea,  è opulenta si, ma ben diversa dalle Veneri che l'hanno preceduta. 

Non ha il ventre prominente, non ha le cosce deformi, è rappresentata in un'unica forma racchiusa in una Ellisse perfetta. 

Perfettamente inscrivibile nella Dea Madre di tutte le forme geometriche, la Vesica Piscis. 

Con una impostazione rigida, immobile,  eterna nel tempo e nello spazio. 

Un'immagine plastica perfetta, che non può che essere il risultato di un elevato codice proporzionale e di simmetria a dimostrazione del fatto che si mantiene invariato il rapporto tra le sezioni anatomiche. 

È un capolavoro di raffinatezza, di perfezione, di equilibrio, finemente lavorata  nei dettagli, come il copricapo a rete,  la cui decorazione, o  i capelli, scendono fino alle spalle


Le losanghe romboidali della decorazione del copricapo, rimandano a simboli antichissimi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/auguri-sacra-madre-sarda.html?m=0) 

Il segno a "V", è un simbolo  del triangolo pubico, uno dei segni principali delle iscrizioni del "sacro", dell'Europa antica. 

A volte i simboli richiamano nel loro interno idee che hanno un assemblaggio di Segni, di due o più concetti che si cristallizzano in una  terza immagine, che li evoca entrambi. 

La losanga che forma la  rete del copricapo, indica due " V"   speculari, dove il  rombo diventa una vulva stilizzata. 

Indicano la V dalla vulva  e la V che scandisce il tempo lunare, "nascita /morte e rinascita". 

È una rappresentazione  lunare della ciclicità del tempo. 

Il trascorrere del tempo, fin dal Neolitico, è stato rappresentato  come un fenomeno che nasce, cresce in apogeo, e poi diminuisce.. 

In questo  copricapo, sono presenti sia  losanghe, che mezzi cerchi concentrici in gruppi di tre , ad indicare, questi ultimi, la concavita' dell'utero, della caverna, in cui questo ciclo lunare di "nascita/morte/rinascita" si compie. 

In pratica, la "V" è usata come grafema dell'unità di misura del tempo. 

Anche la dea Tanit ha un corpo a triangolo, e questo indica il ciclo siderale della luna. 

La testa  indica il ciclo completo  della lunazione, ma anche, secondo me, l'altra faccia del Sole, che è inglobata in essa, l'aspetto femminile del dio Baal, del dio Sole-Toro". 


Il segno a "V" è il più presente fin della Sardegna preistorica. 

Si trova spesso nelle stele

Come quella stele a losanghe, che si trova a Ossi nella Domus s'Adde e'Asile. 

La Dea Madre, è sempre stata associata a simbolismi che richiamano il serpente, il cordone ombelicale, la vulva, il triangolo, la linea tratteggiata a zig zag, la retta, il labirinto, la linea doppia, e anche l'ascia  bipenne. 

Sono tutti i simboli dell'energia Vitale dell'associazione tra ciclo di morte e rinascita. 

Simboli legati  al concetto di rigenerazione, come componente essenziale della sua personalità, dove non vi è, in questo simbolismo angoscia per la morte, ma  anzi gioia per la rinascita che prevale sulla morte. 

È proprio questa Dea Madre che ritroviamo nel Neolitico, dalla forma ovoidale, ricorda proprio un  uovo, simbolo di rinascita, di fertilità e rigenerazione. 

L'Uovo Cosmico della Vita

Ovoidale come il recinto del Pozzo di Santa Cristina, anche esso perfettamente inscrivibile nella Vesica Piscis, nella sua perfezione di Recinto Sacro che custodisce un Luogo Sacro di rigenerazione( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/simbologia-uovo-cosmico.html?m=0). 

Come l'uovo cosmico, l'omphalos dell'altare di Monte d'Accoddi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/monte-daccoddigobleki-tepe.html?m=0) 

L'uovo è stato fin dal Paleolitico superiore, simbolico di vita di rinascita, e gli uccelli rappresentati dalle prime Dee Madri, sono portatori di  un uovo cosmogonico collegato all'acqua e al toro come generatori di vita. 

Uovo come  simbolo del divenire

Infatti, i vasi funebri avevano una forma ovoidale che ricordava il grembo della Dea, da cui la vita dovrà emergere. 


Ma se questa Dea neolitica, così perfettamente volumetrica come un uovo, che custodisce l'Anima del defunto, fino alla rinascita nella nuova dimensione, è il frutto di un maschile e femminile che si incontrano a creare quell' Uovo rigenerante, quale è il simbolismo di quella bellissima Dea Madre, rappresentativa del periodo successivo, in Sardegna, quello della Dea Madre di Turriga, in marmo bianco, alta 44 cm, ritrovata vicino a Senorbi( Ca), appartenente al IV millennio a. C.( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/dea-madre-siciliana-e-dea-madre-sarda.html?m=0)? 


Stilisticamente, è totalmente diversa dalla Dea Madre/Scarabeo. 

È un capolavoro di raffinatezza. Potrebbe essere un' opera moderna. Una creazione scultorea di arte moderna, o di alta oreficeria simbolica

Si, perché il simbolismo, pur se molto personale, lo vedo assolutamente. 

Due Dee completamente diverse

Entrambe Dee Madri , simbolo di vita e rigenerazione, ma in questa ci sono indicazioni in più, nonostante la forma stilizzata e minimalista. 


