Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, novembre 30, 2021

💚Kudurru pietra di confine

 Da un gruppo https://www.facebook.com/groups/583113712191538/permalink/1266216507214585/

Il testo esplicativo lo presenta così

"Frammento superiore di un kudurru con un drago mushhushshu e simboli divini. Periodo 1156-1025 a.C. circa. 

Questo esemplare frammentario risale al XII secolo a.C.  Il pezzo superstite, che proviene dalla parte superiore del kudurru, mostra parte del corpo di un serpente attorcigliato intorno alla superficie superiore.  Sotto il serpente c'è un mushhushshu, un drago composito associato alla divinità principale di Babilonia, Marduk, e suo figlio Nabu.  Il mushhushshu si trova di fronte alla facciata di un tempio o altare su cui si erge un simbolo di vanga, anch'esso associato a Marduk.  Al di sotto di questi si può vedere una sezione molto piccola dell'iscrizione originale.  L'altro lato della pietra mostra simboli astrali che rappresentano il sole (il dio sole Shamash) e Venere (la dea Ishtar), così come un'altra facciata stilizzata del tempio, questa volta con una corona cornuta (un simbolo usato per il cielo-  dio Anu e il grande dio del vento Enlil).  È visibile anche parte di un pesce-caprone, associato al dio Ea.  https://www.metmuseum.org/art/collection/search/327048


Avevo già avuto modo di parlare di queste pietre di confine, in questa pagina(https://www.facebook.com/104545201465861/posts/350437103543335/), e anche quella, mesopotamica, risalente al 1100 a.C  circa, presentava il simbolo degli Dei Ishtar e Shamash, le due energie femminili e maschili, a custodia di quella linea di confine. Anche questa, presenta, come l'altra, due costellazioni importanti, anche se diverse, il Capricorno(quindi, non è solo un "pesce-caprone" associato al Dio Ea, e la costellazione del Draco, rappresentata dal Drago.

Questo, perché essendo pietre di confine Sacre, di una certa importanza, che stabilivano i confini, necessitavano della custodia e protezione anche degli Dei. Le scritte cuneiformi indicano un preciso monito nel non oltrepassare "quel" confine. 

Ed è curioso come, la parola "kudurru" (da Wikipedia :"Il kudurru era un tipo di documento in pietra utilizzato come pietra di confine e come registro delle concessioni di terra ai vassalli dei Cassiti nell'antica Babilonia tra il XVI e il XII secolo a.C. La parola in lingua accadica significa "frontiera" o "confine"), contenga la radice "kudu", contando anche che "kudurru" sembra una parola sarda. 

"kudu" è del tutto simile al nostro sardo "Kuddu"/"cuddu", un aggettivo determinativo, che indica una cosa precisa, nello spazio e nel tempo. 

Indica un confine, se vogliamo. 

"Quello, e non questo". 

Determina un qualcosa, così come queste pietre di confine determinavano un certo spazio che non si poteva violare, pena, l'ira degli umani, ma soprattutto degli Dei. 

Vogliamo parlare ancora di sardo, come derivazione del latino, o è bene incominciare a pensare il contrario, visto la radice, di chiara matrice sarda, di molte parole definite "antiche, accadiche", o quant'altro? 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Kudurru pietra di confine





💚Dea anatra Iran

 Cleveland Museum of Art

Statuina risalente all'800 aC

Provenienza:Iran, Amlash, IX secolo a.C.

Materuale: terracotta

Altezza totale: 23,2 cm (9 1/8 pollici)

Dono dei sigg. Farhadi e Anavian 1963.625

(https://www.clevelandart.org/art/1963.625).

La figura femminile è sempre stata centrale fin dal periodo del Neolitico, quando veniva rappresentata sotto forma di essere ibrido, come donna-pesce, donna-uccello, donna-rana, spesso accompagnate da simboli come il labirinto, che indica potere rigenerativo.

Tra le statuine rappresentate come donna-uccello, vi è particolare attenzione verso le donne-cigno, dal lungo collo, e verso le donne-anatra, divinità collegate ai corsi d'acqua, ai laghi.

Statuine zoo-antropomorfe che hanno il viso sagomato come se avessero un becco.

Le forme angolari, spesso presenti, come in questa statuina, come se fossero due piccole ali, simboleggiano il motivo a Chevron, con il vertice verso il basso, che richiama la conformazione del pube femminile.

Questa statuina è davvero particolare.

Ha la parte superiore che richiama, senza ombra di dubbio, un'anatra, o un'oca, e, vista di profilo, sembra essere in volo, o perlomeno in procinto di spiccare il volo, poiché la parte superiore del corpo, si eleva rispetto al punto d'appoggio della parte inferiore del corpo.

Ha la particolarità di avere, quelli che sembrerebbero due seni, sul dorso, invece di averli verso il basso, sotto, sul petto.

La parte superiore del corpo si definisce e contradddistingue bene, attraverso la marcatura a "V", pubica, dalla parte inferiore del corpo, che risulta quasi il contrario, rispetto al resto, in quanto le gambe, la sagoma abbozzata delle gambe, e il verso dei piedi, sono posizionati nello stesso verso dei due seni, in posizione contraria rispetto alla testolina con becco.

Anche il corto piumaggio sul sederino, risulta al di sotto dell'intera figura, mentre, per logica, dovrebbe essere al di sopra.

Credo che la scelta, del differenziare con due versi opposti, le due parti del corpo, anatra e donna, che entrambe contengono, l'una, un elemento dell'altra(l'anatra ha i due seni sul dorso, e la donna ha il piumaggio corto sul sederino), rientri in una precisa volontà di rappresentare, come in un Tao, la complementarietà tra le due figure, tra le due energie.

Questo perché, ancestralmente, la donna è considerata come la Grande Madre, la Dea Uccello, depositaria e Custode dell'Uovo Cosmico della Creazione, poiché essa, è una figura di cielo e di terra, di acqua e di terra(e anche di Fuoco, quando è rappresentata dall'Araba Fenice), di terreno e di Divino, e in essa si manifesta questa complementarietà, che fa di lei, un essere completo, monadico, integro.

I seni esposti verso l'alto, sul dorso, piuttosto che sul petto, potrebbero indicare una capacità nutritiva, rappresentata dalle due mammelle, che espone verso il Sole, verso l'elemento maschile, che le "fertilizza", con il suo calore.

È una statuina molto particolare, enigmatica, da ammirare in sua bellezza stilistica, molto raffinata, pur nella sua semplicità.

Incantevole, in quel gesto, quasi impercettibile, poiché inglobato in quello Chevron che sottolinea le ali, non del tutto aperte, prima del volo, come indica il collo teso, allineato al corpo, di coprirsi, con un gesto quasi pudico, il pube. 

Davvero deliziosa e delicata.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com


Dea anatra Iran






💚Vaso melagrana

 Numero del museo(British Museum di Londra) 

1904.0708.4

Descrizione

Vaso in ceramica a forma di melograno. 

Argilla: argilla arancione, graniglie bianche, vernice marrone-nera brillante.

Forma: corpo globulare depresso con modanature verticali; corolla con sei petali separati da incisioni verticali; due fori vicino alla base.

Decorazione: tra le zone superiore e inferiore del motivo a ingranaggi, pannelli a scacchi alternati a tre colonne di barre diagonali; linee alla base. Vernice solida su corolla.

Visualizza di piùsulla descrizione

Culture/periodi:

Medio geometrico II

Geometric tardo geometrico

Attico

Data di produzione:

770BC-750BC

Luogo di produzione:

Prodotto in: Attica (Grecia)

Europa: Grecia: Attica (Grecia)

Luogo del ritrovamento:

Scavato: Corinto 

Europa: Grecia: Peloponneso: Corinzia: Corinto

Materiali:

ceramica

Tecnica:

dipinto

Dimensioni:

Diametro: Diametro: 9,30 centimetri

Altezza: Altezza: 10,04 centimetri

Peso: Peso: 147 grammi

I commenti del curatore

CVA:

Uno dei primi melograni di argilla attica, a giudicare dalla sequenza tipologica stabilita da N. Kourou in, Eilapine: tomos timetikos eis N. Platona (Herakleion, 1987), 102-3, tipo 1, cfr. Fico. 1.1. Di poco posteriore (LG Ib) è il vaso di melograno della collezione Lambros, pubblicato e discusso da Briese-Docter, 21-4, 32-3, fig. 45, è leggermente posteriore (LG Ib).


Questa è la descrizione(è stata tradotta) ufficiale data dal museo in cui è esposto questo bellissimo manufatto.

La melagrana è simbolo del Femminino, come abbiamo visto altre volte.

Simbolo della fertilità.

Fertilità che necessita della sinergia degli opposti per manifestarsi.

I suoi 613 arilli rossi come il sangue, sono la rappresentazione della riproduttivita', di un ciclo di vita che si completa.

Le sei punte della "corona", rappresentano il sei dell'Unione del maschile con il femminile, e la somma totale del 613 degli arilli, dà come somma un 10, la completezza, la perfezione, che porta all'uno(1+0).

La melagrana come simbolo di unione ierogamica, esemplificata anche nelle decorazioni di questo vaso.

Il motivo a scacchiera, che conosciamo bene, poiché presente in questo modulo di 64 (un "6+4" che come somma fa un "10", anche qui.

