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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

mercoledì, dicembre 30, 2020

💛 "Su Candelarzu", il pane Sardo dell' ultimo giorno dell'anno

 "Su Candelarzu", il pane Sardo dell' ultimo giorno dell'anno, a forma di disco solare inciso a croce


Era antica usanza, e si conserva tutt'oggi, in qualche paese del nuorese, che per l'ultimo giorno dell'anno, si preparasse un pane tipico, chiamato "Candelarzu"

Si tratta si una sorta di focaccia tonda, schiacciata, che viene distribuita ai ragazzi lungo le case del paese

Si andava "a candelare", richiedendo questo pane, suddiviso in quattro quarti, e un misto di dolci e frutta

Questo pane è molto particolare, perché deve essere di 35 cm di diametro, e deve essere sezionato con una croce al centro, e 4 croci in ogni sezione

Ognuna di queste porzioni è chiamata Su cocone


Ci sono delle apposite filastrocche da recitare durante la questua, e se per caso veniva negata l'offerta, i bambini rispondevano con una sorta di "frastimu", un malaugurio

Questo è sintomatico di come il rito fosse molto sentito, tanto che i bambini portavano in dono, a chi offrisse loro la candelaria, un rametto di ulivo, considerato da sempre, e in ogni cultura, un albero sacro e portatore di pace

Molto simbolico specialmente per le ragazze, che davano un nome, il loro nome, e quello del loro moroso, a queste due foglie attaccate ad Y, e le mettevano tra le braci del caminetto, nella cenere bollente

Se le due foglie si intrecciavano tra di loro, era di buon auspicio

La Sacralità della pianta di ulivo deriva anche dai racconti mitologici, nei quali si narra che Ulisse intaglio' il talamo nuziale, per lui e per la sua Amata, Penelope, proprio in un grosso albero di ulivo, ritenuto Sacro, simbolo delle Sacre Unioni Ierogamiche d'Anima.


Su cocone è particolare, perché ricorda, nella sua suddivisione a croce, e nella disposizione delle 4 croci, la bandiera Sarda dei quattro mori

Attualmente Sa Candelaria, si pratica solo ad Orgosolo e Benetutti, dove viene chiamata "su candelarzu"


Il pane viene chiamato anche" sa tundina ", e viene lavorato con pazienza, impastando con calma, semola di grano duro, lievito e strutto

Questa  antica tradizione affonda le radici in Oriente, a Bisanzio, dove il primo gennaio di celebrava la feste delle candele con una grande mascherata

E la festa, non è soltanto la questua dei bambini, la mattina del 31 dicembre, ma anche degli adulti, che di sera festeggiano su Cocone, passando nelle case di novelli sposi, e autoinvitandosi per un brindisi, festeggiando sino alle prime luci dell'alba e cantando una filastrocca beneaugurante


Questo pane bianco, dai bordi frastagliati come un sole, è buonissino

È molto interessante questa suddivisione a croce, in un pane circolare che sembra un sole

Questo cerchio della vita che viene chiamato Pasha

Rappresenta la PASHA, il nodo fatto con la corda che Shiva tiene nella sua mano destra inferiore.

Assomiglia all'Ank egizio e sta a simboleggiare il lingham e lo yoni.

Quando Shiva è Mahayoghi, il pasha perde il suo significato fallico per assumere quello di "porta stretta" che conduce al Regno dei Cieli. Allora esso è la Croce nel Cerchio, equivalente alla Croce Ansata egizia, quella sulla quale debbono essere crocifisse le passioni umane se si vuole attraversare la porta stretta, il cerchio ristretto che si dilata all'infinito, non appena l'uomo interno ne ha superato la soglia.


I quattro punti della croce rappresentano la successione, la nascita, la morte e l'immortalità

Era la croce, come ho già spiegato, nel mio precedente post su degli Iniziati, quella sulla quale si adagiavano in un sonno profondo, nel sonno di Siloam, per tre giorni e tre notti, prima di essere esposti al sole purificatore e rinnovatore di vita, come dei risorti

Si risvegliava il "Sole/Spirito interiore", che illuminava l'uomo appena nato

Questa connessione con il Sole, fin dall'antichità, fin da quando veniva indicato con una svastica uncinata e quattro punti nelle sue quattro sezioni, risale fin dai tempi antichissimi, e secondo me, l'evoluzione naturale è stata la bandiera dei quattro morì, con quattro sezioni


Forse i 4 mori erano gli antichi Falasha, gli Ebrei neri, gli Iniziati, i discendenti di Menalik, figlio del re Salomone e della regina di Saba ( la Sapa/saba, è una brelibatezza tutta Sarda), gli stessi della tribù di Dan, gli antenati degli Shardana, come ho scritto ieri

Potrebbe essere un'ipotesi. Leonardo Melis ne ha seguito le tracce


Io, dal mio punto di vista continuo a seguire l'evoluzione

Sole/croce/tau/taurino/uterina

Che mi porta sempre li

La Y della Stirpe Regale degli iniziati del Sole

E nei nuraghi è frequente questa conformazione, a croce, interna

Anche il segno della croce, non è di provenienza cattolica e cristiana

Era di tipo esoterico/cabalistico

Rappresentava l'opposizione e l'equilibrio quaternario degli elementi

Il Padre Nostro, era in origine in due modi

Uno riservato ai sacerdoti e gli iniziati, e l'altro per i neofiti e i profani

L 'iniziato, portando la mano alla fronte, diceva

"A te(mano sulla fronte) 

appartengono 

il regno(mano sul petto) 

la giustizia(spalla sinistra) 

e la Misericordia" (spalla destra) 

Quindi, si congiungevano le mani e si diceva "per il cicli generatori" 

Quindi,, con un alto valore simbolico

La Chiesa si è semplicemente impossessata di questo bellissimo e simbolico simbolo gnostico che non le apparteneva, distorcendolo nel significato primario


E sono felice di vedere questo antico simbolo, ancora commemorare nrl pane del 31 dicembre, nel "Candelarzu" della rinascita, a cui farà eco, tra un mese la festa de Sa Candelora, della luce della rinascita dopo il buio dell' inverno

Un pane che ci ricorda che il sole c'è sempre, è dentro noi

Un'ostia primordiale, un pane da offertorio. 

E rinnegarlo, negarlo attraverso la mancata offerta ai bambini che chiedono le offerte di casa in casa, merita un "frastimo", una maledizione

"che non possa arrivare a vedere l'alba del giorno dopo" 

Chi non si risveglia, merita questo

Di vivere come uno zombie

Concetto quanto mai attuale


Gli Antichi Sardi conoscevano bene l'importanza del risveglio interiore, dell'uomo solare divinizzato

Stavano sulla Tau

Sul Taurino/Uterino, che li iniziava ai grandi Misteri

Poiché solo l'Energia Maschile e Femminile insieme consentono l'accesso ai Misteri degli Antichi Iniziati 

Il culto di Shiva e della sua "Shivedda", come scrissi in uno dei miei primi post, intendendo "Scivedda", come luogo uterino, grembo, dove lievita l'impasto e la vita, con i suoi Lingam e Yoni, è filosoficamente troppo elevato, nonostante le due degenerazioni moderne, per poterlo considerare solo un simbolo fallico. 

Ma questo, gli antichi Sardi, lo sapevano benissimo


Tiziana Fenu


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"Su Candelarzu", il pane Sardo dell' ultimo giorno dell'anno











L' offerente di Matzani (Vallermosa, Cagliari) 










martedì, dicembre 29, 2020

💛29/12/2020. Luna Piena della Quercia Y

 La Luna Piena, di oggi 29/12/2020, la Cold Moon, la luna fredda, è chiamata anche , in celtico, Oak Moon, é sorta  oggi, alle 16:11.


