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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in scrittura Come una piccola Thriae , le ninfe, le tre sorelle virginali, le Naiadi d' acqua dolce, con la parte inferiore del corpo con le ali come un' ape. E come un' ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato...ma con un filo d' Oro conduttore : l' Alchimia nel creare nell' Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica . E in questa Alchimia amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d' Ali

venerdì, giugno 02, 2023

💛Simbologia delle spirali

 Simbolismo della spirale


Riprendo un attimo il mio ultimo post a riguardo del concio di Bosa ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/concio-di-bosa-apkalli.html?m=0) in cui appare un simbolo, la spirale, estremamente presente nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

La si trova nelle Domus de Janas, in versione singola o doppia /tripla, con diverso ed opoisto senso di direzione. 

La si trova in conformazione speculare, quasi uterina, come se fosse la riproduzione dell'organo riproduttivo femminile. 

La si trova alla sinistra dell'emblematica rappresentazione di quello che dovrebbe essere una figura divinizzata, con le ali, rappresentante il dio YHW. 

Alla sua sinistra, come è logico che sia, dal mio punto di vista, perché rappresenta quell'energia femminile creatrice, che accoglie la sinergia del maschile e del Femminile, e la rende energia dinamica attiva, propulsiva in divenire, in espansione. È la Forma che accoglie, come un Athanor alchemico e dinamico, questo processo di trasformazione sinergica. 

Un simbolo antichissimo, trasversale, con una grande potenza simbolica, che rientra nell'ambito del Sacro. 

La spirale è sempre stata uno dei simboli del Femminino, sacro alla Dea Madre, Matrice anche del triskel, di cui abbiamo un abbozzo come energia dinamica creatrice, nella Domus de Jana, di Mesu'e Montes, ad Ossi, di cui ho avuto già occasione di parlare, poiché la ritengo altamente rappresentativa e simbolica di quel concetto di creazione sinergica, di cui è permeata la nostra Antica Civiltà. 

La spirale è un simbolo sacro, che racchiude anche in sé, il simbolo del cerchio, che numericamente è un 10, la perfezione, l'Archetipo e lettera Yod, il decimo Archetipo, prima lettera del tetragramma divino, per restare nell'ambito della corrispondenza con il trigramma YHW nel concio di Bosa. . 

Contiene ANCHE il cerchio, ma è molto di più, perché è energia dinamica, non è statica come il cerchio. È in espansione. 

È un Parametro Sacro che è una Divina Proporzione, una sezione Aurea che si trova in Natura, simbolo di riproduzione, di perfezione nella riproduzione, di cui la Madre, il Femminino, è custode e realizzatore pratico, nella forma. 

È il riflesso del macrocosmo( pensate alla conformazione delle spirali nella Galassia), nel microcosmo, dove si esplica in forme come nel gorgo dell'acqua, elemento femminile, nella conformazione interna delle conchiglie ( ancora, elemento acqua), nella conformazione di molti prodotti naturali di Madre Terra ( per esempio, la disposizione del cavolo romano, o dei semi di girasole). 

Ma perché è presente anche nel concio di Bosa, alla sinistra, sul lato Femminino di quella che sembra essere una primordiale rappresentazione della divinità YHW? 

È un simbolo, che rafforza il concetto espresso dal Trigramma YHW, il quale contiene un sé la sinergia creatrice del Maschile, la Yod, decimo Archetipo, e del Femminile, la He, quinto Archetipo, tenute insieme, dinamizzati, dalla Vav sesto Archetipo, che funge da gancio, da elemento collante tra i due. 

Simbolicamente simboleggia la spina dorsale, che è proprio il luogo sacro lungo il quale si snodano le due energie, maschile e femminile, della Kundalini, che si snoda attraverso i 7 chakra. 

Chakra, che sono come dei vortici energetici, esattamente come la nostra spirale. 

Vortici che sono rappresentati, graficamente, come dei fiori di loto. 

I fiori di loto nascono nell'acqua, e qui ritorniamo all'elemento acqua collegato alla spirale, al Femminino. 

La spirale come un Utero universale, cosmico, in cui hanno origine le galassie, ma anche, riflesso della dimensione terrena, che si esplica nel grembo di Madre Terra. 

Infatti, la kundalini, rappresentata con i suoi vortici energetici a spirale, rappresenta l'energia universale che si fa Forma nella Terra, dando vita a quel processo ciclico di nascita/morte/rinascita, che conosciamo molto bene, estremamente rappresentato in formule di elementi triadici, nella nostra Antica Civiltà Sarda, ma che può essere anche reversibile, cioè, perpetuare, con la stessa dinamica, questo processo, dopo la morte.

Ed è questo, il senso delle doppie spirali nelle nostre Domus de Janas, o addirittura, delle triple spirali, che ripercorrono le tre tappe della nascita /morte/rinascita, in queste doppie/triple conformazione, espandendo così, il simbolismo della forza di espansione, già innata a livello cosmico, negli astri, nelle galassie, nel Sole, nella Luna. 

Queste dinamiche, di espansione e contrazione, reiterate, rendono possibili, nella loro ciclicità, la vita stessa del macrocismo e del microcosmo, dando a quel microcosmo, a quella dimensione umana, quell'imprinting energetico, a specchio, di universalità, di immortalità, di cui l'universo, nel suo continuo rinnovarsi ed espandersi, è portatore. 

