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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, maggio 29, 2023

💛Giganti Mont'e Prama al Met Museum di New York

 Vi riporto l'articolo di presentazione dei Giganti ospitati nell'area greco-romana( per questioni logistiche, dicono..)  del Met Museum, a New York, e vi faccio notare come le datazioni del sito di Mont'e Prama, dei nuraghi, e soprattutto dei Giganti, siano state PERICOLOSAMENTE   E ARBITRARIAMENTE fatte scivolare di secoli, a ridosso quasi della prima diffusione dell'arte scultore greca arcaica, datata al VII sec aC. 

È vergognoso leggere " L'imponente gruppo scultoreo, noto come i Giganti di Mont'e Prama, è attualmente datato tra il 900 e il 750 aC.", quando invece, ovunque si cerchi, la datazione risale al bronzo finale, ossia tra il 1200 a.C. e il 950 a.C. 

Per non parlare della datazione riportata dei nuraghi( 1700-700 aC) quando invece, come datazione, siamo intorno al 1900-1800, e massimo, 1100 aC.

Anche se personalmente, sapete bene come la penso, tutto andrebbe retrodatato di secoli. 

Vogliamo parlare del fatto che vengano presentati come semplici militari e "atleti sanguinosi"? 

Ma di cosa stiamo parlando? 

Ancora con questa immagine di una nostra civiltà rozza, militarizzata e sanguinaria? 

Io credo che queste cose, prese MOLTO alla leggera, siano MOLTO PERICOLOSE, sia perché hanno riportato un'immagine totalmente distorta dei nostri Sacri Giganti, sia  perché forzandone la datazione- e inglobando queste opere in un contesto anonimo, privo di Specificità, di simbolismo e di storia- accorpandola ad una manifestazione "primordiale, rozza e guerrafondaia" rispetto all'arte greca in particolare, si stiano creando tutti, ma proprio TUTTI  i presupposti per far scomparire definitivamente la specificità dell'Antica Civiltà Sarda, facendone "un'unicuum", come in un gran calderone,  senza uno spessore identitario di nessun genere, né storico, né simbolico, né di minima parvenza di Cultura Madre, depositaria di una sacralità e di una unicità simbolica e architettonica, che non si trova in nessuna parte del mondo. 

Questo è un COLPO MOLTO BASSO, ignobile, per la nostra antica storia, che ci affossa ancora di più. 

Scusatemi, ma sono davvero, profondamente INDIGNATA. 

Non frega nulla a nessuno. 

L'importante è che si pubblichino foto di nuraghi, anche senza didascalia introduttiva, senza storia. 

L'importante è riempirsi gli occhi e lasciare il cervello e l'anima vuota. 

Passeranno davanti alle nostre statue, come se fossero delle brutte rappresentazioni mal riuscite, pure sproporzionate ( ma chi glielo va a dire, che hanno precise proporzioni che riflettono la Geometria Sacra in modo che la cintura, metaforicamente, coincidesse con il baricentro del corpo, come il baricentro della cintura di Orione? Che ovunque, ci sono segni di Geometria Sacra, e che gli stessi Giganti, come ben sapete dai miei numerosi scritti e osservazioni a riguardo, ne portano il Sacro Simbolo impresso?) 

Questi sono danni IRREVERSIBILI. 

Si passa alla storia, accodati alle altre culture e civiltà.. 

E si deve "pure ringraziare", a testa bassa, se un Museo di prestigio come il Met Museum ci ha "degnati" di uno spazio. 

La presentazione, distorta e contraffatta, resterà, come quella "ufficiale", sotto gli occhi di tutto il mondo. 

E non ci sarà nessuno a difendere la verità, nemmeno i nostri illustri ricercatori, che si battono da anni per portare alla luce la VERITÀ. 

Per andare a fare danni, ad aggiungerne altri, oltre quelli già fatti, lasciateli qui, i nostri Giganti. 

Che vengano qui a vederli, almeno non vengono accodati e accorpati ad una dimensione spazio temporale che NON HA NULLA A CHE FARE con loro. 

E il mio cuore piange.


Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 


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https://www.metmuseum.org/perspectives/articles/2023/5/sardinian-giants


PROSPETTIVE IN VISTA  


I Giganti di Mont'e Prama

Scopri la scoperta e il significato di queste antiche figure in pietra della Sardegna.


Alessio Belis

25 maggio

Una gigantesca scoperta

Nel 1974, due contadini che aravano il loro campo nella Sardegna occidentale portarono alla luce una gigantesca testa di calcare di quasi tremila anni, il primo di migliaia di antichi frammenti scultorei recuperati dagli archeologi nei decenni successivi. Gli scavi nella pianura ai piedi della bassa collina di Mont'e Prama (“la montagna delle palme”) hanno portato alla luce una necropoli monumentale, o area funeraria, utilizzata per diversi secoli all'inizio del I millennio aC.

Lo straordinario sito presenta tombe individuali ricoperte di lastre di pietra, colossali statue maschili, pietre sacre conosciute come baetyls e modelli di nuraghi , le torri preistoriche della Sardegna che danno il nome alla cultura nuragica che fiorì sull'isola dal 1700 al 700 a.C. . L'imponente gruppo scultoreo, noto come i Giganti di Mont'e Prama, è attualmente datato tra il 900 e il 750 aC. Sorprendentemente, sono gli unici esempi di statuaria in pietra scoperti finora dal periodo nuragico, senza eguali in qualsiasi altro sito dell'isola.

I conservatori hanno ora rimontato ventotto figure, alcune alte fino a sette piedi, da frammenti scavati negli anni '70. Al momento del loro restauro, ad ogni statua è stato dato un nome moderno. Nuovi scavi iniziati nel 2014 hanno portato alla luce migliaia di pezzi aggiuntivi e sono ora note almeno ottanta sculture (compresi i modelli di nuraghi ) in vari stati di conservazione. Sulla base delle statue meglio conservate, delle caratteristiche comuni e del confronto con le statuette in bronzo, sono stati identificati tre tipi distinti di figure: pugili, arcieri e guerrieri. Molti dettagli mancanti nelle statue ricostruite sono noti da frammenti che non potevano essere abbinati a una figura più completa.


Il più grande dei Giganti, un pugile di nome Manneddu (da mannu in sardo, che significa grande), è in mostra nelle gallerie greche e romane del Met fino a dicembre 2023 come prestito semestrale della Fondazione Mont'e Prama . È il primo gigante ad essere esposto negli Stati Uniti e offre ai visitatori la rara opportunità di esplorare questa cultura antica poco conosciuta, che non è affatto rappresentata nella collezione del Met.


Pugili, arcieri e guerrieri

I pugili costituiscono il maggior numero di sculture ricomposte ma sono anche le più impegnative da interpretare. Manneddu è a torso nudo, indossa solo un berretto e una veste avvolta intorno alla vita. L'avambraccio e il pugno del braccio destro mancante erano originariamente protetti da una sorta di guanto da battaglia con una punta sporgente. Gli esemplari meglio conservati, come il pugile Fastigiadu, tengono uno scudo rettangolare ricurvo sopra le loro teste. Sebbene il guanto non sia incluso nelle statue ricostruite, appare nei frammenti. La punta è stata interpretata come la punta di un tradizionale pugnale nuragico con la guardia piegata per proteggere la mano guantata. I pugili, alcuni dei quali presentano ferite con tracce di pigmento rosso sulle gambe e sul petto, possono rappresentare guerrieri armati alla leggera e attrezzati per il combattimento ravvicinato o atleti in stile gladiatore che gareggiano in giochi sacri, ma sanguinosi, in onore di una divinità o dei defunti .

Gli arcieri e i guerrieri indossano abiti distintivi e sono identificati dalle armi che portano. Poiché sono completamente armati, i tipi possono rappresentare diversi gradi militari. Tuttavia, come i pugili, il loro ruolo specifico nella cultura nuragica non è chiaro. L'arciere Prexiau indossa una tunica corta, pettorale rettangolare e schinieri (parastinchi). Il braccio sinistro, protetto da un parabraccio, regge l'arco, mentre l'avambraccio destro alza una mano chiusa, ora mancante, in un gesto che è stato interpretato come segno di saluto o di preghiera. Le teste degli arcieri non sono ben conservate, ma alcune figure, come Prexiau , hanno lunghe trecce di capelli che ricadono sulle spalle.

I guerrieri indossano anche armature sopra una tunica corta, ma in stili diversi. Un pettorale a spicchi verticali protegge il busto del guerriero Gherreri e un pannello frangiato a motivi geometrici pende dalla cintola della tunica. Un elmo con cresta centrale e due corna, conservato solo in parte, gli copre la testa. La principale difesa dei guerrieri è un grande scudo rotondo sul braccio sinistro, mentre la mano destra tiene una lunga spada appoggiata sulla spalla. I dettagli mancanti sono ricostruiti sulla base del confronto con statuette in bronzo dello stesso tipo.

Tutti i gruppi scultorei - pugili, arcieri e guerrieri - corrispondono visivamente ai bronzetti nuragici della stessa epoca. Queste piccole figure hanno aiutato i conservatori a ricomporre i Giganti frammentari a causa delle loro caratteristiche simili. Le statuette sono state rinvenute in siti di tutta la Sardegna, ma poche provengono da contesti noti. Quelli che sembrano aver servito come offerte alle divinità nei santuari. Nonostante la relativa iconografia, tuttavia, a Mont'e Prama non sono state rinvenute statuette in bronzo. Infatti, a parte la ceramica, gli scavi hanno recuperato pochissimi reperti, compresi i corredi funerari, dalla necropoli.


Gli eroi di Mont'e Prama

Poiché non sono state scoperte testimonianze scritte della cultura nuragica, i resti archeologici forniscono l'unica prova per comprendere la natura della necropoli e il significato dei Giganti. Gli scavi hanno rivelato che il sito era in uso da diversi secoli, con ogni periodo segnato da un diverso tipo di tomba. Nell'ultima fase, databile tra la fine del IX e la prima metà dell'VIII sec. Fu durante questo periodo che furono eretti i Giganti.

