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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, maggio 29, 2023

💛Petroglifo Baunei

 Abbiamo parlato poi di un terzo e ultimo petroglifo, questa volta afferente al sito sardo di Baunei. Scrive a tal proposito M.A. Fadda: Già nota alla tradizione popolare e “riscoperta” in seguito a recentissime ricerche, la grotta si contraddistingue per la presenza, nel piano roccioso antistante l’ingresso, di un’articolata raffigurazione incisa, riferibile al Neolitico finale (4000-3200 a.C.). 

Essa è composta da una conca principale dalla quale partono diciotto canali di varia grandezza (2-3 cm), disposti a raggiera in modo irregolare. I canali con alcune ramificazioni sono collegati ad alcune coppelle terminali. In prossimità di quest’ultima si trovano numerose coppelle di diverse dimensioni, disposte senza un ordine preciso. 

Anche in questo caso abbiamo sovrapposto il disegno del petroglifo alla mappa satellitare dell’area comunale di Baunei, accorgendoci che nel manufatto sono riprodotte esattamente mappa satellitare dell’area comunale di Baunei, accorgendoci che nel manufatto sono riprodotte esattamente le linee dell’idrografia della zona, così come dovevano apparire intorno al 4000-3200 a.C., sostanzialmente immutate fino a oggi  

Rimane il mistero di come, popolazioni classificate come afferenti alla preistoria, potessero giungere a un tale grado di precisione. 

E, peraltro, ci si potrebbe chiedere anche quale fosse l’utilizzo pratico di tali informazioni. 

Connessioni che ora ci sfuggono e sulle quali possiamo solo congetturare. Giunti al termine di questo primo breve excursus possiamo solo dire che, tendenzialmente, veniamo a scoprire – sia in Sardegna sia nella Penisola menti che hanno permesso tale pratica e, non ultimo, le risorse impiegate per far sì che questi elementi fossero il più fedelmente possibile riportati su strumenti facilmente trasportabili o di difficile deperimento. 

Rimane, invece, fuor di dubbio che tali competenze, astronomiche, matematiche, geometriche etc., fossero conosciute ben prima del periodo in cui, secondo l’Accademia, sarebbero state ufficialmente “insegnate” dai “civilizzatori” Fenici, Punici o Romani che fossero. 

Gli abitanti della Sardegna e della Penisola Iberica, tra la fine del Neolitico e l’Età del bronzo possedevano un grado di civilizzazione pari e forse superiore a quello dei popoli orientali, sebbene poi, al lato pratico, oggi ricordiamo solo piramidi e ziggurat. Iberica – formazioni culturali capaci di “leggere” i misteri del cosmo, interpretarli e “riscriverli” su supporti difficilmente deperibili. Inoltre, cosa ancor più affascinante, ci accorgiamo che i Sardi – e gli iberici del tempo – erano in grado di riprodurle fedelmente e con le giuste proporzioni su parti del proprio territorio. 

Quale fosse lo scopo, la finalità, l’obiettivo, come detto, è ancora da chiarire. Come rimane da chiarire la metodologia utilizzata, gli strumenti che hanno permesso tale pratica e, non ultimo, le risorse impiegate per far sì che questi elementi fossero l più fedelmente possibile riportati su strumenti facilmente trasportabili o di difficile deperimento. 

Rimane, invece, fuor di dubbio che tali competenze, astronomiche, matematiche, geometriche etc., fossero conosciute ben prima del periodo in cui, secondo l’Accademia, sarebbero state ufficialmente “insegnate” dai “civilizzatori” Fenici, Punici o Romani che fossero. Gli abitanti della Sardegna e della Penisola Iberica, tra la fine del Neolitico e l’Età del bronzo possedevano un grado di civilizzazione pari e forse superiore a quello dei popoli orientali, sebbene poi, al lato pratico, oggi ricordiamo solo piramidi e ziggurat.


Tratto da Valeria Putzu "L’impero dei popoli del mare" Prima Edizione - novembre 2018 ISBN 978-8868511869 © arkadia editore

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Delle piccole riflessioni mie a riguardo.

Il numero 18, si collega al Sacro Archetipo Ebraico Tsade', con funzione "divisione". 

Una divisione apparente, perché si tratta di frattali che appartengono alla stessa Matrice.

Lo stesso identico concetto che esprime il petroglifo, una conca principale e 18 canalette, che ramificano da quella principale, e che terminano con delle coppelle. 

La lettera ebraica Tsade', nella sua forma, è un accostamento della lettera Yod, il decimo Archetipo, prima lettera del tetragramma divino YHWH, e della lettera Nun, il quattordicesimo Archetipo, che simboleggia la trasformazione. 

La trasformazione attraverso la Yod, la Sapienza estrema. L'intelletto divino. 

Il numero 18 è legato anche alla Luna (Arcano Maggiore XVIII) , considerata come energia Madre di questi frattali. 

Se lo consideriamo nell'insieme, 18 canalette, e altrettante coppelle, più una grande, centrale, sono, minimo 19, il numero che rappresenta il Sole. 

E, coincidenza strana, il numero 18, è un numero ciclico astrale, perché le eclissi solari e lunari, si ripetono ogni 18 anni. 

Ma il numero 18, è legato anche al Pozzo Sacro di Santa Cristina, perché ogni 18 anni e 6 mesi, quando la luna raggiunge la sua altezza massima, la sua luce attraversa l'apertura sulla sommità del pozzo, riflettendosi sull'acqua. 

Quindi, questo numero 18, sembra essere veicolo di un'unione alchemica tra Sole e Luna, tra cielo e terra, tra Luna e acqua. 

Alchemicamente, un simbolo di unione tra Umano e Divino, di cui siamo frattali. 

La scelta dei numeri, e la relativa simbologia, non è mai casuale. 

Questo petroglifo, per quanto possa rappresentare una mappa idrica, ha dei rimandi numerici importanti, che lo configurano in una dimensione che potrebbe essere ritualistica e sacrale, molto probabilmente utilizzato come altare cultuale e cerimoniale. 


Tiziana Fenu 

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Petroglifo Baunei




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