Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

giovedì, maggio 27, 2021

💛Simbologia delle ierofanie in Sardegna.

 Simbologia delle ierofanie in Sardegna. 


Sono sempre rimasta profondamente affascinata dalle ierofanie, dal modo in cui si manifestano sia spontaneamente, sia attraverso la modalità con la quale l'uomo le ha sempre cercate, per creare un contatto con il divino, con quella dimensione spirituale e sacrale che diventa parte del suo quotidiano, della sua esperienza umana.


Mi è già capitato, mesi fa, di parlare delle ierofanie, a proposito degli accurati studi del ricercatore Sandro Angei, che si è occupato di varie ierofanie, a proposito di quelle che si manifestano nel pozzo di Santa Cristina, il 21 di giugno, nel dodicesimo anello della Tholos.

Avevo dato anche una mia personale Interpretazione  riguardo la simbologia dell'aver deciso che la ierofania si manifestasse proprio nel dodicesimo anello, e non in altri, per la quale vi rimando all'approfondimento nel mio post in proposito.

Scrivevo:

"Nei Sacri Archetipi ebraici, il 12 corrisponde alla lettera Lamed, con funzione "misura". Quindi rappresenta il calcolo, la misura.

Come se il momento esatto di quella ierofania dorata sul dodicesimo cerchio, indicasse proprio un parametro, sia per il raccolto, ma anche per un qualcosa di molto più elevato

La Lamed, nella sua forma, ricorda molto l'ureo egizio, che ornava la fronte dei Faraoni, e indicava il potere amplificato verso poteri divini, l'apertura del terzo occhio, l'estensione intorno e verso l' alto, pur mantenendo la stessa forma

Iside  era rappresentata come la signora Cob-ra ( Ra significa Dio del Sole). 

La più alta forma di energia del serpente è la "saggezza". 

La saggezza del capire a che punto era la maturazione del grano, tramite il parametro di questa ierofania.


Ierofania significa "manifestazione del Sacro", quindi non indica la divinità in quanto tale, ma la sua manifestazione nella materia, attraverso l'oggetto e il luogo, che diventano partecipi alla potenza della divinità.

In Sardegna, questo "oggetto" privilegiato di manifestazione divina, è la pietra.

La pietra, che, come il Pietro degli Apostoli, millenni dopo, diventa la "prima pietra" portante della manifestazione nel reale, nel concreto, nella materia, della parola di Cristo.

Si fa chiesa, si fa altare, si fa cattedrale di questa manifestazione divina nella materia.

Esattamente simile, come concetto, all'idea di altarizzare e sacralizzare i nuraghi, creando all'interno delle nicchie, che vengono illuminate dal sole in particolari periodi dell'anno, e che sicuramente fungevano da altari per offerte votive, che illuminate, benedette dal sole assurgevano ad oggetti sacri, cultuali.

La pietra viene scelta, dai nostri Antichi Sardi per manifestare il Divino. 

Ma questo succede anche in altre parti del mondo. Pensiamo al Serpente Piumato a Chichen Itzà, in Messico. Secondo la mitologia Maya, la loro divinità principale -Kukulkàn- era solita scendere sulla terra nei giorni degli equinozi di primavera e autunno sotto forma di un grande serpente piumato. Nella progettazione della piramide con 91 gradoni denominata El Castillo, i Maya hanno orientato la struttura in modo tale che all’alba degli equinozi il sole nascente proiettasse l’ombra di un grande serpente sul dorso della piramide.

Succede anche in altre parti del mondo, ma qui in Sardegna vi è una particolare attenzione all' equilibrio degli opposti. 


La dimensione del Divino, nasce in cielo, tra le stelle, ma poi viene trasposta sulla terra.

Gli Dei nascono tra le stelle, e infatti la parola "dei", deriva dall'indoeuropeo "deiwo", la cui radice "dei" ha il significato di "brillare", e in ambito archeoastronomico le ierofanie si identificano con  quelle occorrenze in cui gli edifici antichi sono stati evidentemente progettati per assumere delle caratteristiche peculiari in giorni specifici del calendario, spesso in associazione con fenomeni astronomici di rilievo, quali equinozi, solstizi o allineamenti planetari. 

Un esempio molto celebre è quello che si verifica nell’altopiano di el-Giza, nel Cairo, dove vi è un allineamento delle tre piramidi principali, verso l’antica Eliopoli, città sacra del culto solare. Durante il solstizio d’estate, al tramonto, il Sole si colloca proprio in mezzo alle piramidi più grandi, quella di Cheope e di Chefren, al fine di  mostrare il dio solare che tramonta fra le due piramidi, rendendo sacro il paesaggio. 

In Italia tra le tante manifestazioni di ierofanie, ne abbiamo una molto importante nel Pantheon, a Roma: solo e unicamente a mezzogiorno del 21 aprile, giorno in cui si celebra il Natale di Roma, il sole penetra dall’oculus con un’inclinazione tale da generare un fascio di luce che centra esattamente la porta d’ingresso del tempio. Anticamente, l’imperatore faceva il suo ingresso trionfale proprio in quel momento, investito dalla luce e consacrato divinamente agli occhi del popolo.


Come uno ierofante, come colui che può veicolare l'energia divina. Si, perché non solo gli oggetti, la pietra, possono diventare manifestazione del Divino, ma anche gli esseri umani, che sotto una ierofania, quasi si trasfigurato, sembra che si attivi il loro "corpo di luce". 

L'attenzione verso la pietra, come manifestazione delle ierofanie, è che essa resiste al tempo, è quasi eterna, e attraverso essa, la ierofania si manifesta in una ciclicità immutabile.

Quindi il suo messaggio del Divino, può viaggiare nel tempo, e questo rientra nell'ambito della ritualistica.

Più un evento, un gesto si ripete, ciclicamente, più diventa reale, e quindi sacro, sancito realmente, partendo da un primordiale inizio divino, di quando la ierofania si manifesto' in una forma inaspettata, archetipale, totalmente sconosciuta, sempre in base, ad un certo prototipo divino, astrale, come è successo per il nostro torello con il corno sinistro più corto, riflesso della costellazione del Toro, perché le dimore celesti, sono quelle ideali, perfette. 

Anche la disposizione dei nuraghi, rappresenta una certa disposizione delle stelle nel cielo. Ne abbiamo prova nell'orientamento e disposizione di certi nuraghi, o nelle Tombe dei Giganti, o come i nuraghi di Torralba, che rappresenterebbero le Pleiadi.. 


Abbiamo la nostra "ziggurath", per esempio, l'altare di Monte d'Accoddi,  risalente al IV millennio a.C., che ha la sua zona centrale, la cella, o sacello, considerato l'ambiente più sacro della struttura, che è alta 70 cm, sette, come di solito sono i piani delle ziggurath, poiché essa rappresenta la montagna cosmica, cioè un'immagine simbolica del cosmo, dove i 7 piani, come ho scritto tante volte, in riferimento anche al nostro labirinto di Benetutti a 7 percorsi, rappresentano i 7 cieli planetari, e la presenza dell'omphalos, ne fa l'ombelico simbolico del mondo. 

Un altare che è un perfetto esempio di ierogamia, dove davvero pare si celebrassero le sacre nozze alchemiche, dove il dio Toro-solare scende sulla terra per unirsi alla sua sacra Dea Terra, rappresentati anche dai due menhir, uno in calcare bianco, maschile, e l'altro in arenaria rossa, femminile. Una complementarietà di opposti, come un Tao, dove una pietra fallica e squadrata, maschile, penetra la molle e informe( la forma gliela darà proprio l'elemento elettrico maschile) terra femminile. 

Menhir che servivano anche come marcatori astronomici, per individuare solstizi ed equinozi, visto che l'altare è orientato a nord, in cui si delinea il senso dei raggi solari nei tempi degli Equinozi d'estate e d'inverno. 


Ombelico/obelisco.

Guardate come si somigliano queste due parole.

