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domenica, febbraio 28, 2021

💛Neith di Sais illuminata dall'Accademia. Articolo di Gustavo Bernardino

 Interessantissimo articolo segnalatomi dallo stesso autore, a conferma della presenza della Dea Neith/Tanit in Sardegna, già identificata come "tessitrice" del "concio della rete" di Tresnuraghes, che potrebbe rappresentare, come ho scritto a riguardo del "quadrato di Sator/Sinis", una griglia per l'edificazione di un tempio, luogo divino di culto, in terra, riflesso di precise coordinate stellari, conosciuti come i "quadrati del Cielo", che in Cina( ho scoperto ieri) e in Egitto, venivano chiamati "Shu".

"Shu".. Simile a "Sha-" di Shardana

Superfluo ricordare che la parola Sardegna ha le stelle consonanti "SDR" di Osiride, considerato una personificazione di Orione.

E di orientamenti e tracce di Orione, ne abbiamo parecchie, a partire dalla stessa conformazione della Sardegna. 


Buona lettura e grazie  questo accurato ricercatore. 


Neith di Sais illuminata dall'Accademia. Articolo di Gustavo Bernardino


Per me che sono un fanatico sostenitore della presenza di Neith in Sardegna, leggere le considerazioni e le lucide argomentazioni di uno dei massimi esponenti del mondo accademico rappresentato da Giovanni Ugas, provoca un sentimento di grande soddisfazione e ne spiego le ragioni.

Innanzi tutto chi è Neith e cosa rappresenta. E' una divinità nilotica che nasce a Sais, importante città del delta del Nilo, molto frequentata dai commercianti provenienti da oriente per rifornire il mercato egizio del lapislazzuli, il minerale molto amato dai faraoni.

In Sardegna e precisamente nel Sulcis, a Benatzu (Grotta Pirosu), nell'altare ipogeico, si celebrava la sua grandezza, dimostrata dall’enorme quantità di materiale liturgico rinvenuto.

Tra gli studiosi che hanno analizzato la figura di questa dea, c'è chi sostiene che sia stata importata e che in realtà sia entrata nel Pantheon egizio attraverso un processo sincretistico sovrapponendosi alla babilonese Ištar (sumerica Inanna).

Nel “Dizionario delle divinità dell'antico Egitto” di Mario Tosi leggiamo che Neith era considerata “la Madre che ha donato la vita al Sole”.

Ogni anno veniva celebrato a Sais il 13 di Epiphi (luglio) una festa in suo onore come si legge nel libro di Sergio Donadoni “Testi religiosi egizi”Garzanti Editore s.p.a. 1997, a pag. 341: ” ...quando essa (Neith) arrivò a Sais, la sera del 13 di Epiphi ci fu una bella e grande festa in cielo, in terra e in tutti i paesi.

Essa prese allora la forma della dea Useret, prese il suo arco in mano, la sua freccia in pugno e si fermò nel castello di Neith, con suo figlio Ra.

Ra disse allora agli dèi che erano con lui: ”Accogliete Neith in questo giorno, venite a rallegrarvi per lei in questo bel giorno, poiché essa mi ha condotto fin qui sano e salvo. Date fuoco a torce davanti a lei. Fate festa in suo cospetto fino all'alba!”.

Nel suo libro “Shardana e Sardegna” Edizioni Della Torre 2016 Giovanni Ugas ci spiega cosa avveniva a partire dal Bronzo Medio per quanto riguarda la religiosità nuragica.

Nel paragrafo 2 del capitolo XVIII a pag. 641 troviamo scritto che:”...dal Bronzo Medio furono frequentate varie grotte per finalità di culto in particolare quelle di Filiestru, Su Mannau, Grotta Pirosu o di Su Benatzu di Santadi, Domu' e s'Orcu di Urzulei, Grutta de is Caombus di Morgongiori. Nella grotta Pirosu è attestato un sistema di offerte con l'impiego di tazze e coppe.

Nella grotta di Urzulei, il gruppo scultoreo bronzeo di madre col figlio morto ripropone nel I Ferro l'antico dramma del Dio (figlio della Dea) che muore, legato originariamente al ciclo esistenziale.

Col culto di una divinità che muore può essere correlato anche il rito dell'accensione delle lampade, attestato nei nuraghi adattati a templi di Su Mulinu di Villanovafranca, Nuraxi di Pauli Arbarei e in altri nuraghi che derivano il nome dal ritrovamento delle lucerne (Lugherras di Paulilatino, Candelas di Sanluri etc.).

Si tratta di un rito noto a partire almeno dal secolo X, che può essere giunto in Sardegna dall'Egitto dove, soprattutto a Sais, la processione con le lucerne accese rimembrava e rinnovava la ricerca, da parte di Iside, dei resti sparsi del corpo di Osiride...”

Dunque un alto esponente dell' Accademia propone una tesi che collima con quella formulata da un “Archeoinvestigatore” (articoli del 28/03/2018 e 15/03/2019 in questa rivista) che però ha, con molta probabilità, individuato oltre al rito, anche il nome della  divinità che veniva  venerata nel tempio di su Benatzu ovvero Neith regina di Sais.

E' inconfutabile che, in presenza di un documento così preciso come quello riprodotto da Sergio Donadoni, proveniente dai “Testi delle Piramidi”, si possa dubitare che il rito delle lucerne non appartenga al culto di Neith di cui inoltre, a mio parere, esistono delle immagini nitide e sublimi racchiuse nelle “Stele di Sulcis” (foto inizio testo) citate da Sabatino Moscati nel documento “DALL'EGITTO ALLA SARDEGNA: IL  PERSONAGGIO CON ANKH “ del 1981.

La presenza di Neith in Sardegna è sostenibile anche per un'altra ragione, sempre attinente la sfera religiosa, infatti, questa dea in epoca punico/fenicia assume, per sincretismo, la connotazione di  Tanit.

Quest'ultima a sua volta, probabilmente nel Ferro Medio, diventa Astarte. Di entrambe le divinità esiste ampia documentazione.

L'ipotesi di Ugas quindi avvalora la tesi del compianto Nicola Porcu che nel suo libro “Hic Nu Ra” Carlo Delfino editore 2013, sosteneva che il nome Nuraghe discendesse dal trinomio Nun (acqua) Ra (sole) Gheb (terra) che io condivido parzialmente nel senso che ritengo più appropriato pensare che il trinomio sia composto da Nut (luce) Ra (sole) Gheb (terra) ricordando appunto che Nut e Gheb sono i figli di Ra.

Come afferma il prof. Ugas, il rito dell'accensione delle lucerne è stato attestato in diversi nuraghi come per esempio in quello di Su Mulinu di Villanovafranca, di Su Nuraxi di Pauli Arbarei ed in altri megaliti che derivano il nome dal ritrovamento al loro interno delle lucerne.

Questo elemento è molto importante perché consente di dare una risposta all'interrogativo che si pone nel dover interpretare il manufatto (altare lacustre) posizionato all'interno di Su Mulinu definito, secondo la mia opinione erroneamente, “modello di nuraghe”.

Viceversa, se si tiene presente il rito delle lucerne, che a detta di Ugas doveva aver luogo nel nuraghe, è possibile collegare lo stesso rito alla divinità di Benatzu, Neith.

Sappiamo che essa è figlia di Khnum (vedi articoli del 8/08/2018 e 18/10/2018 in questa rivista) e che per gli egizi dell'Isola Elefantina assumeva il nome di Anuqet protettrice del Nilo. In questa veste veniva raffigurata con il capo coperto da una corona simile al manufatto che si trova all'interno di Su Mulinu. Tutto il discorso fila perfettamente e ogni cosa trova la sua giusta collocazione in un ambito religioso egizio.

Riepilogando, abbiamo Khnum, dio generatore di vita in forma duplice, individuato attraverso il bronzetto votivo di Teti; Neith di Sais sua figlia, che si presenta anche come Anuqet (la cui corona è riscontrabile negli altari lacustri di Su Mulinu e di Su Monte di Sorradile) è la madre di Ra.

Il dio del sole genera due figli Nut (luce) e Gheb (terra). Quindi, anche se tale concetto può apparire inaccettabile per molti accademici, è assai probabile che il nome NU RA GHE discenda proprio dal dio Sole e dai suoi figli con i quali costituisce una triade sacra.

A questo punto, non si può escludere che le immancabili tre nicchie presenti nei nuraghi, servissero per ospitare i tre personaggi della triade sacra, NUT, RA e GHEB.

Il padre con i due figli per sincretismo diventano il Padre, il figlio e lo spirito santo dei cristiani. Verrebbe confermata in questo modo, la tesi secondo cui i nuraghi erano le antiche “Chiese” dei nostri antenati con le loro tre nicchie (le cappelle) per ospitare le statue degli dei e illuminate dalla luce del sole che penetrava attraverso le apposite feritoie presenti nel nuraghe (che non hanno nessuna valenza difensiva/militare).

Potremmo sostenere in conclusione che in Sardegna è possibile seguire l'evoluzione delle religioni mediterranee grazie al via vai di nuragici, egizi e mesopotamici i quali andavano e venivano portando merci, culti, divinità e conoscenze.

Un laboratorio in cui nascevano nuovi dei e nuovi riti, una fucina di sacralità ovvero l'Isola Sacra dei testi antichi.


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Neith di Sais illuminata dall'Accademia. Articolo di Gustavo Bernardino




sabato, febbraio 27, 2021

💜 La dea come tutto

 La dea come tutto


Gli yogi sapienti, specialmente nella branca dello yoga chiamata Tantra, del quale parleremo in modo più approfondito nel secondo capitolo – anticiparono la fisica quantistica segnalando che una sottile energia vibratoria è il substrato di ogni cosa che conosciamo.

A differenza dei fisici, tuttavia, gli yogi cercatori sperimentarono questa energia non solo come una vibrazione astratta ma come l’espressione del potere divino femminile, chiamato Shakti.

Il termine shakti significa energia, potenza.

Shakti, l’innato potere in realtà ha cinque facce.

Si manifesta come il potere di essere consci, potere di percepire l’estasi, potere di volere o desiderare, potere di conoscere e potere di agire.

I maestri tantrici dicono che tutti questi poteri entrano in gioco nell’azione della creatività cosmica, quando la divina intelligenza intesse un universo dal proprio sé, grosso modo come la mente umana crea un sogno o una fantasia sul proprio schermo interiore.

La creazione cosmica esplode in un big bang e poi si sviluppa per milioni di anni come soli, pianeti, forme di vita sempre più sofisticate e, naturalmente, esseri umani.

Questa tradizione afferma che tutta la realtà è la danza di Shakti. Shakti prende forma come il processo biologico del nostro corpo; agisce attraverso i nostri pensieri e il gioco delle nostre emozioni e diventa ogni atomo e granello di polvere del mondo fisico.

Nella nostra essenza, noi siamo fatti di Shakti. I suoi poteri di consapevolezza, estasi, desiderio, sapienza e azione sono costantemente in gioco, sia in noi che nel mondo.

Essa è anche la forza che ci spinge inesorabilmente verso l’evoluzione della nostra coscienza,con la quale ci dobbiamo allineare quando ricerchiamo una trasformazione consapevole.

Ma i saggi tantrici non si accontentarono di una visione generica dell’energia come Shakti.

Essi la personalizzarono con un linguaggio mitico e, con un ulteriore salto intuitivo, crearono una scienza per trasformare l’energia umana, operando con le immagini delle dee del pantheon hindu.