Otto quadratini per lato, 32 bianchi, il maschile, e 32 rossi, il femminile) nella nostra Domus de Jana di Pubusattile, a Villanova Monteleone, in provincia di Sassari, e che rappresenta questa unione creativa, di vita.

Anche sul fondo del vaso, sono decorati 6 cerchi concentrici, che richiamano il modulo successivo a tre linee, sempre simbolico di energia della triade creativa

La decorazione a "spiga", ha un interessante modulo triadico, poiché quello centrale, si accorda, come verso, sua a quello a sinistra, che a quello a destra.

Anche la spiga indica fertilità, abbondanza, in perfetta linea con la simbologia espressa nelle decorazioni.

Un manufatto stupendo, ricco di simbolismo, ed esteticamente molto raffinato.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Vaso melagrana




💚Dea Uccello Tuareg Tepe

 Figurina di una dea uccello con collana e decorazioni varie, , composto da una decorazione a perline nella zona pubica. III-IV millennio a. C, trovata a Tureng Tepe, in Iran. . 

Pendenti e medaglioni di argilla erano anche indossati dalle donne nella vita di tutti i giorni, molto probabilmente erano attaccati a cinturini in pelle.

Le perline sono state sempre usate, come elemento decorativo, e le perle più antiche, sono state ritrovate dipinte di rosso, un chiaro riferimento al fertile sangue mestruale.

Reperti più antichi, nemmeno perline, ma singole perline, risalgono al Paleolitico.

Le perline non avevano solo una funzione decorativa, ma anche ritualistica, un valore sacrale.

Se pensiamo alla forma della perlina, è sferica, con un foro al centro.

Una forma che può richiamare il ventre materno, ma, vista in sezione, riproduce l'esatto glifo del sole, un cerchio con un punto al centro.

E il sole, elemento maschile, ingravida metaforicamente la Dea Madre, la terra.

Molti ornamenti infatti venivano fatti con i semi.

Si bucavano e si usavano come perline, fin dai tempi antichissimi.

Questa stupenda Dea Madre, questa Dea Uccello, con le braccia aperte a simulare il volo, in perfetto equilibrio nelle sue due polarità, ha il pube adornato di perline/semi, perché è feconda.

Adornata di piccolissime coppelle, perché lei è Sacro Femminino, coppa per eccellenza che contiene l'acqua di vita. 

Essa è vita nella terra, ma anche dopo la morte, perché, come la terra, custodisce i semi, e li porta a germinazione stagione dopo stagione.

I due simboli principali, che sembrano due soli, li ha sul chakra della gola e sul plesso solare.

Il fatto che uno lo abbia sul chakra della gola, Vishudda, indica una capacità verbale, oracolare, profetica.

Il chakra della gola è nel dominio energetico del segno del Toro, simbolo solare per eccellenza. 

Sul chakra del plesso solare, Manipura, indica  manifestazione divina nella materia.

L'essere umano divinizzato, la sua capacità di manifestazione.

I seni esposti indicano abbondanza nutritiva.

I fianchi larghi, fecondità, capacità generativa.

Una Dea sicuramente simbolo di abbondanza, opulenta, tratto di unione tra cielo e terra, visto che è rappresentata come una Dea Uccello.

Tra divino e umano.

Una danzatrice del cielo, come le Dakini indiane, decorata come Danzatrice Sacra, con le perline anche nelle caviglie, nei polsi.

Magari una danzatrice che si manifestava anche attraverso il canto, visto il simbolo solare proprio sul chakra della gola.

E il Sole è manifestazione. Luce.

E questa magnifica Dea, come un Dervishi con le braccia aperte, rotea inneggiano, cantando e danzando, alla vita.

A quell'unione tra cielo e terra che lei rappresenta.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Dea Uccello Tuareg Tepe



💚Dee Uccello Accadiche

 Da un post in un gruppo

https://www.facebook.com/groups/583113712191538/permalink/1260022647833971/


"Figurine femminili accadiche Mesopotamia (antico Iraq) 2334 a.C.-2147 a.C.

 Fotografato all'Oriental Institute dell'Università di Chicago, Chicago, Illinois."


Una donna potente, quella mesopotamica.

Una Donna-Dea rappresentata come una perfetta sinergia del potere fecondante maschile e femminile. 

Donne sacerdotesse, che eseguivano elaborati riti di amore, fertilità, guerra. 

Le Grandi Sacerdotesse, detentrici anche dell'arte della scrittura cuneiforme, colta, quella degli inni, delle invocazioni, delle celebrazioni. 

Pare che il primo autore della storia sia stata una donna sumera di nome Enheduanna.

Enheduanna significa "somma sacerdotessa" in sumero. Era la figlia del re accadico Sargon e unta al tempio di Ur, il dio della luna.

Scrisse poesie devozionali alla dea Inanna, nota anche come Ishtar, agli accadi e ai babilonesi. 

Le pose di queste statuine, enfatizzano i loro centri di potere energetico. 

Alte Sacerdotesse che praticavano la ierogamia, le Unioni Sacre, i Matrimoni Mistici, con sovrani e re. 

Le mani sui seni o sul ventre, sul plesso solare, il centro creativo del corpo e dell'Anima indicano questo potere. 

Il grande potere del nutrimento, dell'allattamento anche spirituale. 

E la mano leggermente al di sopra del ventre, sul plesso solare, indica il loro potere creativo alchemico, che va oltre l'umana capacità di generare dei figli. 

Sono rappresentative di quella sinergia monadica che le vede unite e imprescindibili dall'energia maschile. 

La forma fallica della seconda statuina a destra è evidente. 

Come è evidente il richiamo alla simbologia dell'uccello, di cui ricalcano le fattezze nel viso, con il becco che sostituisce il setto nasale. 

Gli occhi tondi, tipici degli uccelli notturni, capaci di vedere anche nelle tenebre, nell'aldilà, nella dimensione del sottile.

Perché sono Dee Lunari e Solari insieme, che conoscono anche il mondo delle tenebre, cui spesso sono sovrane, e traghettatrici. 

Il "collare piumato", tipico di certi uccelli, come la tortorella, o enfatizzato, come nel caso della seconda statuina, da micro coppelle che simbolicamente rappresentano l'altro centro energetico vitale, il chakra della gola.

Rappresentato come l'acqua che può essere contenuta nelle coppelle, perché l'acqua è fonte di vita, ed enfatizza proprio il chakra della gola, del suono, della parola, del verbo, poiché l'acqua ha in sé la memoria amniotica e ancestrale della sapienza primordiale, tramandata oralmente, quindi tramite il chakra Vishudda( "Vishudda" che sembra una parola composta derivante da "udda", una parola sarda che indica l'apparato riproduttivo femminile, come avevo spiegato in un post, come in due centri di potere della creazione, anatomicamente simili-https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html.

E "udda" è simile a "pudda", la gallina primordiale cosmica, la Dea Madre con le fattezze di uccello). 

Sacerdotesse detentrici dell'arte della parola, scritta, cantata, evocata, osannata. 

Affabulatrici e ammaliatrici. 

Chi sa gestire l'arte della parola, ha un grande potere. 

Chi sa gestire la sinergia con il corrispettivo maschile, con il suo gemello animico, detiene il segreto della creazione. 

Dell'Uovo Cosmico. 

Di quell'imene che si lacera per consentire la vita. 

Di quell'ovulo che accoglie lo spermatozoo. 

Di quell'uovo, che giunto a compimento si crepa per portare alla luce. 

Di quella sacca amniotica che si lacera per consentire la nascita. 

Quella parte terminale dell'organo riproduttivo maschile, il glande, che vediamo chiaramente riprodotto nei personaggi di potere mesopotamici, come copricapo. 

Un simbolo di altissima sacralità, di potenza sessuale in senso metafisico, spirituale, sostanzialmente, che vede questi Grandi Sacerdoti come "fertilizzanti" dell'umanità. 

Forse è questo il significato di quel "copricapo", come una sorta di calotta, di "papalina", che tiene sul capo la prima statuina a sinistra, rimasta fino ai nostri giorni come alto simbolo Sacerdotale, riservato al Papa. 

Un simbolo ancestrale, che rivela il potere creativo sinergico del maschile che si unisce al femminile, dove, insieme, formano la Coppa della Vita. 

Il Graal, di cui questa statuina è depositaria e Custode. 

Lei è tutto, e il Tutto è in lei. 

Due statuine straordinarie, potenti, integre, complete. 

Magnetiche come poche. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Dee Uccello accadiche


(ringrazio il ricercatore Roberto Giacalone per la segnalazione)



💚Piatto Orgosolo

 Da un post  di Gatto Massimo

Piatto in clorite, Orgosolo, Locoè. 

Ceramica decorata a meandri, cultura Ozieri, circa 3500 a.C.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2105066646319184&id=100004476066097


Straordinario come in questa decorazione di oltre 5000 anni fa, vi sia la sovrapposizione e la complementarietà estetica e simbolica di due simboli importantissimi per la nostra Antica Civiltà Sarda: la Spirale e il triangolo equilatero.

Il Triangolo equilatero, come abbiamo visto altre volte è il componente base dell'esagono, simbolo che si ritrova nel mento del Gigante di Mont'e Prama.

Una proporzione aurea che manifesta sia una funzione architettonica ben precisa, poiché è il parametro per stabilire il cubito sardo, sia come simbolo degli Architetti Divini, che manifestano la loro potenza creativa e sinergica attraverso il Fiore della vita a sei petali, rimasto come simbologia della nostra Antica Civiltà, anche nella maschera dei Boes, che lo portano inciso sulla fronte. 

