Mi sono sempre chiesta il perché degli ingressi triangolari dei Nuraghi f
Capisco quella dei pozzi Sacri, ma per i Nuraghi sentivo qualcosa di molto più potente
Ieri guardando per caso un video sulle discipline marziali orientali, scopro che la figura di base, da inginocchiati, è quella che stabilisce una conformazione a triangolo rettangolo tra ginocchio che tocca a terra, il piede della stessa gamba, generalmente la destra, e il piede dell'altra gamba
Configurazione che crea una stabilità estrema, che si sviluppa anche in verticale, quando ci si solleva in piedi, e ortogonalmente si crea la stessa conformazione a triangolo di stabilità, a prova di scossoni
Allora ho pensato ai nuraghi
Altroché, se sono a prova di scossoni
E la figura piana da cui partono, è il triangolo
Infatti il cono, per definizione, è un solido di rotazione che si ottiene ruotando un triangolo rettangolo intorno a uno dei suoi cateti
Su questa configurazione, spiralizzata , sono stati creati i nuraghi, che sfidano il tempo
E chissà per quanto ancora lo sfideranno
Quindi, geometricamente, i nuraghi partono, come struttura ortogonale, da un triangolo rettangolo che si eleva verso l'alto
Il triangolo
Il fulcro della creazione
Il tre creativo
Il tre che è il modulo sul quale si basa tutta la simbologia sacra numerica della civiltà sarda
Tre, sei, nove,, dodici..
Tutti numeri sacri che ritroviamo in ogni simbolo sardo, e come modulo decodificante del particolare linguaggio della nostra civiltà
E quel triangolo sagomato dell'ingresso dei nuraghi è proprio la sezione del cono
Cono
Cunnu/cuno (apparato riproduttivo femminile)
Ma la sezione del cono triangolare, anche come la costellazione del Cigno, per la quale si fa riferimento nella stele di Thutmose III datata più o meno 1500 a. C, nelle quale si legge delle 9 stelle della costellazione del Cigno, in riferimento alla confederazione sarda dei "nove archi", i Pelasgici, gli Antichi Sardi
“Ho legato in fasci i Nove Archi, le Isole che sono in mezzo al mare, i popoli stranieri ribelli. Come in cielo governano 9 dei , così in terra dominano i Nove Popoli. Il mio bastone ha colpito i Nove Archi”.
Naturalmente, parlando del bastone, un bastone di potere, si riferisce a quel bastone chiamato guardacaso, come il nostro fiume sardo, il Tirso. Il bastone che aveva sulla Sommità, la rappresentazione della ghiandola pineale, la pigna, e che è spesso rappresentato come una ipsilon, spesso con due animali totemici bifrontali, poiché rappresenta la nostra Kundalini, la nostra energia vitale collegata al divino, con le sue due nadi, maschile e femminile, unite in sinergia
La Y estremamente presente nella civiltà sarda
Un simbolo Regale di appartenenza alla divinità, che si trova ovunque, nel vasellame, nella scrittura
Una Yod, certo, Decimo archetipo Sacro e decina lettera sacra ebraica
Come la Y prima lettera Sacra del Divino Yhwh
Ma anche Y come stilizzazione della protome taurina e insieme uterina
Poiché insieme sono i vertici del triangolo sacro creativo.
