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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, giugno 20, 2022

💛Solstizio/Pales

 Domani, alle 11:13 si verificherà il Solstizio estivo. Ho già scritto in proposito, riguardo la trasfigurazione che avviene all'interno dei nuraghi, proprio durante il Solstizio(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/trasgirazione-solstizio-estivo.html?m=0), ma vorrei soffermarmi su alcuni aspetti archeoastronomici. 

La trasfigurazione attraverso la luce, avviene durante i solstizi. 

Pare che le Domus de Janas meridionali, che stanno al Sud della Sardegna, siano orientate per lo più verso il Solstizio invernale(sud est) , mentre quelle settentrionali, sono per lo più orientate verso il Solstizio estivo(nord est) 

Quasi nessuna è orientata a Nord, dove il sole non sorge, né tramonta. 

La maggior parte sono orientate ad est, verso le Pleiadi, verso la costellazione del Toro, che ingloba in sé anche le Iadi, e che, come abbiamo visto  dal mio scritto sulla simbologia delle ierofanie nei nuraghi,  sono legate al concetto di rinascita legato alla costellazione del Toro, rappresentata con il corno sinistro più corto. 

Le Domus, quindi, orientate verso la costellazione del Toro, tra Ariete (a ovest) e Gemelli (est), rappresentano il cardine delle due porte solstiziali insieme. 

Lo notiamo nei nuraghi, ma anche la maggior parte delle Tombe dei Giganti hanno l'esedra con un orientamento verso sud est, in direzione, quindi, dell'alba durante il Solstizio invernale( mentre durante il Solstizio estivo, l'alba è orientata a nord est) 

Le uniche tre Tombe dei Giganti, che hanno l'esedra orientata a Sud,(le altre, per lo più, sono orientate ad est) sono quelle di S'Ena e Thomes, a Dorgali quella di Goronna, a Paulilatino, Oristano, e quella di Thiesi(Sassari), di Baddu Pirastru. 

Secondo una ricerca di tre studiosi dell’Osservatorio Astronomico di Brera (L. Marchisio, A. Manara e A. Gaspani, le tre tombe sarebbero orientate anche verso la stella Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro, l'occhio rosso del Toro, così importante per nostra Antica Civiltà Sarda, perché era sulla via della rinascita astrale, lungo la via Lattea, come tappa finale( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0) 


Quindi, abbiamo sia nei nuraghi, sia nelle Domus de Janas, sia nelle Tombe dei Giganti, sia nei pozzi Sacri, in particolare quello di Santa Cristina, il referente alchemico, archeoastronomico, nei solstizi, in particolare, nel solstizio estivo, la "porta degli Umani", nella quale era possibile la trasmutazione verso una dimensione divina, verso il corpo eterico di Luce, verso una ierofania che manifesti la presenza del Divino nella materia. 

È molto interessante notare come, sicuramente, tra le tre Tombe dei Giganti, quella che ha, astronomicamente influenzato l'orientamento delle altre due, sia quella di Goronna, a Paulilatino(orientata con l'esedra a sud est, proprio come i gradoni del pozzo Sacro), perché a Paulilatino, abbiamo anche il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina. 

Pozzo Sacro, nel quale, dagli approfonditi studi del ricercatote Sandro Angei,  durante il Solstizio estivo, si verifica una ierofania sul docidesimo anello della tholos, con il sole all'azimuth. 

Questo manifestazione ierofanica, si verifica il 21 aprile, il 21 giugno e il 21 agosto. 

Ora, nel 753 aC, proprio il 21 aprile, Romolo scelse il colle Palatino per la fondazione di Roma. 

Colle Palatino sul quale edificarono il Pantheon, che una stessa cupola ogivale con oculo, come il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina a Paulilatino. 

Scelse quella data, perché avveniva la congiunzione del Sole con Palilicium, che era il nome latino di Aldebaran. 

Il nome Palatino, da cui deriva Palatium e Palazzo, discende da Pales, antica divinità agropastorale, celebrata proprio sul colle, il 21 aprile(Sigismondi Costantino). 

Quindi, il 21 aprile, traguardava la levata eliaca, di Palilicium, il nome latino di Aldebaran, e l'intero colle Palatino, e il Palazzo imperiale, sede dell'imperatore Augusto,  era dedicato a Pales e a Palilicium. 

Quindi la fondazione di Roma è legata a questa congiunzione, alla Dea Pales, e alla celebrazione del Natale romano. 

Un altro referente per la mietitura e per l'armatura, era la levata eliaca delle Pleiadi, figlie di Atlante sempre della costellazione del Toro. 

Attualmente, questa congiunzione particolare Sole-Aldebaran, per via della precessione degli equinozi, avverrebbe il 29 maggio. 

Ma ciò che mi preme sottolineare è la corrispondenza fonetica tra Palatino/Pales, e Paulilatino. 

Io credo che i romani non si siano inventati nulla. Hanno ripreso le ierofanie trasmutanti che si formano all'interno dei nuraghi, proprio durante il Solstizio (https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/trasgirazione-solstizio-estivo.html?m=0). Hanno ripreso la data del 21 aprile, e ne hanno fatto la celebrazione della Dea Pales, della fondazione di Roma, del primo Palazzo imperiale, della celebrazione della congiunzione del Sole, con la fonte divina, Aldebaran.

In Sardegna, sapevamo già da secoli evidentemente, che proprio in quel giorno il Sole era allineato ad Aldebaran. Considerando la precessione degli equinozi, può darsi che anche nel periodo di edificazione del pozzo di Santa Cristina(XI sec. aC), si presentasse questo allineamento, poi adottato in ambito romano. 

Come ho già scritto, il 21 aprile, traguardato dalla ierofania sul 12° anello della tholos a Santa Cristina, simboleggiava un parametro, sicuramente per verificare il grado di maturazione del grano, visto che il 12 simboleggia il Sacro Archetipo Lamed, con funzione "misura", per "controllare un alimento sacro come il grano. 

Ma molto più probabilmente, per onorare la dea Pales, la dea dei pastori, protettrice del bestiame, della pastorizia. 

Pales

Palilicium

Paulilatino

(Pauli Arbarei, sede di grande forza energetica, strane manifestazioni luminose, di ritrovamenti di resti di Giganti, di molto altro. La Marmilla è uno scrigno segreto di grandi tesori) 

Aggiungerei, visto le ricorrenti similitudini e corrispondenze sempre più fitte, compreso il sigillo di Ebal( che riporta il Trigramma YHW, sempre presente nella nostra Antica Civiltà, nel concio di Oniferi, per esempio, o nei sigilli di Tzricotu) tra Antica Civiltà Sarda e Israele, anche Palestina, di cui geograficamente Israele fa parte. 

Alchemicamente, Paulilatino, potrebbe essere stato, con il suo pozzo Sacro e la Tomba dei Giganti orientata ad Aldebaran, il fulcro alchemico della creazione, l'uovo cosmico metaforico(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/simbologia-uovo-cosmico.html?m=0) da cui una civiltà si espande, prende vita, proprio, in modo metaforico, da una congiunzione sole-Aldebaran, che, tra l'altro, è rappresentato, esotericamente, come un occhio dentro un triangolo, come l'ingresso del pozzo di Santa Cristina, che avevo collegato alla simbologia del Menat egizio( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0) 

Aldebaran era considerata la Stella guida dei cieli e il suo nome era connesso alla regalità, al dominio, all’ascesa della Luce. Era la stella regina dei sumeri quando, segnando l’equinozio di primavera (dal 4000 al 2000 a.C.), evocava il simbolo di un’energia primordiale e celeste; nell’antica Persia era Tashter, lo ‘Spirito creatore’ che causava piogge e diluvio, e la Sentinella dell’Est, che costituiva una delle quattro Stelle Regali con Antares (Ovest), Regolo (Sud) e Fomalhaut (Nord), Guardiane del Cielo, in quanto marcavano la croce dei solstizi e degli equinozi. 

 Il nome accadico S(h)ar significa ‘Re’

l’‘occhio del Toro’ è l’occhio della rivelazione. 

La luce primordiale, per gli Egizi, ciò che ci fa tendere verso il Divino. 

La costellazione del Toro era chiamata dagli Egizi, ‘la grande città di Dio e la madre delle rivelazioni’, e anche ‘l’interprete della voce divina, che nei Veda, ha la forma di una cerva. 


Nel pozzo Sacro di Santa  Cristina, convogliano e si manifestano in sacre ierofanie(per i solstizi) e ombre capovolte( per gli equinozi) le manifestazioni divine delle tappe astronomiche del Sole. 

Ho controllato su Google earth. 

Le gradinate del pozzo, non sono perfettamente allineate sull'asse  equinoziale est-ovest, ma sono leggermente a sud est, lo stesso orientamento solstiziale della maggior parte delle Domus de Janas e delle Tombe dei Giganti, anche se sono per lo più orientate a sud, quindi comunque con una angolazione tale da poter ricevere la luce equinoziale per il verificarsi dell'ombra capovolta riflessa nella Tholos. 

Le offerte alla Dea Pales venivano fatte orientandosi verso est, e si parla di acque sacre

"Benedici la mandria e perdona se a volte siamo entrati nei boschetti a te consacrati e, ignorando il tuo nome, abbiamo tolto foglie al ramo per una pecora malata; perdona se le bestie intorbidarono involontariamente l’acqua chiara della tua fonte”.

Ci sono tutti gli elementi per pensare che la dea Pales fosse un'antica dea sarda, che veniva onorata proprio il 21 aprile, il 21 giugno per il Solstizio e il 21 agosto. 

Magari proprio attraverso queste ierofanie sul dodicesimo gradino, che si verificano nel pozzo di Santa Cristina in queste tre date. 

Che si palesano. 

Palesare

Pales

Hanno la stessa radice. Magari era la dea della manifestazione ierofanica nella Forma, nella materia. 

Il fatto che sia per il 21 aprile, che per il Solstizio si verifichi, si palesi, la ierofania sul dodicesimo anello della tholos, così come avveniva nell'anno 1000 aC, secondo le verifiche di Sandro Angei, significa probabilmente, che queste due date, traguardavano anche nel periodo in cui è stato edificato il pozzo Sacro, riprese in periodo romano, la particolare congiunzione, metaforica, tra Sole e Aldebaran, la luce primordiale, che si manifesta, si palesa, non solo con Pales, la divinità agricola, ma con le ierofanie, dove maschile e femminile si incontrano

"La combinazione particolare di domani, inizio del solstizio estivo, con l'elemento acqua del Cancro, quello del Sole, è una combinazione particolarmente interessante, dove lo zolfo viene considerato la materia prima dello stesso sole e dell'Oro filosofico, quindi un elemento androgino.

Lo zolfo infatti, è l'elemento fondamentale della materia, è la materia vulcanica interna della terra, e alchemicamente rappresenta l'unione tra l'elemento maschile e femminile.


Domani avremmo un passaggio alchemico potente, importantissimo, poiché portava all'integrazione delle due parti, al compimento dell'Opera alchemica, alle nozze alchemiche tra maschile e femminile, tra sole e luna.

Si manifesta  il Fuoco Trasmutante più potente, il Fuoco dell'acqua, poiché lo zolfo è puro fuoco nascosto nell'acqua, rappresentata dal Mercurio.

