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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

giovedì, gennaio 27, 2022

🖤Non sei.

 Non sei nei miei sogni.

Sei il mio sogno.


#RebelSoul©®

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Milo Manara Artist



🖤Stai

 Stai.

Dove il vento

non disperde il tuo profumo.


#RebelSoul©®

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Tim Cantor Visionary Art



🖤I Doni..

 I Doni vengono rivelati

a chi li Ri-conosce.


#RebelSoul©®

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Tim Cantor Visionary Art



🖤Il Bacio..

 Il Bacio

è l'afflato dell'Anima.


#RebelSoul©®

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Michael Cheval Surrealist Art



🖤Prima di desiderare

 Prima di desiderare

devi imparare a volere.


#RebelSoul©®

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Luis Ricardo Falero – The Planet Venus (1882)

Visionary Art



🖤In ogni tua parola

 In ogni tua parola

si deve riconoscere

la tua Matrice.


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Aykut Aydogtu Surrealist Art



🖤Il compagno ideale

 Il compagno ideale

deve essere anche

il tuo peggiore avversario.


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Jake Baddeley Visionary Art



💚Dea Feronia

 Da un post del ricercatore ed esperto di Megalitismo, Roberto Giacalone, sulla Dea Feronia, che diede il nome all'isola di Favignana. 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3043416719319827&id=100009545872101

"FAVIGNANA E LA DEA FERONIA


L’arcipelago delle Egadi è composto da tre isole: Favignana, Levanzo e Marettimo. 

Anticamente nel periodo ellenistico, il nome di Favignana era Egusa, dal greco Aigousa (Αἰγοῦσα), «che ha le capre», data la loro abbondanza sull'isola. Conosciuta anche con altri nomi come Aponiana, Katria, Gilia, e ricordata da numerosi scrittori tra cui Plinio, Polibio, Nepoziano, l'anonimo Ravennate.

Sotto la dominazione spagnola, intorno al 1.500 d.C. le tre isole erano ricchissime di vegetazione, ma con la richiesta sempre maggiore di legname dalla Spagna, l’isola subì un gravissimo disboscamento.

Si narra che Egusa sotto l’impero romano prese nome in Favignana dal vento Favonio, ma di questo non vi è alcuna certezza, pertanto presumo che i romani associarono Favignana, Levanzo e Marettimo, alla divinità Feronia.

Erilo (dal latino Ery̆lus o Erŭlus), mitico re di Preneste, figlio di Feronia. Al momento della nascita, Feronia, gli conferì tre vite, vite che associo alle Egadi, tanto che Evandro lo dovette abbattere tre volte prima di averne completamente ragione.

Prendendo in esame il nome di Egusa e il suo significato di isola delle capre, mi viene da pensare che probabilmente l’isola prenda nome dalla Dea Feronia, (Dea di origine italica, protettrice degli animali selvaggi, dei boschi, della natura, dei malati e degli schiavi riusciti a liberarsi)" 

Altro aspetto da tenere in considerazione è che nell’isola sono presenti diverse grotte ipogee, con varie testimonianze databili dal periodo Fenicio/Punico, Romanico, Spagnolo ecc., ipogei particolarmente indicati per lo svolgimento di riti di culto religioso.

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Aggiungo, a completamento, una mia personale interpretazione simbolica su questa magnifica Dea. 

Il rombo sulla fronte, è simbolo della vulva, ma anche della Terra con i suoi quattro elementi, i suoi quattro punti cardinali, i quattro stati della materia.. È un po capricornina, questa dea..

Un segno di terra, ma correlato al Divino, perché la "porta del Capricorno", è la porta degli Dei, di tutto ciò, che, da umano, deve elevarsi ad una dimensione divina più spirituale. Quella frase scritta nel post, "gli schiavi riusciti a liberarsi", mi ha fatto pensare a questa caratteristica di elevazione spirituale  e divina, ascetica, mistica, del Capricorno( considerando anche il suo lato opposto, il lato Ombra, molto terreno, legato al materiale).

Come se questa Dea, avesse il compito di "portare alla luce", dal basso verso l'alto, verso le vette del capricorno/capra, più spirituale. 

Questo, in senso anche astronomico, perché il Capricorno è legato al Solstizio d'inverno, il Sol nascente, il Bambino d'Oro che deve venire alla luce, e che trova la sua massima espressione e manifestazione  nella sua controparte, il Solstizio estivo, sotto il segno del Cancro. 

La Dea Feronia, si festeggiava, in periodo romano, il 13 novembre, che cade sotto il segno dello Scorpione, il segno d'acqua, abissale, torbido, trasmutativo per eccellenza, con un 13, che è l'Archetipo Mem, acqua, vita e Morte insieme(Arcano XIII, la Morte).

Nel culto etrusco era Uni, che formava la triade divina con Tinia (Giove) e Menrva (Minerva). Si comprende che da qui deriva la triade capitolina.

Aveva un culto in quasi ogni città dell'Italia centrale, protettrice delle nascite e delle città, in quest'ultima funzione chiamata "Regina" o di " Giunone Sospita".

Non poteva che essere, il Grembo di una Dea Feronia(stessa radice "fer-", di fertilità), l'athanor trasmutativo per questa elevazione spirituale, per questa "liberazione dalla schiavitù", dal buio, dall'ombra, dagli abissi, per arrivare alla pienezza dell'abbondanza spirituale e materiale. 

Una Dea potentissima e meravigliosa


Tiziana Fenu

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Dea Feronia



💚Statuina blu di Tebe

 Antica statuina egizia proveniente da Tebe, periodo della XII dinastia egizia(1990-1780 a.C.circa), nel quale era utilizzata la tecnica FAÏENCE, un impasto di terra, più o meno argillosa, ricoperto di smalto, con il quale producevano soprattutto piccoli oggetti come amuleti, ushabti e scarabei. Si tratta di un nucleo di quarzo friabile, ricoperto da una sottile invetriatura a base alcalina, risultato di differenti processi di lavorazione; è solitamente di colore verde o blu, ma è anche frequente l'uso del viola, del giallo, del bianco, del rosso e del nero.

In questo caso, è blu, ricco di simbologia.

Il blu, chiamato irtiu, o sbedj, simboleggiava la coppia divina "cielo e acqua", la vita scaturita dalle inondazioni primordiali, dalla fecondità del Nilo. Un colore che ritroviamo anche nelle divinità Amon e Thot, nell'ibis, nell'araba fenice, nell'airone. Tutti legati al concetto di nascita/rinascita. 


Questa splendida statuina, non solo ha una forma particolare, ma la stessa forma, un ovale, risulta rappresentato per tre volte, lungo il ventre, e ha un significato preciso.

Quesro geroglifico nell'Antico Egitto, rappresentava la bocca aperta, l'organo sessuale femminile, il nucleo "orizzontale", la mandorla mistica, il femminile, della Vesica Piscis, il Sacro Archetipo Ebraico Reish, il ventesimo, con funzione "perfezionante".

Infatti la statuina sembra avere la bocca aperta, perché la parola, è quella che viene fecondata dall'afflato divino, quando lo spirito entra nella materia, e feconda sia il ventre, adornato di tre ovali e tre moduli composti da tre segmenti verticali ciascuno, amplificandone la valenza creativa, sia la parola, il Verbo, manifestazione del Divino.

È l'Archetipo stesso della Bellezza.

La Forma, il Femminino, che viene perfezionato dal Divino, dall'Idea primigenia, dalla testa Reish, perché l'idea è perfezione, e per sublimarla al meglio, la si deve calare nella materia, rappresentata geometricamente, dalla sfera, dal grembo materno.

È il Fuoco celeste(quello azzurro, perche la Fiamma, al suo interno, è azzurra), che entra nella Materia, e la sublima ad una dimensione superiore.

Verso la testa, verso il settimo chakra della consapevolezza, dell'Unione con il Divino.

La statuina è blu, perché rappresenta il Femminino alchemico, dove cielo e terra si uniscono, nelle azzurre acque amniotiche del grembo.

Le due polarità si uniscono come nella Vesica Piscis, e ovali risultano le decorazioni, completate dalle nove stanghette lungo le cosce, ad indicare ancora un Femminino che porta a compimento, a gestazione.

Così come ovali, risultano gli occhi e la stessa forma della statuina.