Questa Luna Piena mi è particolarmente cara, poiché rappresenta quel giorno in più dell'anno successivo al Solstizio d'inverno, che è rappresentato dal vischio e dalla lettera doppia Y/J, secondo l'alfabeto Ogham, l'alfabeto delle antiche lingue celtiche

Alfabeto Ogham che si sarebbe particolarizzato  in Sardegna, come primo alfabeto  su pietra, secondo gli studi di prof. Garuti

Mai avrei creduto che anche questa luna Piena, sarebbe stata consona al mio principale interesse di questi ultimi tempi, la Y della Antica Civiltà Sarda


La parola celtica per Oak, è "Duir", la quale, combinata con la parola "wyd"(che significa conoscere) dà origine alla parola druidi

I druidi erano i sacerdoti degli antichi popoli celtici

Venivano ritualizzati nei sacri boschi di querce, poiché la quercia simboleggia il principio maschile

Questa Luna di Quercia, nell'emisfero Nord è legato al solstizio d'inverno, ed è legata a Giano, il Dio bifronte, che può vedere sia il passato che il futuro

Infatti il Re Quercia, nella sua infinita saggezza, guarda in entrambe le direzioni dell'anno

Nell'emisfero nord, questa luna piena della Quercia o della forza, è celebrata nel solstizio d'estate


La parola quercia significa porta, ed riconosciuta come il cardine dell'anno

Così come anche Giano, il Custode delle dimensioni, dei portali

Così come la Jana 

Giano /Giana/Jana/Janna

Janna in sardo significa porta

Una porta che è aperta sulle due polarità opposte

Sul maschile e sul femminile

Sul Sole e sulla Luna


La quercia, diffusissima anche in Sardegna, è considerata un albero Sacro, poiché rappresenta la forza primordiale, poiché ha in sé, nella sua chioma, sia i fiori femminili, che quelli maschili

Ha in sé, quindi, il seme maschile(il padre) e anche il seme femminile (la madre) 

E possiede il dono di procreare il terzo figlio, che è la stessa quercia

Infatti è rappresentata esotericamente dal numero 3

Infatti il simbolo dei Druidi era il Triskell, che rappresenta il movimento del Sole, la ruota solare della continuità, il Sacro numero tre

I tre elementi aria, terra, acqua, che muovendosi generano il Fuoco Sacro


Una pianta sacra, di cui la Sardegna vanta gli esemplari più vecchi al mondo, che rappresenta la dimora degli Dei, e proprio per questo, scudi, navi e porte di casa, dovevano essere fatti con il legno della quercia

E quante volte ci si è chiesti come mai non si trovano scudi degli Antichi Sardi. 

Si è ipotizzato infatti che potessero essere di legno

Legno di quercia, sicuramente

La quercia come Albero della vita

La quercia come il Sole

Precedente agli stessi uomini, agli stessi Dei, alle stesse api, che simboleggiano la sua  anima immortale

Veniva chiamata il Grembo della Madre, dove i figli di Zeus, i Dioscuri. ellenici, si rifugiarono per sfuggire i nemici

I figli di Zeus, nati da Zeus trasformato in cigno, per sedurre la bellissima Leda


I figli del Cigno, i gemelli Castore e Polluce, naviganti come gli Shardana, protettori dei naviganti, come ho scritto nel mio post "l'ingresso triangolare nei Nuraghi"

I figli del Cigno/cygnus/cono/cunnus/cunno/cuneo

Il "signum del Cygnus"

Si nascosero nel grembo della madre

Nell'Athanor alchemico

Nel fuoco del grembo

Poiché è rimasta tradizione che la vigilia di Natale si faccia ardere un ciocco di quercia sul fuoco, poiché è simbolo di rinascita

La casa come il proprio tempio. 

Sacra, poiché radicata verso il cielo e nella Madre Terra

La dimora del Dio del Fulmine, della creazione

Il fulmine è il Sacro Vajra, unione dinamica del Maschile e del Femminile

Quel Vajra rappresentato stilizzato come i due triangoli che si toccano per il vertice.

"la clessidra", come viene chiamata nella rappresentazione dei manufatti sardi


Quercia sarda

Ciurexiu, orticu, suaru, suberiu, suergiu

Il nostro millenario albero della vita

Querce anche da sughero, le nostre

E sughero si dice bungiu, mesura ,ottigu

Giones de 'ortiju bugno, cioè recipiente di sughero

"giones", simile a Giano

"No esser de' ortiju" 

Non essere di sughero, insensibili

Il Dio della Quercia Teute, o Teutates, il dio della fertilità

E Teuta, in celtico significa "tribù e terra"

Molto simile ai Tuatha de Danann, i nostri cugini celtici di sangue

Gli stessi Shardana


Ancora una volta, a conferma, e in perfetto sincrono con l'universo, ritorniamo alla Y, al fiore della vita, al trilobato, celebrato anche in questa notte di Luna Piena

La Luna di Quercia, di Giano, di Jana, della conoscenza, della Y uterina/taurina, dove il femminile e il maschile sono entrambi presenti in sinergia creativa

L' universo sta guidando il sapere, la conoscenza di questi ultimi giorni, sulla Y 

A conferma che si è sulla strada giusta

È una luna piena introspettiva in Cancro, che fa emergere intuizioni, emozioni, sentori

L'ultima luna piena dell'anno


29/12/2020

18 come somma totale, che é l'arcano Maggiore della Luna

La Madre Cosmica che in questa notte ci invita a rinascere dall'abisso delle nostre stesse radici

Diciottesimo Archetipo ebraico Tsade', che sembra una Y, con funzione divisione

Divisione che è inizio della vita stessa, come nella mitosi nelle cellule

Come un ramo che cresce diverso., eppure appartenente allo stesso albero

Diciottesimo archetipo rappresentato anche dalla Runa Algiz

Un'altra Y, ma tridentata, la Runa che congiunge le energie individuali a quelle universali

Runa che significa Sacro, protezione


Y, il simbolo degli iniziati

Era il simbolo anche della regina di Saba

Ne ho parlato nel mio post sui motivi a pibiones nella cultura sarda

I discendenti di Menalik, figlio di re Salomone e della regina di Saba, erano i Falasha, gli Ebrei neri, che sono gli stessi della tribù di Dan, gli antenati degli Shardana, dei Sardi, che avrebbero quindi anche sangue ebreo, come ha rilevato lo studioso e autore Leonardo Melis

Ma c'è altro 

Il simbolo della regina di Saba era proprio un Y tridentata

Come la Runa Algiz

Viene rappresentata sempre con un piede di oca

La Y con una terza asta nel mezzo e simbolizza la superiorità dello spirito sulla materia.