Un triangolo equilatero, con gli angoli a 60° che si trova anche nella perfetta planimetria dei nostri nuraghi trilobati, come il Santu Antine e il Nuraghe Losa. 

Il Triangolo equilatero è una proporzione aurea. 

Indica creazione divina, la triade creativa, l'Armonia, la proporzione. 

È il risultato della forma base della Vesica Piscis. 

E la spirale indica, come il Triangolo, creazione. 

Ma è una creazione dinamica, in espansione, come un movimento circolare che parte da un unico punto di origine. 

Viene usata sin dal Paleolitico, è un simbolo antichissimo, ed è associata al concetto dei ritmi ciclici della vita, a simboli come la conchiglia, il girasole, l'utero, le corna, che si sovrappongono fino ad indentificarsi, nella nostra Antica Civiltà, come vediamo all'interno delle Domus de Janas, nelle Tombe dei Giganti. 

E quindi è legata anche ai cicli della fertilità, all'acqua, alle onde del mare che si increspano su se stesse. 

Essendo legata ai cicli della fertilità, inevitabilmente, come tutti i cicli della vita, è legata anche ai cicli della morte, quindi al concetto di "nascita/morte /rinascita", sempre presente nella nostra cultura sarda, e chiaramente esemplificato nel bordo con tre bande, che decorano il piatto. 

È un viaggio a due sensi, quello della spirale, uno verso la vita, e uno verso la morte, con le spirali che involvono verso l'esterno o verso l'interno. 

Vita e morte complementari, imprescindibili l'una dall'altra. 

Scandisce il tempo degli umani. 

La spirale come un utero, con i suoi cicli. 

Come la luna. 

Ma la spirale anche come il serpente, capace di autorigenerarsi sempre, di cambiare pelle continuamente, di rinascere. 

Ecco perché viene utilizzata spesso nelle ceramiche o nelle stele funerarie, perché si necessita di questa energia dinamica per rinascere dopo la morte. 

Come il nostro piatto di Orgosolo, sicuramente simbolico in questa decorazione a spirale implementata dentro un triangolo della creazione. 

Un doppio simbolismo che racconta quanto fosse stretto il legame tra le due dimensioni, quella della vita e della morte, e quanto il simbolismo della spirale, costantemente presente anche nelle Domus de Janas, agevolasse il passaggio dalla vita alla morte. 

Motivo decorativo usato anche nel cristianesimo e cattolicesimo. 

Il triangolo come Grembo rigeneratore della Grande Dea Madre. 

Simbolo del Femminino, con il vertice verso il basso, ma anche del Mascolino, con il vertice verso l'alto. 

Un simbolo sinergico, che indica creazione, unità degli opposti, cielo e terra, umani e divino. 

Una rappresentazione straordinaria, questa, di questo piatto. 

Una decorazione che ha più livelli di lettura, con questi due simboli l'uno dentro l'altro.

Una sovrapposizione che avrà anticipato di secoli, quelle nelle altre civiltà. 

La sovrapposizione di simboli, come il concetto di gemellare e di doppio, come abbiamo già visto, è una delle caratteristiche della nostra Antica Civiltà Sarda. 

Acqua e fuoco sempre insieme. 

Come Femminile e Maschile, 

Come Luna e Sole che accompagnano e traguardano il percorso evolutivo umano durante la vita terrena e dopo la morte. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 


Per approfondimenti

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-cubito-reale-sardo-simbolo-dei.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ombra-capovolta-santa-cristina.html

Piatto Orgosolo



💚Banduddu

 Questo Banduddu non è un peso, come molti sostengono, ma il simbolo della civilizzazione da parte di "esseri" più evoluti è consapevoli degli umani, come le divinità sumeriche, gli Apkallu, i sette Sapienti semidivini. 

Contiene l'acqua fertilizzata dalla consapevolezza, come una forma primordiale del battesimo. 

Gli Apkallu che eseguono l'operazione tengono in mano una pigna, che simboleggia la ghiandola pineale. Al polso hanno "orologi/ghirlande'" spesso con 15 petali. Il quindici era un numero sacro, perché indicava il quindicesimo giorno del ciclo lunare/femminile, quello in cui si è più fertili, il picco dell'ovulazione.

Fa riferimento all'archetipo 15, Samek, con funzione protezione divina, che inizialmente aveva un glifo con 7 braccia, come la menorah, che rappresentava l'albero della vita. 

Oppure li avevano con 16 petali, che fa riferimento all'archetipo 16, Ayn, con funzione Corrispondenza, "come sopra, sotto'. Gli dei metopotamici e sumeri erano i civilizzatori dell'umanità. Dovevano risvegliare le coscienze. E lo fanno attivando la pineale, e attraverso l'acqua, bagnando la pigna nell'acqua come un aspersorio..

L'acqua è memoria, aiuta a ricordare. Ha in sé la memoria del passato, delle origini divine, come un liquido amniotico.

Ma l'acqua è anche il Sacro Femminino. Infatti su questo Banduddu ci sono 4 fiori con 8 petali.

Il 4 è simbolo di Madre Terra, il numero 8 è legato a Venere, perché Venere, nell'arco di tempo di 8 anni, traccia nel cielo un percorso a forma di pentacolo.

E poi ci sono quei quattro segni che sembrano 4 vagine, con la forma ogivale della Vesica Piscis, che indica incontro della polarità maschile con quella femminile.

Il Pesce e Mandorla Mistica della Vesica Piscis, la base della creazione del Fiore della Vita.

Infatti al centro hanno il frutto di questa Unione, e sono rappresentati con tre cornici ciascuno.

Il numero tre indica creazione divina e "nascita /morte/rinascita.

Il manico è decorato con losanghe che indicano la vagina femminile, simbolo della creazione per eccellenza, ma anche l'incrocio di due polarità con direzioni diverse, opposte, il maschile e il femminile.

Ogni rombo, a sua volta, è formato da due triangoli uniti per la base, e ognuno di questi due triangoli, contiene in sé, sei coppelle.

Il sei, come i sei vertici dell'esagono, come i sei vertici del Fiore della vita a sei petali, come la stella di David, indica unione degli Opposti, quindi Creazione.

Anche negli Arcani Maggiori dei Tarocchi, il sei indica la carta degli Amanti.

Inoltre sul manico sono presenti tre moduli decorativi, ognuno con tre bande ciascuno, ad enfatizzare la potenza creativa del numero tre. 

Il Banduddu, con la sua forma, è uguale alla stele centinata centrale dell'esedra delle  Tombe dei Giganti qui in Sardegna, perché simbolicamente la stele rappresenta il potere di rinascita dopo la morte, benedetta dal sole, dall'elemento maschile e dall'acqua, dalla terra, rappresentata da quel passaggio stretto, uterino, quadrato (come i quattro punti cardinali della terra e i suoi 4 elementi), alla base della stele centinata, che viene attraversata e fertilizzata dal sole che arriva fino a tutto il corridoio.

È la sinergia del maschile e del femminile che consentono la rinascita dopo la morte.

Infatti le Tombe dei Giganti hanno una forma taurina/uterina.

"Su bandoni" è il nome in sardo, del recipiente cilindrico ermetico, usato per trasportare il latte.

Somiglia molto a "banduddu", e il latte, richiama alla Via Lattea, la via della rinascita, secondo gli Antichi, dopo la morte.

Nascita/rinascita, dopo che avviene il "battesimo e benedizione" con il banduddu.

La parola benedizione, contiene tra l'altro, lo stesso modulo "BND", di Banduddu e di Bandoni. Non può essere un caso.

Il Banduddu probabilmente nasce qui, nella nostra Antica Civiltà Sarda, prima degli Apkallu.

 Banduddu, ilullu(il nome della pigna in accaduto), Apkallu.. Tutti nomi che sembrano Sardi.

E che dire del Tirso, fatto con la ferula(pianta tipicamente sarda) con la pigna/pineale sulla sommità, simbolo del bastone di comando papale ripreso dalle celebrazioni romane dedicate a Bacco?

Ferula, la pianta "del fuoco", e Tirso, il nostro fiume.

Fuoco e acqua in sinergia, sempre.

La caratteristica principale della nostra Antica Civiltà Sarda. 

Per approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html


Nell'immagine un banduddu proveniente da Ur, Mesopotamia Meridionale, periodo 2500 a.C. circa, esposta al British Museum di Londra


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

http://maldalchimia.blogspot.com/

Banduddu






💚Uomo con due serpenti

 Da una pagina (https://www.facebook.com/854818827870934/posts/4899245816761528/) che definisce così questa rappresentazione preistorica rupestre di 3000( 3000?? Sarà almeno di 10.000 anni fa), in una grotta di Tanum, in Svezia :

"Uomo che scappa da un grosso  serpente" 


Secondo me non è l'interpretazione giusta. 

Il serpente è doppio e ha due teste. Una all'inizio è una alla fine. Un serpente ha solo due anse, quello di sinistra. L'altro serpente di destra ne ha tre. Sopra il serpente di destra c'è un cerchietto rosso, che indica il Seme della creazione. Infatti il serpente di destra ha tre anse. Il tre indica sempre creazione.

I due serpenti sono uniti in modo speculare per le estremità. Quindi si stanno accoppiando. . L'uomo non è spaventato.