Tutto armonizzato in quella valenza simbolica di cui la statuina si fa Custode e depositaria: rappresentare un Femminino che accoglie, che di presta ad elevare e divonizzare la materia, la carne, attraverso un Mascolino primigenia, che rappresenta l'Idea che si manifesta attraverso la Forma. Un ruolo di un altissimo valore sacrale, che unisce non solo le due polarità, ma anche le due dimensioni, cielo e terra, umano e divino, e se ne fa portavoce vivo, vibrante, orante, in attitudine di canto, con la bocca semiaperta, metafora di una vagina, di un ovale, che accoglie il Seme divino per essere divonizzata, sublimata ed elevata verso il chakra della corona della Reish, la Coscienza, la Consapevolezza, dove gli Opposti sono un unico afflato.

Perché il suono, crea. È vibrazione, energia.

E di questo, gli Antichi, avevano piena consapevolezza 


Tiziana Fenu

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Statuina blu di Tebe



💛Pozzo Sacro di Sierra Niedda di Sorso

 Pozzo Sacro di serra Niedda di Sorso.

A riguardo, ho già scritto esaustivamente (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/osservavo-questa-stupenda-foto-di.html) 

Mi soffermo un attimo sul numero dei gradini, che non è mai casuale, come per i gradini del pozzo di Santa Cristina a Paulilatino.

24 gradini per scendere "da umani", e 12, dimezzati, superiori, speculari, simbolici, di riflesso ai 24 sottostanti, per risalire dopo la trasformazione alchemica nelle acque Sacre del pozzo. Alleggeriti, divinizzati, sacralizzati.

Questi 14 gradini, visto che la forma del pozzo richiama la forma primigenia della vita, lo spermatozoo/girino, simboleggiano il quattordicesimo Archetipo Ebraico Nun, con funzione trasformazione, e che simboleggia l'unione degli opposti nella Vesica Piscis.

Il pesce mistico. La mandorla mistica.

L'androginia prima della differenziazione sessuale, esterna. Esattamente come un piccolo girino, un piccolo feto che deve ancora differenziarsi.

La Nun, viene dopo il tredicesimo Archetipo Mem(noto ora, che sono entrambe due parole palindrome), con funzione fluidità, che simboleggia l'acqua, il liquido amniotico della generazione.

Palindrome come SINIS, come TENET, dove la N è centrale, e funge da perno per edificare, sia animicamente che realmente, punto di fuga di molte costruzioni architettoniche( vedi quadrato di Sator/Sinis

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/i-grandi-architetti-costruttori-della.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/il-progenitore-del-quadrato-di-sator-il.html

"Questa Centralità del segno della Nun , la troviamo nella scrittura nuragica, già nel periodo del sec. XVI a. C., e secondo il prof. Sanna, ed è un'acrofonia di " Nahas"( serpente), che troviamo  nella scrittura nuragica documentata con oltre 300 documenti. E che, affiancata alla  lettera resh (la R in latino) diventerebbe Nur e significherebbe "luce" . 

Ed è straordinario pensare che proprio questa lettera presentata da un simbolo grafico serpentiforme, che poi diventerà la N in epoca Latina, la  N centrale del quadrato perfetto  di Sator, sia stata in epoca nuragica o probabilmente prenuragica, il primo segno  di scrittura e alfabeto  che poi rimasto sino all'epoca Latina. 

La N è anche l'iniziale della parola Neshamà, che indica il più elevato gradino dell’anima, la fonte del pensiero umano è il punto di contatto più diretto con il Divino."

E quattordici, sono i giorni prima e dopo il giorno più fertile, quello dell'ovulazione, il quindicesimo, il più fertile, in cui si concretizza nella materia, l'Unione. 

La Nun della trasformazione nelle acque Sacre. "Nun", in inglese significa suora, un essere divinizzato che ha le sue origini proprio dall'icona del pesce/mandorla mistica. 

Nun che in arabo significa balena, la balena alchemica della trasformazione, quella che sarà di Giona, luogo alchemico di trasformazione, durante i tre giorni in cui prende la consapevolezza della sua missione di redenzione verso la città di Ninive. 

Avrà tempo 40 giorni per capovolgere le sorti di Ninive 

Il 40 è il valore ghematrico della Mem, tredicesimo archetipo Ebraico, a cui è legato l'Arcano Maggiore XIII della Morte. 

È la Mem, Madre Cosmica delle Acque, la madre Amniotica e mnemonico della morte e della rinascita 

Ninive quindi è legata al Sacro Femminino, alle acque, alla "balena", alla Nun, che è trasformazione. 

Giona è come il Sacro Femminino che redime, perché è Colomba ( Giona in ebraico è colomba) e Nun ( balena alchemica di trasformazione. Nun, quattordicesimo Archetipo Ebraico, funzione "trasformazione") 

Giona come Giano, signore del passato e drl futuro. Come le Janas, custodi Sacre dei solstizi. 

Giona è colomba in ebraico. 

È lo spirito, l'energia del Mascolino, che prende forma attraverso il Femminino. 

Le nostre Domus de Janas sono piene di capovolti, e secondo me, rappresentano proprio questa energia salvifica, di nascita e rinascita, dopo la morte, che da Forma, essendo Sacro Femminino, all'energia dell'afflato di vita Mascolino. 


Ricordate il mio post sulla dea Ninḫursaĝ sull'altra mia pagina "Sacred Symbologies"? https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/statuina-oannes-neo-sumera.html

"Notare come Ninive sia, nella radice, simile a Nun, e che sia anche la radice della Dea Ninḫursaĝ (detta anche Ki o Aruru), che  presso i Sumeri rappresentava la Terra, e formava con il dio An la montagna cosmica An-Ki.

Una Dea che ha fattezze simile a questa, ma questa è maggiormente primordiale, perché rivela quella che poi resterà come icona, fino ai giorni nostri.

Una Nun, una suora, con un velo in testa, che non è altro che la bocca della Balena Nun che rappresenta la trasformazione alchemica.

Osservate la testa. Non sembra un velo?

Velo che ha accompagnato le prime Madonne, fino ad arrivare alle suore, che ancora lo portano.

Perché nella "Balena /pesce", che ha in sé le due polarità Nun(acqua) e Nur(fuoco), maschile e femminile, come li hanno esattamente i nostri Nuraghi sardi che sono vuoto e pieno, ombra e luce, fallo e grembo, solo nelle acque amniotiche e gestazionale, si può attivare la trasformazione Alchemica e diventare esseri divinizzati, potenti, che sanno governare cielo e mare, l'uno, specchio dell'altro,  complementari, come il pesce e la Mandorla Mistica della Vesica Piscis."

Questi 14 gradini, interpretati numerologicamente, ci parlano di trasformazione alchemica, divinizzante, dentro le acque amniotiche di un grembo, il grembo del pozzo, dove si crea la Vita, esemplificata dalla forma dell'ingresso, a "girino/spermatozoo". 

Non può essere un caso. La simbologia dei numeri dei gradini, si adatta perfettamente alla particolare forma dell'ingresso, unico nel suo genere. 

Tutto, nella nostra terra, parla di Sacralità. Erano intimamente connessi con la dimensione divina, e ogni loro opera tendeva a ripristinare l'antica Alleanza, l'antica Promessa Originaria, dove l'Umano aveva consapevolezza della propria dimensione interiore, divina, come i Giganti di Mont'e Prama. 

Ogni particolare è semantico, veicola un messaggio, per chi lo vuole e cerca di interpretarlo, e non si ferma solo alla bellezza e particolarità esterna. 

Io non mi fermo all'entusiasmo degli occhi, turistico. 

Voglio capire cosa li ha mossi nel cercare una forma così particolare per l'ingresso, e perché 14 gradini invece che 12, come quelli superiori del pozzo di Santa Cristina. (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html) 

Non mi fermo, non mi basta, non mi nutre. 

Voglio arrivare al nucleo dell'emozione, fino a sentire il chakra del plesso solare vorticare, fino a sentire la commozione che mi scioglie il cuore da tanta Bellezza e Sapienza. 

Il resto perde importanza. Quando arrivo al punto massimo di emozione, accolgo e ringrazio, per questo ennesimo Dono rivelato. 

Perché non è MAI solo Archeologia. È il sentire di un popolo che veicola l'Essenza della loro grandiosa Civiltà, dove tutto, ma proprio Tutto, ha sempre un suo preciso perché. 


Tiziana Fenu 

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Pozzo Sacro di Sierra Niedda di Sorso



💛Fuoco di Sant'Elmo

 Ne parlai, nel giugno del 2020 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-queste-tre-immagini-la-prima.html

Lieta di trovare conferme e ulteriori approfondimenti anche in questa  pagina, Mediterranean Ley Lines

https://www.facebook.com/107795258224856/posts/226428006361580/


https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=226876316316749&id=107795258224856

Non si è ancora capito, quanto avanti fosse la nostra Antica Civiltà, ma piano piano le cose si riveleranno. 

