Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, maggio 29, 2022

💚Statuina Iran

 

Figura femminile in ceramica, risalente al 1500–1100 aC, appartenente allo stato di Elam, nell'Iran sudoccidentale.
Questa figura femminile è raffigurata con un copricapo a motivi geometrici, triangolari e lineari al centro, con delle bande ravvicinate, verticali( sembrerebbero sei).
Lungo il décolleté, presenta una decorazione, un ornamento ad angolo, decorato con due bande per parte, che sembrano riprodurre il motivo della spiga, simbolo di fertilità. Questo ornamento termina con un ciondolo, non ben definito.
Il motivo a "V" sul décolleté, è tipico delle rappresentazioni delle personalità importanti, rilevato in svariate Civiltà, fin dai tempi antichi.
Sul décolleté è presente un'altra decorazione, con un elemento circolare centrale formato da 8 piccole semisfere disposte a cerchio.
Otto è il numero del Femminino (insieme al Cinque), come la stella di Ishtar, ad otto punte.
Sui polsi porta una serie di tre braccialetti per polso, che simbolicamente rappresentano la caratteristica lunare e femminea della "nascita/morte/rinascita"
3 braccialetti per parte, moltiplicato due, fa 6, unione degli opposti.
Una Venere, una Dea Madre, quindi, in equilibrio con le due polarità, maschile e femminile. Un essere divinizzato.
Si tiene i seni tra le mani, in un gesto di nutrimento, accudimento e abbondanza.
A livello del plesso solare, il terzo chakra, Manipura, che è in relazione con l'elemento Fuoco, maschile, capace, quindi, di trasformare la materia in energia, abbiamo una rappresentazione molto simbolica.
Una mezzaluna, che simboleggia il ventre, quasi un Omega rovesciata, con le estremità rivolte verso l'interno, come un grembo che protegge, che al centro presenta una colonna collegata ad un angolo con il vertice verso l'alto, che, sulla sua parte sinistra, del Femminino, presenta delle scanalature.
Forse delle tacche che segnavano il ciclo lunare e femminile, perché sembra proprio che l'elemento maschile, il Fuoco, con questo vertice verso l'alto, stia ingravidando, con una "colonna di energia", il ventre femminile, il cui pube, è rappresentato da un triangolo con il vertice verso il basso, che, a partire da 19 piccoli elementi a ricciolo, decorativi, che simboleggiano il Sole(poiché il numero 19 è da sempre collegato al sole), e che vanno a decrescere su 8 livelli(ancora il numero 8, simbolo del Femminino).
E poi abbiamo queste curiose ginocchia, che sembrano riprodurre gli occhi nella doppia palpebra.
In effetti, la parola ginocchio, ha in sé la radice "gin" - come ginecologia- legata al Femminino, alla donna, e "-occhio", che può essere collegato all'occhio fisico, ma anche  in senso metaforico.
Anche in sardo, il ginocchio si dice" ginogu", un "gin-ogu" il cui "ogu", sembra la desinenza della parola sarda "fogu", che significa "fuoco".
Le ginocchia, per la medicina orientale cinese, sono le "colonne del rene", ci permettono di stare in piedi, e ricevono sollecitazioni dal basso.
I reni, che sono considerati la nostra forza vitale, il nostro Fuoco interiore.
Ma, esteriorizzando, è con gli occhi, che riusciamo a mettere a fuoco, a localizzare, a focalizzare. 
Con gli occhi localizziamo, mettiamo a fuoco, con la forza vitale, con il Fuoco dei reni(che brucia anche ciò che è inutile all'organismo, visto che fungono da filtri) abbiamo la forza di reggerci sulle ginocchia, e le ginocchia, a loro volta, sorreggono la forza vitale dei reni.
Questa forza vitale, nella donna è incanalata, sia nel Terzo occhio, per intuito e sensitivita', ma anche, "nell'occhio vaginale"
Penso alle Sheela-na-Gig, delle quali ho parlato più volte( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/sheela-na-gig-sacred-symbologies.html?m=0), che, nell'atto del parto, esibiscono la vagina, aperta come un occhio sul mondo, perché si "viene alla luce", si nasce, si aprono gli occhi. 
E la forma di queste partorienti, con le ginocchia piegate, ricorda la M del tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico Mem, con funzione "liquidità", che simboleggia l'acqua, il liquido amniotico della nascita.
Lettera M, che nel suo speculare, è una W, il ventunesimo Archetipo Ebraico, la Shin, che simboleggia il Fuoco.
Acqua e fuoco insieme.
La Vagina, come una Vesica Piscis, dove gli Opposti si incontrano.
Una Vesica Piscis come l'occhio, che mette a fuoco, se ha una visione completa, laterale, della destra e sinistra, del sopra e sotto, del dentro e fuori, per il Terzo Occhio.
Una Vesica Piscis come le "ginocchia/gin-occhia", che reggono i reni, che, rappresentano, al contempo, sia un'energia femminile, Yin, acqua, che maschile, Yang, come l'occhio della Vesica Piscis.
Quando un bambino nasce, qui in Sardegna, si dice che "esti bessiu", che è "uscito".
Questa espressione, "bessiu", lo accomuna al Dio egizio Bes, di cui avevo già fatto cenno(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html?m=0), protettore della gravidanza e dei neonati, e che approfondiro' ulteriormente.
E l'espressione di "togliere fuori", anche riferita al parto, si dice "bogare", in sardo. 
"Bogau". "Tolto fuori".
La desinenza  "-ogau", è molto simile a "ogu"(occhio, in sardo), perché "viene alla luce, apre gli occhi". 
Quindi, come vedete, c'è tutta una serie di rimandi, di simbologie, e di corrispondenze fonetiche, specie nella nostra lingua sarda, che spiegano questa corrispondenza morfologica, in questa statuina, tra ginocchio e occhio.
Una spiegazione c'è, come abbiamo visto, e la nostra Antica lingua sarda, antichissima, ce ne dà un'eccellente versione logica, pulita, lineare.
Una statuina, questa, splendida, altamente simbolica, che mi ha dato modo di addentrarmi anche  in dimensioni a me care, come quella della nostra Antica Civiltà Sarda.

Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com

Statuina Iran



 

martedì, maggio 24, 2022

💛Il cippo del nuraghe Losa

 Dal post in un gruppo(https://www.facebook.com/groups/808890316595237/permalink/1194494694701462/), un cippo che si trova vicino al Nuraghe Losa, di cui si chiede il simbolismo.

Sapete bene che ogni interpretazione è personale, compresa la mia, che non ha nessuna pretesa di verità assoluta, ma che semplicemente, prova a decodificare.

Il luogo è vicino a uno dei nuraghi, insieme al Santu Antine di Torralba, che corrispondono, nella planimetria, ad un perfetto triangolo equilatero, con gli angoli interni a 60°

I trilobati perfetti, simbolo di una Sacra Geometria 

Riporto il brano di un mio post(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html?m=0) 

"Il fiore a tre punte, il trilobato, era presente anche già in epoca precolombiana, legato al concetto di albero della vita. 

Il simbolo a tre punte, come simbolo quindi, di autorità regale, di resurrezione intesa come  "nascita /morte e rinascita" , matrice della creazione. 

Nelle rappresentazioni dei sovrani, spesso sono rappresentati anche  con uno scettro bicefalo, una sorta di Y stilizzata. 

Quella stessa Y, che come dice prof. Sanna, nei suoi approfonditi studi  sull'antica scrittura Sarda, è l'acronimo della  divinità creatrice dei Sardi, "y" o "yh", a indicare l'androginia della divinità, che è maschile e femminile insieme, il cui simbolo era la pietra, il bronzo e il numero 12, come le 12 tribù dell'antica Israele 

Tra l'altro proprio ieri, ho letto che gli artefici della tecnica a granulato, i primi artefici, furono proprio gli ebrei. 

E come ho già scritto nel mio precedente post sulla lavorazione a pibiones, esclusa la paternità del granulato da parte degli Etruschi, e considerando il fatto, che sia una particolarità tecnica dei nostri manufatti, calza benissimo anche il discorso che gli ebrei altro non fossero, che gli Antichi Sardi, tesi che sostengo, e  che sta prendendo sempre più piede(parlavo di Israele già un anno e mezzo fa, prima ancora del sigillo del monte Ebal, e di tutto ciò che si smuovendo intorno a queste corrispondenze, Israele, Antica Civiltà Sarda). 


Noto anche la forma di questo cippo.

La forma bombata sulla parte superiore, sembra  la stele centinata, quella centrale delle Tombe dei Giganti.

Una riproduzione più piccola, ma molto simbolica.

Ci sono due quadrati alla base, e una croce. Noto anche alcuni petroglifi sulla sezione superiore sinistra, soprattutto, ma non si riesce a identificarli.