È quell'acqua ignea dove si lavano Re e Regina, pura, simile all' Oro.

Ecco perché i riti solstiziali estivi sono sempre stati così importanti, e venivano celebrati attraverso musiche, danze, accendendo fuochi, simbolo del sole, e benedicendo l'acqua, simbolo della luna e della terra, per creare "l'acqua di Fuoco", rappresentato dal simbolo dello zolfo rovesciato, un triangolo con la punta verso il basso, ad indicare il Femminino acqua che accoglie una croce (gli opposti) che lo sovrasta. 

"S'abba ardente" l'acqua ardente", anche se riferita alla nostra grappa fortissima, al nostro "fil'e ferru".

Ma "Abba ardente" rende l'idea. 

Perché acqua e fuoco insieme, rappresentano la possibilità di unione alchemica e di trasformazione.(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-alchemica-solstizio-estivo.html?m=0) 

Intento che è rimasto nei nostri pozzi e fonti sacre, dove sole e luna, fuoco e acqua, Re e Regina, si incontrano per favorire la trasformazione alchemica.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com


Per chi è interessato, sempre un mio scritto: interpretazione archetipale del solstizio di domani

https://www.facebook.com/101482521577128/posts/561060652285977/

Nell'immagine, ierofania che si manifesta nel dodicesimo anello della Tholos del Pozzo Sacro di Santa Cristina per il Solstizio estivo

(http://maimoniblog.blogspot.com/2018/10/ierofanie-nel-pozzo-di-santa-cristina.html?m=1)

Solstizio / Pales






venerdì, giugno 17, 2022

💚Anello testa di Toro. Cipro

 Anello d'oro con testa taurina, ritrovato a Cipro e risalente al 400 aC.

La tipica lavorazione a granulato sarda, a "pibiones".

Al centro della fronte, spicca un rombo, che sicuramente richiama la vagina femminile, ma teniamo conto drl fatto che anche astrologicamente, le corna del Toro, le Iadi, formano una V, che richiama il pube femminile.

Sono quelle stesse Iadi dalle quali, come ho descritto in un mio precedente post( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0), sgorga una sorgente per mano di Dio. 

"Il versetto di Giudici, 15: 19," Allora Iddio fendé la roccia concava ch’è a Lehi, e ne uscì dell’acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò, ed egli riprese vita. Donde il nome di En-Hakkore dato a quella fonte, che esiste anche al dì d’oggi a Lehi."

Una fonte Sacra che ridona la vita. Le Iadi erano chiamate le gocce del cielo, e, a forma di goccia /uovo, è la recinzione del nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, a Paulilatino, qui in Sardegna.

Il centro della fronte del toro, in questo anello, corrisponde al sesto Chakra Ajna, che indica il terzo occhio, la percezione intuitiva, rappresentato con un fiore a due petali, di cui, il petalo destro, rappresenta il sole, e quello sinistro, la Luna. Inoltre al centro del fiore, vi è un triangolo con il vertice verso il basso, come l'elemento femmineo acqua.

Perché il sesto Chakra è femmineo. 

Il chakra Ajna. 

Ajna, anagrammato, si legge anche Jana.

La Jana che è intuizione, portale per altre dimensioni, come il chakra Ajna.

Al centro del rombo, 12 granulati. 

"Su Santu Doxi", il Santo dodici, come da sempre è qui in Sardegna.

Un numero sacro, che rivela una Sacra ierofania, proprio nel dodicesimo anello della tholos del pozzo di Santa Cristina, a rivelare la manifestazione divina(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html?m=0), ma che indica anche la triade divina della creazione.

Infatti "1+2", del numero 12, diventa tre.

Come i tre piccoli granulati, nei tre cerchi sottostanti.

Questa combinazione, un cerchio e tre elementi dentro, la si vede nella Domus del Janas di Ossi( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=0), nella Domus di Mesu'e Montes - atazione 3500/4.000 a. C. circa- nella "Sala della Sacra Natività"

È una disposizione che indica creazione. 

Per come sono disposte qui, sono tre granulati, per tre cerchi ciascuno, quindi 9 in tutto, come i 9 mesi solari della gestazione.

Ma ci ne sono altri due moduli sopra, ai lati del rombo, quindi, in tutto, 15 granulati distribuiti in moduli da tre, in 5 cerchi

Il 5 è un numero legato al Femminino, a Venere, ma anche al Toro.

Il 15 è il numero della fertilità, perché il quindicesimo giorno, è quello centrale, in un ciclo lunare-mestruale, che corrisponde al giorno più fertile, quello dell'ovulazione.

Non so quale pietra sia incastonata nell'anello. Potrebbe essere un rubino, e avrebbe ancora più senso, visto che una delle pietre del Sacro Femminino.

Un anello bellissimo, che parla di fertilità, di creazione.. Sardo, naturalmente...


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

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Anello testa di Toro Cipro




mercoledì, giugno 15, 2022

💛Trasfigurazione solstizio estivo

 Tra pochi giorni, ci sarà il Solstizio estivo, che quest'anno cade nell'ultimo giorno del segno dei Gemelli, il 21 giugno. 

Dal 22 giugno, abbiamo il segno del Cancro, che, insieme al suo opposto, il Capricorno, sono chiamati, rispettivamente, la Porta degli Uomini, e la porta degli Dei. 

Quindi, è un passaggio astronomico e alchemico a cavallo tra il segno dei Gemelli e il segno del Cancro, molto importante, sia dal punto di vista astronomico che simbolico.

Il Solstizio, per definizione, è il punto in cui il Sole, raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Questo significa che i solstizi di estate e di inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell'anno.

Il Solstizio estivo cade nell'ultimo giorno dei Gemelli, che, alchemicamente, è una koine' concettuale e simbolica, portante, della nostra Antica Civiltà Sarda, dove il concetto di Gemellare è particolarmente sentito. 

Ho già affrontato l'argomento, in relazione, in particolare, al pozzo di Santa Cristina, e al suo gemellare pozzo di Sant'Anastasia (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html), e riguardo l'Ombra capovolta, gemellare, speculare, che si forma durante gli equinozi autunnali e primaverili nello stesso pozzo di Santa Cristina. (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html)

Ma nei nostri Nuraghi, in alcuni, in particolare, come nel nuraghe Ruju di Torralba, o nel Nuraghe Aiga di Abbasanta, solo per citarne due, si verifica, nel solstizio estivo, quando il sole è nel suo punto più alto, il fenomeno della trasfigurazione, della "trasformazione della figura", in senso letterale, in corpo eterico, di Luce. 

La luce del sole entra dal foro apicale, sulla sommità  del nuraghe, attraverso un oculo dal quale, può essere rimossa o meno, la pietra di chiusura, accedendovi attraverso un soppalco che i nostri Antichi Padri, avevano ben progettato.

Questa luce, incanalata nel foro apicale, investe, come una investitura regale, il soggetto che soggiorna sotto il suo fascio di luce, trasfigurandolo, divinizzandolo, illuminandolo, fino a trasfigurare la sua fisionomia, che si amalgama con la luce, che diventa, così incanalata, fluida, pura, potente.

Si crea, in questo modo, un "gemello divino" in terra.

Si divinizza, e si altarizza, in questo modo, un "semplice umano", alla vigilia, sulla soglia della "Porta degli Uomini", traguardata dal segno del Cancro, che subentra il 22 giugno", e lo si fa assurgere a divinità luminosa, attraverso la trasfigurazione, attraverso l'investitura regale, del Dio Sole.

In questo modo, la "Porta degli Umani ", del Solstizio estivo, può diventare passaggio alchemico per la "Porta degli Dei", del Solstizio invernale, traguardato dal Segno del Capricorno, il segno esotericamente più spirituale e trasmutante dello Zodiaco.

Il Cancro è un segno d'acqua.

È sull'acqua, che il Sole, manifesta la sua ierofania dorata.

È attraverso l'acqua, che si manifestano le ierofanie nel pozzo di Santa Cristina(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/solstizio-21-giugno-ierofania-del-9.html?m=0

Attraverso essa, il Divino si manifesta.

Attraverso il riflesso nell'acqua, l'Ombra speculare nel pozzo, di manifesta, in modo da enfatizzare l'immortalità degli Umani, in questa, e nell'altra dimensione.


"Il solstizio estivo era considerato un momento importantissimo in passato.

Era considerato la "porta degli Umani", segnata dal segno del Cancro, contrapposta alla porta degli Dei, quella del Capricorno , custodite dal Giano bifronte, con i due volti, uno per vedere il passato, e uno per vedere il futuro.

Giano bifronte romano che potrebbe essere un'evoluzione della nostra Jana(Jana /Jano), poiché anch'essa è un portale, una porta, una "Janna", che consente l'ingresso a nuove dimensioni.

Abbiamo molti megaliti ad orientamento solstiziale, ed elencarli tutti sarebbe stato un lavoro certosino.

Tra questi, forse il più bello, per i miei gusti, è il Nuraghe Palmavera ad Alghero. Questo del solstizio è un momento alchemico molto importante.

La luce è alla sua massima manifestazione, il calore del sole cuoce i frutti sugli alberi, e le piante, germogliando e crescendo dalla terra, portano in superficie i sali minerali della terra stessa.

Quando l'aria diventa satura di calore, avviene un processo che viene chiamato sulfurizzazione, con predominanza dell'elemento zolfo.

L'aria diventa satura di sale, Mercurio e zolfo, e lo stesso corpo umano risente di questa corrente caldo-luminosa, che percorre anche gli elementi naturali, come un "Drago-Serpente" che offre vitalità, ma anche dissipazione di energie.

Alchemicamente, questo stato, viene contrastato dal fenomeno delle stelle cadenti. Ai primordi dell'umanità, si narra che le prime armi in ferro furono forgiate dai primi meteoriti, grazie al ferro cosmico, il "sideron", il ferro degli Dei, che protegge da questo calore eccessivo estivo.

Infatti d'estate, tutto sembra puntare ed evaporare verso il cielo.

Il calore spinge verso l'alto. Quando piove d'estate, se ci fate caso, spesso si sente odore di zolfo.

Fa parte di quel processo alchemico di  trasmutazione verso l'Oro, verso il Sole.

Ecco perché gli Antichi davano massima importanza ai riti che si celebravano per il solstizio. Essendo un periodo di massima manifestazione del sole, era anche il momento di potenziale, massima trasformazione alchemica dell'umano in divino." (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-alchemica-solstizio-estivo.html?m=0) 


Immaginate quale meraviglia potesse suscitare tale investitura solare e regale, in un personaggio di potere della nostra Antica Civiltà Sarda, o in una coppia che si univa in un sacro legame. 

È una cosa che ci hanno copiato gli antichi romani, poiché è un fenomeno che si verifica anche nel Pantheon romano, poiché, nel 27 a.C. Marco Vipsanio Agrippa, genero, amico e collaboratore del primo imperatore Augusto, fece costruire questo tempio, dedicandolo alle sette divinità planetarie. Ad esse si deve il nome di Pantheon, che, in greco, significa “di tutti gli Dèi”.