Questa Y era nell’alfabeto nordico la runa della vita e la rappresentazione schematica dell’arbor vitae, l’Yggdrasil,albero cosmico che univa il cielo con la terra. Ed ecco che tale simbolo appare spesso sulla via delle stelle, 

Il simbolo della conoscenza, del sentiero iniziatico

Tutte le tappe del percorso del cammino di Santiago hanno un nome che si riferisce all'oca

La Regina di Saba era nera

Aveva "su pei e'cocca" 

Il piede come un'oca

La Sacra Madre Cosmica

Cocca/coccu

Il più potente amuleto sardo

Nero

Ossidiana 

Polvere nera 

La pietra filosofale

La Y

Il segno distintivo degli iniziati


Simbolo che verrà ereditato come segno distintivo anche da una stirpe molto particolare, emarginati e misteriosi chiamati, nel 1300, i tagliatori di pietra pirenaici, i Cagoti. Dei Templari particolari, di cui farò solo cenno

Abilissimi maestri costruttori

Sono loro ad aver costruito gli edifici sacri situati lungo la rotta che portava a Santiago de Compostela, in periodo precristiano

Un viaggio iniziatico, fortemente legato alla tradizione pagana

"I tagliatori di pietra" 

Questa Y degli iniziati segna un canovaccio comune, in cui il fattore "regalità" è il filo rosso che unisce questi figli della divinità solare taurina /uterina sardi

Degli Iniziati anche loro

I figli della Quercia, rappresentata da una Y

Chissà quanti riti e balli, tra le querce sarde

E questa notte la luna Piena di Oak, in Cancro, ci riporta alla Memoria, ciò che eravamo e che siamo


Tiziana Fenu 


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29/12/2020. Luna Piena della Quercia Y















domenica, dicembre 27, 2020

💛Il kamasutra e la scacchiera di Pubusattile

 Un po di mesi fa, scrivevo della "scacchiera" della Domus de Janas di Pubusattile, a Villanova Monteleone, in provincia di Sassari, qui in Sardegna( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/la-scacchiera-de-sa-pala-larga-bonorva.html?m=0) 

Scrivevo, tra le altre cose, di cui ho riportato uno stralcio e il link

"vibrazionalmente molto dinamica, scandita dalla  legge dell'ottava,

E ancora..

"... sono un rapporto perfettamente armonico di Madre e Padre creatori della legge dell'Ottava, in un perfetto ed equilibrato rapporto aureo 

Creazione che si ottiene duplicando e moltiplicando"

Oggi leggo del kamasutra, in un bellissimo testo del maestro yoga Paolo Proietti "La Danza degli Dei. Il Kamasutra e la dottrina delle vibrazioni" 


" Il vero Kāmasūtra è un libro sacro redatto, probabilmente, nel III secolo dell’epoca cristiana da un monaco errante chiamato Vātsyāyana. Dico probabilmente perché la data di stesura dell’opera è incerta: si parla di un periodo compreso tra il I e il V secolo, ma potrebbe anche trattarsi della copia di un testo molto più antico, facente parte del corpus dei 1.000 libri del Kāmaśāstra, la bibbia del tantrismo risalente almeno al 1.500 a.C. Secondo la leggenda il Kāmasūtra sarebbe stato rivelato a Vātsyāyana dalla Dea Kāmākhyā (più o meno “colei che dichiara l’Amore”) che gli sarebbe apparsa mentre era in meditazione in una grotta sulle alture di Garo nel Nord Est dell’India. Cerchiamo di immaginarci la scena: un asceta prende rifugio in una grotta, medita, digiuna e invoca la Dea. Finalmente, dopo mesi o addirittura anni di fervente preghiera, questa appare e gli detta un manuale di tecniche sessuali…[...] 


.Gli insegnamenti di Kāmākhyā riguardano la Dottrina delle Vibrazioni, e, a dire il vero, non sarebbero poi troppo difficili da cogliere. Il problema è che noi occidentali siamo più interessati alla copula che alla filosofia realizzativa e quando ci troviamo in mano una edizione del Kāmasūtra, saltiamo senza indugio le descrizioni di vita quotidiana e le parti discorsive, per fiondarci sui capitoli che contengono le pratiche sessuali e le immancabili miniature sconce.[...] 


Sono solo loro, le 64 posizioni, l’unica cosa che ci interessa per davvero. Quelle posizioni di cui tutti noi, almeno una volta, abbiamo letto, parlato, o sperimentato le possibilità, con imbarazzo, invidia, eccitazione, divertimento o semplice curiosità. Alcuni, me compreso, si saranno anche chiesti perché diavolo gli indiani si siano inventati maniere tanto stravaganti e talvolta pericolose per le articolazioni, per fare la cosa più naturale del mondo: o il Kāmasūtra, mi dicevo un tempo, è frutto di un'abile strategia di marketing ideata da una lobby di fisioterapisti o il fine delle descrizioni e delle miniature erotiche è diverso da quello che immaginiamo. Nel Kāmasūtra si parla di otto posizioni fondamentali e di otto varianti per ogni posizione per un totale di 64 posture. 64 come le caselle della scacchiera, 64 come i quadrati in cui è diviso il “Maṇḍala della Rana” uno dei diagrammi sui quali si fonda l’Architettura sacra indiana.


Alle 64 posizioni sono legate 64 Arti dell’Amore, o Kāmakalā. 64 discipline che “ogni donna di buona famiglia dovrebbe conoscere”.

Nel testo di Vātsyāyana, le Kāmakalā sono elencate e descritte una per una, e ovviamente la maggior parte dei lettori non presta loro la benché minima attenzione. È un peccato perché, forse, potrebbero darci delle indicazioni assai interessanti sul valore e sul significato autentici del Kāmasūtra.

Vediamone alcune:

 - Arte della Danza.

 - Arte del Canto.

 - Arte della Recitazione.

 - Arte della Musica.

- Arte della Spada.

 - Arte del Bastone Lungo.

- Arte del Bastone Corto.

- Tiro con l'Arco.

- Stregoneria.

 - Arte di Cambiare l'Immagine delle Persone.

 - Carpenteria e Progettazione di Edifici.

- Arte di Insegnare a Parlare ai Pappagalli.

- Arte di Suonare Bicchieri l'Acqua dentro.

- Arte di Conoscere il Sanscrito e Tutti i Dialetti.

 - Arte di Improvvisare Versi in Rima…


Le abilità sono chiamate siddhi, che il praticante acquisisce durante il percorso realizzativo. Le siddhi, letteralmente “perfezioni”, sono i poteri paranormali, collegati alle varie forme della Dea Madre"


Questo è ciò che scrive il maestro Proietti

Ma quanti Siddi/Sedda/Soddu, abbiamo in Sardegna? È pieno, e molte di queste "perfezioni" le ritroviamo anche nelle abilità dei Sardi, delle donne sarde


*Questo è ciò che ho trovato..

Troppe coincidenze a distanza di almeno due millenni, se non oltre l' una dall'altra

64 i quadretti della scacchiera della Domus de Janas, e 64 le posizioni del kamasutra

Come avevo ben intuito, si tratta di una composizione altamente vibrazionale per entrambe, poiché si parla di unione energetica tra il maschile e femminile

Nel libro di Proietti, la principale posizione, su cui si fonda tutta l'architettura Sacra Indiana, e la base del Tantrismo, è la posizione della Rana

S' arrana, in sardo

Shardana.. Che somiglianza

Si, perché una scacchiera del genere, unisce insieme la M della Mem, l'archetipo Sacro ebraico dell'acqua, il tredicesimo, con la W della Shin, l' archetipo del Fuoco, il ventunesimo, e insieme formano l' alchimia della creazione


Scrivevo, nel post sulla scacchiera di Pubusattile :

"[...] Ma  ne ho indagato  il significato simbolico riguardo la scacchiera della Domus de Janas di Pubusattile, a Villanova Monteleone, nella tomba IV

Al fianco della scacchiera ci sono 6 motivi ondulati serpentiformi, e nel lato maggiore della camera funebre ci sono protomi taurine scolpite, e il soffitto è reso come se fosse composto da assi di legno dipinte di blu e di bianco

Un dromos scavato nella roccia che conduce ad una tomba abbastanza grande, con tre celle laterali e risalente al neolitico del 3800 a. C. - 2.900 a. C. e riferibile alla cultura di San Michele di Ozieri (considerata la prima grande cultura Sarda, caratterizzata da un notevole progresso sociale e culturale) 

Le Domus de Janas sono luoghi idonei alla vita dopo la morte quindi estremamente sacrali


