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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, dicembre 31, 2021

💙Regnum-segnum

 Regnum- segnum. 


"Regno"  etimologicamente significa "governare un segno" .." reg- num" .

È proprio questo che significa. 

Governare, saper gestire un segno, un marchio, un simbolo, una segnatura araldica animica, nobile, molto più importante del fregio regale terreno.


Tiziana Fenu

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Regnum-segnum




💙Il successo non si ottiene

 Il successo non si ottiene

distruggendo gli altri,

ma distinguendosi per talento.

Lo dice la parola.

"Successo".

Quando "sei successo".

Quando "accadi" nella tua pienezza.

A prescindere dagli altri.


Tiziana Fenu

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Il successo non si ottiene




💙4/12/2021 Luna Nuova in Sagittario

 Domani, 04/12/2021, alle 8:44, la Luna Nuova si manifesta sotto il segno del Sagittario. Avremmo anche un'eclissi solare, la terza eclissi del 2021, dopo quella lunare del 19 novembre, che però non sarà visibile dall'Italia.

Astrologicamente, esattamente, siamo sotto il segno dell'Ofiuco, che va dal 30 novembre, al 17 dicembre, anche se questa tredicesima costellazione, non è mai diventata ufficialmente un segno zodiacale.

Sono particolarmente legata a questa costellazione, più che al Sagittario, visto che nasco proprio sotto il segno dell'Ofiuco.

Questa costellazione è sempre esistita, veniva considerata dagli astrologi babilonesi, grandi osservatori del cielo, e la si trova nelle incisioni lapidee dei Kudurru mesopotamici del XVI sec, le pietre di confine, che abbiamo visto nell'altra mia pagina Sacred Symbologies, che presentano molte costellazioni, tra le quali, il Serpentario, rappresentato tra Sagittario e Scorpione.

Il Serpentario viene rappresentato con due teste, perché rappresenta le due polarità del maschile e del femminile, anche se poi, nel corso dei secoli, è stato rappresentato con una sola testa e una sola coda.

Perché è stato ritenuto scomodo?

Perché come tutto l'impianto ideologico religioso, si deve demonizzare tutto ciò che è equilibrio e autoguarigione. Si deve stare nel peccato, nella colpa, trasferire all'esterno di noi stessi, la dimensione divina. La si deve sradicare e possibilmente demonizzare, per creare idoli e religioni ai quali essere revenzialmente devoti, senza consapevolezza, invece, delle nostre potenzialità.

Gli Antichi babilonesi, non contemplavano, nello zodiaco, né Bilancia, né Scorpione, ma, al loro posto, Aquila e Ofiuco, ritenuti potentissimi, due Archetipi di espansione della coscienza.

Aria, per aquila, acqua per Ofiuco, perché l'Ofiuco è l'Archetipo del Sacro Femminino, della Kundalini, della Lilith che destreggia abilmente le due energie, le due nadi, la Ida e la Pingala, della Kundalini.

Le due eclissi, quella lunare del 19 novembre, con la Luna Piena in Toro, e l'eclissi solare di domani, con la Luna Nuova in Sagittario, ufficialmente, ma Ofiuco, in senso archetipale, segnano due passaggi importanti.

Nell'eclissi lunare, si era adombrata la Luna, simbolicamente, il Femminino.

In questa eclissi solare, è il Sole, ad essere adombrato, il Mascolino, quasi che le due eclissi abbiano traguardato un equilibrio, che si doveva raggiungere in questo percorso tra i due eventi delle due eclissi.

Eclissi, che, comunque sia, parlano di allineamento "sole/terra/luna" e "Sole/luna/terra".

Allineamenti, che, traslati dal macrocosmo al microcosmo, riflettono una nostra particolare attenzione al nostro Ofiuco interiore, alla nostra Kundalini, all'allineamento dei nostri chakra, per offrire il meglio di noi, per essere magia, magia creativa, come dei Maghi che fanno sparire per un attimo il sole o la luna, sovvertendo l'ordine naturale delle cose.

Questo, ci offre la possibilità di un'enorme potenza, che le energie della data di domani, ci consentono di sviluppare, creando le coordinate per una dimensione nostra, dove il "nostro mondo", può essere anche il contrario di ciò che gravita intorno.

Il Sagittario, da eccellente arciere che prende la mira e punta in alto, ci aiuta a concentrarci, a  non disperdere energie. 

La somma della data di domani, 04/12/2021, sommata numero per numero, ci dà un dodici.

Sacro Archetipo Ebraico Lamed, con funzione "misura". 

Per la Luna Piena del 19, avevamo avuto un Archetipo Phe, con funzione "espansione", dove si era testata la possibilità di espansione, di manifestazione, della nostra dimensione divina, nella dimensione Terra, governata dal Toro.

Una vibrazione femminile, radicata, che si elevava potente fino all'espressione verbale, laringea, taurina. 

Taurina/uterina, oserei dire, perché è stato come un canto ancestrale di liberazione, atavica, archetipale, potente, tellurica, vulcanica, come solo l'energia taurina/uterina di Madre Terra, sa essere, dopo la purificazione e sublimazione nelle nostre stesse acque amniotiche, attraverso la Luna Nuova in Scorpione del 4 Novembre.

E questa continuità evolutiva, è enfatizzata, in questa Luna Nuova in Ofiuco, o Sagittario, per i più, da un'energia archetipale, la Lamed, con funzione "misura", chiamata anche la "scala per il Paradiso".

L'ideogramma che rappresentava in origine la Lamed, era come un pungolo, quello che si usava per condurre i buoi. Serviva a canalizzare la forza, a non avere distrazioni.

Diventa poi, il simbolo del bastone di comando per i Maestri, per le Guide, per i Maghi.

Spinge al "raffinare", ad alleggerirsi di tutto ciò che energeticamente ci tiene ancorati in terra, e, in questo, è in perfetta corrispondenza con la dinamica ascensionale del Sagittario, che punta il suo arco verso l'alto, sfidando la legge di gravità, amplificando quel senso di espansione, già anticipato, e quindi, preparatorio, dell'Archetipo Phe, con la Luna piena in Toro appena trascorsa.

È come l'Arcano Maggiore che la rappresenta, il XII, l'Appeso, dove il corpo, appeso al contrario, si libera di ogni peso terreno, obliandosi, entrando in quella dimensione divina, che è possibile solo attraverso la consapevolezza dell'energia divina che si incarna in noi attraverso la Kundalini, la Shekinah, il Serpente della conoscenza, l'Ofiuco, che ha un sé, un'energia accogliente, ricettiva, che si lascia plasmare dal divino.

Che non si occupa della contingenza, della dimensione reale, perché è più reale, la sua dimensione interiore, che è divina.

È via di accesso per il nostro corpo tridimensionale di Luce, la nostra Merkaba, che è la versione tridimensionale del dodecaedro, che nella Merkaba, dove si dinamizzano vicendevolmente in sinergia, l'energia maschile e quella femminile, assume la dimensione spaziale di stella tetraedro, elettricamente e magneticamente dinamizzata dalle due opposte e complementari energie.

Questa dimensione, che riusciamo a creare, partendo da noi, dalla nostra centralità, dal nostro Fuoco interiore Sagittarino, dai nostri centri energetici della Kundalini, serpentini, ci dà la Misura, come la funzione della Lamed, ci ciò che realmente siamo.

Ci misuriamo con noi stessi, con le nostre stesse possibilità creative, che vanno oltre, la contingenza materiale.

E in questo, ci guida l'energia Femminile, che è accogliente, feconda, e di lascia plasmare. Che sa come custodire, come partorire, come crescere. Come portare alla luce, fino agli altissimi livelli del settimo chakra.

La Corona.

Regnanti di noi stessi.

Non di altre corone dalle basse energie. 

Nel corso del tempo, la Lamed  fu accostata all'ureo egizio.

Ureo che rappresentava il Femminile, depositario della conoscenza, della fertilità, di protezione, conservazione e custodia del Disco Solare, del Mascolino, inteso come Divino.

È l'energia femminile, Custode della nostra Scintilla Divina, è lei, l'accesso a quella dimensione akashica di memorie del mistero stesso della vita, di portale verso l'Assoluto, di cui siamo parte.

È una dimensione superiore, che trascende i limiti di quella terrena, pur inglobandoli, ma alchemizzandoli, in modo che non ci sia identificazione tra noi, e ciò che viviamo, contestualizzati in questa realtà, in questo momento storico così difficile.

Coltivare la propria Dimensione interiore, in espansione, alleggerendoci, come l'Appeso, svuotando le nostre tasche da pesi energetici, da forme-pensiero grevi, da ciò che ci distoglie dalla nostra mira, dal nostro puntare in alto, oltre la divisione, ci consente di attraversare leggeri, e pur, radicati in noi stessi, questo momento.

Le due eclissi ci hanno aiutato ad allinearci.

È tempo di Stare.

Di Essere, piuttosto che di avere.

È tempo di stabilire nuovi confini.

Con i nostri Parametri.

Con la nostra Misura.


Tiziana Fenu

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04/12/2021 Luna Nuova in Sagittario




💙Fiore della vita

 Oltre il 6, si crea la Vita

DNA

Fiore della Vita

Vita Genetica

Frequenze

Energie

Alveari creativi

Griglia Cristallina. 