La spirale, riflette questo concetto di abbondanza, di vita continua, di sinergia continua tra maschile e femminile, necessario alla stessa creazione, rafforzandone l'energia la potenza. 

Infatti è un simbolo molto potente, legato all'acqua come veicolo amniotico di generazione continua, e al simbolo del serpente, che esemplifica il rinnovamento continuo. 

Serpente collegato quindi, anche alla kundalini, e ai suoi due serpenti energetici, Maschile e Femminile. Energie che si trovano anche nel trigramma YHW, di cui la WAW, o Vav, funge da pilastro, da spina dorsale, che regge, che mette in connessione le due polarità. 

La Vav, Archetipo 6, negli Arcani Maggiori, corrisponde all'Arcano Maggiore VI, "gli Amanti", il perfetto esempio di sinergia degli Opposti.

Ma, teniamo presente, che questo Archetipo, geometricamente, corrisponde all'esagono, che sappiamo bene, come sia uno dei più importanti simboli di cui sono portatori i Giganti di Mont'e Prama, tanto da averne impresso uno sotto il mento, che ho notato subito, molto evidente, e molto simbolico, come ben sapete dai miei scritti a riguardo. 

La funzione di questo Archetipo, esplicato nella forma dell'esagono, che circoscrive anche il fiore della vita a sei punte( altro simbolo cardine della nostra Antica Civiltà, arrivato sino a giorni nostri nella maschera dei Boes) e la stella a si punte, simbolo della Sartiglia della figura divinizzata de su Componidori( argomenti che ho già ampiamente approfondito), è importantissima, perché riflette tutto il senso, la koine" spirituale, e simbolica, di tutta la nostra Antica Civiltà. 

Osservate. 

Per quanto riguarda la sua posizione nel tetragramma divino YHWH o del trigramma YHW, dove risulta come terza lettera, quella che unisce, e mette in connessione l'Archetipo Yod, il decimo, con funzione concentrazione, e l'Archetipo He', il quinto, con funzione "Vita" 

Decimo Archetipo= Yod 10

Quinto Archetipo = He 5

Uniti, formano 15,  Archetipo Samech, con funzione "pressione". 

Esercita pressione, affinché si manifesti la dimensione spirituale. 

Infatti, il risultato è un trigramma divino. 

Il 15 è un numero sacro legato anche al concetto di fertilità. 

Il quindicesimo giorno del ciclo lunare, del ciclo mestruale. Il giorno che sta al centro di un ciclo lunare di 29 giorni. 

Il giorno dell'ovulazione, il più fertile. 

Ed è proprio il concetto espresso da questo trigramma divino, la sinergia degli Opposti, creativa, feconda, immortale, quell'energia che porta equilibrio necessario e funzionale alla creazione. 

La Vav, il sesto archetipo[ 10+5 =15 = (1+5)= 6 ] regola questa connessione feconda tra maschile e femminile, perché è la lettera della fertilità, dell'espansione del moltiplicarsi della vita umana, nelle sei direzioni dello spazio. 

Un simbolo esagonale, che contiene tante informazioni, correlato anche al concetto di cubito reale, come abbiamo già visto in passato, legato alla Geometria Sacra a livello architettonico, di cui i nostri Sacri Architetti erano Maestri indiscussi. 

Perché l'esagono, il numero "6", è equilibrio nella materia, è stabilità e durata, è forza e potenza. 

È equilibrio tra due triadi (3+3).

Ma il 6, rappresenta anche la Bellezza, la perfezione, numero consacrato a Venere, che nasce da una conchiglia, la cui perfezione aurea si esplica proprio con una Spirale, simbolo di bellezza e perfezione. 

Sacro Femminino che custodisce la congiunzione del Fuoco e dell'Acqua, la generazione. 

Ne abbiamo un esempio anche nella Stella di David a sei punte, simbolo della Sartiglia di Oristano, con tutte le implicazioni simboliche di cui si fa testimone "su Componidori", di cui ho già approfondito. 

E, Fiore della vita a 6 punte, è anche il simbolo, anch'esso già approfondito, della Maschera dei Boes. 

L'energia manifestata, in ogni sua tipologia, è sempre sinergia della congiunzione degli Opposti. 

Tra Cielo e Terra.

Tra Fuoco e Acqua. 

Tra Vuoto e Pieno. 

Tra Sole e Luna.

Tra triangoli con il vertice verso l'alto e triangoli con il vertice verso il basso.

Tra Luce e Ombra. 

Tra Riflesso, e il suo Capovolto. 

Tra Maschile e Femminile. 

Questo concetto, di Unione degli Opposti, è sempre presente, esaltato e magnificato, sublimato, in ogni forma. 

La  spirale affiancata al trigramma di YHW, rappresenta la manifestazione  della sinergia creatrice di queste due polarità opposte, che si fa forma nella materia, nel Femminino, ma dal mio punto di vista, non è identificabile con nessuna lettera. È un Archetipo a sé. 

Enfatizza tutta la correlazione esistente tra luna, acqua, vita, gestazione, rinascita. 

A tal proposito, voglio ricordare che nei luoghi sacri di sepoltura, spessissimo si trovano delle conchigle, la cui conformazione e spesso a forma di vulva, che, con la loro conformazione a spirale, veicolano questo concetto di immortalità e rinascita continua, usate infatti, anche nei riti misterici di iniziazione. 