"Gli Shardana, gli antichi guerrieri del Mare

Tanto  valorosi da volerli come guardia del corpo personale, il faraone Ramses II

In una iscrizione della Stele di Tanis  risalente al Faraone Ramses II, del 1287 a.C., si dice testualmente :


"Gli Shardana dal cuore impavido. Da sempre non si sapeva come combatterli, essi arrivavano con il cuore ifiducioso, sui vascelli da guerra dal mezzo del Grande Verde (la parte tirrenica del Mediterraneo) e non  si poteva resistere davanti ad essi ". 


Gli Shardana appaiono intorno alla metà del secolo XIV a.C., e restano in Egitto almeno fino al IX sec. a.C.,dove si erano stabiliti, avendo ottenuto In concessione fertili terre nella valle del Nilo. 

Osservando i Bronzetti colpiscono il guanto, l'elmo con lunghe corna bombate all'estremità e gli scudi tondi che si toccano,  con un umbone centrale. 

La forma particolare delle corna , darebbe  da pensare che l'elmo con le corna a  finitura pomellata potessero far parte di un circuito elettrico di cui facevano parte anche gli scudi,  che creassero un contatto. 

Le altre caratteristiche di questo bronzetto sono le quattro braccia ,le due braccia superiori che reggono due stocchi, mentre quelle inferiori reggono due scudi rotondi rinforzati da tre lamine centrali in bronzo e umbone centrale in bronzo, di difesa o attacco. 

Il bronzetto appare provvisto di  quattro occhi. 


Si dice che rappresentasse il Dio eponimo Sardan, il progenitore dei Sardi, figlio di Eracle( Ercole) o Eracle stesso, e identificato  anche come Marduk, una delle divinità poliade della Babilonia, il Dio guerriero la cui ira è come il diluvio( viene descritto con fattezze doppie e perfette, 4 occhi, 4 orecchie, due nasi..)


Gli Shardana

"Non si poteva resistere davanti a loro e che non si sapeva come combatterli"

Ma cosa avevano di così eccezionale?

Perché erano rappresentati con due scudi e due braccia? Non erano un popolo aggressivo e non credo che portassero con sé, in battaglia questi due scudi rotondi. 

Sarebbero stati ingombranti. 

A meno che, non si azzardi, e qualcuno lo avrà già fatto, che questi scudi,  non fossero un tipo di trasformatore risonante con circuiti elettrici accoppiati, rappresentati proprio da questi due scudi vicini

Inoltre dall'impugnatura dei due scudi, si ha un collegamento che termina dietro la nuca. 


Anche se non mi intendo di elettronica, sono andata a leggere qualche cosa riguardo le bobine di Tesla, e ne sperimento' una grande varietà. 

La bobina di Tesla è un dispositivo formato da un trasformatore che sfrutta l'induzione  elettromagnetica ed altri effetti simili ai fulmini, anche se di entità molto ridotta

Praticamente gli scudi ,in particolare gli umboni, potevano fungere da accumulatori di energia. 

Bastavano due piastre affiancate (in questo caso gli scudi) tra di loro, con un isolante tra le due parti (e il cuoio che le rivestiva poteva fungere da isolante), e in questo modo accumulavano tensione. 

Praticamente erano come un condensatore, o capacitore, usato come accumulatore di energia elettrostatica, collegato poi ad una batteria con diverso potenziale. 

Così facendo tra  gli elementi di quest'armatura(scudi ed elmo), si creava un campo uniforme ,e probabilmente il circuito si creava con le corna dell'elmo che erano in contatto( con una forma inusualmente bombata). 

La bobina di Tesla è famosa anche per la sua capacità di far accendere i tubi fluorescenti a grande distanza senza collegamento elettrico. 

Ora, pensando ai due protagonisti della mitologia sarda , Maschinganna e Maimone,  uno che emana corrente elettrica, l'altro che rappresenta la pioggia, e che comunque veniva usato come spaventapasseri, e pensando ai guerrieri sardi rappresentati del Bronzetti, ci si chiede se anche questi non fossero capaci di emanare corrente elettrica e spaventare il nemico. 

Credo che Tesla si sarebbe divertito molto, con i suoi esperimenti, con gli antichi Sardi.


I buoi con le corna addobbate, che sfilano per le sagre, per la festa di Sant'Efisio il primo maggio, con "is traccas", i carri addobbati a festa, per auspicare abbondanza, fertilità, fulmini che presagiscono ai temporali, portatori di acqua e nutrimento per la terra, custodiscono ancora oggi, questa usanza che evidentemente ha radici antichissime. "


Tiziana Fenu

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Fuoco di Sant'Elmo





💛Video Boes e Merdules English Version ©®

 Video Boes e Merdules versione inglese©®


💛Video Boes e Merdules ©®

 Video Boes e Merdules©®

https://fb.watch/aOt5_il4y7/

💛Tortolì Ley Lines

 Da un post in una pagina che seguo, Mediterranan Ley Lines, che si occupa di Ley Lines, le linee energetiche che attraversano la terra e che tracciano, sulla superficie terrestre, di riverbero, delle linee energetiche, chiamate anche "le linee del Drago", sulle quali poi, nelle antiche civiltà, avrebbero creato le coordinate di riferimento per la costruzione di edifici sacri, o, indietro nel tempo, per il posizionamento di dolmen o menhir. Argomento che mi ha sempre affascinato, perché riguarda la nostra Antica Civiltà Sarda molto da vicino, in quanto si era molto attenti a questo tipo di energie. 

Avevo scritto tempo fa, in uno dei miei primi post, qualcosa a riguardo(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/05/oggi-8-maggio-si-festeggia-san-michele.html), anche se poi, le Linee del Drago, le ho nominate in più circostanze. 

Il post in questione (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=221382986866082&id=107795258224856) dice esattamente:


"Tortolì-Capo Colonna-Patrasso


 In molti allineamenti si è riscontrato che l'asse dei santuari religiosi era orientato in una precisa collocazione correlata alla natura dei luoghi interessati.

 Ciò non significa che si debba seguire solo l'asse.  I luoghi, infatti, potrebbero essere collegati perché ad esempio dedicati a una stessa divinità o che fanno parte di un mito.

 Nel caso della chiesa di Sant'Andrea da Tortolì (Sardegna) è stato osservato che l'asse non è correttamente orientato verso la Cattedrale principale di Patrasso dedicata all'Apostole (probabilmente edificata sulle rovine di un tempio di Poseidone).

 Collegando i due santuari religiosi si scopre che la linea passa esattamente su Capo Colonna dove è stata ritrovata una nave nuragica in Bronzo."


In effetti è un'osservazione molto interessante.

Ma io aggiungerei un'altra cosa che ho scoperto.

Come sapete, ho sempre detto che anche la struttura delle navicelle nuragiche, rientrano nelle proporzioni auree della Geometria Sacra, come altri aspetti della nostra Antica Civiltà, di cui ho approfondito nel corso dei mesi( proporzioni dei Giganti di Mont'e Prama, delle nostre Dee Madri, del Guerriero di Teti, dell'ingresso dei Nuraghi, dell'ingresso del pozzo di Santa Cristina, del simbolo esagonale del Gigante Efis, del Fiore della vita a 6 Petali, della Tanit, ecc.)

Questo perché, come ho scritto altre volte, se osserviamo le navicelle nuragiche viste dall'alto, hanno tutte la stessa conformazione: sembrano, la parte centrale della Vesica Piscis, ottenuta dall'intersecazione delle due circonferenze, che rappresentano le due polarità opposte, maschile e femminile, necessarie per l'atto creativo, per dinamizzare l'energia della creazione, in equilibrio.

Aver avuto, come per altri, moltissimi contesti, una particolare attenzione, come sempre, nella nostra Antica Civiltà, a questa armonia di opposti, come per gli altri, Sole/Luna, vuoto/pieno, fuoco/acqua, ecc, significa, aver riconosciuto anche in questo simbolo, e mezzo di trasporto, di comunicazione, o semplicemente, simbolo ritualistico, un'alta valenza sacrale, perfettamente incastonata in quei codici di Geometria Sacra così tanto presenti.

Ebbene, in questo contesto in particolare, sovrapponendo una Vesica Piscis all'asse "chiesa di Tortolì/cattedrale di Patrasso", il centro esatto, dove è stata ritrovata la navicella nuragica, a Capo Colonna, corrisponde, guardacaso, al punto centrale della Vesica Piscis, le cui due circonferenze passano sia per la chiesa di Tortolì, che per la cattedrale di Patrasso.

Una Vesica Piscis non solo nella navicella nuragica, ma anche nel punto di ritrovamento di due santuari legati tra loro dallo stesso apostolo, come nella linea di San Michele. 