Espansione

Forza

Nuovi Codici

Nuove Frequenze

Amore💜🔥


Tiziana Fenu


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Fiore della vita






giovedì, dicembre 30, 2021

💛Bandurria/Menat, Perù

 Bandurria, Perù..

https://www.facebook.com/1466217088/posts/10220442485919971/

Come l'ingresso del nostro pozzo di Santa Cristina(https://maldalchimia.blogspot.com/search?q=Menat) 

Bandurria è un sito archeologico risalente al 4000 a. C. Siamo in piena era astrologica del Toro.

Toro che ingloba in sé, non solo l'aspetto mascolino fecondante, ma anche l'aspetto femminino fertile che accoglie il seme maschile. Un aspetto taurino/uterino che conosciamo molto bene, e che si esemplifica in quella figura equinoziale, in equilibrio tra le due energie, come abbiamo visto altre volte, nella Tanit, nel Menat, nell'Ankh, nella stella a cinque punte, in quella conformazione con l'angolo a 72 °, che fa in modo di incastrare perfettamente, le dinamiche degli ingranaggi terrestri, con quelli più ampi dell'universo, con le sue scansioni precessionali che traguardano le costellazioni lungo l'ellittica equatoriale celeste e l'avvicendarsi dell'inversione degli equinozi ogni 25.800 anni.

"Bandurria rappresenta un antico insediamento di pescatori costieri con le prime testimonianze di un'architettura cerimoniale in pietra. Siti archeologici appartenenti al periodo tardo arcaico erano stati individuati in precedenza a nord, ma Bandurria era cronologicamente precedente ad essi."

Dalla descrizione sembrerebbe qualcosa di familiare alla nostra cultura megalitica.

Magari i nostri antichi Shardana, sono approdati fino alle rive sul lato sinistro del Perù,.. Chissà.. .Ho trovato pochissimo su questo sito.

Tra l'altro...

Bandurria..

Banduddu ("la borsetta degli Dei" mesopotamica, di cui ho già approfondito in proposito)

Nomi che sembrano sardi..

La ricerca continua..


Tiziana Fenu ©®

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Bandurria/Menat, Perù





💛Link Nuraghi in Israele

 Giusto per far venire l'orticaria ai denigratori.. 


"Gli antichi sardi sarebbero in effetti i “popoli del mare”, o meglio i Shardana, una popolazione di guerrieri citata con rispetto dai geroglifici egiziani del periodo faraonico di cui si sa tuttora molto poco”, spiega Zertal.


Zertal parla di “rivoluzione copernicana della cultura nuragica”. A detta di Ugas si tratta di un fenomeno “estremamente atipico per quel periodo, destinato a rafforzare l’ipotesi delle origini antichissime e autoctone della civilizzazione sarda”.


https://www.yaelisraeltours.com/nuraghi-in-israele/


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Link Nuraghi in Israele


Dunque gli architetti dei nuraghi non avrebbero copiato da nessuno. La loro cultura si sarebbe invece sviluppata in modo indipendente sull’isola sin dal neolitico e l’eta’ del rame, nel 6.000 a. C., per poi espandersi verso le coste orientali del Mediterraneo. “Troviamo esempi di terracotta nuragica in Sicilia, Creta, lungo il Peloponneso, a Micene e in Anatolia. Ma questo in Israele e’ probabilmente il sito piu’ ricco e meglio preservato”, aggiunge Ugas."

💛Eleonora d'Arborea prof. Sanna

 CHE INTERESSANTE IL LIBRO DI GIGI PIREDDA! NON SOLO OGNI ORISTANESE MA OGNI SARDO DOVREBBE LEGGERLO.


Da poco ho letto (e riletto), freschissimo di stampa, il libro di Gigi Piredda sulla statua di Eleonora d'Arborea ( M.L.Piredda, 'Il Monumento ad Eleonora d'Arborea. Scena, retroscena, immagini e prospettive', Fondazione Oristano, ed. Camelia, Oristano, 2021). Mario Luigi Piredda (noto Gigi) è stato un mio caro alunno del Liceo e come non pochi altri miei alunni ha pensato di onorare i suoi studi dedicandosi alla ricerca storica attinente a temi della sua città. Non aggiungo altro rispetto a quanto hanno scritto di bello e di giusto nella presentazione e nella prefazione Andrea Lutzu, sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna, assessore alla cultura e Giampaolo Mele, docente dell'Università degli Studi di Sassari. Dico solo una parola: 'interessante'. Una parola che potrebbe sembrare semplice ma non lo è affatto. Infatti, sono ancora sull'onda dell'emozione perché l'interesse suscitato in me dal libro ha fatto sì che non abbia dormito per una notte intera. Proprio così. L'ho letto tutto senza pause. Non mi capitava da tantissimo tempo. 'Interesse' perchè Gigi, parlando della storia della statua di Eleonora d'Arborea, è riuscito a contemperare due aspetti sempre assai difficili quando si scrivono saggi storici: filologia e piacevolezza nell'esposizione. Non c'è cosa, si può dire, che non sia stata esaminata e documentata con rigore e non c'è cosa narrata che possa essere accusata di fastidiosa pedanteria. In un periodo come questo in cui i ricercatori (liberi e non) si affannano per ottenere  applausi e gloria per il metodo che scappa dalla passione come dal diavolo, il saggio di Gigi mi ha dato il senso dell'aria fresca, della genuinità,  della spontaneità, del lavoro in cui davvero il primo compito di chi scrive è quello di comunicare. Comunicare per i molti e non solo per i pochi o i pochissimi. A Gigi Piredda interessa che la storia (la storia della statua) coinvolga la sua gente, la sua Aristanis   e coinvolga anche e soprattutto  la Sardegna perchè Eleonora -si sa -  è simbolo per tanti della stessa Sardegna. E lo fa anche andando controcorrente e rivalutando storicamente, con decisione,  il lavoro fatto dal fiorentino Ulisse Cambi, accusato a torto di aver agito malamente, raffigurando una Eleonora fasulla che di sardo non avrebbe nulla (secondo il giudizio dello scrittore sassarese Costa fatto proprio purtroppo da tempo dagli Oristanesi disinformati). Il Cambi fece quello che gli fu detto di fare e cioè seguì le 'istruzioni' della 'Relazione del giurì artistico' del gennaio 1872. Relazione in cui Giovanni Spano (con l'accordo di Salvatorangelo De Castro) raccomandava soprattutto che Eleonora fosse bella e di una bellezza secondo i canoni greci. Per un neoclassicista come il Cambi quella raccomandazione era del tutto superflua, un invito a nozze. E così in piazza Eleonora oggi abbiamo quello che non potevamo non avere: una donna bella, bella di greca bellezza. Ho sorriso sul  bello di Eleonora, pensando al falso  che, ancora oggi, porta a far scegliere, nella e per la sfilata annuale del Carnevale, una bella ragazza di Oristano. Un mito del tutto fasullo. Perchè Eleonora purtroppo era brutta dal momento che le era capitato un incidente da bambina che le aveva sfigurato praticamente tutta la parte destra del volto. Non so quanti oristanesi sanno del fatto tragico effigiato dagli scultori non solo della chiesa di San Gavino (il 'pantheon' degli Arborea) ma anche da quelli del palazzo medioevale di Mogoro. Gigi Piredda di questo non parla. Ma il saggio ha anche questo di interessante: permette di interagire e dire di quel poco che forse l'autore ha ritenuto non  del pertinente per una storia ancora non del tutto narrata e per la quale si dice che le 'indagini' ...continuano.  


(in all. L'eleonora del 'pantheon di San Gavino e l'Eleonora del palazzo nobiliare di Mogoro)


Prof. Gigi Sanna, storico, docente, epigrafista, autore, esperto di antiche scritture e alfabeti


https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10222556537355705&id=1039280542


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Eleonora d'Arborea prof. Sanna




💛Labirinto 7 percorsi California

 Il ricercatore californiano Christopher Ryan sta facendo delle scoperte davvero straordinarie, che collegano la nostra Antica Civiltà Sarda con la California.

La scorsa volta la similitudine riguardava delle strutture come le nostre tombe dei Giganti(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/tombe-dei-giganti-in-california.html) e la similitudine con  gli  antichi Guanci delle Canarie(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/guanci-sardegna.html), come avevo sottolineato anche io.

Stavolta, si tratta di un labirinto:(https://m.facebook.com/groups/529542931124322/permalink/1108960693182540/) 

A sinistra vediamo il Labirinto in California, a destra, quello in Sardegna.

Leggiamo, dal suo post:

"Mi è capitato di imbattermi in un altro collegamento transatlantico antico, assolutamente incredibile, tremendamente incredibile con la California e la Sardegna.  Come un'impronta digitale preistorica degli Dei, questa corrispondenza che ho fatto tra questo Labirinto ai pressi du Lu Nuracheddu a Tempio, e il Labirinto che avevo scoperto in precedenza qui vicino a casa mia in California sarebbe sufficiente per risolvere un crimine.  Quindi ora aggiungi questo labirinto alla mia lista insieme alla mia scoperta della Tomba di Giganti, delle pareti del serpente e dei petroglifi identici e degli scheletri alti nove piedi trovati sia in California che in Sardegna."


Una similitudine straordinaria.