Solo e unicamente a mezzogiorno del 21 aprile, giorno in cui si celebra il Natale di Roma, il sole penetra dall’oculus con un’inclinazione tale da generare un fascio di luce che centra esattamente la porta d’ingresso del tempio. Anticamente, l’imperatore faceva il suo ingresso trionfale proprio in quel momento, investito dalla luce e consacrato divinamente agli occhi del popolo

Ma il 21 aprile, sappiamo benissimo, che dagli studi del ricercatore Sandro Angei, a riguardo, si verifica una ierofania sul dodicesimo anello della tholos del pozzo di Santa Cristina. 

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html?m=0) 

Dodicesimo anello, che io ho decodifica come "su Santu Doxi", un numero sacro nella nostra Antica Civiltà.

Forse retaggio di quella Matrice delle dodici tribù di Israele, alla quale ci siamo sempre più accostando. 

Il dodici come il dodicesimo Sacro Archetipo Ebraico Lamed, con funzione "misura", nella quale ci si misura con un qualcosa di più grande, l'Oro divino(perché i 12 anni, nelle Antiche civiltà, segnava il passaggio all'età adulta). 

Le iniziazioni, anche misteriche, avvenivano a quell'età. 

Un dodici, che traguardava anche "l'Oro nei campi", il livello di maturazione del grano nei campi. 

Un momento in cui si manifestava l'Oro, dato che "1+2", dà come risultato, "3", la Sacra Triade Divina. 

Si manifesta la resurrezione," quando i raggi solari si allineano in asse con la scalinata, e battendo sul primo bordo Inferiore , proiettano un'immagine luminosa nel  dodicesimo anello, a salire, della tholos, sul cerchio "anomalo", quello più grosso

Manifestazione luminosa amplificata  e magnificata da un' accorgimento tecnico, dovuto alla presenza dell'olio, che avrebbe reso calmo lo specchio circolare della "funtana" unta, rendendo ancora più magnificente  il riflesso dorato sul dodicesimo anello

In questo lasso di tempo, che durerebbe una mezz' ora circa, si osserva la "divinità solare" che si manifesta e benedice simbolicamente il raccolto del grano. 

Da questo particolare, ho pensato che i rituali de "sa mexina de s'ogu", con l'acqua e l'olio, derivino proprio da questa antichissima pratica. 

Il 21 aprile segnava l'inizio del calendario nuragico( quindi era una data chiave per gli antichi Sardi, non per i romani, che hanno solo emulato, distorcendone il significato originario). 

Nel pozzo di Santa Cristina, e nei pozzi che presentano la doppia scalinata speculare (quella superiore, di solito, impraticabile, ha un numero di gradini dimezzati, rispetto a quelli inferiori, perché si scende da umani, e si sale, divinizzati, purificati dall'acqua), la trasmutazione avviene attraverso l'acqua e la luce solare. 

Nei nuraghi, la trasmutazione, la divinizzazione, avviene nell'umano attraverso la catarsi che la luce solare, così canalizzata, dall'oculo, opera sulla stessa componente primaria dell'essere umano, l'acqua. 

L'Umano diventa una ierofania vivente, una manifestazione del Divino, in modo da poter varcare, da poter dominare anche la porta degli Dei, i due solstizi, il presente e il futuro, come Giano bifronte. 

Come una Jana, una porta ("Janna", in sardo, significa porta), un portale per la dimensione del Divino, di ciò che sta oltre la vita stessa. 

Oltre la vista. 

Perché in quel momento, l'Umano non si vede più. Non si vedono più i suoi lineamenti, ma tutto il suo essere è magnificato ed enfatizzato dal Divino che si sta manifestando attraverso esso, in una bellezza, che solo una civiltà evoluta come la nostra, poteva cogliere e manifestare.

Solo una civiltà che tendesse al costante rapporto con il Divino, attavetso le sue ierofanie( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/simbologia-delle-ierofanie-in-sardegna.html?m=0), e che se facesse, anzi, testimone vivente in eterno, a dispetto del tempo, che gli Antichi Sardi, anzi, lo fermavano.


Tiziana Fenu 

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Foto Immagine di Mauro Aresu, ripresa all’interno del nuraghe Ola nel giorno del solstizio(Nurnet)

Trasfigurazione solstizio estivo




💛Stele Israele con capovolto

 Prendo spunto da un post in un gruppo, il Sondaggio( 

https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/582960316467375/) 

Israele: catacombe che compongono la necropoli di Beit Shearim nella valle di Jezreel, Israele(foto a sinistra) 

Si stima siano state sviluppate nel II secolo d.C. e che per secoli sono servite come luogo di sepoltura principale per gli ebrei al di fuori di Gerusalemme

Se notate, abbiamo un simbolo uguale al nostro capovolto della stele di Laconi(a destra, risalente al 2700 aC circa) 

Non solo, ma abbiamo anche la "metà" di quello che è il Labirinto di Benettutti, a 7 percorsi.

Tradizionalmente, questo simbolo è attribuito alla Menorah ebraica, il candelabro a 7 bracci, su cui ardevano delle lampade a olio, che viene descritta con dovizia di particolari anche in merito a forma, misure, materiale con cui doveva essere costruita nella Torah, nel libro dell'Esodo. 

Da sempre essa veniva associata al Tabernacolo, ovvero il santuario trasportabile, che rappresentava lo spazio in cui si manifestava la presenza di Dio in terra (Shekinah) 

Il Tabernacolo ebraico era costruito sul modello di quello descritto da Mosè di ritorno dal monte Sinai. Originariamente era una recinzione fatta di teli e tende, al cui interno, nel cosiddetto ‘Luogo Santissimo’ era custodita l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole dei dieci comandamenti e altri oggetti sacri.

Successivamente, da santuario itinerante, un Tabernacolo stabile venne eretto all’interno del Tempio di Gerusalemme costruito da Salomone nel X secolo a.C.

Presso il Tabernacolo del Tempio venne posta una Menorah d’oro che bruciava olio puro e consacrato di olive schiacciate.

La Menorah simboleggerebbe dunque la luce divina che si diffonde. 


Tra i tanti simbolismi della Menorah a 7 braccia, trovo interessante questo:

"Alcune tradizioni vedono nella Menorah la rappresentazione simbolica del roveto in fiamme all’interno del quale Mosè udì risuonare la voce di Dio sul monte Horeb." 

Avevo già parlato in un mio post, del roveto

"In celtico, la Y, rappresenta la nascita, il roveto ardente di Mosè, il rovo sul monte di Dio, il monte Oreb, che brucia, ma non si consuma, quando Dio ordina a Mosè di portare fuori gli Israeliti dall'Egitto. O forse erano gli antichi Shardana, visto che una tribù dei Dan, era proprio attivamente presente per la protezione di Mosè, durante l'attraversamento del deserto"

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-agrifoglio-il-colostru-sardo.html?m=0)


Se consideriamo che ormai stanno venendo alla luce, similitudini che rimandano ad Israele, soprattutto a partire dalle iscrizioni che riportano il protocanainico YHW, presente in vari contesti, nella nostra Antica Civiltà Sarda, se consideriamo lo schema dei sigilli di Tzricotu, uguale a quello delle dieci Sephiroth, nell'albero della vita, i dieci solchi sull'avambraccio del Gigante di Mont'e Prama, forse come un segno tangibile dei dieci comandamenti, e tanti altri particolari che si incastrano bene in questo contesto, possiamo anche azzardare che tutto sia partito da qui, dai Sardi ebrei. 

Tra parentesi.. 

Abramo, patriarca da cui discendono le 12  Tribu` d'Israele 

Discendono dal patriarca Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo, a cui fu dato il nome di Israele e che diede il suo nome alla nazione che da lui ebbe origine.

Nell'estremo nord dell'antico Golfo Persico si trovava la città di Ur(Ur/Nur/n-ur-aghe), patria di Abram(senza acca) dove suo padre Terah lo generò insieme a Najor e Haran (Gene. XI. 26), qui suo padre fabbricava e vendeva idoli.

Lì Abram, si sposò con Saray (senza acca) sua moglie. Abram non era di religione ebraica perché questa non esisteva ancora. Tuttavia, è considerato il padre del giudaismo. Abram è il nono discendente della geneologia di Sem (figlio di Noè) benché in Esodo si indichi un'altra possibile discendenza. 

Interessante è notare che il legame che unisce Dio ad Abramo e a sua moglie Sara, è rivelato proprio da quella H, aggiunta al nome di Abramo, e a quello di sua moglie Sara. 

Quella H presente anche nel nome di Dio. 

Le due H(Archetipo 5, funzione vita) che indicano le due polarità energetiche  di ciascuno dei due, che unite, formano lo Yod(Decimo Archetipo, funzione concentrazione), la discendenza regale, Isacco. 

Una discendenza, che non era fattibile per Abramo e Sara, perché erano anziani e non potevano avere più figli, ma non appena i loro nomi furono cambiati, e fu inglobata l'H divina, la promessa di una alleanza che avrebbe garantito l'imprinting divino attraverso la discendenza di Abramo, si ha un'apertura. 

Quella H così presente nella nostra Antica Civiltà Sarda, come Tanit, anche nella scrittura, come simbolismo, come ingresso nei pozzi sacri. 

Una Tanit mercuriale, presente nel concio di Tresnuraghes, la rete della creazione, alchemica, che consente la comunicazione tra le due polarità, tra maschile e femminile, tra umano e divino. 

Abramo discendeva addirittura in linea diretta da Noè. Wurl Noè chiamato Ziusuddu (.. Che nome sardo..) 

Era dunque capo di antica e nobile stirpe. 

In particolare sappiamo che era devoto a El, che in seguito, dall’autore biblico, verrà assimilato a Jhwh. 

L'origine del nome “ebreo”, secondo gli studiosi, risale al nome “apiru”.

Gli “apiru” sono una categoria di persone, gli “ostaggi” dati in garanzia ai faraoni, della non belligeranza. Con il tempo rimasero nel territorio del faraone solo gli apiru di origine Mitanni e il termine finì per identificarsi con la tribù d’Israele.

Abramo sarebbe così un principe della grande dinastia Mitanni, un’aristocrazia proveniente dall’Iran che attorno al 1500 a.C. fondò il suo impero nella Mesopotamia settentrionale regnando sulle popolazioni urrite. 

“I Mitanni sono di etnia aria” dice Flavio Barbiero, un ricercatore dell’équipe di Anati, che ha scritto un libro su Har Karkom, massiccio di Har Karkom, in territorio israeliano, in venti anni di ricerche archeologiche. 

Se la sua ipotesi fosse giusta, la discendenza di Abramo e Sara, sua consanguinea, cioè la nazione ebrea, sarebbe di origine ariana. 

Ariana o ar-jana? 

Ar-jana

Ar/Ra >sole

Jana del sole, benedetti dalla divinità solare. 

D'altronde anche il pugnaletto sardo è una svastica solare. 

Per quanto possa essere assimilabile anche ad una barca, è come la barca solare egizia, che trasporta il sole. 

In questa zona  del massiccio di Har Karkom, si vedono riprodotti i più impressionanti graffiti scoperti nell’area. Sono datati all’epoca di Mosè ed evocano chiaramente le vicende bibliche: uno raffigura due tavole divise in dieci quadri, un altro la verga che diventa serpente, poi l’occhio di Dio, l’uomo orante.