Sally Kempton "Il Risveglio della Shakti"


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La dea come tutto




💜 La danza di Kali

 La danza di Kali


La cosmologia tantrica sostiene che senza il dinamismo di Shakti – il femminile – il maschio Shiva sia inerte. Tuttavia, senza la consapevolezza e la stabilità di Shiva, Shakti è una selvaggia fuori controllo.

Un’immagine drammatica dell’iconografia tantrica illustra questo suo punto essenziale riguardo alla realtà: l’immagine mostra la dea Kali – nuda se non per un grembiule di mani e una collana di teschi – che danza sul corpo prono di Shiva, suo eterno consorte.

La posa da cadavere di Shiva rappresenta il fatto che la pura consapevolezza è la base statica dell’essere, paragonabile a quella che un meditante scopre come il costante testimone del proprio mondo mentale.

La selvaggia danza di Kali esprime il dinamismo del processo cosmico: intenso, senza fine, plateale, che sorge ed è sostenuto dalla base immobile di Shiva e, tuttavia, si esprime attraverso universi che si evolvono senza fine.

Nel mondo esteriore, essa è la forza dell’evoluzione, la spinta erotica che sta al cuore della vita.

È l’impulso creativo intrinseco che alimentò il Big Bang e continua a dispiegarsi, come stelle, galassie, pianeti, forme di vita, specie, e anche come società umane, culture, e la stessa coscienza individuale. All’interno del nostro mondo interiore Shakti gioca come pensieri, emozioni, idee, ispirazioni e anche come la nostra idea su chi siamo. In meditazione essa manifesta le nostre visioni, i nostri sentimenti di beatitudine, le nostre intuizioni, i blocchi che sorgono e la spaziosità in cui si dissolvono.

Nel processo di trasformazione prende forma come l’urgenza appassionata che ci stimola a oltrepassare i limiti apparenti e a espandere la nostra coscienza.

Shiva rimane fuori e al di là tutto questo, come il conoscitore che non cambia, il testimone consapevole che osserva e contiene la danza. Una volta ho avuto la visione di questa danza come di un vortice caleidoscopico di luce estatica: bello nella sua radiosità, travolgente nella sua beatitudine e nella terrificante infinitezza. Quello che più profondamente mi colpì dopo lo sbigottimento iniziale fu il fatto che questa danza fosse eterna. Esserne consapevoli richiede presenza totale.

Non c’è, letteralmente, riposo nella danza cosmica di Shakti eccetto che quando ci si radica nell’essere, in Shiva – pura consapevolezza–testimonianza.

A ogni livello di coscienza, il maschile e il femminile, Shiva e Shakti, staticità e dinamismo, consapevolezza e beatitudine, stabilità e trasformazione, essere e divenire, si completano e si accompagnano l’un l’altra.

Lo ripeto ancora: senza il terreno spazioso che è la luce della consapevolezza, statica e quieta, non può esistere nulla. Senza il potere dinamico del divenire nulla può crescere, evolvere, trasformarsi.

Shiva e Shakti, essere e divenire, sono due lati di una stessa medaglia, come l’acqua e la sua umidità o il fuoco e il suo calore.

Essi oltrepassano i generi e tuttavia, quando evolvono nella forma fisica, le loro qualità vivono in noi come aspetti della coscienza e anche come qualità uniche legate al genere dell’anima umana.

Questo perché nell’universo tantrico ogni cosa ha origine da questa unione originaria: l’abbraccio di Shiva e Shakti.

L’universo è fatto di Shiva e Shakti, proprio come un embrione umano è fatto dal mix genetico dei suoi genitori.


Tratto da   Sally Kempton "Il Risveglio della Shakti".


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La danza di Kali






💜HSI HO, LA MADRE DEI DIECI SOLI

 HSI HO, LA MADRE DEI DIECI SOLI


La Madre dei dieci soli,

che crea i corpi del cielo

e il calendario dei dieci giorni della settimana,

è la causa di tutto ciò che succede

nel suo disegno celeste.

Ogni mattina possiamo vederla

nella valle di luce,

e guardarla mentre fa il bagno a uno dei suoi figli,

quello che ha scelto quel giorno,

nelle dolci acque del golfo di Kan Yuan e poi,

mentre lo pone sui rami dell’albero di gelso

seduto in mezzo alle foglie, alto trecento li nel cielo,

finché non spicca il volo

attraverso l’ampio spazio celeste, per arrivare a posarsi

sulle montagne dell’ovest,

e poi tornare di nuovo da lei

– come farà ognuno di noi dopo il suo viaggio sulla terra.


NU KUA


Nu Kua arrivò nella valle dove scorre l’ampio fiume Giallo, quando ancora non esisteva nessun essere umano tra il cielo e la terra.

Là, impastando l’argilla dorata, con le sue abili dita modellò una per una le fattezze del Popolo Dorato.

Ma questo lavoro procedeva troppo lento.

Allora pensò di usare un altro metodo, prese una corda che immerse nel limo e, dopo averla tirata su impastata di fango, la scosse.

Da ogni grumo nacquero un uomo o una donna, e in questo modo furono creati tutti gli altri popoli.

Nu Kua fece questo lavoro separando le donne dagli uomini.

Successivamente, ordinò loro di accoppiarsi e di riprodursi. Poi, in nove giorni, creò i cani, i maiali, le pecore, i cavalli, le mucche, i cereali, la frutta e le erbe.

Da allora i primi dieci giorni del primo mese del calendario (lunare) ricordano questo diverso principio.

Molto tempo dopo, quando l’Età della Lotta Cosmica ebbe messo sottosopra l’ordine naturale, Nu Kua, la dea dal corpo di serpente, ritornò sulla terra per riparare l’ordine della Natura che era stato gravemente danneggiato: infatti, i pilastri che sorreggono i quattro punti cardinali erano distrutti, le nove province della terra si erano separate e persino il cielo e la terra non andavano più d’accordo, a tal punto si erano allontanati l’uno dall’altra.

Ogni cosa era sbagliata, animali e persone; gli avvoltoi afferravano e uccidevano i vecchi e i deboli.

Con pietre colorate, ella aggiustò il cielo e rialzò i pilastri con l’aiuto di una tartaruga, piazzando saldamente le sue quattro poderose zampe nei quattro punti su cui si sostiene il mondo.

Bruciò le canne e con la loro cenere costruì gli argini per i fiumi.

E allora contemplò tutto quello che aveva fatto: fu un momento di armonia perfetta, perché tutto scorreva seguendo il suo corso, ciascuno alla sua andatura. Le stelle seguivano le loro giuste traiettorie in cielo.

La pioggia cadeva quando era il momento giusto.

Ogni stagione seguiva l’altra, nell’ordine dovuto.

Madre Nu Kua aveva riparato lo schema di tutto quello che forma l’universo, così che le messi erano di nuovo abbondanti, gli umani non erano più cibo per gli animali selvatici, gli avvoltoi non assalivano più i deboli e i vecchi e i serpenti non facevano più paura.

La vita scorreva in un succedersi di notti tranquille, libere dal tormento di sogni angoscianti e il momento del risveglio era sereno.

Era il tempo di madre Nu Kua, che ha stabilito lo schema, l’ordine e il ritmo dell’universo, la Sacra Via dell’armonia e dell’equilibrio.


Tratto da "Colei che dà la vita, Colei che dà la forma" di Luciana Percovich


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HSI HO, LA MADRE DEI DIECI SOLI




💜 Oggi Bastet è ampiamente conosciuta e venerata come una dea gatto

 Oggi Bastet è ampiamente conosciuta e venerata come una dea gatto, ma in origine era la "figlia di Atum, la prima figlia del Signore" dalla testa di leonessa.

Pur avendo un carattere simile alle altre divinità feline, non sembra essere stata così aggressiva, forse con un aspetto solare meno dominante. 

Per molti versi la storia di Bastet è parallela a quella del mito della Dea Lontana e dell'addomesticamento del gatto.  Poiché è così nota, Bastet è la divinità immediatamente associata al gatto. 

Altre dee possono essere rappresentate come gatti o testa di gatto, ma questo è meno comune.  In alcune vignette di scene di giudizio tratte dal Libro dei Morti c'è una donna dalla testa di gatto.  Di solito è senza nome, ma alcuni autori suggeriscono che sia Mafdet. 

Mut e Hathor sono associati ai gatti ma non sono dee feline.  L'arrivo in ritardo del gatto significava che la maggior parte delle divinità feline era troppo fortemente associata al leone per spostarsi verso le immagini del gatto.  Nome ed epiteti di Bastet Il nome di Bastet non fornisce alcun indizio sulle sue origini e nemmeno sul suo carattere.  Si traduce come "Lei del barattolo di unguento".

Il nome è scritto foneticamente utilizzando il geroglifico di un barattolo di profumo sigillato. 

Perché una dea felina dovrebbe essere associata al profumo?  Il suo feticcio originale era un barattolo o allude alla purezza rituale del culto?  O è solo che Bastet, come Hathor, ama i profumi e il suo nome allude ai piaceri che porta e gode?  Tuttavia questo commento è fatto con il senno di poi del suo personaggio successivo, originariamente era una Dea Leonessa molto più feroce. 

Alcune traduzioni precedenti danno il suo nome come Bast e il suo nome significa "Lei di Bubastis" che ora non è considerata accurata. 

Gli epiteti di Bastet tendono ad essere geografici o generici come "Bastet Lady of Ankhtawy"  o Bastet il Grande.  Un testo dell'Antico Regno la chiama “Mistress of Habes.  Padrona delle Due Terre in tutti i suoi luoghi ”.


[...] "L'Occhio di Re ha potere su di te ... i carnefici di Sekhmet ti uccidono ... sei condannato a questo fuoco dell'Occhio di Re;  manda la sua esplosione di fuoco contro di te in questo suo nome di Wadjet ... ha potere su di te in questo suo nome di Sakhmet. "


Introduzione L'Occhio di Ra come l'ureo diventa il feroce protettore delle divinità e dei re, il massimo  potere diretto contro i loro nemici.  Il ruolo di Sekhmet nella distruzione dell'umanità la rende uno strumento di punizione divina e quindi molto pericolosa.  Tutte le divinità feline erano pericolose e questo le rendeva eccellenti protettrici.  Sekhmet e le altre Dee difendono il Dio Sole, la creazione, il re, l'Egitto e l'individuo.  Insieme ad altre divinità proteggono Osiride e il defunto oltre a fornire protezione contro le malattie e i vari pericoli alla fine dell'anno. 


Tratto da "Sekhmet & Bastet The Feline Powers of Egypt" di Lesley Jackson


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Oggi Bastet è ampiamente conosciuta e venerata come una dea gatto




💜 Il Matrimonio Perfetto e il Cristo Cosmico

 Il Matrimonio Perfetto e il Cristo Cosmico costituiscono la sintesi di tutte le religioni, scuole, ordini, sette, logge, yoga, ecc.

È un vero peccato che tante persone, dopo aver scoperto la sintesi pratica, ne siano uscite per poi cadere nell’intricato labirinto delle teorie.

Dice la tradizione che al centro del labirinto esisteva la sintesi, cioè “Il Labaro del Tempio”.

La parola labirinto deriva etimologicamente dalla parola “labrys”.

Quest’ultima era un’ascia a doppio taglio simboleggiante la forza sessuale maschile e femminile. In realtà chi trova la sintesi commette una immensa stupidaggine quando esce dal centro e ritorna alle complicate correnti di tutte le teorie che formano il labirinto della mente.

Cristo e la magia sessuale rappresentano la sintesi religiosa. Se facciamo uno studio comparato delle religioni scopriremo che alla base di tutte le scuole, religioni e sette esoteriche, esiste il fallicismo. Ricordiamo Peristera, Ninfa alla corte di Venere, trasformata in colomba per amore.