Non è un labirinto a 7 percorsi come quello della Domus de Janas Luzzanas a Benettutti in provincia di Sassari, ma sono entrambi a 9 percorsi.

Il nove è legato alla gestazione, al Femminino, al nono Archetipo Ebraico Sacro Teth, con funzione "cedente", e indica proprio il Femminino che accoglie, il grembo, la coppa che accoglie il Mascolino, per la piena manifestazione del Divino.

A questo proposito, ricordo che nel nostro paese Teti, il cui nome è simile a Teth, sono stati rinvenuti molti bronzetti, un luogo alchemico molto importante, tra cui il nostro bronzetto di Teti, il Demiurgo creatore, splendido rappresentate della Geometria aurea(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html)


Complimenti al ricercatore Christopher Ryan per la deduzione, la passione, e per aver portato alla luce quel filo conduttore che lega la nostra Antica Civiltà Madre Sarda, a culture lontane geograficamente. E questo, significa solo una cosa, come abbiamo sempre detto: che gli antichi Shardana si spostavano ovunque, con le loro piccole navicelle idrodinamiche, perfette, veloci, eseguite secondo i canoni della Geometria Sacra, come ho sempre detto, e ovunque portavano bellezza.


Tiziana Fenu

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Labirinto 7 percorsi California




venerdì, dicembre 17, 2021

💛Domus de Janas Tonara, barca solare

 Da un post in una pagina

https://www.facebook.com/groups/808890316595237/permalink/1089865081831091/


"Focolare della domus de janas di Is Forreddos - Tonara (NU), nel complesso archeologico di Martì. 


"Domus de Janas nella tentative list UNESCO". 