Ai piedi della montagna, rimasta deserta e intatta per millenni, sono stati ritrovati – spiega Anati – perfino “dodici cippi che fronteggiano una piattaforma di pietra ("su Santu Doxi sardo-il Santo dodici-forse si riferiva alle 12 tribù di Israele? Perché è chiamato Santo?) 

Ciò richiama il passo dell’Esodo (24,4): ‘E Mosè levatosi per tempo eresse ai piedi del monte un altare e dodici cippi, per le dodici tribù d’Israele'”.

Quelle 12 tribù d'Israele che discendono dal patriarca Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo, a cui fu dato il nome di Israele e che diede il suo nome alla nazione che da lui ebbe origine.

Abramo ebbe due figli: Ismaele (dalla schiava egizia Hagar) e Isacco (dalla moglie Sara).

Dal primo discendono gli Arabi, detti anche Ismaeliti o Agareni, dal secondo invece discenderanno Giacobbe e i suoi figli (dieci avuti dalla prima moglie Lia e dalle ancelle Bila e Zilpa, e i due prediletti, Giuseppe e Beniamino, dalla seconda moglie Rachele), da cui saranno originate le 12 tribù, tra cui, la tribù di Dan( figlio di Bilhah, un'ancella di Rachele, poiché questa sembrava non poter avere figli. Significa YHWH mi ha fatto giustizia) 


Ed è straordinaria anche la presenza, a valle,  sempre in questo massiccio di Har Karkom, di un’ottantina di tombe, chiamate “i sepolcri dell’ingordigia”. 

Ingordigia.. 

Abramo

Ma come si dice "ingordigia" in sardo? 

Quando uno è ingordo di un qualcosa, non si dice forse, che è "abbrammiu/abbrammidu"? 

Abbrammiu/Abramo

Abramo sepolto probabilmente, in una degli ottanta "sepolcri dell'ingordigia". 

Questa similitudine è straordinaria. 

Questa Risonanza fonetica incredibile.


Il monte Jebel Musa, dove sorge il monastero di Santa Caterina si identificò lì il monte santo di Mosè in epoca bizantina (IV-V secolo d.C.) 

Anche noi abbiamo una Santa Caterina di Pittinuri

Pitti-Nur-Ur

I Pitti della Civiltà Pitta, tra il 2.000/ 3.000 aC, sviluppatasi nel Nord della Scozia, con similarità con la nostra civiltà 

Nei primi secoli cristiani si parlava di due monti sacri, uno di fronte all’altro: quello dove Mosè ricevette le tavole della Legge e l’Horeb su cui era salito il profeta Elia. Nella Bibbia sono però la stessa cosa.

“Ebbene proprio nell’area di Har Karkom” spiega Barbiero “è chiaramente testimoniata sullo stesso massiccio l’esistenza di due vette, entrambe con caratteri sacri"


Questa rappresentazione, nella necropoli israeliana, rappresenta elementi che troviamo anche in Sardegna.

La Menorah ebraica, con i suoi 7 bracci rappresenta la metà del labirinto di Benettutti, nella Domus de Janas Luzzanas, in provincia di Sassari, che segnava i 7 pianeti allineati, sulla via della rinascita dopo la morte, lungo il braccio di Orione. Un percorso iniziatico, come attraverso i 7 chakra, le 7 chiese dell'Apocalisse, e tutte le simbologie del numero 7, legate al Femminino, perché sette sono i giorni di una delle 4 fasi della luna. 

Se moltiplichiamo il 7, per due volte, abbiamo un 14, quattordicesimo Archetipo Nun, con funzione "trasformazione", uno dei due Archetipi Ebraici presente, insieme alla Dalet, quarto Archetipo, con funzione "riparo", nel simbolo della tribù dei Dan 

(  https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0) 

Insieme, la Nun e la Dalet, formano la Tau, ventiduesimo Archetipo Ebraico, il Sigillo Divino dei Sacri Giudici, come lo erano i Giganti di Mont'e Prama ( la Sardegna si costituì giuridicamente, proprio in Giudicati), emissari divini, Architetti divini


Abbiamo un guerriero in piedi, sembrerebbe. Un capovolto, identificabile con le "corna" 

dell'elmo. 

Un capovolto che indica l'anima, il Femminino, la parte spirituale che rinasce nel grembo alchemico dell'altra dimensione. 

Perché il capovolto è anche come l'ureo, il cobra, con il cappuccio aperto. 

Il Femminino che protegge il Mascolino, Ra, l'occhio di Ra/Horus. È la placenta, lo speculare, il gemello spirituale, la seconda opportunità di rinascita. 

Le due corna unite, dalle quali si attiva il percorso iniziatico, labirintico, delle due polarità che si uniscono. 

Vi è molta simbologia in questa rappresentazione. 

D'altronde, due polarità sono rappresentate anche sotto il capovolto, quello che chiamano "pugnale", ma che secondo me, è una prima rappresentazione del Sacro Vajra, con le due polarità opposte che si attivano. 

Perché, per nascere, per rinascere, per creare, vita e rinascita, ci vuole sempre la sinergia di Padre e Madre Creatori, come nella Domus de Jana della scacchiera, con i quadratini bianchi e rossi, a indicare il Mascolino e il Femminino. 

Tracce di Sardegna in Israele. 

Come sempre, in tutto il mondo. 


Tiziana Fenu 

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https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/la-sephiroth-sarda.html?m=0

💛Stele Israele con capovolto







venerdì, giugno 10, 2022

💛Scarabeo Canarie

 Da un post in una pagina nella quale trovo sempre similitudini con la nostra Antica Civiltà Sarda 

(https://www.facebook.com/groups/405731116945426/permalink/1141721593346371/) 

La pagina si occupa di archeoastronomia nelle isole Canarie. 

Isole che avevo già menzionato, sia a proposito delle pintadere, simili alle nostre( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/la-pintadera-sarda-e-un-ancestrale.html?m=0), sia a riguardo dei Guanci, gli antichi abitanti Giganti, Atlantidei, delle isole Canarie (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/guanci-sardegna.html?m=0) 

La didascalia di questo post, riguardo questo bellissimo petroglifo, dice 

"Antica simbologia dello scarabeo che trasporta il sole, poi evoluto nell'antico Egitto" 


A me sembra un simbolo lunare.

7 tacche centrali,, come i 7 giorni di ogni fase lunare, e 3 ovali concentrici, simbolo di nascita/morte /rinascita, attributo lunare del Femminino, nella sua ciclicità.

Ma se consideriamo che il primo scarabeo psicopompo è rappresentato dalla dea Madre Sarda di Cabras, perché veniva deposta nella mano sinistra del defunto, 3500 anni prima dello scarabeo egizio, di cui porta le fattezze, è normale che questo sia un simbolo lunare e femminile, perché lo psicopompo per l'altra dimensione è femminile.

I 7 segmenti paralleli, sembrano ricordare i 7 percorsi del labirinto di Benettutti, qui in Sardegna. 

Ma il Labirinto è Jana, è via per la rinascita. 

Sono i 7 pianeti allineati lungo la linea di Orione, lungo la via Lattea, all'equinozio di Primavera. 

Sono i 7 percorsi dei chakra, della Kundalini. 

Un percorso iniziatico che inizia quando lo Spirito Divino, prende forma nrl Femminino, e diventa Shekinah, parola ebraica che significa manifestazione, e nella materia, nella terra, si manifesta con i 7 chakra, che devono essere allineati, come i 7 percorsi del labirinto di Benettutti, come questi 7 segmenti allineati, per consentire, ciclicamente, la rinascita continua, lunare, che nasce, muore e rinasce. 

Quello sopra non credo sia il sole. 

Il sole viene rappresentato di solito con un punto con un solo cerchio intorno. 

Invece questo presenta, anch'esso, tre cerchi concentrici, simbologia ciclica di nascita, morte e rinascita, come le fasi lunari, come la capacità femminile, di dare la vita, di dare la morte ad un ovulo non fecondato, di far rinascere, come fece Iside con Osiride, e tutte quelle icone femminili della storia dell'umanità, che governano il mondo dei vivi e il mondo dei morti. 

Anche il  Labirinto  dai 7 percorsi, che riporta i  7 segmenti paralleli  di questo petroglifo, è Jana, e hanno lasciato un segno anche nelle Canarie, che era abitata dai Guanci, dai Giganti, che qui in Sardegna è argomento tabù, impregnato di negazionismo, e di chissà quali timori che lasciano interdetti. 

Il Labirinto è Femminino, è un portale, è arca che trasporta.

Lo scarabeo è Femminile, è Sacra Madre Sarda(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0)


"La Jana è costruita a somiglianza di un labirinto cretese ma è solo una somiglianza: la Jana sarda non solo è stata inventata dai Sardi ma è strutturata con una tecnica originale che nessun popolo del mondo ha mai inventato.

Nella antica lingua sarda Jana significa porta o genna: è una parola carismatica e non esiste agro nell’isola che non abbia registrato questa definizione catastale di “ genna janna “ .

Il simbolo della Jana sarda è il simbolo della verità; guardatelo bene e vedete come è tracciato, intanto non è quadrato come sono tutti i labirinti greci e romani: il quadrato è una figura geometrica che rinchiude, fa pensare ad una casa, un tempio od una prigione e quindi cosa senza speranza; la Jana sarda invece porta come figura geometrica il cerchio, tondo è il Nuraghe, tondo è il ballo, tondo è l’universo.

La Jana sarda può essere formata da 3,7,13,17 anditi o corridoi e ciò per un significato esoterico profondo che porta fuori della conoscenza umana; la Jana sarda è tonda con 3, 7, 13, 17 aperture mentre quella straniera non ne ha e quindi il minotauro ( che rappresenta l’umanità ed il regno animale e quindi tutto il creato con un intelletto ) è prigioniero di un destino infame: ad ogni apertura corrisponde una uscita ad un’altra esistenza o stato, ad un’altra infinità, quindi un concetto infinito dell’Eterno Increato Universo Creatore.

La Jana sarda descritta in questo simbolo esoterico porta in sintesi la sapienza eterna ed in questo simbolo vi è descritta la legge cosmogonica sopra cui si fonda l’universo creato ed increato: la legge secondo cui il tempo va indietro, il tempo diventa spazio e lo spazio diventa tempo."

Dott. Raimondo Altana" Nuraghelogia(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-labirinto-e-jana.html?m=0) 


Tiziana Fenu 

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Scarabeo Canarie




💛Chakana Domus di Ossi

 Nella necropoli di Noeddale, nella Domus de Jana di Ossi, in provincia di Sassari, vi sono simbologie interessanti, e tra esse, ha attirato la mia attenzione questa, rappresentata  nella pagina Nero Argento

http://www.neroargento.com/page_galle/noeddale_gallery.htm

Avevo già avuto modo di parlare della Domus di Mes'e Montes, sempre nella stessa zona, indicandola come una vera e propria "sala della Natività", con una primordiale Sheela Na Gig

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=0), e un primo nucleo triadico simbolico della creazione, oltre che presentare due arche sovrapposte che trasportano un tronco cono, un nuraghe, simbolo di quella manifestazione divina solare, lunare, androgina, alla quale è andata tutta la dedizione dei nostri costruttori.