È rappresentato all'apice della sua potenza sessuale, creativa.

Con le braccia rivolte verso l'alto sta onorando questo momento così importante di fecondità, abbondanza, perché il serpente è riuscito ad inseminare l'altro.

Sta onorando il Sole(il pallino rosso), il potere fecondante, traghettato dal Femminino. 

Un serpente "dispari" e uno pari, maschile e femminile.

Si celebra la vita,  il Sole, la potenza fecondatrice, espressa dal Sole/Seme, attraverso la rappresentazione dei due animali che meglio esprimono la sessualità e l'unione energetica delle due polarità, come nella kundalini, maschile e femminile, con le sue due nadi, Ida e Pingala. 

Una rappresentazione archetipale e ancestrale, che indica il potere mercuriale della creazione. 

Il Mercurio /Hermes, indicato, come simbolo iconografico di creazione, anche dalla H, archetipo antichissimo, presente anche in siti archeologici molto antichi, sia a livello di simbologia, che architettonico. 

Anche l'uomo presente in questa rappresentazione, ha una posizione ad H, con le braccia proteste verso il Divino. 

Infatti, l'unione delle due polarità, maschile e femminile, rappresentate dai due serpenti, risulta essere una somma di 2 anse, più 3, dei due serpenti, che risulta essere un numero 5.

Il 5 è un numero che simboleggia l'unione con il Divino. 

A livello archetipale iconografico, rappresenta la stella a cinque punte, che è la struttura della Tanit, che, nella nostra Antica scrittura sarda, graficamente, rappresentava proprio la lettera H. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Uomo con due serpenti





💚Dea Madre Minoica

 Particolare  della dea madre minoica del 1200 a.C. circa che si trova nell'interessantissimo Museo Archeologico di Heraklion, la moderna capitale di Creta.

3500 anni fa nell'isola di Creta, nel bel mezzo del Mar Mediterraneo, vi era una fiorente civiltà chiamata 'minoica', dal mitico re Minosse, un re della mitologia greca associato alla leggenda del labirinto che ospitava il Minotauro, che sarebbe stato ucciso dall'eroe greco, Teseo. Proprio a Cnosso si ritrovarono i resti di un vasto complesso di palazzi Cnosso, vicino a Heraklion 

I minoici prosperarono per più di mille anni, poi subirono una tremenda devastazione a causa di uno tsunami causato da un'enorme eruzione vulcanica da qualche parte intorno al 1500 a.C. su Thera, un'isola a nord di Creta. Tutto ciò che resta di Thera oggi è una caldera, l'orlo del vulcano, che è l'isola di Santorini. 

Tra le  loro opere d'arte, spiccano delle figure straordinariamente sofisticate e dall'aspetto stranamente moderno, come questa delicata statuina, questa Venere, questa Dea Madre, che sicuramente rappresenta una dea della Fertilità, della rinascita, del rinnovamento. 

Trovo incantevole l'espressione di questa statuina.

La simbologia delle tre colombelle sul capo è molto forte, perché ha in sé la valenza archetipale della creazione primigenia, dell'uovo cosmico.

Un archetipo, quello delle colombelle /pavoncelle, che troviamo come costante anche nella nostra Antica Civiltà Sarda.

L'iconografia delle pavoncelle sarde davanti all'albero della vita, che insufflano l'afflato divino all'umanità, come le colombe/pavoncelle rappresentate sull'albero centrale delle navicelle dei bronzetti Sardi, è rimasta sino ai giorni nostri, nell'artigianato  e oreficeria sarda.

Queste tre colombelle rappresentano il potere di nascita, morte e rinascita che solo un essere che sfida la legge di gravità, come un uccello, messaggero tra le due dimensioni, tra vita e morte, tra cielo e terra, può rappresentare.

Sono il simbolo della trasformazione alchemica, del passaggio tra le due dimensioni.

Giona, in ebraico, significa colomba, e Giona è il simbolo di quella trasformazione alchemica che in tre giorni (il tre è sempre un numero legato alla dimensione creativa spirituale) avviene nel ventre della balena, nel grembo amniotico della sua stessa consapevolezza.

Giona come Jano, come Jana.

Perché anche la Jana, è un portale dimensionale. È colombella traghettatrice tra le due dimensioni. 

Per questo motivo la colomba è simbolo di trasmutazione alchemica.

Messaggera del divino, psicopompo tra le dimensioni.

Immortale.

E al divino, inneggia questa statuina, con le braccia alzate ad onorare la dimensione spirituale alla quale appartiene di rango, incoronata dalle stesse colombelle in formazione tradica, divina.

Il collo allungato (come molti nostri bronzetti Sardi), il setto nasale che forma una T arcuata con l'arcata sopraciliare, come la Tau degli Iniziati (come i nostri Giganti fu Mont'e Prama, come la stessa Dea Madre di Cabras, come gli "occhi" del muro del cortile del sito Nuragico de S'arcu is Forros, a Villagrande Strisaili), i piedini deliziosi che non toccano il piano di appoggio, ma restano sollevati, finemente alloggiati in due piccole nicchie modellate nella parte inferiore, sono indici di regalità, di profondità e raffinatezza spirituale, oltre che estetica.

La circolarità degli elementi decorativi al di sotto delle tre colombelle, indica la perfezione divina, la ciclicità, come anche il grembo materno di rinascita(così come sono circolari anche i Nuraghi). 

Sono statuine che dovevano rappresentare concettualmente e con un'estetica pulita e raffinatissima, dei concetti profondi come il passaggio tra le due dimensioni, come il concetto di immortalità, e come anche il concetto di rinascita dopo la morte. 

Concetti attualissimi, le cui delicate e aggraziate rappresentanti, potrebbero essere attualissime, come un'opera di Modigliani, o di un qualche scultore moderno, con quell'espressione deliziosa nel viso, trasognata, estatica e compiaciuta. 

Un'opera e un'espressivita', straordinaria per quel periodo, carica di emotività e di linguaggio subliminale che va molto oltre la Forma. 

Che arriva a toccare l'Anima come poche opere. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Dea Madre Minoica








 



💚Fibula melagrana romana

 Le fibule furono le spille tra le più antiche usate dai romani per fermare le vesti sulle spalle ed alla vita. Si ritiene che lo spillone fosse ancora più antico, ma in ogni caso l'uso fu concomitante.

Erano pertanto delle fibbie, che connettevano un tessuto ad un altro, o un nastro a un vestito, un nastro a una borsetta (le romane ne facevano uso), o una fascia a un cappello, o diversi nastri tra loro, o una lunga collana che veniva fissata. mediante una fibula. a una spalla o sui fianchi ecc. .

La fibula è una "spilla di sicurezza" (tipo "spilla da balia") derivante da uno spillone, ottenuto in fusione quindi di un certo spessore, dalla ripetuta piegatura ornato in vari modi con ingrossamenti vari o applicazioni laminari.

Le fibule più antiche furono in bronzo e più tardi di ferro, lunghe dai 2 ai 50 cm, ma ne sono state trovate anche d'argento o d'oro e, in età imperiale, anche decorate con gemme.

Il loro utilizzo cessò verso il VI secolo, sostituito per lo più dalle spille vere e proprie.


*Molto particolare questa fibula romana, poiché presenta degli elementi da sottolineare.

L'elemento centrale ad arco tiene unite le due parti della fibula, un rombo e un ovale.

Il rombo è simbolo del Femminino, della vulva, del potere riproduttivo.

L'ovale potrebbe rappresentare simbolicamente l'Uovo Cosmico inteso come fulcro primordiale della creazione, dove convogliano anche i 4 elementi della terra, acqua, fuoco, terra ed aria.

In effetti, nelle parti laterali, questa fibula, nell'elemento ovale, presenta due coppie di piccolo pomelli decorativi, che sembrano quasi accoppiati.

Forse acqua/fuoco e terra/aria.

Il quinto elemento, il quinto pomellino, rappresenta la connessione con il Divino, l'elemento spirituale.

Ma il cinque è anche simbolo del Sacro Femminino, di Venere, e di tutto quel Femminino che lo rappresenta, poiché, come ho scritto altre volte, Venere traccia un percorso pentacolare nella volta celeste, in un arco di tempo di 8 anni.

Numero cinque, che è ripetuto anche nella decorazione Interna dell'elemento ovale della fibula.

Invece nell'altro elemento, centralmente, è presente una decorazione con due elementi.

Anche il due è un numero femminile.

Come due, sono le "colonne" del numero 11, il numero delle decorazioni con gemme(forse rubino, che evoca il rosso degli arilli della melagrana, simbolo di fertilità)

L'11 è un numero Maestro, una Monade unitaria, un elemento indivisibile, composta dal Maschile e dal Femminile.

È il numero delle Fiamme Gemelle. 

Si potrebbe obiettare che il numero romano dell'11, corrisponde a questo, "XI".

Ma cosa è una "X", se non una croce, un incrocio di due elementi simili ed opposti, come il maschile e il femminile?