Come se i due punti centrali corrispondessero.

Non può essere solo una coincidenza. Sicuramente esistono altri punti di espansione, che legano, tra di loro, come un reticolo energetico, i nostri punti importanti legati al sacro, precristiani e post-cristiani, e altri punti al di fuori della Sardegna, o nella stessa Sardegna, dove magari si è seguita una certa disposizione geometrica, magari basata sulla Vesica Piscis,  e sulla sua geometrizzazione, fino alla forma più complessa. Sono reticoli energetici che hanno contrassegnato le espansioni urbanistiche di città, di santuari, di interi agglomerati, di villaggi, di zone sacre, di necropoli. O si riportavano sulla terra, le coordinate celesti, per restare in contatto con il Divino. 

Certo è che, sulla Sardegna, non si finisce mai di scoprire delle cose, e moltissime ancora sono da scoprire.. Questa non me la potevo perdere.. Una delle tantissime, ancora da indagare..


Tiziana Fenu

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Tortolì Ley Lines





💛YHWH prof Sanna

 Per quel gioco dello speculare, del riflesso, del gemellare, del doppio, "Ag", è lo speculare di "ga", come avevo già individuato più di un anno fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html) :


"Trigu(grano) /nuragu( questa forma si usa soprattutto nel sassarese)

La particella "GU" in sanscrito significa oscurità,  ma significava anche "suonare, emettere un suono un grido onomatopeico", che è un'imitazione del muggito del toro

Dalla forma "GU", poi si passerà alla  forma "bu", che poi declinera' nella forma  "Bovis"  del latino

Il "ga", invece, in sanscrito arcaico, rappresentava l' elemento femminile, la vacca da Latte

Il "-ga" della spi-ga, e il "-gu" de " su tri-gu", del grano in sardo

. Maschile e femminile uniti


"Grano", che contiene in sé particella "AN", che è l'elemento femminile  della generazione,"


Questo significa che il nuraghe, come ho scritto tantissime volte, è la manifestazione visibile, l'epifania, di quel concetto di divino, che non può che rappresentare una sinergia di opposti, cosi come lo è il Divino che rappresenta, androgino. 

Il nuraghe non è solo maschile, è anche femminile.

È vuoto e pieno.

È luce e ombra.

È Fuoco e acqua.

Come i nostri pozzi Sacri


"La parola pietra in vedico è "Patra", stessa  radice consonantica di "pietra". 

"Patra", che significa  anche "coppa, vaso, contenitore". 

È bellissimo questo concetto :la pietra stessa è una coppa che custodisce la scintilla Divina, è il cuore della Scintilla Divina

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-labirinto.html


Tiziana Fenu©®

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https://youtu.be/q9TpoxlDK0E


MA YHWH E’ IL NURAGHE. INCREDIBILE! 'PAZZESCO', VERO! 


Forse ad alcuni non è passata inosservata la parte dell’intervista dove il prof. Gian Matteo Corrias dice che le caratteristiche dello Yh (almeno dai due documenti esaminati) sardo sono due: quello d’essere ‘toro’ ed essere ‘luce’. E ha parlato di ‘nur’ e di ‘ag/k. Credo che di proposito, forse per non ‘scandalizzare’ troppo, non abbia dato l’affondo finale. Non ha concluso dicendo che se è vero che NUR significa ‘Luce’ e che ‘Ag significa ‘Toro’ YHWH vuol significare semplicemente (si fa per dire) ‘NURAGHE (NR – ‘AG – He: Lui (è) il toro della luce). Ora, secondo me YHWH = NURAGHE, è il dato più strabiliante (si direbbe volgarmente ‘pazzesco’), di tutta la quaestio riguardante la tematica di tutta la documentazione scritta nuragica.  Chi lo avrebbe mai detto che guardando un nuraghe e chiedendoci cosa sia un ‘nuraghe’ la risposta sarebbe stata ‘ è uno dei nomi’ di yhwh’? Chi lo avrebbe mai detto che quelle una volta (addirittura ancora oggi!) considerate ‘fortezze’ nascondevano invece il nome di una divinità che a questo punto  - ciò sottolineano anche Biglino e Corrias- sarebbe bene chiamare non più ‘nazionale’ ma  ‘internazionale’? Chi lo avrebbe mai detto che i nuragici quel (per altro bellissimo) nome lo avevano scritto usando lo stesso monumento? Chi l’avrebbe detto che oggi, una guida archeologica onesta intellettualmente, deve rompere gli indugi e lasciar perdere il misoneismo degli istruttori, per spiegare scientificamente l’enigmatica costruzione architettonica, cioè parlando di un dio il cui nome solo ieri era assolutamente pertinente ad un altro popolo e ad un altro territorio? 

Già chi l’avrebbe detto!  Ma oggi il punto non è la sorpresa e soffermarsi, con la bocca spalancata, più di tanto. Il punto oggi è quello di gridare (avere il coraggio e la determinazione di gridare) ai quattro venti, perché tutti sappiano, che qui in Sardegna sta succedendo, sul piano storico, qualcosa di straordinario che non riguarda solo la Sardegna, ma data la ‘religio’, il mondo intero della cultura e della conoscenza. Il punto però è ancora quello di dire ai sarcastici quanto sciocchi paladini di una antropologia, purtroppo deviata, che qui con i ‘miti’ non si scherza e consigliare pertanto a quei pseudo scienziati che di mitopoiesi e di nostre nostalgie di ‘cose mai accadute’ parlano, di andare a nascondersi negli antri più bui per non essere più visti e pian pianino dimenticati.


Prof. Gigi Sanna, docente, autore, esperto in antiche scritture e alfabeti, con particolare riguardo all'antica Scrittura Sarda.


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YHWH prof. Sanna



domenica, gennaio 02, 2022

🖤Niente mi eccita

 Niente mi eccita

quanto l'Amore.


#RebelSoul©®

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Ray Caesar Surrealist Art



🖤La quadratura..

 La quadratura del cerchio

tocca cinque punti.

Tutti e cinque i sensi.


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Aykut Aydogtu Surrealist Art



🖤Indossarti

 Indossarti

come colore

che ferma il tempo

sulle mie emozioni.


#RebelSoul©® 

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Gil Bruver Visionary Art



🖤Il Fuoco

 Il Fuoco

non vive che per il Fuoco.


#RebelSoul©®

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Aykut Aydogtu Surrealist Art



🖤L'erotismo

 L'Erotismo è profumo

che fa viaggiare i sensi.

Non è mai ostentazione.


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Milo Manara Artist



🖤La differenza

 La differenza

tra sapere e conoscere

sta nell'intelletto.


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Adult Velma Dinkley, Prywinko Art



🖤I demoni

 I demoni sono sogni

che non sappiamo più sognare.


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Natalie Shau Surrealist Art



🖤la leggerezza

 La leggerezza

è sempre sinonimo

di grande profondità.


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Ray Caesar Surrealist Art




💚Cilindro akkadico Isimud /Giano

 In questa immagine (cilindro akkadico, 2300 a. C, che rappresenta le divinità Inanna, Utu, Enki Isimud), vediamo il Dio Mesopotamico Enki, insieme al Dio Isimud(sulla destra), che civilizzano le città della Mesopotamia, tirando fuori dai pozzi(pozzi sacri come in Sardegna?), l'abbondanza, rappresentata dai pesci, simbolo di abbondanza e di completezza, perché il pesce è il risultato della sinergia, nella Vesica Piscis, delle due energie, delle due circonferenze, maschile e femminile, che si intersecano(questo ricorda la moltiplicazione dei pesci in ambito cristiano-cattolico. Un'iconografia, ripresa, quindi dall'antico passato Mesopotamico).

Osserviamo il Dio Isimud, un dio minore della mitologia mesopotamica, che fungeva da sukkal (o visir) e messaggero del dio  Enki. 

Il suo corrispondente, secoli dopo, sarà il Giano  bifronte romano.

Fermo restando, che, come ho scritto in un mio recente post, già secoli prima di tutti questi "avatar" del Giano bifronte, Custode del passato e del futuro, e delle porte solstiziali, invernali ed estive, una prima matrice del Giano/ Jano/Jana, si trova nella nostra Sardegna(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/3112-2021-solstizio-dinverno-toro.html) 

"Qui in Sardegna, la figura ancestrale che rappresenta i due momenti solstiziali, è rappresentato simbolicamente dalla Jana, il cui nome deriva da Janna, "porta", in sardo. 

Una porta alchemica, rappresentata nelle Domus de Janas come passaggio nell'altra dimensione. 