Cerco sempre l'elemento sinergico maschile, in ogni rappresentazione della civiltà Sarda, perché gli antichi Sardi, li hanno sempre fatti andare di pari passo, in sinergia continua

Nei Nuraghi, nell'elemento fallico della struttura accolto dall'Energia di Madre Terra. 

Nelle Domus De Janas, dove le protomi taurine sono ovunque

Delle Tombe dei Giganti, dove il Sole/Toro energizza l'Utero/Taurino della stessa struttura. 

Nei Pozzi Sacri, dove il Sole entra a fecondare l'Acqua. 

Nell'acqua ardente della grappa sarda, su " fil' e ferru". 


Ed ecco che davanti a questa Venere bianca, stupenda, si vedono i simbolismi del maschile e del femminile, sempre insieme, a creare energia positiva. 

La forma consente di tracciare due " V", come ho tracciato sull' mmagine, una a contenimento dell' altra

Quella più esterna segue esattamente la forma dell'ascia bipenne, che la struttura cruciforme rivela. 

Una forma, quella dell' ascia bipenne, che richiama il mascolino, che ha sempre avuto un valore iniziatico, fin dalle antichissime civiltà. 

Uno degli attributi di Zeus

Il Minosse del Labirinto. E infatti a Cnosso, era il simbolo ufficiale della città. 

E dove può stare un maschile, un Minosse, uno Zeus, se non al centro di un labirinto? Dentro lo stesso centro del femminino, che feconda ed espande. E infatti l'ascia bipenne, di cui ho trattato in un mio precedente post, era chiamata " labrys",, con la stessa radice di labirinto

Solo il maschile consente l'espansione e la riproduzione

E infatti, sulla forma della Dea Madre di Turriga, si possono tracciare benissimo, seguendo esattamente i profili che indicano questa forma, due V, con il vertice verso il basso, simbolo del femminino, ma " incastrate", come due matrioske, l'una dentro l' altra, ad indicare un ciclo che si ripete, due lunazioni, quindi l'inizio dell'espansione, della riproduttivita', grazie alla presenza dell'elemento iniziatico ed energizzante maschile. 


Trovo questo messaggi subliminali, eccelsi, non ostentati. 

Ma sempre tutti da interpretare, da decodificare, da osservare attentamente. 

Discreti. Come il carattere dei Sardi. Che forse hanno taciuto su molte cose

Hanno fatto, facevano. Non istoriavano. 

Ma hanno lasciato simbolismi ovunque, per chi li sa interpretare

E a parte queste due splendide Dee Madri, tra le più importanti, ne abbiamo una terza. 

Nata in silenzio. 

Si tratta della statuina chiamata della " Grazia", o  "la madre dell' ucciso", in bronzo, ritrovata nella Torre a feritoie Del Santuario Nuragico di Santa Vittoria, a Serri, risalente a più di 3000 anni fa. 

Se pensiamo che Michelangelo ne scolpi' una simile, la  celebre " Pietà Vaticana", nel 1498, direi che forse non abbiamo mai avuto niente da invidiare, in nessun campo, perché nella civiltà Sarda, molto si è sviluppato prima che altrove, e che, mentre gli egizi stavano sottoterra ad istoriare le loro magnificenza, i sardi, in giro qua e là, lasciavano segni della loro cultura ovunque, magari con qualche Dea Scarabeo in tasca, che poi, allegramente, gli stessi Egizi, avranno preso ad emulazione, 2500 anni dopo, per onorare la rinascita dei loro defunti.


Senza dimenticare la nostra piccola Tanit di Tresnuraghes, il nostro primo piccolo Femminino, dea Madre Tessitrice ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0) 


Sono Dee Silenziose, vestite solamente della loro bellezza, senza ornamenti. Minimaliste.

Pregne di simbolismo. 

Di vera Divinità. 

Vestite di Sole e di Luna. 


Ci sono tante cose che andrebbero riscritte. 

Si comincia con il raccontarle diversamente, nel modo giusto. 

Ma è già un ottimo inizio. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Dee Silenziose + link

























martedì, luglio 19, 2022

💚Dea alata nubiana

 Stupendo amuleto che rappresenta una Dea alata. Un amuleto/pettorale, che risale al periodo Nubiano, precisamente al Periodo Napatan, regno di Piankhy (Piye), 743–712 a.C.

Il punto del ritrovamento è stato in Sudan, El-Kurru, Ku 51

Realizzato in maiolica Faience, ha queste dimensioni: Iunghezza x larghezza: 8,5 × 6,2 cm. 

Si trova esposto al Boston Museum of Fine Arts. 

Amuleti come questo sono stati trovati nelle sepolture delle prime donne reali di Napata.  Realizzati in maiolica smaltata blu-verde, raffigurano una dea nuda, alata, con la testa di leone, incoronata con un disco solare e un ureo. Le ali si piegano bruscamente verso il basso e su ciascun braccio c'è un ureo coronato di corna e un disco solare.  L'identità della dea è incerta.  Un'iscrizione geroglifica corre lungo la schiena..


Descrizione didascalica a parte, trovo che questo amuleto sia, oltre che bello, molto simbolico.

Sicuramente una Dea che richiama la dea egizia della cosmogonia di Menfi, la leonessa Sekhmet, moglie del dio Ptah, patrono degli artigiani, e la madre del dio del loto Nefertum. Sekhmet riceve anche il titolo di Signora della Vita, e come tale può curare le malattie che ha causato con la sua furia., ed era anche la signora della guerra.

