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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, novembre 30, 2020

💛Alluvione Bitti 29/11/2020

 Sono stato a Bitti solo una volta. Purtroppo. 

Ma mi hanno parlato di questo paese persone, di Bitti, in modo geniale, sveglie e con un carattere di ferro. Mi hanno raccontato della loro lingua, dei suoi quartieri, della loro storia, della loro musica, dei loro costumi, della loro genialità.

Le immagini di queste ore sono sconvolgenti e fanno male. Immagini che ritornano appena sette anni dopo quelle precedenti, con la strade di nuovo sfondate e le case appese sulla terra. Le pietre nelle strade, non i ciottoli, pietre non squadrate, grosse di quelle che un uomo non riesce a spostare da solo. 

E ci sono i morti. I morti e la devastazione. 

Ecco che si ripresentano parole orribili, nel suono e nel significato, come calamità, era imprevedibile, ma soprattutto fiume tombato. Un fiume costretto dentro una tomba. Verrebbe da chiedersi ma ci siete mai stati dentro una tomba? Io si, per lavoro. E da vivi li dentro, si sta male, molto male. Un fiume è vivo. 

Io ho una formazione archeologica (ho indagato diverse tombe) ma studio il modo e la maniera della nascita dei villaggi non solo dal punto di vista storico ma soprattutto materiale, appunto archeologico. Non è un lavoro che si fa a casa, ma nelle strade, in campagna, con i piedi camminando, vivendo nei luoghi, respirando la loro aria d’estate e l’odore di ziminera d’inverno. Capendoli. E da quanto si legge in queste ore, e da quanto abbiamo letto sette anni fa, non era difficile capire che un fiume tombato rappresenta la madre dei problemi. 

Ma non è solo Bitti. Di queste soluzioni geniali, prese in passato non troppo lontani, ma anche in quelli recenti, è piena tutta l’Isola. Tombare i fiumi? Perché? Perché danno fastidio: d’inverno il loro rumore, d’estate le zanzare, il loro essere secchi con tanto spazio sprecato (dove qualche mano santa scarica di tutto, dai rifiuti, agli animali morti, agli scarti della vendemmia, alle pelli degli agnelli, provate a camminare lungo il corso di un fiume e vedete cosa si trova). 

La realtà è che viviamo in una terra (tutti orgogliosi dei quattro mori e dell’albero deradicato, ma tutti con la memoria corta) martoriata da Noi, dall’uomo dove ha inciso male sul paesaggio soprattutto, in quest’ultimo secolo. Come e uguale al resto dell’Italia (Sardina non est’Italia, est peusu). 

Il film a cui assistiamo è sempre lo stesso: d'inverno le nuove piogge, oramai violente, e d'estate da incendi che steriliscono i nostri terreni e mandano in fumo pascoli, boschi e mettono a nudo la fragilità delle nostre campagne sempre di più in via di abbandono. Ma se la pioggia è colpa di Giove pluvio, per gli incendi si pensa sempre ai soliti ignoti e si richiama con nostalgia agli articoli della Carta De Logu per dire che la piaga, ai tempi di Lionora, era giustamente condannata con taglio delle mani. Allora si che esisteva la giustizia, e così ci laviamo la coscienza con la Storia.  

Ma così si dimentica tutto, si dimentica che mentre vediamo il fango nelle strade si sta pensando ad una nuova legge per aggiungere cemento per un turismo che ci salverà sicuramente dal nostro endemico sottosviluppo. Una terra, un paesaggio di Sardegna non caratterizzato dall’impavido nuraghe (con un progetto di tutela Unesco che fa ridere) ma da cave abbandonate, discariche non risanate, mondezza lungo le strade, di strade non finite, urbanizzazioni disordinate, e cemento, tanto cemento nelle campagne, sulle coste dove i fiumi devono essere nascosti e poi tombati. Ma poi facciamo i convegnetti sullo spopolamento finanziati da mamma regione, con tre canzoni in re, e la solita discussione sul perché succede e così ci laviamo la coscienza, e trallalera e trullallà.

Non siamo  resistenti e orgogliosi, ma solo appena resilienti e vigliacchi, e anche ciechi allo sfacelo ambientale, sociale e culturale, che stiamo costruendo per i nostri figli. 

 

Ma tutto con la sarda determinazione di cui siamo sempre fieri per dare quel contentino alla nostra coscienza.

Franco G. R. Campus


Alluvione Bitti 29/11/2020






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