Intorno ai sacri obelischi, poi di diramava la struttura di tutta la comunità, come un'asse del mondo. 

E generalmente, queste "città /montagna" cosmiche, come Gerusalemme e Sion, non sono state sommerse dal diluvio. 

La Ka' ba, secondo la tradizione islamica, è il luogo più elevato della terra, riflesso della stella Polare, al centro del cielo. 

Sarà un caso che Ka' ba somigli molto a Cabras, che personalmente, per la presenza dei Giganti di Mont'e Prama, reputo il centro più importante e radiante della Sardegna, come già ho approfondito in passato per svariati motivi?


Quindi è evidente, nell'Antica Civiltà Sarda, una intensa corrispondenza tra cielo e terra, tra ierofanie e desiderio di essere sempre in contatto con la dimensione Divina. 

La luce che filtra dai fori apicali dei Nuraghi, è evidente soprattutto durante il  solstizio d'estate, quando il Sole si trova al suo azimuth, e passa nel foro apicale dell'oculo, andando a illuminare delle nicchie che fungono sia da osservatori e marcatori astronomici, ma anche da vere e proprie zone sacre, protette. 

Veri e propri tabernacoli, dove sicuramente venivano deposti gli oggetti votivi, e dove le figure importanti, come quelle sacerdotali, gli ierofanti, i portatori della manifestazione divina, venivano divinizzati e trasfigurati in "corpi di luce", proprio attraverso la ierofania

Nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, per esempio, vi è un altare che funge da ricettacolo per la ierofania, così come nel Nuraghe Alga, nella nicchia centrale, e in altri nuraghi e pozzi sacri.


Il ricercatore Sandro Angei, e prof. Sanna, hanno individuato e studiato , tra le svariate, una ierofania particolare che si manifesta nella chiesetta campestre di S'Eremtia Matteu di Narbolia, nel giorno degli equinozi.

In pratica, il 21 marzo e il 23 settembre, la luce del sole entra dall'oculo sopra quello che era l'antico varco della porta del tempio, e viene proiettata sulla parete a sinistra. 

La ierofania che si forma è particolare, perché questo oculo ha una forma particolare, nel senso che esternamente ha una una forma circolare, mentre internamente è di forma quadrata.


Questo mi fa pensare, tra parentesi, con una punta di estremo orgoglio, che la "quadratura del cerchio", gli Antichi Sardi, la conoscevano molto prima che ne sondasse le proporzioni, Leonardo Da Vinci, con il suo uomo vitruviano, come ho già avuto modo di approfondire con le proporzioni auree dei Giganti di Mont'e Prama, che rivelano una centralità della cintura(quindi una voluta e apparente "sproporzione" corporea), in riferimento alla cintura di Orione, e quindi alla loro origine divina), perfettamente inscrivibili sia nella Vesica Piscis, che nella quadratura del cerchio vitruviana.


Ma ritornando alla ierofania della chiesetta di S'Eremtia Matteu di Narbolia, essa  forma un triedro, nell'angolo triedro della celletta, quasi a formare simbolicamente un triangolo pubico, che è uno degli elementi costitutivi della stella di Ishtar, la stella a otto punte. 

Una ierofania che presenta un lato "appuntito", maschile, e un lato arrotondato, femminile, e che quindi celebra, da sacra ierofania, una sacra ierogamia, un matrimonio alchemico tra maschile e femminile, nei due equinozi, autunnale e primaverile, quando le due energie, le due polarità, luce ed ombra, notte e giorno, sono perfettamente equilibrate, ed è possibile l'unione alchemica. 


D'altronde, questa stessa unione alchemica si verifica anche nel pozzo di Santa Cristina. 

Scrivevo, nel post sul Menat

"Questo, rappresenta il simbolo del Menat, il dominio taurino/uterino, della terra, l'oggetto che bilancia il peso della collana. 

Il portale a forma di Menat nell'ingresso dei pozzi Sacri, é un portale che bilancia la stessa forza della terra, che è collegata al segno del Toro. 

Bilancia gli istinti di bassa energia, quelli legati alla terra, e nel contempo, realizza l'opera di trasmutazione. La terra si lascia lavorare, si lascia dominare, per farsi grembo, utero e accogliere l'acqua purificatrice. 

Si deve acquisire il dominio del Toro, la chiaruduenza, delle lingue universali, quelle che provengono dalle antiche forze della natura, per essere in grado di trasformare questa energia potentissima del Toro, in energia feconda, alchemica. 

E chi poteva essere la depositaria e la custode del potere Alchemico ed equilibrante, tra i due solstizi, tra le due forze contrapposte, se non la grande  Dea Madre Creatrice, dea della Vita e della Morte, la Dea Hator/Sator, la "seminatrice del cielo", la stessa Via Lattea, colei che contiene, come uno "sperma latteo", lo stesso seme della trasmutazione? 

Perché lei rappresenta il bilanciamento, l'equilibrio necessario affinché le due forze opposte, i due solstizi opposti, la via dell' umano e del divino, si incontrino nel suo grembo, nel bacile acquifero del pozzo Sacro, dove può avvenire la trasformazione di Giona(che rappresenta lo spirito divino), del Janus, come nel ventre della balena. "


Pozzo di Santa Cristina dove  nei mesi di settembre (dal 21 al 23 alle ore 12.00) e di marzo (dal 18 al 21 alle ore 11.00), in occasione degli equinozi, il sole illumina perfettamente il fondo del pozzo di Santa Cristina, penetrando attraverso il vano scale e riflettendosi poi sull’acqua.

Il sole, con i suoi raggi, si riflette sull’acqua del pozzo. In questa circostanza l’osservatore, negli ultimi 6 scalini interni, può vedere la propria ombra riflessa sull’acqua e proiettata capovolta sulla parete della camera a tholos di fronte. 


Sembra che le ierofanie fungano in Sardegna, da elemento collante, unificante, tra le due polarità, maschile e femminile, tra luce ed ombra, tra cielo e terra, tra sole e luna, tra dritto e capovolto, tra salire e scendere, tra peccato e redenzione, tra vita e morte.

Sempre in cerca di equilibrio, di armonia sinergica e stilistica, manifestata poi, nella perfezione delle opere architettoniche. 

E gli Antichi Sardi hanno eletto ad altare privilegiato per queste manifestazioni divine, proprio la Pietra.

La Sacra Pietra Immortale  e gravida di significati e segreti custoditi nel suo silenzio, eppur ricco di messaggi, di rivelazioni, solo per chi è realmente in ascolto e non si ferma alla superficie, all'architettura e basta.

Le nostre costruzioni sono state edificate con proporzioni auree

Anche  le Domus de Janas hanno dei loro parametri aurei, manifestazione di un sentire "altro", che trascende la realtà.

Ed è qui che dobbiamo cercare la vera Anima degli Antichi Sardi.

Nel "non detto", in ciò che viene custodito in modo sacro, prezioso oltre ogni limite.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html


Mi trovate anche in questo sito inglese

 antichecuriosita.co.uk


Simbologia delle ierofanie in Sardegna.



Ierofania nel nuraghe di Santa Barbara 

Ierofania nel nuraghe di Santa Barbara a Villanova Truschedu, Oristano 

Ierofania nel dodicesimo anello della tholos del pozzo di Santa Cristina
                               http://maimoniblog.blogspot.com/search?q=Santa+cristina

Ierofanie pozzo Santa Cristina


Ierofania nella chiesetta di sant'Eremtia a Narbolia, Oristano
                   http://maimoniblog.blogspot.com/2019/08/ierofanie-e-modellazione.html



Altare di Monte d'accordi, Sassari

Menhir mascolino in calcare bianco altare Monte d'Accoddi

Menhir femminino in arenaria rossa, altare monte d'Accoddi


lunedì, maggio 24, 2021

💜La via dell'adorazione

 La via dell’adorazione del Divino Femminile

Nel momento in cui entriamo nel mondo del Tantra, troveremo un equilibrio e un’unione degli opposti.