Un quadrato più un quadrato affiancato, quelli in basso, formano una sigizia, un "accoppiamento di termini contrapposti".

Mi vengono in mente i 64 quadretti della scacchiera della Domus de Jana di Pubusattile, a Villanova Monteleone, la cui sigizia base è il quadratino bianco(l'energia maschile) e il quadrato rosso (l'energia femminile).

Anche qui abbiamo la stessa sigizia.

Due quadratini affiancati, che corrispondono anche al grafismo della croce, con la barra orizzontale(il Femminino), che Interseca il Mascolino.

Poi, mi sono ricordata che un pittogramma giapponese, un Kanji, molto simile, significa Dieci, e che nell'antica scrittura egizia, il numero dieci si rappresentava proprio con un arco uguale a quello della stele centinata.

Arco, sottolineato anche all'interno di questo cippo, quasi a seguirne la sagoma.

Ne avevo parlato un anno fa, in un mio post sul cubito reale, che guardacaso, è collegato al triangolo equilatero, e quindi al Nuraghe Losa.

Il cubito reale, si ottiene in relazione alle lunghezze, e che universalmente  è calcolato in 52,36 cm

Si otteneva tracciando un esagono regolare all'interno di un cerchio di diametro di un metro. La lunghezza del suo lato ne determinava il cubito reale, che a sua volta, era diviso in 7 palmi.

Avevo già indicato l'importanza del simbolo esagonale nel mento del Gigante di Mont'e Prama. 

Lo avevo fatto, sottolineando l'angolo a 60°di ognuno dei 6 triangoli all'interno dell'esagono.

Angolo a 60° che indica l'inclinazione dei raggi solari nel periodo equinoziale.

Oggi ne sottolineo la valenza come parametro Sacro di lunghezza, adottato anche dagli antichi Sardi, al punto da usarlo come simbolo distintivo nel mento del Gigante di Mont'e Prama. 

Un esagono perfettamente inscrivibile in un cerchio, come dentro un nuraghe, il primogenito, la collina creatrice, il Verbo del Divino, manifestato sulla terra. 


Il cubito è la sesta parte di questa circonferenza, che individua un perfetto triangolo equilatero,  simbolo di equilibrio e di armonia. 

Il cubito rappresenta la sesta parte di una circonferenza che ha per diametro un metro. 


Questo metro, a sua volta è suddiviso in 7 parti, cioè in 7 palmi, che imposta una suddivisione del tempo e dello spazio, settenaria. 

Ogni palmo è suddiviso in 4 pollici. 

Un cubito corrisponde a 28 pollici

Il numero 28 rappresenta un ciclo lunare, un compimento. 

10 mesi di 28 giorni ciascuno per una gestazione, che corrispondono a 280 giorni. 

[...] Infatti, la completezza del 28, in riduzione teosofica, è 2+8, quindi 10, e ritorniamo al geroglifico che rappresenta il 10, un arco alto, come la stele dell'esedra delle tombe dei Giganti, dedicata a Horus, al sole. 

Sole allo zenit, e sole che passa attraverso la porticina quadrata, femminea di Madre Terra, come quella delle Domus de Janas, come quella della stele centinata delle Tombe dei Giganti. .

L'Horus che consente la rinascita, la resurrezione dopo la morte. 

Il compimento del viaggio, della gestazione, nel grembo lunare, sotterraneo, oscuro, di Madre Terra".


E il numero 10, rappresenta il Sacro Archetipo Ebraico Yod, con funzione "concentrazione". Il fulcro divino creatore. La forza divina creatrice, formata dalla polarità maschile e femminile insieme 

Quella Y così tanto presente nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Presente proprio come YHW, come forza creatrice divina, dove è presente la polarità maschile (la Y), con valore 10, decimo Sacro Archetipo Ebraico, la polarità femminile, la H(rappresentata anche dalla Tanit), con funzione "vita", quinto Archetipo, e dalla Vav, sesto Archetipo, con funzione "congiunzione", la congiunzione degli opposti. 

10+5+6, fa 21, che ridotto teosoficamente, fa 3, la triade divina creatrice. 

Perché per la rinascita dopo la morte, nelle Tombe dei Giganti, che questa stele rappresenta nella sua esedra, che è un "10", uno Yod creatore, si necessita di entrambe le polarità. 

Di una polarità maschile elettrica, che viene catalizzata nella stele, "concentrata", e fertilizza la terra. 