La Y come il trilobato, il fiore a tre punte
Quello che fu raccomandato di essere portato sull' Arca, per garantire la vita sulla terra e la sua prosecuzione nel tempo
Cigno, che in latino si scrive "Cygnus", ma si legge "cunnus"
Un "cunnus" triangolare, come si vede dalla disposizione della costellazione
Un triangolo anche qui, come la sezione del cono
Come la sezione dei nuraghi
Ma se i nuraghi sono "cono" , quindi sono anche "cunno"
Cono/cunno
Il grembo della vita
Il Sacro Graal
Da sempre rappresentato come un triangolo vulvare che contiene la vita
Lo si trova anche nelle simbologie delle rappresentazioni artistiche nei quadri con iconografia religiosa, specialmente nei quadri di Leonardo da Vinci, grande genio del simbolismo celato
Riporto un passo dello straordinario libro "Polaris Mundi. Il Leonardo svelato", dove si sottolinea, analizzando il dipinto di Leonardo da Vinci, il "Salvador Mundi", l'assonanza tra Cygnus e signum
"Esiste un asterismo particolarmente visibile, soprattutto nel cielo estivo, da cui prende il nome uno dei bracci spiraliformi della nostra galassia. Si tratta della costellazione del Cygnus, il Cigno, situata nel mezzo della Via Lattea e la cui forma ricorda una croce. Immenso e regale sembra volare nella notte, con le ali aperte. La sua particolare conformazione coincide sorprendentemente, al punto da risultare sovrapponibile, con la sagoma della croce di sant’Andrea del dipinto. Di queste geometrie parleremo però a breve. Meglio proseguire ricordando che il maestoso cigno, simbolo di sublime eleganza, è da sempre rivestito di un’aura di sacralità. Lo stesso Leonardo lo rappresentò spesso nelle sue opere, di cui forse la più famosa è la Leda. Il mito narra che Zeus, per sedurla, si tramutò nel candido volatile e dalla loro unione, come già detto, nacquero i Dioscuri. I quali, non a caso, risultano collocati nel dipinto proprio sulla croce-volante. E poi che, secondo Tolomeo, le stelle della costellazione avrebbero la stessa influenza di Venere e Mercurio, ovvero la bellezza e il dinamismo, sintetizzandone al massimo le caratteristiche. Termini che calzano a pennello col Cygnus. Giungiamo così al simbolismo macrocosmico. L’asterismo del Cigno è talmente simile all’insegna cristiana da essere denominato anche “Croce del Nord"
[...] Più imponente di quella del Sud, non visibile nel nostro emisfero, nel periodo di Natale splende nel firmamento, al punto tale da essere considerata uno dei segni della nascita del Cristo
A tal proposito proviamo ora a sovrapporre le principali stelle della costellazione del Cigno sulla leonardesca croce di sant’Andrea. Per prima cosa orientiamo il collo del volatile secondo la direttrice del braccio più lungo della croce, quello che termina in prossimità della mano benedicente del Salvator Mundi. Al centro dei bracci della croce – proprio sulla Terra – ci sarà la stella doppia Sadr. Mentre sul collo del Cigno la stella doppia Albireo. Deneb, l’astro supergigante più luminoso, coinciderà con la stellina della cornice che si trova in basso sul centro-destra. In alto a destra, sull’altro braccio della croce la stella gigante Gienah. Infine, in coincidenza con l’altra stellina in basso a destra sulla cornice, si collocherà la stella Delta cygni. Sorprendente vero? Tutto collima.
[...] Non meno importanti poi sono gli aspetti inerenti alla grazia e alla nobiltà del cigno, esaltati nei poemi cavallereschi. Wolfram Von Eschenbach, ad esempio, narrando le gesta del paladino della ricerca del Graal, descrive Lohengrin come il “cavaliere del cigno”. Fu infatti spesso ritratto in piedi su una barca trainata da uno splendido esemplare di questo uccello acquatico. Infine come non sottolineare il leggendario canto melodioso che la creatura emette prima di morire? Una vera e propria devota lode all’immensità del creato che Leonardo stesso fissò in una delle sue Frasi: Cigno è candido, sanza alcuna macchia e dolcemente canta nel morire; il qual canto termina la vita. Siamo certi che Leonardo fosse a conoscenza di tutti questi aspetti e che dunque i simbolismi del cigno non siano casuali all’interno del dipinto. Un altro modo di significare che il Cristo, con la grazia del cigno, ci conduce alla Salvezza. Accompagnati dalla melodia di uno stupendo canto – altro richiamo alla musica nel quadro – ascendiamo verso il cielo. Dovremo percorrere questa Via da veri cavalieri – alla ricerca del Graal, come Lohengrin –, con nobiltà d’animo e purezza di cuore. Seguendo le indicazioni del genio di Vinci, giungeremo prima o poi alla meta."
Tratto da" Julianus Deiulio "POLARIS MUNDI IL LEONARDO SVELATO"
I Dioscuri erano i Gemelli Castore e Polluce, protettori dei naviganti
Naviganti come gli Shardana, come i popoli del Mare.