Eppure, nonostante questo, alcune definizioni del Tantra riguardano di fatto la celebrazione dell’aspetto femminile.

Pandit Rajmani Tigunait, autore de Il Tantra svelato: sedurre le forze della materia e dello spirito [ed. it. Il Punto d’incontro, Vicenza 2002, N.d.T.] era figlio di un praticante indiano.

Quando chiedeva a suo padre che cosa fosse il Tantra, di solito riceveva la seguente risposta: «Tantra significa adorare la Madre Divina. I tantrici sono i suoi figli benedetti. Qualsiasi cosa abbiano è per grazia della Madre Divina».

Tutto questo significa che nel Tantra c’è una divinità femminile al posto del consueto Dio maschile?

Non è così semplice, anche se ci sono lignaggi tantrici che celebrano rituali in onore di divinità femminili delle famose Mahavidya – le dieci dee femminili di Adi Parashakti nell’induismo, spesso adorate nella pratica tantrica classica (v. p. 207).

Tuttavia, il Tantra non è volto a rimpiazzare l’idea di un uomo con una lunga barba bianca su una nuvola con quella di una donna dai lunghi capelli fluenti su una nuvola!

Anzi, una volta che inizi a immergerti nel Tantra, scoprirai che ha un modo unico di onorare l’energia della vita, e di trovare il divino al suo interno.

Questa energia è Shakti e la sua vibrazione divina all’interno di ogni essere umano è chiamata Kundalini Shakti.

TANTRA 101

L’energia sessuale viene generalmente definita Shakti, nonostante questo termine possa essere molto ampio e includere qualsiasi cosa che faccia parte della vita!

C’è una Shakti specifica per ogni elemento: una Shakti dell’acqua, una Shakti del fuoco e così via. Kundalini Shakti, o semplicemente kundalini, è un termine più specifico per riferirsi al flusso di forza vitale creativa che scorre dentro ciascun individuo (v. p. 62).

Può anche essere dormiente, ma una volta che si sveglia reca una tale vitalità alla persona da farla apparire molto vivace.

Se diciamo che una persona ha molto spirito, potremmo star osservando la sua kundalini. È così viva che è spesso descritta come un’«intelligenza».

Alcuni vedono questa energia come la Dea, benché possa animare anche il corpo di un uomo; questo fatto può creare confusione. In un modo o nell’altro, è considerata una manifestazione di Dio o della Coscienza.


Tratto da. Shashi Solluna TANTRA La via dello spirito attraverso il sesso


Maldalchimia.blogspot.com


La via dell'adorazione








💛La Cultura di Ozieri, eterno Divenire

 La cultura di Ozieri, eterno divenire 


Mi piacciono moltissimo le produzioni artistiche sarde, risalenti alla cultura di San Michele di Ozieri,  dal nome del luogo di ritrovamento dei suoi reperti, in argilla finemente lavorata.

La finezza delle incisioni, dal lineare al dentellato, e varietà cromatica, dal nero-lucido fino al bianco, passando per gli intermedi ocra al rosso corallo, si snoda poi attraverso motivi geometrici, spiralizzati o concentrici, che danno l'impressione di un certo dinamismo.

L' energia dinamica della creazione, che si evince anche dalle prime rappresentazioni del ballo tondo, con queste figure altamente stilizzate, a "clessidra", che ricordano al movimento dinamico e toroidale delle due polarità, maschile e femminile che si incontrano, come nel Sacro Vajra.

Un ballo tondo che pare fosse la danza ritualistica del palazzo di Cnosso.

La danza del labirinto.

Della gru.

O forse, era del fenicottero, che rappresenta l'Araba Fenice, con il suo piumaggio di fiammate di fuoco, che rinasce continuamente a sé stessa, come una spirale concentrica, in un continuo divenire.

Esattamente come le spirali concentriche rappresentate in questi vasi.

Un ballo altamente simbolico, che ancora oggi è fortemente presente nella nostra tradizione.

Che snoda come in un labirinto, come dei riccioli, delle spirali che di aprono e si chiudono alla vita.

Perché è questo, ciò che insegna il labirinto, ad addentrarsi in esso, senza però perdersi, fluttuando in esso, e ritornando al punto di partenza, come una spirale.

Entrare nel grembo di noi stessi, fino ad arrivare alla nostra stessa Essenza, e saper rinascere a nuova vita, in connessione con le due sinergie delle nostre polarità opposte.

Solo con questo equilibrio e sinergia si può creare la necessaria alchimia trasformativa, per attraversare il guado.

Infatti questa cultura di San Michele di Ozieri si sviluppa in seno allo sviluppo delle Domus de Janas.

Anche le Domus de Janas necessitano della sinergia di entrambi gli elementi per consentire il passaggio da una dimensione all'altra, attraverso la potenza fertilizzante ed elettrica del Sole, che penetra al suo sorgere, nelle piccole, triplici, quadrate porte, delle Domus de Janas, a creare un portale, a fertilizzare la terra, a portare luce nel grembo oscuro della Domus, affinché poi luce ci sia, in guarigione e rinascita.

Quadrate porte che indicano la terra, l'elemento femmineo che si fa penetrare, quadrato con i suoi quattro elementi della terra(aria, acqua, terra e fuoco), e con i suoi 4 punti cardinali

Triplice, perché indica la nascita/morte/rinascita.

Ed era naturale che un tipo di cultura del genere, che esprime questo sacro equilibrio di energie, nascesse proprio a ridosso delle sviluppo delle Domus de Janas, perché ne è la naturale manifestazione artistica, sofisticata e raffinata, tanto che potrebbe essere arte moderna.

La Bellezza della Verità, che è Immortale sempre


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


Mi trovate anche in questo sito inglese antichecuriosita.co.uk


La Cultura di Ozieri, eterno Divenire










sabato, maggio 22, 2021

🖤Mi hai insegnato

 Mi hai insegnato

a vibrare

della mia Essenza,

Sacra Madre Ape.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Nicoletta Ceccoli  Surrealist Art


Mi hai insegnato




🖤Mi fai perdere

 Mi fai perdere

la cognizione del tempo

per ritrovarla. 

Mentre mi fai spazio

in Te.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Nicoletta Ceccoli  Surrealist Art


Mi fai perdere




🖤Riportami nelle zone

 "Riportami nelle zone più alte

In uno dei tuoi regni di quiete" 


#RebelSoulMaestroBattiato


Maldalchimia.blogspot.com


Angela Betta Casale  Surrealist Art


Riportami nelle zone




🖤Il tuo Fuoco

 Il tuo Fuoco

tra le labbra

è morbidezza.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Ingrid Tusell Artist


Il tuo fuoco




🖤Custodire un segreto

 Custodire un segreto

è trattenere il respiro.

È imparare

a respirare il silenzio.


#RebelSoul©®


Maldalchimia.blogspot.com


Ingrid Tusell Artist


Custodire un segreto




🖤Cadere all'indietro

 Cadere all'indietro.

Cadere in te.

Ammortizzata dai tuoi battiti.


#RebelSoul©®


Maldalchimia.blogspot.com


Christian Schloe Pop Surreslism


Cadere all'indietro






🖤Sii occasione

 Sii Occasione.

Causa che accade.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Aykut Aydogtu Surrealist Art


Sii occasione




🖤Ripristinare l'ordine

 Ripristinare l'Ordine.

Tra Cielo e Terra.

Tra Vuoto e Pieno.

Tra Me e Te. 


#RebelSoul©®


Maldalchimia.blogspot.com


Rafal Olbinski  Surrealist Art


Ripristinare l'Ordine




🖤Polvere di stelle

 Polvere di stelle

di una Costellazione

chiamata Desiderio.


#RebelSou


Tiziana Fenu ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Catrin Welz-Stein    Surrealist Art


Polvere di stelle




🖤Fammi morire

 Fammi morire d'Amore.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Roberto Ferri Artist  Apollo e Dafne"(Detail) 2020


Fammi morire




🖤Non ho niente

 Non ho niente da donarti.