Anche la via Lattea, importantissima per la nostra antica civiltà sarda, come ho scritto tante altre volte, via per la rinascita dopo la morte , è collegata al simbolismo della doppia spirale. 

Spirale che si trova rappresentata anche con le Tanit. 

È questo, il simbolismo che riservo alla spirale del concio di Bosa, non identificabile con nessuna estensione di una qualche lettera, ma simbolo della primordiale energia creativa, che si esplica poi concretamente, attraverso il Femminino. 

E la vibrazione elettrica della forza cosmica del Mascolino che trova manifestazione nella sua controparte femminile magnetica. 

Espansione  e contrazione. 

Emanazione e riavvolgimento, nel Mcrocosmo, così come nel microcosmo. 

Come il ciclo naturale della vita. 

Come il ritmo dell'orgasmo che crea vita. 

La Sardegna ha sempre questo respiro galattico, che ho individuato e ho approfondito più volte, come ben sapete. 

Ma da una Cultura Madre come la nostra, non poteva che essere la naturale evoluzione, esplicare attraverso straordinari simbolismi. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 


Prima immagine Concio di Bosa


Seconda immagine : particolare della spirale nel concio di Bosa


Terza immagine spirali "uterine" nella Domu de Jana Baldedu, Chiaramonti, Sassari ( http://www.neroargento.com/page_galle/baldedu_gallery.htm) 


Quarta immagine :Doppia spirale Domu de Jana Sa Pala Larga, Bonorva, foto di Sergio Melis


Quinta immagine Serie di spirali Domus Sa Pala Larga di Bonorva


Sesta immagine Domus de Janas dell'Ariete, a Perfugas(Ss), 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/petroglifo-sardo-e-siciliano-confronto.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/spirale-speculare-domus-di-oredda.html?m=0

Simbologia delle spirali












💛Concio di Bosa /Apkalli

 Riporto un post di prof Sanna, in cui si parla del coccio di San Pietro di Bosa( prima immagine) e della figura rappresentata, corredata dal grafema YHW (yod + rapace + waw), che significa 'potenza, vigore' di Yhw. 

Un trigramma, come nel coccio di Orani e nei sigilli di Tzricotu. 

Ma voglio sottolineare come questa rappresentazione riproduca, probabilmente in anticipo di secoli, la rappresentazione degli Apkalli. 

Quella che ho voluto postare, seconda immagine, frontale, rappresenta delle statuine di "apkallu" con testa di uccello, di rapace, in argilla, risalenti alla Cultura del periodi Neo-assiro, con data di produzione 800BC-600 aC, ritrovate a Nord dell'Iraq, a Nimrud. 

Sono in argilla, e sono alte 12 cm, esposte attualmente al British Museum di Londra. 

Ho avuto già modo di parlare degli Apkalli, in alcuni miei post 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-labirinto.html?m=0, in correlazione anche al loro "banduddu" e alle tombe dei Giganti. 

Sugli Apkalli si può dire che erano esseri semidivini, metà uomini e metà pesci o, nel periodo neoassiro( 900-600 aC) uomini-aquile, emersi dall’Apsû, l’abisso primordiale, inviati dal dio Enki (Ea in lingua accadica) per insegnare agli uomini i Me, ovvero le arti, i mestieri, il codice morale ed in generale i princìpi universali della civiltà. Apkallu sono chiamati anche i sette Saggi consiglieri dei re antidiluviani.

Erano sottoposti gerarchicamente agli Dei superiori, noti con il termine sumerico Anunna(ki), reso in accadico con Anunnakkū, o, occasionalmente con Anukkū o Enunnakkū.

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/statuina-oannes-neo-sumera.html?m=0) 

Ne ho parlato anche riguardo la divinità Assur, dio della città di Assur e dell'Assiria, riportato in una placca attestata all'883 aC. circa, rappresentante di questi Apkalli, e la straordinaria similitudine di forme e di simbolismo con la nostra stele di Laconi sarda, risalente al III millennio aC. ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/alfa-e-omega.html?m=0) 

Alfa e Omega nello stesso simbolismo. 

Come rappresenta la nostra divinità YHW,  del coccio di Bosa, androgina, che ha la stessa conformazione di una testa di rapace, come gli Apkalli, così come le ali( tra parentesi, rappresentazione ancestrale e archetipale che anticipa la molto più recente rappresentazione degli Angeli, che hanno, appunto, le ali) 

Una rappresentazione sicuramente più antica di quella testimoniata nei manufatti assiri.

Queste statuine che ho voluto riportare, mi hanno colpito anche perché misurano 12 cm. 

Mi è venuto in mente "su Santu Doxi", il "Santo Dodici". Il numero ritenuto sacro, antichissima formula sarda di invocazione del Divino. 

12, come il dodicesimo anello sulla tholos del pozzo di Santa Cristina, sul quale in determinate date si verifica la ierofania divinizzante e benedicente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html?m=0) 

Insomma, con questa emblematica figura sul coccio di Bosa, ci troviamo difronte ad un primordiale Apkalli, che poi ha ispirato quelli Assiri? 

Molto probabile. 

D'altronde portavano con sé dei "banduddu" termine che è molto simile alla parola sarda "bandoni", il secchio di latta usato per la mungitura. 

Latte. 

La Via Lattea, da cui nascono gli Dei. 