Pare che le Domus de Janas meridionali, che stanno al Sud della Sardegna, siano orientate per lo più verso il Solstizio invernale, mentre quelle settentrionali, sono per lo più orientate verso il Solstizio estivo". 

Giano, Isimud, Jana, il Dio Apis, con il suo complementare Osiride, sono simboli di quella Iniziazione cosmogonica, monadica, dalla quale ha inizio la civiltà. 

Giano bifronte, infatti, è rappresentato anche con un bastone, lo scettro di potere, e una chiave in mano(spesso con due, una d'oro e l'altra d'argento, ad indicare le conoscenze superiori ed inferiori). 

Una chiave di ingresso, che ben si adatta, alla sua rappresentazione simbolica di complementarietà con una "toppa di serratura", come quella che sembrerebbe per esempio l'ingresso del pozzo di Santa Cristina, ma non è esclusivamente quello, è molto di più(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html) 

e che ritroviamo anche in altre parti del mondo, in Perù per esempio, come sottolineato dal ricercatore Luca Zampi(https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223767621530220&id=1584316231). 

Un "ingranaggio", chiave e toppa, necessario alla creazione, simbolo di fertilità e abbondanza.

Chiave, che di solito, nelle rappresentazioni del Giano bifronte, tiene in mano la parte femminile, che è la Custode fisica, di questo processo di creazione. 

In molte rappresentazioni, la parte maschile, oltre che tenere un bastone, lo scettro del re, simbolo di potenza fallica e riproduttiva, tiene in mano dell'uva. 

Questo fa strano, perché il periodo dell'uva è a fine estate, settembre-ottobre, non certo a gennaio, chiamato così, proprio in onore di Giano. 

L'uva tenuta in mano dal Mascolino, in questo caso, assume una connotazione simbolica, come simbolo di vita

Vite/vita, tant'è che poi, il vino, estratto delle stessa vite, sarà simbolo di Vita Eterna, per chi si nutrira' di ciò che quel vino rappresenta:il sangue del Cristo, androgino e monadico. 

"Su binu", il vino, in lingua sarda. 

"Sei biu", "sono vivo", in lingua sarda. 

"Du biu", "lo vedo", in lingua sarda. 

Quindi, "vedere/essere vivi", in lingua sarda, si equivalgono con la stessa parola. 

Perché, vivi, se, realmente vedi, percepisci la vita stessa, rappresentata simbolicamente dalla vite, dal vino, simbolo del sangue reale, del sangue divino, simbolo di vita eterna, "su binu", il vino, così simile alla parola "biu", "vivo". 

E la capacità di vedere, si acquisisce con l'integrazione degli opposti, così come rappresenta il Giano bifronte, con il Maschile e Femminile insieme. 

Così come avevano capito gli Antichi Egizi, con la rappresentazione simbolica dei due occhi, l'occhio di Horus e l'occhio di Ra. 

Così come avevano capito i nostri Antichi Sardi. 

La complementarietà degli Opposti tiene in mano la chiave che apre il mistero stesso della Vita.

Opposti che sono come le due porte solstiziali, Janua Celi(invernale), e Janua Inferni(estiva), dove il sole solstizia nel suoi opposti, nel suo apogeo e nel suo ipogeo, è che fungono da passaggio per arrivare all'equilibrio equinoziale, dove la differenza tra giorno e notte si ammortizza, e tutto è in un perfetto equilibrio tra energie maschili e femmninili. 

Due porte solstiziali che indica la via. 

"Via", in sardo, si dice "bia". 

Molto simile a "biu" (vivo), che allo stesso "biu" (visto). 

Quindi, la via, il vivere e il vedere, sono concetti strettamente collegati a questo archetipo del Giano(complementare a Diana, dea lunare, se vogliamo restare in ambito romano), della Jana/Janna, intesa come porta("Janna"in sardo, significa" porta"). 

Un Inizio e una Fine, un Alfa e un Omega, come amava definirsi Cristo, entro i quali bisogna solstiziare per arrivare all'equilibrio equinoziale. 

Conoscere gli estremi, per arrivare al centro, all'equilibrio. 

Giano/Jana, è una metafora dell'eterno presente. Non si può soggiornare nel passato, ma nemmeno nel futuro. 

Si deve stare nell'eterno presente, nell'energia del Terzo Occhio, presente solo a sé stessa. 

Nell'energia del "pesce mistico", frutto della complementarietà degli opposti nella Vesica Piscis, che emerge in abbondanza dal caos delle acque sotterranee, come mostrato nel bassorilievo. 

La vera abbondanza è questa. 

Stare in presenza. Nel presente. 

L'ebraico, infatti, lingua antichissima, non ha una declinazione al presente, nella sua lingua. 

Guarire. 

"sanaj" in lingua sarda. 

Dai ricordi del passato, e dalle aspettative verso il futuro. 

E che Gennaio sia, per percorrere quella via Iniziatica che i nostri Antenati conoscevano molto bene, Alchimisti della loro stessa esistenza. 

Un copricapo triangolare, nel bassorilievo, ad indicare la triadica capacità creativa. 

Le ali, perché siamo umani, ma anche Divini. 

L'arco, una via iniziatica, tra sole e luna, tra inverno ed estate, tra fuoco e acqua, che bisogna percorrere. 

Perché come Giano, ha il suo speculare allo specchio, la sua controparte femminile, la sua porta solstiziale del Cancro estiva, acquifera, femminea(bilanciata, al suo interno, dal maschile sole estivo), contrapposta al suo Mascolino Capricorno( un sole maschile, bilanciato a sua volta, dalle acque femminili dei diluvi invernali), così la/le Janas, hanno nel loro speculare, "sanaj", che significa "guarire". 

E guarire indica quel percorso iniziatico tra Alfa e Omega, tra i due solstizi, le due porte, degli Dei e degli Umani, e arrivare all'equilibrio delle due energie, quelle che consentono il miracolo, la moltiplicazione dei pesci, la ri-produzione, la fertilità e abbondanza, dalle acque primordiali, quelle uterine. 

Proprio come quelle rappresentate in questo bassorilievo, dove i pesci saltano fuori dalle acque uterine e primordiali. Da sottoterra. 

L'arco in mano, come poi avrà Diana, perché l'arco è un portale tra due punti, tra due estremità. 

L'arco è anche arca che traghetta. 

È arca, che in sé, ha tutta la memoria Akashica dell'umanità. 

L'arca è "arga" ("vagina" in sanscrito), e nella vagina primordiale, nell'utero primordiale, presente, passato e futuro di fondono, in una sola parola: Jana. 

Jana/yana/yoni. 

La Matrice di tutto. 


Tiziana Fenu 

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Cilindro Akkadico Isimud /Giano







 


💚Idolo oculari Tell Brak

 Gli idoli oculari  di Tell Brak, scoperti nel sito  nella Siria nord-orientale, risalgono al 3300 aC circa.

Sebbene Tell Brak si trovi nella Siria nord-orientale, sia la decorazione che la pianta del Tempio dell'Occhio, assomigliano a quelle dei templi della Mesopotamia meridionale, come quelli di Uruk ed Eridu.

Il simbolismo degli occhi era popolare anche in Mesopotamia in questo periodo e sono stati trovati disegni di occhi su oggetti del cimitero reale di Ur e nei templi.


Perché rappresentare in questa forma così semplice e minimalista, queste statuine, enfatizzando gli occhi?

Perché l'occhio è parte più importante del corpo. È l'unica parte del corpo, che ingloba in sé, anche il suo riflesso. Negli occhi ci si può specchiare. Inoltre, l'immagine che l'occhio sta guardando, arriva capovolta, speculare, sulla retina. È il cervello, poi, ad elaborare nel verso giusto.

Quindi l'occhio ingloba in sé, anche il suo speculare, il suo gemellare.

Quello che veniva considerato come il gemello spirituale, come la placenta che custodisce il feto, che era considerata Sacra presso gli Egizi.

Allo stesso modo, il globo oculare, custodisce l'immagine, sia al "dritto", che al rovescio, il suo speculare.

Così è l'acqua.

In molti di questi idoli oculari, viene rappresentata una decorazione a zig zag, che rappresenta l'elemento acqua, femmineo, ma anche questa proprietà intrinseca alla stessa acqua, che la accomuna all'occhio, perché anche l'acqua, custodisce in sé il suo speculare, il riflesso.

Pensiamo all'acqua del mare, ad un lago, che riflette il cielo, la parte divina, spirituale.

Una doppia o tripla pupilla, in questi idoli oculari, che li accomuna ai nostri Sardi Giganti di Mont'e Prama, con le loro doppie pupille, a rappresentare l'occhio e il suo speculare, quello spirituale, divino, quello che "vede oltre".