Tienilo stretto.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


Roberto Ferri "Il Dono"


Non ho niente




🖤L'Amare finisce

 L'amare finisce.

L'Amore resta.


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com 


Casey WeldoSurrealist Art


L'Amare finisce




🖤Strapazzami

 Strapazzami

di Magia...


#RebelSoul ©®


Maldalchimia.blogspot.com


John Farnsworth Artist


Strapazzami




💚Ciondolo minoico con api

 20 maggio, giornata mondiale delle Api. 


Ciondolo in oro fuso minoico con due api, trovato a Chrysolakos, a Malia, in Grecia, risalente al 1800-1700 a. C. 

Museo Archeologico di Herakleion. 

Le due api sono rappresentate mentre stanno portando una goccia di miele all'alveare. 

C'erano una serie di simboli distintivi coltivati ​​dai minoici che avevano un'importanza significativa nei loro rituali e nel loro modo di vivere. Questi elementi distintivi erano interculturali, proprio come la rappresentazione della Madre o Dea Terra.

Le icone principali erano i labrys(le due polarità, maschile e femminile) le corna di toro(capacità fecondante), le api e i serpenti(potere della terra di cambiare pelle, di rigenerarsi continuamente). 

Le api erano importanti per i minoici in quanto credevano che fossero imparentate con la Grande Dea Madre, e il miele era usato nei rituali.

Il simbolo dell'ape era duplice, perché rappresentava sia il sostegno reciproco e la fertilità, ma anche la vita che veniva dalla morte.

"Melissae" era il nome dato alle sacerdotesse relative al culto delle api.

In questa rappresentazione, le due api, sono disposte in modo particolare, speculare.

Speculare, ma anche disposte, con i loro corpi, in modo da formare un cerchio, come un Oroborus, il cerchio della vita, il ciclo della "nascita/morte/rinascita".

Concetto che è sottolineato anche dai tre elementi circolari, decorativi, che pendono dal ciondolo, formando, con le ali aperte, un armonioso equilibrio stilistico, che aggiunge ulteriore bellezza al manufatto.

Manufatto che ha come elemento centrale quella goccia di miele, che sembra rappresentare il punto di equilibrio, il centro focale di questa geometria stilistica, sovrastata da una piccola sfera custodita da una griglia, che sembrerebbe composta da 8 "meridiani".

Dico "sembrerebbe", perché il retro non si vede, ma si può ipotizzare, se è uguale alla parte frontale.

Potrebbero esser otto, e allora rappresenterebbe l'infinito, l'unione di cielo e terra

Come avevo già scritto in un mio post sulla simbologia della stella a otto punte, la stella a otto punte, e il numero otto, erano importanti perché rappresentava il Sacro Femminino, la Dea Ishtar mesopotamica, e tutte le Dee che poi si sono susseguite, Astarte, Iside, Afrodite, Venere...

Questo perché queste Dee erano associate al pianeta Venere, la "stella del mattino e della sera", che segue un ciclo di fasi che corrispondono agli otto anni terresti.

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-simbologia-della-stella-otto-punte.html?m=1


Se invece, i meridiani della griglia sono sei, questo indica l'unione sacra tra maschile e femminile. Anche questa interpretazione potrebbe essere perfettamente consona, poiché le due api sono disposte come le due nadi laterali della Kundalini, in modo speculare, in modo da rappresentare la sinergia armonica degli opposti.


Un bellissimo e raffinato ciondolo, al di là del simbolismo, in onore del Sacro Femminino rappresentato simbolicamente dalla figura dell'Ape.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


Ciondolo minoico con api






💚Venere di Gava'

 La Venere di Gavá  è una figura antropomorfa , incompleta e scomposta in diversi frammenti rinvenuti negli scavi archeologici effettuati nel riempimento del pozzo numero 16 di una delle miniere di Gavá che furono aperte durante il periodo neolitico per estrarre la variscite .

La parte conservata della figura ha dimensioni di 16 cm di altezza per 11 cm di larghezza, il test del carbonio 14 la data tra il 4000 e il 3750 aC. C. Il pezzo è stato scoperto alla fine di aprile 1994, con rappresentazione femminile in ceramica più antica Catalogna e un pezzo chiave del neolitico del Mediterraneo. 

La Venere è esposta al Museo di Gavá .


Venus de Gavá

La figura è realizzata in ceramica nera e brunita . Presenta motivi in ​​rilievo e incisi riempiti con una pasta bianca che riproducono gli occhi a forma di soli, il naso stilizzato, i seni, le estremità superiori con i gomiti piegati e adornati da una serie di braccialetti. Le mani, con le dita distese e unite, poggiano su un ventre prominente in cui vediamo una gravidanza. Tra i due bracci c'è un enigmatico motivo a pettine nella parte inferiore e una U o corna di toro nella parte superiore, che ha l'aspetto di una collana. Sul ventre e sotto la mano sinistra, una punta rovesciata o ramiforme rappresenta la vulva e, ai lati, diverse linee possono corrispondere all'abito. La struttura di questo pezzo è simmetrica rispetto ad un asse verticale che passa per il naso e le mani, e segue un canone stilistico sproporzionato, con occhi e naso che non sono legati alle braccia.


Tratto da Wikipedia


*di solito, la linea doppia, nel Paleolitico superiore, indicava la gravidanza, la forza "di due", la moltiplicazione. Qui ci sono delle linee ripetute, non solo intorno agli occhi, ma anche delle linee che partono da quella che sembra una fessura molto lineare, della bocca.

La bocca, come l'utero, è la sede della creazione.

La laringe ha la stessa struttura dell'utero.

Infatti, da noi, in Sardegna, si dice "gutturu"(gola), parola che è formata da una g-, e - utturu, molto simile alla parola "utero".

Avevo scritto in un mio precedente post, riferito a "nuragu" :

"La particella "GU" in sanscrito significa oscurità,  ma significava anche "suonare, emettere un suono un grido onomatopeico", che è un'imitazione del muggito del toro"

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html?m=1


E, come già scrissi, il chakra della gola Vishudda, ha come desinenza "-udda" (apparato riproduttivo femminile, che in periodo semitico era un sintagma sacrale("ud da", di benedizione a fine cerimonie religiose, come spiegato da prof. Dedola)

Quindi appare chiaro che in questa statuina, nella linea retta della bocca, così stilizzata, siano state rappresentate delle linee che simboleggiano la ripetizione, la riproduttivita'.

Niente di strano, che rappresentino anche una sorta di ripetitività vocale, una sorta di mantra, di invocazioni o preghiere, ripetute, per garantire il buon esito della gravidanza.

Questo indica l'importante corrispondenza tra questi due centri creativi, l'utero e la laringe.

Perché il suono crea, e gli Antichi conoscevano bene la grande potenza del suono.

Noi siamo come diapason viventi, e vibriamo alle stesse frequenze dell'universo.

Lo abbiamo visto tante volte, quando ho parlato anche dell'archeoacustica, e di come anche le nostre Antiche  strutture, tutte, Domus de Janas, nuraghi, Pozzi sacri, Tombe dei Giganti, rispondano alle leggi terapeutiche del suono.

Questa bellissima statuina, indica in questo, che è stato definito un "misterioso motivo a pettine", la ripetizione, la gravidanza di un suono ripetuto, visto che la linea doppia di per sé, indica gravidanza, ripetuta, indica creazione.

Potrebbero essere anche raggi solari o le linee della pioggia, ma anche in questo caso, fuoco e acqua insieme, due elementi sinergici necessari alla creazione, anche se propendo per la prima interpretazione, il ripetersi di una creazione vocale, una invocazione, un mantra, visto che il primo approccio al Divino passa attraverso il canto, la preghiera, l'invocazione, e questa mi sembra proprio una statuina votiva.

Sui polsi, due file di segni, 8 per polso.

Il numero 8 è legato a Venere, al Sacro Femminino.