Ricordiamo la Venere Virtuosa, ricordiamo le processioni del Dio Priapo nell’antica Roma Augusta dei Cesari, quando le Sacerdotesse dei templi, in piena estasi, portavano maestosamente un enorme Fallo di legno sacro. Freud, il fondatore della psicanalisi, dice giustamente che le religioni hanno origine sessuale.

Nel Matrimonio Perfetto sono racchiusi i Misteri del Fuoco.

Tutti i culti del fuoco sono assolutamente sessuali.

Le Vestali furono vere sacerdotesse dell‘Amore; con loro i sacerdoti celibi divennero degli Adepti. É un peccato che le moderne vestali (le monache) non conoscano la chiave della magia sessuale.

È un peccato che i moderni sacerdoti abbiano dimenticato la chiave segreta del sesso.

Proviamo profondo dolore nel vedere che tanti Yogi ignorano la chiave suprema dello Yoga, la magia sessuale, sintesi suprema di tutto il sistema Yoga.

La gente inorridisce quando viene a conoscenza della magia sessuale, ma non fa altrettanto quando si abbandona a tutte le raffinatezze sessuali e a tutte le passioni carnali.

Caro lettore, qui hai la sintesi di tutte le religioni, scuole e sette. La nostra dottrina è la Dottrina della Sintesi. Fin dalla notte profonda dei secoli, ci furono potenti civiltà e grandiosi misteri.

Nei templi non mancarono mai le sacerdotesse dell‘Amore. Con loro praticarono la magia sessuale quelli che divennero Maestri della Loggia Bianca.

Il Maestro deve nascere dentro di noi con la magia sessuale.

Nel soleggiato paese di Kem, nell’antico Egitto dei Faraoni, chi divulgava il Grande Arcano (la magia sessuale), era condannato alla pena di morte, gli veniva tagliata la testa, strappato il cuore e le sue ceneri sparse ai quattro venti.

Nel paese degli Aztechi uomini e donne che aspiravano a divenire Adepti rimanevano a lungo ad accarezzarsi, amarsi ed a praticare la magia sessuale nei cortili dei Templi. Chi in queste pratiche versava il Vaso di Hermes veniva decapitato per aver profanato il Tempio.

Tutti i sistemi di autoeducazione intima hanno, come ultima sintesi pratica, la magia sessuale. Ogni religione, ogni culto esoterico ha per sintesi la magia sessuale (l’Arcano AZF).

Nei Misteri di Eleusi esistevano danze a nudo e cose ineffabili. La magia sessuale era la base fondamentale di questi Misteri.

A quei tempi nessuno pensava alle porcherie perché il sesso era profondamente venerato. Gli Iniziati sanno che nel sesso lavora il Terzo Logos. Abbiamo scritto questo libro in tutta chiarezza, abbiamo svelato ciò che era nascosto. Bene, ora chi desidera realizzarsi fino in fondo può farlo, qui c’è la guida, qui c’è l’insegnamento completo. Sono stato oppresso, umiliato, calunniato, perseguitato, ecc., per aver indicato il sentiero de «Il Matrimonio Perfetto».


Tratto da  "I segreti per una relazione perfetta" di Samael Aun Weor


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Il Matrimonio Perfetto e il Cristo Cosmico




💜 «Sciamano» è parola tungusa

 «Sciamano» è parola tungusa.

Lo sciamanismo ha sì il suo epicentro nell’Asia uralo-altaica, ma si tratta di un complesso fenomeno culturale che non può essere spiegato né con la psicologia né con la sociologia, ma solo ricorrendo all’etnologia storica.

Per dirla in breve, lo sciamano viene eletto dagli spiriti, ossia non può scegliere la sua professione, anche se, ovviamente, epilettici e squilibrati mentali sono candidati privilegiati.

Una volta eletto, il futuro sciamano va a ‘scuola’: sciamani più anziani gli insegnano il mestiere, ed è solo dopo la cerimonia finale della sua educazione che egli viene accettato.

Questa è, per così dire, la parte visibile della sua educazione.

La vera iniziazione sciamanica dell’anima avviene nel mondo degli spiriti, i quali – mentre il corpo giace privo di coscienza nella tenda per giorni interi – smembrano il candidato nella maniera più completa e drastica, per poi ricucirlo con fil di ferro o riforgiarlo di modo che egli diventi un nuovo essere capace di imprese transumane.

Il dovere dello sciamano è di curare le malattie causate da spiriti ostili introdottisi nel corpo del paziente o insorte perché l’anima ha lasciato il corpo e non riesce a trovare la via del ritorno.

Spesso è responsabilità dello sciamano guidare le anime dei trapassati alla dimora dei morti, così come accompagnare in cielo le anime degli animali sacrificati. Il suo aiuto è altresì necessario quando la stagione della caccia è scarsa: tocca a lui scoprire dove si trova la selvaggina. Per poter ottenere tutte le conoscenze che ci si

aspetta da lui, lo sciamano deve ascendere al più alto dei cieli e ricevere le informazioni dal suo dio, ovvero discendere negli inferi. Lungo la strada deve combattere contro spiriti ostili o sciamani rivali, o entrambi, in duelli tremendi. I due contendenti sono accompagnati da spiriti alleati in forma animale, e avvengono numerose metamorfosi. Anzi, questi duelli fantastici costituiscono la maggior parte delle storie sciamaniche; i cosiddetti «voli magici» delle fiabe ne sono un’ultima eco. Perché la sua anima possa salire al cielo, lo sciamano deve essere in stato di estasi; per indurre questo stato gli occorre il tamburo, che gli serve da «cavallo», e la bacchetta del tamburo, che funge da «frusta»


Tratto da "Il Mulino di Amleto" di Giorgio di Santillana



«Sciamano» è parola tungusa



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💜All'inizio dei tempi, quando il mondo era buio e tranquillo

 All'inizio dei tempi, quando il mondo era buio e tranquillo, un grande albero cresceva dal nuovo suolo.  Era l'albero più alto e più forte che sia mai stato, chiamato Bile: The Sacred Oak. 

Le acque sacre dall'alto nutrivano e amavano questo grande albero. 

Le acque erano chiamate Dana.  Attraverso la coniugazione di Dana e Bile, sono cadute due ghiande giganti.  Dalla prima ghianda scaturì il Dagda, "Il buon Dio". 

Dal secondo emerse Brigantu, o Brigid, "The Exalted One". 

La Dagda e la Brigid guardarono con soggezione il loro nuovo mondo. 

Scelsero di creare ordine nel mondo e di popolare il bellissimo posto con i figli di Dana, la divina Dea Madre che li aveva nutriti sin dall'inizio. 

Brigida e il Dagda presero una fertile valle, quella che si affacciava sul mare orientale, dove le acque della divina Madre Dana avrebbero nutrito la terra su cui vivevano.  Hanno chiamato queste acque Danavius, noto per sempre come il potente Danubio. 

Brigid e il Dagda costruirono le quattro più grandi città che il mondo avesse mai visto: Falias, Gorias, Finias e Murias.  In queste città, i bambini di Dana avrebbero prosperato per sempre. 

Questi bambini chiamarono il Dagda come loro padre e il "Padre di tutti gli dei". 

Brigid era la madre saggia, avendo preso la grande conoscenza del mondo dalla Sacra Quercia chiamata Bile.  Brigid è stata acclamata per aver insegnato ai bambini di Dana la guarigione, l'artigianato e la poesia, ma soprattutto ha mostrato ai suoi figli che la vera saggezza è stata raccolta per la prima volta dai piedi di Dana, la Dea Madre, e solo dove l'acqua incontra la terra.


—ISPIRATO DA “THE EVER LIVING ONES,” in The Mammoth Book of Celtic Myths and Legends di Peter Berresford Ellis


Gran parte della mitologia celtica deriva da storie di mitici invasori e colonizzatori d'Irlanda, chiamati Tuatha de Danann, che significa “Il Popolo del Dio  la cui madre è Dana. " 

Dana è una delle grandi dee madri irlandesi, ma in molti casi lei e Brigid sono intercambiabili. 

In altri miti, gli dei arrivarono in Irlanda attraverso navi in ​​aria, da quattro grandi città ultraterrene. 

I passeggeri includevano il Dagda e il Brigid. 

Il Dagda (a volte chiamato Eochaidh, noto come "Il Buon Dio" o "Padre Divino"), che forniva cibo e prosperità alle persone, ha un ruolo ricorrente nella mitologia celtica come araldo della vita. 

Aveva un calderone così pieno di cibo nutriente che nessuno se ne sarebbe mai andato insoddisfatto. 

In qualità di Padre-Re dell'umanità, ha presieduto un'età dell'oro in cui cadeva la rugiada invece della pioggia e ogni anno era fruttuoso. 

Il Dagda era un'eccezione alla visione dei Celti dei loro dei come incarnazioni di forze pericolose. 

Ha rappresentato il potenziale della vita per l'abbondanza.  Il Dagda e il Tuatha de Danann rappresentavano la civiltà mentre i loro nemici, i Fomori, rappresentavano aspetti pericolosi dell'ambiente selvaggio: maltempo, carestia e animali pericolosi. 

Come re dei Tuatha, il Dagda guidò la lotta contro le forze incarnate nei Fomori che mettevano in pericolo la vita delle persone.


Tratto da " Brigid" di Courtney Weber


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All'inizio dei tempi, quando il mondo era buio e tranquillo




💜 La Luce come Logos-Verbo che rivela l' Origine, gli Archetipi

 La Luce come Logos-Verbo che rivela l' Origine, gli Archetipi

Imbolc❤️🔥


«Procedendo a passo veloce ma uguale e lieve, andavo facendo la sintesi della mia vita e del suo significato, quando sentii al centro di essa, resasi quasi visibile, la forza del pensiero come una luce che tendeva a penetrare nell’anima e che mi avrebbe rivelato nel tempo il senso di tutto ciò che per ora semplicemente mi appariva: percepii la connessione di questa luce con l’essenza delle cose, dell’uomo e dell’Universo.

Guardandomi intorno, vedevo la realtà segreta della natura, magica nella sua purezza, che mi veniva incontro: mi appariva tutto connesso da un’unica animazione, come una sinfonia, essendo le forze molteplici e diverse. Ricordo nettamente che le impressioni interiori destantisi in me non erano soltanto imagini, ma simultaneamente percezioni di forze.

Non ne ero però sorpreso: sapevo benissimo che quella era la realtà.

Vi fu un momento in cui, guardandomi intorno, mi parve di essere circondato da entità e da archetipi: sentii la gioia di ravvisare in me il fluire della Luce, come una forza operante in tutto l'essere e di un tratto constatai che il mio corpo perdeva peso. 

Non osai forzare l’esperienza, una prudenza mi tratteneva, ma sapevo bene che, se avessi insistito nella percezione della forza-luce, avrei potuto sollevarmi da terra: il mio passo divenne veloce e privo di sforzo: quasi correndo percorsi i rimanenti chilometri di quella solitaria strada della Gallura.

Dovevo poi passare diverse ore difficili nella boscaglia, privo di luce e di orientamento, avendo smarrito il sentiero verso Barrabisa, finché sulla vetta di una collina lo ritrovai, vedendo dalla Corsica il raggio del lontano ma nitido faro di Bonifacio."


Tratto da M. Scaligero," Dallo Yoga alla Rosacroce" Perseo, Roma 1972


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💜 Dobbiamo accettare il fatto che molto spesso i cambiamenti sono dolorosi,

 Dobbiamo accettare il fatto che molto spesso i cambiamenti sono dolorosi, ci mettono di fronte a situazioni che preferiremmo ignorare, ma dobbiamo imparare a risvegliare la nostra consapevolezza, anche a costo di qualche sofferenza, perché dove c’è consapevolezza c’è risveglio.