Idoli oculari dagli occhi tondi, o a firma di rombo, quasi "vaginali", creativi, generativi, enfatizzata, in alcuni casi, da una doppia M creatrice, o da un modulo formato da quattro occhi vicini, quattro come i punti cardinali e i quattro elementi di Madre Terra.

O semplicemente tondi, come la pupilla, Custodi del reale e dell'irreale, dell'umano e del Divino, del terreno e dello spirituale, simbolo di accesso per altre dimensioni e per l'Anima.


Tiziana Fenu

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Idoli oculari Tell Brak








💚Bassorilievo Re Magi

 "Allora Erode, chiamati segretamente i magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa loro la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo

[...] Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Matteo 2, 1-12).

Nella cattedrale di Autun, in Francia, dedicata a Sainte Lazare, i Magi sono rappresentati in due capitelli della cattedrale. In uno vi è l’episodio dell’adorazione e nell’altro quello, appunto del sogno

 L’autore dell’opera è lo scultore Gisleberto (“Gislebertus hoc fecit”, si legge sull’architrave, scultore del XII secolo, e l'opera risale al 1120 circa


Ho trovato molto interessante questo bassorilievo, per la simbologia che veicola. 

Inanzittutto, notiamo sul lato destro, che risulta alla sinistra dei Re Magi, una stella con 8 punte, che rappresenta la Stella Cometa, ma che è anche il simbolo del Femminino. 

È infatti il Femminino, custode del Gesù Bambino, a guidare i tre Re Magi, che sono una rappresentazione allegorica delle tre stelle della cintura di Orione, facilmente rintracciabili, proprio partendo da Sirio(simboleggiata dalla stella a 8, punte), a metà strada, tra Sirio e le Pleiadi, sullo stesso asse, tra est e sud. 

Abbiamo un Angelo che tenta di svegliare, in senso metaforico, alchemico, i tre Magi che sono dormienti, non consapevoli. 

Per fare questo, tocca lievemente, con l'indice della mano destra, l'anulare destro, del primo dei Tre Re Magi, che infatti tiene gli occhi aperti, come risvegliato da questo tocco angelico. 

La scelta di sottolineare queste due dita in particolare, ha un significato simbolico. 

L'indice è segno di autorità divina, e la punta dell'indice è chiamata proprio "punto di divinazione", come nel dipinto della Cappella Sistina di Michelangelo, dove viene rappresentato Dio, che passa il Dono dell'intelletto ad Adamo, proprio attraverso questo "punto di divinazione" che si trova all'estremità dell'indice, sempre destro. 

Invece, l'anulare destro che viene toccato al primo dei tre Re Magi, è legato al Dio Apollo, quindi al Sole, ma anche al cuore, organo sacro ad Apollo.

É il dito del legame amoroso, quello dell'anello di fidanzamento, ed è legato al primo chakra della radice, l'elemento terra. 

Invece l'indice è legato ad un elemento più nobile, più alto e spirituale, l'elemento aria, legato al quarto chakra del cuore. 

È un momento, quindi, quello in cui l'angelo sfiora con il suo dito indice, l'anulare di uno dei Re Magi, in cui divino e umano, hanno un contatto, attraverso il quale è possibile un risveglio spirituale, una nuova consapevolezza. 

Una divinizzazione, una solarizzazione dell'umano. Infatti, anche la coperta semicircolare, sembra il percorso del sole sull'orizzonte, dall'alba al tramonto, e i tre Re Magi, sono inglobati in questo percorso solare, che li divinizza. 

Processo di divinizzazione, sottolineato anche da parte del Sacro Femminino, perché l'Angelo, Custode di questo Dono, con l'indice della mano sinistra, sul lato femminile, appunto, sta puntando l'indice sulla stella a 8 punte. 

Quindi vi è una sinergia divina, che sta agendo attraverso il Mascolino e il Femminino, per portare i tre Re Magi ad un risveglio di coscienza, che, traslato in senso astronomico, significa essere allineati sulla via della rinascita, sulla via Lattea, con Sirio/tre stelle della cintura di Orione, costellazione del Toro/Pleiadi, allineati, in sinergia tra Sole e Luna, per arrivare ad una nuova consapevolezza, ad una apertura di cuore, che consenta il discernimento, la protezione del Bambino Gesù, del Bambino d'Oro da Erode, dalla follia di un uomo che vuole spegnere ogni Seme solare, con una strage di bambini, pur di non vederlo splendere. 

E invece, il Sole, la consapevolezza, qui, si riesce a trasmetterla proprio per intervento divino, se si consente di stare sotto la sua traiettoria solare (la coperta fatta come una parabola solare nel suo tragitto diurno), sotto la sua coperta, e se si porge il lato sinistro, quello femmineo, ricettivo, l'anulare destro, ad accogliere, nel proprio cuore, come in un fidanzamee, questa forza propulsiva, mascolina, solare, che divinizza, che salvifica, che indica la via, la Madre, la stella a sei punte, il Femminino Custode dell'Antica Sophia. 

Quella stessa, che l'indice destro, rappresenta. 

E, attraverso questo contatto di dita, creare un legame, un "fidanzamento", un pegno d'amore, una promessa. 

Un nuovo patto, una nuova Alleanza. 

Una nuova possibilità per l'umanità. 

Un'opera stupenda, ricca di simbologia.


Tiziana Fenu 

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Bassorilievo Re Magi



💚Bassorilievo Shamash /Shapash

 In questo bassorilievo, vediamo la dea cananea del sole, Shapash, rappresentata con un volto di leone solare, e il terzo occhio aperto, mentre viene accoltellata dal suo corrispettivo maschile Shamash, ad indicare la fine della società matriarcale e l'inizio di quella patriarcale.

Era conosciuta anche in ambito fenicio, come "torcia degli Dei".

Ma con il tempo, specie in ambito ebraico, venne espressamente proibito il culto del sole, sia come Shapash, che come Shamash.

Nella Tanakh, nella Bibbia ebraica, questo rito è punito addirittura con la lapidazione.

Un certo richiamo, rimane nelle Dee del Sole del vicino Oriente, e nella donna vestita di sole, citata dall'Apocalisse, la donna descritta da Giovanni, che rappresenta Maria, o la Chiesa in generale, che porta sul capo il simbolo solare delle dodici tribù di Israele, tra cui la tribù del Giuda, stirpe del Messia.

Anche questa dea solare Shapash è rappresentata con 12 raggi solari.

Il volto da leone, rappresenta il sole.

Teniamo presente che per quanto riguarda la stella che videro i Magi, interpretandola secondo la teologia zoroastriana come quel segno luminoso che avrebbe indicato loro che era nato il ‘Dominatore’ o ‘Salvatore del mondo’, possiamo riferirci a delle congiunzioni astrali particolarmente significative, rare e luminose, che accaddero nel periodo che va dal 3 a.C. all’ 1 a.C.  e che interessarono Giove, Venere e la stella Regolo (che significa ‘piccolo Re’), oltre che alle costellazioni del Leone e della Vergine. 

Il leone è riferito al Cristo, Horus, Apollo..ecc, e la Vergine, a Maria, Iside, a tutti i Sacri Femminini. 

Shamash colpisce la dea solare Shapash, proprio al centro del plesso solare, nell'athanor del ventre creativo, in quella "mangiatoia allegorica", dove è nato il bambino solare, il Cristo, che fornirà nutrimento per tutti. 

Infatti la Dea Shapash, ha una sottana molto simile alle conformazioni mammellari che si trovano anche nella dea Artemide di Efeso, anche se molti sostengono che si trattino di scroti maschili, quindi legati ad una dimensione della fertilità. 

Artemide di Efeso, era come un mix di dee asiatiche ed elleniche. Il suo compito era proteggere la città e nutrire la sua gente. 

Personalmente, dopo aver visto questo bassorilievo, di cui non sono riuscita a trovare la provenienza, ritengo che queste escrescenze mamellari siano simbolo di nutrimento, di cui la dea Shapash, così come Artemide di Efeso, così come Maria, o Iside per Horus, si fanno testimonial viventi. 

Betlemme, il luogo in cui nasce Cristo, significa "casa del Pane", ma in riferimento ad un pane bianco esoterico, alchemico, la "pietra di fuoco", detta Shem-an-na, che riguardava l'arte di trasmutazione dei metallo in oro, e del dominio della gravità, e che riguardava quell'arco di luce creato dai due cherubini messi a custodia dell'arca di Noè, custodita nel Tempio di Salomone. 