8+8 fa 16.

Sedici, come i segni verticali sotto la linea della bocca. Una ripetizione, una duplicazione.

Il Femminino che si duplica in una gestazione.


*mia personale interpretazione


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com 


Venere di Gava'




💚Statuina Iran

 Straordinaria statuina in bronzo, ritrovata nell'Iran occidentale, risalente al 1400 a.C. circa, raffigurante una donna, probabilmente in atto di un qualche offertorio, poiché non rappresenta una semplice figura femminile, ma ci sono dei simboli che sono molto semantici.

Inazittutto la forma del corpo, la posizione delle braccia e delle gambe.

Le braccia creano quasi una sorta di rombo, che passa anche per i capezzoli  dei seni, non estremamente pronunciati, ma ben visibili.

Il rombo rappresenta la fecondità, la nascita, la creazione, la vulva femminile.

Il busto/bacino, ha una conformazione rettangolare, che indica la sinergia di due elementi "terra", di due quadrati, e quindi indica un unione terrena, non solo animica.

Le gambe formano, con il bacino, un arco, che potrebbe indicare, se rovesciato, la stessa concavita' del grembo femminile, o, nel verso in cui è stato rappresentato, la volta del cielo, quindi un elemento maschile, complementare e opposto al rombo/ vulva femminile, rappresentato con la parte superiore del corpo, e in questo caso, potrebbe fungere da elemento equilibrate e armonizzate della stessa rappresentazione plastica.

Sull'addome, fino alla linea del bacino, presenta tre decorazioni ondulate e puntinate, che potrebbero rappresentare l'elemento acqua, con la sua capacità di essere vita, di donare la vita, anche attraverso il liquido amniotico, e di essere custode di antiche memorie ancestrali, o, in una interpretazione complementare a questa, tre serpenti, che rappresentano la triade creativa, e di Conoscenza ancestrale, visto che due serpenti, sono stati rappresentati sulle spalle della stessa.

Il serpente è un simbolo antichissimo.

Indica la Sophia, il sapere cosmico, la capacità di trasformazione, perché cambia pelle periodicamente.

Trasformazione che porta anche creazione, e infatti, i serpenti sull'addome sono tre, come una triade creativa, generativo, sia in senso fisico, corporeo, che in senso spirituale, animica, e due sono allineati con i due seni, ad indicare nutrimento anche per l'anima, di conoscenza. 

Abbiamo detto che il sapere è saggezza, conoscenza ancestrale, consapevolezza.

È quel serpente arrotolato su se stesso che Horus utilizza per crearsi l'occhio sinistro che gli aveva strappato Seth, l'assassino del padre, Osiride, e che rappresenta la parte femminile, intuitiva, dell'occhio di Horus, il terzo occhio che tutto può vedere.

Infatti questa statuina ha gli occhi rappresentati come se fossero doppie pupille.

Sono gli occhi di chi ha avuto accesso ad un livello superiore di consapevolezza, da Iniziato/a.

Sono gli stessi doppi occhi dei due serpenti sulle spalle, dei quali, evidentemente, premeva sottolineare soprattutto la testa e gli occhi.

E sono gli stessi doppi occhi dei Giganti di Mont'e Prama, i Sacri Architetti, portavoce degli Dei, e delle nostre Bithie dalle doppie pupille

L'espressione del volto è tra l'estasi, la catalessi e lo stato di trance, come se fosse in comunicazione con una dimensione spirituale, non terrena.

Che fosse una Sacra Iniziata, una Sacerdotessa, probabilmente, lo indica anche l'arcata sopraciliare a "T", che forma tutt'uno con il  profilo del naso, come è presente anche nei Giganti di Mont'e Prama e, come ho scritto tante volte, la T era il simbolo degli antichi Iniziati, poiché per le pratiche iniziatiche e quelle di incubatio, i prescelti, dovevano giacere per tre giorni in una croce di legno, a forma di T, in un luogo sacro, riservato, al buio o in penombra, e poi potevano esporsi alla luce del sole, e diventare cosi, degli esseri solarizzati e divinizzati.

Una statuina stupenda, ed estremamente simbolica, che parla di creazione è manifestazione della propria Essenza.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


Statuina Iran




💚Pendente Hator

 Antico pendente in oro, egizio, che ritrae probabilmente la Dea Hator, la creatrice originaria di tutto il cosmo e di tutti gli dei.

Questo pendente è altamente simbolico, perché rappresenta, nella forma, la Sacra Mandorla Mistica, la vulva femminile, rappresentata in forma triangolare, anche nell'apice inferiore del pendente, al cui interno, è evidente il triangolo pubico, con spaccatura vulvare, che richiama la forma del Sacro Menat, circondato da una forma ovalizzata, come nella piantina del pozzo di Santa Cristina.

Il triangolo pubico appare puntinato,  segno decorativo che potrebbe rimandare all'elemento acqua, femmineo per definizione.

Elemento puntinato che viene ripreso anche lungo il bordo del ciondolo

La sagoma degli occhi e del naso sono sovrapposti al simbolo della vita dell'Ankh.

Simbolo della vita e della creazione, sottolineato anche da quelle tre piccole coppelle disposte a triangolo, fisiologicamente disposte a sottolineare anche i seni,  discretamente accennati, e l'ombelico, che sono conformate alla disposizione della forma del ciondolo e del viso.

Un ciondolo stupendo, equilibrato ed armonioso, estremamente simbolico.

Simbolo di fecondità, ma anche di sacra unione trinitaria, sacralizzato ancora maggiormente, da quell'Ankh che ripercorre la forma del naso e degli occhi, e che indica la vita eterna.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0


https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/simbologia-menat.html?m=0


Pendente Hator



💚Astarte (post di Roberto Giacalone)

 Divinità - Astarte?


Si tratta di un askos, si presenta cavo all'interno e realizzato sullo stesso stile della produzione di oggetti antropomorfi detta di Bithia, di ascendenza cipriota rinvenuto nella necropoli arcaica di Mozia e facente parte di un corredo funerario VIII sec. a.C.


La statuetta ha un foro più grande sul capo e due più piccoli in prossimità dei seni sorretti dalle mani in bassorilievo. I liquidi venivano introdotti dal foro sommitale e fuoriuscivano dai seni sia per caduta, sia soffiando dal foro principale. 


L’effetto di produrre zampilli dai seni ha un significato metaforico ben evidente, tipica espressione volto al culto della Dea Madre, la mucca celeste, il nutrimento della terra, allattamento, crescita, protezione, fecondità, rinascita ecc…


La statuetta potrebbe rappresentare la divinità fenicia Astarte, spesso raffigurata con i seni sorretti dalle sue mani in atto di dispensare energia. Museo di Mozia (TP).


Da notare la colorazione di rosso sul pube che nelle forme geometriche, la medaglietta ecc. una venere stupenda.

Roberto Giacalone 


Maldalchimia.blogspot.com 


Astarte (post di Roberto Giacalone)




venerdì, maggio 21, 2021

💛Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana".

 Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana". 


Ieri ho avuto una piacevole sorpresa. Un mio contatto, il sign. Pino Fiore, che ringrazio per la concessione dell' immagine, ha postato nel suo gruppo, l'immagine di un bronzetto, che sinceramente non avevo mai visto. Un bronzetto particolare, con la testa di rana.

Qualcuno ha commentato dicendo che potesse essere una maschera.

Io non concordo con questa interpretazione. Già ne parlai a giugno 2020, sull'interpretazione cosmogonica egizia, che vedeva gli Ogdoad, gli esseri metà umani e metà rana, come gli Dei creatori del pianeta, della vita e dell'universo, che sono gli stessi della Cosmogonia contemplata presso la tribù dei Dogon, del Mali, coloro che dicono di discendere da Sirio, e che hanno conoscenze avanzate in ogni campo.

