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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, novembre 30, 2020

💛Goni il "gone" della vita

 Goni, il "gone" delle vita. 


Oggi  trovo straordinarie queste forme, che rimandano ad simbolismo che vale più di mille parole e spiegazioni

Gli Antichi Sardi comunicavano attraverso la pietra, principalmente, oltre che con i segni grafici

Le disposizioni delle pietre, sono già un linguaggio di per sé, estremamente simbolico, evocativo e preciso


Il simbolo si avvale sempre di sincretismi sinestetici, che riguardano le nostre diverse sfere sensoriali, i nostri cinque sensi

Non è mai confinato ad uno soltanto 

Ha in sé diversi esoscheletri che si adattano ad ogni contestualizzazione

Dinamici, flessibili , non troppo coriacei

Flessibili quel tanto giusto da poter risalire all'archetipo

Dire che i simboli sono  solo strumenti, è altamente riduttivo

La Sardegna è una terra ricca di simbologie. 

Definire ciò che porta in grembo, solo strumenti , è invalidare la funzione e la semantica stessa del seme, del grafismo

Che in una cultura e civiltà come la nostra, vale più di mille alfabeti messi insieme, visto che la scrittura non è stata il veicolo principale di questa trasmissione semantica. Importantissima si, ma al pari di ciò che si è sviluppato anche a livello architettonico, estremamente semantico

Gli Antichi Sardi conoscevano simboli e archetipi perché fanno parte del DNA animico.

Noi, li decodifichiamo, loro li esternavano in forme, come hanno fatto in ogni civiltà

In una unione costante di Spirito e Materia, sempre uniti.

Perché l'uno sublima l'altra, in uno scambio di ruoli costante


Andiamo subito al dunque

Parco Archeologico di Pranu Mutteddu, nel Gerrei, sud Sardegna, a Goni

Un sito archeologico ampio e straordinario

La Stonhenge sarda, come viene chiamato

Domus de Janas di Genna Accas, eccezionalmente attorniate da circoli megalitici, anelli concentrici di pietre, risalenti al Neolitico finale, 3.200 a. C. circa

Vicino alla Necropoli, folti gruppi di menhir, con forma allungata, circa 60 del tipo protoantropomorfo

Un allineamento di 18 perdas fittas è allineato secondo il corso del sole equinoziale

Posto solo due foto del sito nuragico, per una scelta personale, perché voglio mettere in risalto un aspetto in particolare


La planimetria di questa Tomba 2, a Goni

Molto, molto particolare

Vedendola l'ho subito associata ad un particolare momento della creazione

Inanzittutto i tre anelli concentrici in pietra, intorno alla  "Tomba"

Tre come il ciclo triadico della creazione, l'uno più uno, che da origine al tre

Ma anche tre, come nascita, morte e rinascita

Luoghi sacri di creazione

Non "tombe"

Le Domus non erano propriamente Tombe, erano luoghi alchemici di rinascita e trasmutazione

Ogni singolo Nuraghe parla di creazione, ogni singolo Pozzo Sacro, ogni singola Tomba dei Giganti


Ciò che mi colpisce, oltre ai tre anelli concentrici, sono le due cellette interne

Hanno la stessa forma di un passaggio particolare ed importantissimo, nella riproduzione delle cellule, durante la mitosi, chiamato Telofase II, nel quale si formano i nuclei ai poli opposti di ciascuna cellula

La cellula è pronta per dividersi

La mitosi è un tipo di processo cellulare che darà origine ai Gameti, (l'uovo femminile e lo spermatozoo maschile), i quali sono prodotti dalle Gonadi( gli organi anatomici, le ghiandole che producono i gameti, ovaie per le donne e testicoli per gli uomini)


La forma delle due cellette unite, è la stessa di una cellula pronta alla divisione

All'interno di un "triplice recinto circolare" che parla di creazione triadica, di nascita /morte/rinascita

Quindi un luogo sacro di nascita/rinascita 

Si potrebbe obiettare che non è possibile assimilare una forma delle due cellette, ad una cellula che sta per dividersi, nella sua fase telofasica. 

Questo non è totalmente vero

Dimentichiamo sempre del forte potere delle memorie globali, akashiche, dell'umanità, e di quanto, da una civiltà all'altra, partendo dalle più evolute, che poi sono state sommerse, come quella di Lemuria e di Atlantide, estremamente evolute, con esseri oltre i tre metri e mezzo, testimoniati in tutte le civiltà, comprese la nostra sarda, queste memorie, queste conoscenze , passino attraverso il DNA, silenziosamente, e restano come memorie, come conoscenze che non si spiegano attraverso un normale apprendimento, ma attraverso la trasmissione genetica e mnemonica nel Dna

Quel DNA, nella cui sezione, nei suoi filamenti, vi è la struttura del Fiore della vita a 6 punte.

 L 'evoluzione del trilobato a tre punte

La creazione concretizzata nella materia

Ce lo siamo impressi nella fronte del Boes, per non dimenticare


E ditemi voi, se non è strano, trovare una struttura, una "tomba" a forma di cellula pronta alla separazione, proprio in un paese, Goni, il cui nome sembra la forma sincopata della parola Gonadi

Gonadi deriva dal greco "gone", che significa "seme" 

Goni, nel quale si rappresenta un seme riproduttivo pronto alla separazione, nel triplice recinto in pietra della creazione

Non può essere un caso


Come non è un caso che le "capocchie" protettive dei cromosomi, si chiamino Telomeri, una protezione con un DNA duplicato in quel punto, che protegge dal deterioramento, dalla fusione con cromosomi confinanti

E i Telomeri producono trascritti genetici che vengono chiamati TERRA

Telos è la città Sacra di Lemuria, una civiltà altamente evoluta come quella Atlantidea, di cui, pare, siano rimaste tracce sotto il Monte Shasta, negli Stati Uniti 

La Città di Luce, di Cristallo, della Nuova umanità, fondata a protezione delle Coppie Sacre, le portatrici del Sacro Femminile e Maschile integrato

Telo-meri

Telo-s

I Telomeri sono a forma di X

Maschile e femminile che si incrociano. 

Il fiore della vita trilobato è a forma di Y.

X e Y

Il nucleo della vita, il corredo genetico maschile e femminile


L' Antica Civiltà Sarda è tutta basata su questo equilibrio delle due energie

La celebra in ogni modo, e il suo Dio primigenio, è androgino

Ed io, in questa struttura meravigliosa in pietra, vedo una culla, più che una tomba,  ci vedo il seme, il "Gone/Goni" della rinascita, della creazione 

Ne parla la forma, e ne parla il nome, anche con tutte quelle "perdas fittas" incastonate nella terra

L' elemento fallico della dura pietra, che fertilizza la morbida terra

Un luogo magico

Come tanti altri, in Sardegna

Ovunque, si parla di creazione. 

Di vita

E i toponimi rivelano

Lì dove non bastano le forme 

Ma le forme parlano, sono scrittura della pietra stessa, a seconda di come viene disposta, ancora prima dello stesso segno grafico nella stessa pietra, a coglierne la Bellezza del messaggio da essa custodita. 


Tiziana Fenu


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Goni il "gone" della vita








💛Alluvione Bitti 29/11/2020

 Sono stato a Bitti solo una volta. Purtroppo. 

Ma mi hanno parlato di questo paese persone, di Bitti, in modo geniale, sveglie e con un carattere di ferro. Mi hanno raccontato della loro lingua, dei suoi quartieri, della loro storia, della loro musica, dei loro costumi, della loro genialità.

Le immagini di queste ore sono sconvolgenti e fanno male. Immagini che ritornano appena sette anni dopo quelle precedenti, con la strade di nuovo sfondate e le case appese sulla terra. Le pietre nelle strade, non i ciottoli, pietre non squadrate, grosse di quelle che un uomo non riesce a spostare da solo. 

E ci sono i morti. I morti e la devastazione. 