La Dea Shapash viene colpita nel suo centro di creazione alchemica, quella capace di sfornare l'Horus, l'Oro, il pane alchemico, il Cristo, secoli più tardi, il Pane di vita. 

Lei che è una "pietra di fuoco" vivente, una Shem-an-na, una Sciamana, perché ha il terzo occhio attivo, é collegata con il Divino e la sua stessa controparte solare maschile. 

Controparte maschile, che deve coercizzarla, limitarla, bloccarla, nella sua manifestazione. 

Infatti, contemporaneamente alla pugnalata nel centro alchemico della creazione, nel plesso solare, le blocca il chakra della gola, Vishudda, il quinto, strettamente legato al concetto di creazione. 

La colpisce proprio nei due chakra importanti, legati all'elemento fuoco, l'elemento della trasformazione alchemica e legati alla manifestazione della propria divinità solare. 

Siamo, come periodo storico, nell'870 a.C.circa, quando già si stava prepotentemente affermando da secoli, un patriarcato che non tollerava più la condivisione sinergica con la propria controparte animica femminile.

Anche il copricapo di questa divinità babilonese-assira Shamash, solare, indica un chiaro riferimento alla potenza fallica creatrice, e l'arco, ne fa un predatore/cacciatore dominante. 

Domani si celebra il Solstizio d'inverno. 

Ho voluto postare questo bassorilievo, pur di provenienza e datazione ignota, per sottolineare come ai primordi dell'umanità vi era una concezione di Dea Madre creatrice, che inglobava in sé anche il Mascolino, e che, anzi, si faceva fucina alchemica per esso, affinché si potesse manifestare in tutto il suo splendore. 

Una donna, un'arca, o "arga"( termine sanscrito che significa "vagina") che trasporta l'Oro. 

La vera Barca Solare, la vera Betlemme, la vera Casa del Pane, di ogni periodo storico e civiltà. 


Fu trovata nella dimora del re assiro che conquistò Samaria e deportò gli ebrei in esilio, Sargon II. Sotto le sabbie di Khorsabad,  in Iraq, fu la capitale dell'Impero neo-assiro al tempo di Sargon II che la fondò, si celava dunque l'antica Dur-Sharrukin, che in assiro significa appunto «reggia di Sargon».

Attualmente si trova al British Museum di Londra 


Tiziana Fenu 

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Bassorilievo Shamash /Shapash



💚Maschera d'Oro funebre

 Maschera d'oro funebre femminile, dalla tomba della “Signora di Archontiko”, moglie di un sovrano greco del VI secolo a.C.

Una tomba che si trova presso Archontiko, un insediamento importante della Macedonia meridionale. 

Attualmente la maschera funebre si trova presso il Museo archeologico di Pella (Grecia).

Pare che alcuni elementi decorativi di questa maschera funebre, come gli elementi circolari decorati con 8 petali, siano simili a quelli di un reperto esposto al Museo Archeologico di Cagliari, in oro, proveniente dal sito archeologico su Benatzu, nella cui grotta Pirosu, grotta di Santadi, nella quale nel 1968, un gruppo di ricercatori e speleologi, trovarono un tempio ipogeico dedicato al culto dell’acqua, che i nuragici portarono circa tremila anni fa nel ventre della terra.

Trovarono un grande tesoro, con ceramiche, numerosi corredi votivi, alcuni dei quali d'oro, bracciali, pugnali e un tripode di cui avevo fatto cenno in un altro mio post riguardo la tecnica sarda del granulato(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html).

Questa stupenda maschera funebre è decorata lungo la parte superiore, con due bande istoriate, che fungono da copricapo, dalle quali pendono degli elementi decorativi circolari che un fiore con 8 petali, in chiaro riferimento alla stella ad otto punte che simboleggia il Femminino, Venere. 

Sugli occhi pare ci siano come due dischi solari, perché ciò che rappresentano, è il simbolo del Mascolino, dell'antico Dio Mesopotamico del Sole, Shamash, anche se, solitamente, è rappresentato con un elemento cruciforme come questo, ma con quattro moduli di tre raggi ciascuno, che fuoriescono dal nucleo centrale, a sottolineare la potenza radiante e creativa (il tre è sempre riferito al concetto di creazione divina) della divinità solare. 

Invece, in questa rappresentazione, invece dei quattro moduli, abbiamo quattro doppi segni circolari, identici al glifo usato dagli antichi Egizi, per rappresentare il sole, con un punto e un elemento circolare intorno. 

Quindi, abbiamo già la presenza di due elementi, sia Femminili, che Mascolini, perché per il trapasso, per la trasmutazione alchemica nell'altra dimensione dei defunti, si necessita della sinergia degli Opposti, della loro guida. 

Ma vi è anche la rappresentazione della luna, poiché profonda era la connessione tra la terra e le divinità del cielo, ereditate anche in ambito macedone. 

La Luna è rappresentata come un'ellissi, con le sue due falci di luna, crescente e calante, proprio all'altezza dei due "pomi" delle guance, dove, all'interno, pare esserci un rettangolo, un doppio rettangolo, simbolo di un "quadrato più un quadrato", di due elementi terra, femminei, esemplificati dal ciclo femminile lunare, che li custodisce come un grembo, tra le due falci di luna, calante e crescente. 

Forse indicava il periodo più adatto per le sepolture e i suoi riti, poiché queste due fasi opposte della luna, sono dinamiche, in movimento, e veicolano un'energia di spostamento. 

Sulla bocca vi è una decorazione a rombo, con dei decori, che a tratti, sembrano "semi". 

Il rombo, è simbolo della vulva femminile, ma anche della simbiosi dei due triangoli uniti per la base. 

Un maschile e femminile in sinergia creativa. 

Ma soprattutto, la bocca, che, al pari di una vulva, è un centro energetico di potere molto potente. 

Con la parola, con il suono, con il Verbo, si crea. 

Una maschera energeticamente molto potente, sottolineata anche, nell'arcata sopraciliare, e nel setto nasale, da quella conformazione a T, a Tau, tipica degli Iniziati ai Sacri Misteri, così come ce l'hanno anche i nostri Giganti Sardi di Mont'e Prama. 

Un manufatto straordinario, regale e raffinato. 


Tiziana Fenu 

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Maschera d'Oro funebre



💚Statuine Ubaidian

 Da un post in un gruppo

(https://www.facebook.com/groups/583113712191538/permalink/1274134089756160/)

"Misteriose figure al Museo Nazionale di Baghdad, realizzate su un cilindro in argilla con datazione 4.000/6000 a.C."

Ci si chiede se potrebbero avere qualcosa in comune con le statuine della cultura Ubaidian, una cultura preistorica della Mesopotamia, pre-sumera, che risale al 5.000 a. C circa.

In effetti vi è una certa somiglianza, non tanto per quanto riguarda la testa, che non è affusolata, e gli occhi, che non sono a mandorla, ma per il fatto che anche il corpo delle statuine-lucertola Ubaidian, in particolare la parte superiore, è ricoperto da motivi circolati, anche se nelle statuine Ubaidian, risultano in rilievo, mentre in queste sono incise.

Queste figure risultano comunque abbastanza strane, con occhi rotondi, lunghe braccia poco umane, un corpo lungo, delle bocche senza labbra, che li rendono simili ai rettili. 

Anche le braccia sembrano serpentiformi. 

L'aspetto serpentiforme è sottolineato specialmente nella terza figura delle immagini. Un corpo affusolato, lineare, con dei motivi ad intreccio, che sembrano indicare l'intreccio delle due energie creative, maschile e femminile, dalle quali poi, nascono dei nuclei a doppia coppella, come nella doppia cornice spiralizzata che custodisce una coppia di questi due strani esseri, disposti ad X, come si vede nella seconda immagine. 

Una disposizione che enfatizza e simula l'atto creativo, quel punto X delle due energie, maschile e femminile, dove la centralità di questo incrocio, corrisponde anche alla centralità del chakra del plesso solare Manipura, il terzo chakra, enfatizzato  dal fatto che le mani dei due "amanti" siano le une sul plesso solare dell'altro. Una conformazione ad X, sottolineata anche dall'incrocio delle braccia. 

È rappresentato l'atto puro della creazione, simboleggiato anche da una particolarità che mi fa pensare che queste strane figure siano rappresentate, in questa rappresentazione di "coppia", non con una veste lunga, come potrebbe sembrare, ma come se il corpo, la parte finale, fosse stata tranciata di netto. 

E se ipotizziamo che queste strane creature possano esser delle lucertole, trovano una ragione d'essere anche i segni delle tante coppelle sul corpo, come simbolo di animali anche acquatici, con la parte finale del corpo, rappresentata quasi tranciata di netto. 