BaNDuddu e Mulillu, pigna usata dagli Apkalli per benedire con l'acqua del BaNDuddu 

BaNDuddu 

BND

Stesse consonanti del benedire.

BaNDuddu è Mulillu sembrano due parole sarde, in effetti. 

Questo esseri divinizzati, portavano un nuovo stato di consapevolezza agli umani. 

Attivavano la pineale, che è appunto, a forma di pigna. 

Ma la nostra divinità di Bosa, oltre che richiamare una conformazione da uccello, da rapace, come lo definisce prof. Sanna, in questo post, non ricorda forse, nella morfologia della testa, anche una pigna? 

Potrebbe rappresentare una Coscienza Superiore. 

Metaforicamente, un'entità con una ghiandola pineale attiva, quindi, illuminata, divinizzata, benedetta, risvegliata. 

Come sempre, sono quesiti che aprono prospettive, non certezze. 

Ma, a me, come sapete, piace sempre andare oltre le semplici convenzioni del "seme" e sondare ogni possibile interpretazione semantica e simbolica. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

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Da un post di prof. Sanna ( https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10225457269752202&id=1039280542) 


A SANLURI SIAMO STATI 'ANCHE' PER DIRE CHI E' YHWH. SONO I DOCUMENTI SARDI, SECONDO NOI, A RIVELARLO.


Tra le altre cose che si sono dette in Sanluri durante la Conferenza all'UNITRE c'è quella che riguarda la spiegazione dello strano nome YHWH ovvero di quello che viene chiamato TETRAGRAMMA. E' uno dei documenti di Orani quello che ci informa su di una denominazione biblica sulla quale, vanamente, si sono cimentati, in una spiegazione scientifica convincente generazioni di studiosi. Come quasi sempre accade è solo per via documentaria diretta che si riesce a capire il 'mistero' che si nasconde dietro voci che si dimostrano inattaccabili alla interpretazione. Basta scorrere l'elenco dei saggi e dei libri che parlano del nome di Yhwh per rendersi conto che una spiegazione scientifica, accolta unanimemente, non sarebbe avvenuta senza che una o più fonti spiegassero con chiarezza, una per una, le lettere forse più famose della letteratura religiosa mondiale. Che significano e come si pronunciano le consonanti Y H  W  H?  Si sa che il nome del dio biblico viene scritto anche YH, YHH, YHW (le forme accolte dagli studiosi cattolici cristiani). In Sardegna a questi si aggiunge anche la voce 'Y' o scritta singolarmente o posposta ad altre parole, la più frequente delle quali è NL/NR (NLY, NRY) con significato 'LUCE DI YH'. Ora, il coccio di Orani respinto assurdamente come falso da alcuni studiosi e archeologi (Lilliu, Mastino, Zucca, Fadda et alii) lo abbiamo commentato in Sanluri lettera per lettera facendo notare che la sequenza H Y H W, da leggersi LUI (è) YHW, ci dice che tranquillamente quella prima 'H' può essere posposta e quindi diventare YHWH. Il piombetto delle maledizioni  rinvenuto presso l'altare sacro del Monte Ebal, documento scritto in alfabeto in mix protosinaitico - protocananaico (documento quindi non ebraico nè 'paleoebraico')  non riporta la voce YHWH ma solo la voce YHW. E ciò perchè una 'he' aggiunta non avrebbe avuto alcun significato in un testo che mirava a ben altro che a spiegare un certo grafema ovvero la lettera HE che, pittograficamente, da sola notava la parola divina. Bastava YHW. E infatti YHW viene ripetuto una seconda volta senza l'aggiunta di altra consonante. Nel coccio di Orani e nei sigilli di Tzricotu il nome è sempre un TRIGRAMMA e non un TETRAGRAMMA. E sempre TRIGRAMMA appare nel concio della chiesetta di San Pietro extra muros di Bosa, nella pietra di Aidomaggiore, nel coccio dell'androgino rinvenuto in Pranu Antas di Allai. Nel ciondolo di Solarussa troviamo invece la voce YHH scritta in tre modi diversi: YHH, Y  HH, Y H H. Detto ciondolo a me sembra che oltre che rendere il numero 'tre', numero magico notante la 'luce' (così anche in etrusco), esso fa capire che le voci presenti sono sempre due: YH ed H, cioè c'è scritto YH (è ) LUI. La voce YHH da sola è impronunciabile. Quindi abbiamo documentato YHW + HE e YH + He. Dicitura senza difficoltà perchè il nome biblico è attestato sia scritto YHW sia scritto YH. Resta però da capire perchè si ha YHW oltre che YH, cioè perchè si ha l'aggiunta della 'waw'. A questo punto non so se qualcuno ricorderà che in Sardoa Grammata avevo ventilato l'ipotesi che il waw fosse un pittogramma - ideogramma basato sul ricorso del valore della 'mazza' (segno di 'potenza' del Faraone), segno che si aggiungeva alle due consonanti, una maschile e l'altra femminile, ovvero dell'androgino I H. Insomma, YHW voleva significare 'potenza dell'androgino'. Su detto valore della 'waw' non dovrebbero esserci dubbi stante il fatto che nel concio di Bosa (v. foto) il grafema è arricchito dalla evidente spirale che permette di capire che YHW (yod + rapace + waw) significa 'potenza, vigore' di Yhw, dove però già la waw per uno scriba costituiva già segno indicante la potenza nel nome specifico di YHW. Tutto ciò dico in estrema sintesi, rimandando ad un saggio ben articolato e, soprattutto, con corredo di tabelle e foto che rimandino ai documenti citati e altri ancora da citare ed illustrare. Per ora mi pare sufficiente che si capisca che la miracolosa abbondanza dei documenti nuragici ci consente di capire che YHW è un trigramma (con segni in origine tutti pittografici da intendersi ideograficamente) e che la 'he' finale' (quella che rende la voce più estesa YHWH) altro non è che la consonante del coccio di Orani che precede e non segue, come poi di norma, il NOME del Dio.