Vorrei soffermarmi sul significato dalla parola sigizia, in quanto verrà applicato alla simbologia  della scacchiera

Ho scritto che sigizia in campo astronomico indica un allineamento di 3 o più pianeti sulla stessa ipotetica linea retta, ma in campo Alchemico  e gnostico, indica anche la ricomposizione dei contrari, il matrimonio sacro ierogamico della coppia

Indica la coppia di eoni( le Monadi, gli esseri intermediari tra Dio e il mondo) complementari, secondo il modello "maschio e femmina" , in una ricomposizione  "Sole e Luna" "e di opposti in generale, che riconduce all' originario androgino

Questo aspetto della sigizia lo ritengo basilare per l'interpretazione, per  il mio personale sentire, riguardo la" scacchiera" di Pubusattile 

Poiché, come ho sempre scritto nei miei precedenti post, è straordinaria l' attenzione  che gli antichi sardi hanno sempre dedicato in ogni loro manifestazione artistica e architettonica, all'equilibrio  energetico degli opposti, del maschile e del femminile, da straordinari alchimisti quali erano


La Scacchiera, indica nel suo insieme, la sacra unione tra la Dea Madre  e il Dio Toro 

Insieme, sono gli artefici della creazione sulla terra

Otto quadratini, distribuiti  su 8 righe verticali e orizzontali. Per un totale di 64 quadratini, di cui 32 Bianchi e 32 Rossi alternati  

Una perfetta sintesi armoniosa conseguente all'equilibrio degli opposti

Perché ripetere i quadratini 8 volte per riga orizzontale e verticale? 

Perché l'otto è un numero dell'Infinito, di congiunzione tra cielo e terra


Perché 8 furono, secondo la cosmogonia mitologica,  i primi umani semidivini sulla terra, quattro coppie di ermafroditi di cui Nun  (.. se vi ricordate l'ho scritto nei miei precedenti post, semidio con la testa di rana) e Nunet, la sua compagna ( la semidea con la testa di serpente) rappresentano i creatori delle prime Acque Primordiali (la Sardegna è tutta incentrata sul culto delle acque) e del caos creatore

Otto sono i componenti delle 4 coppie di sostanza Divina, dello spirito e della materia, del maschile e del femminile, del divino che scende nella materia


Otto sono i quadratini uniti a due a due, come una coppia( rosso/ bianco) e formano la sigizia di base dalla scacchiera

Il moto divino eterno che scende nella materia, nella vita, nell ' elemento femminile come un grembo aureo che accoglie e che è esemplificato anche dalle 7 spirali rosse di 70 cm di diametro, come quelle della Domus  de Jana a Bonorva, a Sant' Andrea Priu,  risalente al neolitico(3.800/2.900 a. C.) dove sul soffitto, c'è un motivo a scacchiera in bianco e nero) e pare che 70 cm sia l'altezza della Domus internamente

Il 7 è un numero importante, perché composto dal 3 che rappresenta la divinità, l'aspetto spirituale , più il numero 4, che rappresenta la materia, il piano fisico

I sardi sapevano bene che si consegue un equilibrio con la congiunzione degli opposti

È ciò che mantiene la salute , è l' equilibrio umido/ secco, freddo/caldo, ecc.

Il predominio di una di esse  genera la  malattia.


Un microcosmo riprodotto nella parete, con una  Valenza energetica potentissima

Un " otto moltiplicato otto", che segue la scansione  della "legge dell'ottava" era che è la  scansione energetica della Creazione in natura, secondo la quale  tutto in natura risponde a precise leggi fisiche vibrazionali e armoniche, dal momento che tutto l'universo è fatto di energia, compresi  noi, e quindi anche la nostra esistenza vibra all'interno di ottave di frequenza

La legge dell'ottava è la seconda delle tre leggi cosmiche fondamentali perché genera,  regola e interconnette il posto di tutti i processi in qualsiasi  Scala


E io trovo assolutamente straordinario, ai limiti dell'incredibile, e mi inchino davanti a tanta consapevolezza, che 5000 anni fa, un essere umano, uomo o donna che fosse, abitante della Sardegna, che abbia potuto creare, attraverso la "scacchiera" e le spirali, una composizione molto armoniosa, e vibrazionalmente molto dinamica, scandita dalla  legge dell'ottava, rappresentata dalla scacchiera e dall' importanza del 7, rappresentato dalle 7  spirali rosse, con lunghezza  di 70 cm. 

Come se avessero creato una dimensione virtuale, una rappresentazione grafica energetica, una nuova dimora  dell'anima, dopo la morte, che attraverso la moltiplicazione della sigizia( la coppia rosso/ bianco dei 2 quadratini), per 4 volte, quindi per i quattro elementi della terra in senso verticale e orizzontale, ritorna alla dimensione dell' Uno, del perfetto equilibrio ( e infatti, anche moltiplicando 8 x 8, abbiamo un 64, che ancora sommato diventa, 10, e quindi Uno) 

Il quadrato è il "4" , la radice ideale di tutti i numeri e di tutte le cose sul piano fisico, generato dalla Madre Sacra di tutte le figure, la Vesica Piscis

Il rettangolo , formato dal quadratino rosso più quello bianco, invece è la perfetta Unione e l'armonia sul piano spirituale, e per Genesi  successiva, si ottengono altre coppie ( sigizie) di quadrati 

Infatti, accostando due quadrati, si  ottiene un rettangolo, i cui lati sono di "1 : 2", cioè sono  in un  rapporto, di Ottava, rappresentato musicalmente dalla nota musicale Do, quindi sono un rapporto perfettamente armonico di Madre e Padre creatori della legge dell'Ottava, in un perfetto ed equilibrato rapporto aureo 

Creazione che si ottiene duplicando e moltiplicando

Quindi la scacchiera( motivo decorativo presente in molte epoche e culture, che poi si è concretizzato in un passatempo ludico rappresentativo del microcosmo regale del Re e della Regina) rappresenta un microcosmo  virtuale di espansione creativa verso l'infinito rappresentato da quella ripetizione per 8 volte ( 4, se consideriamo la sigizia) che rappresenta l'infinito

Le spirali rosse decorative indicano questo passaggio avvenuto, di congiunzione tra materiale e spirituale, impostate sul numero del 7 che indica magnificenza dell'Unità  tra Cielo e terra


Al fianco alla scacchiera ci sono 6 motivi  ondulati serpentiformi

Il numero 6 indica Unione del maschile e del femminile, è il numero della Creazione come Unione degli Opposti,  e rappresentato in questo modo, con i motivi ondulati, è dinamico, in movimento

In  espansione attraverso quell' Universo virtuale della scacchiera, dilatato verso l'infinito e verso il ritorno all'unità primordiale dell' Uno

La stessa scacchiera ha 60 cm di lato Quindi un "6"  che ritorna anche nelle dimensioni. 


Il colore rosso e bianco dei quadratini della scacchiera, richiamano le due polarità femminile e maschile

Il rosso dell' ematite ferrosa, molto usata in epoca preistorica, è il colore della Dea, richiama il sangue, la nascita, la morte, il mestruo, la ciclicità, le fasi lunari associate al ciclo mestruale e al ciclo delle messi

Il rosso è onnipresente nell'ipogeismo sardo ed europeo di quell'epoca e anche le spirali sono il simbolo comunque della dea

Il bianco rappresenta il dio Toro. Anche il sacro Toro Api egiziano, aveva delle macchie ben precise sul corpo  e un triangolo bianco sulla fronte


Anche il Tao è improntato con i colori del bianco e del nero ( il nero è un'evoluzione del Rosso primitivo) l'uno che contiene l'altro, lo Yin e Lo Yang. 