Siamo in una zona Sacra, con un nuraghe trilobato, perfettissimo, poco distante. 

Un luogo sacro di nascita e rinascita, alchemico, dove la forza divina primigenia si manifesta, anche attraverso questo cippo, che ne contrassegna la Sacralità e la forza rigenerante e creatrice. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Il cippo del Nuraghe Losa









💚Orecchino Etrusco

 Orecchino etrusco del VI secolo a.C


 Immagine dal Museo Thorvaldsen tramite la loro collezione online: H1840


Stupendo orecchino dalla raffinata fattura, che riprende la tecnica del granulato, della lavorazione a "pibiones", tipica dell'oreficeria Sarda(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/i-motivi-pibiones-nella-cultura-sarda.html), rimasta fino ai giorni nostri, e che rappresenta la caratteristica principale dei  nostri manufatti tessili e orafi. Più studiosi avallano l'ipotesi che etruschi e sardi nuragici possano quasi identificarsi, o che, perlomeno, abbiano una strettissima parentela, e una discendenza comune dalla Lidia. Ma non è questo il motivo del mio  interesse. A me interessa la simbologia del manufatto, e questo è davvero bello

Secondo me, è una rappresentazione simbolica delle creazione.

Nove caselle. Un tre, ripetuto tre volte.. Nove, come i mesi solari della durata di una gravidanza.

All'interno, quello che sembrerebbe la parte centrale di un fiore, con il polline, riprodotto tre volte, e la rappresentazione di un frutto, forse una mela, riprodotto, altrettante tre volte.

È la narrazione di un ciclo riproduttivo, dal polline al frutto, nel grembo di Madre Terra, rappresentata dal quadrato, che richiama i quattro elementi della terra, i quattro punti cardinali.

Una triade sacra che si ripete nella creazione, per tre volte.

Se poi è rappresentata una mela, è simbolico, perché la mela, al suo interno, tagliata in sezione, presenta cinque semi disposti a stella, come il pentacolo di Venere, e ancestralmente, essendo il frutto dell'Eden, è il frutto che custodisce metaforicamente, i semi della conoscenza. 

La decorazione in alto, presenta due spirali speculari, che sembrano quasi rappresentare le spirali uterine, che internamente, nella parte superiore centrale, dove c'è il "granulato/polline", trattengono il seme, e che poi rilasciano, lateralmente, come frutto, a percorso gestazionale avvenuto.

L'orecchino è sormontato da un'ulteriore decorazione con 5 petali a corolla, simbolo del Femminino, come sapete.

E se sommiamo il 9, numero delle caselle, che corrisponde al Sacro Archetipo Ebraico Teth, con funzione "cedente", che rappresenta il grembo, il Femminino, con il 5 della corolla, che rappresenta l'Archetipo He', con funzione "vita", abbiamo un 14, Archetipo Nun, con funzione "trasformazione", che viene subito dopo l'archetipo 13, Mem, che rappresenta l'acqua.

Direi che anche i numeri sono più che eloquenti, per la scelta di questa stupenda rappresentazione.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Orecchino Etrusco




lunedì, maggio 23, 2022

💚BaNDuddu e cintura di Orione

 Da un post del gruppo "Il sondaggio" (https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/574018024028271/) quale correlazione, tra cintura e "banduddu"?

Avevo già espresso le mie considerazioni riguardo il Banduddu(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/banduddu.html?m=0) 


"Questo Banduddu non è un peso, come molti sostengono, ma il simbolo della civilizzazione da parte di "esseri" più evoluti è consapevoli degli umani, come le divinità sumeriche, gli Apkallu, i sette Sapienti semidivini. 

Contiene l'acqua fertilizzata dalla consapevolezza, come una forma primordiale del battesimo. 

Gli Apkallu che eseguono l'operazione tengono in mano una pigna, che simboleggia la ghiandola pineale. Al polso hanno "orologi/ghirlande'" spesso con 15 petali. Il quindici era un numero sacro, perché indicava il quindicesimo giorno del ciclo lunare/femminile, quello in cui si è più fertili, il picco dell'ovulazione.

Fa riferimento all'archetipo 15, Samek, con funzione protezione divina, che inizialmente aveva un glifo con 7 braccia, come la menorah, che rappresentava l'albero della vita. 