La verticalita' dell'altro elemento, spinge verso l'alto, verso il Divino 

Una fibula, quindi, che, oltre che tenere insieme due lembi di tessuto, di indumento, sicuramente diversi tra loro, tiene simbolicamente insieme, i due aspetti energetici e simbolici che la contraddistinguono, il Maschile e il Femminile, anche se l'impronta energetica dominante, è quella femminile, sia per i colori delle gemme, rosso sangue, che rimanda al concetto di fertilità, sia per la forma dei due elementi di ancoraggio, il rombo e l'ovale(così come ovali sono le undici decorazioni dei due elementi), che richiama l'uovo creatore, e quindi un complessivo concetto di abbondanza,, di ricchezza, produttività e capacità generatrice anche in senso lato, così come le gemme come gli arilli della melagrana( la cui forma è richiamata anche dai pomelli) 

Un manufatto splendido, accurato nei dettagli e finemente lavorato.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Fibula melagrana romana



💚Venere Cicladica

 Piccola Venere proveniente dalle isole Cicladi, in Grecia, risalente al 3200/2000 a.C.

Sono statuine legate al concetto di fertilità, e ad un uso di tipo ritualistico, visto che furono riprodotte con la stessa firma standardizzata per più di 5 secoli.

La maggior parte di esse proviene da tombe, quindi si suppone un uso ritualistico funerario.

L'impronta stilistica estremamente pulita, essenziale, la gestualità composta, fanno di esse delle portavoci di una certa dimensione trascendentale, legata alla dimensione dopo la morte, e al concetto di "nascita/rinascita".

In questa statuina in particolare, vediamo una forma plastica e una volumetria estremamente concentrata.

Le braccia, le cui mani, non si capisce bene se siano unite vicine all'altezza delle ginocchia o se siano tenute lungo i fianchi, o tenute piegate sotto il seno, formano un triangolo con il vertice verso il basso, che richiama il pube femminile.

A tal proposito, avevo già spiegato come le mani, o braccia, sul ventre, o sotto il seno, indichino il potere creativo del plesso solare, degli esseri umani divinizzati, nel senso, consapevoli della loro natura divina. 

Sembrano formare anche una A rovesciata.

La A di Atlantide?

La A, stilizzazione della protome taurina?

Un'energia Mascolina sovrapposta a quella femminile.

Perché se anche sono rappresentazioni femminili(le statuine cicladiche sono tutte per lo più femminili) presentano anche un'energia maschile.

I seni appena abbozzati, il setto nasale verticale senza arcata sopraciliare.

Un elemento verticale mascolino che si accompagna e complementa con la circolarità femminile del volto.

Volto che è privo di occhi, sublimato da una concettualita essenziale di quel misticismo che dà loro un imprinting energetico di forte spiritualità, di stato meditativo, di ascesa verso il Divino.

Non necessitano di occhi. Vedono oltre.

Sono esse stesse simbolo di una dimensione ultraterrena. 

Una statuina stupenda, che tradisce, nelle sottili righe orizzontali, ma un po' di sbieco, un'attenzione al particolare "umano", sottointendendo al fattore della pelle che cede in gravidanza, e quindi ad un ventre con delle morbide "pieghe", come dopo una gestazione.

La gestazione della rinascita dopo la morte. Trovo questo particolare di una bellezza unica, perché incasella queste statuine in una dimensione "umana", nonostante la loro Valenza simbolica trascendentale. 

Accompagnatrici nel mondo dei morti, ma anche premurose piccole Dee Madri, veicolo di rinascita, poiché hanno in sé la sinergia degli opposti, unico vero spin creativo, poiché senza la sinergia degli opposti, niente si crea e niente si trasmuta.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Venere cicladica



💚Impronte grotte paleolitico

 Le impronte lasciate, rappresentano, secondo molti studi, le impronte di adolescenti, ragazzi, si presume undicenni, dodicenni, in particolare,  che proprio alla soglia dei dodici anni(il numero dodici è sempre stato considerato un numero sacro in ogni civiltà), affrontavano, sia maschietti che femminucce, la loro prima prova iniziatica, che dava loro ufficiale accesso al mondo degli adulti: la prima mestruazione per le ragazze, che le "nobilitava" ad essere donne produttive e feconde all'interno della comunità, e una qualche prova di coraggio, o di caccia, per i ragazzi, che li rendeva così parte attiva nelle dinamiche giornaliere della comunità, come il rendersi utile per la pratica della cacciagione o dover provvedere alla difesa della stessa.

Dei riti importantissimi. Non solo per chi li viveva in prima persona, ma anche per tutta la comunità, che 'di riflesso', partecipava a questi passaggi alchemici importanti.

Ho scritto "di riflesso", virgolettato, perché questi riti, di cui le grotte serbano testimonianza, di solito avvenivano in solitaria.

Erano sfide che si dovevano affrontare da soli, così come si narra in molti racconti delle tradizioni popolari di ogni Civiltà.

Anche il menarca, un passaggio importante per ogni bambina, e ragazza, lo si viveva in solitaria, offrendo alle divinità il proprio primo sangue simbolo di fertilità, per assicurarsi benevolenza e protezione per eventuali gravidanze.

Il fatto che queste pitture siano state rappresentate in modo 'corale', indica una forte coesione identitaria all'interno dello stesso gruppo sociale, che vede i bambini/ragazzi, maschi e femmine, indifferentemente, uniti, al "servizio" della stessa comunità, per un benessere e potenziamento collettivo

(Riflessioni mie, sull'importanza antropologica e sociale di queste tracce)

Post originario

https://www.facebook.com/105492874288080/posts/416046656566032/

"Grotte de La Cueva de Los Manos", Argentina di Santa Cruz. 13.000/9.000 anni fa"


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Impronte grotte Paleolitico



💚Nodo di Eracle

 Ciondolo nodo ellenico di Eracle, IV-III secolo a.C. circa

Composto da due tubi in lamina d'oro decorati con volute di filo di perline applicato

I cavi terminali sono a testa di leone sbalzati con fauci spalancate che reggono cerchi d'oro, con una Menade danzante drappeggiata in oro traforata, che regge un bastone applicato al centro, sul lato inferiore due terminazione circolati e cave corte, appiattiti per il fissaggio.

Il nodo di Eracle è un motivo ricorrente nella gioielleria ellenistica, in particolare come centrotavola per collane e diademi. Come simbolo di fertilità, ed è spesso associato a granati rosso sangue o figure di Eros e Menadi danzanti, come dimostra questo esempio.

Il nodo di Eracle, o nodo di Ercole, era il nodo con cui veniva fissato il "cingulum", una cintura di lana applicata alla tunica rituale usata nei matrimoni greco-romani.

Nodo, che poteva essere sciolto solo dallo sposo, richiamando così, simbolicamente a memoria, il mito di Ercole che ebbe settanta figli, augurando cosi tanta fertilità all'unione tra i due.

Sempre in ambito greco-romano, era usanza che il marito, liberasse la moglie in gravidanza, da una cintura, dopo averla cinta, al fine di agevolarne il parto.


A questo proposito, vorrei sottolineare come qui in Sardegna, si usi dire,  di una donna che è stata fecondata, che è stata "impringiada" ("pringia" significa incinta).

"impringiada", se consideriamo solo "-pringiada", vediamo che è molto simile a "pingiada", che significa "pentola, contenitore per cuocere i cibi", in senso generico.

Un chiaro riferimento simbolico al fatto che, simbolicamente il grembo materno, custodisce  come una pentola, e porti a "cottura", a termine, la gestazione.


Un manufatto molto bello, questo, arricchito dalle decorazioni a spirale che indicano il divenire nel riprodursi, poiché richiamano le spirali uterine, e dove la compenetrazione tra i due "cappi", maschile e femminile, avviene contemporaneamente sullo stesso livello, in sinergia, dove uno compenetra, e l'altro si lascia compenetrare, accogliendo a sua volta.

Uno dei nodi più belli ed esemplificativi della sinergia degli Opposti.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Nodo di Eracle





💚Bassorilievo assiro-babilonese

 Bassorilievo assiro-babilonese del 600 a.C.

Una rappresentazione molto simbolica.

Non so chi rappresenti in particolare, quindi mi limito all'interpretazione simbolica dei due elementi più evidenti.

Il "fiore" con quindici petali, quello superiore, e il fiore con diciannove petali, tenuto al polso destro.

Il lato destro indica l'energia maschile, e i 19 petali simboleggiano il sole.

Il 19 era considerato il numero più sacro e mistico in assoluto. Tutt'ora è rimasto con lo stesso simbolismo, visto che anche nei Tarocchi, con l'Arcano Maggiore XIX, si rappresenta il Sole.

L'altro fiore, invece, è un fiore con quindici petali.

Il quindici è considerato proprio al centro del ciclo lunare e mestruale femminile, e anticamente era il giorno dedicato a Iside, poiché era considerato il momenti di massima fertilità per la donna, coincidente con il momento di massima ovulazione, di massima fertilità.

Il messaggio subliminale di questa rappresentazione è chiaro.

Il sole, il maschile, che feconda il femminile, nel momento di massima fertilità.

E questa unione degli opposti, è rappresentata anche dal bracciale con due teste di serpente che si incrociano, e dal modulo di sei frecce, o mo  so cosa siano, di cui però è importante il numero, sei, come unione degli opposti 


In mano potrebbe avere anche uno strumento agrario, che indica il giorno migliore per la semina, quando il sole "feconda" il Seme, scaldandolo con il suo tepore, anche se è sottoterra.