La sua corrispettiva, era la pacifica dea Bastet, la dea gatto, Custode del focolare, della casa e delle nascite.

In questa rappresentazione, infatti, il seno sinistro, il Femminino, è notevolmente più piccolo del sinistro. Un seno, quasi mascolinizzato, ad indicare che emerge, in questa versione di Dea bellicosa, maggiormente la parte destra, che corrisponde all'energia Mascolina, rappresentata da quel seno destro di dimensioni normali, quasi a voler indicare che la sua energia maschile, può essere nutrimento e accudimento anche attraverso il suo Femminino di genere.

La posizione delle braccia, rivolte verso il basso, delinea una conformazione a "quadrato", che simboleggia il suo avere dominio nella dimensione terra, visto che il quadrato indica la terra.

Le ali, le fanno dominare anche l'elemento cielo.

Quindi, una creatura umana e divina, che implementa in sé, le energie del Mascolino e del Femminino.

Lo si vede anche dalla decorazione "a rete" delle ali, che crea una griglia sinergica, con le due polarità complementari.

Come tutte le figure di potere, è rappresentata con due urei speculari sulle spalle, che indicano questo equilibrio armonico tra le due polarità, come le due nadi della kundalini, necessarie per l'accesso ad uno stato di coscienza superiore, divino.

Due urei speculari, che sono muniti di corna, e che ospitano, nel loro incavo, non propriamente una sfera, che invece è presente sul capo, sul terzo ureo, e che rappresenta il sole, una sorta di occhio, ma una sorta di elemento ogivale. 

Potrebbe essere in riferimento all'occhio di Ra, di cui l'ureo, il cobra, il Sacro Femminino, è Custode e protettore..

Ma le corna sull'ureo potrebbero avere anche la valenza di un simbolo uterino/taurino, come le nostre Tombe dei Giganti in Sardegna, che, come un grembo, accoglie questa forma ogivale che è androgina, come il "pesce /mandorla" mistica della Vesica Piscis.

Questa unione degli opposti, si vede anche nel secondo simbolo a partire dal basso, che ha lungo la decorazione sul retro dell'amuleto, quel simbolo a "X".

Lungo questa decorazione, in alto, si nota subito un Sacro Ankh, la chiave della vita, e altre decorazioni tra le quali spiccano due figure che portano sul capo una falce di luna, simbolo di fecondità.

Un amuleto straordinario, finemente lavorato e molto simbolico, sicuramente protettivo, per chi lo indossava.

Un Dono degli Dei, per gli Dei terreni. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Dea alata nubiana




💚Melagrana periodo greco

 Riproduzione di una melagrana del cosiddetto periodo "greco geometrico", risalente al 750 aC.

Simbolo di prosperità e di buona fortuna, presenta degli elementi simbolici interessanti.

Tre bande verticali delimitano verticalmente uno spazio nel quale domina la figura di un uccello dal lungo collo, simbolo di bellezza, di purezza, di unione del maschile e del femminile, essendo sacro ad Apollo, e a Venere.

Il cigno come creatura androgina, psicopompo nel mondo dell'aldilà, creatura terrena, ma anche acquatica, simboleggiava il Custode tra le dimensioni.

Simbolo della seconda fase di purificazione, chiamata Albedo, o "opera al Bianco", dopo la Nigredo.

È la trasformazione del piombo in argento, la rinascita, prima fu arrivare alla terza fase, la Nigredo, il compimento dell'opera, la trasmutazione, l'onniscenza, l'immortalità.

E di "nascita /morte /rinascita", parlano proprio quei tre moduli laterali che contengono questa creatura, che sommati fanno sei.

Il sei indica l'unione degli Opposti. 

Numero 6, come le due decorazioni ai lati del collo, ma che contengono anche un elemento centrale.

Questo fa pensare alle Pleiadi, le sette stelle delle Pleiadi, di cui una resta nascosta, occulta, di non facile accesso e comprensione, perché rappresenta la connessione con il Divino, l'aspetto misterico e sacro della connessione.

Come il settimo chakra della Corona, o Sahasrara, tappa ultima del viaggio iniziatico.

Come la stessa Corona della melagrana. 

E sette, sono le tappe verticali, per arrivare a queste Pleiadi, decorate proprio difronte al cigno.

Gli altri simboli a croce e ad X, indicano unione degli opposti, necessaria alla trasmutazione e alla rinascita.

Unione degli opposti esemplificata anche dai moduli dove triangoli con il vertice opposto, si complementano.

Una rappresentazione bellissima, con decorazioni raffinate e molto simboliche.


Atri post sulla melagrana

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-melagrana-e-la-scacchiera.html?m=0


https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/vaso-melagrana.html?m=0


https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/fibula-melagrana-romana.html?m=0


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Melagrana greca



💚Arpa di Ur

 Un'altra arpa, dopo quella di Ur( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/arpa-di-ur.html?m=0) che mi riporta a dei legami con la nostra Antica Civiltà Sarda. 


Conio d'argento, proveniente da Delo, arcipelago delle Cicladi, Grecia, risalente al 530 aC

Secondo la mitologia greca, Delo era inizialmente un'isola galleggiante dove si rifugiò Latona per partorire lontano dall'ira di Era. È pertanto considerata il luogo di nascita del Dio Apollo e della Dea Artemide, figli di Latona.