Oppure li avevano con 16 petali, che fa riferimento all'archetipo 16, Ayn, con funzione Corrispondenza, "come sopra, sotto'. Gli dei metopotamici e sumeri erano i civilizzatori dell'umanità. Dovevano risvegliare le coscienze. E lo fanno attivando la pineale, e attraverso l'acqua, bagnando la pigna nell'acqua come un aspersorio..

L'acqua è memoria, aiuta a ricordare. Ha in sé la memoria del passato, delle origini divine, come un liquido amniotico."


Il" secchiello", il BaNDuddu, ha lo stesso nome del secchio in sardo. 

Se si tolgono le vocali, restano le consonanti BND, che sono le stesse di "Benedire". Infatti gli Apkulli alati, impregnano la pigna, che simboleggia la pineale, in atto di "Benedire", di trasferire la Conoscenza. La connessione con la cintura di Orione, è data dal fatto che si trova sulla via Lattea, via di nascita e rinascita, la via spermatica della conoscenza..

Tutto si snoda lungo la via Lattea, il ponte tra cielo e terra, quindi luogo centrale, dove dimora il Divino, la massima Conoscenza. Quella cintura in pietra mi sa tanto di una metaforica investitura regale.

Anche i Giganti di Mont'e, che hanno sempre definito "sgraziati", tozzi, con le gambe corte e sproporzionate, rispettano invece  una precisa proporzione, per far coincidere la cintura(quindi la cintura di Orione, metaforicamente), come baricentro del corpo. Baricentro che si manifesta sia sovrapponendoli alla Vesica Piscis, sia al centro della quadratura del cerchio, come l'uomo vitruviano di Leonardo, che invece ha il baricentro nel pene, nell'area genitale, fulcro della creazione nella dimensione terrena.

Invece i Giganti di Mont'e Prama, creano nella dimensione immortale, nella "nascita /morte /rinascita", perché sono legati alla dimensione divina, a Orione, e alla via della rinascita.


Tutti i Banduddu presentano dei soggetti con  conformazione speculare ad H, indice delle due polarità in equilibrio. Il portale, il salto di Ottava, la divinizzazione, avviene quando le due polarità, maschile e femminile, sole e luna, buio e luce, ecc si armonizzano tra loro. È una condizione necessaria richiesta proprio dalla consapevolezza pineale. È il percorso dei 7 chakra, dell'albero della vita, difronte al quale stanno sempre gli Apkulli con la pigna/pineale in mano.

Sono considerati dei portali in questo senso, da una dimensione all'altra, e hanno la stessa forma  dell'esedra centinata delle nostre Tombe dei  Giganti in Sardegna, poiché anche esse, sono come dei portali, dal mondo dei vivi, al mondo dei morti(10(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html?m=0)

Un'esedra che nell'antica scrittura egizia, ha la stessa forma del geroglifico che indica il numero 10 (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-cubito-reale-sardo-simbolo-dei.html?m=0), quindi l'Archetipo 10, lo Yod, funzione concentrazione. La prima delle lettere del tetragramma divino YHWH, che in Sardegna troviamo come YHW, indice di quella divinità solare che viene catalizzata dall'esedra, per ridare nuova vita al defunto, come se contenesse l'acqua amniotica che rigenera a nuova vita.

Esattamente come nel BaNDuddu, metaforicamente.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Banduddu e cintura di Orione



💚Statuina Dea Madre Asherah

 Prima immagine: Dea madre ugaritica della fertilità Asherah, padedra del dio del cielo El, mentre tiene in grembo i due gemelli Shalem e Shahar.

Coincide con la dea ugaritica Athirat, indicata nei testi ugaritici antecedenti al 1200 aC, come Athirat signora del mare. 

Il culto di Asherah prevedeva l'installazione di pali o di alberi stilizzati, chiamati anch'essi, con il nome di "asherah". 

Ha un albero sacro e uno stambecco rappresentati sulla coscia. 

Esposta all'Israel Museum, a Gerusalemme.

Interessante segnalare (fonte Wikipedia), l'iconografia della giara di Kuntillet Ajrud, con tre figure antropomorfe e l'iscrizione: «Yahweh [...] e la sua Asherah»

Yahweh era considerato Dio nazionale di Samaria, capitale del regno di Israele

La Giara appartiene al periodo della civiltà del Regno di Giuda e Israele, X-VIII secolo e rappresenta Yahweh, il Dio Bes(Dio protettore della gravidanza e fertilità), e Asherah, consorte di Yahweh, che  ha il suo stesso rango divino, come "regina dei cieli e creatrice degli Dei",  e che porta le sue benedizioni, attraverso la sua rappresentazione iconografica di albero, di palo, perché il suo nome significa "albero consacrato".