Un simbolismo straordinario, che secondo me, secondo questa mia personale interpretazione potrebbe far luce anche sul potere aspersorio, come una benedizione, una rinascita, della pigna/ghiandola pineale, tramite il Femminino, l'acqua, che veicola la memoria, la consapevolezza, come di vede nelle rappresentazioni assiro-mesopotamuche, dove è presente il banduddu, la "borsettina misteriosa degli assiro - babilonesi e degli Apkallu, che inseminano gli uomini, risvegliando e fecondando in loro, la ghiandola pineale, visto che portano gli stessi" orologi".


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Bassorilievo assiro-babilonese



💚Stele funeraria Tanit

 La didascalia a questa immagine dice

"Tanit esposta al Museo delle belle Arti di Lion"

Antico simbolo della Tanit rappresentata come una piramide, con una piccola testa, e le braccia che abbracciano un fiore simbolico.

Al di sopra, un pesce, simbolo di buona fortuna per gli abitanti del Mediterraneo".


Che dire?

Imbarazzante.

Questa rappresentazione punica della Tanit, del III- sec. a.C., è ben oltre ciò che è stato scritto in modo superficiale e riduttivo.

Abbiamo una Tanit che è simbolo dell'Unione degli opposti, che appare, in questa rappresentazione, con due falci lunari, ognuna al lato delle due braccia tese.

Rappresentano la luna crescente, e la luna decrescente, quindi calante.

Il corpo e composto tra un doppio triangolo equilatero, con tre angoli a 60°, armonico ed equilibrato, che rappresenta uno spicchio dei 6 triangoli che formano l'esagono, rappresentazione geometrica del Fiore della Vita a sei petali, o della stella a 6 punte, che simboleggia l'unione degli opposti.

Del Maschile e del femminile, del Sole e della luna.

Maschile e Femminile che sono simboleggiati dal doppio cerchio che contiene il Fiore ad otto petali, simbolo del Femminino, di Venere, che in otto anni, percorre il suo tragitto pentacolare nella volta celeste.

Otto che simboleggia anche l'infinito, nel quale gli Opposti si fondono.

Un otto è rappresentato anche alla sommità delle due "colonne /decorazioni" ai lati della Tanit.

È un otto, che riproduce il Caduceo, le nadi della Kundalini, i due serpenti energetici, che si intrecciano, per creare.

Infatti al centro presentano una decorazione circolare, che può essere vista anche come un assemblamento di due anelli ciascuno che hanno, tutti e quattro un modulo "a tre", di cerchi concentrici.

Tre, che indica la creazione, la percezione divina

Infatti se moltiplichiamo "tre per quattro", otteniamo un 12, che, in somma teosofica diventa ancora un tre.

Dodici, numero sacro in tutte le culture, compresa la nostra.

Anche le losanghe tratteggiate lungo le colonne, in direzioni opposte tali però da creare un "rombo/vagina", simbolo del Femminino e della creazione, indicano questa unione tra Maschile e Femminile.

Così come lo indica il pesce al di sopra della Tanit.

Non è un pesce beneaugurante, ma è il simbolo stesso dell'energia della Tanit, che è un'energia degli Opposti.

Perché il pesce, indica il "pesce/mandorla mistica" della Vesica Piscis, ottenuto dall'intersecazione delle due circonferenze, indice dell'assoluto equilibrio degli Opposti, tratto distintivo della stessa Tanit.

Le decorazioni in alto, sono cinque, numero del Sacro Femminino, come l'otto.

Le prime quattro, sembrano 4 coppe, quattro falci di luna, molto taurine /uterine, che portano, che traghettano il "Seme fecondo", il sole.

La quinta, sembra più definita e circolare.

Due cerchi a rappresentare sole e luna insieme, ad esprimere la Quintessenza che si sprigiona dal contatto dell'umano con il Divino.

Trattandosi di stele funeraria, credo che per qualsiasi processo alchemico, e in particolare quello della trasmutazione dopo la morte, sia necessaria la sinergia degli opposti, che comprende anche quella di vita/morte.

Senza la spinta propulsiva di queste due energie, complementari ed opposte, che la Tanit incarna divinamente, non vi può essere trasmutazione mercuriale

Una stele splendida, che è una narrazione, e ha molto da raccontare.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com




💚Sfera in cristallo di rocca

 Sfera di cristallo di rocca tagliata a mano circondata da un anello di metallo usato come oggetto rituale nell'Afganistan dell'età del bronzo

Le sfere in cristallo, specialmente in cristallo di rocca, sono sempre state usate nell'arte della divinazione e per rituali magici, nella cristallomanzia. 

Il cristallo di rocca si presta bene, perché la visione doveva essere chiara, senza inclusioni scure all'Interno del cristallo.

Questa in particolare, non so esattamente a quale uso fosse destinata.

Mi piace pensare che fosse per una divinazione riguardo una possibile gravidanza, poiché la morfologia, con quell'anello centrale che forma quasi una strozzatura al centro della sfera, mi ricorda le fase della mitosi e della meiosi durante la duplicazione cellulare.

Certo, nel periodo del bronzo(dal 3000 al 600 a. C. circa) era improbabile risalire ad una visione microscopica delle cellule.

Ma se pensiamo che qui da noi, in Sardegna, abbiamo un sito archeologico, esattamente la Tomba II, nel parco archeologico di Pranu Mutteddu a Goni, che sembra con le due cellette contigue, la divisione cellulare, la mitosi, del gone, del Seme, proprio in un paese che si chiama Goni(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/goni-il-gone-della-vita.html), niente mi stupisce.

Un manufatto splendido e magico, da custodire e caricare di energia proprio in notti di Luna Piena come questa.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Sfera in cristallo di rocca



💚Orecchino miceneo taurino

ORECCHINO

MIceneo IN ORO TARDO ELLADICO II, CIRCA XIII SECOLO aC

Formato da una solida mezzaluna rastremata con un pendente conico invertito fisso, terminante con un grande pomello sferico, una fascia di granuli e un filo liscio avvolto a spirale all'unione, il pendente decorato con granulazione fine lungo la sua lunghezza

1 3/8 pollici (3,4 cm) di lunghezza. 


Provenienza

August Neuerburg (morto nel 1944), magnate del tabacco e collezionista d'arte, Amburgo, 1939 circa; quindi per discesa.

Gli orecchini a cerchio sono conosciuti dalla Creta minoica e dalla Grecia micenea già dal XVII secolo aC

Un secolo dopo, forse per influenza della Siria, il tipo fu arricchito con un pendente fisso granulato, il cosiddetto tipo "gelso".

Continuò ad evolversi durante il periodo della dominazione micenea di Creta, 1450-1100 aC, nel "super-gelso", una versione molto più grande, come si vede nell'esempio qui presentato.

Orecchini simili sono stati trovati in diversi siti a Creta, tra cui Palaikastro e Cnosso (vedi RA Higgins, Greek and Roman Jewellery, pp. 62-63, 74-75 e tav. 10d).