Dobbiamo imparare a risvegliare in noi il Fuoco, quello che arde da sempre nel Grembo della Madre, lo stesso che arde nel nostro Grembo, perché noi siamo lei.

Se riusciamo a richiamare le fiamme che bruciano in noi, la scintilla che risveglierà questo Fuoco, a trasformare le nostre passioni, il nostro sentire, le nostre idee in forza, impareremo a vincere le nostre paure. Scopriremo l’oscurità, ma non quella che ci hanno insegnato a temere, non quella che ci dicono nascondere i demoni, ma l’oscurità ctonia che è simbolo di rinascita, come il Grembo della Madre, dove i semi giacciono in attesa di risvegliarsi a nuova vita.

L’oscurità delle notti di Luna Nuova, quando la Dea assume l’aspetto dell’Anziana, della Saggia, dove le stelle brillano più luminose proprio perché non c’è la sua luce, e perché no, anche l’oscurità della Morte o l’altro viso della Dea, che può essere distruzione nel caso della Dea celtica Morrigan o la Dea hindu Kali, ma potreste scoprire che hanno anche un lato benevolo e legato alla fertilità.

È questa l’oscurità che ci appartiene: se impariamo a fonderci con essa, ad accettarla, diventeremo più forti, più potenti. Immaginate di essere in una grande sala, dove c’è una lunga fila di colonne, metà di questa sala è illuminata, l’altra metà è nell’ombra, le colonne dividono le due zone. Immaginate di camminare passando tra un pilastro e l’altro: entrerete e uscirete dalla luce e dall’ombra.

Noi siamo così: divisi tra luce e ombra; impariamo a onorarle entrambe e ci troveremo in luogo nuovo, un luogo che è nel nostro Sé profondo, il luogo dove risiede il potere di cambiare le cose.

Fino a quando non impareremo ad assumerci le responsabilità verso di noi e verso tutto ciò che ci circonda, fino a quando non impareremo ad ammettere che è anche responsabilità nostra quello che sta succedendo, non potremo credere di poter cambiare le cose.

Se l’orizzonte che ci appare ora è buio, dobbiamo ricordare che alla fine di ogni tunnel, per quanto oscuro sia, c’è sempre la luce.

Noi crediamo che se ognuno di noi porta la propria luce, riusciremo a crearne una sfolgorante e la tramanderemo alle generazioni future, come monito a non ripetere i nostri stessi errori.


Tratto da "LA DEA OLTRE IL TEMPO RISCOPRIRE LA MAGIA DEL Femminile" di Elena Cordara e Juliana Gomez Da Silva


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Dobbiamo accettare il fatto che molto spesso i cambiamenti sono dolorosi,




💜 Nel Tao la sapienza che guida la Natura

 Nel Tao la sapienza che guida la Natura viene descritta come intelligenza generatrice ed essenza spirituale che pervade tutto; nel mito di P’an Ku, “gli elementi pesanti, selvaggi, conosciuti come yin, formarono la terra. Gli elementi leggeri, puri, conosciuti come yang, formarono il cielo”.

Tra i due testi è avvenuto un brusco cambiamento di orizzonte, che segnala l’abbandono della sapienza delle origini, femminile e olistica, e l’affermarsi di un pensiero che avanza a colpi di definizione, spinto da un’urgenza pressante e determinata di prendere per sé il posto centrale, creando scale di valore che separano e giudicano, avocando a sé il ruolo cosmogonico di “creatore e ordinatore del caos”.

Pur lasciando, tuttavia, a una dea, Nu Kua, la fase finale della creazione, quella degli umani.

Da questo nuovo inizio in poi, yin e yang, terra e cielo, sono percepiti come irrimediabilmente diversi l’uno all’altra.

La molla di questo sviluppo, che vedremo ripetersi solo con modalità leggermente differenti nelle altre cosmogonie, è sicuramente la ricerca compensatoria di un rimedio alla irrimediabile asimmetria tra maschio e femmina che rende solo il femminile “madre”, dal momento che in ogni specie si nasce solo da femmine. Lo scopo è quello di ridurre, almeno immaginariamente, la potenza terrificante del femminile/materno che, rinforzato dal paragone con la Natura, dà la vita, nutre, rigenera ma sa anche respingere duramente e spegnere in nun attimo il soffio della vita, quella del singolo ma anche in dimensioni di massa: “Madre Natura comprende tutte le nature, indifferentemente da quante arrivano all’essere…”.


Tratto da LUCIANA PERCOVICH "Colei che dà la vita, Colei che dà la forma"


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Nel Tao la sapienza che guida la Natura








💜 La yoginī non è una semplice praticante di yoga.

 La yoginī non è una semplice praticante di yoga.

In sanscrito con la parola, neutra, yogin si indicano i praticanti di entrambi i sessi, yoginī, invece, è la Donna realizzata, capace di condividere lo stato di ānanda, beatitudine suprema, col suo compagno, che viene chiamato, a volte, kanthādhārin, che significa "Sposo dell'Amata" o "Sposo della Sacerdotessa".

La differenza di significato tra yogin e yoginī riflette le diverse caratteristiche e potenzialità dell'uomo e della donna. Nel corpo femminile, non solo i canali energetici sono più morbidi e ampi, ma si trovano tre luoghi, detti vuoti creativi, in cui dimorano le "Grandi Madri", le tre forme della Dea che incarnano il Vuoto, la Luce e il Suono.

La vagina è la dimora di Umā/Pārvatī, la" Madre del Vuoto e dell’Azione", nel cuore risiede Lakṣmī" Madre della Luce e della Conoscenza" e nella gola troviamo Sarasvati "Madre del Suono e del Desiderio".

La valenza operativa delle pratiche sessuali dipende in gran parte dalla relazione tra vagina, cuore e gola, e dal loro entrare in risonanza durante l'orgasmo femminile.

I tre vuoti creativi sono considerati tre Maṇḍala

La vagina in particolare è detta “Maṇḍala Segreto”. Per maṇḍala si intende una rappresentazione grafica o tridimensionale dell’Universo, nella quale le tre forze primarie (Fuoco, Sole, Luna) si combinano con le direzioni dello spazio, dando vita ai cinque elementi della fisica, alle cinque azioni fondamentali, alle cinque percezioni ecc. ecc.

Scoprire le zone della vagina che corrispondono ai cinque elementi, e stimolarle nell’ordine della dissoluzione (Terra – Acqua – Fuoco – Aria -  Spazio) e poi della manifestazione (Spazio – Aria - Fuoco – Acqua – Terra) significa svelare l’identità tra Microcosmo e Macrocosmo, tra il corpo degli amanti e l’Universo, trasformando, di fatto, l’atto sessuale nel Rito della Creazione.


Tratto da Paolo Proietti "IL FUOCO E LA LUNA Le pratiche erotiche nello Yoga tradizionale" 


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La yoginī non è una semplice praticante di yoga.





💜 Il feto dimenticato

 Il feto dimenticato.

Spesso nei percorsi terapeutici ci dimentichiamo del nostro periodo fetale. Omettiamo il tempo della prima verifica dell’amore, dell’accoglienza, della accettazione. Un feto sente ancora in grembo se è desiderato, atteso oppure se é rifiutato o peggio negato.

La madre comunica attraverso i neurotrasmettitori placentali  il proprio stato d’animo, ma il radar animico del piccolo percepisce anche il mondo esterno, la relazione con la figura paterna, con l’universo che lo sta per accogliere.

Dedico un tempo importante a queste verifiche.

La prima educazione all’amore avviene nella pancia della mamma e sancisce una traccia che perdura per tutta la vita.


Dott. Angelo Bona


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Il feto dimenticato






💜 La parola sanscrita dakini diventa khandro in tibetano

 La parola sanscrita dakini diventa khandro in tibetano, che significa “colei che danza nel cielo ”, o più letteralmente “colei che si muove nello spazio”.

La dakini è la più importante manifestazione del femminile nell’insegnamento buddhista tibetano.

Può apparire in forma di essere umano o di divinità, spesso ritratta come creatura feroce, circondata da fiamme, nuda, danzante, con la lingua sporta tra le zanne, adorna di ossa.

Nella piega del braccio sinistro regge un bastone che rappresenta il suo consorte interiore, il suo partner maschile interno .

Nella mano destra alzata tiene un coltello a uncino, a indicare che recide inesorabilmente ogni legame con la fissazione dualistica.

È compassionevole e, al contempo, è la distruttrice implacabile dell’ego.

Nella mano sinistra, a livello del cuore, tiene a mo’ di coppa un cranio che rappresenta l’impermanenza e la trasformazione del desiderio.

È un’immagine intensa e feroce. «La parola sanscrita dakini diventa khandro in tibetano, che significa “colei che danza nel cielo”, o più letteralmente “colei che si muove nello spazio”.

La dakini è la più importante manifestazione del femminile nell’insegnamento buddhista tibetano.» La dakini è una messaggera di spaziosità e una forza veridica che presiede alle esequie dell’autoinganno.

Ovunque noi ci aggrappiamo, lei taglia, qualunque cosa pensiamo di poter nascondere, anche a noi stessi, la rivela.

Tradizionalmente, la dakini si manifesta durante le transizioni: nei momenti di passaggio tra un mondo e l’altro, tra la vita e la morte, nelle visioni tra il sonno e la veglia, nei cimiteri e negli ossari.

Rievocando i quattro travagli delle mie due figlie, che hanno dato alla luce quattro meravigliosi nipoti, due per ciascuna, e ricordando anche i miei tre travagli, penso alla dakini nel momento del parto chiamato “fase di transizione”, quando la cervice deve divaricarsi guadagnando gli ultimi centimetri necessari per la discesa del feto nel canale del parto .

La fase di transizione è generalmente il momento più doloroso e impegnativo del travaglio, durante il quale la donna deve attingere alla sua natura selvaggia, caricarsi, ed esprimere il suo più profondo potere primordiale. Spesso allora diventa feroce, accedendo alla potente dakini interiore, per poter attraversare la transizione , il tunnel delle tenebre, e dare alla luce il suo bambino.

Nessun altro può farlo per lei


Tratto da  Tsultrim Allione "IL MANDALA FEMMINILE Come praticare la saggezza con le divinità del buddhismo tantrico"


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💜 Gli antichi non avevano difficoltà a distinguere

 Gli antichi non avevano difficoltà a distinguere tra una forza cieca che agiva spontaneamente e la stessa forza diretta da un’intelligenza.

Plutarco, sacerdote di Apollo, parlando dei vapori oracolari, che erano solo gas sotterranei saturi di proprietà magnetiche intossicanti, mostra che la loro natura era duplice rivolgendosi a essi con queste parole: “Chi sei? Senza un Dio che ti ha creato e sviluppato, senza un demone [spirito] che, agendo sotto gli ordini divini, ti dirige e ti governa, tu non puoi far nulla e non sei nulla, se non un vano soffio”.{296}

Così, senza l’anima o spirito che vi abita, la “forza psichica” non è che un “vano soffio”.

Aristotele sostiene che questo gas, o emanazione astrale, sfuggendo dall’intimo della terra, è la sola causa sufficiente, agendo dall’interno all’esterno per vivificare ogni essere vivente e ogni pianta sulla superficie terrestre.

In risposta agli scettici negatori della sua epoca, Cicerone, mosso da una giusta collera, esclama:

“E che cosa può essere più divino delle esalazioni della terra, che influiscono sull’animo umano così da permettergli di predire il futuro? La mano del tempo può forse dissipare tale virtù? Credete forse di parlare di un vino o di una vivanda salata”?{297} Gli sperimentatori moderni pretendono forse di essere più saggi di Cicerone affermando che questa eterna forza è svaporata e che le fonti della profezia sono asciutte?