Quindi, niente di strano, che abbiano voluto riportare anche nel megalitismo dei Nuraghi, la stessa conformazione a triangolo, della costellazione del Cigno, punto di riferimento polare, e anche simbolico.
Cigno come "cunnus" in latino, , come spiegato bene anche da prof. Porcheddu
Ma cigno anche come "signo-cygnus"
Un segno distintivo, triangolare,
Una coppa pubica dove si intersezionano due linee, il maschile e il femminile
Dove avviene, in questo grembo, che è il Santo Graal, il nuraghe rovesciato, il simbolo fallico della potenza mascolina elettrica divina, che incontra il grembo della madre terra, e insieme diventano fucina, grembo creatore, il miracolo della crazione
Ecco perché gli ingressi sono tutti triangolari
Riportano la stessa sezione del cono, o cono tronco dei Nuraghi
E il cono dei Nuraghi significa solo una cosa
Grembo, Fuoco creatore
Il Nur.
Nella tradizione vedica induista, originariamente, non è l' elemento maschile ad essere il Fuoco, ma l' elemento femminile
"Il Fuoco è una “forma” della Dea suprema, detta anche Śakti, Kuṇḍalinī, Durgā o Bhagavatī, e rappresenta l'energia attiva, il “soggetto che conosce” (o “che gode”, conoscenza e godimento sono sinonimi nel tantrismo) senza il quale, di fatto, non potrebbero esistere né Sole né Luna.
Il Sole, che indica l'azione del conoscere e del godere, è, invece una coppia di divinità Kāma e la sua Sposa Kāmeśvarī, anche se spesso, in dipinti e sculture lo si trova rappresentato dalla sola parte femminile essendo Kāma "anaṅga" ovvero “incorporeo”, “privo di parti”, “simile all'etere”. La Luna, infine è il Dio Śiva. È Lui l'oggetto di conoscenza, o di godimento. Per noi, abituati a vederlo come simbolo vivente della virilità (il suo emblema è il pene in erezione) è quasi impossibile identificare Śiva con la Luna. Da sempre, vediamo nel satellite argentato l’archetipo della femminilità, così come nel Sole riconosciamo il principio maschile. Eppure non c’è possibilità di equivoco, tutta l'iconografia legata a Śiva ci parla della sua natura "lunare": Ha la pelle bluastra, un spicchio d’argento trai capelli, gli zampilla acqua dalla testa (la Luna influenza le maree) vive trai ghiacci (la luce lunare non riscalda) e quando non balla o medita, giace cadavere, bianco come la neve, sotto la sua Sposa (il Fuoco!) che cerca di rianimarlo. Śiva è la Luna, e, cosa per noi ancora più strana, in qualità di maschio, nel Sesso Sacro, interpreta il ruolo, passivo, dell’oggetto di godimento. L’inversione (rispetto a ciò che noi comunemente crediamo) delle energie e delle qualità maschili e femminili, è una delle caratteristiche principali delle tecniche sessuali. “Il maschio deve farsi femmina” – dicono maestri taoisti – “la femmina maschio ed entrambi siano femmine rispetto all'assoluto”.
( tratto da Paolo Proietti IL FUOCO E LA LUNA Le pratiche erotiche nello Yoga tradizionale)
È sempre stato così
Le Divinità primordiali erano originariamente androgine, e le energie erano insieme maschili e femminili
E il Nuraghe, rappresenta perfettamente questa sinergia di opposti
Al contempo fallico, maschile, che si erge verso il cielo, ma contemporaneamente coppa, cono.
"Cono /cunno/cunnus/cygnus/ signum"
Per non parlare del cuneo della scrittura cuneiforme, 3200 a. C., scrittura dei Sumeri e dell' antica Mesopotamia
Ma i Sumeri, molto probabile, , da recenti e approfonditi studi, pare che siano gli stessi Sardi, gli Atlantidei che guidati dalla Stella Polare del Cigno, la stella protettrice dei naviganti, abbiano viaggiato in lungo e in largo, creando delle "culle", degli embrioni, in ogni angolo del mondo
Si, perché " culla" in latino, si dice " cuna", molto simile al "cunnu" sardo
"Cunnu" che significa anche "sticchiu", fatto penetrare con forza, come un cuneo
La vulva infatti ha la forma di V, di un cuneo, come la prima scrittura cuneiforme dei Sumeri. Dei Padroni, dei Re.