Ecco che si ripresentano parole orribili, nel suono e nel significato, come calamità, era imprevedibile, ma soprattutto fiume tombato. Un fiume costretto dentro una tomba. Verrebbe da chiedersi ma ci siete mai stati dentro una tomba? Io si, per lavoro. E da vivi li dentro, si sta male, molto male. Un fiume è vivo. 

Io ho una formazione archeologica (ho indagato diverse tombe) ma studio il modo e la maniera della nascita dei villaggi non solo dal punto di vista storico ma soprattutto materiale, appunto archeologico. Non è un lavoro che si fa a casa, ma nelle strade, in campagna, con i piedi camminando, vivendo nei luoghi, respirando la loro aria d’estate e l’odore di ziminera d’inverno. Capendoli. E da quanto si legge in queste ore, e da quanto abbiamo letto sette anni fa, non era difficile capire che un fiume tombato rappresenta la madre dei problemi. 

Ma non è solo Bitti. Di queste soluzioni geniali, prese in passato non troppo lontani, ma anche in quelli recenti, è piena tutta l’Isola. Tombare i fiumi? Perché? Perché danno fastidio: d’inverno il loro rumore, d’estate le zanzare, il loro essere secchi con tanto spazio sprecato (dove qualche mano santa scarica di tutto, dai rifiuti, agli animali morti, agli scarti della vendemmia, alle pelli degli agnelli, provate a camminare lungo il corso di un fiume e vedete cosa si trova). 

La realtà è che viviamo in una terra (tutti orgogliosi dei quattro mori e dell’albero deradicato, ma tutti con la memoria corta) martoriata da Noi, dall’uomo dove ha inciso male sul paesaggio soprattutto, in quest’ultimo secolo. Come e uguale al resto dell’Italia (Sardina non est’Italia, est peusu). 

Il film a cui assistiamo è sempre lo stesso: d'inverno le nuove piogge, oramai violente, e d'estate da incendi che steriliscono i nostri terreni e mandano in fumo pascoli, boschi e mettono a nudo la fragilità delle nostre campagne sempre di più in via di abbandono. Ma se la pioggia è colpa di Giove pluvio, per gli incendi si pensa sempre ai soliti ignoti e si richiama con nostalgia agli articoli della Carta De Logu per dire che la piaga, ai tempi di Lionora, era giustamente condannata con taglio delle mani. Allora si che esisteva la giustizia, e così ci laviamo la coscienza con la Storia.  

Ma così si dimentica tutto, si dimentica che mentre vediamo il fango nelle strade si sta pensando ad una nuova legge per aggiungere cemento per un turismo che ci salverà sicuramente dal nostro endemico sottosviluppo. Una terra, un paesaggio di Sardegna non caratterizzato dall’impavido nuraghe (con un progetto di tutela Unesco che fa ridere) ma da cave abbandonate, discariche non risanate, mondezza lungo le strade, di strade non finite, urbanizzazioni disordinate, e cemento, tanto cemento nelle campagne, sulle coste dove i fiumi devono essere nascosti e poi tombati. Ma poi facciamo i convegnetti sullo spopolamento finanziati da mamma regione, con tre canzoni in re, e la solita discussione sul perché succede e così ci laviamo la coscienza, e trallalera e trullallà.

Non siamo  resistenti e orgogliosi, ma solo appena resilienti e vigliacchi, e anche ciechi allo sfacelo ambientale, sociale e culturale, che stiamo costruendo per i nostri figli. 

 

Ma tutto con la sarda determinazione di cui siamo sempre fieri per dare quel contentino alla nostra coscienza.

Franco G. R. Campus


Alluvione Bitti 29/11/2020






💛La navicella triangolare sarda

Comincia a combaciare tutto, visto dalla mia prospettiva


"Un  torrione e sei torrette" di questa riproduzione di imbarcazione triangolare sarda


Triangolare come la planimetria dei Nuraghi trilobati, penso, i più Sacri, a livello ritualistico

Triangolo, la cui evoluzione è la Stella a sei punte

La stella a sei punte della Sartiglia

Il fiore a sei punte sulla fronte della Maschera dei Boes

La stella a sei punte del simbolo della tribù dei Dan

Le tre protomi taurine che tirano la navicella in direzioni opposte tra loro, "obbligandola" ad una apparente fissità

Ma è solo apparente


Perché il punto "zero" della creazione è sempre statico, ma potenzialmente dinamico

È l' intersezione del maschile e del femminile, che trovano quell' equilibrio necessario per creare il punto zero, immobile, potenzialmente propulsore della creazione

Il "torrione centrale" con intorno le sei torrette, sempre dalla mia personale prospettiva, indica quel serpente della conoscenza, che è nel Sigillo della tribù di Dan, che ho postato ieri

La conoscenza, la consapevolezza, la torre che unisce il Cielo e la Terra, Sole e Luna, Divino e Umano.

Attraverso una torre spiralizzata, come i Nuraghi, così come è rappresentato il serpente nel sigillo, con una forma sinuosa, spiralizzata a decrescere verso l' alto, come i nuraghi

La stella a sei punte, se espansa in una dimensione tridimensionale, verso l'alto, così come si espandono verso l'alto i nuraghi, i nuraghi trilobati, forma la figura tridimensionale e solida del tetraedro ( due piramidi a base triangolare che si intersecano per il vertice, ruotando una in senso opposto all'altra), che è la stessa figura energetica tridimensionale della Merkaba, il nostro corpo energetico, formato dalle due energie, maschile, elettrica, e femminile, magnetica, che interagiscono tra loro e formano la dinamicità della creazione, della nostra consapevolezza, del nostro carro di luce

Il numero 6 è il numero della creazione

Un tre più tre, raddoppiato, e il triangolo ne rappresenta la base alchemica fissa

Padre, Madre e Figlio

Il punto zero da cui la creazione ha potenzialmente inizio, all' interno del caos primordiale

Nelle acque agitate  del diluvio, un punto zero ci deve essere

Quel punto zero che custodisce il trilobato della creazione

Il trilobato che era stato affidato a Noè, a Enki, a chi per lui, a qualche Avatar dal nome sardo, a qualche "seme" che ha fatto germogliare il fiore della vita, nella terra Sarda, che ne ha custodito la forma, nei trilobati e nei tanti semi, i tantissimi nuraghi in terra sarda e oltre, e che ritroviamo proprio nella forma di questa navicella, che non potrebbe essere più simbolica

Le Tre forze creatrici solari, uterine e taurine insieme, che spingono in direzioni opposta per creare il punto zero della creazione primigenia

Sempre da brividi ripercorrere a ritroso, con passo all' indietro, le stesse orme, e scoprire che è impossibile cadere nel vuoto. Tutto coincide. Tutto torna e si incastra perfettamente


Grazie prof. Sanna, per il suo preziosissimo contributo nella ricostruzione della storia della nostra Sacra Civiltà, dimenticata, forse, ma solo per poco

Il tempo di un altro diluvio simbolico, per ricordare nuovamente

Le immagini parlano, hanno una potenza evocativa straordinaria, e questa, di questa navicella, racconta tante cose

Tante

È tempo di ricordare

L' arcobaleno alle spalle del serpente, nel Sigillo della tribù di Dan, sta già rivelando la potenza del Sole, che non ha mai cessato di splendere


Tiziana Fenu


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Guarda guarda che barchetta assurda! E' una barchetta nuragica sul serio o uno scherzo? E se non lo è 'cosa è'?  