Cesimsardegna.com

@sardegna_turistica

Sardegnaturisticatv.it"


~~~~~

Osservate... Ho capovolto l'immagine.

Perché sono visionaria, e le cose le osservo da ogni punto di vista e angolatura.

Barca solare egizia che trasporta il Sole.

Una Domus che ha un ingresso come la Sacra Barca solare egizia che trasporta il Sole.

Sole fertilizzante che consente la rinascita 

Il quadrato degli ingressi delle Domus de Janas, rappresenta la terra, il grembo, come già avevo scritto mesi fa(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/gli-ingressi-quadrati-delle-domus-de.html), e questa particolare conformazione, non può essere a caso, è uguale alla conformazione della barca solare egizia, stilizzata.

Era la barca che trasportava da Oriente a Occidente, Ra, il dio Sole, durante il percorso diurno.

A conferma che possa trattarsi di una rappresentazione simbolica della barca solare egizia, di cui le Domus sono ancestrali precursori, visto che veicolano il tragitto di rinascita per l'aldilà, con il sole che entra nel simbolico condotto vaginale quadrato di Madre Terra, è quella coppella inusuale, che non ha i tre bordi come le tre cornici delle porte, o come, per esempio, la coppella nella Domus s'Incantu di Putifigari, ma ha, come il glifo egizio del sole, una circonferenza centrale, e una esterna. Un punto con un cerchio intorno..

Ecco.. E le barche solari della Domus de Janas di Montessu, a Villaperuccio?

... Millenni prima della civiltà egizia..

Sottolineo, perché mi è stato chiesto, perché rappresentarla al contrario.

Non è al contrario, l'ho capovolta io per farvi capire. Per chi è dentro la Domus, dentro il grembo, il verso risulta nel giusto modo, con il glifo del sole davanti, o sulla testa che sia. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

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Domus de janas Tonara, barca solare











💛Tanit e Caduceo

 Prendo spunto da un post recente di prof. Sanna, di dieci giorni fa(https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10222491975341695&id=1039280542), nel quale scrive, tra le altre cose:

"mentre il pronome indicativo ‘he’ è reso con una assai ampia varietà formale di cosiddette ‘Tanit"

[...] yhwh' (indicativo del Dio biblico, di cui si trovano scritti in documenti, in vari luoghi della Sardegna) è reso anche con l’acronimo, ovvero ‘Y’ e con il pronome indicativo ‘he’ (lui/lei)"

Nell'immagine postata, allegata al link in questione, si possono vedere i tanti modi in cui si scrive yhwh in scrittura nuragica. 


Vorrei soffermarmi un attimo sulla Tanit, e sul pronome che rappresenta," he'. 

Questa parola, questa lettera, rappresenta anche il quinto archetipo Ebraico, con funzione" vita", e la lettera corrispondente, è proprio la H. 

La lettera He', era considerata la più Sacra dell'alfabeto. È senza suono, perché rappresenta il soffio Divino che viene insufflato nell'umano, per dare la vita. 

Assume Forma nel Femminile, in quella che è considerata la Matrice di connessione direttamente con il Divino: la nostra Kundalini, con le due nadi laterali di polarità energetica opposta, Ida e Pingala, Femminile e Maschile. 

È considerata quindi, un principio androgino, simbolo del Fuoco divino che arde nell'Umano. 

È l'uomo all'interno del cerchio, come l'uomo vitruviano che con i suoi cinque punti, come un pentacolo, tocca il cerchio, la divinità, a sua volta, inscritto in un quadrato, la terra. 

È la quadratura del cerchio, che la nostra Tanit, rappresenta molto bene. 

Una Tanit Femminile, perché il cinque è legato a Venere e al suo percorso pentacolare nell'arco di 8 anni, nel cielo. Ma e anche legata, Esotericamente al Toro, che presiede il quinto chakra, il chakra della gola, Vishudda, che trova la sua corrispondenza, come abbiamo visto altre volte, nell'apparato riproduttivo femminile

Vishudda/udda

Ma anche "gutturu(gola) /uturu/utero. 

Perché la gola, la laringe crea, tanto quanto l'utero. 

Utero, che è indissolubilmente legato, nella sua conformazione stilizzata, al toro. 

Un'energia monadica androgina, taurina/uterina, che consente la creazione. 

Infatti le Tanit, sono sempre rappresentate con due caducei affianco. Il Caduceo che simboleggia la forza trasmutante, frutto della sinergia degli Opposti, una forza di nascita, di rinascita, di traghettamento, di percorso, che poi sarà rappresentato da Mercurio, l'agente trasformante alchemico, che si presenta come la stessa testa della Tanit, con la falce lunare sulla testa. 

Falce lunare,, che rappresenta anche le corna taurine. 

Perché è vero che la Tanit rappresenta il Femminino, ma ha inglobato in sé, anche il Mascolino, perché governa e domina gli opposti. 

Tutte le antiche rappresentazioni di divinità o semidivinita', o dei simboli senza nessun riferimento umano, come quelli di Gobleki Tape, risalenti al 10.000 a.C, fanno riferimento a questa H mercuriale, sinergia degli Opposti. Un grande potere, per chi riesce a gestirlo, e la Tanit, in quanto padedra del dio solare Baal Hammon, il suo volto manifesto ne è degno veicolo. 

Una coppia "importata" da Cartagine, nel VI sec.a.C., o forse è meglio ipotizzare che qui già coesistevano, come forze sinergiche primordiali, rappresentate dalle tombe dei Giganti, con la loro conformazione taurina/uterina, con l'ingresso del pozzo Sacro di Santa Cristina, dove sole e luna agiscono in sinergia, con i pozzi sacri in generale, con i nuraghi, fallici e uterini insieme, con le Domus de Janas, istoriate di protomi taurine/uterine. 

Avevamo già, in Sardegna, da secoli, questo senso della sinergia degli Opposti che genera la vita. 

Ne avevamo colto il senso intimo, poi manifestato nelle nostre opere megalitiche. 

Senso, e concetto, presente già nelle Domus de Janas, dove la sovrapposizione delle protomi taurine, indica anche la coppa uterina che coglie, accoglie, e produce nuova vita.


Ma tutto questo, deriva da una semplice osservazione astronomica, del cielo. 

Avete notato come alcune Tanit abbiano il braccio destro leggermente più sollevato rispetto al sinistro, rispetto all'osservatore?

Il braccio leggermente sollevato indica la direzione del sole e della luna, da est, da destra verso sinistra. 

Ho immaginato la Tanit come un osservatorio astronomico, come quella "toppa di chiave" dalla quale si osserva un panorama. 

Nei tempi antichi, gli osservatori astronomici erano molto diffusi. Ci si orientava seguendo le dinamiche degli astri, dei pianeti, il percorso lunare e stellare. 

Il percorso della luna, segue la linea est-ovest, esattamente come il percorso del sole. 

Il giorno dell'equinozio di primavera e d'autunno il Sole sorge ad Est e tramonta ad Ovest Durante la primavera e l'estate il Sole sorge a Nord-Est e tramonta a Nord Ovest. Durante l'autunno e l'inverno sorge a Sud-Est e tramonta Sud-Ovest.

Quindi, la Tanit, rappresenta, in termini astronomici, il fattore equinoziale di equilibrio tra i due solstizi. Ecco perché talvolta viene rappresentata con il braccio destro un po più alto. 

(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html) 


"Il Menat(uguale alla conformazione della Tanit), trasposto nella conformazione architettonica dell'ingresso dei pozzi sacri, è il fattore equinoziale equilibrante tra i due solstizi. È l'alfa e l'omega astrologico, perché la Costellazione e il segno zodiacale del Toro, governano la gola, perché in principio era la Parola, e la parola, il suono[...] 

Il Menat rappresenta l'equilibrio equinoziale, il portale equilibrante, come una Tanit, il contrappeso, che consente la creazione. 

Attraverso il Menat, l'ingresso del pozzo Sacro, le acque, l'elemento femminino, vengono ingravidate dal Fuoco sacro del Logos Solare. 

Le rende Sacre. 

Questo, significa, dominare il Toro, le energie bestiali, e renderlo sacro.

Gli Antichi Egizi raffiguravano l'ingravidamento attraverso l'Ankh avvicinato alla bocca. 

Perché la parola crea, ha la stessa potenza creatrice di un utero. 

"Gutturu(gola in sardo)/utero" 

"Utturu/utero". Molto simili.

[...] Il Menat è il simbolo di questo sacro equilibrio, per poter accedere alla trasmutazione

[...] Il Menat, come avevo già sottolineato nei miei post, è Geometria Aurea e Sacra, legato, per proporzioni alle nostre Dee Madri, con le proporzioni auree degli angoli a 72°, le stesse del pentagono, simbolo di Venere, insieme alla stella a 8 punte, della Tanit, dell'ingresso del pozzo di Santa Cristina, e degli ingressi dei nuraghi, e della precessione degli equinozi.

La simbologia va amplificata su un significato più universale e cosmico, astronomico.

Ci sono precisi rapporti numerici e angolari aurei, che dimostrano come, attraverso essi, nel passato, non solo si cercava di manifestare il Divino nella materia , e sublimarla attraverso esso, ma l'intento era quello di sentirsi parte, anche attraverso le loro opere, di un ingranaggio universale più ampio, ciclico, perfetto, aureo


[...] Si cercava la proporzione aurea anche nella rappresentazione del Femminino, anche architettonica, in modo che Maschile e Femminile fossero in equilibrio sinergico e le stesse opere manifestassero, energeticamente, tutta la loro potenza, possibile solo attraverso la sinergia degli opposti.

Perché diventassero, come è nel grembo femminile, nella vulva triangolare, nell'Hator "Madre delle Madri", casa di Hator, la casa dell'Oro, del Sole, dell'energia Maschile, anche nella concretizzazione architettonica.

Inscindibili l'uno dall'altra.

Sole e Luna, come le due "oo" della parola oro.

È l'energia maschile che tiene in piedi questo legame, il centro del nostro sistema solare, gravitazionalmente parlando.

E tiene in piedi anche la precessione degli equinozi, che indica la ciclicità della vita su tempi ciclici più lunghi, cosmici, universali.

Ma, ancora più importante del Sole, è il Sole Nero, la Madre delle Madri, Hator, Iside, Lilith, e tutte le divinità femminili che verranno dopo, che ancestralmente, come tutte le divinità primordiali, avevano un'energia maschile e femminile insieme, e che poi, declasseranno ad unica energia femminile, lunare.

Sin, era infatti la divinità sumerica, babilonese, mesopotamica della luna, nonostante fosse di genere maschile.

Perché le originali energie, solari e lunari, erano androgine.