In questa Domus di Noeddale, spicca un simbolo antichissimo, probabilmente la versione primordiale di quella che in ambito peruviano, viene definita la Chakana, di cui, la forma più antica, è stata individuata  nel tempio pre-Inca nel nord del Perù, nel complesso archeologico di Ventarrón , appartenente al sito archeologico omonimo,  risalente al 2000 aC

La nostra Domus de Jana risale ad un periodo risalente al neolitico recente, dicono, quindi siamo intorno al 3400 circa, se non molto prima. 

Quindi una primordiale Chakana, così come il primordiale serpente piumato di Mamoiada, del quale ho già parlato(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0), non si trova in Perù, ma qui in Sardegna. 

La Chakana, così come si è evoluta, evidentemente, rappresenta la “Costellazione Madre dei Popoli Originari Andini”. Nelle lingue locali il verbo “chakay” indica “attraversare” e “na” è un suffisso che indica “che si deve” e quindi “chacana” diventa: “ciò che si deve attraversare”, ovvero il ponte.

Secondo un’altra interpretazione, “chaka” = attraversamento, “hanaq” = superiore e quindi chacana = attraversamento verso il mondo superiore, che corrisponde proprio al significato simbolico delle nostre Domus de Janas, che non erano propriamente tombe, in senso stretto, ma luoghi alchemici di passaggi multidimensionali e luoghi di guarigione. 

In lingua aymara viene definita “Pusi Wara”, ovvero “quattro stelle” e corrisponde a quella che ora è stata ribatezzata “Cruz del Sur”. Per estensione, vengono denominati “chacana” anche i segni scalonati, a partire dalla “Croce Scalonata Andina”.. 

Qui in Sardegna, abbiamo un'intera ziggurat, l'altare di Monte d'Accoddi, nella Nurra, risalente a 5000 anni fa, che riproduce la costellazione della Croce del Nord, la costellazione del Cigno, che in quel periodo( oggi non è più visibile per via della precessione degli equinozi) era in direzione nord 

La Chakana è interessante, perché vi è una proporzione Sacra tra i bracci della stessa croce, che adesso non mi dilungo a spiegare, ma che hanno avuto la funzione di coordinate, attraverso studi geodesici, di importanti centri rituali e cerimoniali nei punti di intersezione delle rette del quadrato, con le rispettive circonferenze. 

Nella Chakana, la croce è formata da 4 scaloni, con tre gradini superiori ed esterni e due inferiori ed interni. 

Quelli superiori esterni, rappresentano  il mondo ideale. 

Gli scaloni inferiori ed interni, rappresentano il mondo reale

Nel primo scalone vi è il creatore del cielo e della terra, nel secondo, la divinità solare nel terzo, le divinità protettrici. 

C'è tutta una simbologia precisa e approfondita riguardo questi scaloni e gradini, che adesso sorvolo, perché ciò che mi interessa è la rappresentazione, la prima rappresentazione "base" della Chakana, perché questa nella Domus lo è a tutti gli effetti. 

Tre gradoni, la metà di quella che poi si è evoluta come Chakana, e che rappresenta il mondo ideale, per usare un termine usato per questo simbolo. Il mondo ultraterreno. 

La Chakana, rappresenta, come vedete dalle immagini, nella sua direzione Nord Ovest, una via di mezzo tra luna e sole, Madre e Padre celesti, i due poli energetici nell'elemento trasmutante fuoco, sulla destra, che si affianca, sulla sinistra, all'elemento Terra. 

L'ovest è traguardato dall'elemento Sole, all'apice della gradinata, come si vede dal disegno. Ed è proprio l'elemento Sole, ad essere così importante, nella nostra Antica Civiltà Sarda, quello che consente, fertilizzando e ingravidando la terra e l'acqua, la rinascita. Avevo già sottolineato come le nostre Domus de Janas, siano per lo più orientate ad ovest, verso il solstizio invernale, e ad est, solstizio estivo. 

Guardate come il rettangolo al di sotto della  nostra chakana  nella Domus, sia perfettamente allineato con il quadrato, con l'ingresso che rappresenta Madre Terra, perché il sole, quando entra, nel suo solstizio invernale, entra nel passaggio uterino della terra( infatti la parte superiore della Chakana è rappresentata dalla terra e dal fuoco, con il Sole all'apice, al solstizio invernale, e poi oltrepassa il rettangolo, che indica le due polarità in sinergia. 

La parte inferiore della Chakana non è rappresentata, quella che rappresenta l'acqua e l'aria, perché rappresenta il liquido amniotico sotterraneo, lunare, dove avviene la trasmutazione in aria, in spirito. 

E la linea energetica che funge da vettore, passa, dall'elemento fuoco(nord-ovest), all'elemento acqua, che lavorano sempre in sinergia. 

Sono sicura, che andando a verificare l'orientamento dell'ingresso,, allineato alla chakana sulla parete, su questa linea, nord-ovest, sud-est, si possono trovare altre coordinate interessanti. 

La Sardegna, con i suoi oltre gli 8000 nuraghi, le Domus, le tombe dei Giganti, forma un fitto reticolo di energia orgonica, elettromagnetica. Sono tutti luoghi catalizzatori di energia 

È ovvio, che il Sole, qui, come è rappresentato nella Chakana, sia all'apice dei gradini. Perché è una rinascita dopo la morte, non una nascita ad est, ma una rinascita nell'altra dimensione, dove sulla dimensione terra, si muore, si tramonta. 

Ho sottolineato più volte, questa funzione di "Matrice", della nostra terra. 

Ciò che si è sviluppato nelle altre civiltà, qui nasce come Matrice, secoli, millenni prima. Come ho sottolineato tante volte, in più occasioni. 

La Chakana è ancora da sondare bene, ma già molti elementi corrispondono ad una primordiale rappresentazione, 

Particolare il soffitto di questa Domus che sembra quasi un'arca capovolta. 

Un primordiale traghetto di Caronte per le Anime che oltrepassavano il mondo dei vivi, al di là dell'Ade? 

Arca, deriva da "arga", sanscrito, che significa "vagina". 

Un'Arca Cosmica. Una vagina, un ventre cosmico, di rinascita in un'altra dimensione. 

Forse il soffitto potrebbe anche essere la rappresentazione dell'Arca. 

Tanto ancora da scoprire, ma le similitudini, sono molto eloquenti.

E se ci pensiamo, la parola chakana, nella radice "chaka-", somiglia alla parola chakra.

Tre gradini laterali, per lato, e uno centrale, il settimo, la Corona. Un percorso iniziatico a "7", come i 7 percorsi del labirinto di Benettutti..

7 sommato a 7, fa 14, un ciclo lunare tra la Luna Piena e la Luna Nuova..

Il ciclo della Vita.. 


Tiziana Fenu

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Chakana Domus di Ossi







 



giovedì, giugno 09, 2022

💛Arpa di Ur

 Le Arpe o Lire di Ur,  sono un gruppo di strumenti musicali a corda risalenti a quasi 5000 anni fa, circa 2.500 A.c. rinvenuti nel 1929 durante gli scavi condotti nell’antica città sumerica di Ur, nella valle del fiume Eufrate nell’odierno Iraq.

Si tratta dei più antichi cordofoni di cui si abbia testimonianza. Gli strumenti, ricostruiti, sono decorati con lapislazzuli e conchiglie, calcare rosso, oro, argento, due strumenti hanno sulla parte frontale una testa di Toro

In questa immagine è ritratta la lira d'argento.

Questa è una delle due lire d'argento trovate in "The Great Pit". Erano entrambi di legno, ricoperti da una lamina d'argento fissata con piccoli chiodi d'argento.

Gli undici tubi d'argento accordando gli 11 pioli. Altezza 106 cm. Lunghezza 97 cm.

Nella seconda immagine, particolare della testa di toro sulla Lira d'Argento

Poiché la figura sulla parte anteriore della lira non è barbuta, potrebbe effettivamente essere una "mucca" piuttosto che un "toro", sebbene le lire di questo tipo siano generalmente chiamate "lire a testa di toro".

Nella seconda immagine, particolare degli intarsi della lira d'argento.

Il registro superiore mostra due arieti che si nutrono sugli alti rami di un albero. 

Questa immagine si trova su molti manufatti sumeri e ricorda, le nostre pavoncelle sarde speculari, davanti all'albero della vita. 

Rappresentano una simbologia mercuriale, creatrice, le due polarità, maschile e femminile, in sinergia per la Creazione. 

Questo albero della vita, si erge al di sopra di una struttura che sembra un nuraghe. 

Coincidenze? 

Gli arieti potrebbero essere in riferimento al fatto che, che nel 2000 aC, iniziava l'era astrologica dell'Ariete, successiva a quella del Toro. 

I registri inferiori mostrano scene di violenza. 

Due leoni speculari che sbranano un'antilope partendo dalla parte posteriore, e un altro leone che addenta, sempre un'antilope, partendo dalla parte posteriore. 

Tra i Babilonesi, Marduk, il Dio nazionale di Babilonia, ed Ea, divinità della saggezza e della magia, avevano gli aspetti di antilope

Questo è un motivo comune nell'arte sumera e si può trovare anche su molti sigilli cilindrici.

Osservando quest'arpa, non ho potuto fare a meno di notare come abbia 11 corde, esattamente come gli anelli in ocra rossa sulle due colonne dell'altalena minoica che dondola Atlande, della quale ho parlato in due occasioni(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/atlanta-minoica-su-altalena.html?m=0), anche riguardo la possibile rappresentazione delle colonne d'Ercole, al di là delle quali, vi era Atlantide, identificata, secondo molti studiosi, tra i quali spicca Sergio Frau, con la Sardegna(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/le-colonne-dercole-atlanta.html?m=0). 

Le 11 corde dell'arpa, come gli 11 anelli sulle due colonne, che, a loro volta, sono come un numero 11, il numero dei Gemelli divini, quelli che danno origine alla vita, esattamente come le due polarità mercuriali del Caduceo, che rappresenta le due nadi della Kundalini, la Ida e la Pingala. 

L'arpa, con due colonne, come il primo telaio(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0) sui quali si ordisce il primo anelito alla vita, il primo vagito, il primo suono. 

Il primo dondolarsi innato, tra le due polarità, per cercare il punto di equilibrio, quello che consente la creazione. 

il dondolarsi è ancestrale, non risale a Dionisio. È una rielaborazione del primo ordito, del primo suono, rappresentato dalle corna del Toro, che sono come un telaio, come un'arpa. 

Tra le corna del Toro, nasce il sole. Sono come un grembo, che mima il respiro stesso dell'universo. Contrazione e dilatazione. 

Un respiro orgasmico, un movimento ritmico e copulatorio, vitale, ripreso poi nel mito di Dionisio. 

La Grande Madre, governa questo movimento poiché in essa ci sono entrambe le energie, come in un grande Uovo Cosmico della Creazione. 

L'Essenza Divina che si manifesta come suono, come voce. 

La costellazione del Toro è legata al quinto chakra Vishudda della gola( gola, in lingua sarda, si dice "gutturu"), a sua volta, collegato, per morfologia, e finalità creativa, all'utero, all'apparato riproduttivo femminile, chiamato "Udda" in sardo, che in origine, era un sintagma sumero di benedizione, "ud-da", andare verso il sole, secondo l'interpretazione del glottologo, prof Dedola. 

