Nell'immagine, grande fibula in oro, da parata, lunga circa 30 cm, con leoni orientalizzanti, ritrovata nella Tomba Regolini-Galassi," Cerveteri, Italia, risalente al 650-640 a.C. ed esposta al Museo Gregoriano Etrusco dei Musei Vaticani
Una Fibula realizzata con le tecniche dello sbalzato, del punzonato e del granulato.
Tecnica del granulato, o a" pibiones", che sappiamo essere, da sempre, la tecnica principale, insieme a quella della filigrana, dei nostri manufatti sardi, come ho già approfondito in un mio precedente post( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html?m=0)
Definiscono questo tipo di lavorazione, come originarie del vicino Oriente, ritrovate nelle tombe di Ur in Mesopotamia nel 2500 aC.
Tecnica di granulazione attestata in Etruria dalla metà dell' VIII sec aC.
Ma sappiamo anche che molti studiosi, considerano l''Etruria come una zona abitata dagli antichi Shardana.
Sulla Fibula, nei due medaglioni, ovale superiore, e quello inferiore, a forma di goccia, inferiore, sono presenti 5 leoni, in quello ovale, e delle file alternate di pavoncelle e leoni sbalzati, nel medaglione inferiore, e questi sono rivolti, con lo sguardo, in direzioni opposte.
Il bordo che incornicia il disco ovale dove sono presenti i leoni, è caratterizzato dalla tecnica della granulazione, presente anche nella superficie dei due elementi tubolari.
Nel bordo del disco ovale, la granulazione è distribuita lungo degli elementi semicircolari che si intersecano, sulla cui sommità, si delineano dei moduli di granulato in conformazione di 6, più uno centrale, come se fossero degli esagoni puntati.
Sappiamo bene quanto l'esagono, la stella a sei punte, fosse importante per l'antica Civiltà Sarda. Era proprio il simbolo degli Architetti Divini.
Degli Orafi Divini.
L'esagono, con i suoi perfetti angoli interni a 60°, ha una valenza anche astronomica e cosmogonica, perché era proprio legato all'angolazione dei raggi solari durante l'equinozio primaverile, periodo in cui spiccano stelle come quella del Regolo della costellazione del Leone.
Equinozio, che traguardava anche il momento di nascita o rinascita degli esseri divini, o divinizzati, dei sovrani, dei re, o come, nel caso del Cristianesimo, segnava la resurrezione, la rinascita del Re Cristo.
Equinozio, che vedeva nel suo cielo, anche i 7 pianeti allineati, simbolo di Ascensione divina, come i 7 chakra allineati, come i 7 elementi granulati che formano i moduli decorativi in gruppi di 7.
La stella del Regolo del Leone, era importante, perché insieme alle altre tre stelle regali, Antares, Aldebaran e Formhault, traguardavano gli equinozi e i solstizi
Stella Regolo, del Leone, che si esprimeva in tutta la sua magnificenza durante il Solstizio estivo.
Infatti, traquarda il sud solstiziale ( non a caso si dice "il solleone" estivo).
Essendo i leoni, in numero di cinque, possono simboleggiare la vita dopo la morte, l'immortalità
D'altronde, anche gli ingressi delle Domus de Janas, qui in Sardegna, sono orientate verso i solstizi, canali alchemici del passaggio tra la dimensione terrena ( solstizio estivo ) e quella divina( solstizio invernale).
Passaggio solstiziale, recuperato poi, in epoca romana, dal Dio Giano, custode dei solstizi, del passaggio dimensionale.
Giano/Jana.
Il numero 5, è legato anche al Sacro Femminino, al quinto Sacro Archetipo Ebraico He', con funzione "Vita".
Il leone è riferito al Cristo, Horus, Apollo..ecc, e alla Vergine, a Maria, Iside, a tutti i Sacri Femminini.
Ed è esotericamente, legato, alla figura del Papa, l'Arcano Maggiore V, quindi una figura importante, che detiene il potere temporale e spirituale, esattamente come doveva essere una figura elitaria importante, il detentore di questa stupenda Fibula.
Di contro, se, la figura dei leoni, è legata al solstizio estivo, contrapposti al leoni, troviamo le pavoncelle.
Pavoncelle, che, conosciamo molto bene, e di cui ho già approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/mi-e-sempre-piaciuta-la-pavoncella_28.html?m=0), che, nella nostra tradizione sarda, sono legate al concetto di equilibrio delle due polarità, perché sono per lo più rappresentate in modo speculare davanti all'Albero della Vita.
Un equilibrio che riflette quella simmetria "equatoriale", allegoricamente e simbolicamente, necessaria e funzionale, alla manifestazione del Divino, alla nascita e rinascita, e all'enfatizzazione del concetto di immortalità.
Tutte le iconografie importanti del passato, sono state rappresentate, in segno di potere, proprio attraverso questa simmetria di equilibrio, quasi equatoriale, come la Dea Tanit, spessissimo rappresentata con il suo lato destro leggermente più alto del Sinistro, perché è a destra, ad est, che sorge il sole, che consente la manifestazione dell'aspetto dvino, dell'immortalita, dell'equilibrio della polarità degli Opposti.
Il concetto di immortalità e divenire, il senso dell'infinito, delle due forze energetiche contrapposte, dinamiche e sinergiche, che creano, si ritrova anche in un altro simbolismo, quello della doppia spirale, con opposto senso di direzione, impressa su un vaso ritrovato proprio in questa tomba di Cerveteri.
Doppia spirale identica alla nostra, in ocra rossa, che si trova nella nostra Domus de Jana de Sa Pala Larga, a Bonorva, nella tomba VII, in provincia di Sassari.