Non si conosce l'originaria disposizione delle sculture rispetto alle tombe rivestite in pietra. Recenti ricerche suggeriscono che le statue furono rotte nell'antichità, qualche tempo dopo che il sito era fuori uso, e poi poste intenzionalmente sopra e accanto alle tombe. Non è chiaro se le figure un tempo si trovassero lungo la strada evocando un monumentale corteo funerario, sopra le lastre che ricoprono le tombe come lapidi, o altrove con una funzione completamente diversa. Il significato dei Giganti è altrettanto oscuro. L'iconografia, incentrata sull'abilità atletica e sull'abilità militare, riflette valori e tradizioni appropriati per una classe aristocratica emergente. Infatti, l'analisi dei resti umani sembra confermare che la necropoli era destinata quasi esclusivamente ad adolescenti e giovani. Le statue potrebbero riferirsi a una sorta di rituali religiosi - forse riti di iniziazione dei giovani ai ranghi militari - che si svolgevano nel complesso funerario. Se è così, la necropoli potrebbe essere stata riservata alla sepoltura di coloro che si sono distinti in battaglia o competizione, con i Giganti come segni della loro statura eroica.

Molte domande chiave su Manneddu e gli altri Giganti di Mont'e Prama rimangono senza risposta, inclusa quale comunità o comunità fossero responsabili della loro creazione e perché iniziarono a scolpire sculture autoportanti su larga scala in quel momento. I Giganti apparvero durante un periodo di crescente contatto con l'estero e le ragioni per erigere le enormi statue potrebbero essere state parte di una risposta a queste nuove interazioni culturali. Gli scavi in ​​corso a Mont'e Prama continuano a rivelare nuove informazioni sulle complessità della necropoli e sul rapporto tra il sito e la regione circostante, così come il più ampio mondo mediterraneo.


Giganti di Mont'e Prama al Met Museum




💛Daniela Zedda

 #orgoglioSardo


Ho avuto la fortuna e l'onore di averla come insegnante in un corso di Progettazioni Artigiane, durato più di un anno.

Grande Maestra e Artista della Fotografia, Daniela Zedda, sardissima, di fama internazionale.

Non amava farsi fotografare.

A noi allievi, diceva che era "leggittedda", "bruttarella".

Invece era Stupenda.

Un'Anima Nobile, che catturava Bellezza e ne faceva delicate trame di narrazione.

Delicate come lei, che entrava in punta di piedi nei tuoi occhi, nei suoi scatti.

Umile e sempre scherzosa e sorridente.

Ritraeva l'Incanto.

Ci ha insegnato ad essere Poesia.

Infinite Grazie di aver lasciato tanta Bellezza in questa dimensione e di aver portato la Bellezza della magia sarda in ogni parte del mondo.

Carissima Maestra Daniela♥️

Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 

Daniela Zedda



💛Giganti Mont'e Prama a New York

 "... IN RELAZIONE ALLE OPERE DELLA PRIMA ARTE GRECA E ITALICA" 


Non c'è mai fine al peggio. 

Rassegnamoci. 

Come avevano avuto il coraggio di scrivere, proprio poche mesi fa, "itinera  romanica", in un cartello nel sito di Mont'e Prama, come se fosse una zona archeologica romanica, così stavolta, ci vediamo i nostri Giganti, inglobati in relazione all'arte greca"

Arrivare allo scivolone che si tratti di arte greca, è un attimo, ufficializzato da un museo della portata del Met Museum di New York. 

Non ho altro da aggiungere. 

Se lo permettono, se lo stanno già permettendo, è solo colpa degli stessi Sardi. 

A voi le conclusioni. 

Anni e anni di studi, pubblicazioni, battaglie, conferenze, buttate alle ortiche. 


Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 


"I visitatori vedranno questa figura imponente in relazione alle opere della prima arte Greca e Italica della collezione" 

". Siamo entusiasti di poter presentare uno degli spettacolari Giganti di Mont’e Prama all’ingresso delle Gallerie Greche e Romane del Metropolitan Museum of Art" 


Con un comunicato pubblicato sul suo sito web il Metropolitan Museum of art di New York ha dato piena esecutività dell’accordo stipulato nel novembre 2022 con la Fondazione Mont’e Prama, annunciando che dal 25 maggio al 6 dicembre prossimi uno dei Giganti di pietra del Sinis sarà esposto all’ingresso della sezione Greco-Romana del prestigioso Museo, che ha sede sulla Fifth Avenue.


Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum of Art, ha dichiarato: “I Giganti di Mont’e Prama sono diventati ambasciatori globali di questa antica civiltà sarda e siamo entusiasti di averne uno in prestito per accogliere i visitatori del nostro Museo. Contestualizzata con opere della nostra collezione, la Mostra arricchirà ulteriormente la nostra conoscenza della cultura italico-sarda e affine. Il Metropolitan Museum ringrazia la Fondazione Mont’e Prama, la Regione Autonoma della Sardegna, il Ministero dei Beni Culturali e il Presidente della Regione Sardegna per aver reso possibile questo prestito straordinario”.


“Sebbene sia la seconda Isola più grande del Mar Mediterraneo, il ricco patrimonio culturale della Sardegna è relativamente sconosciuto a molte persone. Siamo entusiasti di poter presentare uno degli spettacolari Giganti di Mont’e Prama all’ingresso delle Gallerie Greche e Romane del Metropolitan Museum of Art”, hanno dichiarato Seán Hemingway, John A. e Carole O. Moran, curatori del Dipartimento di arte Greca e Romana al MET. “I visitatori vedranno questa figura imponente in relazione alle opere della prima arte Greca e Italica della collezione The Met, che ci ricordano le diverse culture che popolavano la regione mediterranea all’inizio del primo millennio a.C. e le loro tradizioni artistiche distintive.”


L’ambasciatrice Mariangela Zappia, a capo della diplomazia italiana negli Stati Uniti, ha commentato: “Sono lieta che il Metropolitan Museum of Art ospiti uno dei 33 Giganti storici della Sardegna. Il cosiddetto Manneddu viene esposto per la prima volta nella sua storia negli Stati Uniti e per la seconda volta all’estero. Questo incredibile prestito è stato reso possibile dalla collaborazione del Metropolitan Museum con la Fondazione Mont’e Prama, con il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Sardegna. Sono certa che i Giganti aiuteranno il pubblico a scoprire la misteriosa civiltà nuragica, il cui sito principale è tra gli ineguagliabili siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO in Italia”.

(https://monteprama.it/il-metropolitan-museum-di-new-york-annuncia-la-mostra-sui-giganti/)

Giganti Mont'e Prama a New York




💛Domu de Jana della clessidra, Ossi

 Domus de Janas di S'Adde 'e Asile, Ossi, in provincia di Sassari


Le conformazioni a clessidra, presenti nella parete di questa Domus, anticipano, e in un certo senso, riconfermano, la koine' concettuale e simbolica che poi si palesa in modo chiaro durante la cultura di Ozieri, dal 4000 al 3000 circa aC, con la riproduzione di figure stilizzate a clessidra( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html?m=0), che altro non indicano che le due polarità, maschile e femminile in sinergia, per la Creazione.

Avevamo già visto questo concetto, e questo simbolismo, esemplificato nella griglia della Scacchiera di Pubusattile, a Villanova Monteleone, che indica la griglia creativa, la sigizia del Padre e Madre creatore, insieme, funzionale all'alchimia del trapasso, della guarigione( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/la-scacchiera-de-sa-pala-larga-bonorva.html?m=0) 

In questa forma a clessidra, che anticipa l'iconografia del dipolo elettromagnetico, del Sacro Vajra, di una energia dinamica, vi è proprio l'idea di movimento, di espansione, di sinergia attiva, enfatizzata anche da quei bassorilievi a Chevron, in duplicazione nella "coppa pubica femminile", facilmente sovrapponibile alla schematizzazione della protome taurina.

In espansione in modulo di tre ( ma li abbiamo visti anche in moduli da 5- https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/motivi-chevron-nelle-domus.html?m=0), per manifestare il concetto di nascita, morte e rinascita. 

Quindi, anche in questo caso, perfettamente in linea con tutta la koine' concettuale e simbolica della sinergia tra Opposti della nostra Antica Civiltà Sarda,  ancora una manifestazione, stilisticamente ancora più evoluta e raffinata rispetto alla griglia della Scacchiera iniziale.

Inoltre, la configurazione a clessidra, in cui le due polarità si intersecano, rivela comunque, la simbologia della vulva femminile, il rombo, l'athanor alchemico, attraverso il quale, l'energia  creatrice può manifestarsi


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

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Domu de Jana della clessidra, Ossi





💛Petroglifo Baunei

 Abbiamo parlato poi di un terzo e ultimo petroglifo, questa volta afferente al sito sardo di Baunei. Scrive a tal proposito M.A. Fadda: Già nota alla tradizione popolare e “riscoperta” in seguito a recentissime ricerche, la grotta si contraddistingue per la presenza, nel piano roccioso antistante l’ingresso, di un’articolata raffigurazione incisa, riferibile al Neolitico finale (4000-3200 a.C.). 

Essa è composta da una conca principale dalla quale partono diciotto canali di varia grandezza (2-3 cm), disposti a raggiera in modo irregolare. I canali con alcune ramificazioni sono collegati ad alcune coppelle terminali. In prossimità di quest’ultima si trovano numerose coppelle di diverse dimensioni, disposte senza un ordine preciso. 

Anche in questo caso abbiamo sovrapposto il disegno del petroglifo alla mappa satellitare dell’area comunale di Baunei, accorgendoci che nel manufatto sono riprodotte esattamente mappa satellitare dell’area comunale di Baunei, accorgendoci che nel manufatto sono riprodotte esattamente le linee dell’idrografia della zona, così come dovevano apparire intorno al 4000-3200 a.C., sostanzialmente immutate fino a oggi  

Rimane il mistero di come, popolazioni classificate come afferenti alla preistoria, potessero giungere a un tale grado di precisione. 

E, peraltro, ci si potrebbe chiedere anche quale fosse l’utilizzo pratico di tali informazioni. 

Connessioni che ora ci sfuggono e sulle quali possiamo solo congetturare. Giunti al termine di questo primo breve excursus possiamo solo dire che, tendenzialmente, veniamo a scoprire – sia in Sardegna sia nella Penisola menti che hanno permesso tale pratica e, non ultimo, le risorse impiegate per far sì che questi elementi fossero il più fedelmente possibile riportati su strumenti facilmente trasportabili o di difficile deperimento. 

Rimane, invece, fuor di dubbio che tali competenze, astronomiche, matematiche, geometriche etc., fossero conosciute ben prima del periodo in cui, secondo l’Accademia, sarebbero state ufficialmente “insegnate” dai “civilizzatori” Fenici, Punici o Romani che fossero. 