Concio di Bosa/Apkalli







💙4/6/2023 Plenilunio in Sagittario

 Domenica 04/06/2023  abbiamo una Luna Piena in Sagittario.

Siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Phe, il diciassettesimo, con funzione "espansione

Anche per il plenilunio del 5 Maggio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/552023-plenilunio-in-scorpione.html?m=0), in Scorpione, un giorno ricco di simbolismo e di energia ( ricorreva anche il Wesak, L'Eclissi lunare), abbiamo avuto lo stesso Archetipo Phe, che preparava il terreno all'Archetipo Tau del Novilunio del 19 maggio, in Toro.

La Maestria raggiunta con la Tau, che deve trovare una dimensione materica, di radicalizzazione, per poter espandersi verso la dimensione astrale, l'Arcano Maggiore XVII della Stella di questo Plenilunio, così importante,

Importante perché si può sperimentare il processo inverso alla tanto decantata ed enfatizzata "Ascensione".

Ora è il momento di vedere che tipo di maestria e di percorso, abbiamo raggiunto qui, nella materia, nel quotidiano, nell'interagire con fatti, persone e occasioni, circostanze.

Perché la spinta propulsiva verso l'alto, verso parabole più semplici, ma più profonde, più complete, più evolute, parte sempre dal basso, dal radicamento.

Da quella dimensione molto materica e molto umana, direi quasi "animale", tanto è istintiva, che consente il prendere bene la mira, il non vacillare.

Capire bene, e non perdere di vista il nostro obiettivo, la nostra personale Stella, tra migliaia di stelle simili, tutte belle, seducenti, luminose.

Ma una stella, non vale l'altra, e questo Plenilunio, che sento particolarmente, perché è sotto il mio segno, ci guida nel capire dove vogliamo radicare, per avere la spinta propulsiva verso il meglio di noi.

Che non identifica mai, nell'ambire al "migliore", ma a ciò che è il meglio per noi. 

Conciliando i nostri Opposti, la nostra parte Umana, e la nostra parte Animale, istintiva, scevra da tutti gli esoscheletri umani, che spesso viziano, distorcono, mortificano, quella parte di noi, più pura e Divina, che spesso ignoriamo o sottovalutiamo, per tanti motivi.

Ed ecco che è il momento, che la Maestria, si manifesti nel campo della Discensione, piuttosto che dell'Ascensione.

La parola "Ascensione", è molto simile alla parola "accensione", legata al concetto di Fuoco.

Elemento Fuoco, caratteristico del Sagittario.

Dopo l'immersione nelle acque intime, magari anche torbide, dello Scorpione, è il momento di dar fuoco, accendere metaforicamente, ciò che è da bruciare, il denso, la materia, la legna, il karma.

È un Fuoco alchemico purificante.

Non ha formula.

In natura, è l'unico elemento che non possiede una formula chimica, perché è "al servizio", come "agente trasmutante".

Spesso doloroso, ma necessario, perché ciò che reagisce maggiormente al fuoco, in natura, è proprio ciò che ci tiene in vita, l'ossigeno.

Ossigeno che è legato all'anatomia del respiro, del diaframma, del quarto chakra del Cuore.

In questo processo alchemico delicatissimo e molto profondo e intimo, abbiamo l'energia del Sagittario, che operando in sinergia con l'Archetipo Phe di espansione, opera una sorta di combustione interna, come in una fase di catalizzazione delle energie, forgiandole e fondendole tra loro, in un processo lento, accurato, quasi chirurgico, necessario a non disperdere più ulteriori energie.

A non vanificare il lavoro fatto, di catalizzazione, necessario alla focalizzazione, al centrare, appunto il Focus, come dice la stessa parola, con un processo lento di sintesi, di coordinazione, di fusione, di riunione, di sinergie ben equilibrate.

Questo processo, lento e certosino, accurato, in alchimia si chiama "calcinazione", in cui si genera un processo di riscaldamento protratto nel tempo, ad alta temperatura,  necessario ad eliminare tutte le sostanze volatili da quelle solide. 

Volatili. 

Che non servono, compreso anche il karma che si ripresenta, reiterato, sotto varie vesti, pure seducenti, mannagia a lui. 

Ma essendo, potenzialmente, sostanza "volatile", dipende da come lo facciamo reagire al nostro ossigeno, che può alimentarlo o togliergli nutrimento. 

Un fuoco alimentato dall'ossigeno, può diventare molto potente e indipendente, non più gestibile. 

Se gli sottraiamo ossigeno, muore. 