Questi creatori del cosmo erano altamente venerati, e si credeva che esistesse un "non-tempo", nei tempi e luoghi dei primordi, chiamati "Zeb Tepi", che precedettero la stessa esistenza dello spazio-tempo, quando si era immersi nelle acque caotiche dell'Oceano di Nun, apparentemente esistente in una dimensione governata da questi Dei, gli Ogdoad.

Otto Dei creatori, degli umanoidi Archetipali, anfibi e rettiliani, chiamati anche "anima di Thot".

Essi crearono la terra, al di sopra dell'Oscuro Oceano di Nun, con il potere della parola, sotto forma di cumulo di terra, di isola sacra, poi evolutasi in Pangea, mentre l'oscuro oceano Nun la stabilizzava con eruzioni vulcaniche.

L'Oceano archetipale della creazione, con le prime forme di vita(attestate anche dalla scienza, tra l'altro, che dice che le prime forme di vita si sono create in acqua come anfibi, per poi abitare sulla terra ferma), che erano rappresentate da 4 uomini raneiformi, e 4 donne serpentiformi.


Otto come il numero dell'infinito, che unisce cielo e terra, umano e divino.

Questi otto Ogdoad erano conosciuti anche presso i Sumeri, ed erano al centro di invocazioni mistiche per iniziati.

Quattro coppie, Dio Rana e Dea Serpente.


Amon e Amaunet, il Dio e la Dea dei regni invisibili.

Nun e Nunet, Dio e Dea delle acque primordiali. 

Kek e Keket, il Dio e la Dea delle tenebre. 

He ed Heket, il Dio e la Dea del cosmo infinito. 


Se leggete in verticale, le iniziali dei nomi  degli Dei maschi, formano insieme, la Parola Ankh, poiché sono considerati l'origine di ogni cosa, e l'inizio dell'età dell'Oro umana.

Presso i Dogon si manifestarono con il nome di "Nommos", esseri per metà pesce e metà umani.

Sono esseri androgini, gli Ogdoad, che incarnano le polarità opposte, le polarità maschile e femminile, il bene e il male, l'acqua e il fuoco.

Punto l'attenzione sulla coppia Nun e Nunet, perché già ne parlai, i creatori delle acque primordiali.

In Sardegna il culto dell'acqua è stato sempre molto sentito.

Nun infatti indica anche il quattordicesimo archetipo ebraico, che indica trasformazione, il pesce mistico trasformativo, ottenuto dalla intersecazione delle due circonferenze, delle due polarità opposte, maschile e femminile, e di tutti gli opposti in generale, della Vesica Piscis.

Se ricordate, è anche una delle due lettere ebraiche presenti nell' antico simbolo della tribù dei Dan, insieme alla Dalet, che indica la porta, la solidità del sostegno, il quarto Archetipo. 


La Nun consente la trasformazione, la vagina cosmica nella quale si manifesta la Mem, l'acqua del tredicesimo archetipo, e si manifesta in modo completo, perché la Nun è pesce e Mandorla Mistica al contempo.

Gli opposti, come acqua e fuoco.

Infatti la radice Nu-, é la stessa sia per Nun(acqua), sia per Nur(fuoco), e la parola nuraghe, quindi, contiene entrambi gli elementi.

Fuoco e acqua.

Sole e luna.

Pieno e vuoto.

Luce ed ombra. 

Maschile e femminile.

Il Nuraghe è androgino.

Fallico e uterino allo stesso tempo.

Punto di raccordo, di unione, tra cielo e terra. Pietra divinizzata a fare da tramite per il divino.


Tra le divinità egizie, era la dea Heket, dea della fertilità e della rigenerazione, ad avere le sembianze di una rana.

Era considerata la sposa di Khnum, il vasaio cosmico, guardiano delle sorgenti, di cui ho già parlato nel post sulla geometria sacra del Guerriero di Abini-Teti, ed era considerata la paredra, l'aspetto femminile del dio Thot, Dio lunare della Sapienza.

Ma è su questo particolare bronzetto con la testa di rana, che voglio soffermare la mia attenzione, perché è a conferma di ciò che scrissi un anno fa.

Se è stata rappresentata in un bronzetto, significa che per i sardi era davvero importante.

D'altronde la rana, in sardo, si dice "s'arrana", troppo simile a "Shardana". 


Degli Ogdoade si dice, come ho scritto prima, che crearono con il potere della parola.

Con il "gu", la desinenza di "nuragu".

La particella "gu" in sanscrito significa sia oscurità, che emissione di un suono gutturale, un misto di muggito, gracidio e suono. 

Gutturale come i nostri canti a tenores, che hanno una potenza vibratoria che si esplica nella forma armonica della Spirale che si eleva verso il cielo, per sovrastare ed emanare vibrazioni sonore.

Una architettura di "oscurità e di suono", caratteristiche della particella "gu", elemento energeticamente vibrante della parola.

Vibrazione ancestrale della parola.

Scrivevo:

"Uniamo questi due archetipi

La Rana Nun e la divinità della fertilità Toro/Sole, e pensiamo alla desinenza del "nuragu",

Quel "gu" che insieme è muggito, suono e oscurità. 

"Gu" come vibrazione ancestrale di creazione. 

Come la vibrazione dell' Ape Regina che spinge le Api operaie a costruite l'alveare seguendo una precisissima geometria sacra. 

La conoscenza, la sophia, la Dana,(DNA) che si espande in forme geometriche perfette( pensiamo al DNA spiralizzato) attraverso la vibrazione del Nun (Rana/RNA) intorno al fuoco centrale del Nur-a-gu.

Attraverso un " muggito/suono" , che ha una potenza vibratoria altissima. 

Hanno studiato a lungo il gracidare vibratorio della Rana Toro, detta anche Rana Bue(toro, guardacaso). 

In essa ha un ruolo importantissimo la membrana timpanica. 

Sintetizzando elettronicamente i loro gracidii,  vibrazionalmente altissimi, che adottano per richiamare la femmina, hanno scoperto che adottano la strategia della separazione degli  spazi acustici per distinguersi da altri esemplari maschi o insetti. 

Frequenza  e metodo, che viene sfruttata anche dalle emittenti radiofoniche delle grandi città per emergere sulle altre. 

Simultaneamente quindi, nelle piscine fluviali, diversi anfibi che fruiscono dello stesso  spazio acustico, usano acusticamente "canali privati",  per essere facilmente distinguibili dalle femmine. 

Le frequenze dei loro gracidii sono molto alte, sui 1160 Hertz, armonizzate su delle note chiamate "Qui" , che richiamano le femmine.

I maschi si proteggono dal loro stesso frastuono in modo da comprimere i polmoni , attraverso  narici e bocca semichiusa, così l'aria è portata a passare sulle corde vocali. 

Ed è esattissimamente la stessa modalità del sistema chiuso a concamerazioni, che viene utilizzato durante il canto a Tenores sardi. 

La pelle al di sopra dei polmoni nelle rane , vibra in risposta al suono, in  una sensibilità uguale a quella del timpano. 

Le variazioni  di pressione tra membrana della cavità boccale, tipica dei canti a Tenores con vibrante sostenuto,  con vibrazioni della membrana timpanica.

E infatti i Tenores percepiscono meglio il loro stesso canto accostando una mano all'orecchio, sentendo così meglio la risonanza, e quindi creando un canale aereo continuo tra il polmone e la membrana timpanica. 

Gli orecchi sono ricevitori di pressione, dove la membrana timpanica viene stimolata dai suoni provenienti dall'esterno, e quindi la parte  interna resta a pressione costante, e questo protegge dalla iperstimolazione acustica. 

Nel senso che  i suoni arrivano alla membrana timpanica dopo essere stati diffusi nel sacco vocale. 

E questo è proprio tipico dei canti a Tenores sardi perché questo consente alla membrana timpanica di non subire particolari variazioni e danni, nonostante la potenza del canto. 

Ho scritto in un precedente post, che l'orecchio al suo interno presenta degli otoliti, che sono dei cristalli di carbonato di calcio come quelli della ghiandola pineale, e quindi sensibili alle variazioni dei campi magnetici. 