Gli abitanti della Sardegna e della Penisola Iberica, tra la fine del Neolitico e l’Età del bronzo possedevano un grado di civilizzazione pari e forse superiore a quello dei popoli orientali, sebbene poi, al lato pratico, oggi ricordiamo solo piramidi e ziggurat. Iberica – formazioni culturali capaci di “leggere” i misteri del cosmo, interpretarli e “riscriverli” su supporti difficilmente deperibili. Inoltre, cosa ancor più affascinante, ci accorgiamo che i Sardi – e gli iberici del tempo – erano in grado di riprodurle fedelmente e con le giuste proporzioni su parti del proprio territorio. 

Quale fosse lo scopo, la finalità, l’obiettivo, come detto, è ancora da chiarire. Come rimane da chiarire la metodologia utilizzata, gli strumenti che hanno permesso tale pratica e, non ultimo, le risorse impiegate per far sì che questi elementi fossero l più fedelmente possibile riportati su strumenti facilmente trasportabili o di difficile deperimento. 

Rimane, invece, fuor di dubbio che tali competenze, astronomiche, matematiche, geometriche etc., fossero conosciute ben prima del periodo in cui, secondo l’Accademia, sarebbero state ufficialmente “insegnate” dai “civilizzatori” Fenici, Punici o Romani che fossero. Gli abitanti della Sardegna e della Penisola Iberica, tra la fine del Neolitico e l’Età del bronzo possedevano un grado di civilizzazione pari e forse superiore a quello dei popoli orientali, sebbene poi, al lato pratico, oggi ricordiamo solo piramidi e ziggurat.


Tratto da Valeria Putzu "L’impero dei popoli del mare" Prima Edizione - novembre 2018 ISBN 978-8868511869 © arkadia editore

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Delle piccole riflessioni mie a riguardo.

Il numero 18, si collega al Sacro Archetipo Ebraico Tsade', con funzione "divisione". 

Una divisione apparente, perché si tratta di frattali che appartengono alla stessa Matrice.

Lo stesso identico concetto che esprime il petroglifo, una conca principale e 18 canalette, che ramificano da quella principale, e che terminano con delle coppelle. 

La lettera ebraica Tsade', nella sua forma, è un accostamento della lettera Yod, il decimo Archetipo, prima lettera del tetragramma divino YHWH, e della lettera Nun, il quattordicesimo Archetipo, che simboleggia la trasformazione. 

La trasformazione attraverso la Yod, la Sapienza estrema. L'intelletto divino. 

Il numero 18 è legato anche alla Luna (Arcano Maggiore XVIII) , considerata come energia Madre di questi frattali. 

Se lo consideriamo nell'insieme, 18 canalette, e altrettante coppelle, più una grande, centrale, sono, minimo 19, il numero che rappresenta il Sole. 

E, coincidenza strana, il numero 18, è un numero ciclico astrale, perché le eclissi solari e lunari, si ripetono ogni 18 anni. 

Ma il numero 18, è legato anche al Pozzo Sacro di Santa Cristina, perché ogni 18 anni e 6 mesi, quando la luna raggiunge la sua altezza massima, la sua luce attraversa l'apertura sulla sommità del pozzo, riflettendosi sull'acqua. 

Quindi, questo numero 18, sembra essere veicolo di un'unione alchemica tra Sole e Luna, tra cielo e terra, tra Luna e acqua. 

Alchemicamente, un simbolo di unione tra Umano e Divino, di cui siamo frattali. 

La scelta dei numeri, e la relativa simbologia, non è mai casuale. 

Questo petroglifo, per quanto possa rappresentare una mappa idrica, ha dei rimandi numerici importanti, che lo configurano in una dimensione che potrebbe essere ritualistica e sacrale, molto probabilmente utilizzato come altare cultuale e cerimoniale. 


Tiziana Fenu 

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Petroglifo Baunei




💛Vela egizia/scacchiera Pubusattile

 La vela egizia della scacchiera di Pubusattile


Dal profilo di un mio contatto, molto bello, "Prehistoric petroglyphs", di cui vi lascio il link per vedere il post originale

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=724500261477478&id=100017525313742


Riporto il testo del post, tradotto:


Questa barca a vela è così unica che merita di essere mostrata, semplicemente non ce n'è un'altra simile in tutto l'Egitto. Appartiene all'era del Nuovo Regno, 1500 circa a.C. Ammira i dettagli ei colori della vela, l'uomo che lavora tra i suoi cantieri superiori e inferiori. Nel 3650 aC, con l'inizio dell'attuale periodo iperarido, elefanti, giraffe e struzzi iniziano a scomparire in Egitto. I primi a svanire sono gli elefanti, il loro avorio non apparirà mai più in nessuna tomba predinastica dall'esordio iper-arido. Al tempo del primo re d'Egitto, re Narmer, verso il 3100 cal aC, erano tutti scomparsi. Di conseguenza, ai tempi del Nuovo Regno tutti questi animali sono i più preziosi di tutte le merci, ben al di sopra dell'oro, e solo i re possono aspirare ad averne uno. Qui abbiamo una giraffa, un tempo l'animale più abbondante lungo il Nilo e nei deserti, da importare dalle regioni subsahariane da barche a vela che navigano nel Mar Rosso. Questa giraffa insieme a un nano è stato il regalo più grande portato al re Tutankhamon.

Tomba del viceré di Nubia di Tutankhamon del re, Amenhotep, noto anche come Huy, TT40."


In pratica, la bandiera della barca a vela egizia, datata 1500 a.C., riporta lo stessissimo motivo a scacchiera, della nostra scacchiera di Pubusattile, nella Domus de Janas a Villanova Monteleone, in provincia di Sassari, che risale al 3800 a.C, o a molto prima.

Sembra che stiano trasportando un telaio.

Forse il Sacro telaio delle Janas, quello con cui tessevano i fili d'oro.

D'altronde un Cobra rosso, un Ureo, è stato trovato nella fusaiola di un telaio a Santa Caterina di Pittinuri, come abbiamo visto nel mio ultimo post.

E telaio ha la stessa radice di Telomeri, di Telos, la città dei tempi d'Oro, Atlantidea e immortale. Come i Telomeri. Custodiscono il segreto dell'immortalità.

Non può essere un caso che stessero trasportando proprio un telaio.

Stavano forse portando in dono simbolico a Tutankamon, l'immortalità? 

Frammento dopo frammento, le cose "quadrano" sempre di più, secondo il mio sentire.


La Civiltà egizia ha come matrice, come altre civiltà, quella sarda, e non viceversa, e questa della bandiera ne è una prova straordinaria.

Cosa si poteva portare in dono, ad un faraone così importante, se non un simbolo dell'Unione tra Maschile e Femminile, così ben rappresentato dalla "scacchiera"?

Osserviamo la "vela" dell' imbarcazione.

In lunghezza presenta 8 quadratini rossi, e 8 bianchi, esattamente tanti quanti la Scacchiera della Domus de Janas, che ne conta, tra bianchi e rossi alternati, 8 per lato, per un totale di 64.

Questi della vela, sembrano 16 quadratini in lunghezza, alternati 8 bianchi e 8 rossi, e 4 in larghezza.

Moltiplicando 16 per 4, abbiamo un totale di 64 quadratini, lo stesso numero di quelli della scacchiera di Pubusattile.

Incredibile.

Non può essere una coincidenza.

Il numero 64, in riduzione teosofica, diventa un "6+4", quindi un "10".

Il dieci corrisponde al Sacro Archetipo Ebraico Yod, con funzione "concentrazione".

La più piccola di tutte le lettere ebraiche, rappresentata da un punto, ma la più importante, poiché è stata scelta come lettera prima, del Sacro nome di Dio, Yhwh.

La Yod rappresenta ciò da cui tutto ebbe inizio, il momento della creazione, dello spazio e del tempo, L'archetipo di ogni lettera, anche prima dell'Aleph.

È il principio maschile dell'idea creativa.

Maschile è Femminile insieme, perché si esplica, nella forma, nel femminile, nella forma grafica della Y, che ricorda un pube femminile. Il numero 10, graficamente, è linea e cerchio, maschile e femminile.

È la sinergia creativa del trilobato, del Seme della vita portato sull'Arca di Noè, energeticamente ha  un valore altissimo, perché è l'unione dei due opposti, come la "scacchiera". 

Un bel tributo da fare ad un faraone così importante, al punto da considerarlo la divinità suprema, androgina, il punto di inizio da cui tutto si snoda, la quasi perfezione.

Il decagono che contiene dieci triangoli ad angoli da 72°, angoli aurei, parte della Geometria Sacra.

Sezione aurea usata anche  per la costruzione della piramide di Cheope.

Potete immaginare la sacralità che doveva avere il nostro "tempio-scacchiera" per i nostri Antichi Sardi.

La sacralità della Dea Madre e del Sacro Padre, uniti, per creare una dimensione divina, una griglia virtuale, un sacro tempio, per il passaggio nell'altra dimensione.

Griglia che sarà ripresa anche nel Kamasutra, la disciplina delle vibrazioni, creativa, sinergica, come ho spiegato nei miei precedenti post.

Nel 3800-4000 a.C.gli Antichi Sardi avevano già delineato la Storia da tempo, ripresa poi, anche da altre culture, egizia, Indiana..

Sono arrivati in ogni parte del mondo

E ci sono arrivati per creare la vera Storia.


Tiziana Fenu

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https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/la-scacchiera-de-sa-pala-larga-bonorva.html?m=0


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💛Vela egizia/scacchiera Pubusattile




💛💚Pintadera

 Riporto uno stralcio del libro di Valeria Putzu, "L'impero dei popoli del mare", in cui si sofferma sulla simbologia di tre pintadere sarde. 

Sulle pintadere mi sono soffermata anche io, in svariati post

( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/la-pintadera-sarda-e-un-ancestrale.html?m=0), anche in correlazione con i Guanci ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/guanci-sardegna.html?m=0), anche in correlazione con i timbri del pane ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/guanci-sardegna.html?m=0). 