Nelle immagini del computer mi sono ritrovato, tra altre 'stranezze' del nuragico, la foto di questa incredibile barchetta. Non c'è dubbio che essa  è un prodotto genuino bronzeo nuragico, obbediente ad una ben precisa tipologia di manufatti dell'età del bronzo finale e del primo ferro. Ma perchè è così stramba (per non dire grottesca)? La solita protome taurina (o di cervo) d'obbligo aumenta di numero e diventa addirittura tre; infatti sono tre i simboli degli animali che idealmente 'tirano' la navicella. Ma orientati come sono in direzioni diverse praticamente  la rendono immobile, ferma, stabile; la paralizzano. E' evidente che qui l'inventore del manufatto scherza perchè ben sapendo della serietà e della compostezza formale delle navicelle lo rende volutamente comico. Niente di nuovo però perchè i bronzetti ci hanno già abituato al comico e al grottesco. Basta prendere il testo del Lilliu sulla piccola statuaria per poter osservare curiosi personaggi che si rendono marcatamente oggetto di sorriso se non di riso.. Il Lilliu  registra puntualmente il dato ma non dà una risposta soddisfacente del significato del loro singolare aspetto formale. Anzi si può dire che non ne dia nessuna.  Qui però a rendere la 'comicità' non è una persona, ma una cosa, un oggetto. Potrei sbagliarmi ma credo che sia la prima volta che riscontriamo ciò in tutta la produzione dei bronzetti ai noi noti. Mi sembra evidente allora che il bronzetto si carica di senso, non può essere interpretato con le sole categorie dell'estetica perchè esse vengono annullate dagli aspetti più evidenti e nuovi  della navicella che non solo è triangolare e possiede tre protomi, ma ha anche il topos del nuraghe annullato perchè non presenta il torrione centrale con le quattro torrette, ma un torrione circondato da sei torrette, due per ciascun lato del 'triangolo barca'. Perchè tutto ciò? Che messaggio nasconde quella marcata  straordinarietà? Io un'idea l'avrei su quel senso ma non ve la dico per esteso. Faccio notare solo che i significanti oltre agli ideogrammi delle protomi, sono i numerali ovvero i due sei, molto chiari, che si ricavano il primo dalle tre protomi e dallo scafo triangolare e il secondo dalle sei torrette. Chi ci ha seguito nella lettura del 'metagrafico' sia nel system nuragico sia in quello etrusco, sa bene cosa significa il Sei, quale importanza esso significante abbia nell'indicare il doppio aspetto astronomico della luce e del giorno e della notte. Abbiamo scritto non poco in proposito e chi vorrà potrà, penso, capire molto altro. Soprattutto comprendere perchè lo scriba artigiano abbia composto una barca così assurda, del tutto impedita nel movimento, stabile, ben ferma.


Prof. Gigi Sanna 


La navicella triangolare sarda






💛Il Simbolo della tribù di Dan

 Gli uomini che dominarono il Serpente


Questo è il simbolo della tribù di Dan, nella prima immagine 

L 'Antico simbolo degli Antichi Sardi degli Shardana

Ma sugli Shardana, sull' aspetto storico, non mi voglio soffermare troppo. Ci sono pubblicazioni in proposito, molto interessanti e approfondite di molti studiosi affermati

Ciò che mi preme sottolineare e approfondire, è la simbologia di questo simbolo, testimone e portatore di ciò che era la vera natura degli Antichi Sardi

Simbolo che rivela molte più cose di ciò che sembra, che  si incastrano perfettamente tra loro, e con gli altri tasselli, che contribuiscono a ricostruire  la vera storia della nostra civiltà


Viene presentato come simbolo  della tribù di Dan e viene introdotto da questa spiegazione :

"Benedizione del padre Giacobbe ( Dan era uno  dodici figli di Giacobbe, avuto dalla serva della moglie Rachele, sterile, il grande patriarca degli Ebrei, eroe eponimo del popolo di Israele, chiamato da Dio stesso, da JHWH, con il nome di Israele, in quanto lotto' con il  Signore e vinse) 

« Dan tutelerà la sua gente come ogni altra tribù di Israele. Sia Dan come una serpe sulla strada, una cerasta (ndr: un serpente diffuso in africa settentrionale) sulla via, morde il cavallo nel calcagno ed il cavaliere cade all'indietro ([il cavaliere (mette) all'indietro il cavallo morso nel calcagno]). Io spero, o Signore, nella tua salvezza »   (Genesi 49.16-18)


Osserviamo il simbolo

Una circonferenza rotonda come i Nuraghi, una figura matrice di contenimento

Un utero primordiale, come come i nuraghi, che anche nella loro disposizione interna, spesso sembrano nella planimetria , degli uteri con le tube di Falloppio, un condotto uterino in onore della Dea Madre Creatrice

Una circonferenza rossa. 

Che è il colore della Dea Madre, dell'ocra rossa, appunto, che è il colore del sangue mestruale fertile e fecondo

Un cerchio che racchiude una stella di David, due triangoli che si intersecano

Il triangolo, come abbiamo  già visto nei miei precedenti post, rappresenta il trilobato, il nucleo della creazione il Fiore della Vita, dei Nuraghi trilobati

Ho già detto tante volte che la stella di David è come se fosse un simbolo  rappresentativo Sardo, poiché rappresenta  quell'equilibrio sinergico tra polarità maschile e femminile, di cui gli antichi alchimisti sardi tenevano sempre conto, al punto di  rappresentarlo come fiore della vita e Stella a sei punte, intagliata nella Maschera dei Boes, la maschera del carnevale sardo e nella stella a sei punte  della  Sartiglia, una corsa cavallo che si svolge ogni anno ad Oristano, finalizzata alla conquista di questa stella ad opera di una figura umana divinizzata, "Su Componidori", cioè colui che compone, che crea, che crea abbondanza attraverso la sinergia degli opposti, rappresentata dalla stella a sei punte 


I colori di questi due triangoli che si intersecano, presentano un triangolo verde e uno giallo

Giallo come la divinità del dio Toro /sole, la divinità portante di tutta la spiritualità degli Antichi Sardi

Verde perché la Sardegna era chiamata anticamente isola del grande verde


Ecco cosa dice prof. Dedola, a proposito della definizione della Sardegna come isola verde:


"La Sardegna era nota in tale modo. Isola del Grande Verde era un coronimo antonomastico, poiché l’isola era incastonata al centro del Mediterraneo (chiamato ilGrande Verde), lontana da ogni costa, distante ma attrattiva per tutte le sue ricchezze.

Il Grande Verde: così lo chiamavano pure gli Egizi. E quando descrissero i Popoli del Mare, affermarono sempre che provenivano dal Grande Verde, da loro detto Uatch-ur, ‘the Great Green water’, ossia il Mare Mediterraneo. A saperlo interpretare foneticamente, l’egizio Uatch-ur è la base etimologica da cui deriva pure il ted. Wasser e l’anglosassone water. Parola mediterranea e pan-europea, questa, che però non replicava, se non nella semantica, il modo in cui gli Accadi, gli Assiri e i Babilonesi chiamarono per proprio conto il Mediterrraneo: Iqnû-sû ‘quello (il mare) del Lapislazzuli’."


Gli egizi quindi dicevano che i popoli del mare, gli Shardana, erano  identificati come  appartenenti alla Sardegna, al centro del Mediterraneo


Per quanto riguarda il blu, sappiamo che è un colore primario, il Blu Cian, come quello dell'immagine. 

Primario come il colore giallo 

Il verde è un colore secondario, ottenuto dal giallo con l'aggiunta del blu

Ma il blu è importante anche per un altro motivo. Per gli antichi sardi si dice che venissero chiamati come " uomini blu" 

Nei vangeli apocrifi si parla di questi angeli terreni provenienti, si presume, da Sirio e che si accoppiarono con le donne terrestri, e pare fossero blu, come gli abitanti di Atlantide, come tutte le principali divinità Osiride, Vishnu, Toth.. 

