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giovedì, giugno 09, 2022

💛Le colonne d'Ercole. Atlanta

 Da svariate letture a riguardo, si capisce come, spostando le colonne d'Ercole dallo stretto di Gibilterra al Canale di Sicilia, non compatibile con le descrizioni di navigazione(visto che tutti i testi antichi parlando di un mare adiacente alle colonne, poco profondo, mentre lo stretto di Gibilterra è profondo almeno 400 metri) l'unica isola della cui civiltà e manufatti, si trovano tracce in tutto il Mediterraneo e oltre, che si presenta oltre le colonne d'Ercole, è la Sardegna, così come approfondito da Sergio Frau, nelle sue opere, che considera la Sardegna, come Atlantide. 

Platone racconta anche che superate le Colonne, andando verso nord si incontra Atlantide, un’isola grande, dalla forma squadrata. Potrebbe essere la Sardegna con la sua forma rettangolare, che si trova sul 40° parallelo nord, giusto in mezzo alle terre conosciute. Un grande centro economico, politico e militare di migliaia di anni. 

Una società che sapeva difendersi bene, fino a spingere il faraone Ramesse II, a scegliere gli Shardana come esercito personale di difesa, che "non si sapeva come combatterli" 

Una società motore delle società antiche, proprio perché abilissima nelle difesa. 

Al museo di Sassari è esposto su tirimpanu", un tamburo realizzato con pelle di cane, alla cui estramita' in un forellino, si fa passare un sottile crime di cavallo, non udibile all'orecchio umano, ma che fa impazzire i cavalli. I cavalli dei nemici. 

Segio Frau considera la nostra civiltà come il centro del mondo. 

L'Ompalos, la culla della civiltà. 

Ed è curioso come "culla" in latino, si dica "cunae", molto simile a "cunnu", il nome dell'apparato riproduttivo femminile.. 

"Cunnu", come "cono", come cono dei nuraghi, come la prima scrittura cuneiforme dei Su-meri("il padrone" in lingua sarda") 

Una società matriarcale, che offre il suo imprinting anche alle altre civiltà con cui viene a contatto. 

Una grande culla matriarcale, quella del Mediterraneo, che trova le sue radici proprio nell'antica Civiltà Sarda.

Ma "cunnu", anche, per restare in ambito delle colonne d'Ercole, come la parola "Gunnu"

Ho trovato un passo molto interessante, nel libro di Zacharia Sitchin "Gli Architetti del Tempo", che parla del termine sumerico "Gunnu", che significava al contempo, sia "luce del giorno", che" tubo/canna", in riferimento alle coppie di pilastri o obelischi nei templi.

Due grandi torri, che nei templi non erano solo abbellimenti architettonici, ma avevano una ben precisa funzione astronomica, per osservare il sole e la volta celeste, da parte dei sacerdoti astronomi. 

Osservazioni che facevano attraverso una strumentazione spesso con cerchio posto al centro di due corna, come per le feste in onore del Dio Min, un'altra rappresentazione del dio Toth, strettamente legato al calendario lunare, e alla costellazione del Toro. in epoca egizia, ma già presente, come culto, in epoca predinastica, 

Tra le altre cose, in questo libro, si parla di uno SHU.GALAM, un luogo alto, dove si "eleva la Brillantezza". 

Un luogo sopraelevato dal quale si dà un segnale. Era il luogo dell'apertura, da dove "si riuscivano a vedere le ripetizioni, l'annuale ciclo celeste". 

Indica l'apertura sul soffitto del tempio, come l'apertura sui nostri nuraghi, che serviva a far entrare un raggio di sole in uno spazio oscuro ad una certa ora del giorno. 

Lo "tzirru/tzurru", parole che significavano "accendersi, brillare/essere in alto".

Uno strumento di osservazione, per osservare soprattutto il sole Nascente(Ra, in epoca egizia, che, canalizzato tra i due obelischi, fertilizzava il Femminino) specialmente durante l'equinozio, per determinare l'inizio del nuovo anno. 

È lo stesso concetto che sta alla base delle due colonne speculari, dei due obelischi posti nei templi, attraverso i quali il sole nasceva. 