Ma è chiarissimo, che ci troviamo difronte ad un manufatto che riporta delle proporzioni auree, un angolo a 72°, di cui troviamo traccia nelle proporzioni auree delle nostre Dee Madri  ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0), 

nell'ingresso del pozzo di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-angolo-72-nel-pozzo-scristina.html?m=0

-https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html?m=0) 

"Ciò che si crea con queste traiettorie, nel cielo, con il percorso seguito dall'asse terrestre in 24.000 anni, è rappresentato da una figura geometrica che conoscete molto bene, che reputo la Chiave di lettura di tutta la Geometria Sacra sulla terra, con le sue proporzioni auree e perfette.

Questa figura, antichissima, la Madre di tutte le figure, è la Vesica Piscis, che non è stata inventata dall'uomo, ma è una configurazione tracciata sia dall'asse terrestre nel corso della precessione degli equinozi, durante la quale si traccia una configurazione doppiamente conica unita per il vertice, nell'arco di 25. 800 anni, mentre la stella Polare del momento, che cambia ogni 13.000 anni( in questo momento è Polaris, e tra 13.000 anni sarà Vega) traccia un percorso che è quello delle due circonferenze che si intersecano, a causa della rotazione della sfera celeste.

Il punto in cui la traiettoria circolare interna, segnata dall'asse terrestre, tocca la traiettoria della stella polare segna i punti dei due solstizi, il Solstizio d'Inverno, e il Solstizio d'estate. 

Quindi questa antica Figura Madre, la Matrice di tutte le tutte le figure Geometriche, è la Perfezione che poi viene trasposta sulla terra.

Gli Antichi osservavano il cielo, le traiettorie celesti, e poi le trasportavano in modo tridimensionale anche sulla terra.

Abbiamo visto infatti come avessero dato grande importanza alla conformazione della Costellazione di Orione, alla sua conformazione a "X", a clessidra, internamente, passando per le tre stelle della sua cintura, conformazione che vediamo spesso anche sul nostro antico vasellame, e a quella "quadrata/rettangolare" come sagoma delle quattro stelle esterne. 

E abbiamo visto come le stelle di Orione, formino con la loro conformazione quasi tridimensionale, con vertice su Aldebaran, l'occhio di Horus, il portale per l'ascensione (e specularmente, con Sirio, l'elemento femminile che dinamizza la sinergia Ascensione) una piramide a base "quadrata/trapezioidale", la piattaforma per l'ascesa divina.

Piattaforma, che poi verrà decodificata, come abbiamo visto, in parametri terreni, nel quadrato di Sator, e del Sinis, che lo ha anticipato di almeno due millenni, di cui i custodi, Sacri Architetti Divini, sono i Giganti di Mont'e Prama, che sul mento(sul mento del Pugilatore Efis), portano il Sigillo di questa Sacra Geometria Costruttiva Architettonica : l'esagono con i 6 triangoli a 60°, parametro di ogni costruzione architettonica.

E le Madri, le Sacre Madri, cosa portano in grembo?

Portano in grembo un messaggio più raffinato.

Il messaggio del Codice della Vita, quello che si può ottenere solo con la sinergia degli opposti, come il 6 dell'angolo a 60°, della loro controparte maschile, ma in un modo più raffinato, da Madri Cosmiche.

Infatti ho scoperto che le loro figure, sono perfettamente inscrivibili in parametri sacri, in proporzioni auree ben definite. 

Tutta l'umanità ha ricercato sempre queste proporzioni auree, che si trovano in modo naturale, nella geometria della Natura. 

E questo rapporto aureo si trova nel pentagono(e nei solidi ad esso legati), dove il rapporto tra diagonale e lato, è pari al rapporto aureo.

Pentagono/Pentacolo che corrisponde alla costellazione del Toro, che astrologicamente è legato al Pianeta Venere. 

Pentagono, che  suo interno, ha gli angoli interni, che passano per le basi e il vertice opposto, a 72°. 

E le Dee Madri sono caratterizzate, nelle loro proporzioni, da questi angoli a 72°

Avevo già visto questo "72°".

Ricorre spesso nella Geometria architettonica sarda.

Ed è presente anche nelle nostre tre Dee Madri, oltre che essere, il pentacolo/pentagono stesso, sovrapponibile con la Tanit e l'Ankh egizio, simboli come abbiamo visto dell' equilibrio equinoziale".

Riportare queste proporzioni auree sulla terra, farne delle coordinate per ricreare una certa perfezione aurea, "in terra", significa una precisa volontà, da parte degli Antichi Sardi, di divinizzare, con parametri della Geometria Sacra, con proporzioni auree, ogni loro manifestazione artistica, architettonica, poiché tutto doveva portare ad onorare la dimensione divina, ed essere un riflesso di essa, nella dimensione terrena 

Dimensione terrena e spirituale unite a doppio filo, una, il riflesso dell'altra, come in altre manifestazioni, in cui ho approfondito riguardo il concetto di gemellare e speculare 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Nella prima immagine 

Pintadera ritrovata al Nuraghe Santu Antine di Torralba – in provincia di Sassari

Nella seconda immagine 

Pintadera ritrovata nel Nuraghe di Nuraxinieddu, provincia di Oristano

Nella terza immagine

Pintadera ritrovata a Barumini durante gli scavi effettuati nel Nuraghe ’e Cresia, sotto Casa Zapata . 


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"Parliamo delle pintadere, particolari oggetti che gli studiosi ritengono fossero utilizzati durante il periodo nuragico come stampi per la produzione del pane. 

Tale interpretazione, sempre secondo i ricercatori, sarebbe evidenziata dal fatto che numerose pintadere conservano evidenti segni di bruciatura. Tuttavia, chiunque conosca anche solo un poco le tecniche di panificazione potrebbe obiettare che un oggetto pesante, in pietra o ceramica, collocato sopra il pane in cottura ne impedirebbe la lievitazione. Dunque, andrebbe scartata l’ipotesi che le pintadere servissero a questo scopo. 

Ci si potrebbe chiedere, inoltre, quale poteva essere l’utilità di tale pratica, a meno che non si pensi a una panificazione di tipo rituale. Ma se la produzione delle pintadere, come esposto succintamente, assolveva altri compiti, quali potevano essere? Per capire la natura di questi oggetti occorre analizzarli a fondo, sicuramente è utile interpretare attentamente i disegni che compongono ogni singolo manufatto, cercando di capire quale significato possedessero e perché, in molti casi, si sono riscontrati i segni di bruciature. 

Prendiamo dunque in esame una tra le pintadere più conosciute e famose, ovvero quella rinvenuta presso il Nuraghe Santu Antine di Torralba – in provincia di Sassari, in Sardegna –, utilizzata anche come moderna espressione artistica in loghi e riproduzioni . 

Nello specifico, si tratta di una pintadera di forma circolare, riccamente decorata con elementi geometrici, al centro della quale si trova un cerchio inscritto da cui partono cinque rette che dividono il manufatto in altrettante sezioni di forma triangolare. Ognuna di queste aree è occupata da una serie di linee disposte a v che corrono secondo direttrici parallele agli angoli compresi tra il centro della pintadera e i suoi vertici. 

Ora, a un primo sguardo, l’oggetto non avrebbe alcunché di sensazionale, a parte la sua struggente bellezza e la sua originalità. Aggiungiamo che manufatti simili sono diffusi anche presso altre culture preistoriche, come i Guanci delle Canarie, o quella di Cucuteni-Trypillian (che occupava le aree delle attuali Romania, Moldavia e Ucraina). 

Ma, a parte vaghe somiglianze e l’idea comune che servissero per “marchiare” cibi rituali, il corpo o i tessuti, le pintadere sarde sono assai più complesse e ricche di dettagli. Nasce dunque il sospetto che la loro funzione fosse singolare così come singolare è la conformazione dell’oggetto. 

Abbiamo detto che la pintadera in esame venne ritrovata nei pressi del Nuraghe Santu Antine di Torralba, i cui scavi vennero iniziati nel lontano 1935 dall’archeologo Taramelli e poi proseguirono – tra interruzioni e riprese – fino ad anni recenti. 

Nel suo complesso, quello di Santu Antine è considerato una delle principali strutture megalitiche dell’isola. In base ad alcuni calcoli l’altezza della torre centrale era compresa fra i 22 e i 24 metri (attualmente ne rimangono in piedi solo 17,5 metri), seconda in Sardegna solo a quella del Nuraghe Arrubiu di Orroli (compresa tra i 25 e i 30 metri). La datazione ufficiale presuppone una costruzione in tempi differenti, con l’erezione della torre centrale intorno al 1800 a.C. e aggiunte posteriori che arrivano fino al 1450 a.C. Intorno al nuraghe si sviluppò poi un villaggio. Ora, la pintadera che stiamo esaminando potrebbe rivelarsi molto più di quanto finora ipotizzato se prendiamo in considerazione le mappe satellitari dell’area dell’Oristanese. Infatti, se ingrandissimo la pintadera e utilizzassimo come tangente un luogo dal nome assai simile, ovvero Terralba (distante circa 25 chilometri da Oristano), salterebbe subito all’occhio la presenza di un enorme circolo, facilmente identificabile perché assai meno arido delle zone limitrofe, del diametro di 14 chilometri e corrispondente al territorio del comune di Arborea. 

L’area compresa dentro il circolo è attualmente in parte sommersa dal mare e di difficile individuazione se non grazie a prospezioni aree o, come in questo caso, satellitari. 

La corrispondenza “geometrica” tra quanto rileviamo nella pintadera e l’analisi del terreno non è perfetta, ma questo è dovuto, a nostro avviso, agli stravolgimenti operati nel secolo scorso, allorché parte delle aree in questione furono trasformate in risaie. Nonostante questi mutamenti, comunque, che pare abbiano cambiato un assetto millenario, ancora oggi si possono intuire le antiche divisioni, con particelle e fondi di piccole dimensioni, più o meno di superfice uguale, la cui disposizione segue un andamento parallelo secondo cinque differenti direzioni che si incontrano in un centro. 

È possibile, dunque, che la pintadera di Santu Antine fosse una sorta di mappa dei fondi agricoli? È plausibile pensare che i segni geometrici non fossero casuali o “artistici” e riproducessero, invece, la realtà delle divisioni fondiarie dell’area in questione? 

Si tratta di una coincidenza o ci troviamo di fronte a qualcosa di realmente rivoluzionario nell’interpretazione di un manufatto così misterioso? Se si trattasse di una mera coincidenza sarebbe naturale fermarci in questo punto e non andare oltre. 