Giangiacomo Pisu ne parla nel suo libro "La flotta Shardana", e ne parla anche  Raimondo Demuro, nei suoi 7 volumi di Nuragheologia, che poi andarono distrutti in un incendio, ma che furono recuperati

Anche i Berberi del Nord Africa, i Tuareg, il cui simbolo è un'Amazigh uguale al simbolo del capovolto sardo, sono chiamati uomini blu, forse per via delle tinture delle vesti, o davvero per la loro provenienza stellare

Certo che è strano, che lo stesso simbolo sia presente anche  nelle nostre Domus de Janas

Antichi sardi e Tuareg, entrambi, chiamati Uomini Blu


Ma Ritorniamo al simbolo dei Dan, il sigillo della tribù Dan

All'interno è rappresentato un serpente, che verosimilmente è assimilabile a quello della figura della Cerasta Cornuta , chiamata anche vipera  Cornuta del deserto, con due piccole cornine sul capo,  spesso presenti anche negli elmetti dei nostri Bronzetti sardi

"Nachas" e "Tannin" sono due parole ebraiche, ed entrambe significano "drago", poiché la connessione tra drago e serpente era già presente in  forma della figura del Leviatano, il mostro Marino dalla leggendaria forza, nato per volere di Dio, che rappresenta la grande potenza di Dio, il caos primordiale, nella Genesi

Infatti viene indicato come il "serpente del Polo Nord", perché nella etimologia ebraica, indicava la costellazione del dragone, di 4500 anni fa, il Polo nord, che era vicino alla stella Thuban, che invece si trovava nella coda del dragone

E il Dragone rappresentava astronomicamente sia  il nodo nord che il nodo Sud


Osservate una cosa  importante

Come questo Dragone sia  inserito in uno sfondo che indica l' arcobaleno

È significativo  e indicativo del diluvio, perché dopo ogni diluvio appare sempre l'arcobaleno

E l'arcobaleno, è la firma  di una nuova Alleanza tra cielo e terra

Quindi questo simbolo è legato anche al diluvio universale, e niente di strano che proprio gli artefici del diluvio, fossero degli sciamani sardi, coloro che sapevano invocare la forza del diluvio e del fulmine, come ho già scritto in un mio precedente post, e che Noè, fosse il costruttore sardo

Secondo le ricostruzioni storiche, Mosè si è avvalso, proprio per attraversare il deserto, della protezione di alcuni contingenti di Shardana  tra i quali, proprio il popolo di Dan


Ma continuiamo ad osservare il sigillo

Sotto il sigillo della tribù di Dan, ci sono due lettere ebraiche

Due lettere ebraiche molto importanti, due sacri archetipi ebraici

La lettera "Nun", a sinistra, e la lettera "Dalet", a destra. 

Il simbolo della Tau, è quello che sintetizza la Dalet e la Nun, che appartiene alla tribù dei Dan, gli Antichi Shardana. 

Lettere ebraiche, che unite insieme, formano la Tau, che significa "Giudice". E, i Giganti di Mont'e Prama Sardi, in quanto Giudici, hanno la Tau impressa nel volto, con l'arcata sopraciliare e il setto nasale, che formano una T. 

La T dei Sacri Iniziati. I Giudici( da cui Giudicati, i 4 Giudicati con i quali era divisa la Sardegna). Dei Giudici equilibrati, con le polarità in equilibrio. 

In loro c'è verità, saggezza, armonia. 

Perché hanno trasceso la dualità, e si sentono in armonia con il Tutto. Hanno l'energia primordiale della Creazione. 

E sotto c'è scritto "Da", forse un diminutivo di Dan


Sulla Stella a 6 punte, prima di introdurre il discorso sulla lettera Nun , e sulla lettera Dalet, volevo sottolineare che la storia dell' umanità biblica ebraica , si divide in tre parti, quella di Adamo, di Noè e di Abramo, nonno di Giacobbe, il cui padre, era Isacco

La storia dell'umanità si è sempre ripresentata ciclicamente, e tutti e tre i nomi Adamo /Noè /Abramo, il padre di Giacobbe, hanno un valore ghematrico pari a sei, come la stella a 6 punte e il fiore della vita

La ghematria, è una scienza teologica dell'ebraismo, che studia le parole scritte in lingua ebraica e  attribuisce ad ogni lettera dei valori numerici

Pare che le parole  con valore numerico identico, siano correlate, ed è uno dei  metodi utilizzati dalla Cabala


Ma parliamo delle Sacre lettere Nun e Dalet

La lettera Nun è rappresentata geometricamente da un rombo

Gli antichi Egizi, la rappresentavano come una piccola rapida in movimento e in estensione, dei triangolini ravvicinati tra di loro

Ha un valore numerico 50 e simbolicamente rappresenta il pesce

Per gli antichi egizi era l' acqua, quello zig zag doppio, l'energia, l'acqua da cui tutto ha avuto origine, il mare primigenio

Nun  Infatti era insieme,  la divinità cosmogonica che rappresentava l'elemento acqua acque primordiali, il mare primigenio

Nun  è infatti il padre originario, l' androgino, la coppia cosmogonica delle acque universali creatrice, Nun e Nunet, di cui già parlai in un mio precedente post 

Considerando che  la parola Nuraghe, ha come radice, "NU-", che è la stessa radice sia di  "nun", che rappresenta l'acqua, che Nur, che rappresenta il fuoco, già capiamo l' importanza di questa lettera ebraica, il quattordicesimo Sacro Archetipo


È chiaro che il nuraghe di per sé rappresenta quella divinità originaria e androgina che contiene in sé sia l'elemento fuoco che l'elemento acqua

Ma la cosa straordinaria è che "Nun", rappresentava il  salutare primordiale, chiamato " NYNY", il cui segno era un uomo che trasmette energia, come un fulmine a zig zag, come  il saluto dei nostri Bronzetti sardi, che hanno quasi tutto il palmo della mano rivolto in avanti

Il  potere di  trasmettere energia, che si trasmette come un fulmine a zig zag

Avevo già scritto nel mio precedente post che il palmo della mano era indicativo del destino, come la palma divinatoria indiana preservata con l'olio di pavoncella, che custodisce la lettura del destino degli uomini

E questo essere un "uomo di potere che trasmette energia", può significare soltanto una cosa : che si trattava di antichi sciamani taumaturgici, guaritori, con il dono della guarigione attraverso il palmo della mano 

Degli sciamani pranici, che conoscevano  benissimo  le energie dell'universo, e che irradiavano attraverso le mani, per scopi terapeutici

Ancora oggi, in Sardegna, si usa salutare gli altri in sardo dicendo "saludi", "salute" 

Ora il quadro è ancora più completo 

La "Nun"  del simbolo della tribù di Dan, rappresenta la forza solare, maschile, insieme all' energia della  vulva femminile, quella che si forma nella Vescica Piscis, dall'incontro delle due polarità opposte maschile e femminile 

Esattamente come la stella con i suoi due triangoli intersecati, che rappresenta insieme sia la forza lunare che solare 

La fonte di ogni cosa

La Mandorla mistica, il pesce cristico della vescica piscis, presente in ogni cultura ha fin dalle antiche civiltà, poiché è energia degli opposti

Il pesce che penetra l'acqua del femminile viale della creazione

Il pesce, il nucleo unitario, precostituito, preesistente, alla separazione degli opposti

Tutto rimanda ad una divinità ed energia originaria, di cui gli antichi sardi erano custodi e depositari


Con il palmo della mano in vista, si indica questo legame il loro destino di "Dei tra gli uomini", che emergono dal caos delle acque della creazione, in uno spazio energetico, privo di polarità contrapposte, di cui essi sono testimoni e artefici, in quanto uomini di potere, sciamani, pranoterapeuti, chiropratici, che trasmettono energia attraverso il palmo delle mani. 