Infatti Sin-cronismo indica due cose che avvengono in contemporanea, come anche sin-cretismo, convergenza di due(o più) elementi ideologici apparentemente opposti, inconciliabili, e via dicendo con le parole che hanno come radice "Sin", che indica polarità maschile e femminile insieme, energia femminile lunare in un corpo maschile."


Io sono convinta che la Tanit  nasca qui in Sardegna, da una osservazione astronomica del percorso del sole e della luna.

È una proporzione aurea, una delle tante, della nostra Antica Civiltà. 

Che nasca nel Sinis, come divinità androgina. 

Una divinità maschile, che va in sincrono con quella femminile

Sinis/sin-/sincrono. 

Si-N-iS

Ta-N-iT

Tan/Tin. Una bella coppia maschile e femminile, senza considerare che originariamente, il nome della Tanit era Tinnit. 

Ancora meglio. 

Per quel gioco degli specchi, dello speculare, del gemellare, tipico della nostra Antica Civiltà, abbiamo un Tin-, speculare al -nit. 

Il gioco degli specchi, del gemellare, così diffuso nella nostra Antica Civiltà, perché avevano capito benissimo, che solo la sinergia degli opposti porta alla nascita, alla rinascita, all'immortalita'

Il gemellare come veicolo del divino(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html) 

E la sinergia degli opposti è quel caduceo che affianca sempre le Tanit nei petroglifi. 

Ecco perché la Tanit è così importante nell'antico alfabeto sardo, e il motivo per cui si rappresenta la divinità sarda yhwh, con la he', che indica un pronome maschile e femminile, rappresentata da una Tanit androgina, Monade, potentissima, Custode delle due energie complementari. 

Colei che consente alla divinità di manifestarsi nella Forma

Non può che nascere qui, una divinità monadica. Ne abbiamo rappresentazione formale, in ogni nostra struttura, dove vi è sinergia degli opposti, persino nella scrittura.. 

Poi si è differenziata, a Cartagine, diventando solo femminile, e ovunque si sia diffusa. 

La Tanit era vita, era Ankh, era stella a cinque punte, era angolo a 72 °, ingresso nel grembo dei nuraghi e dei pozzi sacri. 

Era scrittura che reggeva, che veicolava messaggi sacri. 

Era osservatorio astronomico preciso, che seguiva il moto del sole e della luna in Sin-crono, nel Sinis, nella terra dei Giganti, i veri Architetti del Sator - Sinis, in specularità con quell'enorme ingranaggio dell'universo, di cui avevano capito ogni dinamica. 

E aspettavamo i Cartaginesi, per conoscere la Tanit? Aspettavamo al VII sec.a.C.? È ridicolo solo a pensarci. 

O forse è più onesto pensare che tutta l'Antica Civiltà Sarda era già da secoli, rappresentativa di quell'equilibrio equinoziale, mercuriale, di sinergia di opposti, simboleggiata dalla Tanit, al punto da inserirla come uso corrente, nella scrittura, nel nome della divinità monadica dei Sardi. 

È tempo di incominciare a pensare con logica, e a rivalutare la storia che ci hanno propinato. 

Una sola immagine, oggi, la Tanit capovolta all'interno dell'area archeologica del Monte Sirai. 

La Tanit della dimensione divina, dell'immortalita'. 


Per approfondimenti sulla precessione degli equinozi e sulla Tanit:

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html


https://maldalchimia.blogspot.com/search?q=Tanit


Tiziana Fenu 

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Tanit e Caduceo



💛Nurnet, i 9 Archi

 Pubblico in allegato una delle numerose, antiche cartine storiche della Sardegna che vennero stampate tra il XVI e il XVIII secolo. La mia banale considerazione è la seguente: se ancora pochi secoli fa non si aveva contezza della forma planimetrica della Sardegna, come è possibile che i Greci prima e i Romani in seguito avessero ritenuto che Ichnusa/Ichnussa, una delle dizioni con cui veniva denominata la nostra isola, significasse “orma di piede”? 

Ci viene allora incontro il glottologo Salvatore Dedola, osservando come “Ιχνοũσα, ̉Ιχνοũσσα è una perfetta paretimologia, ed ha la base antichissima nell’akk. iqnû‘lapislazzuli, turchese’, ‘smalto blu’ + -sû ‘the X-man’, in composto iqnû-sû > Iqnusa, che significa ‘l’uomo del Grande Verde’ e parimenti ‘quella (l’isola) del Grande Verde’”.

Con quest’ultima terminologia, come asserito anche da Giovanni Ugas, si indicava il Mediterraneo Occidentale. Terminologia presente anche nella tradizione egizia, che citava il “Wd-Wr/Grande Verde” come il mare a sua volta compreso nel “Sin/Wr”, il grande cerchio d’acqua, il fiume oceano che si riteneva circondare il mondo allora conosciuto.

All’interno del “Grande Verde”, come scriveva il grande egittologo francese Jean Vercoutter ( 1911 –2000) citando i Testi delle Piramidi e i Testi dei Sarcofagi, “galleggiavano” le isole degli Haou-Nebout.  Isole ubicate a nord ovest dell’Egitto, dove si pensava fosse collocato l’Ade. Va peraltro osservato come il rito funerario egizio esordisse con la formula: “a occidente”, e comprendesse un attraversamento delle acque per raggiungere il “Sacro Amenti”, luogo paradisiaco posto nella terra insulare ritenuta regno di Osiride, signore eterno dei “Sekhet Hanw//Yarw” (dove sekhet sigifica “campi” e hanw/yaru “canne, giunchi o erba in genere). L’Ade, come noto, era il regno dei morti, assimilabile appunto ai “Campi di Hanw” o all’”Elysium” (Campi Elisi ) (cfr. link seguente).

https://www.nurnet.net/blog/il-paradiso-in-premio-agli-amici-di-nurnet/

A questo proposito Salvatore Dedola scrive che i Fenici, ma anche gli Ebrei, chiamarono la nostra isola  “Kadoššène, (Kadoš-Šēne = ebraico-fenicio ‘Madre Santa’). Precisamente kadoš ebr., qdš fenicio = ‘santo, sacro’; šn’ fenicio ‘maestro’ ma anche un certo tipo di ufficio (sacro). Nel fenicio šn’ sembrerebbe di poter cogliere quella che per gli Ebrei fu la ‘Terra Santa, la Terra Promessa’”.

Per quanto infine si riferisce al termine Haou-Nebout, con questa dizione venivano indicate non solo le isole del “Grande Verde”, ma anche i suoi abitanti, che per gli egizi ricoprivano un ruolo fondamentale tra i popoli con cui la terra dei faraoni aveva avuto a che fare, nel bene e nel male. Termine quindi non solo geografico ma etnico, che indicava altresì “i Popoli del Mare che invaderanno l’Egitto al tempo di Mereptah e Ramesse III (1200-1100 a.C. circa)” (Berni e Chiappelli “Haou-Nebout, i Popoli del Mare”).

Tutte considerazioni che costituiscono interessanti indizi a favore della tesi, assolutamente ragionevole, che tra le isole nel Grande Verde svolgesse un ruolo fondamentale proprio la Sardegna, e che da essa provenissero quelle marinerie Shardana, che facendo parte degli Haou-Nebout assunsero, in testa ai Popoli del Mare, un ruolo egemone nel Mediterraneo occidentale, esercitando “una leadership militare di lungo periodo, dal 1500 al 1200 e oltre avanti Cristo” (intervista di Giancarlo Ghirra a Giovanni Ugas- Unione Sarda 27 ottobre 2007).

E sempre a questo proposito, Salvatore Dedola rappresenta come certezza il fatto che i celebri Shardana, gli invasori del Delta, uno dei Popoli del Grande Verde, non potevano che avere la propria base in Sardegna, a dispetto degli stuoli di archeologi che ancora lo negano a vantaggio della Sardi anatolica”.

In allegato, oltre alla citata antica cartina della Sardegna: uno Shardana ed un Tjekher (Teucro) fatti prigionieri dal faraone Ramesse III ed effigiati in un bassorilievo di Medinet Habu (il termine shardana è riportato anche nel cartiglio); i “nove archi”, le etnie con le quali l’Egitto ebbe per lungo tempo a che fare con in testa gli “Haou-Nebout”; un bronzetto sardo sovrapposto al bassorilievo di Medinet Habu che ritrae la battaglia del Delta che coinvolse anche gli Shardana.

(pagina Nurnet) 

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Nurnet, i 9 Archi







💛Moneta romana con nuraghe

 Moneta romana ritrovata nella sepoltura dell'imperatore romano Marco Cocceio Nerva Cesare Augusto, meglio conosciuto semplicemente come Nerva, primo degli imperatori adottivi, regnante dal 18 settembre 96 fino alla sua morte avvenuta nel 98.

Si tratta di una serie di monete ritrovate nella necropoli  dell'isola Sacra, presso la foce del Tevere, nel comune di Fiumicino.

La moneta in questione sembra rappresentare, da un lato, un nuraghe, sembrerebbe, con 4 omini sulla sommità, mentre, sull'altro lato, presenta  quella che sembrerebbe la rappresentazione dell'albero centrale delle navicelle shardana, con un anello rotante sormontato da una mezzaluna o, spesso, da una colomba, che probabilmente serviva per l'orientamento durante i tragitti.

Si è parlato di bussola con sestante(teoria dell'archeologo Mario Pincherle), o di un alloggio per un albero più fine, il pennone, al quale veniva applicata una vela triangolare, secondo l'archeologo olandese Hans ten Raa, che consentiva di poter tornare agevolmente controvento.

Particolare, in questa moneta, è il segmento orizzontale, come una banderuola del vento, che indica, sembrerebbe una S, e una C, una falce di luna nel verso opposto, forse per indicare il sorgere del sole, l'est, e il suo tramontare, percorso che è identico a quello della luna, perché anche la luna, sorge ad est e tramonta ad ovest.

Alchemicamente è uguale al simbolo di Mercurio, non solo sinergia di opposti, ma Mercurio, per eccellenza è il comunicatore alchemico, anche per gli scambi commerciali, lo psicopompo. 

Sulla monetazione esclusiva sarda, non di trova molto, ma rappresentativo di una certa autonomia produttiva, può essere il fatto che sia stata coniata una moneta, 

lo statere aureo di Amsicora, un po’ prima della guerra contro Roma (215 a.C.), 

Per approfondimenti sui rinvenimenti monetali in tombe della necropoli di Porto all’Isola Sacra, anche se fa esplicito riferimento a questa moneta in particolare, come rappresentativa dell'Antica Civiltà Sarda, vi segnalo il link di riferimento

https://books.openedition.org/efr/3698


http://www.lamiasardegna.it/storia-shardana_porti.htm


Tiziana Fenu

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Ringrazio il ricercatore ed esperto di megalitismo Roberto Giacalone per la segnalazione.

Moneta romana






giovedì, dicembre 16, 2021

💛Betilo unimamellare Santu Antinu

 Da un post di una pagina, Donna Nuragica, di cui lascio il link e riporto la descrizione 

https://m.facebook.com/127889081248353/posts/871125023591418/?app=fbl

Betilo di Santu Antinu ‘e Campu, Sedilo, provincia di Oristano, Sardegna. 