Tuttavia, spinti da questo primo risultato, abbiamo cercato altri riscontri prendendo in esame diverse pintadere sopravvissute alle temperie dei tempi e provando a collocarle in aree geografiche ben definite. Per fare questo occorreva riferirci a manufatti la cui provenienza fosse certa e ipotizzare una loro prospezione nel territorio di pertinenza o nelle vicinanze di questi. 

Così, esaminando la pintadera rinvenuta nel Nuraghe di Nuraxinieddu e posizionandola secondo i criteri descritti per quella di Santu Antine, la mappa satellitare ha rivelato aspetti rilevanti e, decisamente, interessanti. In questo caso le corrispondenze appaiono a prima vista anche maggiori rispetto alla precedente rilevazione. 

Riportando il disegno della pintadera direttamente sul territorio si evidenzia che circa l’80% delle linee geometriche del manufatto si rinvengono sulla superfice. 

Questa corrispondenza si riscontra sia nella parte interessata dalle linee concave, sia in quella in cui appaiono linee rette e circoli, in buona parte posizionate sopra antichi sentieri o nuclei abitati, alcuni dei quali scomparsi nel tempo. 

Dunque, anche in questo caso, si tratterebbe di una sorta di mappa catastale della zona di Nuraxinieddu, riferita a quelli che dovevano essere i fondi agricoli pertinenti alla comunità. Ma, volendo essere puntigliosi, si potrebbe ipotizzare che si tratti di una ennesima coincidenza. 

Oppure dovremmo presupporre, da parte degli antichi abitatori di queste terre, una grande perizia nel riportare in un manufatto così piccolo i dettagli di un territorio così vasto, peraltro senza la possibilità di osservarlo comodamente dall’alto. 

A questo punto ci si potrebbe anche chiedere – posto che la nostra ipotesi sia valida – come potessero raggiungere un tal grado di precisione senza strumenti moderni per i rilievi topografici. 

Ma andiamo oltre esaminando una terza pintadera in cui abbiamo notato – ancora una volta – esatta corrispondenza tra elementi geometrici riportati nel manufatto e il territorio di pertinenza. 

Parliamo della pintadera rinvenuta a Barumini durante gli scavi effettuati nel Nuraghe ’e Cresia, sotto Casa Zapata . 

Purtroppo la pintadera non è stata pubblicata e dell’oggetto esiste solo una riproduzione in rete. Per la verità la conformazione di questa pintadera differisce dalle altre poiché sono rappresentati – al centro – tre circoli concentrici non perfettamente allineati e, quello di destra, leggermente più piccolo e decentrato rispetto agli altri due. Sopra e sotto i circoli si notano due file di quadratini, le file esterne composte di dodici riquadri, le file interne di tredici. Oltre le file di riquadri, in basso e in alto, si vedono delle linee oblique. 

Ora, come interpretare questa messe di dati “geometrici”? A prima vista sarebbe difficile trovare elementi che dalla pintadera ci riportino sul territorio, se non fosse per quei piccoli cerchi concentrici che, a nostro avviso, equivalgono ai tre nuraghi di Barumini. Il primo, il celeberrimo Su Nuraxi – riportato alla luce dal padre dell’archeologia sarda, Giovanni Lilliu –, quadrilobato, cui segue – in perfetto allineamento – il Nuraghe ’e Cresia (sotto le fondamenta dell’antico palazzo baronale degli Zapata), al centro del paese. 

A queste due monumentali strutture se ne aggiunge, leggermente disassato, ossia decentrato rispetto a un’ipotetica linea retta, una terza, il Nuraghe Bruncu sa Giustizia, di minori dimensioni rispetto a Su Nuraxi e Nuraghe ’e Cresia. 

Le quadrettature sopra e sotto i cerchi concentrici corrispondono alle aree immediatamente a nord e a sud dei nuraghi, in cui si concentra – o si concentrava – l’attività agricola, mentre le aree esterne e meno fertili sono segnalate, a nostro avviso, con semplici linee oblique . 

La disposizione dei circoli della pintadera ricorda da vicino un'area geografica molto famosa, quella della piana di Gizah, in Egitto, in cui le piramidi di Cheope e Kefren – perfettamente allineate – sono seguite da un terzo edificio più piccolo degli altri, ossia la piramide di Micerino, decentrato rispetto alla retta su cui insistono le piramidi maggiori. Come sappiamo, vige l’ipotesi che la collocazione al suolo dei tre grandi manufatti egizi riproduca volutamente il posizionamento nel firmamento della Cintura di Orione in cui all’allineamento delle due stelle maggiori – Alnilam e Mintaka – segue una terza stella – Alnitak – più piccola e decentrata. 

A prescindere dalla sua valenza religiosa – componente imprescindibile della quotidianità di ogni civiltà del passato – la Cintura di Orione rivestiva un ruolo essenziale nel ciclo agricolo, andando a rappresentare il succedersi della morte e della rinascita degli elementi naturali, ciclo che aveva il proprio inizio in autunno e un suo termine in primavera, periodo di visibilità della costellazione. 

Poter determinare in modo esatto la successione delle stagioni, pertanto. non era solo una questione di rispetto verso la divinità che si credeva concretizzata e visibile nel firmamento, ma porre basi sicure per la rinascita della fertilità dei campi, per favorire un raccolto che soddisfacesse le popolazioni del luogo. 

Anche per questo motivo, intorno alla figura di Orione nacquero e si diffusero miti e leggende, penetrati poi attraverso le influenze egizie anche in altre culture. La pintadera di Barumini sarebbe quindi una rappresentazione del territorio nuragico, ma anche la proiezione su questa dell’elemento astronomico della Cintura di Orione. Questa costellazione infatti doveva essere ben conosciuta tra gli antichi Sardi". 


Tratto da "L'impero dei Popoli del mare" di Valeria Putzu. Arkadia Edizioni

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Pintadera









domenica, maggio 28, 2023

💙29/05/2023 Congiunzione planetaria

 Domani, lunedì 29/05/2023, con una Luna Crescente in Vergine, abbiamo una particolare congiunzione planetaria

Saturno, Nettuno, Giove, Mercurio e Urano, si allineano all'interno di un settore cielo a 70°. 

Siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico He, il quinto, con funzione vita, e sotto l'Arcano Maggiore  V del Papa

Cinque pianeti importanti. 

Saturno e Nettuno  in Pesci

Giove, Mercurio e Urano in Toro. 

Tra acqua e terra, due caratteristiche del Femminino, con una Luna Crescente in un segno di terra, la Vergine. 

Un Femminino che si manifesta anche in un lunedì, governato dall'energia della Luna, e attraverso l'Archetipo He, con funzione "vita". Nello specifico, questo Archetipo, indica il respiro, inteso come anelito energetico alla volontà creativa. 

Un afflato da cui si origina tutto. 

La predisposizione innata verso la vita, verso l'autoaffermazione di sé, di cui i 5 sensi( 5, come l'Archetipo 5), le mani, con 5 dita ciascuno, sono espressione creativa. 

Ma è una lettera, che indica anche una finestra. 

Una finestra da cui può entrare la luce divina, attraverso quell'Hinnani, di cui la He, forma la prima lettera, che rappresenta la parola ebraica "eccomi". 

Un "eccomi", che è propensione all'apertura, all'accoglienza, alla manifestazione totale del nostro essere. 

La H è anche il simbolo di Mercurio, di quel Mercurio, che proprio domani è in congiunzione con gli altri quattro pianeti, e che, insieme a Giove e Urano, transita sotto il segno del Toro. 

Questo indica comunicazione mercuriale, di scambio, di connessione, nell'elemento terra, di cui il Toro è rappresentante. 

Quella dimensione terra, in cui si sente la necessità di dare concretezza alle intuizioni, all'istinto uraniano dell'autorealizzazione, attraverso la forza di volontà, i tagli, se necessario, la sperimentazione, la trasformazione, per arrivare a quella potenza di Manifestazione, alla prosperità, all'abbondanza, sempre in radicamento terreno, che Giove incarna così bene. 

Questo, predispone a quella dimensione di rinascita, di viaggio amniotico nei nostri cicli karmici. 

Nettuno infatti è legato al liquido amniotico, ricco anche delle Memorie del nostro personale tempo passato, quindi è in stretta correlazione anche con Saturno, il Signore del Tempo, dei cicli karmici. 

La trasformazione spirituale, attraverso la ripetizione di cicli karmici.

Di esperienze che necessitano di essere reiterate, per essere risolte. 

La particolare congiunzione di questi cinque pianeti, tra acqua e terra, in una Luna crescente in Vergine, tende a portare logica, chiarezza, affilatura, precisione di elaborazione, in questo processo di radicalizzazione degli intenti, della maestria raggiunta con la luna Nuova, della Luna Nera, in Toro, del 19 maggio, come ho già approfondito nel mio precedente post. 

Luna Nuova, che vedeva allineati, anch'essa, quattro pianeti in Toro, Giove, Mercurio, Luna e Urano.. 

Gli stessi tre pianeti ( Giove Mercurio e Urano) di domani. 

Anche domani, la luna in un segno di terra, la Vergine. 

Questo è molto indicativo. 

Perché, se con la luna Nuova del 19, siamo arrivati alla celebrazione dell'Archetipo Tau, il ventiduesimo, del risveglio, del pieno potere dell'Iniziato, questo ulteriore passaggio, reiterato nella disposizione planetaria, in una dimensione di elemento "terra" del Toro, attraverso l'ulteriore purificazione karmica nel segno d'acqua dei Pesci, grazie al supporto di Saturno e Nettuno, adesso indica che  è tempo di radicalizzare il senso di questa nostra maestria acquisita. 

L'Archetipo He, rappresenta proprio questo. 

La connessione con il piano divino, che si manifesta concretamente attraverso i cinque sensi, attraverso la nostra energia che si dinamizza nella materia. 

Non a caso, l'Arcano Maggiore V del Papa, rappresenta molto bene, questo potere spirituale e temporale. 

C'è voglia di concretezza, di tangibilita', di assaporare i frutti di questo percorso intenso e impegnativo che ci porta a sempre maggiori livelli di espressione e manifestazione. 

Con sempre maggiore centratura, integrità, consapevolezza delle nostre potenzialità, dei nostri limiti, del nostro spazio di azione, del nostro Sacro Tempio. 

Le configurazioni astrali e planetarie reiterate, gli Archetipi che si ripropongono, come non mai, in questo ultimo periodo, traguardato anche da due eclissi importanti, ci guidano con fermezza verso questa piena realizzazione della nostra Essenza. 