Sono come emettitori viventi della forza primordiale


Tutte le prime divinità primordiali avevano un nome di pesce

Cristo stesso è spesso rappresentato all'interno della Vescica Piscis, e veniva chiamato con il nome di "Ichtys", "pesce", nelle prime comunità cristiane, per dissimulare il suo vero nome ed evitare persecuzioni

L' acqua il femminile accoglie il maschile, il pesce divino, e insieme sono il punto di partenza da cui ha origine il tutto, che permette, consente, la vita stessa

Infatti la "Nun" è lo spazio sacro di ognuno, dove la  divinità e l'umano si incontrano


Ma "Nun" in inglese vuol dire  anche suora , e le suore indossano un vero bianco, perché sono consacrate a Dio, al Divino

La "Nun", cromaticamente è rappresentata dal bianco, che simboleggia la purezza, lontana da tutte le passioni basse, di bassa energia, quelle animalesche istintuali

La Nun è dove si muore se stessi

L' uomo del Nun, è portatore di questo sacro archetipo, individuabile con quel palmo  di mano rivolto verso l'altro, come un propagatore di energia primordiale 

"Nun"  non  è un uomo normale

È un Alchimista che  non agisce d'istinto, ma è guidato da un bene Superiore

Un Uomo consacrato alla divinità, perché è riuscito nella sua opera alchemica a costruire la sua zona Bianca, la sua zona pura, simbolo della sua Essenza più pura


E questa zona pura, bianca sciamanica, da Uomo Sacro, l'ha mantenuta e preservata in quella maschera bianca che ancora oggi è indossata da "su Componidori" della  Sartiglia Oristano, e da "su  Issuhadores", che accompagna la danza claudicante, ritmata, ancestrale, animalesca dei Mamuthones 

E cosa  hanno sul capo, specialmente "su componidori", se non un velo bianco, come quello delle suore, che indica purezza e lo stato di divinità raggiunto con la consapevolezza? 

L' argomento  della maschera Bianca Sarda, lo approfondisco nel prossimo post, che è già in elaborazione, ma mi premeva  la stesura di questo post, visto che mi è arrivato questo Sigillo della tribù di Dan, e le due  lettere ebraiche in particolare


Quello che mi preme sottolineare in questo post, è la centralità semantica del simbolo della tribù di Dan,  la simbologia della prima lettera Nun, come Uomo che è rinato a sé stesso, con una potente opera di trasformazione alchemica che lo ha purificato

Un Uomo di potere, uno sciamano che  veniva ascoltato, un mistico dalle proprietà taumaturgiche 

L' archetipo Nun,  consente questa trasformazione, questa opera alchemica dell'uomo che ha sviluppato la divinità in sé, che è emerso come un pesce sacro, dalle acque del caos e ha varcato  la soglia della Dalet, l'altra lettera ebraica che è a fianco alla Nun, rappresentata sotto.il sigillo della tribù di Dan


La Dalet rappresenta la porta, ed è proprio in concomitanza con la simbologia della Nun, si accorda perfettamente 

La lettera Dalet, il Quarto Sacro Archetipo Ebraico, era rappresentata dagli egiziani, con le quattro dita unite e il pollice in alto, lo stesso simbolo della Nun, un uomo che saluta e  che irradia energia, e questa Dalet, nello specifico, indica la posizione della mano e delle dita, con pollice dalle dita 

Quattro dita unite ( come il 4 della Dalet) più una separata, il pollice, ( 4+1, cioè il 14 della Nun), che vediamo nel saluto dei Bronzetti sardi, come se fosse un simbolo distintivo proprio della tribù di Dan

Nell'alfabeto sinaitico era rappresentata come un pesce piatto e ha come valore ghematrico il 4, cioè la terra con i quattro elementi, Aria Terra, Acqua, Fuoco, e con i suoi 4 punti cardinali nord sud est e ovest

Perché la Dalet è la porta di iniziazione sulla terra, nella materia, nella carne

La Dalet è il verbo incarnato

È l'energia maschile primordiale che si esprime nella forma femminile della terra

"Porta", in sardo si scrive "Janna", cui poi il nome "Jana", perché la Jana è un portale

Conduce nelle sue strette aperture uterine delle Domus de Janas, per consentire la rinascita

E la lettera Dalet, è un portale, un unione, tra Cielo e Terra, che rappresenta anche il tetragramma di Dio, YHWY

Quindi rappresenta la divinità sulla terra


E quelle quattro dita unite,  separate dal pollice, esattamente come il saluto dei nostri Bronzetti, sardi indicano le quattro lettere del tetragramma divino, che si esprimono nella terra insieme al pollice, un "4 + 1", che rappresenta la Quintessenza  dell'umano, che è unito alla divinità

Un uomo che si è sacralizzato con il candore di un'opera  purificatrice, che è diventato "Nun", "suora/ pesce divino", che può indossare la maschera bianca e il velo bianco, come una suora, simbolo, del Divino e della purezza raggiunta, perché è riuscito a varcare la porta, la Dalet del proprio Ego

Che può salutare mostrando il palmo della mano radiante di energia terapeutica,  chiropratica, pranica, ipnotica, che rappresenta la forza della divinità scesa, incarnata nell' umano 

Dalet è una porta, come un  canale uterino stretto, come le  porte delle Domus, come quei piccoli passaggi, che sono anche alla base della Esedra delle tombe dei giganti


Perché la rinascita passa proprio attraverso questi piccoli pertugi molto stretti, dove l'energia è molto concentrata

Infatti la Dalet, la porta, riesce a comprimere vari strati di energia dispersi e li trasforma in energia compatta creatrice di trasformazione 

Infatti la lettera Dalet, è rappresentata anche dalla Runa Dagaz, una farfalla stilizzata con due triangoli uniti per il vertice, come l' ascia bipenne, come il Sacro Vaira,  perché la trasformazione  avviene grazie alla sinergia degli opposti. Come gli omini e le donnine stilizzate del ballo sardo

Le due energie maschili e femminili si equilibrano se sono stabilizzate 

Dove la materia si integra con la dimensione spirituale e dove l'uomo si rivela insieme al Divino in perfetta armonia

Proprio ciò  la maschera Bianca de su Componidori e de su Issuhadores, rappresenta

La mano, così bene sottolineata dalla Nun  iniziale sotto il Sigillo della tribù di Dan, indica molto bene il destino di questi uomini sciamanici, di Dan, degli Shar-Dan, destinati a lasciare tracce energetiche di sé ovunque andassero, come le tracce dei serpenti ondulate nel deserto

Sono le tracce dell' emanazione di energia

Le onde energetiche

Attraverso le mani, dopo la trasformazione del piombo in oro, come il profeta Giona, (Giona /Giano bifronte/ Janna/Jana) , che si ritrova rigenerato, dopo che è stato nel ventre della balena, essendo riuscito a trasformare il piombo in oro

E balena  è anche il significato del Leviatano, il mostro Marino da domare


La conoscenza deve sempre essere domata, con l' intelletto divino, proprio, per il suo grande potere

Ciò di cui parla questo simbolo, questo sigillo della tribù di Dan, non è un uomo comune

È un uomo di grande potere spirituale, che è una fonte di ricchezza e di benessere per tutti

È il Noè che salva  dal diluvio universale, è il Noè che porta con sé fiore della vita, il trilobato,  la forma portante  sacra anche nei Nuraghi trilobati

È il Mosè che porta il suo popolo in salvo attraverso il deserto

Ed è molto probabile che queste due figure, Mosè e Noè, siano state in passato, 2 Avatar rappresentati dagli antichi Shardana 

Delle guide sarde degli Antichi Sardi

A questo uomo sacro, viene affidato, come per Su Componidori che indossa una  maschera bianca e il velo sacramentare, il benessere di tutta la comunità

Poiché con la conquista della stella a sei punte, la stessa  del sigillo della tribù dei Dan, si assicura un raccolto prolifico, che serve per il benessere di tutta la comunità


I Nuraghi trilobati erano luoghi sacri di culto

I Nuraghi circolari erano uteri dove questa sacralità della creazione si compie, poiché carichi di energia orgonico e dinamica, spiralizzata

Nuraghi trilobati ovunque, nuraghi circolari come uteri, ovunque 

Presenza uterina e feconda come tanti chicchi di melagrana cosparsi da una mano Divina in tutta la terra sarda con oltre 10000 nuraghi emersi in un lembo di terra, attraversando i mari e arrivano in ogni parte del mondo

Di Dan, Giacobbe, suo padre ,(Dan è in uno dei suoi dodici figli, figlio della serva Bilah della moglie Rachele, moglie amatissima anche se non poteva avere figli, e infatti Giacobbe aveva due mogli, una spirituale amatissima, Rachele, e una molto fertile, terrena, Lia),diceva:

"Come serpente lasceranno le tracce , lui e i suoi discendenti"