Il gracidare delle rane, segue una via ascensionale verso l'alto, facilmente tracciabile con il geofono, ed è la stessa onda vibrazionale dell'espansione in verticale, dei  canti a Tenores. 

La frequenza armonica dei canti a Tenores sono impostate sulle alte frequenze sacro OM. 

Inoltre, mi  fanno pensare che queste  forme geometriche così perfette e spiralizzate come quelle dei nuraghe tendenti verso l'alto, verso il divino, siano state coadiuvate da queste frequenze vibratorie innate, geneticamente. 

Quelle che sono passate dal DNA /Dana Dea ermafrodita dal ventre rigonfio come quello di una rana,  fino all'RNA rana cioè all'evoluzione terrena  di quella Dana Dea delle acque, che si è  evoluta fino a diventare un animale terrestre. 

Costruendo il Nuragu, gli Shardana, univano in sinergia il Nun  e il Nur, attraverso il Gu, il muggito gutturale tipico anche della rane toro, quelle rane la cui divinita è rimasta impressa a livello genetico, da ermafrodita, che sa usare in sinergia gli  elementi opposti (maschile e femminile), Acqua e fuoco(  la rana è un anfibio come la salamandra, animale simbolicamente resistente al fuoco) per  elevare verso l'alto le strutture dei Nuraghi, così geometricamente perfette nella loro costituzione a spiga di grano.

Nuraghi a forma di tronco di cono come le onde vibratorie concentriche dell'acqua stimolate dal suono, che si propagano in un modo  canalizzato verso l'interno, verso l'alto. 

Una struttura architettonica dove  la "forma informa" .

Dove gli Shardana, Il Popolo del mare, informano e comunicano la propria Sofia/Dana/ DNA, attraverso il veicolo che trascrive l'impronta genetica RNA /rana attraverso la vibrazione del suono gutturale impostato sulle frequenze dell' Om, attraverso la vibrazione che si esemplifica in architettura con un'impronta di geometria sacra divinizzata.

La struttura muraria dei Nuraghi si  snoda attraverso filari ordinati di pietre disposte con un criterio molto evoluto, che ne sottolinea la forza e la sacralità

Una struttura complessa e articolata, dove si integrano architettura e funzionalità,  che garantiscono sia bellezza estetica, che solidità,  con uno sviluppo ad anelli concentrici verso l'alto."

Questo, scrivevo a giugno dell' anno scorso, quando ancora non sapevo che questo percorso mi avrebbe portato a scoprire che la civiltà egizia si è probabilmente sviluppata a ridosso di quella Sarda, e non, viceversa. 


E d'altronde, tracce di una gestante partoriente, con una posizione che ricorda quelle di una rana, in forma molto stilizzata, come le Sheela Na Gig, l'abbiamo nella Domus de Janas Mesu'e Montes ( Ossi-Sassari), con datazione 3500/4.000 a. C. circa

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=1) 

Questa statuina è straordinaria.

È la chiave di lettura per capire le sacre vibrazioni architettoniche dei nuraghi.

È simbolica.

Guardate lo scudo.

Ha impresso l'albero della vita a 7 braccia, il percorso iniziatico verso la conoscenza, come la Menorah ebraica.

Il percorso verso la consapevolezza, attraverso i 7 chakra, rappresentati dai sette pianeti allineati, visibili nell'equinozio di primavera.

E, nonostante la data incerta (XIII sec, o forse anche prima), questo indica la forte valenza a 360°, che questa simbologia della rana, acquisisce in Sardegna.

Come dire, che qui, non è solo una rappresentazione di una divinità cosmogonica primordiale, o di una divinità egizia, ma che la stessa esegesi linguistica delle parole "rana/Shardana/dana/dna/rna/nuragu/gu", insieme, formano una tessitura che restituisce un lembo della nostra storia, senza sfilacciature, con rimandi ben precisi, e corrispondenze che si sono sviluppate in modo articolato e semantico, ben prima, e in modo molto più esauriente, rispetto ad una semplice rappresentazione egizia della Dea rana Heket, o degli Ogdoade della Cosmogonia egizia.

"S'arrana" è nostra.

È Shardana.

Ancora prima che gli Egizi la facessero loro.

È il richiamo primordiale e vibrazionale con il quale ci siamo espressi secoli o millenni fa, per collegarci al divino, nel grembo dei nuraghi, tra luce e oscurità, tra fuoco e acqua, tra umano e divino. 


Tiziana Fenu 


©®Diritti intellettuali riservati


https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html


Maldalchimia.blogspot.com 


Mi trovate anche in questo sito inglese

 antichecuriosita.co.uk


Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana".














💚Ascensione Osiride mosaico Pompei

 ...quando si dice "sincronismo".

Riallacciandomi al mio post di poche ore fa sul Cobra ritrovato sulla fusaiola di Santa Caterina  di Pittinuri, trovo questo post casualmente, in un gruppo nel quale non ero nemmeno iscritta.

A volte credo proprio che le cose vogliano essere trovate.

Risalgo al sito, www.madeinpompei.it

Leggo le spiegazioni riguardo la rappresentazione sul mosaico, che potete leggere anche voi, sulle quali sorvolo.

Riporto la più importante :

"Questo Mosaico di Orione nella Casa di Giove a Pompei rappresenta l'assunzione in cielo del gigante che dà il nome a una della più note costellazioni della stagione invernale - fine II secolo a.C. – Parco Archeologico di Pompei" 


Ciò che mi preme sottolineare, e che mi sconcerta, perché non ho trovato nessun riferimento in proposito, è che non si fa cenno, né qui, né in altri siti, riguardo al Cobra, e anzi, in svariati commenti nei siti, ho letto che sarebbe una rappresentazione del male. Questo dimostra quanto la vera conoscenza si perda nell'approsimazione e nella superficialità.


In questa rappresentazione vi è una sovrapposizione Osiride/Horus, perché fu Horus, il figlio di Iside e Osiride, ad essere punto da uno scorpione, e ad essere salvato dalla stessa madre, che aveva poteri alchemici di trasmutazione.


E in trasmutazione alchemica, appare Osiride, che è rappresentato con due ali da farfalla e sotto un fuoco alchemico, per mano di un essere alato, probabilmente un angelo.

Sotto di lui, lo scorpione, che pare stia soccombendo alla trasfigurazione, alla trasmutazione di Osiride, e ancora sotto, la figura più importante, il Cobra reale.

Lei, Iside.


Iside è la parte Femminile, l'energia Femminile di Osiride, colei che custodisce la sua integrità. Infatti solo Iside può, ed è capace  di rimettere insieme i pezzi di Osiride dopo la sua uccisione per mano di Seth, e ricreare l'energia necessaria, creando alchemicamente un fallo d'Oro che porterà alla luce il loro figlio Horus.

Questa potenza, questa capacità alchemica di Iside è rappresentata dal Cobra reale, dall'ureo o Wadjet che portavano i faraoni e gli dei del Pantheon egizio, sulla fronte, custode e protettore alchemico dell'integrità animica di Osiride, dell'intero Regno.

Una figura importantissima, altamente simbolica, che rappresenta la Sophia femminile, capace, come un athanor, di operare  sulle trasformazioni alchemiche, fino ad arrivare all'Oro, rappresentato dal figlio Horus, creato proprio dall'altissima abilità di Iside, di gestire le sue energie, maschile e femminile, anche nella mancanza fisica dell'elemento maschile (infatti il quattordicesimo pezzo del corpo di Osiride, il fallo, venne inghiottito dal pesce del Nilo, l'Ossirinco) e di arrivare al completamento della trasformazione alchemica, necessaria per la rinascita, per la resurrezione.

Come un serpente che cambia pelle, nella ciclicità degli eventi, e si rinnova a nuova vita, come l'oroborus.

Un mosaico stupendo, e altamente simbolico, se solo il suo simbolismo venisse rappresentato in modo completo, e magari senza distorsioni "religiose", che affiancano il serpente ad una energia e simbologia negativa. 