Ancora, per la Luna Piena del 4 giugno, in Sagittario, abbiamo un Archetipo Phe, il diciassettesimo, con funzione espansione, che abbiamo trovato moltissime volte, in queste ultime settimane. 

Il segno del Sagittario, rappresenta molto bene, questa energia dinamica dell'espansione, verso l'alto, verso la Stella, Arcano XVII. 

Ma per fare centro, bisogna essere ben radicati. 

Il passaggio era questo. 

Tanti elementi d'acqua che ci hanno guidati, negli ultimi mesi, anche a livello geoclimatico, come Archetipi, come segni, come inabissamento e rinascita. 

Poi, la radicalizzazione nell'elemento Terra, ed infine, la spinta propulsiva verso l'espansione, verso la nostra Essenza stellare. 

La polvere di stelle, rilasciata, ad ogni passo, su questa dimensione terrena. 

Perché, la vera maestria, non è l'Ascensione, ma la Discensione. 

Essere Stella anche tra fango e cemento. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

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29/5/2023 Congiunzione planetaria



💙Impara a credere

 Impara a credere...


Impara a credere in tutto ciò che crei . IN Te. 

Non PER te.. 

Quello che crei in te, serve a ciò che crei per te.

Può essere mostruoso, abissale o magnificente. Non è importante. 

È un qualcosa di esterno che non ti appartiene. Che è funzionale. Ha una sua precisa funzione.

Quella di creare la nostra consustanzialità. 

Di diventare, di essere identificazione soltanto con stessi. 

Corpo, spirito, mente e anima.

Questo apre dimensioni inaspettate alla comprensione della nostra stessa Coscienza come Energia intelligente, che si manifesta in modo Quantico. 

Quando si sgretola l'identificazione con l'esterno, che funge soltanto da trigger per la consustanzialità, la nostra stessa sostanza, noi siamo capaci di vedere cosa stiamo creando "in" noi, e quando invece stiamo creando "per" noi. 

Nel diventare increati. 

In-creati. 

Dentro la nostra stessa creazione.

In-credibili.

Dentro la nostra  stessa credibilità. 

Senza referenti esterni di identificazione. 

Quelli servono per una continua e relativa strutturazione di quel che poi si crea all'interno.

Come una verifica, ma niente di più. Un riscontro, di cui si potrebbe anche fare a meno. 

Perché il riscontro, è sempre relativo all'altro, mai a noi stessi. 

Dieci referenti esterni, dieci riscontri diversi. 

È relatività. Il contrario di integrità. 

Non credere a ciò che vedi

Credi a ciò che crei

E creando in te, ti renderai sempre più conto se ciò che Costruisci si disintegra al primo soffio di vento. Oppure se ti è talmente sustanziale, da essere comunque la tua piena manifestazione energetica che muove altre energie all'esterno. Di contrasto o di supporto. 

Perché entrambe sono strutturali all'increazione. 

All'incremento dell'integrità. 

Della piena identificazione in niente altro che, che in noi stessi. 

Ci sono delle coordinate atemporali che indicano la strada. 

Traiettorie a spirali che possiamo  osservare, se evitiamo di proiettarci su linee prospettiche  temporali relative alla contestualizzazione del momento. 

Le spirali permettono defluire da un punto di osservazione all'altro, in un moto ascensionale fluido e  ciclico, in progressione decrescente

Fino a quando si assottiglia la  percezione del "dentro/fuori", e rimane solo il dentro. 

Che non è la soggettività. 

La  soggettività presuppone diverse prospettive, diversi punti di vista. 

E' invece l'obiettività della nostra stessa oggettivazione, che, senza forme  reggenti esterne, diventa Soggetto. 

In grammatica il soggetto  e' reggente solo se ha un complemento oggetto che lo sostiene nella sua funzione reggente. 

A meno che non sia un soggetto retto da un verbo intransitivo. 

Riscoprire l'intransitività, porta all'identificazione del soggetto con l'oggetto. 

"Essere", è un verbo intransitivo.

Non regge niente altro che se stesso. 

Non bisogna transitare da nessuna parte e in nessuna delle proiezioni che creiamo per la nostra  strutturazione. 

Io credo in ciò che creo. 

Non credo in ciò che vedo. 

Il vedere mi impedisce di sentire. 

E se non riesco a sentire, non percepisco le mie Vibrazioni e smetto di creare. 

Di crearMI. 

E perdo la mia stessa consustanzialità. 

La mia Alchimia spirituale. 

L'identità della sostanza  tra le cose generate dalla stessa sostanza. 

L'Identità di sostanza creata tra  partner divini di una coppia eonica. 

Il che significa semplicemente riconoscere e creare in sinergia la divinità in me. 

Piena sinergia e complementarietà del mio sacro maschile e femminile. 

È la scoperta interiore della propria scintilla Divina. 

Di  quel Crist-allo Di-amantino che basta a se stesso, come sinergia delle due polarità e che si trova in tutta la creazione in ogni forma

Questo gradualmente sposta l'attenzione su un percorso interiore di vera conoscenza, di vera gnosi alchemica, della nostra polarità, tra  esterno ed interno, nel mondo, nella sua forma piu' creativa. 

Verso una sempre maggiore integrazione e verso un sempre maggiore  equilibrio energetico. 

È una sorta di libertà spirituale di unità con la gnosi divina all'interno della nostra anima

Questo  "essere architettura consapevole", consente di captare e respirare le fasi  sincroniche delle Correnti "interno/esterno". 

Dell'energia che fa circolare la scintilla Divina in  tutto il nostro Essere. 

Osservare, e captare il Sincrono significa essere Sin-Crono ,cioè senza tempo  e quindi assolutamente  dentro il flusso divino. 

Io credo solo a ciò che creo in me. 

Non credo a ciò che creo per me. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati 

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Impara a credere



venerdì, maggio 26, 2023

💚Dio Bes

 Da un post di un mio contatto, Gustavo Travaglini

(https://www.facebook.com/1270661464/posts/10230789549343572/) 

Interessante rappresentazione, di cui non viene fornita una descrizione, ma che rappresenta degli elementi interessanti, e dei simbolismi sincretici che meritano attenzione. 

Emerge la rappresentazione di una divinità che potrebbe essere associata, come fisionomia, al Dio Bes, Dio egizio, protettore del parto e della gravidanza. 

Ho avuto già modo di parlare del Dio Bes, in quanto divinità presente anche nell'antica Civiltà Sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html?m=0), e presente in varie rappresentazioni sincretiche, nelle quali lo si identifica con la Gorgone Medusa ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/dio-besgorgone.html?m=0). 

In questa rappresentazione, vi è un richiamo iconografico al potere delle due polarità energetiche della kundalini, necessarie e funzionali, quando lavorano in sinergia, alla creazione. 

In questo caso sono rappresentate da due coppie di serpenti ai lati della doppia colonna( indice delle due polarità) che regge la testa del dio Bes.

La coppia di serpenti, speculari in entrambi i casi, che sta alla base di questa colonna, funge da elemento decorativo finale, di quella che sembra una configurazione ad Omega, che era il simbolo principale di un'altra dea protettrice del parto, la dea sumera Ninursagh, generatrice di vita, che abbiamo già incontrato, nella sua primordiale versione ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/statuina-oannes-neo-sumera.html?m=0), collegata alla dea della fertilità Inanna / Ishtar. 

L'omega Ω sembra essere un utero stilizzato collegato al fatto di essere la Dea madre e del parto, così come ho già approfondito per la Dea Hathor, Sacra Madre Cosmica, il cui nome Hathor, rimanda all'uter/ Ator.

Un utero primordiale 

Un atomo primordiale della creazione 

Ne ho parlato a proposito della simbologia e conformazione del Menat, oggetto sacro della Dea Hathor, la cui conformazione ad Omega, come principio femminile, rimanda alla stessa conformazione della Dea, al Menat, e al nostro pozzo Sacro di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0) 

Ma la conformazione ad Omega, può essere identificata anche con lo strumento che si usava per tagliare il cordone ombelicale, e molto probabilmente, anche per la circoncisione, sia in campo egizio, che ebraico e arabo. 

In questo caso, visto che in questa rappresentazione è presente il Dio Bes, credo che la simbologia dell'Omega sia correlata al concetto di nascita, complementato dal concetto di ciclicità "vita/morte", visto che abbiamo i due serpenti alla base, che in una azione del mordere le estremità della stessa colonna che rappresenta le due polarità energetiche, sanciscono, come un Oroborus, la ciclicità della vita, in un susseguirsi di nascita e morte, in continuo rinnovamento. 

Il riferimento alle due polarità della kundalini, rappresentata dalla doppia coppia di serpenti( e quindi legati al numero 4, all'elemento terra, in cui la kundalini si manifesta con la sinergia creatrice delle due polarità, per creare la vita), si evince anche dalle 7 decorazioni sul capo del Dio Bes. 

7, come i 7 chakra della kundalini, sembrerebbero anch'essi  a forma di piccoli serpenti arrotolati. 

Le decorazioni in basso, infine, con un motivo a zig zag, richiamano l'elemento acqua, e quindi anche il liquido amniotico gestazionale.

L'alternarsi di triangoli dal vertice verso il basso e verso l'alto, è comunque indicativo delle due polarità, maschile e femminile, nelle quali, la polarità ricevente, il Femminino, quella che ha il vertice verso il basso, come una coppa pubica, accoglie una decorazione a tre motivi, quasi un fiore a tre petali, come le "Fleur de Lis", il il giglio a tre petali, simbolo del Sacro Femminino, e della sua infinita capacità di autorigenerazione, rappresentata bene anche dai due serpenti che mangiano la loro stessa coda, collegata ai due serpenti superiori, simbolo di continua partenogenesi legata al ciclo di morte /rinascita.

Una rappresentazione stupenda e primordiale, carica di energia e simbolismo.


Tiziana Fenu

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Dio Bes




💚Bronzetto sardo "La Grazia"

 #FestadellaSacraMadre


Questo bronzetto sardo, è stato catalogato come scultura n° 123,  “La Grazia”, alta 10 cm, ritrovata a Santa Vittoria di Serri, nel sud Sardegna. 

Questo bronzetto risalente all'VIII sec aC. circa, viene definito come una madre che tiene in braccio il proprio figlio, ma la mia interpretazione se ne discosta un po, per alcuni particolari che non sono stati presi in considerazione. 