(https://www.christies.com/lot/lot-a-mycenaean-gold-earring-late-helladic-ii-5753485/?from=salesummery&intObjectID=5753485&sid=b6ec6e10-0025-4b26-a9eb-f8b956b391ec)


~~~~~~~~~~~~~~~~~


Trovo questo orecchino miceneo straordinario nella fattura e nel simbolismo, pur nella sua essenzialità minimalista.

Potrebbe essere un manufatto orafo contemporaneo, di estrema bellezza.

La forma, dal mio punto di vista, è quasi androgina.

Una forma che qui in Sardegna è ben conosciuta, e che richiama la forma "taurina/uterina" delle Tombe dei Giganti.

Abbiamo una falce di luna, che si sovrappone al simbolismo delle corna taurine/uterine, il cui "muso" del Toro, è concettualizzato attraverso una forma fallica, conica, come il nuraghe sardo.

Una forma conica che sovrasta una forma circolare, la base del nuraghe.

Il granulato è tutt'oggi rimasto, insieme alla filigrana, la raffinata peculiarità della nostra oreficeria sarda.

E anche quello che definiscono come "labirinto cretese" a 7 percorsi, lo abbiamo noi, nella Domus de Janas Luzzanas, a Benettutti, in provincia di Sassari, forse dal 3500/4000 aC, se non prima.

Mi viene difficile quindi, pensare a manufatti tipicamente minoici.

Sono manufatti dell'Antica Civiltà Sarda, le cui tecniche raffinatissime, erano talmente radicate, da arrivare sino ai giorni nostri, con livelli di maestria eccelsi, e questo manufatto, al di là della tecnica a "pibiones", ha la tipica conformazine delle Tombe dei Giganti, e il cono che richiama i nuraghi con i suoi tanti giri di pietre perfettamente allineate, sulla cui estremità si erge la sfera solare. 

Sole e luna insieme.

La falce di luna, che è quasi un cerchio per funzionalità, lo indica.

Un manufatto splendido ed estremamente raffinato.


Per approfondimenti

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com


Orecchino miceneo taurino



💚Statuina Oannes neo-sumera

 Statuina in terracotta neo-sumera, proveniente dalla Mesopotamia, nella zona del Nippur, risalente al 2100-2000 a.C.

È una statuina molto particolare, di tipologia accadica, simile a quelle della III Dinastia di Ur(2334-2004 a.C.).

La statuina mi sembra un ibrido tra un Oannes(sembra con la testa dentro la bocca di un pesce) e un Apkalli. 

Oannes era un  essere a metà strada tra uomo e pesce. Questi , emerso un giorno dal Mar Eritreo, inizia un’opera di civilizzazione delle popolazioni caldee. Siamo intorno agli anni 3000 o 4000 a.C. e le popolazioni del luogo hanno solo conoscenze rudimentali( o forse le avevano ma le hanno perse) su agricoltura, astronomia, matematica e le scienze in generale.

Si narra così che la creatura di nome Oannes al sorgere del sole arrivasse dal mare e si intrattenesse per tutta la durata della giornata, ma senza mangiare, con gli uomini. Al calar della sera, si ritirava nelle acque. 

Egli aveva due teste: quella d’uomo era situato sotto quella di pesce. Alla sua coda erano uniti due piedi d’uomo del quale aveva la voce e la parola"

Sugli Apkalli si può dire che erano esseri semidivini, metà uomini e metà pesci o, nel periodo neoassiro, uomini-aquile, emersi dall’Apsû, l’abisso primordiale, inviati dal dio Enki (Ea in lingua accadica) per insegnare agli uomini i Me, ovvero le arti, i mestieri, il codice morale ed in generale i princìpi universali della civiltà. Apkallu sono chiamati anche i sette Saggi consiglieri dei re antidiluviani.

Erano sottoposti gerarchicamente agli Dei superiori, noti con il termine sumerico Anunna(ki), reso in accadico con Anunnakkū, o, occasionalmente con Anukkū o Enunnakkū.

In generale il nome indica o un gruppo consistente di divinità, sia celesti sia infere, o le sette divinità maggiori che decidono i destini, sia dei vivi che dei morti. Nel mito della discesa agli Inferi di Ištar, il termine è usato nel doppio senso, grandi dèi celesti e grandi dèi degli Inferi.

Questa statuina, che rappresenta  chiaramente una Dea Madre, ha fattezze femminili, poiché presenta i seni, esposti e presi tra le mani in segno di nutrimento, e un triangolo pubico ostentato senza pudore. 

Sul collo presenta quelle che potrebbero essere delle ali, e il viso ha chiaramente delle fattezze da uccello, da aquila, con un becco ben pronunciato, in ombra, al di sotto di quella che è inequivocabilmente una testa di pesce, poiché si vede un occhio laterale.

Testa di pesce, o, nello specifico, di balena.

Balena, in arabo, si dice "Nun".

Nun che è anche il Sacro Archetipo Ebraico 14, la Nun, con funzione trasformazione, legata all'acqua e al "Pesce/Mandorla" Mistica della Vesica Piscis, poiché la trasformazione può avvenire solo se le polarità, maschile e femminile, sono in equilibrio.

Ma Nun e Nunet erano anche la coppia di divinità cosmogoniche legate alla creazione delle acque primordiali del Caos. 

Ma "Nun", in inglese, significa anche "suora".

La suora, che non è altro che un essere divinizzato, che è giunta alla divinizzazione attraverso l'equilibrio delle due polarità, maschile e femminile, ma anche cielo(maschile), rappresentato dall'aquila, e mare(femminile), rappresentato dalla balena.

Equilibrio che prelude ad una trasformazione che può avvenire solo nel ventre della Balena, come nella storia di Giona e la balena, dove Giona viene richiamato da Dio, nel III secolo a. C, a convertire all'ebraismo, la città assira di Ninive, città di perdizione nel peccato.

Solo dopo tre giorni nel ventre della balena(si imbarco' per sfuggire al suo compito), dopo un processo di depurazione e trasformazione alchemica, dopo che avrà bevuto "le sue stesse acque"(la stessa dinamica alchemica verrà riprodotta per la passione di Cristo, fino alla sua resurrezione, e completa divinizzazione) riesce ad assolvere al suo compito e a recarsi a Ninive.

Notare come Ninive sia, nella radice, simile a Nun, e che sia anche la radice della Dea Ninḫursaĝ (detta anche Ki o Aruru), che  presso i Sumeri rappresentava la Terra, e formava con il dio An la montagna cosmica An-Ki.

Probabilmente questa è una rappresentazione della primordiale Dea NinḫursaĝN, rappresentata in seguito, anche come Ninmah, la "Signora maestosa", la dea che plasmò gli uomini dall'argilla. Tutti i diversi attributi della dea Ninḫursaĝ/Ki sottolineano la sua natura di Madre Terra, generatrice di vita. 

Una Dea che ha fattezze simile a questa, ma questa è maggiormente primordiale, perché rivela quella che poi resterà come icona, fino ai giorni nostri.

Una Nun, una suora, con un velo in testa, che non è altro che la bocca della Balena Nun che rappresenta la trasformazione alchemica.

Osservate la testa. Non sembra un velo?

Velo che ha accompagnato le prime Madonne, fino ad arrivare alle suore, che ancora lo portano.

Perché nella "Balena /pesce", che ha in sé le due polarità Nun(acqua) e Nur(fuoco), maschile e femminile, come li hanno esattamente i nostri Nuraghi sardi che sono vuoto e pieno, ombra e luce, fallo e grembo, solo nelle acque amniotiche e gestazionale, si può attivare la trasformazione Alchemica e diventare esseri divinizzati, potenti, che sanno governare cielo e mare, l'uno, specchio dell'altro,  complementari, come il pesce e la Mandorla Mistica della Vesica Piscis.

Qualsiasi Madonna o Suora con un velo in testa, che risale a questa "balena alchemica archetipale", in grado di portare consapevolezza ed evoluzione, riproduce l'icona della Vesica Piscis, come già avevo scritto in precedenza in un mio post(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-perfezione-della-vesica-piscis-nel.html?m=0) 

Una statuina straordinaria, archetipale, ricca di simbolismo e misticismo


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Statuina Oannes neo-sumera



💚Pendente punico di Mozia

 Meraviglioso pendente "punico" ritrovato a Mozia(Mozia (Motya) è un'antica colonia fenicia fondata nell'VIII sec. a.C. su una delle quattro isole della laguna dello Stagnone, quella che oggi conosciamo come l’isola di San Pantaleo, di fronte alla costa occidentale della Sicilia), risalente al VII-VIII sec.a.C.

Questo pendente in oro, rappresenta due urei speculari, sovrastati ognuno, da una corolla "puntinata".

La prima a sinistra, è composta da un puntinato grande, centrale, e 10 "petali" intorno.

Mentre quello a destra, ha un puntinato centrale, e 9 piccoli intorno.

Questa differenza numerica sottolinea il fatto che il dieci e il nove sono due numeri, uno maschile, il 10, e l'altro, femminile, il 9.

Il 10 corrisponde al decimo Sacro Archetipo Ebraico Yod, con funzione "concentrazione".

Rappresenta l'Assoluto, la perfezione, lo stesso Dio.

Il nome di Dio, infatti, Yahweh, inizia proprio con questa lettera. È il punto di inizio, da cui si snoda tutto. La perfezione delle due energie creative, dell'uno e dello zero, unite in perfezione. 

Invece il 9 dell'altra corolla, rappresenta il nono archetipo ebraico Teth, con funzione "cedente".

È il grembo, il femminile, la Kundalini, il Serpente, la Sapienza misterica.

Insieme, questi due numeri, 10 e 9, formano un 19, Archetipo Qoph, con funzione "legame".

Legame tra noi e il Divino. 

Ma il 19, rappresenta anche il Sole.

Per i Pitagorici, questo era un numero divino, poiché 19 sono le circonferenze necessarie per creare un Fiore della vita completo, che rivela un esagono puntato al centro. 

Infatti questi due urei sono ai due lati proprio del Sole, decodificati attraverso i numeri dei due soli, sopra le loro teste.

Sopra questo sole puntinato, un altro sole che sorge in una barca solare, e che sulla sommita', ha 7 granulati.

Sette come gli stadi Iniziatici, il numero della consapevolezza.

Intorno a questa mezzaluna solare, ci sono 15 granulati.

Sette per parte, e uno centrale, e questo mi fa pensare al ciclo lunare, in cui il quindicesimo giorno è al centro dei 29 giorni lunari, ed era considerato il giorno della Grande Madre, benedetto.

15 granulati, e 7 per parte.

La falce di luna che si crea dopo i 7 giorni, sia a partire dalla luna piena, che dalla luna nuova.

Quindi questa "barca solare" , che porta con sé il sole, è anche una barca lunare, poiché la numerologia della composizione, ne rivela il simbolismo lunare

Ma barche solari, ne abbiamo anche noi, nelle nostre antichissime Domus de Janas