Le due colonne come due "Gunnu", termine sumero che significava al contempo, sia "luce del giorno", che" tubo/canna", in riferimento alle coppie di pilastri o obelischi nei templi, come ho scritto nel mio precedente post. 

Gunnu come "cunnu"("vagina" in sardo), come centro di creazione divina. 

Un suono, quello dell'arpa, che armonizza le due polarità, che non divide, che oscilla tra esse, come sull'altalena di Atlanta, come nel telaio, dove di cerca l'armonia complementare tra i due orditi. 

Le corna drl Toro, sovrapponibili all'utero femminile, come vediamo nelle nostre Tombe dei Giganti o nelle nostre Domus de Janas qui in Sardegna. 

Corna taurine/uterine, che armonizzano cielo e terra, in un processo creativo che nasce proprio sotto l'era astrologica del Toro, tra 4000 e 2000 aC. 

Astrologicamente il Diluvio è avvenuto sotto il segno del Leone, 11.000 aC., e forse per questo che sono stati rappresentati, nell'arpa, dei leoni in atto di sacrificare delle antilopi. 

Mentre il punto zero di ripresa, in complementarietà tra due polarità, tra maschile e femminile, è da considerarsi tra Gemelli e Toro, nei quali si enfatizza lo stesso concetto di Gemellarita', necessaria alla creazione, come il numero 11 rappresentato dalle 11 corde della lira. 

L'11 è il numero delle Fiamme Divine, dei Gemelli Divini. 

Le corna del Toro, sono come un utero che ospita il primo suono ancestrale. 

Le corna come un utero, simbolo della fecondità sessuale e vocale, nell'ambito del suono. 

Perché il suono crea. 

Ha un potenziale incredibile. 

E i nostri Antichi padri e Madri, lo sapevano bene. 

Suono che crea, che rigenera, che guarisce 

Le antiche Janas. 

Janas, letto al contrario, per quel giovo del gemellare e speculare della nostra Antica Civiltà Sarda, diventa Sanaj, guarire. 

Si guarisce attraverso il suono, la frequenza. Il suono di un arpa, simbolo dei Gemelli divini, con le sue 11 corde. 

Simbolo dell'immortalita. 


Tiziana Fenu 

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Arpa di Ur









💛Le colonne d'Ercole. Atlanta

 Da svariate letture a riguardo, si capisce come, spostando le colonne d'Ercole dallo stretto di Gibilterra al Canale di Sicilia, non compatibile con le descrizioni di navigazione(visto che tutti i testi antichi parlando di un mare adiacente alle colonne, poco profondo, mentre lo stretto di Gibilterra è profondo almeno 400 metri) l'unica isola della cui civiltà e manufatti, si trovano tracce in tutto il Mediterraneo e oltre, che si presenta oltre le colonne d'Ercole, è la Sardegna, così come approfondito da Sergio Frau, nelle sue opere, che considera la Sardegna, come Atlantide. 

Platone racconta anche che superate le Colonne, andando verso nord si incontra Atlantide, un’isola grande, dalla forma squadrata. Potrebbe essere la Sardegna con la sua forma rettangolare, che si trova sul 40° parallelo nord, giusto in mezzo alle terre conosciute. Un grande centro economico, politico e militare di migliaia di anni. 

Una società che sapeva difendersi bene, fino a spingere il faraone Ramesse II, a scegliere gli Shardana come esercito personale di difesa, che "non si sapeva come combatterli" 

Una società motore delle società antiche, proprio perché abilissima nelle difesa. 

Al museo di Sassari è esposto su tirimpanu", un tamburo realizzato con pelle di cane, alla cui estramita' in un forellino, si fa passare un sottile crime di cavallo, non udibile all'orecchio umano, ma che fa impazzire i cavalli. I cavalli dei nemici. 

Segio Frau considera la nostra civiltà come il centro del mondo. 

L'Ompalos, la culla della civiltà. 

Ed è curioso come "culla" in latino, si dica "cunae", molto simile a "cunnu", il nome dell'apparato riproduttivo femminile.. 

"Cunnu", come "cono", come cono dei nuraghi, come la prima scrittura cuneiforme dei Su-meri("il padrone" in lingua sarda") 

Una società matriarcale, che offre il suo imprinting anche alle altre civiltà con cui viene a contatto. 

Una grande culla matriarcale, quella del Mediterraneo, che trova le sue radici proprio nell'antica Civiltà Sarda.

Ma "cunnu", anche, per restare in ambito delle colonne d'Ercole, come la parola "Gunnu"

Ho trovato un passo molto interessante, nel libro di Zacharia Sitchin "Gli Architetti del Tempo", che parla del termine sumerico "Gunnu", che significava al contempo, sia "luce del giorno", che" tubo/canna", in riferimento alle coppie di pilastri o obelischi nei templi.

Due grandi torri, che nei templi non erano solo abbellimenti architettonici, ma avevano una ben precisa funzione astronomica, per osservare il sole e la volta celeste, da parte dei sacerdoti astronomi. 

Osservazioni che facevano attraverso una strumentazione spesso con cerchio posto al centro di due corna, come per le feste in onore del Dio Min, un'altra rappresentazione del dio Toth, strettamente legato al calendario lunare, e alla costellazione del Toro. in epoca egizia, ma già presente, come culto, in epoca predinastica, 

Tra le altre cose, in questo libro, si parla di uno SHU.GALAM, un luogo alto, dove si "eleva la Brillantezza". 

Un luogo sopraelevato dal quale si dà un segnale. Era il luogo dell'apertura, da dove "si riuscivano a vedere le ripetizioni, l'annuale ciclo celeste". 

Indica l'apertura sul soffitto del tempio, come l'apertura sui nostri nuraghi, che serviva a far entrare un raggio di sole in uno spazio oscuro ad una certa ora del giorno. 

Lo "tzirru/tzurru", parole che significavano "accendersi, brillare/essere in alto".

Uno strumento di osservazione, per osservare soprattutto il sole Nascente(Ra, in epoca egizia, che, canalizzato tra i due obelischi, fertilizzava il Femminino) specialmente durante l'equinozio, per determinare l'inizio del nuovo anno. 

È lo stesso concetto che sta alla base delle due colonne speculari, dei due obelischi posti nei templi, attraverso i quali il sole nasceva. 

Obelischi presenti nei templi Egizi, nel tempio di Salomone e nei templi ai tempi di Gudea( Gudea è stato un ensi, un re, della città di Lagash, nella Mesopotamia meridionale. Regnò dal 2144 al 2124 a.C. circa). 

Il re Salomone chiamò questi due pilastri con due nomi. 

Quello destro, Yakhin, e quello sinistro Bo'az. 

L'obelisco di per sé, era chiamato Tekhen, e l'ipotesi più accreditata riguardo questi due nomi, è che avessero una radice accadica comune nella parola  "khunnu", che significava "accendere una luce"(simile al Dio egizio Khnum, il vasaio cosmico, guardiano delle sorgenti, della fertilità, del quale ho già parlato), che ha la sua padedra nella tessitrice cosmica Neith. 

A proposito di questo, vorrei dire, visto che ne ho parlato nell'ultimo post, che le braccia sollevate a squadra, erano anche uno strumento di osservazione astronomica. 

Questo termine, a sua volta, deriva dall'antico termine sumerico "Gunnu", inteso come "luce del giorno e tubo, canna. 

La coppia di colonne, invece, era chiamata Neru. 

La cosa straordinaria è che, il re Gudea, non si accontento' di due colonne, per traguardare il sole, ai solstizi e agli equinozi, ma costruì 7 colonne allineate, 6 delle quali in cerchio, e l'ultima, in posizione centrale allineata con il sole. E non è forse questa la conformazione del labirinto di Benettutti? Con sette percorsi, di cui uno centrale? 

Teniamo presente che il capodanno Mesopotamico era ancorato agli equinozi, e anche i  pianeti visibili durante l'equinozio di primavera, sono 7.

Le colonne d'Ercole, potevano essere benissimo in Sardegna, e magari soni state create, proprio come osservatorio astronomico per traguardare il percorso del Sole all'equinozio di primavera, che si insinua tra queste due "Gunnu", in questo "cunnu" per venire alla luce, e per fertilizzare la terra, come di buon auspicio per l'inizio del nuovo anno. 

Teniamo presente che anche l'elemento fertilizzante maschile, il Toro astrologico, era chiamato, presso i Sumeri, con il nome di 

GU. ANNA( Toro celeste), nome che somiglia ai Gunnu,  e che il primo ciclo precessionale, della precessione degli equinozi, fu elaborato durante l'era astrologica del Toro, che va dal 4000 aC circa, al 2000 aC, quando l'equinozio di primavera, che segnava l'inizio del nuovo anno, cadeva sotto il segno del Toro, e il Solstizio d'inverno, cadeva sotto il segno del leone. 

Il punto zero, era tra Toro e Gemelli, e le costellazioni zodiacali iniziano con l'era del Leone, nell' 11.000 aC, circa, all'epoca del diluvio. 

Quindi, è fattibilissimo che le colonne d'Ercole siano nate in Terra Sarda,, o che avessero, le due colonne poste come un "cunnu" metaforico, dal quale si osservava la nascita, la venuta alla luce, del sole. L'inizio dell'anno. 

La culla della civiltà. 

Lo accennai un anno fa, quando diedi un'interpretazione simbolica ad una statuina minoica di Atlante(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/atlanta-minoica-su-altalena.html?m=0). Civiltà minoica che ha molto in comune con quella Sarda. 

Anche la forma dell'altalena richiama questo strumento di "osservatorio astronomico", che visto dal punto di vista numerologico, si presenta come due numeri "1", con al centro, il Femminino, il serpente. 

Il serpente a tre anse, il simbolo della tribù dei Dan(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0)

Come il serpente a tre anse del monolite di Mamoiada, il primo Serpente Piumato delle civiltà( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0) 

131.

La nostra statale 131.

L'asse del mondo, come viene chiamata in ambito sciamanico, in molti ambienti attuali, che ne riconoscono la valenza energetica, come culla di Atlantide


Tiziana Fenu

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(statuina minoica, 1600 aC)

Le colonne d'Ercole. Atlanta



domenica, giugno 05, 2022

💚Pannello Iran

 

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https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/pannello-iran.html?m=0


Pannello in argilla che rappresenta delle semi-divinità del periodo del Regno Elamite, una monarchia sul golfo Persico( che regno' per 2500 anni, a partire dal 3100 aC) ritrovato nel Tempio di Inshushinak, Susa, risalente al  2000 aC.

Inshushinak era uno dei maggior dèi degli Elamiti e protettore della città di Susa(Iran),  nello stato di Elam. Lo ziggurat di Choqa zanbil è dedicato a lui.

Esposto al museo del Louvre, Parigi. 

La didascalia dice "Uomo-toro che protegge un albero di palma: " 

In questo pannello è rappresentato 

Shilhak-inshushinak, che fu re di Elam dal 1150 al 1120 aC circa e re della dinastia Shutrukid .

Quando sostituì suo fratello maggiore, Kutir-nahhunte , divenne l'ultimo grande re di Elam. Sposò la vedova di suo fratello, la regina Nahhunte-utu, ed ebbe 8 figli.