"Cunnus" o " cunnura", in latino, era anche il nome di un pane, che aveva la forma della vulva femminile, ed era dedicata a Demetra, la Dea Mater, come le era sacro l' orzo, il frumento e il pane
Tutti elementi basilari nell' alimentazione dell' uomo, che gli consentono di stare eretto e non perdere l'equilibrio, come un cuneo, come ho detto prima, nella proiezione ortogonale della disposizione inginocchiata con un solo ginocchio, triangolare, delle arti marziali
Fermo, solido, come un cuneo irremovibile, che con potenza si può insinuare, poiché è capace di dividere due parti
Ma "Kunéo" in greco significa anche baciare, e la "cunnúra" era colei che baciava il pane prima di essere infornato
E le labbra, non sono solo quelle della bocca, ma anche quelle della vulva, le "grandi e piccole labbra"
E dal Kunéo, dal bacio che unisce, o divide, secondo l' uso che se ne fa, nasce, dalle labbra, dal "bacio/Kunéo" che sigilla, la "koinè" universale, una lingua comune riconosciuta da tutti
Ecco, io credo, che questa koinè universale, per quanto riguarda la Civiltà Sarda, sia la koinè dei Nuraghi, dei
"coni/cunni/cygnum/signum/goni/gone"
che come semi, come cunei, si sono insinuati in ogni civiltà, in ogni parte del mondo, diventando
"culla/cuna/cunna/cunnu"
e punto di riferimento architettonico, stella polare " cygnus/cunnus", di quel "Kunéo", di quel "bacio" (che aveva in sé il "cygnus/signus" Sardo della sinergia androgina degli opposti), che hanno voluto imprimere in ogni civiltà, in ogni angolo del mondo, creando una koinè universale, un linguaggio universalmente riconosciuto
Quello dei Sardi Atlantidei, culla della civiltà, della scrittura cuneiforme, dei Nuraghi che si sono sviluppati ortogonalmente dal fiore della vita a tre punte, dal trilobato triangolare, che era la Reggia dei Re
Un linguaggio che parla della stessa sacralità che si sente entrando da quel pertugio vaginale, triangolare, creativo, del Nuraghe "Nur-", il Fuoco, il grembo, l' Athanor Sacro della Creazione, tutto sviluppato sulla conformazione triangolare che sfida il tempo
Come un guerriero che si erge a contenere il nucleo interno più sacro. Quello femminile, il Fuoco che alimenta la Vita.
Ricordate quando vi parlai del simbolismo della caverna?
Triangolo grande con la punta verso l' alto, Yang, maschile, che contiene il triangolo più piccolo, femminile, Yin, con la punta verso il basso
La caverna, il grembo, è femminile, eppure è rappresentata da un elemento maschile, che contiene quello femminile
Il nuraghe è un grembo
È un maschile androgino, fallico, che ha in sé anche l' elemento femminile, il Fuoco che lo riscalda
La vulva è nido, è calore, è protezione
Sono inscindibili l' uno dall'altro
Divisi, sono sterili entrambi
Il nuraghe è un "cono/cunno"
Il Nuraghe è Koinè che unisce, come un Bacio lasciato sui portali del Tempo, ad unire l' impensabile, e a farci partecipe di un unico sentire
Chi viene in Sardegna, dice di sentirsi a casa
Entrare nei Nuraghi, nelle Domus de Janas, nei pozzi Sacri, delle Tombe dei Giganti, è un' esperienza mistica, commovente, emozionante
È come entrare, ritornare nella culla, nella "cuna/cunno" , nel Sacro Grembo Primordiale.
E sentirsi finalmente a Casa
In Sa Domu
Domu
dOMu
Una parola che ha in sé l'OM, la sillaba sacra della Creazione, colei che crea.
E gli Antichi Sardi, hanno creato davvero tanto
Tiziana Fenu
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L' ingresso triangolare dei Nuraghi
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