Ma se sappiamo gestire questo Fuoco, che ci è connaturato, già maturo, evoluto, innato nel Sagittario, possiamo gestire al meglio questo fuoco, e alleggerirlo anche karmicamente, perché è la nostra intima dimensione naturale connaturata in ognuno di noi, esotericamente, forse più enfatizzata nel Sagittario, simbolo di questa maestria raggiunta nel radicamento, per puntare, con il suo arco e freccia, srmpre più in alto. 

Un Sagittario dominato da Giove, che spinge all'espansione, e da Nettuno, l'agente trasformante, legato all'elemento acqua.

Fuoco e acqua che lavorano in sinergia, per una purificazione, per una calcinazione, per una guarigione. 

Il centauro Chirone, il saggio e sapiente guaritore dell'Anima, rappresenta molto bene questo concetto. 

Un plenilunio straordinario, questo di domenica, governato anche dall'energia fertile, produttiva, focosa, del Sole. 

Di quella nostra dimensione solare, come espressione del nostro Sé individuale, del nostro Daimon interiore, del nostro Fuoco Sacro, che dopo il percorso di Guaritore ferito, dopo il percorso iniziatico, sente l'esigenza di passare alla forma, al concreto.

Infatti, Chirone, in greco, significa "mano". 

L'arte del fare, in concreto, 

Chirone implica anche una ferita. 

Una ferita immortale, come lo è Chirone stesso, a ricordargli, che forse è grazie a quella ferita, sempre presente, che ha avuto accesso ad una dimensione superiore, che ha accolto anche il dolore, come strumento evolutivo necessario e trasmutativo, in una dimensione Femminea di accoglienza e trasmutazione in risorsa, dove anche la "ferita" fisica è ascolto, comprensione e varco, di una dimensione umana di "imperfezione", di strappo di quella dimensione fissa di immortalità, che non serve a nulla nella nostra dimensione terrena. 

Si diventa Maestri di sé stessi, praticando un'autoguarigione il cui Fulcro Sacro è proprio il nostro Fuoco interiore, il nostro Daimon, quando abbiamo la capacità di non trasformarlo in un Demon interiore, il cui fuoco è dirompente e distruttivo.che nulla trasforma e tutto distrugge. 

Il prossimo novilunio sarà domenica 18/06/2023, in Cancro, con Archetipo ventiduesimo, ancora la Tau, che abbiamo già trovato per il novilunio del 29 maggio. 

Ancora una ripetizione di Archetipi, che stanno funzionando a specchio, a reiterazione, da un novilunio ad un plenilunio, e viceversa. 

Le energie dell'universo si stanno muovendo come le dinamiche karmiche,  con reiterazione, riproponendosi, adeguandosi alle dinamiche umane, che spesso, si smuovono, dove c'è ripetizione. 

Dove il fattore trasmutante, è la nostra azione, non vincolata dalla re-azione. 

Un po di coccio, questi Umani, ma anche se sgangherati, meravigliosi e unici, in espansione in questo Plenilunio di fragole tutto da assaporare, come una meritata conquista. 


Tiziana Fenu 

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4/6/2023 Plenilunio in Sagittario



lunedì, maggio 29, 2023

💛Giganti Mont'e Prama al Met Museum di New York

 Vi riporto l'articolo di presentazione dei Giganti ospitati nell'area greco-romana( per questioni logistiche, dicono..)  del Met Museum, a New York, e vi faccio notare come le datazioni del sito di Mont'e Prama, dei nuraghi, e soprattutto dei Giganti, siano state PERICOLOSAMENTE   E ARBITRARIAMENTE fatte scivolare di secoli, a ridosso quasi della prima diffusione dell'arte scultore greca arcaica, datata al VII sec aC. 

È vergognoso leggere " L'imponente gruppo scultoreo, noto come i Giganti di Mont'e Prama, è attualmente datato tra il 900 e il 750 aC.", quando invece, ovunque si cerchi, la datazione risale al bronzo finale, ossia tra il 1200 a.C. e il 950 a.C. 

Per non parlare della datazione riportata dei nuraghi( 1700-700 aC) quando invece, come datazione, siamo intorno al 1900-1800, e massimo, 1100 aC.

Anche se personalmente, sapete bene come la penso, tutto andrebbe retrodatato di secoli. 

Vogliamo parlare del fatto che vengano presentati come semplici militari e "atleti sanguinosi"? 

Ma di cosa stiamo parlando? 

Ancora con questa immagine di una nostra civiltà rozza, militarizzata e sanguinaria? 

Io credo che queste cose, prese MOLTO alla leggera, siano MOLTO PERICOLOSE, sia perché hanno riportato un'immagine totalmente distorta dei nostri Sacri Giganti, sia  perché forzandone la datazione- e inglobando queste opere in un contesto anonimo, privo di Specificità, di simbolismo e di storia- accorpandola ad una manifestazione "primordiale, rozza e guerrafondaia" rispetto all'arte greca in particolare, si stiano creando tutti, ma proprio TUTTI  i presupposti per far scomparire definitivamente la specificità dell'Antica Civiltà Sarda, facendone "un'unicuum", come in un gran calderone,  senza uno spessore identitario di nessun genere, né storico, né simbolico, né di minima parvenza di Cultura Madre, depositaria di una sacralità e di una unicità simbolica e architettonica, che non si trova in nessuna parte del mondo. 

Questo è un COLPO MOLTO BASSO, ignobile, per la nostra antica storia, che ci affossa ancora di più. 