Questo perché la lucertola, era considerata una creatura Sacra, capace di rigenerarsi, se le veniva tranciata di netto la coda, e simboleggiava la ciclicità dell'esistenza. 

In molte culture, come in quella mesopotamica in cui la cosmogonia si ricollega agli uomini-anfibi e agli uomini-pesce, si credeva ad una creazione dell'uomo nell'argilla, partendo da una rappresentazione di lucertole che poi, a contatto con l'acqua, diventano uomini. 

Quindi, una lucertola molto potente, capace di autogenerazione e autoguarigione, psicopompo nel mondo degli spiriti, come si vede in molti portoni Dogon. 

La rappresentazione ad X, indica, non solo il punto di Creazione, l'incrocio tra le due energie, maschile e femminile, ma indica anche la dinamicità della ruota del tempo, la scansione attraverso i due solstizi e i due equinozi. 

Se ci badate, nei Tarocchi, il Re di Bastoni, ha un mantello decorato con il leone e la salamandra, simboli di forza e di fuoco. 

La salamandra che si morde la coda, è simbolo dell'infinito, la ciclicità che questi due amanti sovrapposti, rappresentano molto bene, ed è anche simbolo di superamento degli ostacoli, visto che la salamandra, ha capacità rigenerative, e il potere di passare indenne attraverso il fuoco, perché essa, è acqua e fuoco insieme. 

La Regina di Bastoni è chiamata proprio la Regina delle Salamandre, e rappresenta i due elementi opposti di acqua e fuoco. È l'elemento "acquoso" del fuoco. Rappresenta il potere igneo del Leone, di cui si fa scudo, nelle rappresentazioni, che hanno origini antichissime, con due leoni ai suoi fianchi. 

Come nelle antiche rovine fu Catal Huyuk, risalenti al 10000 a. C., dove hanno trovato la statua di una donna che siede tra due leoni. 

Leone che rappresentava il sole, ma che, in tempi passati, era legato al Femminino, tanto che anche la dea Hator aveva la sua controparte focosa e distruttiva come il fuoco, in Sekhmet, la leonessa. 

Una Regina di Bastoni, che nei tarocchi, regge dei girasoli, simbolo del Sole. 

Una bella e intensa rappresentazione dell'elemento fuoco, in questa rappresentazione, del dinamismo tipico del fuoco, e della Salamandra/lucertola, che lo rappresenta. 

È una rappresentazione simbolica della forza del sole, della ruota infuocata dei suoi solstizi ed equinozi, con questa rappresentazione ad X. 

È anche una rappresentazione della sinergia del potere creativo tra acqua e fuoco, due elementi della natura della lucertola/salamandra. 

Rappresenta il potere dell'era astrologica del Leone(10.000/8000 a. C), del Sole, e del Fuoco, temperato dall'elemento acqua(era astrologica del Cancro(8.000/6.000 a. C.), che poi approda nella rappresentazione dei due Gemelli(era astrologica dei Gemelli, 6000-4000 a. C), che hanno il loro centro creativo di unione e sinergia, nel plesso solare, come condizione necessaria per l'atto creativo che si risolve in una perfetta sintesi degli opposti, in sincrono con una rappresentazione più vasta, della Ruota del Tempo. 

Due creature, allegoricamente, altamente erotiche, che creano sinergia tra acqua e fuoco, attraverso il plesso solare, centro umano della creazione, sede dell'Anima, del Fuoco vitale che arde negli Umani, ma anche due creature al di fuori, oltre la loro stessa rappresentazione: la ruota del tempo che ciclicamente, eroticamente, perché tende all'Eros, alla vita, si rinnova continuamente. 

Una rappresentazione bellissima, che chissà cosa rivela, oltre questo piccolo spiraglio che è stato immortalato in queste immagini. 


Tiziana Fenu 

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Statuine Ubaidian





💚Idolo femminile greco, forma rettangolare

 Museum of Fine Arts, Boston 

Idolo femminile greco

Periodo arcaico 625–550 aC

Luogo di fabbricazione: Grecia, Beozia

MEDIO/TECNICA: Terracotta

DIMENSIONI: 20 cm (7 7/8 pollici)

LINEA DI CREDITO: Regalo di Mr. e Mrs. William de Forest Thompson

NUMERO DI ACCESSO: 18.459

NON IN VISTA

COLLEZIONI: Antica Grecia e Roma

CLASSIFICAZIONI: Scultura

DESCRIZIONE: Schematica figura femminile drappeggiata con corpo piatto simile a una tavola e braccia allargate atrofizzate. Abito con bande di ornamento dipinto: tratteggio incrociato, una sorta di motivo a meandro con forme a Z rovesciate separate da quadrati, punti, linee ondulate, S e un uccello acquatico dal collo lungo con le ali spiegate. Il cappello (polo) ha strisce verticali dipinte. I riccioli di capelli dipinti appaiono sotto.

PROVENIENZA: 1918, dono dei coniugi William de Forest Thomson, Boston, al MFA. (Data di adesione: 12 settembre 1918)

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*Particolare statuina greca, che si contraddistingue  per la forma appiattita, come da descrizione nella didascalia del museo.

Ma l'interpretazione simbologica tiene conto di qualsiasi particolare, anche di quello che può significare più insignificante, e in sinergia con gli altri elementi, crea una "struttura narrativa" che possa raccontare quanto più possibile a riguardo.

Perché rappresentare una statuina con questa forma totalmente appiattita, senza spessore, senza rotondità, senza mammelle, senza elementi tipicamente femminili?

Le braccia sono appena abbozzate, irrilevanti, in questi contesto. Giusto per dare una parvenza di "umano", anche nelle braccia, oltre che nella testa.

Il corpo viene rappresentato come un "lembo di terra", l'area di un tempio, di un luogo ipotetico, bidimensionale, come può essere un lembo di terra, quindi una superficie, o uno specchio d'acqua, dove si verifica la magia della creazione.

Il corpo ha una forma rettangolare, quindi formato da un quadrato più un altro quadrato.

Questo significa che rappresenta una sigizia, un elemento androgino, formato dal maschile e dal femminile.

Come i due quadratini rosso e bianco, che formano il modulo compositivo della nostra scacchiera di Pubusattile, formata, in tutto, da 64 quadratini, 8, per parte, nella Domus de Jana di Villanova Monteleone, in provincia di Sassari, risalente al 4000 a.C. circa.

L'elemento sinergico creativo è sottolineato anche da quella banda decorativa superiore ad intreccio, dove i due elementi trasversali opposti, si intersecano a formare una griglia di losanghe, che, metaforicamente, simboleggiano il rombo vulvare, e quindi, la creazione.

La seconda banda decorativa, è formata da quattro elementi quadrati, che simboleggiano sia l'elemento terra, che i suoi 4 elementi e punti cardinali.

I cinque elementi "sinistrosi", nel senso che sono orientati da sinistra verso destra, quindi, da ovest verso est, ne rivelano il carattere lunare, femminile, e il numero cinque, il collegamento con Venere, che nel suo tragitto in 8 anni, traccia, nel cielo, un percorso pentacolare a cinque vertici.

Anche la terza banda con dodici elementi decorativi circolari, ha un carattere lunare.

Più alto a sinistra, ovest, e via via a calare verso est.

Il dodici è un numero multiplo di tre.

È l'aspetto divino creativo(3) che si incarna e realizza nella materia(4).

In questa materia, che è come una tavolozza di creazione, come l'area bidimensionale di un tempio sacro, in cui si edifica la Sacra tridimensionalità della creazione.

È un grembo nel quale prende vita, la vita stessa. Un "luogo" ben definito, dove hanno sede le acque amniotiche della creazione, esemplificate da quelle due bande a zig zag, che decorano tutta la zona del ventre, e che simboleggiano l'acqua.

Nella parte finale, quella "radicata nella materia", c'è l'immagine simbolica di un uccello d'acqua, un trampoliere, forse, come le gru del ballo del labirinto di Cnosso, o forse un cigno.

Simbolo comunque del Femminino, che sublima la sua Essenza, di creatura terrena, e diventa depositario di quell'uovo cosmico che si eleva verso l'alto.

Cigno come unione del maschile e del Femminile, l'Androgino assoluto, psicopompo nel mondo dei morti, Custode della barca solare nell'Oceano Celeste.

Una statuina stupenda, che indica la totale resa e fede al piano divino

Che si presta alla grande Creazione, come una tavolozza, all'opera del Creatore Divino, con le braccia  aperte, fiduciosa, regale, sorridente.

Come un'area Sacra dove il Divino si può manifestare.


Tiziana Fenu

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Idolo femminile greco forma rettangolare