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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, marzo 23, 2025

💙Fiori gialli

 "Vedo una signora con i fiori gialli in mano, brava"

Ritornano i fiori gialli.

Dopo i girasoli dei quali ho parlato 6 giorni fa, scritto che potete trovare su fb

( https://www.facebook.com/share/p/1DC5QVdPTy/) o nel mio blog, senza asterischi, come sempre( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/03/i-girasoli-del-papa.html?m=0)

Guardacaso, ma mai per caso, proprio oggi ho ritrovato tra i ricordi di fb ( https://www.facebook.com/share/p/18XVHZSh6e/) di un anno fa, "altri fiori gialli", dal profondo significato alche*mico esot*erico, che trovate anche sul mio blog

( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/croco-e-narcisi-video-di-kate.html?m=0) 

Una coincidenza?

Non credo assolutamente. 

Era finzione allora, e lo è stata anche oggi. 

Tra le tante, miriadi, cose da dire, si sottolinea la donna dai fiori gialli? 

I messaggi sono sottolineati sempre in modo sottile, eppure così chiari, e la reiterazione ciclica a distanza esatta di un anno, ne amplifica l'energia, come su dei binari prestabiliti, che DEVONO essere ciclici, per aumentarne l'imbrigliamento e potenziarli, allo stesso tempo. 

È ciò a cui si punta. 

Ciclicità. 

Ripetizione. 

Nessuno switch di cambiamento. 

Di evoluzione. 

Di comprensione. 

Per chi vuole capire 


Tiziana Fenu 

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Fiori gialli





💙I girasoli del Papa

 Immagine dal forte simbolismo.

Lo switch 31/13( la foto dopo 31 giorni dopo il ricovero, avvenuto il 13, di sicuro, e diffuso il 14, giorni altamente simbolici per il Valentino esoterico. Il 13 eravamo anche di Archetipo 15, mi ritorna come Diavolo, fertilità )  è uno switch sul quale riflettevo proprio ieri, ma riguardo un caso occultato dal Vaticano, che ne ha piena colpa, il caso di Manuela Orlandi e di un'altra ragazza, sempre quindicenne( ancora 15).

Ho ritrovato il numero 31 più volte.

Simbologia del trentunesimo grado massonico, che un pratica parla di pagare per le proprie colpe, e molto altro

Il 13 è Arcano della Morte

Ieri era un Archetipo 19, il Sole, il cui simbolo è il girasole.

Ma a quale sole è puntato, lo sguardo del Papa? A quello che sta sotto l'altare, al girasole/sole fittizio, non al sole del crocifisso, in alto.

Piena devozione al sole occulto.

Pagare per i propri errori

Morte

E molto altro.... 

Resto dell'idea che l'abbiano già fatto fuori, o declassato gerarchicamente, con nessun potere.

È di spalle, e anche questo è estremamente simbolico. 

Tiziana Fenu 

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I girasoli del Papa



venerdì, marzo 21, 2025

💙Amo profondamente la poesia

 Amo profondamente la poesia.

È come un'improvvisa glaciazione.

Un cristallizzare, come su una pista di pattinaggio, delle emozioni, che altrimenti scivolerebbero via dalle dita, come del gelato che si scioglie troppo velocemente, al contatto del caldo alito.

Bisogna acchiapparla subito, la poesia.

Come una manciata di polvere di stelle impastata su questo piano di lavoro ghiacciato, sul quale, chi passa, lascia traccia.

Un segno, un solco.

Perché la poesia, è pathos.

È compartecipazione.

È amplesso che amplifica.

È riverbero.

È eco.

È vita che si inerpica tra le tue cortecce.

A cercare linfa viva con la quale fare l'amore.

La poesia necessita di vita.

Di dita che la traccino sulla pelle dell'amato.

Di sussurri.

Di biglietti stropicciati infilati nelle tasche.

Di calligrafie sbiadite da un lavaggio in lavatrice e ripescate con il rimorso di non esserci stati attenti.

La poesia necessita di parole sporche di verità.

Di parole strappate alla vita e regalate all'immortalita' di quell'attimo in cui saranno scritte, amate, partorite.

Come figlie senza madre, ma figlie di tutti.

La poesia è apnea.

È vedere la primavera oltre la coltre di ghiaccio, aspettando lo svernare del cuore.

È sentire lo strappo nel petto, del seme che diventa germoglio.

Dei versi che fioriscono, per ogni poesia letta, amata, condivisa.

Di ogni verso scritto su muri che si vorrebbero abbattere.

È pattinare, senza sapere se andrai a sbattere, o se ti librerai in volo.

La poesia non si legge.

Si sente.

La si fa vivere.

È vita stessa.

Come lo schiudersi di un bocciolo alla prima rugiada del mattino. 

Fare poesia, è diverso, dall'essere poesia. 

Essere Poesia. 

È un cogliere.

Non è una narrazione.

È un diamante che riluce tra pezzi di vetro.

I raggi del sole lo attraversano.