La prima a nascere fu Artemide, che aiutò la madre a partorire il fratello Apollo. E siccome per la nascita di Apollo, Dio del Sole, l'isola fu tutta circonfusa di luce, fu, da allora, chiamata Delo, dal verbo greco "deloo", “mostrare", poiché prima era invisibile.

Delos fu un importante centro religioso e commerciale, dato che si trovava al centro delle rotte marittime.

Una colonizzazione da parte dei cosiddetti "iperborei", circa nel 1000 a.c., vi portarono il culto di Apollo, dio del sole e della musica. Ed è dal I millennio a.c. che si celebrarono a Delos le famose feste panelleniche.

Di Apollo, ho parlato nel mio ultimo post (https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/apollo.html?m=0), un dio solare, molto sardo. 

Essendo Delo sede di un celebre oracolo di Apollo ogni quattro anni gli Ateniesi inviavano a Delo una deputazione sacra.

Secondo alcuni studiosi, gli Iperborei, razza prenordica, dopo lo spostamento dell’asse terrestre trasferiscono la propria sede ad Atlantide e da qui con una serie di ondate si diffondono, da una parte verso il Danubio e il Mar Nero, dall’altra verso le grandi isole del Mediterraneo, compresa la Sardegna, sino a Troia e alla Palestina filistea, infine verso la Libia e l’Egitto, dando origine alle dinastie Faraoniche sino ai Sumeri, Cina e Oceania. Nell’Età del Bronzo un’ultima ondata è quella dei Thuata de Danaan, che chiude il ciclo. 

Molti altri, identificano gli Iperborei con gli Antichi Sardi.

L'isola di Delo era chiamata anche Ogigia. 

Secondo la ricercatrice tedesca Lydia Schropp, Ogigia, può essere identificata con la Sardegna, in particolare con la Barbagia (http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2020/10/archeologia-chi-era-calipso-la-ninfa.html?m=1) 

Ma, ritornando all'arpa, rappresentata in questo conio d'argento, ecco che notiamo subito le 7 corde dell'arpa, come 7 sono i percorsi dell'antico labirinto di Benettutti. 

Ma andando alle origini, scopro che nell'ebraismo, Re Davide della tribù di Giuda,  il re di Israele (il padre  del Re Salomone, che con la sua consorte Regina di Saba, diede origine alla dinastia dei Falasha, da cui discendera' il Messia, nato a Betlemme nel 1040 aC circa), viene rappresentato come un suonatore d'arpa, fino al periodo medioevale e oltre. Un'arpa con 7 corde, come i suonatori Leviti del Tempio. 

Il più grande re di Israele, rappresentato con un'arpa. 

Uno strumento capace di raggiungere le profondità dell'Anima 

Pare che  re Davide sapesse bene quando pregare, quando dedicarsi allo studio: «Come faceva re David a capire quando era mezzanotte? Lui aveva un segno per sapere quando era mezzanotte. C’era un’arpa appesa sopra il letto di David, e quando giungeva la mezzanotte veniva un vento dal Nord e soffiava attraverso l’arpa, e l’arpa suonava da sola. Immediatamente David si alzava e si occupava di Torah fino al sorgere dell’alba».

Lo Zohar spiega che la parola ebraica "kinòr", arpa, è un termine composto dalla parola ner, “lume”. 

Inoltre, i numeri diversi delle corde dell’arpa corrispondono ai diversi stadi e livelli di affinamento e armonizzazione spirituale. 

Ma è anche vero, che il 7 corrisponde ai 7 pianeti visibili lungo il braccio teso di Orione, lungo la via Lattea, durante l'equinozio di primavera, lungo la via della rinascita sull'asse che da Sirio, passando per la cintura di Orione, arrivava sino alla Costellazione del Toro, e ad Aldebaran/Pleiadi, come ho approfondito tante volte ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/lo-stargate-di-orione-attraverso-sa.html?m=0) 

E sovrapponendo la costellazione di Orione alla Sardegna, con la cintura su Oristano/Cabras, con i Giganti di Mont'e Prama legati a questa costellazione, Benetutti, risulta proprio sulla traiettoria del braccio di Orione. 

Ma ho scoperto anche una cosa curiosa. 

Ho trovato una tela, un dipinto, che  rappresenta re Davide mentre 

suona l'arpa. Raffigurato con fattezze etiopi, il dipinto sottolinea la discendenza diretta del popolo dalla stirpe davidica.

Cinque secoli avanti Cristo si stabilizzò la dinastia Aksum; sotto questo regno, nel quarto secolo dopo Cristo, il cristianesimo venne istituito religione di stato, nella sua versione copta ortodossa. I testi sacri medioevali parlano anche però di un rapporto diretto con una delle dieci tribù ebraiche, rifugiatasi in Etiopia, dalle quali derivò la stirpe reale attraverso la regina di Saba. Ed infatti in Etiopia ancora oggi vive la stirpe dei Falascià, ebrei neri le cui prime notizie storiche risalgono al 600 dopo Cristo.

Fu un uccello, ed in particolare, un’upupa ad informare Salomone che il Regno di Saba era l’unico sulla terra da lui non soggiogato e che la sua Regina venerava il sole. 