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com

Ascensione Osiride mosaico Pompei










giovedì, maggio 20, 2021

💚Statua Rapanui

 Una delle quasi 400 statue dell'isola di Pasqua, Rapa Nui, vista da dietro

Statue, che pare, risalgano a 1500 anni fa.

Il chiaro posizionamento di quei due simboli circolari posti all'altezza del coccige, dell'osso sacro, indica metaforicamente la sede della Kundalini, con le due Nadi laterali, la Ida e la Pingala, il Femminile e il Maschile. Infatti questa viene considerata il Sacro Luz, la sede dell'anima, che ha entrambe le energie.

Infatti le energie sono rappresentate come due cerchi vicini, ma separati sulla parte superiore, ben distinti, ma sotto sono uniti a triangolo, come nella rappresentazione della Kundalini.

Una rappresentazione simbolica straordinaria, soprattutto perché realmente il coccuge ha la forma di un triangolo rovesciato, come nella rappresentazione nella statua.

Potrebbe sembrare anche la semplice rappresentazione di un perizoma rituale, ma la simbologia, la forma, mi sembra indicativa di un valore sacrale, che va oltre il segno, visto che dono presenti anche altri simboli.

E, visto che è stata rappresentata la Kundalini, che in fondo indica due Gemelli energetici, simili ed opposti, escluderei del tutto che le statue siano così recenti. Sono molto antiche, e potrebbero risalire all'era astrologica dei Gemelli, che si colloca tra il 6000 e il 4000 a.C.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


Statua Rapanui




💚Gatto faience egiziano

 Gatto faience egiziano antico 45639 della Sadigh Gallery

26/3/2014

Gatto di Faience

Antico Egitto - XXVI dinastia


Vivace gatto in maiolica blu seduto su una base e con indosso un collare.


Animale sacro al dio del sole Ra e Bastet. La prima rappresentazione egiziana del gatto prese la forma di tre simboli geroglifici, ciascuno dei quali rappresentava i gatti seduti. Questi facevano parte della frase "Lord of the City of Cats" inscritta su un blocco di pietra di El-Lisht che potrebbe risalire al regno di Pepy II, 2278-2184 aC. La parola egiziana per gatto era il termine onomatopeico miw.

Se è vero che l’abito da lutto in Egitto è turchino, perché turchini sono i campi di lapislazzuli e malachite cui il defunto è destinato, l’azzurro è comunque un colore felice, il colore magico degli dei, del corpo celeste di Nut e della potente barba del dio solare Ra. Per questa ragione il copricapo del faraone è spesso azzurro, come anche l’amuleto del cuore e lo scarabeo portafortuna.

Il primo pigmento sintetico in assoluto: il Blu Egizio.

Col Blu Maya e il lapislazzuli, completa la triade dei pigmenti blu più diffusi nell’antichità. Il blu egiziano era il colore simbolo del cielo e delle divinità celesti. Ad esempio a volte veniva colorato di blu il volto di Amon. L’azzurro o le varianti di blu chiaro sono invece utilizzate per rappresentare l’acqua.

Nell’arte, i colori erano indizi sulla natura degli esseri raffigurati. Per esempio, quando Amon  veniva ritratto con la pelle blu, era in riferimento al suo aspetto cosmico.

Il Blu (irtiu, sbedj) era preparato con ferro, ossidi di rame, silice e calcio. Questo prodotto aveva un colore ricco, che però era instabile e, a volte, si è scurito o si è modificato nel corso degli anni.Simboleggiava il cielo e l’acqua. In un certo senso cosmico estendeva il suo simbolismo ai cieli e alle inondazioni primordiali. In entrambi i casi il blu ha assunto il significato della vita e della rinascita.

Era anche un simbolo del Nilo, delle sue colture e della fertilità. La fenice, che era un simbolo del diluvio primordiale, è stata modellata sull’airone che ha un piumaggio grigio-blu. Tuttavia di solito erano raffigurati con brillanti penne blu per sottolineare la loro associazione con le acque della creazione.

Amon fu spesso raffigurato con il viso blu (vedi immagine a fianco) per simboleggiare il suo ruolo nella creazione del mondo. Per estensione i Faraoni erano talvolta indicati con facce blu, proprio per identificarli con Amon.

I babbuini, che in natura non sono certo blu, sono stati dipinti con questo colore, ma non se ne conosce il motivo.

L’ibis, un uccello blu era un simbolo di Thoth, proprio come il babbuino. Può essere quindi che i babbuini fossero raffigurati in blu per sottolineare la loro connessione a Thoth.Gli dei spesso erano raffigurati con capelli fatti di lapislazzuli, una pietra azzurra.

Il blu è il colore del chakra della gola, noto anche come Visuddha. Questo chakra si trova nella gola ed collegato alla gola, al collo, alle mani e alle braccia. Il Chakra della Gola è connesso con la parola e l'udito e incoraggia la comunicazione spirituale.


Tiziana Fenu©®


Maldalchimia.blogspot.com


Gatto faience egiziano




💚Dee Madri Cucuteni

 Oggi pensavo alle energie, e se mai fossero state rappresentate nelle Dee Madri.

Un qualche accenno di chakra, di terzo occhio.

Andando indietro con il tempo, e scorrendo tra le mie immagini preferenziali, mi sono soffermata in quelle che io chiamo "le indefinite", le statuine della civiltà e cultura Cucuteni-Trypillian, una civiltà che si è snodata tra il 5050 e il 3100, tra Romania e Ucraina, dove la simbologia e la conoscenza sacrale dell'universo, sono passate attraverso i manufatti in argilla, e soprattutto attraverso le sue decorazioni, soprattutto quelle sulle statuine, che ammontano ad una vastissima produzione, circa 12.000, quasi tutte in prossimità dei templi, nascoste sotto il terreno, quasi a protezione del tempio. 

Divinità femminili che incarnano anche svariati animali sacri,  per esempio, come la Dea Uccello, la Dea Serpente, e gli androgini, naturalmente.

Queste statuine, con alto valore sacrale, quindi, evidentemente, venivano usate, da sole o singole, durante dei riti sacrali.

È stato trovato addirittura un set di 21 statuine e 13 seggioline, nel villaggio di Isaia, a Balta Popii, in Romania, risalente al 4700 a C. custodite in un vaso chiuso, con coperchio, e i numeri farebbero pensare ad un rito della fertilità, con le 13 lune e le 21 seggioline che ridotte teosoficamente, diventano 2+1, cioè "3"

Il tre creativo. 

Ma quello che mi ha colpito di queste statuine, è che  presentano, oltre le linee trasversali, anche una abbozzata riproduzione dei chakra, in particolare, quello del plesso solare, a volte rappresentato come un vortice, a volte come un rombo con diagonali e spirali.

Perché le donne hanno il grembo come la terra, come i quattro punti cardinali.

Ti perdi in esse, per ritrovarti, e in esse senti tutti e quattro gli elementi di Madre Terra.

Sono delle Veneri, sono cerchio e croce insieme ♁. 

Sono Veneri solcate come un aratro, fecondate dal vomere, dall'energia maschile, che nella terra depone il suo seme, come indicano quei quattro punti dentro le quattro sezioni del quadrato.

Sono Veneri che hanno un linguaggio universale, un simbolismo che vuole essere volutamente universale, senza identità prettamente terrena, lo indica la mancanza di un volto, di una testa.

Non per sminuire il Femminile, veicolo e Custode di questo messaggio, ma anzi, per enfatizzarlo e sublimarlo a simbolo e Archetipo universale, al di là della limitante specificità umana.

Statuine bellissime, essenziali, esteticamente perfette ed equilibrate, ancora attualissime, perché veicolano Bellezza e Verità, al di là dell'Umano.


Tiziana Fenu


©®Diritti intellettuali riservati


Maldalchimia.blogspot.com


Dee Madri Cucuteni