Infatti dove passeranno i Daniti, gli Shardana ,lasceranno tracce ovunque

Ci sono tracce di nuraghi ovunque e non solo nuraghi , ma anche Pozzi Sacri, in ogni parte del mondo, anche nei toponimi

Dei Dan si dice che una volta partiti dall'Egitto, come truppe protettive di Mosè nell' esodo, andarono ad abitare sulle loro imbarcazioni, e questo viene scritto anche nella Bibbia dell'Antico Testamento, nel libro dei Giudici(5 : 17) 

Il nome per Dan significa "Principe di Dan" e furono loro ad aiutare a Noè a costruire l'arca

Nelle nostre navicelle sono rappresentati animali diversi tra loro, scimmie, colombelle, cervi e sembrano delle piccole Arche di Noè frammentate in piccole imbarcazioni

Quindi niente di strano che Noè forse  un antico sardo Shardana

Era uno Shardana, secondo le importantissime ricerche di Leonardo Melis, anche il costruttore dell'Arca dell'Alleanza, testimoniata dai modellini in bronzo ritrovati in Sardegna,, risalenti al 1800 a. C, se non molto prima


I greci chiamavano questi Shardana, iperborei

Atlantidei probabilmente, perché ci sono troppi elementi  che fanno pensare che si trattasse di Esseri superiori, intimamente connessi con la dimensione Divina e capaci di trasformare se stessi e gli altri in uomini sacri e che si presentavano come testimoni del tetragramma di Dio incarnato

Erano dei guaritori ribelli che si staccarono dalle 12 tribù di Israele, formando la tredicesima, come il segno dell' Ofiuco, segno che non è contemplato  nel normale calendario  calendario astrologico Ma che esiste come costellazione e che  è importantissimo,  perché indica l'uomo che riesce a dominare il serpente della conoscenza, e ad averne completa per padronanza, proprio come gli Antichi Sardi ribelli, ghettizzati poiché non si inchinarono all' idolatria di un Dio vendicativo, che incuteva paura, ma solo ad onorare il Dio della conoscenza

I dominatori del Serpente

Qui in Sardegna siamo tutti potenzialmente un po sciamani, specialmente le donne, il femminile , la Sophia, il serpente della conoscenza. 

Antichi rituali si tramandano , per via femminile.. L' uomo crea, la donna custodisce

Coloro che avevano la Sacra Chiave della conoscenza


Tiziana Fenu 


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Il simbolo della tribù di Dan


































💛La punicomania. Prof. Sanna

 Si delinea sempre maggiormente lo scenario reale di quella che fu la Vera Civiltà Sarda

Grazie prof. Sanna. 


LA PUNICOMANIA? PIU DELETERIA DELLA FENICIOMANIA..NON FURONO LORO, I PUNICI, A DISTRUGGERE LE STATUE DEI GUERRIERI 'TORI' DI MONTE 'E PRAMA MA I ROMANI VINCITORI DI AMSICORA E FEROCI CONTRO L'ISTITUZIONE CHE QUESTI INCARNAVA. MA AMSICORA NON MORI' INVANO. E LO STATO SARDO DURO' A LUNGO E TRIONFO' SULL'ANNIENTANENTO.


Prima sono i Fenici che fanno il bello ed il brutto tempo. In Sardegna sono loro che comandano, insegnano, civilizzano, esportano, importano, colonizzano, distruggono. Poi si scopre che non è così e che persino la stele di Nora, cavallo di battaglia per decenni dei feniciomani,  gli scribi  Fenici non l'hanno neppure sfiorata con un dito, nuragicissima com'è. Per non parlare della distruzione dei Giganti ad opera loro, una delle più grosse bufale di sempre dell'archeologia isolana. Ma si va di fretta nel correggere l'errore colossale e che si fa?  AI fenici si sostituisco i Punici (i Cartaginesi) anch'essi qualche secolo dopo comandanti, insegnanti, civilizzanti, colonizzanti, distruttori, e così via mitizzando . Sono questi allora ad aver perpetrato nel IV secolo l'orrendo massacro di Monte ' prama, forse con il concorso degli stessi Sardi anti-Monte Prama.  Fortza paris con le elucubrazioni, tutti uniti quando si parla delle imprese dei popoli celebri e potenti che 'contano' nella storia ; tutti uniti soprattutto per la codificazione nella storia di un ruolo sempre subalterno dei sardi pelliti sottomessi e 'abituati ad essere vinti', secondo l'ipocrita espressione dello storico di corte imperiale, Tito Livio, che da storico di Roma, ancora in quegli anni, ad un secolo di distanza, registrava la lotta dei Sardi, fieri proprio del non essere ancora nè vinti del tutto nè domati. Tanto poco domati che la 'statualità' sarda nuragica resisterà e durerà per secoli ancora,  più di quella romana, se è vero, com'è vero, che Hospitone ' dux' dei Barbaricini, cioè re di una grossa parte della Sardegna, riceveva le lettere accorate di Gregorio Magno per l'abbattimento dei simboli di pietra e di legno della cultura e della 'religio' nuragica . Ma non è di questa storia 'statuale nuragica', tutta da capire e da fare, che intendiamo parlare. Intendiamo invece dire di uno degli elementi precipui della statualità  sarda nuragica ovvero la monetazione. Tutti sanno che le monete sarde della seconda metà del III secolo a.C. , quelle raffiguranti il toro, sono dette sardo -puniche . Perchè sardo puniche? Di punico in esse non c'è proprio niente. E' la punicomania (che fa il paio con la feniciomania) che sulla base di una presunta testa nel diritto delle monete della divinità Kore (per altri la Tanit) ci mette un po' di farina di un sacco inesistente; chè farina e sacco sono completamente sardi. Sì totalmente sardi perchè  i visi maschili e solo maschili delle monete con l'astro radiato e con il toro e di quelle in particolare con la spiga ed il toro, sono quelli del liviano 'dux longe primus auctoritate' che regnava in quel tempo in Sardegna. Quel dux Amsicora di Cornus che una scienza storica isolana  timidissima quanto ideologicamente condizionata da un'antropologia superficiale antisarda, non solo viene raffigurato nel conio ma viene anche 'scritto', con tanto di nome, con quella raffinatezza impareggiabile del rebus che era vanto degli scribi  nuragici. Amsicora 'nul'ac' (luce del toro) e bar'ac (figlio del toro) si capiscono solo se si capiscono gli ideogrammi presenti nelle monete. E Amsicora 'MER-E ( signore) si capisce altresì se si fa uso dell'acrofonia. Che le cose stiano così e che le monete sarde e non sardo puniche ( si pensi che per la scienza storica punicofila  anche Amsicora, il figlio del toro,  diventa in mix ...un sardo punico) vadano 'lette' per benino per capirne il senso lo dimostra una cosa sola. Un dato sottolineato da uno studioso italiano, Massimo De Benetti. Molte delle monete sarde di Amsicora, soprattutto quelle con la spiga e il toro,  ricevono in Roma lo sfregio dell'annullamento con la successiva punzonatura romana per ottenere i sestanti. Perchè la capitale del mondo lo fa? Perchè lo stesso sfregio della Statue di Monte 'e Prama?  Perchè lo stesso sfregio di Cornus? Secondo me c'è una sola spiegazione. Amsicora 'dux' (un dux di ascendenza divina) , le statue dei divini guerrieri santi tori di Monte e Prama, le monete d'oro, in potin o in bronzo di Amsicora, la capitale Cornus, costituivano i simboli di una potenza di uno stato antico di Sardegna che Roma non poteva tollerare ad un giorno di viaggio dal Tevere. Per poter dominare e sottomettere bisogna abbattere i simboli. Si sa. Anzi bisogna renderli il più possibile irriconoscibili e non visibili. Si parla tanto e giustamente di stato Cartaginese accanito oppositore di Roma. Sarebbe però ora di onorare la storia parlando di un altro stato che non fu certo meno accanito oppositore. Di uno stato che però non morì come Cartagine, perchè seppe sfruttare valore e territorio tanto da riuscire alla fine  a trionfare sull'annientamento


Prof. Gigi Sanna, ricercatore, storico, autore, esperto di antiche scritture, in particolare di quella sarda


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Tiziana Fenu


La punicomania. Prof. Sanna




💛Carta de Logu e la violenza sulle donne

 25 Novembre


#noviolenzasulledonne ❤️


Sardegna millenni avanti


Dalla Carta de Logu di Eleonora di Arborea

 “Di chi violentasse una donna sposata”.