Partiamo da quello che viene considerato un bambino. Più che un bambino, è un adulto anziano. Lo si vede dai tratti del viso, dalle gambette, particolarmente "rinsecchite", come se non avessero turgore muscolare. Le gambette dei bambini, non sono così. Di solito hanno delle "coscette" belle piene. 

Secondo me si tratta della  rappresentazione della Grande Madre che accoglie nel grembo, le sue stesse creature, dopo la morte.

In effetti la figura in braccio, è una persona anziana, stanca, tipica di chi è vecchio, ed è prossimo alla morte.

Lei è sicuramente una figura simbolica archetipale. Madre e figlia al contempo. Potrebbe essere una donna Gigante di grandi dimensioni, ma sicuramente, chi invecchia si "rimpicciolisce", e questa figura in braccio, è piccola, rispetto alla figura femminile. 

Guardate il particolare della mano destra sollevata. 

Entrambi i personaggi hanno la mano destra sollevata. 

Ma mentre la figura femminile(la chiamo femminile, perché si evince dall'acconciatura, e sembra avere una veste lunga) ha la mano destra, sollevata, ma aperta, con una conformazione di 4 dita unite e il pollice separato, la piccola figura maschile, tiene invece la mano destra, chiusa a pugno. 

Questo particolare è molto importante, perché, come avevo già sottolineato in un post, tempo fa, si tratta del tipico saluto sciamanico dei Sardi, specifico degli appartenenti alla tribù dei Dan. 

Tribù dei Dan, che, come simbolo, sotto il serpente a tre anse dentro una stella a 6 punte, ha due lettere che rappresentano due Sacri Archetipi Ebraici, una Dalet e una Nun, che insieme, formano la parola "Giudice", come i nostri Giganti di Mont'e Prama, come la nostra prima Giudicessa, Eleonora d'Arborea.. 

Scrivevo, riguardo queste due lettere(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0) 

"Dalet rappresenta la porta, ed è proprio in concomitanza con la simbologia della Nun, con la quale si accorda perfettamente .  

La lettera Dalet, il Quarto Sacro Archetipo Ebraico, era rappresentata dagli egiziani, con le quattro dita unite e il pollice in alto, lo stesso simbolo della Nun, un uomo che saluta e  che irradia energia, e questa Dalet, nello specifico, indica la posizione della mano e delle dita, con pollice dalle dita . 

Quattro dita unite  come il 4 della Dalet) più una separata, il pollice, ( 4+1, cioè il 14 della Nun), che vediamo nel saluto dei Bronzetti sardi, come se fosse un simbolo distintivo proprio della tribù di Dan. 

Nell'alfabeto sinaitico, la Dalet, era rappresentata come un pesce piatto e ha come valore ghematrico il 4, cioè la terra con i quattro elementi, Aria Terra, Acqua, Fuoco, e con i suoi 4 punti cardinali nord sud est e ovest. 

Perché la Dalet è la porta di iniziazione sulla terra, nella materia, nella carne. 

La Dalet è il verbo incarnato. 

È l'energia maschile primordiale che si esprime nella forma femminile della terra. 

"Porta", in sardo si scrive "Janna", cui poi il nome "Jana", perché la Jana è un portale. 

Conduce nelle sue strette aperture uterine delle Domus de Janas, per consentire la rinascita. 

E la lettera Dalet, è un portale, un unione, tra Cielo e Terra, che rappresenta anche il tetragramma di Dio, YHWY

Quindi rappresenta la divinità sulla terra. 

E quelle quattro dita unite,  separate dal pollice, esattamente come il saluto dei nostri Bronzetti, sardi indicano le quattro lettere del tetragramma divino, che si esprimono nella terra insieme al pollice, un "4 + 1", che rappresenta la Quintessenza  dell'umano, che è unito alla divinità. 

Un uomo che si è sacralizzato con il candore di un'opera  purificatrice, che è diventato "Nun", "suora/ pesce divino", che può indossare la maschera bianca e il velo bianco, come una suora, simbolo, del Divino e della purezza raggiunta, perché è riuscito a varcare la porta, la Dalet del proprio Ego. 

Che può salutare mostrando il palmo della mano radiante di energia terapeutica,  chiropratica, pranica, ipnotica, che rappresenta la forza della divinità scesa, incarnata nell' umano 

Dalet è una porta, come un  canale uterino stretto, come le  porte delle Domus, come quei piccoli passaggi, che sono anche alla base della Esedra delle tombe dei Giganti.".


Questa figura femminile, che tiene in grembo un uomo alla fine del suo percorso sulla terra, è una rappresentazione di Madre Terra, che, così come dà la vita, ai suoi figli, così li accoglie nuovamente nel suo grembo, quando muoiono. 

Guardate la mano destra aperta. La mano destra, in pranoterapia, è la mano maschile elettrica, che guarisce, che irradia energia. Madre Terra infatti è una fonte inesauribile di energia. 

Energia orgonica ovunque. 

Mentre la mano sinistra, è il lato femminile magnetico, quella che assorbe energia, anche quella negativa, soprattutto quella, e la metabolizza e la trasforma, perché è forno, un athanor alchemico potente, come il suo grembo, dove avviene la trasformazione verso la vita. 

Ma osservate la mano destra della piccola figura in braccio. 

È serrata, è chiusa. Non può più irradiare energia, non ne ha più le forze, perché sta morendo, perché deve ritornare nel Grembo di Madre Terra, che lo tiene amorevolmente in braccio, come un bambino. 

Mi commuove profondamente questo bronzetto, adesso che, come un Dono, ne ho colto la sua intima simbologia intrinseca. 

Discreta, celata. Così come deve essere delicato e intimo, come in un abbraccio tra Madre e Figlio, il passaggio verso la morte. 

Un passaggio sottolineato da una qualche Invocazione orale, magari pronunciata da entrambi, perché sembra che anche la figura in braccio, totalmente rapita verso il volto di questa Madre Cosmica, di questa Madre Terra molto umana, con gli occhi gonfi di pianto, sia in atto oratorio, anche solo silenzioso. 

Questo aspetto è molto importante, perché crea quel ponte alchemico, quella corrispondenza, necessaria al passaggio, per una nuova rinascita, tra il chakra della gola, il quinto, chiamato Vishudda, e l'organo riproduttivo femminile, "sa udda", come avevo già approfondito (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0) 

"Vishudda/udda". 

Il suono crea. E la corrispondenza anatomica ed energetica tra queste due parti del corpo femminile, consente il viaggio alchemico di rinascita. 

Con "is brebus", con le preghiere "de sa mexina de s'ogu", della medicina dell'occhio, si guarisce, si rinasce 

Il suono è verbo che si fa carne, che si fa materia nel Femminino, nella Madre Terra. Trovo tutto questo, questa rappresentazione, di una Bellezza struggente, di una tale accortezza nei particolari e nella simbologia, da lasciarmi incantata. Come sempre, da tanta intensità e profondità di contenuti e di messaggi, veicolati in modo sopraffino e discreto. 

Mai ostentati. Non ne avevano bisogno. Chi è in Frequenza, con le vibrazioni di questa Sacra Terra, riesce a cogliere. Non aspettano altro, che essere colti, e narrati, ancora una volta. 


Tiziana Fenu 

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Per capire meglio il simbolismo di questo "bambino/adulto" e la sua profonda simbologia, vi rimando ad un mio scritto

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/seu-sou-seu-sousono-solosono-luovo-l.html?m=0


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Bronzetto sardo "La Grazia"



💚S'arrasoja di Beltane

 Durante le cerimonie ritualistiche di Beltane, che simboleggiano l'Unione, il Matrimonio mistico tra Maschile e Femminile, tra sole e luna, viene utilizzato anche il pugnale ritualistico chiamato Athame, che viene usato per canalizzare energia e per aprire e chiudere il cerchio dello Spazio Sacro della Coppia Divina, nel caso della ritualistica del Beltane.

L'Athame rappresenta l'elemento Fuoco, l'elemento solare, e rappresenta l'elemento maschile fecondante. Viene spesso inciso con simboli magici o rune.

Credo che l'Athame per eccellenza, possa essere considerato "s'arrasoja" sarda, il tipico coltello a serramanico, che è un'evoluzione del pugnaletto sardo "ad elsa gammata", così definito.

Queste considerazioni le avevo già intraprese da un po di tempo.

Inanzittutto il nome

Athame.

La radice At-, come Atlantide.

Arrasoja.

Radice "ar-"

Ar-ra

Ra è il Sole, il Fuoco. 

"Ar-ridau" (arrostito in sardo, cotto dal fuoco)

Se osserviamo il tipico pugnaletto sardo, quello che vediamo anche nei bronzetti, vediamo come l'estremità del manico si presenta a "svastica solare", perfettamente compatibile con quel concetto di "figli di una divinità solare", così fortemente sentita nella nostra Antica Civiltà Sarda.

Poi, nel corso del tempo, questa conformazione, a svastica solare, si è concettualmente preservata con un meccanismo a serramanico, che ne preservasse l'incolumità del possessore, ma che nel contempo, conservasse quella traiettoria di "apertura/chiusura", come se si trattasse della traiettoria del Sole, vista da una prospettiva terrena. 

Ma il primo maggio è anche il periodo in cui altissima all'orizzonte, quasi allo Zenith, è la costellazione dell'Orsa Maggiore, o Grande Carro. 

L’Orsa minore e l’Orsa maggiore sono costellazioni che girano intorno all’asse polare senza mai tramontare, come una svastica stellare. 

"Come sotto, così sopra. Come in cielo, così in terra" 

Perché i nostri antenati si sentivano figli del Sole e delle stelle, della luna con i suoi astri, e del Sole, del giorno e della notte, di entrambi gli Opposti. 

Svastica stellare e svastica solare che si sovrappongono. 

Sono le stelle che gli Egizi chiamavano imperiture. L’Orsa era considerata  un’antenata, una madre generatrice. 

Tra il 1.500 a.C e il 500 a.C le polari, prima dell’attuale, furono Kochab e Perchab dell’Orsa minore.

Beltane, anticipa, a metà percorso tra l'equinozio di primavera e il Solstizio d'estate, quello che poi sarà celebrato come potere sciamanico, durante il Solstizio d'estate

Celebrare il solstizio d'estate, dal punto di vista sciamanico, significa avere padronanza del "Pugnale Supremo del Comando o dell'Arte" che ha influenza nella gestione degli eventi e sui poteri lunari della dimensione astrale.