" Il betilo di Santu Antinu ‘e Campu si trova presso il santuario di San Costantino a Sedilo ed è stato oggetto di grande attenzione: si caratterizza infatti per avere una bozza e un foro: già il Lamarmora riteneva che nella parte cava dovesse essere applicata una “bozza mammellare posticcia”. Nel 1978, Lilliu dimostrò che il foro era stato scavato secondariamente e che quindi il betilo è in tutto simile a quelli di Tamuli. 

fonte: Stefania Bagella. 

Elemento litico tomba di giganti di Padru Longu


Unico elemento litico residuo della tomba di giganti di Padru Longu – Aidomaggiore, così come riportato nella scheda n. 104 del Censimento del Patrimonio Archeologico del Comune di Aidomaggiore (OR): 


La mia attenzione vuole soffermarsi su questo particolare betilo, che presenta solo una mammella e una coppella della stessa dimensione della mammella. Non concordo con l'interpretazione ufficiale, secondo la quale, questa coppella, posta alla destra della mammella, quindi rappresentativa del lato destro, maschile, potesse rappresentare una nicchia dove successivamente sarebbe stata poi posizionata una mammella.

Il betilo rappresenta la perfetta androginia del maschile e del femminile.

Come avevo scritto in un post a luglio di un anno fa(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-labirinto html)

"Le strutture architettoniche della Sardegna rimandano sempre ad una sensazione complementare ed opposta in ogni sua manifestazione, nelle Domus de janas, nei Nuraghe, nelle Tombe dei Giganti, in un'alternanza di "vuoto e pieno", che è riflesso di quella più intima e interiore di fuoco e acqua, tra maschile e femminile, in una continua ricerca di equilibrio, dove l'elemento "vuoto", riceve: è il vuoto cosmico che crea, è l'elemento femminile, mentre il  maschile riempie questo vuoto cosmico. 

È il "vuoto/ pieno" dei Nuraghi, della conformazione delle Tombe dei giganti, vuota esteriormente, con l'Esedra a semicerchio cerimoniale  aperta e accogliente, concava come un grembo che aspetta di essere fecondata dal Sole, e piena internamente. 

Come nei Pozzi  Sacri, vuoti esteriormente, senza strutture architettoniche ascensionali, diversamente dei Nuraghi,  che tendono verso l'alto, ma intimamente più sacrali, dove  l'incontro tra maschile e femminile, avviene in quell'Ogiva , tra Tholos e Bacile, dove si sacralizza l'unione tra acqua e cielo, tra padre e madre, tra acqua e fuoco, il sole "T- Oro"

È l'incontro tra il vuoto e pieno, tra acqua e fuoco. 

Tra Nun e Nur. 

Nu-, stessa radice di Nuraghe. 

[...] Il Nuraghe, internamente, è considerato un corpo cavo, un contenitore, è un vaso della Jana sotterraneo, e dentro il cuore del nuraghe, esternamente molto maschile e fallico,  fa nascere la vita, attraverso la luce che entra attraverso i pertugi, chiamati i "tori della luce". 

Nuraghe  dalla  forma conica esterna betilica , che si erge sul vuoto della tholos, quasi a sublimarla in un moto ascensionale e spiralizzato, e attraverso un asse che forma una scala elicoidale intorno. 

Quasi a ricordare la struttura del DNA,  il serpente della Sofia, un liquido Vitale che permette la sacralizzazione della materia. 

Con un'apertura apicale, l' oculo, che può espandersi, eliminando le pietre apicali,  in perfetta congiunzione " cielo / terra",  con quel "terrazzo-ballatoio",  che è una perfetta rappresentazione di una corona che si espande come una corona di Raggi. 

Ricordiamo che molte divinità sono state rappresentate con una corona simile al nuraghe, in testa, di cui il simbolismo con  la "v", indica splendore raggiante, che si irradia verso la divinità, verso il cielo. 


La parola pietra in vedico è "Patra", stessa  radice consonantica di "pietra". 

"Patra", che significa  anche "coppa, vaso, contenitore". 

È bellissimo questo concetto :la pietra stessa è una coppa che custodisce la scintilla Divina, è il cuore della scintilla Divina. 

Un Sacro GRAAL. 

E La parola " cuore", in sanscrito si scrive" Guha", che ha due significati, una "cuore",  e l'altro è "calore". 

E la radice Gu- significa "coprire, tenere all'oscuro", da cui deriva il greco "kruptos", cioè "nascosto". 

E questo mi ricorda molto, foneticamente, il nostro " cuau", per dire " nascosto"

Come la " Gu" della parola " nuragu-nuraghe. 


La " Nu"  della parola nuraghe richiama la lettera ebraica " Nun" , il pesce simbolo di fertilità, il contenitore, il quattordicesimo archetipo sacro, espressione della ricettività femminile, la Jana. 

Che regala una nuova identità espansa immortale e divina, dove vi è unita tra pieno e vuoto, tra materia e divino, tra cielo e terra, tra maschile e femminile

Luogo del  femminile all'interno dei Nuraghi della Sacra Creazione dove vi è un recupero della dimensione perduta, nella forma a cerchio che è l'espressione perfetta della vagina, utero, dove la parola, la " Vac" in vedico,  può trovare manifestazione solo nel vuoto, nella Vac-uita'  della stessa Vac- ca  Madre

Il centro del vuoto dove si ritrova la Pienezza di sé stessi, come facevano nei tempi antichi, durante le sedute di incubazione


In India la piantina  dei Santuari ha sempre una forma circolare, da cui si accede da  uno stretto corridoio e questo ricorda, gli stretti pertugi di ingresso dei Nuraghi, prima di entrare nello spazio  centrale

E questo santuario circolare indiano, è chiamato "Garbha", che significa "embrione", da cui deriva la parola "Grha", che significa "dimora" ("dimora" come la lettera e Sacro archetipo ebraico Beth, che è la radice della parola "betilo" - "beth-El", la pietra che consente l'Ascensione alla divinità)

Dalla parola "Garbha", poi deriva la parola "Argha" che, come abbiamo visto prima, significa "vagina,  o yoni" ( da notare: "argha", somiglia ad "Arca"  e "yoni", somiglia a "Jana")

E anche le arcate delle chiese, si chiamano così, perché derivano da "argha", che simbolicamente significa nel grembo della madre. 

Arcate delle chiese che formano le navate, derivazione da " nave/arca/argha/vagina."


Da questo approfondimento, quindi, potete capire come questo betilo, unimamellare, sia la perfetta rappresentazione concettuale di tutta la dimensione spirituale degli Antichi Sardi, che cercavano, e manifestavano sempre la sinergia degli opposti, in perfetta complementarietà, perché sapevano, che è proprio la complementarietà, la sinergia, ad essere la vera potenza creatrice. 

Non, semplicemente, una Dea Madre a, o un Dio Padre, ma una Forma, come può essere un betilo unimamellare(ricordiamoci anche della nostra Venere di Macomer, per me, la prima Amazzone della storia, anch'essa unimamellare, di cui avevo già scritto - 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-venere-di-macomer.html), che ospita, come forma femminile, come coppa, entrambe le energie. 

Perché, le energie dell'origine, sono sempre complementari. 

Ho voluto chiamare il mio gruppo "JanaSophia, l'Origine#", per questo motivo. 

"Origine" come orgonica, come Oristano, come Orione, come Osiride(che contiene l"SRD" di Sardegna), Or come oro, come Lou-d'oro. 

Orione, Ariana, Arianna. 

Razza pura, Ar-jana. 

Ar-Ra. 

Jana - Ra. La Sposa del Sole. 

Labirinto, Benettutti. 

Il labirinto è Jana. (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-labirinto-e-jana.html) 

Energia orgonica soprattutto in alcuni punti cruciali della nostra terra, come ad Oristano, e questo betilo, androgino, un betilo straordinario, una Monade che rappresenta entrambe le energie, con quel gioco di vuoto/pieno che rappresenta, come una coppa che le contiene entrambe, sta proprio in quella zona, a Sedilo, provincia di Oristano. 

Oristano-Origine, come scritto altre volte, dove gli Dei, decisero di scendere sulla terra, e di manifestarsi, in forma semidivina, attraverso il Giganti di Mont'e Prama, a Cabras. 

Cab-Ra-s. 

Ra, divinità solari, monadiche, integre, complete. 

I betili androgini, hanno solo anticipato di secoli, di millenni, ciò che poi sarà quella visione cosmogonica che sarà impersonata dalle divinità, con la loro controparte energetica opposta, uniti per la creazione. 

E questo, se ci pensiamo, è davvero stupefacente, per questo tipo di rappresentazione, che non lascia niente al caso. 

Quindi, nessuna dimenticanza, nessuna incompletezza, nessun lavoro "non finito", nessuna "nicchia predisposta ad una mammella posticcia". 

È un betilo completo, perfettamente integro e regale, nella sua completezza e unicità energetica. 

Forse betili ad uso ritualistico. 

Vedete anche, nelle immagini, il betilo al centro di una conformazione a cerchio, e un elemento litico, con tre fori, che, come ho sempre scritto, rappresentano il potere creativo, di nascita, e di "nascita/morte/rinascita". 

Un punto di riferimento, quindi, energetico. 

Una Monade energetica creativa, simbolo del nostro arcaico megalitismo di Origine, nel senso, proprio, di "Creazione".


Per approfondimenti per il concetto di gemellare/speculare, importantissimo nella nostra Antica Civiltà Sarda lascio questi due link


https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html?m=0








https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ombra-capovolta-santa-cristina.html?m=0

Betilo unimamellare Santu Antinu


Tiziana Fenu 

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martedì, novembre 30, 2021

💚Kudurru pietra di confine

 Da un gruppo https://www.facebook.com/groups/583113712191538/permalink/1266216507214585/

Il testo esplicativo lo presenta così

"Frammento superiore di un kudurru con un drago mushhushshu e simboli divini. Periodo 1156-1025 a.C. circa. 

Questo esemplare frammentario risale al XII secolo a.C.  Il pezzo superstite, che proviene dalla parte superiore del kudurru, mostra parte del corpo di un serpente attorcigliato intorno alla superficie superiore.  Sotto il serpente c'è un mushhushshu, un drago composito associato alla divinità principale di Babilonia, Marduk, e suo figlio Nabu.  Il mushhushshu si trova di fronte alla facciata di un tempio o altare su cui si erge un simbolo di vanga, anch'esso associato a Marduk.  Al di sotto di questi si può vedere una sezione molto piccola dell'iscrizione originale.  L'altro lato della pietra mostra simboli astrali che rappresentano il sole (il dio sole Shamash) e Venere (la dea Ishtar), così come un'altra facciata stilizzata del tempio, questa volta con una corona cornuta (un simbolo usato per il cielo-  dio Anu e il grande dio del vento Enlil).  È visibile anche parte di un pesce-caprone, associato al dio Ea.  https://www.metmuseum.org/art/collection/search/327048