Obelischi presenti nei templi Egizi, nel tempio di Salomone e nei templi ai tempi di Gudea( Gudea è stato un ensi, un re, della città di Lagash, nella Mesopotamia meridionale. Regnò dal 2144 al 2124 a.C. circa). 

Il re Salomone chiamò questi due pilastri con due nomi. 

Quello destro, Yakhin, e quello sinistro Bo'az. 

L'obelisco di per sé, era chiamato Tekhen, e l'ipotesi più accreditata riguardo questi due nomi, è che avessero una radice accadica comune nella parola  "khunnu", che significava "accendere una luce"(simile al Dio egizio Khnum, il vasaio cosmico, guardiano delle sorgenti, della fertilità, del quale ho già parlato), che ha la sua padedra nella tessitrice cosmica Neith. 

A proposito di questo, vorrei dire, visto che ne ho parlato nell'ultimo post, che le braccia sollevate a squadra, erano anche uno strumento di osservazione astronomica. 

Questo termine, a sua volta, deriva dall'antico termine sumerico "Gunnu", inteso come "luce del giorno e tubo, canna. 

La coppia di colonne, invece, era chiamata Neru. 

La cosa straordinaria è che, il re Gudea, non si accontento' di due colonne, per traguardare il sole, ai solstizi e agli equinozi, ma costruì 7 colonne allineate, 6 delle quali in cerchio, e l'ultima, in posizione centrale allineata con il sole. E non è forse questa la conformazione del labirinto di Benettutti? Con sette percorsi, di cui uno centrale? 

Teniamo presente che il capodanno Mesopotamico era ancorato agli equinozi, e anche i  pianeti visibili durante l'equinozio di primavera, sono 7.

Le colonne d'Ercole, potevano essere benissimo in Sardegna, e magari soni state create, proprio come osservatorio astronomico per traguardare il percorso del Sole all'equinozio di primavera, che si insinua tra queste due "Gunnu", in questo "cunnu" per venire alla luce, e per fertilizzare la terra, come di buon auspicio per l'inizio del nuovo anno. 

Teniamo presente che anche l'elemento fertilizzante maschile, il Toro astrologico, era chiamato, presso i Sumeri, con il nome di 

GU. ANNA( Toro celeste), nome che somiglia ai Gunnu,  e che il primo ciclo precessionale, della precessione degli equinozi, fu elaborato durante l'era astrologica del Toro, che va dal 4000 aC circa, al 2000 aC, quando l'equinozio di primavera, che segnava l'inizio del nuovo anno, cadeva sotto il segno del Toro, e il Solstizio d'inverno, cadeva sotto il segno del leone. 

Il punto zero, era tra Toro e Gemelli, e le costellazioni zodiacali iniziano con l'era del Leone, nell' 11.000 aC, circa, all'epoca del diluvio. 

Quindi, è fattibilissimo che le colonne d'Ercole siano nate in Terra Sarda,, o che avessero, le due colonne poste come un "cunnu" metaforico, dal quale si osservava la nascita, la venuta alla luce, del sole. L'inizio dell'anno. 

La culla della civiltà. 

Lo accennai un anno fa, quando diedi un'interpretazione simbolica ad una statuina minoica di Atlante(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/atlanta-minoica-su-altalena.html?m=0). Civiltà minoica che ha molto in comune con quella Sarda. 

Anche la forma dell'altalena richiama questo strumento di "osservatorio astronomico", che visto dal punto di vista numerologico, si presenta come due numeri "1", con al centro, il Femminino, il serpente. 

Il serpente a tre anse, il simbolo della tribù dei Dan(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0)

Come il serpente a tre anse del monolite di Mamoiada, il primo Serpente Piumato delle civiltà( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0) 

131.

La nostra statale 131.

L'asse del mondo, come viene chiamata in ambito sciamanico, in molti ambienti attuali, che ne riconoscono la valenza energetica, come culla di Atlantide


Tiziana Fenu

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(statuina minoica, 1600 aC)

Le colonne d'Ercole. Atlanta



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