E non solo, la conformazione del corridoio di questa tomba, penultima immagine, è uguale a quella della Tomba dei Giganti Madau di Fonni, nell'ultima immagine( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/07/il-gigante-nella-tomba-madau-di-fonni.html?m=0), di cui avevo già approfondito anche riguardo alla notevole somiglianza con il corridoio di una Tomba ittita ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/tomba-di-hattusa-e-tomba-di-fonni.html?m=0)
Tanti elementi, quindi, che rimandano alla nostra Antica Civiltà Sarda, per quanto riguarda questo monile, ritrovato in una terra, Cerveteri( Lazio), che era nell'antica Etruria, governata dai Sardi, per ammissione dell'autore latino Festo, del II sec dC.
"Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur".
"I re sono soliti essere tra gli Etruschi, che vengono chiamati Sardi".
E ancora ".. quia etrusca gens orta est sardibus"
"Per cui la gente etrusca è originata dai Sardi"..
Ma oltre questa attestazione, spesso, ho trovato similitudini anche io, in svariati contesti( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/12/corrispondenze-etruschi-sardi.html?m=0)
Lo stesso bronzetto di Vulci è abbastanza eloquente, per quanto riguarda fattura, simbologia, luogo di ritrovamento ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/simbologia-delle-trecce-nel-bronzetto.html?m=0).
"Gli Etruschi amavano ostentare la loro supremazia aristocratica anche e soprattutto attraverso questi manufatti dell'oreficeria.
Gli orafi arrivarono da paesi orientali, dove erano bravissimi nell'arte orafa.
Ma Mario Pincherle, storico, ha smentito, con degli studi accurati, l'effettiva paternità della tecnica a granulazione, attribuita agli Etruschi.
Mario Pincherle è uno scrittore noto soprattutto per le sue indagini paleotecnologiche in materia di archeologia misteriosa.
Grande conoscitore di lingue antiche, ha anche tradotto molti testi antichi, tra cui gli apocrifi Il Vangelo di Tommaso e Il libro di Enoch, entrambi tradotti dall'aramaico.
Una frase del libro di Osiride, il "PER-EM-RA", e un' attenta indagine storica, hanno premesso a Pincherle di svelare il mistero di questa antica e raffinata tecnica, realizzando lui stesso, dei gioielli con microsfere di oro perfette, con l'antico metodo di "caduta della torre", così lo chiama nel suo libro "L'oro granulato", utilizzando come ingredienti soltanto Oro, incenso e colla di mirra( la colla arabica).
Le microsfere d'oro vengono provvisoriamente applicate al gioiello con la mirra, subito dopo il gioiello viene parzialmente fuso dentro uno stampo di incenso che resiste ad altissime temperature, e una volta raffreddato il gioiello, rinasce dalle ceneri di incenso proprio come l'araba Fenice.
Questa tecnica scomparve del tutto nel periodo della Grecia classica e non se ne parlò più(certo che scomparve, era una tecnica che avevano "adottato". Non aveva nessun valore identitario per loro)
Tecnica nata in Mesopotamia nel 3000 a.C., si dice, ma si è attestato, dagli studi dell'archeologo, che gli Etruschi non erano assolutamente in grado di riprodurre l'oro granulato, ma che lo rubavano o strappavano ai popoli vinti.
I gioielli infatti appartenevano all'epoca di Saragon di Accadia, il re dei 100 nomi e alla civiltà minoica, e di furto in furto sono arrivati fino a noi, chiamandoli, erroneamente " ori granulati etruschi", mentre invece risalgono ad un' epoca che precede di 3000 anni il sorgere della civiltà etrusca.
Non paternità etrusca, comprovata anche dalla prova al carbonio c14, ristabilendo agli Ausoni, gli Antichi Italici del Lazio centrale nell'età del Ferro, la paternalita della civiltà che sorse nella nostra penisola, molto prima che i popoli indoeuropei vi giungessero, a dimostrare che
gli ori granulati, precedono di 3000 anni il sorgere della civiltà etrusca, smascherando così anche il falso storico della fibula del Louvre, l'unico gioiello etrusco in oro granulato che pareva fosse la prova della fattezze di questi gioielli.
E mia sembra anche strano, che il metodo di Pincherle sia stato chiamato il metodo della torre.
Quale torre? Forse una torre nuragica? In Egitto non ci sono torri.
Perché una tecnica che è sparita dal resto del mondo, sopravvive fino ai giorni nostri, diventando la tecnica, insieme alla filigrana, che contraddistingue i nostri gioielli, le nostre "prendas", raggiungendo livelli altissimi di raffinatezza, difficilmente emulabili, con granuli talmente piccoli da richiedere una tecnica che si sia affinata da secoli e da millenni?
Inoltre, è stato attestato che questa tecnica nasce sotto l' impero di Saragon o Sargon di Accadia( Sargon/Saragon, sempre la radice Sar-, come Sardegna), che era il re dell' impero accadico dal 2335 a. C., fino al 2279 a. C., fondatore della dinastia Akkad, primo re della storia e creatore di un vero e proprio impero su vasto territorio. Quella civiltà si chiamò Sumer, perché gradualmente il Sud sumerico fu conquistato dagli Accadi, ed essi costituirono un impero che andava dalla Mesopotamia all’Anatolia centrale all’odierna Siria. Oggi si designa come «accadico» il ramo orientale del gruppo linguistico semitico, lo stesso dei Sardi".
(tratto dal mio post, citato prima, suola tecnica sarda dei Pibiones)
Superfluo sottolineare che i Sumeri potrebbero essere identificati con gli stessi Sardi.
E direi, che ci sia molto da rivedere, e da recuperare, come storia e come dignità.
Tiziana Fenu
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