Scusatemi, ma sono davvero, profondamente INDIGNATA. 

Non frega nulla a nessuno. 

L'importante è che si pubblichino foto di nuraghi, anche senza didascalia introduttiva, senza storia. 

L'importante è riempirsi gli occhi e lasciare il cervello e l'anima vuota. 

Passeranno davanti alle nostre statue, come se fossero delle brutte rappresentazioni mal riuscite, pure sproporzionate ( ma chi glielo va a dire, che hanno precise proporzioni che riflettono la Geometria Sacra in modo che la cintura, metaforicamente, coincidesse con il baricentro del corpo, come il baricentro della cintura di Orione? Che ovunque, ci sono segni di Geometria Sacra, e che gli stessi Giganti, come ben sapete dai miei numerosi scritti e osservazioni a riguardo, ne portano il Sacro Simbolo impresso?) 

Questi sono danni IRREVERSIBILI. 

Si passa alla storia, accodati alle altre culture e civiltà.. 

E si deve "pure ringraziare", a testa bassa, se un Museo di prestigio come il Met Museum ci ha "degnati" di uno spazio. 

La presentazione, distorta e contraffatta, resterà, come quella "ufficiale", sotto gli occhi di tutto il mondo. 

E non ci sarà nessuno a difendere la verità, nemmeno i nostri illustri ricercatori, che si battono da anni per portare alla luce la VERITÀ. 

Per andare a fare danni, ad aggiungerne altri, oltre quelli già fatti, lasciateli qui, i nostri Giganti. 

Che vengano qui a vederli, almeno non vengono accodati e accorpati ad una dimensione spazio temporale che NON HA NULLA A CHE FARE con loro. 

E il mio cuore piange.


Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 


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https://www.metmuseum.org/perspectives/articles/2023/5/sardinian-giants


PROSPETTIVE IN VISTA  


I Giganti di Mont'e Prama

Scopri la scoperta e il significato di queste antiche figure in pietra della Sardegna.


Alessio Belis

25 maggio

Una gigantesca scoperta

Nel 1974, due contadini che aravano il loro campo nella Sardegna occidentale portarono alla luce una gigantesca testa di calcare di quasi tremila anni, il primo di migliaia di antichi frammenti scultorei recuperati dagli archeologi nei decenni successivi. Gli scavi nella pianura ai piedi della bassa collina di Mont'e Prama (“la montagna delle palme”) hanno portato alla luce una necropoli monumentale, o area funeraria, utilizzata per diversi secoli all'inizio del I millennio aC.

Lo straordinario sito presenta tombe individuali ricoperte di lastre di pietra, colossali statue maschili, pietre sacre conosciute come baetyls e modelli di nuraghi , le torri preistoriche della Sardegna che danno il nome alla cultura nuragica che fiorì sull'isola dal 1700 al 700 a.C. . L'imponente gruppo scultoreo, noto come i Giganti di Mont'e Prama, è attualmente datato tra il 900 e il 750 aC. Sorprendentemente, sono gli unici esempi di statuaria in pietra scoperti finora dal periodo nuragico, senza eguali in qualsiasi altro sito dell'isola.

I conservatori hanno ora rimontato ventotto figure, alcune alte fino a sette piedi, da frammenti scavati negli anni '70. Al momento del loro restauro, ad ogni statua è stato dato un nome moderno. Nuovi scavi iniziati nel 2014 hanno portato alla luce migliaia di pezzi aggiuntivi e sono ora note almeno ottanta sculture (compresi i modelli di nuraghi ) in vari stati di conservazione. Sulla base delle statue meglio conservate, delle caratteristiche comuni e del confronto con le statuette in bronzo, sono stati identificati tre tipi distinti di figure: pugili, arcieri e guerrieri. Molti dettagli mancanti nelle statue ricostruite sono noti da frammenti che non potevano essere abbinati a una figura più completa.


Il più grande dei Giganti, un pugile di nome Manneddu (da mannu in sardo, che significa grande), è in mostra nelle gallerie greche e romane del Met fino a dicembre 2023 come prestito semestrale della Fondazione Mont'e Prama . È il primo gigante ad essere esposto negli Stati Uniti e offre ai visitatori la rara opportunità di esplorare questa cultura antica poco conosciuta, che non è affatto rappresentata nella collezione del Met.


Pugili, arcieri e guerrieri

I pugili costituiscono il maggior numero di sculture ricomposte ma sono anche le più impegnative da interpretare. Manneddu è a torso nudo, indossa solo un berretto e una veste avvolta intorno alla vita. L'avambraccio e il pugno del braccio destro mancante erano originariamente protetti da una sorta di guanto da battaglia con una punta sporgente. Gli esemplari meglio conservati, come il pugile Fastigiadu, tengono uno scudo rettangolare ricurvo sopra le loro teste. Sebbene il guanto non sia incluso nelle statue ricostruite, appare nei frammenti. La punta è stata interpretata come la punta di un tradizionale pugnale nuragico con la guardia piegata per proteggere la mano guantata. I pugili, alcuni dei quali presentano ferite con tracce di pigmento rosso sulle gambe e sul petto, possono rappresentare guerrieri armati alla leggera e attrezzati per il combattimento ravvicinato o atleti in stile gladiatore che gareggiano in giochi sacri, ma sanguinosi, in onore di una divinità o dei defunti .