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/imbarcazioni-egizie-montessu.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=0

Sulla parte superiore, un'altro "Sole" con 10 puntinati intorno.

L'Assoluto, la perfezione divina, celebrata dall'unione triadica degli opposti, rivelata dal "3 +3" stanghette, che si diramano proprio da questo Sole superiore

Le foglie di palma adornano, con i due serpenti con tre anse, che le sovrastano.

Il serpente a tre anse, era caro all'Antica civiltà Sarda, tanto da averlo voluto come simbolo dell'antica tribù dei Dan, progenitori del Serpente Piumato a tre anse andino(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0). 

Un magnifico ciondolo che rappresenta la magnificenza della divinità solare.

Prima ho scritto punico tra virgolette, perché in effetti, questo tipo di lavorazione a granulazione, che ritroviamo anche nell'oreficeria etrusca, non solo era una caratteristica della nostra oreficeria, insieme alla lavorazione a filigrana, ma anche dei nostri manufatti tessili, la tipica lavorazione a "pibiones", alla quale avevo dedicato un approfondimento in un mio post (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0).

Lavorazione che io considero "sarda" a tutti gli effetti, senza scomodare punici o etruschi, per tutta una serie di motivi che ho esposto in modo approfondito nel link che ho postato, per chi vuole approfondire. 

Considero questo monile estremamente bello e simbolico, con una potente energia solare e lunare, come i due urei contrapposti, simbolo dell'energia della Kundalini, con le sue Nadi laterali, Ida e Pingala.

Come  sono riprodotte anche le nostre pavoncelle sarde, in modo speculare 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/mi-e-sempre-piaciuta-la-pavoncella_28.html?m=0

Un monile straordinario, che presenta elementi tipici della nostra Antica Civiltà Sarda. 


Un grazie sentito, al ricercatore, esperto di magalitismo, Roberto Giacalone, per avermi passato l'immagine di questo splendido monile.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Pendente punico di Mozia



💚Pietra di confine Babilonese

 Pietra di confine babilonese c.1100 aC


 I simboli nel registro superiore di questa pietra del confine terrestre (e molti altri simili) rappresentano gli dei Ishtar o Venere (la stella a 8 punte) , il dio della luna Sin (mezzaluna) e il dio del sole Shamash, il sole rappresentato sulla destra.

Al centro, la falce di luna, a coppa

La luna, attributo di molte raffigurazioni del dio, è una luna al quinto giorno; e nel quinto giorno del mese lunare è uso venerare o festeggiare Shiva presso l' induismo. La luna simboleggia anche la coppa che contiene il soma, la bevanda sacra di cui si parla nei Veda [...] Sulla fronte Shiva porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami). Esso rappresenta il potere del soma, l'offerta sacrificale di cui si parla nei Veda, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione.

Il 5 è legato anche al pentacolo che Venere traccia nel cielo nel suo percorso di 8 anni

Vi  sono anche altri simboli, divinità e poteri celesti, alcuni molto simili ai segni zodiacali, tartaruga, drago, scorpione, serpente

  La scrittura è cuneiforme, con una maledizione su chiunque metta in dubbio la proprietà della terra o danneggi la pietra..

Sulle "porte", che Sembrerebbero formate da 7 cornici, ci sono due simboli sessuali, che indicano la rinascita 

A sinistra vediamo quello che viene sempre rappresentato come un copricapo assiro-babilonese, che ha la forma fallica nella sua estremità. A destra, vediamo invece una sorta di conformazione con due spirali arrotolate su se stesse, che indicano l'utero femminile

Una pietra di confine molto potente, che porta in sé le energie del maschile e del femminile, ma anche le energie cosmiche delle costellazioni.

Sono infatti rappresentate le costellazioni più importanti.

La tartaruga, rappresentata tra il maschile e il femminile, rappresenta la terra con i suoi misteri. Nel suo carapace ha il simbolismo delle tredici lune piene dell'anno, più 28 forme piccole lungo il perimetro, che rappresentano i 28 giorni lunari.

La leggenda vuole che Hermes ne fece una cetra, uno strumento musicale, usando i suoi intestini e facendone 7 corde in onore di sua madre Calliope e delle sue sorelle, le Pleiadi, poi successivamente venne identificata con la costellazione della Lira

Quindi ci sono due simboli lunari importanti.. La luna al quinto giorno dopo la luna piena, e la tartaruga con il suo ciclo lunare completo, considerando anche le corna uterine al fianco destro.

Una bellissima pietra di confine


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com 

Pietra di confine Babilonese





 Esposta al British Museum, Londra


💚Mitra che uccide il Toro

 "Mitra che uccide il Toro", marmo grigiastro, 140-160 d.C., cultura gallo-romana, Museo d'arte dell'Università di Princeton.

In questa rappresentazione, agganciandomi al discorso delle Pleiadi e della livrea della coccinella nel mio ultimo post su JanaSophia, vorrei approfondire la rappresentazione simbolica delle Pleiadi.

In questa scena si vede chiaramente dove sono le Pleiadi :è dove Mitra affonda il coltello.

Le Pleiadi sono la ferita sanguinante del Toro celeste, proprio tra "collo, corna e nuca" nel punto in cui la costellazione del Toro ospita le Pleiadi.

La nascita di questo asterismo è molto antica, risale ai Sumeri che l’associavano al grande eroe Gilgamesh, e chiamavano la costellazione GUD.AN.NA (toro del cielo).

In svariate culture è rimasta la traduzione di versare 7 gocce di sangue con valore ritualistico, prima della macellazione di grossi animali e della pratica della circoncisione sia maschile che femminile(infibulazione, in questo caso), questo perché, il sangue è necessario per fertilizzare la terra, così come, simbolicamente, le Pleiadi di trovano sulla "spermatica" e feconda Via Lattea, la via della rinascita.

Mitra che nasce dalla pietra. Mitra rinnovatore del cosmo.

Ma questa rappresentazione ha un valore simbolico molto più alto, poiché rappresenta i 7 gradi di iniziazione, le 7 porte da attraversare 

attraverso la gerarchia di pianeti e di metalli, oltre al settenario musicale.

E  sette  sono le purificazioni del Mercurio Filosofale:”Bisogna purificare il Mercurio almeno sette volte", attraverso il passaggio nei 7 chakra.

Il primo passaggio è quello del corvo, il chakra della Kundalini dormiente

Il secondo della Crisalide, governato da Venere, le acque sessuali.

Il terzo è quello dello scorpione, del Fuoco purificatore, nel plesso solare, il Marte guerriero.

Il quarto passaggio riguarda il chakra del cuore, il Leone, l'Apollo solare, guidato da Giove, ed è il Fuoco interiore che si manifesta.

Al quinto chakra Vishudda vi è un'iniziazione lunare, con il Sacro Femminino, la Grande Madre.

L'argento, che poi, al sesto chakra Anja, diverrà Oro, l'androgino, il Rebis, l'androgino, dove maschile e femminile formano un'unica Essenza.

Al settimo chakra è legato il mito della tauromachia.

Mithra nato dalla roccia il giorno del Solstizio d’Inverno è uscito dalla caverna perché  di dover immolare il toro, per ordine degli Dei su mandato del loro messaggero, il corvo Hermes-Mercurio. Egli salta sul dorso del toro, ma non lo uccide subito, resiste attendendo che il toro si stanchi e lo immola, dolorosamente, solo quando questo sarà entrato nella grotta.

Il significato macrocosmico del rito è di rinnovamento del cosmo, della sua manifestazione: il sangue che sgorga dalla ferita dell’animale è la linfa che fa rinascere la vita:  passaggio necessario per una trasformazione alchemica verso l'oro.

È la divinizzazione di Mitra stesso

Le 7 gocce alchemiche per la rinascita spirituale. 

Le "gallinelle" delle Pleiadi, che rappresentano astronomicamente il rito della fertilità, come farina) erano chiamate anche il "setaccio" che sparge dai propri chicchi di grano fertile, una scia di fertilità.

Le gallinelle.

Is "coccas /kokkas" in sardo

E "kokkos" era proprio il chicco di grano in greco.

Ma kokkos, somiglia tanto al nostro amuleto sardo più conosciuto, "su kokku", in ossidiana 

Un amuleto protettivo e scaramantico.

Proprio come la coccinella, che nella livrea presenta 7 macchie nere.

Nere come l'ossidiana, come il nostro Kokku sardo, che forse, è anche esso legato alle Pleiadi, a "is coccasa", alle gallinelle, alla rotondità del chicco di grano, al "kokkos".

Grano, e spiga di grano, che ritroviamo nella disposizione architettonica dei nostri nuraghi.

Il passaggio alchemico attraverso i 7 stadi Iniziatici, cominciano simbolicamente con il nero del sangue mestruale (il corvo del primo chakra), per arrivare allo sperma bianco delle gallinelle/colomba, l'essenza Mascolina, lungo una Via Lattea che sulla sua via, ha proprio la costellazione del Corvo, della Vergine con la spiga in mano, del Cratere(simbolo uterino) e della nave Argo(ricordo che "arga" in sanscrito significa vagina, che ha la forma di un'arca, di una Vesica Piscis, delle nostre navicelle nuragiche)

E il corvo e la colomba accompagnano il viaggio di Noè, nell'arca. Il Femminino e il Mascolino, il sangue e lo sperma.

Mitra che nasce dalla pietra.

Ne avevo già parlato e approfondito, un anno fa, in un post (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/il-toro-come-simbologia-nellantica.html?m=0), ma oggi si aggiungono nuovi elementi che lo legano alla Sardegna. 

Nasce in  un luogo come quello delle Domus de Janas. 

Potrebbe essere nato qui, in Sardegna, il culto Mitraico, legato al succedersi delle stagioni, con i suoi riti, i suoi passaggi.

Con la precessione degli equinozi, di cui abbiamo l'angolo parametrale a 72° negli ingressi dei nuraghi, del pozzo di Santa Cristina, nella geometria Sacra compositiva delle nostre Dee Madri, come ho approfonditamente spiegato in passato.

Il sangue del Toro è come l'acqua che feconda la terra.

Sono le Pleiadi, figlie di Oceano, acqua e fuoco insieme

E la coccinella è come le Pleiadi. 7 macchie nere ossidiana, la pietra del fuoco.

Ma anche acqua, b-abba-iola

Dove "abba" significa acqua.

La coccinella come su kokku sardo.

Portafortuna, e porta fertilità come le Pleiadi.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com


Mitra che uccide il Toro