Ha condotto guerre con Babilonia , proprio come i suoi immediati predecessori.

Regnò per trent'anni e di lui sono rimaste molte iscrizioni.


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Questo sovrano è rappresentato come se incarnasse la divinità taurina, simbolo di fertilità e abbondanza (dal 4000 al 2000 aC circa, siamo nell'era astrologica del Toro) 

La stessa posizione delle "gambe/zampe", come è tipico vedere nelle rappresentazioni mesopotamiche e sumere, delle divinità maschili, richiama una posizione ad angolo, come il primo Archetipo Aleph, principio maschile creatore, la cui lettera A, è frutto di un'evoluzione che parte proprio dalla rappresentazione di una protome taurina, come principio maschile creatore.

L'Alfa e, Omega, riprodotta, simbolicamente, in molte rappresentazioni mesopotamiche con le divinità alte e le gambe posizionate a V con il vertice verso l'alto, a simboleggiare anche, non solo l'Alfa, ma anche l'elemento maschile Fuoco. 

Principio creatore, sottolineato, come è solito in ambito Mesopotamico, da un copricapo che richiama la parte terminale dell'organo sessuale maschile, il glande, rappresentato in un modulo di quattro sovrapposti, ad indicare la potenza Creatrice, fertilizzante, nell'elemento terra, nel Femminino. 

Le braccia proteste verso il suo lato sinistro, il lato del Femminino, non a proteggere la sua consorte, che eppure appare, in questo pannello, sempre sul suo lato sinistro, con le mani a protezione, e a sottineare il quarto chakra, il chakra Anahita del cuore, ma a proteggere una palma, dall'alto valore simbolico. 

La palma infatti era considerata l'albero della fertilità, dell'immortalita, del continuo rinnovamento, visto che ad ogni luna piena, produce una nuova foglia.

Nell'antico Egitto, essendo Sacra alla Dea Hator, veniva rappresentata mentre la Dea versava dell'acqua sulle sue Palme, per infondere vita al defunto, nel mondo dei morti. 

La stessa area archeologica importantissima della Sardegna, dove sono stati ritrovati i Giganti di Mont'e Prama(il Monte delle Palme), nel Sinis, a Cabras in provincia di Oristano,  ha la stessa simbologia di un luogo Sacro, di una necropoli che custodisce i suoi Sacri Eroi, i suoi Sacri Architetti Divini( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/oggi-mi-ronzano-in-mente-due-parole.html?m=0) 

Eroi, da "ierogamia", matrimonio mistico tra le due polarità, maschile e femminile,  così come la stessa palma rappresenta questa ierogamia divina. 

La Dea Hator, la Grande Madre, la grande Vacca Cosmica creatrice del cosmo, del Sole,, della Luna. 

Hator/ator/uter/utero. 

La forma di questa palma, se osserviamo bene, ha la forma di un utero, con le sue tube di Falloppio laterali, i cui frutti terminali, i datteri, sono come due ovaie. 

Un tronco che richiama il fallo maschile, che si unisce all'utero femminile, e insieme, in sinergia, creano una dimensione immortale, poiché la palma è anche simbolo di immortalità, essendo associata anche alla Fenice, per via della chioma aperta a ruota. 

Immortalità, che la lega alla dimensione del mondo dei morti. 

Qui le foglie sono risposte a raggiera, in numero di 5, il numero del Femminino, del percorso pentacolare di Venere nell'arco di 8 anni, nella dimensione astrale. 

Il numero 5 è legato anche al Toro, perché il segno del Toro governa anche il quinto chakra, Vishudda, il chakra della gola, della creazione, che ha la stessa morfologia di un utero femminile, è che, in corrispondenza, crea il suono, la voce, il primo suono primordiale, il vagito, mentre l'utero crea la vita. 

La stessa dea Sumera Ishtar, la dea della fertilità, si sposò con Dumuzi, dio della crescita e della fruttificazione delle palme da dattero. 

Una rappresentazione stupenda, con la parte terminale della palma, che sembra proprio la rappresentazione dell'utero femminile, a cui è dedicata tutta la Sacra simbologia di ogni civiltà ed epoca. 


Tiziana Fenu 

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sabato, giugno 04, 2022

💚Stele con Tanit

 Da un post nel gruppo "Il sondaggio"(https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/582122079884532/) 

 con presentazione dell'amministratore Andrea Milanesi

""Al Signore, a Ba al Hammon e a Tanit di Baal giura che Arish, figlio di Ba al Azor ha fatto voto, che tu possa ascoltare la sua voce, benedirlo!" 

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Trovo questa stele votiva funeraria "fenicia", ritrovata a Dougga, in Tunisia, estremamente bella, poiché rappresenta una Luna crescente (il Femminino), che si identifica anche con la volta del cielo(il Mascolino), e il concetto alchemico di equilibrio degli opposti, necessari alla creazione 

Da notare, come in molte rappresentazioni la Tanit appare con il  braccio sinistro leggermente più sollevato.

Se si riferisce al suo punto di vista, visto che la sinistra rappresenta l'ovest, è la capacità di rinascita dopo la morte, di rigenerazione.

Se invece lo interpretiamo dal punto di vista dell'osservatore, a destra, a est, nasce il sole, quindi l'asse delle braccia appare leggermente sbilanciato verso destra.

Questa doppia chiave di lettura, astronomica, perché la Tanit, comunque è anche un fattore equinoziale equilibrante, come era equilibrante il Menat, l'Ankh, e tutti i simboli che sono legati ad essa, rientra perfettamente in quella iconografia della Tanit e di tutte le figure femminili divine e semidivine che la rappresentano, come governante sia delle due polarità opposte, ma anche delle due dimensioni, giorno e notte, e mondo dei vivi e dei morti. 

Naturalmente ci sono anche gli altri simboli che indicano questa sua caratteristica di polarizzazione ed equilibratura degli opposti.

Il caduceo con i due serpenti, le due polarità della kundalini, e il triangolo con il vertice verso l'alto, il Mascolino, che contiene un triangolo con il vertice verso il basso, il Femminino, all'interno di una figura geometrica, che di per sé indica creazione divina.

Questo aspetto del Mascolino che contiene il Femminino, è presente anche nella Civiltà Egizia, dove  nel nome "Osiride", è presente la SD di Iside.

La R è riservata, è prerogativa del Mascolino, Ra, il Sole.

Ma il Vero Sole è il Sole Nero, l'Iside Nera. Il Sole dietro il Sole, il Femminino Oscuro, L'antimateria creatrice anche della Materia. Non visibile, non ostentata.

Da conquistare come Intelletto supremo. L'Iside Nera infatti viene rappresentata velata. Non accessibile a tutti.

Il Caduceo presenta anche un altro aspetto interessante. Un cerchio(la completezza) sormontato da un Omega capovolto.

L'Omega indica il Femminino, così come l'Alfa, indica il Mascolino.

L'Omega capovolto indica la capacità di rinascere a partire dalla stessa "fine/morte" , che gli è connaturata, poiché il Femminino, ha infinite capacità di autogenerazione, di partenogenesi, concetto presente in ogni civiltà e cultura.


Tiziana Fenu

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Stele con Tanit







venerdì, giugno 03, 2022

💛La Tanit di Tresnuraghes Tessitrice

 Ritorno, dopo più di un anno, sulla Tanit di Tresnuraghes, che definii la prima "Vergine Nera", e che molto ha a che fare con la tessitura e il telaio. 

Ritengo che la divinità demiurgica, intesa come creatore, possa essere identificata con questa Tanit, con le braccia ad angolo.

Un'iconografia che troviamo anche in altre civiltà, ma che nella nostra, come avevo già approfondito(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-tanit-di-tresnuraghes-la-nostra.html?m=0), indichi la prima tessitrice, la prima Arianna, intesa come "Ar-jana", padedra di Ra/Ar, il Sole, (per quel gioco dello speculare che troviamo come koine' simbolica di tutta la nostra Antica Civiltà Sarda).

Ar-jana

Ariana. Colei che è di "razza" pura, nobile, regale, semidivina.

La Tanit di Tresnuraghes ha le braccia ad angolo, come se fossero i supporti laterali di un primordiale telaio.

Perché, il telaio, nasce proprio così, con due supporti laterali.

Non sono assolutamente d'accordo con la definizione di questo concio come di un "cacciatore della rete", ma già lo avevo esternato nel post a riguardo.

Che sia una rappresentazione della tessitrice demiurga, come la Dea Neith egizia, me lo fa pensare sia il fuso sulla testa, un tronco cono, che sembra un nuraghe(la prima tessitrice demiurga della civiltà sarda).

La Nether della tessitura.

La parola "conoscenza", nei geroglifici Egizi, era indicata con un tessuto, il quale indica la facoltà di accedere alla conoscenza, è un comparare fra due nozioni, agire in sinergia tra due polarità. L'intreccio dei fili forma un tessuto. E Neith è chiamata la Neter della tessitura.

Infatti il geroglifico che indicava la vera conoscenza, era indicato con un tessuto. 

Tessuto che custodisce anche dopo morti. Infatti Neth sovraintendeva anche alla Mummificazione. 

Quel tessuto griglia dove si incontrano gli opposti, necessari alla creazione.

Ed è per questo che abbiamo una griglia a quadretti, come la Scacchiera di Pubusattile, come il concio della rete di Tresnuraghes, come il quadrato di Sator/Sinis, che è l'incontro creativo della M della Mem, e della W della Shin, acqua e fuoco che si incontrano e creano la Griglia dove tutto è possibile".

La Madre/Matrix(nell'accezione più pura del termine) della possibilità, dove tutto è celato e si rivela solo a chi ha raggiunto un certo grado di consapevolezza. Di equilibrio. È vuoto cosmico dove tutto è possibile. 

La Forma senza Forma. 

Il Femminile è Occasione. È lo zero che dà un senso, un potere ai numeri. 

Griglia di coordinate che creano nuovi Templi. 

Anche alcune Madonne del passato sono rappresentate con una "scacchiera/griglia" alle spalle o sotto i piedi. 

È la griglia della tessitura. Come un quadrante di ascisse e ordinate. 

E le prime Madonne erano nere, come Iside. Il Nero, il fango, l'Humus del Nilo.

Il Femminino è sempre nero. È grembo oscuro.

È ciò che non si vede,

È sotto la terra. È Grotta, è Domus de Janas, è vulva tra le cosce.

È velo che non si può sollevare, se non sei puro per entrarci.

Può essere tutto ciò che si vuole. Prende forma dal riflesso.

Nasce come riflesso divino, ma essendo "spazio di creazione" dipende dalle nostre coordinate, farlo diventare sacro o meno. Matrix, con la M maiuscola, o matrix con la minuscola.

È lo spazio delle possibilità.

Il libero arbitrio concesso all'uomo per mano femminile.

Nel tempio di  Iside-Neith, c'era la statua sempre velata"


Per questo motivo la nostra Tanit tessitrice sta dietro un "primordiale" tessuto, con queste braccia ad angolo che ritroviamo anche in altri contesti. E se è la rappresentazione del primo demiurgo, che è rappresentato dalla Y iniziale della parola YHWH, sottolineo, come ho già fatto altre volte, che il decimo Sacro Archetipo Ebraico, la Yod( con funzione concentrazione, il punto da cui si snoda tutto, come un piccolo fuso che consente di creare l'ordito e la trama della tessitura), che la Yod ha valore 10, che indica la complementarietà del maschile (1) e del femminile(0), e che il numero 10 era rappresentato, nei geroglifici, con un segno grafico uguale alla stele centinata dell'esedra delle Tombe dei Giganti. 