Tutti i profeti dell’antichità — sensitivi ispirati — pronunciavano, a quanto si dice, le loro profezie nelle stesse condizioni, sia per diretto efflusso dell’emanazione astrale, sia per un flusso umido che usciva dalla terra.

E questa materia astrale quella che serve come provvisorio rivestimento delle anime che si formano in questa luce.

Cornelio Agrippa esprime le stesse idee circa la natura di questi fantasmi dicendo che è umida: “In spiritu turbido HUMIDOQUE”.{298}

Le profezie vengono fatte in due modi: consciamente, da maghi capaci di leggere nella luce astrale, e inconsciamente, da coloro che agiscono sotto quella che è chiamata ispirazione.

A questa seconda classe appartennero i profeti biblici e appartengono i moderni parlatori in trance.

Platone conosceva così bene questo fatto da dire di questi profeti: “Nessuno, quando è nei suoi sensi, può raggiungere la verità profetica e l’ispirazione... ma solo quando è tratto di senno da qualche malattia o possessione..”. (da parte di un demone o di uno spirito).{299}

“Alcuni li chiamano profeti; essi non sanno che sono solo dei portavoce... non devono affatto essere chiamati profeti, ma solo trasmettitori della visione profetica”.

Continuando il suo ragionamento, Cox dice: “I più appassionati spiritisti ammettono praticamente l’esistenza della forza psichica sotto il nome molto improprio di magnetismo (con il quale essa non ha alcuna affinità), perché affermano che gli spiriti dei defunti possono compiere gli atti loro attribuiti solo servendosi del magnetismo (ossia della forza psichica) del medium”.{300}

Anche qui il malinteso sorge in conseguenza dei diversi nomi applicati a ciò che si può dimostrare essere un solo e identico composto imponderabile.

Per il fatto che l’elettricità non è stata considerata dalla scienza fino al diciottesimo secolo, nessuno oserà dire che questa forza non sia esistita fin dall’inizio della creazione; inoltre noi siamo pronti a dimostrare che anche gli antichi Ebrei la conoscevano.

Ma, per il semplice fatto che la scienza esatta non ha scoperto, fino al 1819, l’intimo legame esistente fra il magnetismo e l’elettricità, non si può negare che questi due agenti siano la stessa cosa.

Se una sbarra di ferro può essere dotata di proprietà magnetiche facendo passare una corrente di elettricità voltaica attraverso un qualche conduttore avvicinato in un dato modo alla sbarra, perché non accettare come teoria provvisoria, che un medium, durante una seduta, possa essere un conduttore e nulla più?


Tratto da "ISIDE SVELATA Chiave dei misteri della scienza e della teologia antiche e moderne" Di H. P. BLAVATSKY


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Gli antichi non avevano difficoltà a distinguere






💜 Che tu sia la mia Epi-fania

 Che tu sia la mia Epi-fania❤️🙏


Fanes il dio luminoso

Teogonia orfica

Cronos  crea

dal caos e dall’uovo argenteo,

Fanes, il dio luminoso.

Fanes è il Dio di Jung.


“ Fanes è il Dio che esce luminoso dalle acque

Fanes è il sorriso dell’alba

Fanes è il giorno radioso

E’ l’oggi che mai tramonta

E’ fragore dei fiumi

E’ il sussurrare del vento

E’ fame e sazietà

E’ amore e piacere

E’ mestizia e consolazione

E’ promessa e compimento

E’ la luce che illumina ogni oscurità

E’ il giorno perenne

E’ l’argentea luce della luna

E’ lo sfavillare delle stelle

E’ la stella cadente che brilla, passa e svanisce.

E’ la pioggia di stelle cadenti che torna ogni anno

E’ il sole e la luna che ritornano

E’ il bene e l’abbondanza dell’anno

Egli riempie le ore di vitale entusiasmo

E’ l’abbraccio e il sussurro dell’amore

E’ il calore dell’amicizia

E’ la speranza che ravviva il vuoto

E’ la gioia a ogni nascita

E’ la luce che emana dai fiori

E’ l’ala vellutata della farfalla

E’ il profumo dei giardini in fiore che colma le notti

E’ il canto della gioia

E’ l’albero della luce

E’ il compimento, qualsiasi  miglioramento

E’ tutto ciò che è  melodioso

E’ quel che ha giuste proporzioni

E’ il numero sacro

E’ la promessa di vita

E’ il contratto e la sacra promessa

E’ la varietà dei suoni e dei colori

E’ la santificazione del mattino, del mezzodì e della sera

E’ ciò che è gentile e mite

E’ la redenzione

In verità Fanes è il giorno felice

In verità Fanes  è il lavoro, il suo compimento e la sua ricompensa

E’ l’impresa faticosa e la quiete della sera

E’ il passo nella via di mezzo,il suo inizio, la sua metà e la sua fine

E’ la preveggenza

E’ la fine della paura

E’ il seme che germoglia,  il  bocciolo  che si apre

E’ la porta dell’accoglienza, l’accettazione e la rinuncia

E’ la sorgente e il deserto

E’ il porto sicuro e la notte tempestosa

E’ la certezza nella disperazione

E’ ciò che resta saldo nello sconvolgimento

E’ la liberazione dalla prigionia

E’ consiglio e forza nell’andare  avanti

E’ la grandezza dell’uomo, il suo valore e la sua forza.”


Tratto da Libro Rosso , Liber novus, pg. 301 C.G.Jung ed.Bollati Boringhieri. 


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Che tu sia la mia Epi-fania




💜Qualche giorno fa ho ripreso la spada che conosco.

 Qualche giorno fa ho ripreso la spada che conosco.

Era molto tempo che non lo facevo. L'ho presa con la mano sinistra e l'ho osservata per un po'.

Lo facevo sempre, prima. L'ho messa orizzontale al pavimento e l'ho osservata, è così essenziale.

Poi lentamente l'ho portata al fianco.

Ho afferrato l'elsa con la destra, con indice e pollice e l'ho carezzata con il palmo della mano, l'ho sfilata lentamente.

L'acciaio della spada giace nel legno, lo si svela e si porta a contatto con l'aria.

Qualcuno, di cui mi fido molto, ha detto che, pur sapendolo, non aveva mai sentito parlare dell'inversione dell'acqua e del fuoco.

L'inversione dell'acqua e del fuoco inizia svelando l'acciaio. Il legno è padre del fuoco, il fuoco genera la terra, la terra è madre dell'acciaio, l'acciaio genera l'acqua, il fuoco distrugge il metallo, ma lo trasforma in acqua.

Il segreto della spada è tutto qui.

Sfilo l'acciaio dal legno in cui giace, il metallo di solito distrugge il legno.

Qui, prima di svelarlo, si riposa nel legno.

La dimora dell'acqua è in basso, la dimora del fuoco è in alto. Il legno è padre del fuoco. Inspiro. Esattamente nel momento in cui inizia l’espirazione sguaino la spada. Fsssss. Dal basso il respiro porta la spada in alto.

Il legno produce il fuoco. Dall'alto il respiro porta la lama in basso.

Il metallo produce l'acqua, l'acqua non si può arrestare nella sua corsa verso il basso, verso il mare, l'acqua distrugge case e ponti, trascina alberi e barche, spegne il fuoco.

La lama ruota, in realtà è il gomito, fa una spirale, il piede aveva fatto un passo avanti per accompagnare lo scorrere dell'acqua verso il basso, adesso si ritrae, l'acqua sale, torna fuoco, penetra il legno di nuovo, torna legno, adesso la tiro fuori lentamente.

E' molto che non lucido la spada, preferisco non usare i prodotti che mi hanno consigliato o che ho letto; uso una goccia d'olio, un panno morbido.

La lama ricomincia a brillare immediatamente, la patina del passato era leggera leggera.

Osservo di nuovo la lama, osservo la guardia, è traforata a forma di uccello.

Una delle ali è leggermente scheggiata (un amico, allievo antico non aveva capito che la spada è dolcezza). Ho sempre pensato fosse una Gru, ma a guardar bene pare proprio un cormorano.


Tratto da "Il segreto della spada :frammenti di un insegnamento tradizionale" di Paolo Proietti


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Qualche giorno fa ho ripreso la spada che conosco.





Luis Royo.  Surrealist Art

💙27/02/2021 Luna piena in Vergine

 Oggi, 27/02, nel 1861, nasceva Rudolf Steiner, grande teosofo dell' Armonia, della Bellezza, dell' Integrazione. 

Questa Luna Piena di oggi, 27/02/2021, cade in Vergine. 

Sommando la data di oggi, viene un 16, come il sedicesimo Sacro Archetipo Ebraico Ayn, la "forma che riflette", e sommando ulteriormente,  1+6, mi da un 7, come l'archetipo ebraico Zain, con funzione "eternità . 

Non poteva capitare in un giorno migliore di questo, questa luna Piena in Vergine. 

Una Vergine che parla di interezza, di integrità con noi stessi, di ritorno all'Armonia con la nostra intima Essenza, dove cuore, mente e anima sono allineati. 

Come quando abbiamo i 7 chakra allineati, e questo consente il salto di un'Ottava, e il diventare una Forma riflettente del Divino. 

Questo, significa, essere virginali. 

Significa essere integri, e aprire  con il nostro allineamento interiore, quello stargate di Ascensione per il divino, poiché solo noi ne abbiamo le chiavi, l'Ankh di apertura. 

Esattamente come avevano ben individuato le antiche civiltà, quando si crea in cielo, quella conformazione particolare di allineamento dei 7 pianeti sopra il "braccio teso" di Orione, che per gli antichi egizi corrispondeva ad Osiride che tiene in mano la chiave di questo Stargate, la chiave della vita, l'Ankh. 

Allineamento necessario, che è stato riportato sulla terra, nella materia, inciso in qualsiasi civiltà e in qualsiasi periodo, sotto forma di labirinto a 7 percorsi, di cui il nostro, il labirinto di Benetutti, in un' antica Domus de Janas, ne è un esempio straordinario, poche sta proprio sopra la traiettoria del braccio teso di Osiride. 

E il labirinto non è niente altro che il percorso dentro se stessi, attraverso la consapevolezza e la giusta gestione e Manifestazione dei nostri 7 chakra, che rappresentano il collegamento e l'accesso al Divino. 

Esattamente come le 7 chiese nominate nell'Apocalisse, e molto altro riguardo la Sacralità del Sette. 

Una splendida, meravigliosa luna Piena di Integrazione, dei nostri veri poteri, attraverso la purezza primaria che ci ha creato, come esseri completi, incorruttibili, inseminati di Bellezza e di Armonia Cosmica eterna. 


Tiziana Fenu 


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💙27/02/2021 Luna piena in Vergine






💙 È quel MilliMetro tra le due M, a fare la differenza.

 È quel MilliMetro tra le due M, a fare la differenza.

Come se fossero le guglie di una corona di cemento armato che mi è pesata come una metropoli, sopra l'acqua Cristallina che sentivo scorrere in me.

Ho dovuto ricordare scavando a mani nude nel fango, per stare in bilico tra le due M, e ricordarmi da dove provengo.

Dalla MeM. 

Mia Sacra Madre.

Dalla sua Purezza.

Il fluire ha consentito un ricambio continuo.

Lavare lo sporco, e lasciare che andasse via.

Ma a volte, il fluire, ha la violenza delle onde che si arricciano sugli scogli.