Questa  sigizia primordiale dell'  "1 + 1" della scacchiera, si ripete quindi  fino a formare  un " Uno" completo ( 8 x 8 > 64 > 6 + 4 >10 >>Uno) che rappresenta l'Uno primordiale, il dio supremo, la Monade che secondo Pitagora era il punto invisibile, quello che giaceva nel più assoluto silenzio

E pensando a come fosse sacro l'ambiente delle Domus de Jana, accompagnava verso una nuova dimora dopo la morte, immagino la sacralità del silenzio che  doveva esserci

Un silenzio pregno di significati e simbologia, come un portale dimensionale, dove la forza della sacralità è la dolcezza nel contempo, erano amplificate da questi simboli sulle pareti, che agivano da traghettatore e trasmutatori simbolici

Questo nuovo tempio virtuale( non mi piace tanto, la parola scacchiera, non la trovo consona all' autentica simbologia, preferisco " tempio", questo nuovo tempio dell' Anima), questa nuova dimora, dopo la morte rappresentato da un quadrato di 60 cm di lato ( tra l'altro 60 x 60, fa 360, e il 3 + 6 fa 9. Il 9 simboleggia la chiusura di un ciclo, un ciclo terreno. È l'inizio di un altro ciclo ultraterreno, nel quale  l'anima si espande verso l'infinito attraverso quelle 6 onde laterali 

Il numero  6, il sole e la luna, il maschile e il  femminile  finalmente Uniti"


Troppe analogie, per poterle ignorare

Quando dico che la culla della civiltà può essere stata proprio la Sardegna, la Sardegna atlantidea, ho i miei buoni motivi

Poiché, su qualsiasi cosa indaghi, ultimamente, mi riporta sempre allo stesso punto, ad un'origine in Sardegna, che si è sviluppata, secoli, se non, millenni prima.

La "scacchiera", ma odio chiamarla così, per me è un tempio, una Sacra Sigizia, è come un Kamasutra vibrante. L'arte della creazione della vita

Non mi stancherò mai di dire, come ho sempre affermato, che le due energie, "taurina/uterina", in Sardegna, sono in simbiosi. Vanno sempre insieme

Sono sinergiche

E su questa sinergia, gli Antichi Sardi, grandissimi catalizzatori di energia, hanno fatto, della Sardegna una terra, che è come una centralina elettrica

Ricchissima di energia dinamica, feconda, vitale

Pure il Kamasutra era già, vibrazionalmente nelle nostre frequenze

Il Dio Toro, solare, fallico, e la sua Dea, la sua controparte uterina, lunare e femminile

L' Acqua ardente

S'abba ardenti

Su fil'e ferru

Solo qui, poteva nascere. 


Tiziana Fenu


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Il kamasutra e la scacchiera di Pubusattile










💛 L' agrifoglio, il "colostru" sardo.

 L' agrifoglio, il "colostru" sardo. 


Pochi sanno che il Natale non è una festa cristiana, e che le sue origini sono di molto precedenti alla nascita di Gesù

Ma questo l'ho già sottolineato parlandovi dello Yule, del solstizio d'inverno del 21 dicembre, quando il Sole raggiunge il punto più basso nel cielo, poi inverte la rotta, e torna a salire, rinasce

Era questo, ciò che si celebrava anticamente


Era il culto del 'Sol Invictus", della nascita del Sole Bambino


Un Sol Invictus celebrato anche negli antichi santuari orientali, dove si celebrava una vera e propria natività di un Sole nato da una Vergine, con un Padre Cosmico creatore

Questo lo abbiamo visto anche  in quella rappresentazione triadica custodita da due cerchi, quella della quale vi ho parlato nel mio ultimo post sulla Domus de Janas Mesu e' Montes  di Ossi( Ss) 


Ma la mia attenzione, oggi, si vuole soffermare su quella Y dello Yule, del Bambino Solare nascente, che in Sardegna, acquisisce la valenza di Suprema Divinità solare, intesa come Padre Solare.

Una Y che è la chiave di lettura di tutta la simbologia di tutta la nostra civiltà,, secondo me, in quanto la ritroviamo, come schema triadico creativo e simbolico, anche in alcuni aspetti che finora, non avevo preso in considerazione, e che ora vi illustrero'


Quindi abbiamo, come già visto altre volte

-Y come simbologia e schema del fiore della vita creativo, del trilobato (vedi nuraghe Santu Antine, e Nuraghe Losa, per esempio)


-Y come schematizzazione della protome taurina/uterina, come presenti nelle Domus e planimetria delle Domus de Janas


-Y  come Yule, natività di un Sole Bambino cosmico, nato da una trinità cosmica creativa


-Y come il Triskel, celtico, le tre spirali delle forze dell'universo, Aria, Terra e Acqua, e il Fuoco al centro, nato dall'energia di queste tre forze


-Tre come le fasi solari, le tre età dell'uomo, i cicli del tempo, della vita umana.. Ecc.. 


Se pensiamo che è stato stabilito scientificamente che il DNA delle antenate celtiche, quindi si parla di ambito addirittura Pre-celtico, è totalmente sardo, viene facile capire, come anche da tutti gli approfondimenti da parte di storici e studiosi, riguardo i Tuatha De Danann, gli Dei Luminosi d'Irlanda, la sovrapposizione, di queste genie, nostra e loro, e quindi anche la corrispondenza in moltissime simbologie


Ma la Y, mi colpisce anche per un'altra cosa oggi, che contribuisce a creare un'altro tassello che si incastra benissimo con i precedenti

La Y è anche lo schema della struttura dell' agrifoglio, simbolo per eccellenza, del Natale, e presente anche in Sardegna

Quando ho letto il nome della sua trasposizione in lingua sarda, non potevo credere ai miei occhi


In sardo, l' agrifoglio si chiama "colostru", (.. Agrivoddu, alasiu, arangiu furisteni, golostru, lau spinosu.. Basta cercare nel sito ufficiale "Sardegnaflora", e cercare agrifoglio), ed è lo stesso nome con il quale si chiama anche il colostro, la sostanza preziosissima prodotta dalla ghiandola mammaria, nelle prime 12/24 ore dopo il parto, che ha una funzione immunitaria importantissima

Mi sono chiesta perché chiamare l'agrifoglio, con questo nome, che senso aveva, e soprattutto che legame ha con il colostro

Poi ho capito che non è tanto la pianta in sé, a portare in grembo questo significato così importante, ma proprio la sua struttura ad Y, che nella civiltà Sarda è così prepotentemente presente, come simbolo di regalità solare, di potenza, di immunità, anche, come il colostro, visto che si parla di regalità, di figli di un Dio solare, taurino e uterino insieme


-Agrifoglio

-Toro

-Utero

-Nuraghe trilobato

-Tombe dei Giganti

-Struttura uterina interno delle Domus


Tutte queste cose, hanno una struttura ad Y, e tutte queste cose rimandano ad un unico concetto : natività regale

Talmente forte, questo concetto di regalità nella natività, che la stessa Y, di per sé, nella traduzione sanscrito-inglese (e sappiamo bene, e visto più volte, come il sanscrito, così come la spiritualità indù, abbia cose in comune con la civiltà e lingua sarda), significa "corona e ricchezza"


In celtico, la Y, rappresenta la nascita, il roveto ardente di Mosè (il rovo sul monte di Dio, il monte Oreb, che brucia, ma non si consuma, quando Dio ordina a Mosè di portare fuori gli Israeliti dall'Egitto. O forse erano gli antichi Shardana, visto che una tribù dei Dan, era proprio attivamente presente per la protezione di Mosè, durante l'attraversamento del deserto)