Gli arcieri e i guerrieri indossano abiti distintivi e sono identificati dalle armi che portano. Poiché sono completamente armati, i tipi possono rappresentare diversi gradi militari. Tuttavia, come i pugili, il loro ruolo specifico nella cultura nuragica non è chiaro. L'arciere Prexiau indossa una tunica corta, pettorale rettangolare e schinieri (parastinchi). Il braccio sinistro, protetto da un parabraccio, regge l'arco, mentre l'avambraccio destro alza una mano chiusa, ora mancante, in un gesto che è stato interpretato come segno di saluto o di preghiera. Le teste degli arcieri non sono ben conservate, ma alcune figure, come Prexiau , hanno lunghe trecce di capelli che ricadono sulle spalle.

I guerrieri indossano anche armature sopra una tunica corta, ma in stili diversi. Un pettorale a spicchi verticali protegge il busto del guerriero Gherreri e un pannello frangiato a motivi geometrici pende dalla cintola della tunica. Un elmo con cresta centrale e due corna, conservato solo in parte, gli copre la testa. La principale difesa dei guerrieri è un grande scudo rotondo sul braccio sinistro, mentre la mano destra tiene una lunga spada appoggiata sulla spalla. I dettagli mancanti sono ricostruiti sulla base del confronto con statuette in bronzo dello stesso tipo.

Tutti i gruppi scultorei - pugili, arcieri e guerrieri - corrispondono visivamente ai bronzetti nuragici della stessa epoca. Queste piccole figure hanno aiutato i conservatori a ricomporre i Giganti frammentari a causa delle loro caratteristiche simili. Le statuette sono state rinvenute in siti di tutta la Sardegna, ma poche provengono da contesti noti. Quelli che sembrano aver servito come offerte alle divinità nei santuari. Nonostante la relativa iconografia, tuttavia, a Mont'e Prama non sono state rinvenute statuette in bronzo. Infatti, a parte la ceramica, gli scavi hanno recuperato pochissimi reperti, compresi i corredi funerari, dalla necropoli.


Gli eroi di Mont'e Prama

Poiché non sono state scoperte testimonianze scritte della cultura nuragica, i resti archeologici forniscono l'unica prova per comprendere la natura della necropoli e il significato dei Giganti. Gli scavi hanno rivelato che il sito era in uso da diversi secoli, con ogni periodo segnato da un diverso tipo di tomba. Nell'ultima fase, databile tra la fine del IX e la prima metà dell'VIII sec. Fu durante questo periodo che furono eretti i Giganti.

Non si conosce l'originaria disposizione delle sculture rispetto alle tombe rivestite in pietra. Recenti ricerche suggeriscono che le statue furono rotte nell'antichità, qualche tempo dopo che il sito era fuori uso, e poi poste intenzionalmente sopra e accanto alle tombe. Non è chiaro se le figure un tempo si trovassero lungo la strada evocando un monumentale corteo funerario, sopra le lastre che ricoprono le tombe come lapidi, o altrove con una funzione completamente diversa. Il significato dei Giganti è altrettanto oscuro. L'iconografia, incentrata sull'abilità atletica e sull'abilità militare, riflette valori e tradizioni appropriati per una classe aristocratica emergente. Infatti, l'analisi dei resti umani sembra confermare che la necropoli era destinata quasi esclusivamente ad adolescenti e giovani. Le statue potrebbero riferirsi a una sorta di rituali religiosi - forse riti di iniziazione dei giovani ai ranghi militari - che si svolgevano nel complesso funerario. Se è così, la necropoli potrebbe essere stata riservata alla sepoltura di coloro che si sono distinti in battaglia o competizione, con i Giganti come segni della loro statura eroica.

Molte domande chiave su Manneddu e gli altri Giganti di Mont'e Prama rimangono senza risposta, inclusa quale comunità o comunità fossero responsabili della loro creazione e perché iniziarono a scolpire sculture autoportanti su larga scala in quel momento. I Giganti apparvero durante un periodo di crescente contatto con l'estero e le ragioni per erigere le enormi statue potrebbero essere state parte di una risposta a queste nuove interazioni culturali. Gli scavi in ​​corso a Mont'e Prama continuano a rivelare nuove informazioni sulle complessità della necropoli e sul rapporto tra il sito e la regione circostante, così come il più ampio mondo mediterraneo.


Giganti di Mont'e Prama al Met Museum




💛Daniela Zedda

 #orgoglioSardo


Ho avuto la fortuna e l'onore di averla come insegnante in un corso di Progettazioni Artigiane, durato più di un anno.

Grande Maestra e Artista della Fotografia, Daniela Zedda, sardissima, di fama internazionale.

Non amava farsi fotografare.

A noi allievi, diceva che era "leggittedda", "bruttarella".

Invece era Stupenda.

Un'Anima Nobile, che catturava Bellezza e ne faceva delicate trame di narrazione.

Delicate come lei, che entrava in punta di piedi nei tuoi occhi, nei suoi scatti.

Umile e sempre scherzosa e sorridente.

Ritraeva l'Incanto.

Ci ha insegnato ad essere Poesia.

Infinite Grazie di aver lasciato tanta Bellezza in questa dimensione e di aver portato la Bellezza della magia sarda in ogni parte del mondo.

Carissima Maestra Daniela♥️

Tiziana Fenu ©®

Maldalchimia.blogspot.com 

Daniela Zedda