E quelle due M diventano dei tridenti che mi arpionano il cuore verso le profondità marine, impedendomi di risalire in superficie, come i delfini non paghi del riflesso lunare incastonato nelle barriere coralline.

Vorrei poter credere che non esiste nessun abisso tra le due M.

Dominare, al di sopra di esse, l'orizzonte.

Ergermi al di sopra di esse, come una Valchiria sfrontata e temeraria, senza scivolarci dentro, e lottare per restare a galla, ancorata a quelle guglie che hanno la stessa asperità delle migliaia di parole vuote cadute nel niente, tra esse. 

Quelle alle quali avevo dato ali per raggiungermi. 

Coordinate segrete tracciate come un codice braille, inciso e incastonato nella pergamena, come preziose lacrime di diamante, che avrebbero tracciato la rotta. 

Come una costellazione nel buio della notte. 

Raggiungimi nella notte. 

A metà strada. 

Nella costellazione che ho tracciato per te.

Perché ogni volta che mi hai desiderato, che mi hai pensata, che il mio fuoco si è fuso con il tuo, a forgiare cio che non osiamo nemmeno pronunciare, mi hai creato nuove coordinate stellari. 

Come quando arrivi in me, e mi esplodi dentro, arpionandomi ai tuoi occhi di muschio soffice, come le tue labbra sulla mia fronte.

Raggiungimi. 

Fuochi d'artificio di perlacee astrazioni d'amore stellari. 


Tiziana Fenu


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È quel MilliMetro tra le due M, a fare la differenza.





https://youtu.be/I7HahVwYpwo

💙 #SanValentinopersempre

 #SanValentinopersempre


San Valentino. 

La festa dell' Amore, degli innamorati.

Quando qualcuno ci piace tanto, diciamo che ci fa salire l' ormone. 

Ma cosa significa la parola ormone?

Sono andata a vedere l'etimologia.

Incredibile.

Deriva originariamente da una parola greca, "hormo" , che significa "mettere in movimento", " impulso dell' essere", la "forza dell' Essere" .

L'ormone. 

Cosi piccolo, eppure in grado di rivitalizzare l' organismo umano.

Eh si, perché quando ci si innamora, le ghiandole endocrine producono ormoni che ci ringiovaniscono e ci rivitalizzano. 

Si ruota intorno all'amato come fosse un sole, vicendevolmente, e da questa collisione di orbite d'amore, nascono nuove dimensioni. 

Dove ognuno dei due porta la sua

dimensione.

L'uomo è uragano, la donna nido. 

L'uomo lotta, la donna è tenerezza. 

I tanti templi edificati per onorare l'amore parlano di questo.

Uomo e donna, insieme, permettono che il sole entri nella loro dimora. 

Nell'antica Lemuria, nel continente Mu, si narra che ci fossero due modi per riprodursi. 

Il primo, quando le razze umane furono guidate dai " Kumara" (nome che ricorda le Kumari, le  bambine vergini sacre  indiane, considerate la reincarnazione della Dea Durga, la grande Dea Madre) in alcuni templi sacri per ricevere il sacramento del sesso e riprodursi con lunghi viaggi in determinati periodi Lunari.

A questa memoria si deve l' origine della luna di Miele.

Tra gli antichi popoli di Anauach, c'era Xochipilli, il dio del canto, dell'amore e della bellezza, che insegnava a conservare le delizie della luna di miele, perdonando, accogliendo, comprendendo. 

I Lemuriani sublimavano la libido sessuale e avevano grandi poteri cosmici. 

Pare che le donne partorissero senza dolore, come è menzionato brevemente nella Genesi e in molti altri libri religiosi. 

Parlavano con caratteri universali runici, conservati sino a poco tempo fa dai Vichinghi del nord, con potere sugli Elementali della natura. 

Sublimavano il loro orgasmo, senza espulsione, se non per procreare, e questo seme non espulso, creava un' energia che rivitalizzava l' intero organismo umano, riuscendo a vivere dai dieci ai 15 secoli, e potevano vedere perfettamente le dimensioni superiori della natura e del cosmo.

Vedevano la terra esattamente per quel che è: multidimensionale. 

A Lemuria, prima di accoppiarsi nel tempio, l' uomo e la donna passavano per brillanti cerimonie mistiche, il Tao dei cinesi, l'INRI degli gnostici , guidati dall' energia suprema di Dio. 

Si dispersero, quando iniziarono a copulare al di fuori dei templi, ribelli contro i Kumara, allontanati poi dai templi dei misteri, atrofizzati nelle loro facoltà trascendentale, e iniziarono a lavorare e partorire con dolore.

Le antiche civiltà come i Maya, Toltechi e Nahua, e anche la stessa Bibbia, accennandone, parlano di questa "devoluzione" umana. 

Ma c'è un segreto, per ritornare all'evoluzione. Ne parla Freud.

Si tratta della sublimazione dell'energia creativa.

Si è lasciato l'Eden  attraverso il sesso, e attraverso questo, l'uomo ci deve ritornare. 

E la chiave per ritornarci, è l' Amore. 

Che è la particella di divino dentro noi, che compie prodigi meravigliosi. 

I "Valentinias" avevano la loro scuola, dove studiavano i misteri del sesso e i misteri lemuriani e Valentino, lui, proprio il "San Valentino" , il fondatore, era un grande maestro illuminato. 

Valentinus era un grande maestro dell' Amore (nato nel 135 d.C.).

Formo' una scuola chiamata "Valentinians", e in questa scuola erano dediti allo studio del cristianesimo esoterico in tutti i suoi aspetti. Sappiamo che era un egiziano filosofo, teologo, predicatore, istruito ad Alessandria, sull' Egitto e sulla Grecia, ma soprattutto venne istruito secondo i Logoi , i "detti del Signore" , secondo i canoni più Gnostici dell' esoterismo cristiano di cui lui fu il sommo rappresentante e che gli costò la scomunica. 

Secondo i Velentinians, Dio non creò il male, ma fu creato dai suoi eoni rappresentanti, da quella Sophia (portatrice di semi spirituali da "elevare" verso il Divino) impregnata di Desiderio, necessaria per creare il mondo materiale, (creato dal Demiurgo) ma che si eleverà al mondo divino quando si unirà in sigizia, dal greco "syn+zygon", che significa "con giogo", ed indica il momento in cui la Luna si trova in congiunzione (Luna nuova) o in opposizione (Luna piena) al Sole.

Quindi  indica un matrimonio alchemico (tra Luna e Sole) con l' Eone perfetto Gesù (di cui il Cristo psichico terreno, è solo un rappresentante, forse  mai veramente morto sulla croce, ma solo simbolicamente, per insegnare cosa è l'amore). 

Tra gli antichi popoli di Anauach, c'era Xochipilli, il dio del canto, dell' amore e della bellezza, che insegnava a conservare le delizie della luna di miele, perdonando, accogliendo, comprendendo. 

Ecco il significato intimo di San Valentino.

L'amore purificato da ogni velleità egoica, ma anche amore come impegno costante

E allora , in questo senso, acquistano un grandissimo valore le sacre parole del Cantico dei Cantici:


"Mettimi come sigillo sul tuo cuore,

come sigillo sul tuo braccio;

perché forte come la morte è l' amore"


Il Sigillo

"Sigillo", deriva dal latino "sigillum", diminutivo di "signum", "segno"), ed è un marchio destinato a garantire l'autenticità di un documento e rendere esplicita la sua eventuale divulgazione o la sua alterazione. 

"..mettimi come un segno di autenticità indelebile sul tuo Cuore, che non andrà via, che resterà come un tatuaggio, sul tuo cuore e sul braccio, entrambi simboli di forza

Sul cuore, che batte e ti dà la vita, e sul braccio.

Braccia che mi sostengono anche quando, da selvaggia, e in preda agli istinti, vorrò scappare via. 

E allora sì, l'amore sarà più forte della stessa morte, perché la morte ci spoglia di tutto, mentre l' amore ci restituisce tutto. 

Soprattutto noi stessi, la nostra piu' autentica identita' attraverso l'altro. Quel Sigillo vero, autentico, che rimane inalterato nel tempo, nella sua Essenza, e che diventa per noi, motivo di vita, di forza e di orgoglio. 

Motivo per sconfiggere la Morte, che è solo illusione di divisione. 

Perché, come dice Dylan Thomas "Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;

E la morte non avrà più dominio". 


Tiziana Fenu


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#SanValentinopersempre





(opera di Roberto Ferri)

💙Ci sono incontri, che arrivano come la rugiada su petali riarsi dal sole.

 Ci sono incontri, che arrivano come la rugiada su petali riarsi dal sole.

Non dipende da fattori esterni.

È il fiore, che ha memoria di quella rugiada.

Di quando è sbocciato tra le mani di chi l'ha amato.

Di chi l'ha fatto fiorire, in tutta la sua Bellezza.

È un Amore che ancora stilla cupole di diamante, sotto le quali vedere arcobaleni che si intersecano a creare nuove coordinate e dimensioni.

Certe Anime si amano in esubero.

Come una Sorgente che fluisce sempre.

Anche se non si ritrovano, sono empie d'Amore l'uno per l'altra.

Non c'è separazione.

Non c'è dolore.

Potrebbero vivere senza amori terreni, tanto sono state amate, e tanto hanno amato.

Le riconosci, queste Anime particolari.

Attraversano il Tempo in punta di piedi. Sono qui e altrove.

Sempre.

Hanno lo sguardo trasparente, quasi d' Oceano, perché non hanno densità.

Non fanno ombra.

Attraversano le Dimensioni con leggerezza, serbando nel cuore quella memoria di loro stesse nella loro piena Bellezza.

È questo, ciò che non le fa smarrire.

Il Ricordo di sé.

E quando le incontri, puoi ritrovare te stesso, nell'abisso dei loro occhi.

Sono occhi che non hanno mai seguito gli orizzonti, i confini.

Hanno seguito l' Oltre.

Sul crinale delle Frequenze del Cuore.

Non si ricordano nemmeno quanti anni hanno.

Sono sbadate, assenti alla temporalita'.

Sono nella loro Dimensione.

Come viaggiatori del tempo.

La loro capsula di viaggio è la Memoria della Frequenze, sulle quali si sono sintonizzati nel corso delle loro connessioni.

Non hanno attaccamenti, perché in viaggio, ci si ritrova sempre.

Non nei luoghi.

Ma nelle Emozioni.

Onorare questi incontri, queste Memorie, è ritornare ogni volta a Casa, e benedire ciò che ci è stato donato in abbondanza, anche per quando non saremo riusciti a ricordare.

Ma le mani, il cuore, profumano ancora di quella Bellezza, di quel profumo di rugiada che riempie i polmoni e l'Anima.

Che custodisce l' Essenza dei Fiori che siamo stati, e che ancora ci arrivano come afflati stellari quando fluttuiamo nel vortice delle nostre ellittiche esistenze.

La Via Dritta del Cuore, passa attraverso questi sguardi.

Anche senza vedersi.

È il vortice dell'essersi completati, integrati, incastrati, e di aver riprovato l'ebbrezza dell'essere venuti alla Luce, all' Amore, nello stesso istante.

Con la stessa Vibrazione.

Con la stessa Frequenza.

Con gli stessi Colori.

Con lo stesso Logos.

Lasciano tracce simili, dove passano.

Tracce, che non sono rintracciabili, perché non hanno un codice a barre.

Hanno Codici solo tra di loro.

Si ritrovano ai crocevia di attimi sospesi.

A ripercorrere quell'intensita' orgasmica che li vide ritornare all' Origine.

Sono benedetti dagli Dei.

E come gli Dei, forse non esistono.

Ma adesso, dimmi qualcosa. 