Molto curioso, se pensiamo che i quattro Mori della Bandiera Sarda, potrebbero essere proprio i Falasha/Falascià, gli Ebrei Etiopi, visto stanno venendo alla luce tante connessioni e corrispondenze proprio con le tribù ebraiche, con Israele. 

Curioso, sapere che la regina di Saba, adorava il sole, che in Sardegna ci sono tanti cognomi "Saba", e che il simbolo della regina di Saba era una Y,  "il piede d'oca" della regina, legata anche ai vigneti.

Ma quanti e famoso il nostro "pan'e sapa" fatto con il mosto d'uva? Ho approfondito in un mio post(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0) 

A Cabras, ancora ci sono le antiche abitazioni in giunco dei pescatori, chiamate proprio Falascia. 

I pescatori. I dodici apostoli di Cristo erano pescatori. 

Dodici, le tribù di Israele. 

E se la ierofania sul dodicesimo anello della Tholos del Pozzo Sacro di Santa Cristina, che si verifica per il 21 aprile, per il 21 giugno e il 21 agosto( e sappiamo, dai miei ultimi post, che proprio il 21 aprile si celebrava la dea Pales  della pastorizia e delle greggi, che poi diede il nome anche alla Palestina), fosse un simbolo della manifestazione divina sulle dodici tribù di Israele?( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/solstiziopales.html?m=0) 

La ierofania, tra l'altro, somiglia, come conformazione alla Palestina

Attualmente  la Pasqua ebraica, detta Pesah, cade sempre tra il 26 marzo e il 25 aprile. 

Quindi può essere benissimo che la ierofania indichi un giorno preciso della celebrazione della Pasqua ebraica. 

Il dodici è sempre stato chiamato "su Santu Doxi", qui in Sardegna. 

Giudei

Giudici

Giganti di Mont'e Prama. 

Spesso ho pensato che ciò che tiene in mano il Gigante di Mont'e Prama, non sia un arco, ma potrebbe essere anche un'arpa, come simbolo dei discendenti della dinastia di Davide, primo re di Israele. 

Giganti che hanno sulla protezione degli avambracci, dieci solchi, come i dieci comandamenti. Solchi rimasti tutt'ora come asole del costume tipico di Ittiri.(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/costume-ittiri-e-gigante.html?m=0) 

Dieci, come il decimo Archetipo Ebraico Yod, la prima lettera Sacra del trigramma divino YHW, così tanto presente nei nostri reperti archeologici. 

D'altronde il simbolo della tribù di Dan, è una stella di David con il serpente a tre anse all'interno, con un arcobaleno sullo sfondo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0) 

Lo spettrogramma dell'arcobaleno ha 7 colori, sette come le corde dell'arpa. 

E l'arcobaleno è metafora dell'Unione tra Umano e Divino. 

Una stella di David, a 6 punte, è anche il simbolo, insieme a quella a 8 punte, della Sartiglia di Oristano. 

E la stella a 6 punte, traguarda i vertici dell'esagono, che è il simbolo che ho notato e scoperto sul mento del Gigante di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html?m=0) 

Un simbolo regale di appartenenza, poi utilizzato come parametro sacro, aureo, su basi astronomiche, per creare un parametro sacro di misura, come il cubito reale. 

La stella di David, esotericamente, è la sintesi di tutta la spiritualità dell'Antica Civiltà Sarda, perché le due polarità, in essa, sono sempre in equilibrio, si complementano.

In una perfetta armonia estetica, sacrale e funzionale. 

L'attenzione verso la Sardegna, con gli ultimi ritrovamenti dei resti di un villaggio nuragico in Galilea, e la corrispondenza tra il sigillo drl Mont'e Ebal, e i nostri sigilli di Tzricotu, entrambi contenenti il trigramma YHW,  si è risvegliata, anche se alcuni nostri validissimi ricercatori e docenti universitari, come Leonardo Melis e prof Ugas, già avevano parlato, tempo fa, di corrispondenze e correlazioni  con queste zone. Parliamo di 18, 20 anni fa. 

I tempi sono lunghi, evidentemente, per metabolizzare la grandezza della nostra Civiltà. 

Tanti tasselli, che convergono sempre più in quella direzione, come avete visto dai miei ultimi post su JanaSophia 

C'è una storia da ricostruire, ed è importantissima, ma ancor più importante è non disconoscerla, come si fa per tante altre cose, discorso "giganti" in primis. 

Tante corrispondenze. Troppe, per essere solo coincidenze. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 


https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/stele-israele-con-capovolto.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/stele-di-chemosh.html?m=0

Arpa di Ur





💚Dea della fertilità frigia

 Da un post in un gruppo, Il Sondaggio

(https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/600586694704737/) 

La didascalia della statuina dice "dea della fertilità in bronzo e oro, proveniente dalla Frigia( era una regione storica dell'Asia minore) e risalente all' VIII-VII sec. aC

Esposta al Museo di Gerusalemme in Israele".


Direi che è molto di più del simbolo di Madre Terra o della Fertilità,

È una divinità che rappresenta la sinergia delle due polarità, maschile e femminile. 

Il numero sei, sia nella conformazione del corpo e delle ali, che formano una stella a sei punte, sia nei sei petali dei fiori laterali, sia nei 6 acini di uva nei due grappoli tenuti tra le mani, speculari tra loro, indica la complementarietà degli Opposti..