-La Y come la pietra filosofale, la pietra della creazione

-Unione dei complementari

-La Kundalini con le sue due Nadi, la completezza


Ma la Y ha anche un corrispondente numerico 700, che la associa alla lettera Tau, il ventiduesimo e ultimo, archetipo ebraico, che non sto qui a spiegare, ma dico solo che indica la completezza avvenuta, dell' opera divina

Ricordo solo che la Y/Tau, viene ripresa in ambito cristiano, come ho già scritto nel mio post sullo Yule, come simbologia della croce della crocifissione, ma che, inizialmente, in tutto l'ambito egizio, siriano e mediorientale, rappresentava il Tau/Y degli Iniziati ai Sacri Misteri, nei quali venivano adagiati su queste "croci", per ricevere l'iniziazione, in un luogo al buio, e vi restavano per tre giorni, fino a quando, il terzo giorno, venivano esposti ad un raggio di sole in corridoio, sul viso, ad abdicare che l'iniziazione alla saggezza e consapevolezza solare, era avvenuta


Pratica che sembrerebbe proprio come quella delle Tombe dei Giganti, dove avvenivano i riti di incubatio e di guarigione 


Y/Tau che poi è diventata il simbolo di San Francesco e dei Cavalieri del Sacro Graal, i Templari


Infatti la Y, il Decimo archetipo ebraico Yod, la prima lettera del tetragramma divino Yhwh, che ritroviamo, come spiegato tante volte dal prof. Sanna, anche nella nostra scrittura Sarda, come "yh", come "padre solare", oltre che significare il 10 (una stanghetta e un cerchio, perfezione divina di maschile e femminile), rappresenta il primo grado di livello di iniziazione, il passaggio dal dualismo all'unità e la rinascita, poiché indica anche l'autorità divina, Regale, del Semidio, del "sacerdote/sciamano"


Infatti secondo un metodo di studio e di decodifica numerica detta "gematria inversa" con metodo J. King, alla Y corrisponde il 12, che ridotto teosoficamente diventa 3(1+2),e sappiamo bene, quanto nella civiltà sarda, il tre e multipli, siano sempre presenti, soprattutto il numero 12, tanto da essere chiamato" su Santu Doxi", numero estremamente simbolico


Ma un altro passaggio importante, per capire il collegamento tra "agrifoglio e la sua traduzione in sardo in  colostru", inteso come nutrimento immunitario, è il fatto che la struttura ad Y dell'agrifoglio, è la stessa di un'altra struttura ad Y, che, ancora una volta, nel suo giro, approda alla Sardegna


La struttura ad Y nelle rune celtiche(.. e mai dimenticare che parlare di celti, é parlare anche di Antichi Sardi) rappresenta la Runa Algiz, che viene chiamata "orma del Cigno"

Infatti in antico germanico, alkaz, significa "cigno"

Così come è presente, nella mitologia indù, ed è chiamato Ham-sa, ed è calvacato da Brahma, e rappresenta, nella sua forma più alta e mistica, l' unione di Shiva e Parvati, la sua Sposa, che si uniscono fino a raggiungere un livello superiore di consapevolezza, in unione mistica tra principio maschile e femminile, tra Shiva e Shakti, la sua sposa D' Anima


E proprio il Cigno, abbiamo visto, come sia strettamente legato, come disposizione "triangolare/ad Y" stellare, e come fonetica, al "Cygnus" "cunnus" (in latino), che riproduce il Sacro Graal uterino, nutrimento immunitario, poiché indica la Croce del Nord, la stella Polare, che porta alla salvezza, alla protezione e alla sicurezza

La purezza del cuore. Come ha ben descritto  Julianus Deiulio, autore del  "Polaris Mundi", dove nel Cristo "Salvador Mundi" di Leonardo da Vinci, vi è, in forma criptata il messaggio del "Signo/Cygnus/cunnus", e quindi "cono/cunnus/cunno/Graal", per il quale, il Cristo, con la posizione delle braccia, forma proprio una Y dilatata

"Analizziamo ora l’aspetto stellare della croce di sant’Andrea. Esiste un asterismo particolarmente visibile, soprattutto nel cielo estivo, da cui prende il nome uno dei bracci spiraliformi della nostra galassia. Si tratta della costellazione del Cygnus, il Cigno, situata nel mezzo della Via Lattea e la cui forma ricorda una croce. Immenso e regale sembra volare nella notte, con le ali aperte. La sua particolare conformazione coincide sorprendentemente, al punto da risultare sovrapponibile, con la sagoma della croce di sant’Andrea del dipinto. Di queste geometrie parleremo però a breve. Meglio proseguire ricordando che il maestoso cigno, simbolo di sublime eleganza, è da sempre rivestito di un’aura di sacralità. Lo stesso Leonardo lo rappresentò spesso nelle sue opere, di cui forse la più famosa è la Leda. Il mito narra che Zeus, per sedurla, si tramutò nel candido volatile e dalla loro unione, come già detto, nacquero i Dioscuri. I quali, non a caso, risultano collocati nel dipinto proprio sulla croce-volante. E poi che, secondo Tolomeo, le stelle della costellazione avrebbero la stessa influenza di Venere e Mercurio, ovvero la bellezza e il dinamismo, sintetizzandone al massimo le caratteristiche. Termini che calzano a pennello col Cygnus. Giungiamo così al simbolismo macrocosmico. L’asterismo del Cigno è talmente simile all’insegna cristiana da essere denominato anche “Croce del Nord”. 


-Quindi, il Cigno rappresentato da una Runa Algiz che è a forma di Y triadica

Cigno che era animale Sacro alle Walkyrie, le Donne Sacerdotesse, come le Janas


Cigni, che sono in stretta correlazione con i Tuatha De Danaan, (e ritorniamo agli Shar-Dan, agli Antichi Sardi), simbolo di saggezza, purezza, Fedeltà 

Legato ai tre elementi dell'acqua( dove nuota), dell'aria (dove vola) e alla terra(dove si posa) 

Ma, cigno, che rappresenta soprattutto il Fuoco del Sole, da cui trae il suo potere per padroneggiare gli altri tre elementi, che entrano in comunicazione tramite esso


-Il Cigno "Fuoco/Nur"


Il Nur di Nuraghe, che è Cigno/Cono/Cunnus, utero, Fuoco

Perché, come ho già spiegato in un mio precedente post, è il Fuoco/Athanor femminile, che consente la creazione, come un calderone 


Il Cigno simbolo del Santo Graal, del Sacro Femminino, e della sua cavalleria mistica di protezione della Rosà Mistica, incarnata poi, nell'Avatar della Maria Maddalena, come altre prima di lei, Iside, e tutte le Dee Madri a partire dal Paleolitico , I Templari, con la T del Tau, che è un adattamento della Y iniziale, come simbolo degli Iniziati, e della coppa della Conoscenza, del Sacro Graal, di cui il Femminino, il Cygnus/Cunnus, è depositario 

Perché nel suo ventre, custodisce il trilobato, il seme creativo della vita


Ed ecco perché, L'agrifoglio, viene chiamato,, in lingua sarda, "colostru" 

Perché la sua disposizione ad Y, con le Bacche rosse del fertile sangue mestruale al centro, rappresenta il nutrimento immunitario, che protegge. Quasi un'investitura Regale,, così come rappresenta la Y nella scrittura. 


-Un'appartenenza alla divinità solare, che è Padre e Madre insieme 

-E insieme, immunizzano, come il colostro materno, da contaminazioni

-Un simbolo elitario di appartenenza

-Di immunità permanente, quella della Y


Perché non solo è Padre solare, ma anche Sacro Graal, Cigno/cunnus, Sacra Madre Lunare

Chi più, dei propri genitori energetici, Cosmici, può offrire immunità?