E l'Universo si ferma.

Nell'incanto di questo caleidoscopio.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

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#giornatamondialedellapoesia

Amo profondamente la poesia



❤️Il ragazzo dai pantaloni rosa

 “Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. 

Se sei fortunato li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po' più lento, ti centrano in pieno e ti uccidono”.

Andrea Spezzacatena 

"Il ragazzo dai pantaloni rosa" 

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La lentezza è osservazione. 

È respirare. 

È sentire il battito d'ali di una farfalla

nel frastuono del mondo. 

Percepire un accordo. 

Un'inflessione di melodia 

che si increspa 

sui macigni che ci pesano sul cuore. 

La lentezza è moviola

che fa di ogni istante 

dimensione. 

Capsula fuori dal tempio e dentro il tempio. 

Il nostro. 

Quello Sacro. 

Che non è di tutti. 

Che non è per tutti. 

Bisogna onorare queste Anime, 

questi Antichi Custodi. 

Chi si sofferma nei nostri occhi. 

Chi non ci scrolla velocemente, 

alla velocità di un display. 

Perché ogni momento 

creato insieme, 

di profonda connessione, 

di profondo rispetto e riconoscimento, 

crea ponti che bypassano 

distanze, miserie, solitudini, 

che non ci fanno percepire gli abissi, 

né gioire delle vette, 

e tutto ciò che di mozzafiato 

il panorama ci può offrire, 

nell'ebbrezza del volo

di cui ci fa partecipe.

Su quel crinale, 

che può essere 

perdizione o libertà. 

Ma pur sempre verità, 

la cui Bellezza 

può far male da morire.

Da morirne. 

La Bellezza non è per tutti. 

È un Dono. 

Andrea, la continua a custodire altrove. 

E il suo riverbero 

è Bellezza di un dolore struggente 

che spacca il cuore. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

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Aykut Aydogtu Surrealist Art

Il ragazzo dai pantaloni rosa 


mercoledì, marzo 19, 2025

💙San Giuseppe e il rizoma del nardo

 Mi ha colpito molto leggere che il fiore di nardo, simbolo di San Giuseppe, sia presente anche nel simbolo papale di Papa Francesco, ma non come fiore, così come è rappresentato per San Giuseppe, ma come rizoma, simile ad un grappolo d'uva. 

Il fiore di nardo (Nardostachys jatamansi) è una pianta aromatica originaria dell’Himalaya appartenente alla famiglia delle valerianacee che cresce ad un’altitudine compresa tra i 3.000 ed i 5.000 metri, è molto simbolico, la cui radice, usata per estrarne il prezioso olio, venne usata, come viene riportato dai testi biblici, dal Cristo stesso, per la lavanda dei piedi degli Apostoli, prima  dell'ultima cena.

Viene citato anche nel Cantico dei Cantici. Lo sposo e la sposa del Cantico affermano che il loro amore è come profumo di nardo, vale a dire, prezioso, buono, bello, unico, che dà senso alla vita: "Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo" (Ct 1,12). 

Una simbologia, quella del nardo, che parla di devozione e spiritualità, il cui olio essenziale, veniva impiegato già al tempo degli antichi Egizi, ritrovato all’interno di anforette nelle tombe dei Faraoni.

È uno dei più celebri profumi impiegato al tempo dei romani: l’olio essenziale di Nardo veniva infatti preparato dagli unguentari, i mastri profumieri dell’antica Roma.

Citato anche riguardo la Maddalena: “E trovandosi Gesù a Betania nella casa di Simone il lebbroso, mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro di olio di nardo genuino molto costoso; rotto il vasetto di alabastro lo versò sul capo di lui.”  Fu lo stesso olio che Maria Maddalena utilizzo per ungere i piedi di Gesù prima dell’ultima cena. 

Proprio per questa sua antica tradizione devozionale, l’olio di Nardo è una delle undici erbe ancor oggi utilizzate per le fumigazioni rituali nel Tempio di Gerusalemme.

Simbolo dell’amore divino e dotato di considerevoli poteri mistici. In forma di unguento serviva all’unzione dei re e dei defunti, usato anche per le fumigazioni. 

San Giuseppe viene sempre rappresentato con un bastone fiorito in mano perché, secondo la tradizione, qualcuno si prese gioco di lui scoprendo che Maria era incinta ma non per opera sua, e lo sfidò: se davvero era stato un angelo il suo bastone sarebbe dovuto fiorire. E così avvenne. Secondo un’altra tradizione fu proprio la fioritura del bastone il segno miracoloso con cui il Cielo indicò ai sacerdoti quale dovesse essere lo scapolo da scegliere come sposo per Maria.

Papa Francesco gli ha dedicato le celebrazioni nel 2021. 

La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. 

Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. 

Un ramo, appunto, non un rizoma, che non è nemmeno una radice, ha un decorso orizzontale e custodisce le gemme che poi si svilupperanno. 