Avevo già avuto modo di parlare di queste pietre di confine, in questa pagina(https://www.facebook.com/104545201465861/posts/350437103543335/), e anche quella, mesopotamica, risalente al 1100 a.C  circa, presentava il simbolo degli Dei Ishtar e Shamash, le due energie femminili e maschili, a custodia di quella linea di confine. Anche questa, presenta, come l'altra, due costellazioni importanti, anche se diverse, il Capricorno(quindi, non è solo un "pesce-caprone" associato al Dio Ea, e la costellazione del Draco, rappresentata dal Drago.

Questo, perché essendo pietre di confine Sacre, di una certa importanza, che stabilivano i confini, necessitavano della custodia e protezione anche degli Dei. Le scritte cuneiformi indicano un preciso monito nel non oltrepassare "quel" confine. 

Ed è curioso come, la parola "kudurru" (da Wikipedia :"Il kudurru era un tipo di documento in pietra utilizzato come pietra di confine e come registro delle concessioni di terra ai vassalli dei Cassiti nell'antica Babilonia tra il XVI e il XII secolo a.C. La parola in lingua accadica significa "frontiera" o "confine"), contenga la radice "kudu", contando anche che "kudurru" sembra una parola sarda. 

"kudu" è del tutto simile al nostro sardo "Kuddu"/"cuddu", un aggettivo determinativo, che indica una cosa precisa, nello spazio e nel tempo. 

Indica un confine, se vogliamo. 

"Quello, e non questo". 

Determina un qualcosa, così come queste pietre di confine determinavano un certo spazio che non si poteva violare, pena, l'ira degli umani, ma soprattutto degli Dei. 

Vogliamo parlare ancora di sardo, come derivazione del latino, o è bene incominciare a pensare il contrario, visto la radice, di chiara matrice sarda, di molte parole definite "antiche, accadiche", o quant'altro? 


Tiziana Fenu

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Kudurru pietra di confine





💚Dea anatra Iran

 Cleveland Museum of Art

Statuina risalente all'800 aC

Provenienza:Iran, Amlash, IX secolo a.C.

Materuale: terracotta

Altezza totale: 23,2 cm (9 1/8 pollici)

Dono dei sigg. Farhadi e Anavian 1963.625

(https://www.clevelandart.org/art/1963.625).

La figura femminile è sempre stata centrale fin dal periodo del Neolitico, quando veniva rappresentata sotto forma di essere ibrido, come donna-pesce, donna-uccello, donna-rana, spesso accompagnate da simboli come il labirinto, che indica potere rigenerativo.

Tra le statuine rappresentate come donna-uccello, vi è particolare attenzione verso le donne-cigno, dal lungo collo, e verso le donne-anatra, divinità collegate ai corsi d'acqua, ai laghi.

Statuine zoo-antropomorfe che hanno il viso sagomato come se avessero un becco.

Le forme angolari, spesso presenti, come in questa statuina, come se fossero due piccole ali, simboleggiano il motivo a Chevron, con il vertice verso il basso, che richiama la conformazione del pube femminile.

Questa statuina è davvero particolare.

Ha la parte superiore che richiama, senza ombra di dubbio, un'anatra, o un'oca, e, vista di profilo, sembra essere in volo, o perlomeno in procinto di spiccare il volo, poiché la parte superiore del corpo, si eleva rispetto al punto d'appoggio della parte inferiore del corpo.

Ha la particolarità di avere, quelli che sembrerebbero due seni, sul dorso, invece di averli verso il basso, sotto, sul petto.

La parte superiore del corpo si definisce e contradddistingue bene, attraverso la marcatura a "V", pubica, dalla parte inferiore del corpo, che risulta quasi il contrario, rispetto al resto, in quanto le gambe, la sagoma abbozzata delle gambe, e il verso dei piedi, sono posizionati nello stesso verso dei due seni, in posizione contraria rispetto alla testolina con becco.

Anche il corto piumaggio sul sederino, risulta al di sotto dell'intera figura, mentre, per logica, dovrebbe essere al di sopra.

Credo che la scelta, del differenziare con due versi opposti, le due parti del corpo, anatra e donna, che entrambe contengono, l'una, un elemento dell'altra(l'anatra ha i due seni sul dorso, e la donna ha il piumaggio corto sul sederino), rientri in una precisa volontà di rappresentare, come in un Tao, la complementarietà tra le due figure, tra le due energie.

Questo perché, ancestralmente, la donna è considerata come la Grande Madre, la Dea Uccello, depositaria e Custode dell'Uovo Cosmico della Creazione, poiché essa, è una figura di cielo e di terra, di acqua e di terra(e anche di Fuoco, quando è rappresentata dall'Araba Fenice), di terreno e di Divino, e in essa si manifesta questa complementarietà, che fa di lei, un essere completo, monadico, integro.

I seni esposti verso l'alto, sul dorso, piuttosto che sul petto, potrebbero indicare una capacità nutritiva, rappresentata dalle due mammelle, che espone verso il Sole, verso l'elemento maschile, che le "fertilizza", con il suo calore.

È una statuina molto particolare, enigmatica, da ammirare in sua bellezza stilistica, molto raffinata, pur nella sua semplicità.

Incantevole, in quel gesto, quasi impercettibile, poiché inglobato in quello Chevron che sottolinea le ali, non del tutto aperte, prima del volo, come indica il collo teso, allineato al corpo, di coprirsi, con un gesto quasi pudico, il pube. 

Davvero deliziosa e delicata.


Tiziana Fenu

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Dea anatra Iran






💚Vaso melagrana

 Numero del museo(British Museum di Londra) 

1904.0708.4

Descrizione

Vaso in ceramica a forma di melograno. 

Argilla: argilla arancione, graniglie bianche, vernice marrone-nera brillante.

Forma: corpo globulare depresso con modanature verticali; corolla con sei petali separati da incisioni verticali; due fori vicino alla base.

Decorazione: tra le zone superiore e inferiore del motivo a ingranaggi, pannelli a scacchi alternati a tre colonne di barre diagonali; linee alla base. Vernice solida su corolla.

Visualizza di piùsulla descrizione

Culture/periodi:

Medio geometrico II

Geometric tardo geometrico

Attico

Data di produzione:

770BC-750BC

Luogo di produzione:

Prodotto in: Attica (Grecia)

Europa: Grecia: Attica (Grecia)

Luogo del ritrovamento:

Scavato: Corinto 

Europa: Grecia: Peloponneso: Corinzia: Corinto

Materiali:

ceramica

Tecnica:

dipinto

Dimensioni:

Diametro: Diametro: 9,30 centimetri

Altezza: Altezza: 10,04 centimetri

Peso: Peso: 147 grammi

I commenti del curatore

CVA:

Uno dei primi melograni di argilla attica, a giudicare dalla sequenza tipologica stabilita da N. Kourou in, Eilapine: tomos timetikos eis N. Platona (Herakleion, 1987), 102-3, tipo 1, cfr. Fico. 1.1. Di poco posteriore (LG Ib) è il vaso di melograno della collezione Lambros, pubblicato e discusso da Briese-Docter, 21-4, 32-3, fig. 45, è leggermente posteriore (LG Ib).


Questa è la descrizione(è stata tradotta) ufficiale data dal museo in cui è esposto questo bellissimo manufatto.

La melagrana è simbolo del Femminino, come abbiamo visto altre volte.

Simbolo della fertilità.

Fertilità che necessita della sinergia degli opposti per manifestarsi.

I suoi 613 arilli rossi come il sangue, sono la rappresentazione della riproduttivita', di un ciclo di vita che si completa.

Le sei punte della "corona", rappresentano il sei dell'Unione del maschile con il femminile, e la somma totale del 613 degli arilli, dà come somma un 10, la completezza, la perfezione, che porta all'uno(1+0).

La melagrana come simbolo di unione ierogamica, esemplificata anche nelle decorazioni di questo vaso.

Il motivo a scacchiera, che conosciamo bene, poiché presente in questo modulo di 64 (un "6+4" che come somma fa un "10", anche qui.

Otto quadratini per lato, 32 bianchi, il maschile, e 32 rossi, il femminile) nella nostra Domus de Jana di Pubusattile, a Villanova Monteleone, in provincia di Sassari, e che rappresenta questa unione creativa, di vita.

Anche sul fondo del vaso, sono decorati 6 cerchi concentrici, che richiamano il modulo successivo a tre linee, sempre simbolico di energia della triade creativa

La decorazione a "spiga", ha un interessante modulo triadico, poiché quello centrale, si accorda, come verso, sua a quello a sinistra, che a quello a destra.

Anche la spiga indica fertilità, abbondanza, in perfetta linea con la simbologia espressa nelle decorazioni.

Un manufatto stupendo, ricco di simbolismo, ed esteticamente molto raffinato.


Tiziana Fenu

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Vaso melagrana




💚Dea Uccello Tuareg Tepe

 Figurina di una dea uccello con collana e decorazioni varie, , composto da una decorazione a perline nella zona pubica. III-IV millennio a. C, trovata a Tureng Tepe, in Iran. . 

Pendenti e medaglioni di argilla erano anche indossati dalle donne nella vita di tutti i giorni, molto probabilmente erano attaccati a cinturini in pelle.

Le perline sono state sempre usate, come elemento decorativo, e le perle più antiche, sono state ritrovate dipinte di rosso, un chiaro riferimento al fertile sangue mestruale.

Reperti più antichi, nemmeno perline, ma singole perline, risalgono al Paleolitico.

Le perline non avevano solo una funzione decorativa, ma anche ritualistica, un valore sacrale.

Se pensiamo alla forma della perlina, è sferica, con un foro al centro.

Una forma che può richiamare il ventre materno, ma, vista in sezione, riproduce l'esatto glifo del sole, un cerchio con un punto al centro.

E il sole, elemento maschile, ingravida metaforicamente la Dea Madre, la terra.

Molti ornamenti infatti venivano fatti con i semi.

Si bucavano e si usavano come perline, fin dai tempi antichissimi.

Questa stupenda Dea Madre, questa Dea Uccello, con le braccia aperte a simulare il volo, in perfetto equilibrio nelle sue due polarità, ha il pube adornato di perline/semi, perché è feconda.

Adornata di piccolissime coppelle, perché lei è Sacro Femminino, coppa per eccellenza che contiene l'acqua di vita. 

Essa è vita nella terra, ma anche dopo la morte, perché, come la terra, custodisce i semi, e li porta a germinazione stagione dopo stagione.

I due simboli principali, che sembrano due soli, li ha sul chakra della gola e sul plesso solare.