Perché lei, è una dea completa, ha in sé le due polarità, maschile e femminile, e il numero sei indica proprio questo, l'unità degli Opposti.

Questa posa, con le braccia aperte, speculari è tipica del Sacro Femminino di tutte le antiche civiltà (Inanna, la Dea dei Serpenti minoica, ecc) e indica il fattore mercuriale equilibrante (Hermes, H, Mercurio. Il Mercurio in alchimia ha una valenza femminile di comunicazione, trasformazione, collegamento).

È una dea potentissima, come la Potnia Theron, perché ha il potere di creare, avendo le due polarità in equilibrio

I tre anelli cavigliere ai piedi, ancora un sei, e uno diverso, perché il 4 indica la materia, Madre Terra, e il tre, la potenza triadica creatrice, ma anche la capacità di autogenerarsi, in un ciclo continuo di "nascita/morte/rinascita".

L'ombelico come una doppia barca, che trasporta l'omphalos, il centro del mondo. 

Come sfondo, lo zig zag, tipico della simbologia dell'acqua.

Il pube con un arco sopra, come l'arco del cielo, perché nel suo ventre, si uniscono cielo e terra.

Tra le mani, un grappolo d'uva, simbolo di immortalità, di trasformazione alchemica, che avviene tramite il sole, che porta a maturazione l'uva, e tramite il buio, nelle botti dove fermenta il vino. Anche qui, due polarità opposte che agiscono in sinergia, per arrivare alla bevanda degli Dei, celebrata in ogni civiltà e in ogni periodo storico, fino ad essere altarizzata come "sangue di Cristo", nella celebrazione dell'Eucarestia cristiana.

Una rappresentazione straordinaria e altamente simbolica.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Dea della fertilità frigia




lunedì, luglio 18, 2022

💛Monte d'Accoddi/Gobleki Tepe

 Ho già avuto modo di parlare del nostro altare sacro di Monte d'Accoddi, riguardo la dimensione cultuale in Sardegna(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/la-dimensione-cultuale-in-sardegna.html?m=0) 

"Gli Anitichi Sardi non invocavano nessuna divinità. Gli antichi sardi avevano  un rapporto diretto con la divinità, nessun intermediario con uomini e Donne divinizzati. 

Il Divino era già in loro. 

E in questa cura che hanno riservato loro genitori cosmici, Padre /Sole/ Toro e Madre/ Luna/ Acqua, l'hanno suggellata, in quella che è un'opera unica in tutto il bacino del Mediterraneo, il tempio altare del Monte d' Accodi, in provincia di Sassari, risalente al 3.200 a.C. circa( periodo del Neolitico Medio) , che diversamente dalle altre Ziggurat, è stato dedicato al culto della luna e non del sole, e che ricorda  per la sua forma, le ziqqurat diffuse in Mesopotamia nel III millennio a.C.


Intorno al 3000 a.C, nell’area precedentemente occupata da un  villaggio , si decise di costruire un primo altare, costituito da una terrazza di forma quadrangolare detto “Tempio Rosso”, poiché la sua superficie era intonacata e dipinta con l’ocra rossa, chiaro riferimento al sangue mestruale, e alla fertilità .

Una rampa lunga 25 metri consentiva di salire fino alla sommità su cui era situata la cella, una struttura rettangolare, della quale si conservano resti del pavimento e una parte del muro perimetrale alto 70 centimetri.

Un centro cerimoniale con necropoli e Domus ai lati del Santuario, con un Menhir Alto 4 metri e mezzo, chiaro simbolo di potenza Fallica, e dei massi in pietra sferoidali tutti intorno, tra cui uno in particolare, un' Omphalos, un ombelico, centro del mondo, di 5 m di circonferenza

Cinque, come il numero che indica i 5 elementi, acqua, aria, terra, fuoco ed etere, quindi chiaro Simbolismo della congiunzione tra umano e divino. 

L' omphalos era un oggetto del simbolismo religioso ellenico che si credeva consentisse la comunicazione diretta con gli dei, come quello a Delfi, il cui nome significa " grembo". 

Le pietre di Omphalos sono state trovate anche in siti come Tebe e Karnak in Egitto e negli edifici della cultura Vinca nell’Europa sud-orientale. 

Cinque come numero collegato alla simbologia del Toro. 

Un Omphalos che indicava, nelle varie civiltà, un centro cultuale importante, un ombelico di rinascita simbolico. 

Un "biddio", tradotto in sardo. 

Un " biddio" che riuniva una "bidda" , la comunità, il paese. 

E la comunità, si riunisce quando ci sono dei rituali che celebrano  la vita su un Altare Sacro, come quello di Monte d'Accoddi, e  quindi, dei rituali sacri di Unione Ierogamica Divina, Sacra, tra Sole e Luna, tra cielo e terra, tra maschile e femminile. 

All'interno pare ci fosse un letto sacro dove si compiva il rituale della rigenerazione. 

Il  nome "Accoddi", come ho letto da qualche parte, rimanda  foneticamente, ad un verbo sardo che indica l'unione sessuale, il verbo "coddare", anche se si è involgarito nel corso del tempo, come è successo al sintagma sacrale " udda", che indicava, come spiega il prof. Dedola, e di cui ho fatto già  cenno in precedenti post,  un ritornare al sole, all' Uno, al Primordiale Grembo Materno, e che è rimasto ad indicare, in modo anche volgare e popolano, la vagina.