Perché, un' altra volta, sto rinunciando a te.

Insegnami a restare.

Tu che sei stato Maestro.

Tu che mi hai insegnato a non avere legami.

Insegnami a restare.

E a desiderare.

Che non cadono più stelle dal cielo, da quando sei andato via.


Tiziana Fenu


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Nicoletta Ceccoli  Surrealist Art

💙 C'è una differenza abissale tra conoscere e sapere.

 C'è una differenza abissale tra conoscere e sapere.

Il conoscere sfama

Il Sapere nutre.

Ci si accorge subito, della differenza, quando ci agganciamo a cose che non nutrono.

È una crescita apparente, che manca però della sostanza. 

Il Sapere è come un Pin universale, che apre le porte a più dimensioni, a più contesti, collegandoli tra loro. 

Creando un reticolo di informazioni che acquisiscono tridimensionalità e contesti spazio temporali nei quali ci insinuiamo, come un cuneo di sostegno che diventa collante tra due elementi.

È in quel momento, che si percepisce la fluidità del sapere, e come in esso si celi, attraverso il veicolo del significante, il codice del significato.

Significato, che, più si restringono i giri, i percorsi spiralizzati che creano le nostre cattedrali proiettate verso l'Origine, più ci riconduce alla percezione della nostra intima Essenza. 

Poiché, attraverso il Sapere, ricompattiamo l' Integrità Originaria perduta, frammentata. 

Il Sapere ci riconduce a quel frammento ci cielo, di universale, di Divino, che è in noi.

È un ebbrezza difficile da spiegare.

Non ci si può mai sentire soli, se si entra in questa Dimensione, perché è come un reticolo che si aggancia a migliaia di altre situazioni, dove non esiste la percezione spazio - temporale, perché la creiamo noi, non appena vi accediamo con il nostro Pin.

Con la nostra Pin-eale.

Con la consapevolezza, e la capacità di vedere oltre il segno. 

Oltre il limite, oltre la forma. 

Perché la forma, in-forma soltanto.

Ma vedere oltre essa, eviscerarne la sua intima Essenza, significa capirne le Frequenze che modulano le dimensioni e gli equilibri tra esse.

Tra i vari Regni. 

È una sinfonia polifonica perfettamente accordata, se si riesce ad entrarci con passo leggero. 

Con cuore curioso.

Con mente ricettiva. 

Con umiltà, cuore puro, e voglia di imparare.

Di imparare noi stessi.

Per metterci "in pari" alle Frequenze dell'Universo, e percepire l'Assoluta Bellezza che ha attraversato, come un percorso atemporale, la linea del tempo.

Come un funambolo.

Sospeso tra stupore e meraviglia tra le vette degli Dei .


Tiziana Fenu


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C'è una differenza abissale tra conoscere e sapere.




💙 L' Ego è Emozione, basta pensare ai 7 chakra.

 L' Ego è Emozione, basta pensare ai 7 chakra.

Iniziano tutti in un crescendo, con una affermazione di potere, di percezione, di frequenza energetica, dal primo all' ultimo( "io esisto/voglio/posso/amo/esprimo/vedo/sono")

Tutto questo, in un crescendo di emozioni viscerali, che poi si espandono, ed escono dalla propria visione egoica. 

Io esisto

Io voglio

Io posso

Riguardano le sfide con noi stessi

La nostra affermazione identitaria terrena. 

Poi i confini di spostano. 

A partire da una  bassa energia, egoica, fino ad arrivare, ma già dal quarto chakra del cuore , ad un sentire che si amalgama con il sentire dell' Anima. 

Dove allora diventa un " modus vivendi", un sentimento vero e proprio.

Assorbendo quella modalità reattiva tipica dei primi chakra che sono impostati sulle emozioni ( e che quindi , non possono appartenere al cuore) e manifestandosi in un sentire che è, sia centratura del cuore, sia consapevolizzazione, emozionale e sensoriale. 

In un sentire, che diventa sentimento, non più emozione/reazione. 

Dove siamo in Presenza, in consapevolezza, grazie anche al supporto straordinario della Mente, che consente questa elaborazione perfettamente armonica di Pienezza/Vuoto, che permette la Manifestazione della versione migliore di noi. 

L' Anima è Emozione trascesa dal fattore generante emozionale. 

È sentimento. 

Uno stato dell' Essere. 

E la Mente, se "educata"( da "educere" : tirata fuori nella migliore versione di sé) è lo straordinario ordito su cui intessere la meravigliosa trama della nostra Anima.

La Mente  valorizza l'Anima. 

La esplicita. 

Le dà un senso, e tridimensionalità in questa Dimensione Terrena. 


Tiziana Fenu


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L' Ego è Emozione, basta pensare ai 7 chakra.





"Old Lady" by Bobby Chiu

venerdì, febbraio 26, 2021

💛 I Grandi Architetti Costruttori della Perfezione: i Giganti di Mont' e Prama.

 I Grandi Architetti Costruttori della Perfezione: i Giganti di Mont' e Prama. 


Sull'onda di ciò che ho postato riguardo il nostro  "quadrato magico del Sinis", e soprattutto, dopo aver letto e postato, proprio stamane, a conferma di ciò che sento, ciò che dice prof. Dedola riguardo Mont'e Prama come "sito in cui anticamente si cantavano gli inni sacri al Dio Sommo", propongo un'ulteriore approfondimento, al quale, le parole di prof. Dedola, danno ulteriore conferma.


Ho già spiegato nel mio precedente e ultimo post, come abbia ragione di considerare quello che io chiamo il "quadrato del Sinis", un' importante antesignano del quadrato di Sator, che non risale quindi al periodo romano, ma a molto prima, di cui gli Antichi Sardi furono i creatori e i primi depositari. Il perché l'ho già scritto nel mio precedente post. 

-Sommariamente perché di tratta di una parola palindroma, di 5 lettere

-Perché ha la stessa N centrale, altamente simbolica, per tutta una serie di motivi che ho già esposto, a cui rimando la lettura attraverso il link a fine post, per l'antica Civiltà Sarda, del quadrato di Sator. 

-Perché è stata ritrovata in un'importantissimo luogo di culto, su un Gigante, portato come un pettorale, come l'Efod di Aronne, fratello di Mosè.

-Perché ho rilevato corrispondenza tra Orione/Sardegna/Osiride/Giganti. 

-Perché "Sinai/Sunai/Su Nai"(il dire), ha la stessa forza creatrice della parola, del Verbo che si manifesta nella Materia, come le tavolette incise dal Verbo, dalla Parola di Dio sule Tavolette sul monte Sinai.

Parole sacre, da tramandare secondo dei Misteri Iniziatici, di cui i Giganti sono dei portavoce e dei co-creatori. 

Tanto da essere rappresentati senza bocca, o con una crocetta al posto della bocca, e con un simbolo inequivocabile sotto il mento: l'esagono/fiore della vita, a sei sezioni triangolari di cui l'angolo sacro portante, di 60°, è la "pietra angolare" di ogni costruzione architettonica che inizierà proprio in quel periodo, a diffondersi, nella sua precisione, come Geometria Sacra, poiché è l'angolo formato dal sacro obelisco della divinità solare Atum Re, all'equinozio di primavera, quando sole e luna sono in equilibrio, e si crea quel portale energetico di Ascensione al divino, con i sette pianeti allineati, sopra il "braccio teso' di Orione/Osiride che regge l'Ank, la chiave del cielo, portale simboleggiato dal labirinto a 7 percorsi di Benetutti. 


Geometria Sacra, nella quale eccelle l'architettura Sacra della nostra antica civiltà, al punto da creare mirabili ierofanie in precisi momenti astronomici, basati su un gioco di riflessi e di "capovolti" altamente simbolici(come l'ombra proiettata capovolta nel pozzo di Santa Cristina, che solo degli abili Maestri Costruttori, dei Sacri Muratori, potevano creare. 

Maestri Costruttori che hanno rivelato sempre la loro capacità e Maestria in qualsiasi opera, riuscendo a dominare benissimo, materia e proporzioni. 

In una zona, specialmente, il Sinis, che è altamente alchemica, per una serie di motivi, che ha la stessa S iniziale del Sator, la Shin  della trasformazione alchemica rappresentata dalla Fenice/fenicottero(di cui il Sinis è strapopolato) che muore e rinasce in autogenerazione. 

Shin

Sin

Stesse vocali e consonanti del Sinis.


Orbene , approfondendo ancora di più scopro che le testimonianze scritte, come non ce ne potevano essere nel periodo dei Giganti di Mont'e Prama, risalenti ad almeno, secondo il mio parere a due millenni e mezzo prima, riguardo il quadrato di Sator in ambito romano, parlano di un utilizzo di questo quadrato, per sviluppare in terra, in riferimento a precise  coordinate astronomiche, sotto "l'emisfero e la protezione degli Dei", la costruzione di Templi o di città. 

Tutto ciò, a proiezione di un cardine terreno "N", come la N centrale della Tenet del quadrato del Sator, così simile alla Tanit, e come la N centrale, del "quadrato del Sinis"

Su questa geolocalizzazione, in terra, si ponevano le basi costruttive, che rispondevano a precisi canoni astronomici, come il rispettare i punti cardinali e le posizioni del sole.


Teniamo presente una cosa importantissima.

Che i primi Re di Roma furono Etruschi, e che essi possono essere identificati con i Sardi( perché pare che dalla Sardegna siano partiti i primi importanti impulsi al nascere e all'affermarsi della grande «civiltà etrusca» nella penisola italiana), e che in particolare il secondo re di Roma, Numa, etrusco, era un sacerdote appartenente all'alto grado dei saperi Iniziatici, in grado di manipolare il potere delle folgori, con un bastone di potere, il lituo. 

A lui si deve il rito evocativo dei fulmini, e ho già scritto in un mio precedente post, come questo fosse prerogativa degli Antichi Sacerdoti /Sciamani Sardi, che erano capaci, da "fulguratores", di gestire sia il Fuoco Sacro, che il Fuoco elettrico, conoscenze poi decodificate sotto forma di manuali, dallo stesso re Numa.

"Il lituo di Romolo era custodito nella sede dei Salii sul Palatino. I Salii romani (dodici sacerdoti di Marte che sorvegliavano gli scudi sacri e nelle loro feste li portavano in processione attraverso la città eseguendo una danza sacra, la saltatio, e cantando un inno rituale) ricordano le guardie gerosolimitane che portavano in processione gli scudi di bronzo dal palazzo (secondo 2 Re, 11, 10 e 2 Cronache 23, 9 erano depositati nel tempio di Yahweh "lance, scudi grandi e piccoli, già appartenenti al re Davide") al tempio di Yahweh e viceversa (1 Re, 14, 28 e 2 Cronache 12, 11). I Salii dovevano essere i sacerdoti e guerrieri shardana veneratori di Yahweh zebaoth (equivalente a Marte e ad Apollo smintèo, arciere portatore della pestilenza"

[da Marco Guido Corsini "Atlantide"] 


Quindi il nucleo originario, il quadrato di Roma, rappresentato dal quadrato di Sator, era astronomicamente orientato secondo i 4 punti cardinali, secondo una configurazione stellare, che in quel periodo teneva conto della costellazione di Boote, del Carro dell' Orsa Maggiore e della Vergine.

"Sator Arep Tenet Opera Rotas". 

"Il seminatore del carro/aratro tiene le ruote dell'opera"(di fondazione della città).

È come se questa griglia del Sator, desse le coordinate in terra per un'architettura perfetta per l'edificazione della città, o dei templi.

Penso alla perfezione degli angoli a sesto acuto delle cattedrali gotiche, più in là nel tempo.

