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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, luglio 13, 2024

💙Femminicidio

Domani si svolgerà nel mio paese di adozione, la fiaccolata per Francesca, una giovane donna, l'ennesima giovane donna, vittima di una cultura predominante, svilente, castrante.

Non ci sono parole per questo ennesimo sfregio alle Donne.

Femminicidio. 

Non esiste un corrispettivo al maschile. 

Per questa vita spezzata per un qualsiasi motivo che non può, e non deve avere, nessun tipo di giustificazione.

Riflettevo sul fatto, che a livello antropologico e sociale, la storia dell'umanità ci è sempre stata raccontata attraverso gli occhi degli uomini, delle guerre, delle conquiste, del dominio.

Eppure, le donne, sono state la tessitura di ogni società.

Le hanno create loro, tessendo collaborazione, talento, impastando reciprocità ed eguaglianza.

Hanno dato inizio, sono state le Matrici di società che funzionavano

Matriarcato

La desidenza fonetica " -arcato", rimanda agli archetipi, che sono il principio di tutto.

Il principio delle Madri

Delle Mater/Materia/Matrici.

Di coloro che hanno agito sulla materia, nella concretezza, dando essa una forma, un'organizzazione, un sistema sociale che funzionasse, di mutuo scambio, soccorso, protezione e collaborazione.

Nessuna predominanza, solo equilibrio, nel dare e avere, e nel mettere a disposizione i propri talenti e doni, in equa distribuzione sociale.

Concetti che non sono speculari a quelli del patriarcato, che invece va per gerarchizzazione, in forma piramidale, dove all'apice, c'è controllo, predominio.

Eppure, si sente la necessità di controllare, dove si teme di essere spodestati dal proprio scranno, piccolo o grande che sia, in cui si può esercitare una qualche forma di potere, di coercizione.

È il potere esercitato dai timorosi, da quelli che temono per le proprie fragilità.

Da coloro che non hanno l'umiltà di riconoscere i propri limiti.

Limiti, che in un contesto di mutuo soccorso e reciprocità, vengono polverizzati dalla capacità, invece, di offrire ciò che si è, e metterlo a disposizione per il bene comune.

Rispettando la diversità, si enfatizza, come legge naturale di compensazione, l'equilibrio, la complementarietà, e quindi, come conseguenza naturale, la stessa Creazione.

Ci sono soggetti, che non so più nemmeno come definire, che puntano alla distruzione, invece che alla creazione.

E questo lo vediamo nel grande, come nel piccolo.

Ogni virgola è usata per controllare, manipolare, obbligare, sottostare.

Per far sentire, palpabile, quella fittizia forma di dominio, che deriva da una profonda lacerazione, da una profonda incompiutezza, che si proietta esternamente, a creare, a ricreare lo stesso danno che si ha dentro, in modo che si stagni, e non si vada oltre nel processo evolutivo.

Oggi è un controllo su un orario, su un trucco, su una bolletta, sui soldi.

Domani sarà un controllo più coercitivo. Sulla disposizione arbitraria dell'ergersi a giudice della tua stessa vita

Meritevole di vita o di morte.

Siamo sempre più alla deriva, come umanità.

Il punto di non ritorno, credo sia stato già superato da un pezzo, a livello comunitario.

Ma, nel nostro piccolo, per quanto sia possibile, abbiamo il dovere, come donne, specialmente, di manifestare ciò che ci è connaturato, e metterlo a disposizione di una società migliore.

La maggior parte degli uomini non ce la fa.

A livello sociale e storico, sono stati abituati e indottrinati alle guerre, al dominio, alla supremazia, ad avere le donne ai loro piedi.

Ma come donne, no.

Abbiamo l'istinto di protezione, di custodia, il senso del giusto, dell'equilibrio.

Le prime ancestrali dee, erano rappresentate in equilibrio con le due polarità della Kundalini, poi, diventato di esclusiva del Mascolino.

Si deve creare una rete di protezione.

Vigilare, osservare, denunciare, custodire.

È la dimensione del Femminino, che può salvare quest'umanita alla deriva.

Il Femminino, quello sano, che non si lascia contaminare dalle velleità di un Mascolino distorto.

Perché se è vero, che è il Mascolino, che può proteggere anche meglio di una Donna, a volte, questa protezione, scivola nel possesso, come se facesse parte dei beni da accumulare.

Perché è un possesso che non arriva dal cuore, ma da un gioco di potere che ha mosso l'umanità, fin dai tempi ancestrali, e di cui il Mascolino è stato sia la maggiore vittima, che il maggior artefice.

C'e tanto lavoro da fare, tante incrostazioni antropologiche e sociali, che si sono sedimentate, fino a leggittimare certe azioni.

Quando le cose ci toccano più da vicino, se ne sente maggiormente il riverbero.

Ma ogni donna, ogni uomo, dovrebbe sentire ogni abuso, di qualsiasi forma, ogni vita spezzata, su umani e animali, come se fosse sulla propria pelle.

Chi può, cerchi di ritornare al senno, al senso di Giustizia, al ripristinare il giusto ordine delle cose.

Forse, davvero, le antiche società primordiali, funzionavano, non perché erano Matriarcali, ma perché si applicava la legge dell'eguaglianza, della colpa giustamente punita.

Abbiamo la nostra straordinaria Carta de Logu, attuata in legge, da una donna, la nostra Eleonora d'Arborea.

5 secoli di leggi giuste, eque.

Portatori di giustizia, del senso del giusto, dell'equilibrio, prima che questi squilibri ci portino nel baratro del non ritorno, definitivamente.

Penso al bellissimo sorriso di Francesca, che non conoscevo personalmente, e al sorriso spezzato delle tantissime donne, bambini, creature innocenti.

Se non possiamo riportarle a noi, che almeno ci sia maggiore attenzione, maggiore comprensione, e custodia, anche delle vite altrui.

Perché non è vero che siamo responsabili solo della nostra vita.

Spesso le vite degli altri ci scivolano addosso nell'indifferenza, nell'omerta'. 

"Non sono fatti miei". 

Sono sempre, "fatti nostri", finché facciamo parte della stessa comunità. 

Un abbraccio, alle famiglie di questo strazio infinito. 


Tiziana Fenu 

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Femminicidio



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