Perché scegliere un rizoma, piuttosto che il fiore del Nardo, se si voleva rendere onore a San Giuseppe? 

Rizoma ha anche un'altro significato. 

Con il termine rizoma (rizhome) i francesi Deleuze e Guattari intendevano un particolare modello semantico da opporre a tutti i modelli basati sulla concezione di albero (imperanti in tutte le discipline, dalla linguistica alla biologia). Il modello ad albero prevede una gerarchia, un centro, e un ordine di significazione. 

Nell'albero i significati sono disposti in ordine lineare. Invece, secondo gli autori, a differenza degli alberi o delle loro radici, il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a tratti dello stesso genere, mettendo in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (…). Rispetto ai sistemi centrici (anche policentrici), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrico, non gerarchico e non significante . 

Per le sue caratteristiche semiotiche il rizoma è stato spesso impiegato come metafora della Rete, la quale sarebbe stata comunque realizzata in un tempo successivo al 1980.

Deleuze e Guattari descrivono sei principi che stanno alla base del rizoma. Alcuni di questi sono somiglianti a quelli che caratterizzano il funzionamento della Rete.

Il primo principio, Principio di Connessione, ricorda il tessuto dei collegamenti ipertestuali della Rete. Infatti secondo tale principio "qualsiasi punto del rizoma può essere collegato con qualunque altro”.

Secondo il Principio di Eterogeneità il rizoma mette in collegamento sistemi semiotici diversi. Il rizoma è una costruzione multimediale o, in altre parole, raggruppa elementi significativi di natura diversa, ognuno dei quali possiede una sua identità e una sua caratteristica.

Il Principio di Molteplicità esalta il concetto che il rizoma è un sistema aperto, liberamente e infinitamente percorribile, come sarebbe stata la Rete, la quale, a sua volta, avrebbe permesso d’inseguire molteplici percorsi, dandovi altrettanti valori. Sempre nuove interpretazioni, pertanto, possono essere elaborate, proposte e diventare, a loro volta, dati del rizoma. Chi percorre il rizoma, in qualche modo vi è reso partecipe!

Il quarto principio, o Principio di Rottura Asignificante, parte dalla constatazione che tutti i testi tradizionali sono separati da “rotture" significanti perché postulano sensi diversi. 

Nel Rizoma, così come poi nella Rete, invece il salto da un testo all'altro non comporta rotture significanti, anzi il senso della navigazione tra i punti, o dati, provoca l’esperienza d’imprevedibili scoperte da reintepretare e da riconnettere tra loro.

Il quinto principio, detto della Decalcomania, strettamente collegato per via oppositiva al sesto, definito principio della Cartografia, apre la questione del calco, dell’imitazione pedissequa, indicando un testo, o un dato, il cui significato può essere infinitamente riprodotto, senza che in nessuna riproduzione il suo senso venga alterato o modificato: come nel caso dell’informazione genetica, che passa da un individuo all’altro della specie, ricalcando ogni volta lo stesso codice.

La Cartografia, invece, si predispone alla forma della mappa, di un percorso di possibilità, apparentemente tutte segnate, com’è in effetti un foglio in cui sono stampate o disegnate tutte le vie e le piazze di una città: non è vero che siamo sempre obbligati a seguire le indicazioni della mappa. Possiamo arrivare dove vogliamo per infinite scelte di percorso. 

Un rizoma unisce tra loro fenomeni e concetti molto distanti, ma tali per cui noi possiamo sempre trovarvi relazioni logiche o casuali, e comunque, sempre interagenti reciprocamente.»

Questo è molto interessante, perché fa capire come la scelta del rizoma, piuttosto che del fiore, veicola un metalinguaggio, come se lo stesso "Papa", che Papa non è, a tutti gli effetti, facesse parte di una rete, di un rizoma, di cui egli non è al vertice, ma è parte di una rete capillare in cui tutti gli elementi sono in comunicazione tra loro, nell'obiettivo comune di garantire una certa continuità dialettica. 

Inoltre ha scelto il 2021, per celebrare San Giuseppe, proprio con questo simbolo di rizoma del nardo, che, non dimentichiamo, significa devozione. 

Se poi ci aggiungiamo che il 2021, come somma da 5, e il 5 è legato all'Arcano Maggiore V del Papa, al quinto Archetipo Ebraico He', con valore ghematrico 5, con valore vita, che indica nello specifico l'utero femminile( il rizoma come un grappolo di uva, come la melagrana, come il simbolo del fertile sangue mestruale che si moltiplica, si disperde, per offrire la vita, in questa stessa moltiplicazione), ma ribaltando la stella a 5 punte, si vede chiaramente a cosa si riferisce, ecco la scelta del rizoma, contestualizzata ad una semantica più estesa, trova il suo perché.

Sempre, per chi vuole capire. 

L'intelligenza non serve per avere certezze, ma per porsi il dubbio, domande. 

Ed io, domande, me ne faccio tante. 


Tiziana Fenu 

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San Giuseppe e il rizoma del nardo