Invece, il segno che era rappresentato da due braccia sollevate ad angolo, tenute come un telaio, simboleggiava, presso gli Egizi, la forza vitale della persona, che si attiva a alla nascita., come se fosse il suo doppio spirituale. 

 Il Ka veniva tramandato, come una sorta di “patrimonio genetico” delle divinità che lo avevano preceduto.

Le statue funerarie del defunto rappresentavano il suo Ka, e talvolta portavano sul capo un paio di braccia tese, come era anche il geroglifico Ka. La grande statua lignea del faraone Hor I (XIII Dinastia) è l’unico esempio di Ka in figura tridimensionale che sia giunto fino a noi. 

Creatore di questo Ka, insieme al corpo fisico, era il Dio Khnum, fautore dell'uovo della creazione, il vasaio divino, che modella le sue creature con il limo nero del Nilo. 

Ka, come Ka/Cabras, fulcro della creazione nella nostra terra, rappresentato dai Giganti di Mont'e Prama, da su "Karrabosu", lo scarabeo psicopompo, la nostra Dea Madre di Cabras/Kabras, che ha anticipato di oltre 3500 anni quello egizio( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0) 

Infatti, pur potendo andare ovunque, si riteneva che il Ka rimanesse per lo più nel sepolcro, nel corpo mummificato o nelle statue commemorative(come nella nostra Dea Madre/Karrabosu, riposta nella mano dei defunti), del defunto, e doveva solo essere nutrito, con offerte di cibo.

Ma avevo già parlato del Dio Khnum, guardacaso, padedro della dea Neith, in un post di oltre un anno fa, a proposito drl bronzetto di Teti e le sue proporzioni auree(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/geometria-sacra-guerriero-teti.html?m=0) - Amon, Ra, Khnum, tre Archeboli, un solo archetipo- , il Dio vasaio creatore del mondo, guardiano delle sorgenti, creatore della vita, che plasma la vita degli uomini, e padre di Heka, il Dio della magia e degli incantesimi.

Quindi come vasaio, come contenitore uterino, questo Dio Khnum potrebbe essere associato anche alla parola sarda "cunnu", con la quale ha una certa assonanza fonetica, considerando il fatto che Teti, dove è stato ritrovato il bronzetto, simbolicamente parlando, essendo associata all'archetipo Teth, ha una valenza uterina, un grembo creativo di immane bellezza.

Perché  questo, significa l'archetipo Teth: verità, fecondità, bellezza". 


Quindi, questa Tanit di Tresnuraghes, secondo il mio punto di vista,  è il demiurgo androgino, vasaio e tessitore, che viene identificato con queste due braccia sollevate a squadra, come un telaio, come un fuso da tessitura, che, guardacaso, ha la stessa forma conica dei nuraghi. Conica come un ingresso uterino. Come gli ingressi nei nuraghi, come l'ingresso al pozzo Sacro di Santa Cristina, tutti con "angoli aurei" a 9. Come ho scritto tante volte. 

72°, per gli angoli base, e 36°, per il vertice superiore. 

72>9

72>9

36>9

9x3= 27=9

72+72+36=180>1+8=9

Il 9, Sacro Archetipo Ebraico Teth, il Femminino, il Grembo, la Creazione per eccellenza. 

Queste braccia a "telaio,", le ho viste in altri contesti, soprattutto in ambito minoico. 

L'ho visto nella  Dea dell'omphalos( Creta, 1.400 a.C.), esposta a Heraklion, al museo archeologico Nazionale.

Le ho viste in una statuina, sempre minoica, appartenente al periodo 1425-1190 a.C. ca., che presenta, addirittura, le due mani in posizione differenziata, quasi a distinguere il maschile dal femminile. 

Avevo anche analizzato una statuina in proposito, sempre con le braccia sollevate a squadra(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/dea-madre-minoica.html?m=0), una Dea madre minoica del 1200 a.C. circa che si trova nel  Museo Archeologico di Heraklion, la moderna capitale di Creta.

Una Dea Madre con tre colombe(o pavoncelle?) sul capo, simbolo molto forte, perché ha in sé la valenza archetipale della creazione primigenia, dell'uovo cosmico.

Un archetipo, quello delle colombelle/pavoncelle, che insufflano l'afflato divino davanti all'albero della vita, che troviamo come costante nella nostra Antica Civiltà Sarda

Queste tre, rappresentano il potere di nascita, morte e rinascita che solo un essere che sfida la legge di gravità, come un uccello, messaggero tra le due dimensioni, tra vita e morte, tra cielo e terra, può rappresentare


Interessantissimi sono due reperti trovati a Gournia, sito archeologico nell'isola di Creta, che era una delle città del periodo tardo minoico (1600 - 1400 aC), dove hanno scoperto un importante sito minoico dell'età del bronzo. 

Il tempio che hanno trovato, conteneva una statua in terracotta di una donna con le braccia alzate (forse una dea), uccelli di terracotta (forse originariamente attaccati alla statua), un supporto per le offerte, a tubo, con immagini di serpenti e un altare a treppiede di argilla, reperti esposti al Museo Archeologico di Heraklion, Creta, Grecia

Il "tubo" con i serpenti, ha la forma di un cono tronco come i nuraghi, e il serpente è il simbolo dell'archetipo 9, la creazione, la ciclicità, il Grembo, la kundalini, che corrisponde a quel Fuoco interiore, rappresentato dal Ka. 

La kundalini ha due Nadi energetiche, la Ida(energia femminile) e la Pingala(energia maschile) che, in complementarietà, creano. 

Questo concetto, verrà esemplificato con tutte quelle statuine, che abbiamo sempre visto con le braccia tese, e con in mano due elementi speculari, in genere due animali, che simboleggiano sempre, quel punto di creazione, quella sinergia necessaria tra le due polarità, per essere dei demiurghi, dei creatori semidivini. 

Ma guardate il simbolo su questa colonna con serpenti. 

Riproduce le braccia a squadra del Ka. 

Simbolo che conosciamo molto bene, visto che nelle nostre Domus de Janas, vi sono varie simbologie di "corna". 

Allungate, concave, a Y, a barca solare, e quadrate, come queste, triple e squadrate, nell'anticella della Domus de Janas di Brodu, tomba IV ad Oniferi, in provincia di Nuoro, risalente al 3300 aC circa. 

E ritorniamo sempre al concetto di creazione, di nascita, morte e rinascita, attraverso il telaio metaforico delle braccia a squadra, che consentono di intessere, metaforicamente, una dimensione, un tessuto, dove la continuità dell'Anima, del Fuoco vitale, del Ka, da una dimensione all'altra, dal mondo dei vivi, al mondo dei morti, è possibile, proprio come il "tessuto", la scacchiera/griglia" della Domus de Jana di Pubusattile, della quale ho parlato molte volte. 

E questo lo si può fare, solo con le due polarità opposte in equilibrio

Il Sacro nome divino, YHW, o YHWH, nella sua versione estesa, ha già in sé queste polarità opposte integrate. 

La Y, decimo Archetipo, è il 10, maschile e femminile (la stele centinata delle Tombe dei Giganti) 

La H, archetipo 5, la He', con funzione "vita", è il Femminino che tesse questa creazione, sempre con le polarità in equilibrio. 

La Waw, o Vav, il sesto archetipo, funge da agente collante, da "gancio", perché è il 6, unione degli opposti. 

Tutte e tre le lettere, simboleggiano le due polarità in sinergia. 


Come la nostra Tanit di Tresnuraghes, la nostra prima Yod, la nostra prima H, la vostra prima Waw, la nostra prima Madonna nera, la demiurga creatrice, il fertile limo nero che utilizzava il padedro Khnum, il vasaio, per creare l'umanità

Tornio, fuso, vaso. 

Telaio

Le Janas tessevano su telai d'Oro. 

Telomeri. 

I Telomeri sono fatti ad X, sono la parte finale protettiva, dei nostri cromosomi. 

"Telo", significa "fine". 

Morte, che ha in sé, implementato, anche il concetto di vita, in un ciclo continuo. 

In un tessere, continuo. 

Lui creava al tornio, lei filava, in complementarietà. Due atti creativi, che hanno la stessa valenza. 

La prima tessitrice androgina demiurga. 

Le braccia sollevate a squadra,  simboleggiano anche  l'offerta, il cibo. 

Ma quello è un aspetto secondario. 

Rappresentano principalmente il telaio, la possibilità di creare, di intessere una nuova dimensione, un nuovo tempio, anche nel mondo dei morti, così che il fuoco vitale dell'Anima, il Ka, come attraverso "su Karrabosu" psicopompo, la Dea Madre di Ka-Cabras, potesse passare anche nell'altra vita, nella dimensione dell'immortalita, come in un ciclo continuo triadico, esattamente come rappresentato nelle "corna/braccia" squadrate delle nostre Domus de Janas. 


Tiziana Fenu 

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Approfondimenti

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-luna-domus-pubusattile.html?m=0

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La Tanit di Tresnuraghes tessitrice




Tanit di Tresnuraghes https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-tanit-di-tresnuraghes-la-nostra.html?m=0


"Tubo" votivo con serpenti e il fregio centrale, come le braccia sollevate "a squadra", trovato a Gournia, che era una delle città del periodo tardo minoico (1600 - 1400 aC), dove hanno scoperto un importante sito minoico dell'età del bronzo.

Tre modi differenti per indicare l'anima, secondo gli EgiziBa indica lo spirito del vivente, cioè la sua energia vitale, rappresentata come un uccello (forse la fenice rinascente) con testa umana, che con la morte si stacca dal corpo e s’invola verso l’aldilà.Il Ka, possiede una valenza esoterica molto forte, rappresenta il “doppio” dopo la morte, che consente al defunto la vita perpetua, per continuare nell’oltretomba come su questa terra. Il luogo di sepoltura è infatti chiamato “dimora del ka”.Il terzo termine, Akh, rappresentato da un ibis, costituisce la manifestazione luminosa della scintilla cosmica, il numen divino di cui partecipano i mortali.(Arch. Renato Santoro)

La grande statua lignea del faraone Hor I (XIII Dinastia) è l’unico esempio di Ka in figura tridimensionale che sia giunto fino a noi.

Dea dell'omphalos( Creta, 1.400 a.C.), esposta a Heraklion, al museo archeologico Nazionale

(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/dea-madre-minoica.html?m=0),  Dea madre minoica del 1200 a.C. circa che si trova nel  Museo Archeologico di Heraklion, la moderna capitale di Creta.



Reperto ritrovato a Gournia, che era una delle città del periodo tardo minoico (1600 - 1400 aC),

Domus de Janas di Brodu, tomba IV ad Oniferi, in provincia di Nuoro, risalente al 3300 aC circa.

statuina, sempre minoica, appartenente al periodo 1425-1190 a.C. ca., che presenta, addirittura, le due mani in posizione differenziata, quasi a distinguere il maschile dal femminile.