 

"Qualora un uomo dovesse usare violenza sessuale su una donna sposata, promessa sposa o vergine e di questo venga ritenuto colpevole, è condannato a pagare un’ammenda di cinquecento lire e, qualora lo stesso non dovesse pagare entro quindici giorni, gli sarà amputato un piede. Se la donna in oggetto è nubile l’ammenda scende a duecento lire ma l’uomo è tenuto a sposarla. Tale condizione è tuttavia subordinata al fatto che la donna accondiscenda al matrimonio. Nel caso in cui la stessa rifiuti la proposta, il reo è tenuto a farla accasare munendola di dote secondo la condizione sociale della donna stessa e del suo futuro sposo. Come nel caso precedente, se il colpevole non è in grado di onorare l’impegno, la pena è l’amputazione del piede. Per la donna vergine sussistono le stesse condizioni, senza però obbligo di accasamento, ma solo ammenda ed eventuale pena."

 

In questo articolo troviamo due principi di straordinaria modernità, considerata l’epoca in cui tali norme erano vigenti. Il primo sancisce che un matrimonio “riparatore” risulta valido solo e soltanto se lo stesso è di gradimento della donna. In caso contrario non sussiste per lei alcun obbligo ed il reo va incontro alla condanna. Questi dovrà comunque pagare allo Stato una cifra molto elevata per l’epoca considerando che un cavallo da battaglia, strumento fondamentale per un regno, aveva un valore indicativo di circa dieci lire.

 

Da sottolineare che qualora la donna non gradisca come marito il suo violentatore, l’uomo ha l’obbligo di provvedere per il suo futuro fornendole una dote e trovandole un marito a lei confacente. Tale operazione, non esime tuttavia lo stupratore dal pagamento dell’ammenda.

 

Interessante il fatto che un documento così antico ed in forma ufficiale sia rispettoso della volontà della donna, figura non certo tenuta in alta considerazione in epoca medioevale.

 

Altro aspetto del tutto rilevante è la poca importanza tributata alla verginità femminile: come si evince dalla norma, il reo di violenza sessuale su di una vergine subisce la stessa identica punizione di colui che si trovi a perpetrare il reato su di una donna nubile, fidanzata o comunque non sposata.

 

Differente ammenda viene invece comminata allo stupratore di donna sposata, dove la multa è più che doppia ed ha valore inestimabile per l’economia dell’epoca, quasi come se lo spregio della violenza a chi si trovi ad essere maritata e quindi nel caso madre di famiglia, assuma nell’immaginario del legislatore proporzioni macroscopiche. Possiamo facilmente immaginare che in tale periodo la famiglia ed i figli fossero, non solo sull’Isola ma in tutto il continente europeo e non solo, un valore assoluto e di primaria importanza.

 

È quindi comprensibile che le pene contro tale istituzione dovessero avere un tratto afflittivo del tutto marcato. Anche in questo caso, la pena inflitta agli stupratori insolventi era identica in tutti i casi: l’amputazione di un piede. Una simile pena si rivela nella società di allora una punizione del tutto crudele, in quanto l’amputato si sarebbe trovato disabile e quindi non più in grado di provvedere a se stesso, basti pensare alle difficoltà nel lavorare manualmente e nel combattere e quindi relegandolo alla condizione di mendicante, del tutto dipendente dalla carità altrui.


Tiziana Fenu


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Carta de Logu e la violenza sulle donne




martedì, novembre 24, 2020

💛Simbologia dell' H nell'ipogeo di Sas Puntas a Tissi

 Queste prime due  stupende immagini , del Sign. Stefano Ligas, sono state presentate con questa didascalia, che riporto integralmente


"L'ipogeo di Sas Puntas, realizzato scavando un basso bancone calcareo non lontano dall'abitato di Tissi. Questo monumento preistorico riproduce integralmente una tomba di giganti già nella facciata a esedra con stele scolpite nella roccia. L'interno si presenta con il vano ellittico. La sepoltura rientra nella categoria delle tombe a prospetto architettonico, note anche come "domus nuragiche. Si pensa che questa tomba fu interamente realizzata in epoca nuragica senza nessun riutilizzo di domus de janas." 


Ciò che mi colpisce , di queste immagini è la "H" imponente scolpita nella facciata

Una H che abbiamo già visto in altre Domus de Janas, a sovrastare e "perimetrare " le "false porte" o i passaggi all' interno di esse

È una H simbolica. Si trova in qualsiasi antica civiltà. È stata ritrovata anche a Gobekli Tepe, un sito archeologici di 12.000 anni fa 

Nell' antica scrittura Sarda, era la Tanit, a rappresentare la H, con le due "braccia" aperte

A unire due polarità, due dimensioni.

Come la piccola Dea Madre custodita nella mano dei defunti

Hen, la Madre Cosmica, la "gallina primordiale"

Colei che può identificarsi con l'Uovo Cosmico.

Poiché non vi è distinzione di genere quando si parla di energie primordiali 

Sono , insieme, maschile e femminile

Quell'Hen che sarà poi quel nucleo sillabico "An" che ritroviamo nel contesto del femminino, quando gli umani hanno incominciato a differenziare i generi

"An" , Athena, Dana, Diana..Donna..


La H è identificata con il numero 8 .

È il numero dell' infinito, del collegamento e unione tra cielo e terra.

Poiché dove vi è energia femminile, vi è anche energia maschile e viceversa. 

Come la completezza del Tao , dove l' uno contiene l'altro

Inseparabili


E l'archetipo Sacro Ebraico che rappresenta la H , è l'ottavo archetipo Het, che significa recinto, vita

Nei geroglifici egiziani è indicato come una corda intrecciata, idem, stilizzato e più squadrato, negli altri ideogrammi delle lingue antiche

Sinaitico, semitico, fenicio, aramaico, samaritani

Non citano il Sardo Antico

Ma ce lo abbiamo ben rappresentato nelle false porte delle Domus de Janas, che sembrano dei portelloni di astronavi , per altre dimensioni

La H rappresenta un luogo sicuro, una siepe, un ovile

È l' equilibrio della legge della Natura, lì dove si può sviluppare la Creazione

E la creazione nasce solo dall' equilibrio degli opposti, maschile e femminile

È il numero perfetto della creazione , poiché ha la frequenza vibrazionale dell' Ottava

Trasformazione e rinascita nell' otto, nella H

Numero scritto in modo palindromo, che si può leggere in un verso o nell'altro, nel maschile e nel femminile, nel positivo e nel negativo, poiché entrambi li contiene

Un simbolo grafico semplice, quello della H

Due stanghette verticali, unite, quasi in un gesto spontaneo, da una orizzontale, che tiene salde ed erette entrambe

Quello è esattamente l'agente mercuriale che consente la trasformazione di entrambi

L' agente trasformatore, alchemico, per eccellenza è il Mercurio /Hermes, il messaggero, l comunicatore alato

Colui che può accedere alle due dimensioni, quella dei vivi e quella dei morti

Poiché il mercurio, è capace di morire a se stesso continuamente , e trasformarsi, e trasformarsi in ciò che tocca, in un' altro elemento

L' Oro

L' Oro/ Loro

Sembra un gioco di parole, ma non lo è , poiché l'elemento trasformato, contiene entrambi gli elementi protagonisti della trasformazione

Il seme maschile è mercuriale sempre 

Non è come il seme femminile, fertile in alcuni periodi

È l' agente trasformante, alchemico, e può farlo, poiché già contiene in se, alchemicamente, anche quell'aspetto del femminino che coinvolge nella trasformazione