O alla perfezione dei nostri ingressi nei nuraghi. Tutti ad angolo acuto. 

Anche questi presentano un sei, il sei come punto di riferimento di una precisa architettura, come il fiore della vita a sei punte, sulla fronte del Boes, o sotto il mento del Gigante "pugilatore" Efis, che tiene sulla testa il simbolo di ciò che rappresentano i Giganti. 

I grandi Architetti Muratori, i grandi Costruttori che hanno avuto accesso ai Misteri Iniziatici, e che possono portare sulla terra, la stessa perfezione divina che vi è tra le costellazioni e che si è creata sulla terra dalla perfezione dell' angolature dei raggi solari in particolari periodi dell' anno, come l' equinozio di primavera. 


Il Sator, così come sarà stato il Sinis, e, ne sono convinta anche la Tanit, troppo simile alla Tenet centrale al quadrato di Sator, era, a quell'epoca, un preciso rito di fondazione, della città di Roma(che letta al contrario, rivela il suo vero nome, Amor), che si svolgeva attraverso invocazioni da parte dell'Augure, il sacerdote celebrante, che attraverso invocazioni di questa formula "Sator Arep Tenet Opera Rotas, come se fossero dei canti, dei Carmina, suonando un flauto o un liuto, svolgeva questa cerimonia invocativa cantata e suonata. 


E questo si accorda perfettamente con la descrizione che ne fa prof. Dedola, di Mont'e Prama, come di un luogo di culto dove si cantavano inni alla divinità

Questo si ricollega anche all'immagine del nostro bronzetto suonatore di flauto/launeddas di Ittiri. 

Il fallo esibito simbolicamente come nucleo centrale di creazione. 

Come il fallo/obelisco di Atum Re, che ha segnato l'angolatura di 60°, nel periodo dell'equinozio di primavera, come angolo portante di ogni sacra architettura futura.


E mi chiedo come mai proprio Ittiri sia così collegato ai Giganti di Mont'e Prama, visto che il costume di Ittiri è l'unico che presenta l'avambraccio decorato con i dieci "solchi" decorati dai 10 doppi bottoni sardi/grembo, così come li presenta la protezione dell'avambraccio del Gigante Arciere.

Abbiamo un itifallico, e un Gigante arciere, uniti da questo "itt-", la cui radice rimanda alla Ichtus, al pesce mistico della vesica piscis, simbolo della sinergia creativa tra maschile e femminile, è simbolo della perfezione geometrica della Vesica Piscis, visto che, come ho già verificato, i Giganti sono perfettamente iscrivibili nella Vesica Piscis, madre di tutte le figure geometriche, sacra matrice, e che la loro cintura, corrisponde perfettamente alla linea centrale della Vesica Piscis. 

Quindi Giganti edificati con grande precisione geometrica. 

Si, perché stiamo parlando di Sacri Architetti, che delimitavano in terra, appunto, in un "quadrato/tempio" simbolico, la regione del cielo più propizio per riflesso, seguendo precise coordinate, e facendone un luogo sacro dove si manifesta il potere di creare con le vibrazioni. 

E poi, Sator, è molto simile ad Hator

Sator/S'Hator, la Dea Madre  cosmica. 

La prima vibrazione creatrice. 

Il sole dietro il Sole, 

Saturno, Ancor prima che Iside. 

Sat/Sator/Saturno, l'omega della creazione, il cui simbolo, il  Menat è la conformazione del nostro pozzo di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0) 


D'altronde avevo già avuto tempo fa, la stessa intuizione con la scacchiera di Pubusattile a Villanova Monteleone. 

Troppo perfetta, per non custodire qualcosa di altamente sacrale, che poi è stato emulato nei secoli a venire. 

L'avevo chiamata "tempio", il tempio dopo la morte, e non mi sbagliavo. 

Perché poi in questo tempio di 64 caselle, le discipline tantriche e orientali, ne hanno fatto la Griglia per la disciplina più importante che esista in natura, la disciplina delle vibrazioni, come ho approfondito nel mio passato post sul Kamasutra. 


Perché il principio creatore è sempre quello :l'obelisco/fallo solare che offre i parametri terreni propizi alla creazione celeste in terra

Il quadrato di Sator è la trasposizione della costruzione del perfetto tempio geometrico in terra, connesso al l'edificazione di un luogo sacro, altamente connesso con il divino, dove il Divino si manifesta in modo straordinario, e dove la N, come nel quadrato del Sinis, è l'asse del mondo, che di solito veniva rivolto verso est, a celebrare il sorgere della divinità e la creazione, e impugnando il liuto, così come probabilmente il nostro antico sacerdote faceva con le launeddas, circoscriveva la parte del cielo, attraverso musica e invocazioni che poi veniva traslata sulla terra. 

Questi strumenti musicali erano potenti strumenti di potere, venivano usati insieme all'Ankh, la chiave della vita, della volta del cielo, nell'antico Egitto. 

Quindi gli Antichi Sardi, impersonati in modo sublime e maestoso dai nostri Giganti, erano Antichi Sacri Maestri Costruttori, come lo furono gli Egizi, e secoli dopo, anche i Templari, tutti depositari di Antichi Misteri Iniziatici. 

Cristo stesso fu un grande Maestro costruttore. 


In esoterismo, nel linguaggio mistico, il Maestro Costruttore è il Perfetto. 

È l'ultimo gradino di Iniziazione, quello dell'Epopteia, prima della rivelazione finale. 

"Epopteia" è formato da "Epi"(sopra) e "Opteia"(sorveglio), quindi indica colui che vede dall'alto e sorveglia, come j Maestri Costruttori, come l'architetto, esattamente come i nostri Giganti di mont'e Prama che sorvegliato e custodiscono dall'alto.

Esattamente come la "S" finale e iniziale della parola "Sinis

Ho fatto una piccola ricerca, e tutto combacia perfettamente.

La "S" astrologicamente è rappresentata dal sole, e il sole, graficamente, si rappresenta con un punto e una circonferenza intorno, esattamente come le doppie pupille dei Giganti

La lettera "i" è rappresentata da Nettuno, quindi le acque, il grembo trasformatore" e la "N" centrale corrisponde a Mercurio elemento trasformante e alchemizzante per eccellenza. 


Quindi i due occhi a doppia pupilla, rappresentano due occhi solarizzati, che hanno lo stesso simbolo del Sole, perché sono diventati capaci di vedere come la divinità Solare, verso la quale hanno percorso il cammino di ascesi e di purificazione.

Infatti, le lettere della parola Sinis, traslate in numero(sapete che per gli antichi, erano importantissime queste corrispondenze alfanumeriche) danno come somma un 25, che ancora sommato (2+5), fa 7. 

Sette come i sette pianeti allineati che formano lo stargate di Ascensione verso il cielo. 

Quindi già il nome Sinis, è indicativo dello stesso stargate astronomico, già rilevato sul braccio teso di Orione/Osiride che regge l'Ankh, in corrispondenza del labirinto a 7 percorsi di Benetutti


Gli Antichi, per avere un preciso riferimento cosmogonico, identificavano alcune zone del cielo, da cui ritenevano provenissero le divinità Creatrici o Generatrici

Chiamavano queste costellazioni, costellazioni Generatrici, e tra queste, sicuramente, la più importante era Orione. 

Nel quadrato di Sator, e in quello "del Sinis" a cui mancano delle lettere, e delle parole, ma una di queste potrebbe essere Tanit, seguendo un ordine ben preciso, si ottiene un reticolo, una specie di matrice universale. 

Una "forma senza forma, dove si può manifestare ogni forma"

Così dice la Maria Grazia Lopardi a proposito del quadrato Magico di Sator

Naturalmente è lontanissima, dal discorso "Giganti e Sinis", nemmeno sa che esistono, magari.

Ma pensavo che un reticolo di costruzione, a parte la scacchiera di Pubusattile, lo abbiamo anche noi, ed è per mano di una Tanit. 

È il reticolo del Concio di Tresnuraghes, di cui ho parlato a proposito del mio post "S'argia  mexina" e sulla Dea Tanit a e la Sardegna. 

La tessitrice Tanit, che crea la rete, che  è la trama di tessitura di tutta la Creazione

Come Iside e Neith. 

La dea egiziana Neith, colei che tesse il destino degli uomini, che ho accostando in un post precedente alla nostra Tanit del "concio della rete di Tresnuraghes, sembra essere proprio la stessa divinità


Neith o Nit è molto simile a Tanit, togliendo una T, come è in uso nella lingua berbera per designare il genere femminile

Infatti la città dedicata a Neith in Egitto, si chiamava Tanit


È quel vuoto creatore nel quale nasce la vita. 

Iside siede su un trono quadrato. 

Quadrato all'interno del quale è inscrivibile la stella a cinque punte, il pentagono stellato, e i maestri d'opera usavano la canna con la quinta misura, tratta dal Pentagono stellato. 

Esattamente come ha fatto Leonardo da Vinci dimostrando la perfezione della quadratura del cerchio attraverso la perfezione dell'Uomo Vitruviano che ha cinque punti di contatto

Anche la pintadera era probabilmente un'unità di misura. 

"Pinta", cinque. 

Deve essere stato il primo archetipo di riferimento per riportare in terra le misure celesti. 


E se osserviamo l'uomo vitruviano, che rappresenta l'armonia delle proporzioni, proprio inscritta in un quadrato, il centro della figura è proprio il suo fallo.

Come l'obelisco/fallo di Atum/Re, che segna l'angolo a 60°, come parametro di tutta l'architettura divina. Esattamente come i 60°dei 6 triangoli all'interno dell'esagono/fiore della vita sotto il mento del Sacro Costruttore Gigante di Mont'e Prama. 

E sicuramente lo è anche quella Tanit/Tenet del concio della rete. 

Il quadrato di Sator/Sinis, è come l'impronta divina sulla terra. 

Il Verbo nella materia

Ecco perché i Giganti non hanno bocca ed è rappresentata su uno, come una croce, le parola Sinis, che incrocia il suo riflesso e che crea la quinta dimensione. 

Come il sole che crea la ierofania capovolta  di noi stessi sulla tholos nel pozzo di Santa Cristina. 


La palindromicita' e l'incrocio di questa palindromicita', con il suo speculare, nella griglia, crea la quinta dimensione, quella dell'edificazione, della spazialità. 

Ma ci deve essere integrazione degli opposti

Complementarietà. 

Come Osiride che contiene in sé Iside. 

Come Iside che contiene in sé Horus. 

Perché l'incontro di queste due polarità crea la vibrazione creatrice. 

Ecco perché poi, la grigia a 64 quadratini, come quella della scacchiera di Pubusattile, è diventata la Griglia della dottrina delle vibrazioni del Sacro Kamasutra. 


I primi maestri Iniziatici costruttori.

Costruiti essi stessi con estrema precisione, tanto che, anche nello schema dell'uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, il centro corrisponde alla cintura del Gigante. 

La Cintura di Orione, centrale su Oristano. 

Il quadrato, il tempio del Sinis, quello che hanno costruito a partire dalla vibrazione delle parole, dalla loro disposizione, dal loro valore numerico. 

Il Verbo che si esplica dentro la materia, che diventa riflesso del Divino

Questo era. 

Un tempio di invocazioni divine, fatto da uomini che si sono fatti Dei, per portare la Divinità tra di noi.


Tiziana Fenu


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Per approfondimenti

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/il-progenitore-del-quadrato-di-sator-il.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/il-kamasutra-e-la-scacchiera-di.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/la-simbologia-del-tuono-e-del-fulmine.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/s-argia-mescina_17.html


I Grandi Architetti Costruttori della Perfezione: i Giganti di Mont' e Prama.