Dall'agrifoglio in senso stretto, non se ne ricava niente. È pure tossico


Ma visto in questo senso, come un seme della vita, un trilobato Y,  grembo,  l'agrifoglio/colostru, acquista tutto il senso del mondo, anche e soprattutto, come colostro simbolico

Agrifoglio sacro, usato per i Solstizi Saturnali

Simbolo del Natale

Ma anche l'albero, con la sua tipica conformazione a cono...come un nuraghe..

Gli Antichi Sardi, continuano sempre a stupirmi. E chissà, quanto ancora da scoprire, tra le pieghe di ciò che ci sembra banale e scontato


Tiziana Fenu


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L' agrifoglio, il "colostru" sardo.





















💛I menhir sono grandi pietre fissate verticalmente(prof. Montalbano)

 Bellissima spiegazione.. 


I menhir sono grandi pietre fissate verticalmente nel ventre di Madre Terra e associate a luoghi sacri. A volte raggruppati, altre volte allineati e orientati a segnare solstizi o equinozi. Il menhir singolo, scrive Pierpaolo Secci, è come il fusto di un albero che individua un punto, e la sua chioma diventa la volta celeste. Pur avendo una connotazione bidimensionale, ha un rimando che coinvolge tutto il suo intorno a 360° tra terra e cielo. I suoi effetti di luce e ombra, si aggiungono all'effetto sonoro quando viene colpito dal vento. Il menhir ha una voce, sonora o simbolica, e ci comunica che nella nostra presenza siamo parte del cosmo. Queste pietre sono testimoni dell'antropizzazione del territorio. L'uomo, nel rispetto delle sue divinità, prende possesso di un'area e la segna con un totem infisso in un luogo di incontro o lungo un percorso, in stretto riferimento alle prime attività di pascolo e transumanza. Con l'età del rame, con la tecnica scultorea, l'uomo inizia a segnare sui menhir i tratti stilizzati del corpo umano, richiamando ora il viso, ora i seni della dea madre, ora lo scettro del re guerriero, ora il simbolo funereo della morte. Le pietre infisse diventano statue, con caratteri che rievocano un eroe o una divinità.


Prof. Pierluigi Montalbano, archeologo, docente, ricercatore, autore, importantissimo punto di riferimento per lo studio della Civiltà Sarda


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I menhir sono grandi pietre fissate verticalmente(prof. Montalbano)







💛 E' SEMPRE IL TORO QUELLO CHE CONTA.(prof. Sanna)

 E' SEMPRE IL TORO QUELLO CHE CONTA. SEMPRE IL FALLO DELLA LUCE.


Non mi vogliono credere, ma è così. Epigrafia, linguistica, archeologia e 'religio' lo attestano senza ombra di dubbio. L'ossessione degli scribi nuragici era sempre quella di rispettare il principio primo di tutte le cose ovvero l'ente creatore del mondo, il padre ('aba) del tutto. Alcuni popoli usarono per iperbole il leone alato come simbolo di forza celeste, altri invece, forse i più, il 'toro straordinario'. Il famoso bue Api degli egiziani. I Sardi, che, sulla scia dei popoli cananaici,  avevano come divinità l'inconoscibile ILI YH (Dio yh), chiamavano il toro 'Ak /'AKU), forse da una radice indoeuropea 'g (gli AGOI erano i 'tori guida', i capi supremi delle 'mandrie' ovvero degli eserciti degli  Achei nella guerra di Troia). Da ciò la voce NUL -'AK che sembra essere una parola in mix, semitico -indoeuropea. Una delle voci più attestata nella documentazione scritta nuragica e una di quelle rimaste più vive nella lingua sarda sino ai giorni nostri. Il toro della 'lampada della luce' è dunque il 'tema' che maggiormente dobbiamo aspettarci espresso in gran parte della documentazione scritta che verrà. Che 'verrà' si badi, non che 'potrebbe venire', perchè ormai risulta chiaro che i due termini 'toro' e 'luce' fanno parte del concetto base della filosofia  o, meglio, del pensiero della creazione per i nuragici. Nella Genesi è la Luce che balza per prima ed essa è una luce che ha un sommo creatore: il toro, cioè la forza assoluta in termini sessuali. Il nuraghe quindi è espressione architettonica scritta (senza il nome, per i nuragici, una cosa non è ) del toro -fallo. I sigilli dei Giganti, per chi guarda i piccoli bronzi senza il prosciutto negli occhi, hanno come 'base' simbolica iconografica proprio il toro, il toro celeste. E i Giganti di Monte 'e Prama, come già mi esprimevo in SAGRA nel 2004, sono i 'tori' fallo, i figli nobilissimi del toro - fallo più grande. Il razionalismo naturalistico dei Sardi antichi li portava ad esprimersi per simboli magnificanti, esaltanti, glorificanti. L'archeologia invece, nonostante sia circondata da immagini continue di tori e di falli, nonostante l'espressione del Lilliu del dio 'toro', rincula timorosa di fronte  al dato e si pensi che persino l'acqua, chiara espressione del liquido taurino nelle raffigurazioni dell'anastasis solare (erezione della luce taurina) dei pozzi sacri, viene ritenuta entità divina, quasi dea essa stessa, con la confusione della creatura con il creatore. Si parla quindi assurdamente del 'culto' delle 'acque' (addirittura al plurale!) e non del culto di 'Maim-O' che è il liquidio fecondatore di ILI -YH, toro della luce. Nel bellissimo documento rinvenuto in Terralba sulla superfice fallica sta scritto 'ag - he -nul e cioè 'nuraghe', ma tutte e tre le voci possiedono aggiunto, quasi impercettibile,  il 'serpente' (v. fig.) che è simbolo di immortalità, di continuità. Con l'aggiunta dell'altro grande simbolo zoomorfo naturalistico (nachash) gli scribi nuragici, di cultura linguistica semitica, intendono descrivere così il tempo divino infinito  rispetto al tempo umano finito. Descrivono la cosa più stupefacente (stupefacente anche per noi scolari scafati della fisica moderna): la durata eterna del mondo, data dal 'Lui eterno, luce eterna e, soprattutto, TORO ETERNO (o FALLO ETERNO').


Pro. Gigi Sanna, autore, ricercatore, esperto di antiche scritture e alfabeti, con particolare riguardo a quelli della Antica Civiltà Sarda


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E' SEMPRE IL TORO QUELLO CHE CONTA.(prof. Sanna)






💙 Il mio 2020 di benedizioni

 Il mio 2020 di benedizioni. 