Ne ho parlato a riguardo, in un mio post sulla Tomba dei Giganti di Nixias( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/tomba-dei-giganti-di-nixias.html?m=0) 

È una purificazione che avviene tramite, appunto, la potenza solstiziale del sole, che apre l'accesso alla "dimensione cosmica del Tempio", dove cosmo e natura si fondono, e umano e divino si enfatizzano e sublimano vicendevolmente. 

Dove il sole lascia la sua impronta rigenerante e divinizzante, attraverso, e sulla pietra, cristallizzandosi in una ierofania d'oro, divina. 

Il solstizio cade, e viene celebrato, sia quello invernale(21 dicembre), che quello estivo(21 giugno), nelle importanti date del 24 dicembre, quando nasce il bambino solare, e il 14 giugno, quando si festeggia San Giovanni Battista, colui che con l'acqua, battezza lo stesso Sole Cristico, quando viene sancita l'unione sacra, ierogamica dell'acqua e del fuoco.

Il solstizio, in epoca romana era in onore del Giano bifronte, la divinità custode dei portali astrali, del passato e del futuro. 

Questa simbologia del "Pugnale dell'arte", segna, anche nel nome "Arte", un significato che lo associa al tendere verso il divino.

Infatti la particella "ar", in sanscrito, significa "andare verso, essere condotto a perfezione".

L’espressione ar-tistica è la volontà della parte perfetta dell’uomo, ovvero lo spirito, che rimane incontaminato, candido.

Espressione artistica anche nel megalitismo sardo. 

Potere sciamanico che si manifestava nelle nostre Domus de Janas, sempre orientate ai solstizi. 

Quasi nessuna è orientata a Nord, dove il sole non sorge, né tramonta. 

Il Nord è traguardato dalle stelle, dall'aspetto lunare, femmineo(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/3112-2021-solstizio-dinverno-toro.html?m=0) 

Unione dell'acqua e del fuoco che significa unione degli Opposti, anticipata da questo Beltane, equinoziale, dove le energie sono in equilibrio, pronte a manifestarsi per il percorso iniziatico dei due solstizi, la porta degli Umani(solstizio estivo, sotto il segno del Cancro), e la porta degli Dei, divinizzante(solstizio invernale, sotto il segno del Capricorno) 

E il nostro pugnale sciamanico, "s'arrasoja", simboleggia bene questa unione tra umano e divino, tra cielo e terra, tra sole e stelle. 

Le due polarità equinoziali che si esprimono in complementarietà per la celebrazione del Beltane. 


Tiziana Fenu 

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S'arrasoja di Beltane











💚Drago del Dio Marduk

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https://maldalchimia.blogspot.com/2023/04/drago-mesopotamico.html?m=0


Riflettevo sul Drago, visto che ieri si è celebrato San Giorgio, colui che in ambito cristiano, vince e uccide il drago.

Ma l'iconografia e il simbolismo del drago, affondano le radici nelle antiche civiltà, come quella cinese e mesopotamica, presso gli Sciiti, in Iran, fino ad arrivare ad essere rappresentato come "draco" nello stendardo dell'antico romano impero, portato da un soldato draconiano.

Una figura importante, custode tra le dimensioni, per la sua natura ibrida, e custode di grandi tesori. 

Presente anche nei sigilli cilindrici mesopotamici, fin dal IV millennio aC

Ho già approfondito la simbologia del drago in ambito Mesopotamico, quando ho parlato del mušḫuššu, il compagno del Dio Marduk, o  più precisamente, la compagna, perche il mušḫuššu rappresenta il Sacro Femminino ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/drago-drl-dio-marduk.html) 

Drago-serpente (mushkhusshu), simbolo del dio Marduk, che a Babilonia aveva un ruolo protettivo positivo. 

Infatti, così come custodisce, nella terra, la porta Sacra del tempio del Dio Marduk, considerato il Creatore dell'universo, così nella Cabala, in ambito esoterico, Ishtar presiede alla sfera Malkuth, decima e ultima delle  Sephirot nell’Albero della vita. 

Rappresenta la “Sposa” della Sephirot Tipheret , ed è alla base dell’Albero delle Sephirot, l'Albero della Vita, ed è associata alla Terra e significa “sovranità” (della materia fisica), una fonte di vita per tutti gli esseri viventi, che, a differenza delle altre Sephirot, è un’emanazione che emana direttamente da ciò che è stato creato. 

L'unica che genera direttamente dal suo interno, riversano sulla realtà, l'emanazione divina, in piena autonomia, sotto forma di Shekinah. 

Malkuth come il Leviatano, il potentissimo serpente Marino della dimensione terrena, che poi è stato  deturpato nella sua accezione positiva originaria, perché i Levi-tannan, erano gli Iniziati, come Mosè, come anche Cristo, come le divinità femminili delle antiche civiltà legate alla saggezza del serpente. 

Il Dio Marduk infatti viene rappresentato mentre tiene sulla sinistra, la parte del Femminino, un serpente-drago con corna, chiamato Mušhuššu (lett. "serpente terribile")". 


Un drago fedele alla divinità Marduk, uno stretto rapporto di fiducia, come tra il cavaliere e il proprio cavallo.

Iconografia che rimane anche nel più recente San Giorgio, rappresentato a cavallo, che in epoca mesopotamica era rappresentato dal Drago Mušhuššu, rappresentazione delle intere forze della Natura in tutti i suoi aspetti. 

Il Divino che prende Forma nella dimensione terra, sotto forma di kundalini( rappresentata come sinergia di draghi-serpenti), necessaria per ascendere a livelli superiori 

Perché è sempre il Femminino che consente l'accesso alla dimensione divina, in questa dimensione terrena. 

Le antiche dee primordiali, avevano le fattezze di serpenti, come la dea Nammu, la dea primordiale del Caos, delle arcaiche acque primordiali da cui ebbe origine il tutto, e dalla quale ebbe origine anche Tiamat, che nella mitologia Babilonese è la Madre di tutto il cosmo, i cui dodici figli rappresentano le costellazioni. 

Le dee successive, vengono rappresentate, anch'esse, in segno di potere e di rigenerazione ciclica, con dei Serpenti in mano, Inanna, la dea dei Serpenti minoica, giusto per citare le più importanti, che rappresentano le due polarità energetiche della kundalini in equilibrio. 

Iconografia che sarà ripresa, con l'avanzare del patriarcato, anche dalle figure di potere maschili, che piano piano soppianteranno quelle femminili. 

Lo stesso ureo egizio, rappresenta il Sacro Femminino, custode del Mascolino. 

Un Femminino potente, che, proprio per questo motivo, bisogna saper dominare e contrastare. 

Ma anche un Femminino fertile, il cui sacrificio è necessario, per rendere sacro il suo sangue, in modo che fertilizzi la terra, e dia origine al cosmo nella sua completezza. 

Questo sacrificio avverrà per mano del dio Marduk, in una primordiale lotta narrata nel poema Enuma Elish, risalente al secolo XVIII aC. 

È la stessa iconografia simbolica che troviamo in Mitra, quando uccide il Toro, nell'uccisione e smembramento di Osiride, e in tempi più recenti, nel Sacrificio del Cristo, la cui morte e resurrezione, avvengono il primo venerdì e la prima domenica dopo la prima luna piena dell'equinozio di primavera. 

Equinozio. 

Periodo in cui le due polarità, giorno e notte, sole e luna, Mascolino e Femminino, sono in equilibrio, come le due nadi, i due serpenti-draghi energetici della kundalini. 

È in questo momento, che la divinità, nella sua pienezza può manifestarsi, può germogliare.

Nell'equinozio di primavera, in cui avviene il rito sacrificale dell'agnello simbolico, che nel corso delle svariate civiltà, ha assunto sembianze diverse.

Sacrificio necessario, per la fertilità della terra, dell'intero cosmo, rappresentato anche dalla successione ciclica dei segni zodiacali. 

Come ho scritto in altri contesti, all'inizio dei tempi, era il Femminino, a portare la sacralità del Dono, del sacrificio necessario affinché la vita, la terra con i suoi tanti aspetti, potesse manifestarsi. 

Attraverso il suo sangue, metafora del fertile sangue  mestruale che custodisce in sé, contemporaneamente, sia il concetto di vita, che quello di morte. 

Il Mascolino non può prescindere dal Femminino, neanche per contrastare e governare quel Femminino distruttivo rappresentato dalla stessa Tiamat. 

Perché ci vuole equilibrio, affinché la vita si manifesti. 

E, come è nella mentalità del patriarcato, artefice  di questo equilibrio da ripristinare, è il Mascolino. 

Questo ci insegna la storia, la mitologia, anche se antropologicamente, non è andata esattamente così, e lo dimostra, paradossalmente, proprio l'esacerbata volontà di sfregiare il Femminino, ammantandolo di una negatività che non le appartiene, e, anzi, trasfugurando i suoi Doni e Talenti, in elementi castranti e distruttivi. 

Circe, Medusa, le Gorgoni, le Sirene, e mille altri esempi di un Femminino deturpato, che era invece la controparte energetica del Mascolino, come dimostra, in ambito Mesopotamico il Drago Mušhuššu, fedele compagno del Dio Marduk. 

Ciò che si combatte, è ciò che si teme, perché lo si percepisce potente. 

E il Sacro Femminino lo è sempre stato. 

È essa stessa, il simbolismo di questa energia viscerale, primordiale, di Madre Terra, che nel seprente/drago, nella completezza della sua natura, manifesta la perfezione. 

La stessa Vergine Maria, quella rappresentata con il calcagno esposto, nudo, ad un serpente che tiene fermo con la parte più vulnerabile del corpo( nelle mitologie di tutto il mondo, il tallone è sempre simbolo di vulnerabilità), dimostra invece la sua intima connessione e fiducia verso questa creatura, che quasi protegge, perché gli sta offrendo, a protezione, la sua parte più vulnerabile. 

La Chiesa, spesso e volentieri, ha fatto male i conti con una simbologia antichissima, difficile da sradicare, cercando di soppiantarla con valenze negative, che lasciano il tempo che trovano, per chi ha un certo sentire, una certa visione di insieme, che va oltre ogni possibile deviazione culturale o religiosa.


Tiziana Fenu 

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La lotta tra Marduk e Tiamat, particolare da un sigillo cilindrico mesopotamico

  1. Drago del Dio Marduk