Anche se ufficialmente, pare che il nome " Accodi", significhi  "Monte, collina da Code", delle pietre, anche se resta comunque forte, e non casuale, la risonanza fonetica con il verbo "coddare", visto che si tratta di un luogo di culto Sacro dove si svolgevano i Sacri rituali Ierogamici

Avevo scritto, riguardo la simbologia dell'Uovo Cosmico anche un post, ijn correlazione anche al pozzo di Santa Cristina(  https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/simbologia-uovo-cosmico.html?m=0)


Ma oggi vorrei puntare l'attenzione su alcuni piccoli particolari.

Come si evince dalla foto di Fabrizio Pinna, nella prima immagine, abbiamo un modulo di 7 cornici, o gradoni, sulla sinistra, e 14, sulla destra, dove si vede una figura che sale i gradini.

Abbiamo quindi lo stesso modulo dello "speculare /doppio", che abbiamo anche nel pozzo di Santa Cristina, dove, come ho scritto tante volte, i i gradoni per scendere sono 24, e quelli speculari, per risalire, sono in numero dimezzato, 12

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html?m=0) 

"gradini che portano al bacile della Tholos, rappresentino l'ascesa, prima in verticale come gerarchizzazione egoica, poi la discesa dell'uomo all'interno di se stesso,, in umiltà e accoglienza.

24 gradini per scendere nel grembo di se stessi.

E 12  gradini per risalirne trasformati, divinizzati. 

Infatti il 12 è composto da 1 + 2 e rappresenta il ternario divino, nella sua riduzione teosofica

A 12 anni si facevano anche tutti i riti iniziatici nelle culture antiche di passaggio verso un età adulta, che si lasciava le spalle la fanciullezza

Il 12 si ottiene anche moltiplicando il 3 per il 4

Il divino che entra e si manifesta nella materia

Abbiamo un 3 e un 4, anche nella data del 21 aprile. 

21 aprile

21 e 4

3 e 4.. Divino e materia

12 come i gradini virtuali superiori di risalita. Si risale divinizzati.

E la ierofania  solare proprio sul dodicesimo anello lo dimostra. 

Sì scende percorrendo 24 gradini

24 come somma fa 6. Il "6" è l'unione degli opposti. Il Maschile e il Femminile. La Co-creazione. "Gli Amanti" degli Arcani Maggiori. 

Su questo "12", e sull' importanza che avesse per i Sardi nuragici e prenuragica, si sono soffermati anche alcuni studiosi, (come il prof. Gigi Sanna) in particolare su questa formula santificante del nome di Dio, "Santu Doxi", " Santo Dodici"

 Il che è perfettamente consono, dal mio punto di vista, visto che la numerazione nuragica era sessagesimale, cioè in base 12, al considerare il 12 e i suoi multipli ( come i gradini del Pozzo, 24 e 12) come simboli portatori di sacralità

Dodici che è un perfetto equilibrio di riduzione teosofica(1 + 3) e di materia (4) che si unisce al divino (3)

È tutto un richiamo finissimo ed estremamente equilibrato, alla complementarietà degli opposti"


Quindi, abbiamo la stessa dinamica energetica divinizzante, in questo altare, considerando che 7 è il numero dei giorni di una delle quattro fasi lunari, come lo è il 14, i giorni di luna calante e luna crescente, mentre il 15, che coincide con la piattaforma della struttura, rappresenta simbolicamente, il giorno più fertile.

Il Numero 15 è da sempre consederato un numero Sacro, onorato, nelle varie culture e civiltà, come simbolo del Sacro Femminino, il giorno più fertile del ciclo mestruale, il giorno dell'ovulazione.

Ciclo mestruale femminile che corrisponde anche al ciclo lunare.

Inoltre, il numero 15, in riduzione teosofica, diventa un numero 6, l'unione degli Opposti, gli Amanti, Arcano Maggiore VI, nell'interpretazione tarologica.

Abbiamo gli Amanti Divini anche qui. 

Per questo motivo, la piattaforma dell'altare, è proprio come se fosse un'altare, dove si celebra l'unione ierogamica tra Opposti, tra maschile e femminile.

Una simbologia numerica perfettamente consona al valore simbolico e funzionale della struttura.

Struttura, che, vista dall'alto, sembra uno dei tanti pilastri di Gobleki Tepe, lo straordinario sito archeologico turco, risalente a 12.000 anni fa, che presenta similitudini con i nostri siti( la conformazione ad utero, la H nei pilastri, gli stessi pilastri a T.. 

La  conformazione a T, di per sé, indica una zona Sacra di confine tra le due dimensioni. Indica una zona Sacra, divinizzata.

Un portale degli Dei.

Come quando la si trova anche in certe riproduzioni, come il setto nasale e l'arcata sopraciliare a "T", presente anche nei nostri Giganti di Mont'e Prama e nelle nostre dee Madri di Cuccuru S'arriu. Sono esseri divinizzati.

Ma non solo.

L'orientamento dei pilastri centrali nei recinti principali del sito di Gobleki Tepe, puntano a Nord, verso Deneb, che è la stella più luminosa della costellazione del Cigno, la parte finale, la Croce del Nord, e puntano verso la Via Lattea, che, abbiamo visto molte volte, era, per gli Antichi Sardi, la via di ritorno verso l'altra dimensione.

Il luogo delle divinità, il centro della creazione della vita, della rinascita, e dell'universo.