E in quell' utero alchemico, in quel "riparo" , quell' ovile, che rappresenta simbolicamente l' Archetipo Het, avviene la trasformazione

Infatti , geometricamente, l'archetipo Het è rappresentato dalla stella a 8 punte, che nella mitologia mesopotamica era il simbolo di Ishtar, la dea dell' Amore e della Guerra, che a sua volta, derivava dalla sua omologa  Dea Sumera Inanna

Guardate la piantina  del tempio megalitico rettangolare  di Esterzili, quello de Sa Dom'e Urxia

Ha la stessa piantina ad H, come le prime "H" degli antichi alfabeti  sinoitico, semitico, aramaico


La H indica l'energia toroidale dei due elementi in sinergia per la creazione, maschile e femminile

Il Caduceo di Mercurio, è infatti rappresentato come un bastone alato con due serpenti attorcigliati intorno ad esso


"Le tribù di Israele conservarono il Serpente di Bronzo, il Nehustan, nel santuario di Dan, facendone oggetto di Culto, finché il re di Juda Ezechia lo fece distruggere" .( Leonardo Melis)


Gli Shar-dana.. Gli Antichi Sardi


Attorcigliati come le due  Nadi della nostra Kundalini, la nostra energia vitale, la Ida, l'energia femminile, e la Pingala, l'energia maschile, che rappresentano la stessa struttura spiralizzata del DNA

Ruotano intorno intorno al bastone della Sapienza, della conoscenza, che anela verso l'alto, verso la divinità

E non è forse la stessa struttura ad "ovile", circolare e spiralizzata dei nuraghi orgonici, che traggono energia ( ..quante "NRG in comune, queste tre parole) dalla loro stessa struttura spiralizzata, come un DNA? 

Un' utero in pietra , dove si crea, si guarisce, ci si trasforma

L' ho scritto tante volte, nei miei precedenti post. 

Luoghi di guarigione 

Anche il nuraghe ha la "H" mercuriale 

La Heal di guarire, di guarigione

Simbolo odierno degli ospedali 

La guarigione , la trasformazione e la creazione, si ottengono soltanto dalla sinergia degli opposti

E gli Antichi Sardi sapevano benissimo quanto questa sinergia fosse importante

Lo hanno edificato in pietra , con i nuraghi trilobati a pianta triangolare 

L' uno più uno, che forma il terzo elemento

Ogni struttura megalitica , porta l' impronta del maschile e del femminile

I pozzi sacri, incontri di Sole e luna in perfetti incastri sincronici che si incontrano nel grembo materno acquifero 

Nelle tombe dei giganti

Il taurino/uterino della forma planimetrica , dice tutto

Nei nuraghi, dove la forma uterina circolare e accogliente , si sposa con la forma fallica edificata a spirale verso l'alto

Nelle Domus, nel grembo della pietra, della roccia, dove non manca mai la presenza della protome taurina

A fare da cornice alle porte, ai passaggi uterini, per favorire la rinascita

Con la H che fa da cornice, che lega e tiene insieme le due polarità, il maschile e il femminile


Abbiamo traccia evidente di questa sinergia degli opposti, nel fiore a sei punte, ancora oggi simbolo distintivo di quella nostra maschera del Carnevale Sardo, che è rappresentativa di questa potenza duale e sinergica, nella fronte delle maschere dei Boes

Un fiore a 6 punte

Un tre più tre

Due perfezioni, due elementi triadici che si uniscono, poiché già perfetti di per sé

Infatti il fiore a sei punte, ( come anche la stella della Sartiglia di Oristano), rappresenta anche un Sigillo Sacro. La Stella di David, il Sigillo di Salomone, custode dei Misteri iniziatici riguardo le Sacre Unioni Ierogamiche

Il Boes, il Toro, non è solo rappresentazione di potenza fisica, virilità, abbondanza

È l'energia primordiale androgina


Rappresenta molto di più di quella che è stata l'evoluzione grafica che voleva la protome taurina come simbolo grafico della lettera A, come simbolo dell'energia Padre creatrice

Non dimentichiamo che la A, intesa come Aleph, prima lettera creatrice, si sviluppa, nel corso del tempo, come ho già spiegato,  dalla svastica iniziale , che indicava il movimento della divinità solare, sia nel suo percorso diurno, in senso antiorario, da est, dall'alba, verso ovest, verso il tramonto,  che indica la vita, sia nel senso antiorario, da sinistra verso destra, quando "muore" per lasciare spazio alle stelle, alla notte

Quindi, il Sole, era già di per sé un'energia completa, che ha in se le due dualità, le forme del maschile e del femminile


Gli Antichi, pensavano a queste energie divine, come a manifestazioni del rapporto tra queste due energie complementari, con la differenza che non davano una divisione netta e una differenziazione categorica tra i due

Il Sole, per esempio, che indica l'azione del conoscere e del godere, per gli antichi yogin e i Poeti dei Veda, era una coppia di divinità, Kāma e la sua Sposa Kāmeśvarī, mentre la Luna, era rappresentata dal Dio Shiva, lunare, acquifero, tra i ghiacci e bluastro, mentre era la sua sposa Sakti, la kundalini, il Fuoco che lo riscaldava, che lo faceva ardere

I maestri taoisti dicono "il maschio deve farsi femmina e la femmina maschio, ed entrambi siano femmine, rispetto all'assoluto"

Un pensiero bellissimo, che rispecchia totalmente, secondo me, anche il senso profondo della spiritualita' degli Antichi Sardi


L' energia taurina è l'energia toroidale elettromagnetica , quella che in sé, è elettrica ( maschile) e magnetica (femminile)

Il sole/toro rappresentava questo

Lo rappresentava talmente chiaramente, da aver fatto della svastica solare, iniziale archetipo della lettera A, ( rappresentata nei geroglifici egizi e proto-semiti, proprio da una testa di bue) il simbolo portante del pugnaletto ad elsa gammata, e del primo abbozzo di bandiera sarda proprio con le monete del Sardus Pater , che presentano, sulla parte posteriore un toro e una stella solare, divisa in quattro sezioni, con un segmento singolo in ognuna delle quattro sezioni 

Simbolo che poi si evolverà , nelle monete, in una croce, con elementi circolari al centro delle quattro sezioni, chiaro riferimento ai nuraghi e alla loro circolarità


Sul pugnaletto ad elsa gammata, con pieno rispetto ed integrazione delle interpretazioni  di chi più di me ha studi in proposito, mi sento di dire, poiché lo sento profondamente a livello istintuale ed energeticamente potente, che chi lo impugnava, sentiva la sacralità del Sole, del Toro, della vita e della morte, quindi della rinascita, caratteristico della divinità solare/taurina/uterina

Un aspetto alchemico importante, per chi affronta una battaglia

Ha in se, la protezione della divinità, tutta "dentro" il pugnale, già di per se sé, come elemento apotropaico e simbolico

Di una appartenenza fortemente sentita a quel rango regale di Uomini depositari e custodi della regalità degli Dei

Niente è lasciato al caso, nella tessitura del metalinguaggio sardo

Poiché dove si trova un simbolo, un' ideogramma , un' acronimo, un petroglifo, è già messaggero di altri messaggi e dimensioni

Il linguaggio degli Antichi Sardi, è tutto mercuriale. 

Arriva alato, come la H di Hermes, per collegare due mondi apparentemente distanti, il nostro e il loro

Sta a noi , decodificarlo, trasformare, "loro" in Oro

Ne abbiamo tutti gli strumenti

Poiché ci indicano sempre tutte le strade. In modo discreto e velato, poiché non può essere ostentato qualcosa di prezioso, ma solo rivelato a chi ha certe frequenze

Quelle dell'accoglimento, della fucina alchemica , dell'Athanor , dove la creazione è possibile

Dove è possibile la vera storia della nostra Civiltà

È di nicchia

Parla di Dei tra gli uomini

Dei, che ancora ci parlano, se sappiamo ascoltarli


Tiziana Fenu


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Simbologia dell' H nell' ipogeo di Sas Puntas a Tissi