Il fatto che uno lo abbia sul chakra della gola, Vishudda, indica una capacità verbale, oracolare, profetica.

Il chakra della gola è nel dominio energetico del segno del Toro, simbolo solare per eccellenza. 

Sul chakra del plesso solare, Manipura, indica  manifestazione divina nella materia.

L'essere umano divinizzato, la sua capacità di manifestazione.

I seni esposti indicano abbondanza nutritiva.

I fianchi larghi, fecondità, capacità generativa.

Una Dea sicuramente simbolo di abbondanza, opulenta, tratto di unione tra cielo e terra, visto che è rappresentata come una Dea Uccello.

Tra divino e umano.

Una danzatrice del cielo, come le Dakini indiane, decorata come Danzatrice Sacra, con le perline anche nelle caviglie, nei polsi.

Magari una danzatrice che si manifestava anche attraverso il canto, visto il simbolo solare proprio sul chakra della gola.

E il Sole è manifestazione. Luce.

E questa magnifica Dea, come un Dervishi con le braccia aperte, rotea inneggiano, cantando e danzando, alla vita.

A quell'unione tra cielo e terra che lei rappresenta.


Tiziana Fenu

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Dea Uccello Tuareg Tepe



💚Dee Uccello Accadiche

 Da un post in un gruppo

https://www.facebook.com/groups/583113712191538/permalink/1260022647833971/


"Figurine femminili accadiche Mesopotamia (antico Iraq) 2334 a.C.-2147 a.C.

 Fotografato all'Oriental Institute dell'Università di Chicago, Chicago, Illinois."


Una donna potente, quella mesopotamica.

Una Donna-Dea rappresentata come una perfetta sinergia del potere fecondante maschile e femminile. 

Donne sacerdotesse, che eseguivano elaborati riti di amore, fertilità, guerra. 

Le Grandi Sacerdotesse, detentrici anche dell'arte della scrittura cuneiforme, colta, quella degli inni, delle invocazioni, delle celebrazioni. 

Pare che il primo autore della storia sia stata una donna sumera di nome Enheduanna.

Enheduanna significa "somma sacerdotessa" in sumero. Era la figlia del re accadico Sargon e unta al tempio di Ur, il dio della luna.

Scrisse poesie devozionali alla dea Inanna, nota anche come Ishtar, agli accadi e ai babilonesi. 

Le pose di queste statuine, enfatizzano i loro centri di potere energetico. 

Alte Sacerdotesse che praticavano la ierogamia, le Unioni Sacre, i Matrimoni Mistici, con sovrani e re. 

Le mani sui seni o sul ventre, sul plesso solare, il centro creativo del corpo e dell'Anima indicano questo potere. 

Il grande potere del nutrimento, dell'allattamento anche spirituale. 

E la mano leggermente al di sopra del ventre, sul plesso solare, indica il loro potere creativo alchemico, che va oltre l'umana capacità di generare dei figli. 

Sono rappresentative di quella sinergia monadica che le vede unite e imprescindibili dall'energia maschile. 

La forma fallica della seconda statuina a destra è evidente. 

Come è evidente il richiamo alla simbologia dell'uccello, di cui ricalcano le fattezze nel viso, con il becco che sostituisce il setto nasale. 

Gli occhi tondi, tipici degli uccelli notturni, capaci di vedere anche nelle tenebre, nell'aldilà, nella dimensione del sottile.

Perché sono Dee Lunari e Solari insieme, che conoscono anche il mondo delle tenebre, cui spesso sono sovrane, e traghettatrici. 

Il "collare piumato", tipico di certi uccelli, come la tortorella, o enfatizzato, come nel caso della seconda statuina, da micro coppelle che simbolicamente rappresentano l'altro centro energetico vitale, il chakra della gola.

Rappresentato come l'acqua che può essere contenuta nelle coppelle, perché l'acqua è fonte di vita, ed enfatizza proprio il chakra della gola, del suono, della parola, del verbo, poiché l'acqua ha in sé la memoria amniotica e ancestrale della sapienza primordiale, tramandata oralmente, quindi tramite il chakra Vishudda( "Vishudda" che sembra una parola composta derivante da "udda", una parola sarda che indica l'apparato riproduttivo femminile, come avevo spiegato in un post, come in due centri di potere della creazione, anatomicamente simili-https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html.

E "udda" è simile a "pudda", la gallina primordiale cosmica, la Dea Madre con le fattezze di uccello). 

Sacerdotesse detentrici dell'arte della parola, scritta, cantata, evocata, osannata. 

Affabulatrici e ammaliatrici. 

Chi sa gestire l'arte della parola, ha un grande potere. 

Chi sa gestire la sinergia con il corrispettivo maschile, con il suo gemello animico, detiene il segreto della creazione. 

Dell'Uovo Cosmico. 

Di quell'imene che si lacera per consentire la vita. 

Di quell'ovulo che accoglie lo spermatozoo. 

Di quell'uovo, che giunto a compimento si crepa per portare alla luce. 

Di quella sacca amniotica che si lacera per consentire la nascita. 

Quella parte terminale dell'organo riproduttivo maschile, il glande, che vediamo chiaramente riprodotto nei personaggi di potere mesopotamici, come copricapo. 

Un simbolo di altissima sacralità, di potenza sessuale in senso metafisico, spirituale, sostanzialmente, che vede questi Grandi Sacerdoti come "fertilizzanti" dell'umanità. 

Forse è questo il significato di quel "copricapo", come una sorta di calotta, di "papalina", che tiene sul capo la prima statuina a sinistra, rimasta fino ai nostri giorni come alto simbolo Sacerdotale, riservato al Papa. 

Un simbolo ancestrale, che rivela il potere creativo sinergico del maschile che si unisce al femminile, dove, insieme, formano la Coppa della Vita. 

Il Graal, di cui questa statuina è depositaria e Custode. 

Lei è tutto, e il Tutto è in lei. 

Due statuine straordinarie, potenti, integre, complete. 

Magnetiche come poche. 


Tiziana Fenu 

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Dee Uccello accadiche


(ringrazio il ricercatore Roberto Giacalone per la segnalazione)



💚Piatto Orgosolo

 Da un post  di Gatto Massimo

Piatto in clorite, Orgosolo, Locoè. 

Ceramica decorata a meandri, cultura Ozieri, circa 3500 a.C.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2105066646319184&id=100004476066097


Straordinario come in questa decorazione di oltre 5000 anni fa, vi sia la sovrapposizione e la complementarietà estetica e simbolica di due simboli importantissimi per la nostra Antica Civiltà Sarda: la Spirale e il triangolo equilatero.

Il Triangolo equilatero, come abbiamo visto altre volte è il componente base dell'esagono, simbolo che si ritrova nel mento del Gigante di Mont'e Prama.

Una proporzione aurea che manifesta sia una funzione architettonica ben precisa, poiché è il parametro per stabilire il cubito sardo, sia come simbolo degli Architetti Divini, che manifestano la loro potenza creativa e sinergica attraverso il Fiore della vita a sei petali, rimasto come simbologia della nostra Antica Civiltà, anche nella maschera dei Boes, che lo portano inciso sulla fronte. 

Un triangolo equilatero, con gli angoli a 60° che si trova anche nella perfetta planimetria dei nostri nuraghi trilobati, come il Santu Antine e il Nuraghe Losa. 

Il Triangolo equilatero è una proporzione aurea. 

Indica creazione divina, la triade creativa, l'Armonia, la proporzione. 

È il risultato della forma base della Vesica Piscis. 

E la spirale indica, come il Triangolo, creazione. 

Ma è una creazione dinamica, in espansione, come un movimento circolare che parte da un unico punto di origine. 

Viene usata sin dal Paleolitico, è un simbolo antichissimo, ed è associata al concetto dei ritmi ciclici della vita, a simboli come la conchiglia, il girasole, l'utero, le corna, che si sovrappongono fino ad indentificarsi, nella nostra Antica Civiltà, come vediamo all'interno delle Domus de Janas, nelle Tombe dei Giganti. 

E quindi è legata anche ai cicli della fertilità, all'acqua, alle onde del mare che si increspano su se stesse. 

Essendo legata ai cicli della fertilità, inevitabilmente, come tutti i cicli della vita, è legata anche ai cicli della morte, quindi al concetto di "nascita/morte /rinascita", sempre presente nella nostra cultura sarda, e chiaramente esemplificato nel bordo con tre bande, che decorano il piatto. 

È un viaggio a due sensi, quello della spirale, uno verso la vita, e uno verso la morte, con le spirali che involvono verso l'esterno o verso l'interno. 

Vita e morte complementari, imprescindibili l'una dall'altra. 

Scandisce il tempo degli umani. 

La spirale come un utero, con i suoi cicli. 

Come la luna. 

Ma la spirale anche come il serpente, capace di autorigenerarsi sempre, di cambiare pelle continuamente, di rinascere. 

Ecco perché viene utilizzata spesso nelle ceramiche o nelle stele funerarie, perché si necessita di questa energia dinamica per rinascere dopo la morte. 

Come il nostro piatto di Orgosolo, sicuramente simbolico in questa decorazione a spirale implementata dentro un triangolo della creazione. 

Un doppio simbolismo che racconta quanto fosse stretto il legame tra le due dimensioni, quella della vita e della morte, e quanto il simbolismo della spirale, costantemente presente anche nelle Domus de Janas, agevolasse il passaggio dalla vita alla morte. 

Motivo decorativo usato anche nel cristianesimo e cattolicesimo. 

Il triangolo come Grembo rigeneratore della Grande Dea Madre. 

Simbolo del Femminino, con il vertice verso il basso, ma anche del Mascolino, con il vertice verso l'alto. 

Un simbolo sinergico, che indica creazione, unità degli opposti, cielo e terra, umani e divino. 

Una rappresentazione straordinaria, questa, di questo piatto. 

Una decorazione che ha più livelli di lettura, con questi due simboli l'uno dentro l'altro.

Una sovrapposizione che avrà anticipato di secoli, quelle nelle altre civiltà. 

La sovrapposizione di simboli, come il concetto di gemellare e di doppio, come abbiamo già visto, è una delle caratteristiche della nostra Antica Civiltà Sarda. 

Acqua e fuoco sempre insieme. 

Come Femminile e Maschile, 

Come Luna e Sole che accompagnano e traguardano il percorso evolutivo umano durante la vita terrena e dopo la morte. 


Tiziana Fenu 

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Maldalchimia.blogspot.com 


Per approfondimenti

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-cubito-reale-sardo-simbolo-dei.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ombra-capovolta-santa-cristina.html

Piatto Orgosolo