Ho controllato su Google Earth.

Anche l'altare di Monte d'accoddi, è perfettamente orientato verso Nord, verso Deneb, che era la stella Polare nel 10.900 a.C. ( le stelle polari cambiano ogni 2000 anni circa. Adesso siamo sotto Polaris, la stella più luminosa dell'Orsa Minore).

Una stella Polare, quindi, visibile proprio durante l'edificazione del sito di Gobleki Tepe, che ha importanza simbolica in ogni Civita e in ogni contesto, come avevo scritto tempo fa

( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0), un anno e mezzo fa, prima ancora di scoprire, poco dopo, che gli ingressi dei nuraghi, hanno l'angolo aureo a 72 °, come l'ingresso del pozzo di Santa Cristina

"E quel triangolo sagomato dell'ingresso dei nuraghi è proprio la sezione del cono. 

Cono. 

Cunnu/cuno (apparato riproduttivo femminile). 

Ma la  sezione del cono triangolare, anche come la costellazione del Cigno, per la quale si fa riferimento nella stele di Thutmose III datata più o meno 1500 a. C, nelle quale si legge delle 9 stelle della costellazione del Cigno, in riferimento  alla confederazione sarda dei "nove archi", i Pelasgici, gli Antichi Sardi


“Ho legato in fasci i Nove Archi, le Isole che sono in mezzo al mare, i popoli stranieri ribelli. Come in cielo governano 9 dei , così in terra dominano i Nove Popoli. Il mio bastone ha colpito i Nove Archi”.

Naturalmente, parlando del bastone, un bastone di potere, si riferisce a quel bastone chiamato guardacaso, come il nostro fiume sardo, il Tirso. Il bastone che aveva sulla Sommità, la rappresentazione della ghiandola pineale, la pigna, e che è spesso rappresentato come una ipsilon, spesso con due animali totemici bifrontali, poiché rappresenta la nostra Kundalini, la nostra energia vitale collegata al divino, con le sue due nadi, maschile e  femminile, unite in sinergia"


Kundalini, con i suoi 7 chakra, come i 7  gradini sull'altare del Monte d'Accoddi, un percorso iniziatico per ogni fase della Luna, per ogni quarto di luna, fino ad arrivare al 28, la completezza. 

2+8= 10,  Sacro Archetipo Ebraico Yod, funzione "concentrazione", il punto centrale della creazione, la prima lettera del tetragramma divino YHWH, o trigramma, YHW, come troviamo qui in Sardegna. 

Se poi aggiungiamo la piattaforma cerimoniale diventa un 7x4 =28

2+8=10

10+1=11

Il numero 11, è la coppia Sacra, le Fiamme Gemelle, che si univano in riti ierogamici nelle Antiche Civiltà, come Atlantide e Lemuria. 

Come hanno continuato a fare sull'altare Sacro di Monte d'accoddi. 

Su tutta la simbologia della costellazione del Cigno, vi rimando al link del mio post a riguardo

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0). 

Tra importante, sottolineare, in questo post, la sacra numerologia dei gradoni, e la conformazione a T, non solo come quella dei pilastri di Gobleki Tepe, ma anche con lo stesso orientamento a Nord, verso Deneb, stella Polare di 12.000 anni fa, e verso la via Lattea. 

Credo che questo particolare sia straordinario, da non sottovalutare. 

Perché si ha l'insana abitudine a datare cronologicamente, in tempi recenti, il nostro patrimonio archeologico? 

Questo altare, non potrebbe essere stato edificato nello stesso periodo della Stella Polare Deneb? 

Si parla di ritrovamenti di statuine che risalgono al 50.000 aC, e sulle nostre Dee Madri, e sulla Venere di Macomer, si parla di "10.000" aC. 

Poi parlano dei Giganti di Mont'e Prama, come risalenti all'800 aC. 

Io non so proprio dove vogliano arrivare, con le datazioni. 

Tutto, compresi i nuraghi, andrebbero retrodatati di millenni. Tutto. 

E poi, guardiamo con ammirazione gli altri siti archeologici, gli altri manufatti. 

E sembra che la nostra Antica Civiltà Sarda sia nata l'altro ieri. 

Che non abbia una storia. 

No, non ce l'ha. Gliela abbiamo portata via noi stessi, con queste datazioni assurde, che non collimano con l'evidenza dei fatti. 

Monte d'Accoddi. 

Gobleki Tepe. 

L'altare sembra un gigantesco pilastro di Gobleki Tepe, e indica una zona Sacra. Stesso orientamento a Nord. 

Stessa conformazione a costellazione del Cigno, a T, sia in un caso, che nell'altro. 

C'è troppa evidenza, per essere trascurata. 

Sei, settemila anni di differenza, di vuoto cosmico nel quale si è volutamente persa la memoria della nostra civiltà, fanno la differenza, eccome, che ancora si fa fatica a dire "Antica Civiltà Sarda", antica scrittura, Antichi Giganti, e Altare Sacro Primordiale, così come lo è stato per altre cose. 

Il Serpente Piumato (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0) 

La Dea Madre scarabeo( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0), solo per citarne solo due, e per le tante altre cose che ho sempre sottolineato nei miei scritti. 

Memoria non è solo ricordare. 

È rendere onore ad essa, con il senso del giusto. 

Perché è giusto che sia così. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Monte d'Accoddi/Gobleki Tepe