Il 2020 è stato un anno benedetto per me.
Mi ha insegnato a portare nella materia tutto ciò per il quale la vita mi ha sempre allenato
Ho provato la stessa soddisfazione che si prova nel ripercorrere a ritroso, all'indietro, le orme dei piedi sulla neve
A far finta di essere scomparsa ad un certo punto, dal percorso, dalla mia stessa vita, e ricomparire
Con tutto il carico di un pupazzo di neve creato dal nulla
Sono abituata alla neve
Ho imparato a giocarci, con le nevicate ghiacciate sull'anima
Come quelle palle di vetro che rovesci come una clessidra, e a forza di farlo, ne scorgi anche l'incanto
Ho imparato a fare lo stesso gioco con la clessidra
Con lo scorrere del tempo
A dilatarlo, a modellarlo al mio tempo interiore
Ero già allenata a questo
A crearmi un tempo-tempio che consentisse la mia manifestazione
Nella mia solitudine
E a non sentirmi sola in essa
Due parole così simili, tempo e tempio
Perché in fondo, il tempo, è come un tempio
Ogni volta che dedichiamo del tempo a qualcosa, a qualcuno, a noi stessi, con amore, profondità e trasporto, stiamo creando un tempio di raccoglimento, di preghiera, di intima connessione
Questo tempo-tempio, quest'anno, è stato per me.
Non perché l'abbia voluto o cercato
Ma semplicemente perché la vita, le circostanze, le persone, mi hanno preparato ad esso
Con la loro presenza o con la loro assenza
È stato l'anno della mia Manifestazione
Del mio personale Logos
Mi sono ascoltata, come ho fatto tante altre volte, e ho percepito la mia personale frequenza.
Sapevo già. 
Ma c'era ancora troppo rumore, affinché potessi percepirla chiaramente
Quando impari a rilasciare, a fare vuoto, diventi cassa di risonanza, e puoi percepire anche il lieve battito delle tue ciglia
Ho imparato a lasciare
A non guardarmi indietro
A non elemosinare
A non chiedere
A non credere
Ad ascoltare
A percepire
A ricordare
A non aver paura del già visto
A non credere alle parole, ma solo ai fatti
Ma ho imparato a creare con le parole, quella dimensione che mi è stata, di volta in volta, concessa di vivere, di ricordare, di ammirare, di sentire incastonata nel cuore
Di essere portata tra le mani, come un Dono, per il tempo che mi è stata concessa
Le Dimensioni del mio Altrove. 
Dove ero, e sono, Pienezza e Completezza, in respiro sincrono con l'Universo
Dove sono stata Manifestazione in altre Forme
Ho centinaia di vite in me. 
Non posso essere mai sola. 
Ho imparato a dire "Amore", senza la paura che mi si frantumasse tra le mani
Ho imparato che non esistono legami, ma solo frequenze
E che a volte, si cambia stazione, e non è più importante
L'importante è continuare a danzare, e percepire l'emozione delle note
Un ballo lento, in due è meglio
Ma se non hai la musica nel cuore, anche in due, può essere l'abisso
Ho imparato ad amare in silenzio, e a quanta dolcezza e protezione possa esserci, anche solo in un pensiero d'amore, di passione
Ho imparato a non stagnare
A tenere la mente attiva su più fronti
A renderla elastica
Ciò che non segue, lo lascio fermo
Se anche il corpo non vorrà più seguire, sarà giusto così. 
Ha un'intelligenza sua
E sa cosa è meglio per la mia Anima. 
Io non inseguo più. 
Non disperdo più. 
Ho imparato a capire quanto valgo
Valgo tutto ciò che non mi è stato ancora donato. 
Poiché ne valgo l'attesa
Valgo quell'ombra che ho sempre lasciato alle mie spalle, pur di seguire il sole
Valgo la luna argentea che mi scalda di tepore, come una figlia partorita ad ogni lunazione
Valgo un uomo che nei miei occhi veda tutto ciò che può desiderare al  mondo, e mi tenga tra le mani come una gemma preziosa
Sono stata vetro per chi non mi ha riconosciuta
Ma un diamante non lesina luce altrui, quando può brillare della propria luce
Valgo ciò che ancora sta accumulando e custodendo valore per me
Ho imparato a ridere di me, e con me
L' affollamento non fa per me
Devo sentire esclusività
Attenzione, riguardo
Sulla distrazione, non mi soffermo più
So dare attenzione. E attenzione esigo.
Oltrepasso gli occhi e arrivo fin dentro l' Anima. Ma solo se sono fissi sui miei
Non seguo più. Ho trovato il mio centro.
E il centro, è sempre l'inizio del tutto

Tiziana Fenu

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giovedì, dicembre 24, 2020

💙Non ho mai davvero festeggiato il Natale, ma ogni mia rinascita.

Non ho mai davvero festeggiato il Natale, ma ogni mia rinascita.

Ho imparato a ringraziare tutti coloro, o le circostanze, che mi hanno tenuto bassa. 
Non riconoscendomi, non apprezzandomi. 
Scaraventandomi sotto terra.
Non potevano sapere che la terra, è la mia Prima  Sacra Madre. 
Quella che crudelmente mi ha insegnato a sopravvivere. 
Nel buio, nel freddo, senza vedere. Senza sentire il calore del sole e il profumo dei gelsomini in fiore.
Mi ha insegnato a non aver bisogno della vista, come le talpe.
A scavare gallerie con le unghie, per imparare a conoscere il terreno e sopravvivere all'esterno. 
Ad arrivare silenziosamente al di là dei perimetri, delle convenzioni. 
Dei confini. Degli argini. 
Mi ha insegnato ad essere pula che accompagna la trasformazione. 
Senza dolore
Portandomi a memoria il mio Essere acqua, e quindi nutrimento per me stessa. 
Li dove, in superficie, sentivo il dolore dello strappo, per ciò che non ho potuto evitare, 
mi ha concesso la morbidezza e la sacralità della svestizione. 
Di pelle trasparente come le preziose porcellane giapponesi, 
colmata di ciò che di più prezioso potevo offrire a me stessa : le lacrime della mia rinascita. 
Assaporate ogni giorno come in una sacra liturgia ritualistica.
Ho imparato la sacralità del Dolore. 
Ho imparato a stemperarlo con le lacrime. 
A tenerlo stretto tra le mani, come una tazza di caldo infuso, che scalda il cuore
Come un mala di preghiera da sgranare per ogni frammento nel quale mi è stato disintegrato il cuore. 
E ho imparato a ricompattarlo, facendomi frequenza vibrante che unisce
Come un diapason che armonizza le frequenze sconnesse. 
Di quella pelle vecchia, ne ho fatto ali trasparenti. 
Come quelle della lucciola, la cui luce interiore si vede al di là di esse. 
Ringrazio chi mi ha ferito. 
Mi ha permesso di vedere, pur se in modo doloroso, attraverso lo squarcio, 
i germogli che ho sempre avuto dentro. 
Ne ha solo accelerato la manifestazione. 
Ringrazio chi mi ha voluto tenere lo sguardo basso. 
Ma sono acqua, e nel mio riflesso si rispecchia tutto l' Universo. 
Sono Stella che brilla, anche in una pozzanghera. 
Io sono il mio Cielo, finché permetterò a me stessa di non avere confini. 
Ho imparato che nascere e morire, è un'esercizio costante per imparare a vivere. 
Che niente è per sempre.
Ma che ci sono dei "sempre", che ti fanno da stella Polare. 
Da Stella Cometa. 
È a questi "sempre" che ho donato la mia Devozione. 
A quel qualcosa di bello, che so che è stato. 
A come sono stata io, prima di essere qui
Alla  Memoria della mia Bellezza, prima della contaminazione in questa dimensione
Alla mia Integrità e Innocenza, prima degli sfregi della vita. 
Al cerchio che si compiva, attraverso l'unione con altre due mani. 
E di come insieme, eravamo cerchi di Luna e Sole, e tra di noi le Galassie 
che creavano i nostri Sacri Cuori in Unione. 
La fredda e buia Madre Terra, nel suo Grembo, mi ha insegnato tutto questo. 
A ricordarmi che sono un Sacro Seme. 
E che sono Acqua che nutre se stessa. 
Che non necessito di altro. 
Sono acqua e riflesso insieme
Sopra e sotto
Realtà e illusione
Che non ho confini
Quindi che posso sconfinare dove e quando voglio
E non è importante dove mi scaraventano
So essere anche vento che si libera dall'involucro inutile
Come pula setacciata che si libra in volo
E ciò che resta, è sempre la mia Essenza
Il Seme di un Amore Divino sconfinato
Che mi ha permesso di germogliare anche nel cemento

Tiziana Fenu 

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