Come oggetto di culto, infatti, l'asherah può essere costruito, abbattuto, bruciato.

Una coppia divina, quella di Yahweh e Asherah, confermato anche da alcuni passaggi della Bibbia

Asherah può essere considerata un'antecedente della dea Ishtar e Astarte e Hator, dea egizia. Una dea che piano piano è scomparsa, nell'antico Testamento, assorbita da una dinivita monoteista e patriarcale, israelita( nel Deuteronomio si vieta esplicitamente di piantare pali sacri, e quindi, degli Asherah, "accanto all'altare del Signore Dio tuo" (Deut. 16,21)

Ma la morfologia di questa statuina, è un qualcosa che ho già visto.

L'ho vista nella sua forma primordiale e stilizzata, nel petroglifo  di Ilbono, provincia di Nuoro, in quella che viene chiamata "Sa Pedra e' Is Cincus coros( "la pietra dei cinque cuori)", definizione dalla quale mi discostai, e feci bene, perché oggi ne ho ulteriore conferma(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-sacra-vulva-di-ilbono.html?m=0), 

Riprende sia il petroglifo di Bruncu Suergiu, provincia di Oristano, sempre qui in Sardegna, ma anche la  statuina neolitica in terracotta dipinta, esposta al Brooklyn Museum, conosciuta come "la Dea o Danzatrice del Nilo", risalente all'Egitto predinastico, esattamente periodo Naqada II(3500-3400 a.C.)

Essendo state ritrovate diverse statuine di figure femminili di questo tipo, nell'atto di celebrare una danza con le braccia alzate, si è pensato che fossero sacerdotesse del culto della Dea Hator, la maggiore rappresentante del principio Femminino tra le divinità egizie.

La Dea Hator è la Dea Madre per eccellenza, è la Dea del parto, della nascita, della celebrazione della vita, la Vacca Alata che dà vita al creato.

Esattamente come la Dea Asherah, e come la nostra primordiale dea del Petroglifo di Bruncu Suergiu, così simili nella morfologia. 

La statuina di Asherah, si presenta con  due doppie conformazioni a "goccia/vulva", delineate dalla forma dei capelli e delle spalle e braccia, che contengono i due gemelli speculari. 

Bruncu Suergiu si trova nel parco della Giara, nell'altopiano omonimo, in territorio di Genoni. 

Sa giara, è anche un contenitore che ha proprio la forma bombata di un grembo. 

Genoni 

Gen-

Generare. La stessa radice. 

Chiamata anche sa Jara. 

Ma "sa jara" è anche il nome dell'albume dell'uovo. 

De s'ou

La padedra simbolica del tuorlo solare. 


Avevo approfondito in un mio post la valenza alchemica di questo "ou" 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/seu-sou-seu-sousono-solosono-luovo-l.html?m=0

"Al suo interno abbiamo un albume madreperlato, lunare, chiamato "sa Jara" in sardo, e un centro, giallo, tondo, solare, chiamato in sardo, "Torulu", con un guscio conico/piramidale che li protegge. 

Uovo sorgente di energia vitale. 

L'albume, "sa Jara". 

Una parola simile a jana, ma anche simile a giara(come anche il nostro altopiano), che indica un grande recipiente cilindrico e panciuto, per la conservazione di liquidi o granaglie, come un utero materno.

E "Torulu", 'tuorlo", somiglia molto a Toro, sembra un Toro piccolino. 

E la parola "OU",(uovo in sardo) nel segno  grafico, sembra proprio un grembo, una barca solare (la U) che trasporta l' Horus, il figlio di Iside e Osiride, da est a ovest,




Metaforicamente, questa rappresentazione è molto importante, perché simbolicamente delinea l'inizio dell'umanità, che avviene per "confricazione" di due gemelli, di due polarità opposte


Questo lo scrissi in un mio post( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/petroglifo-bruncu-suergiu-dendera.html?m=0), dove sottolineavo il fatto che, sia le lampade di Dendera, che la danzatrice del Nilo, che il petroglifo di Bruncu Suergiu, hanno esattamente la stessa forma, e riproducono le due polarità che si toccano e creano energia in queste lampade, che sono definite in ambito archeologico, degli OOPArt, cioè oggetti estranei al periodo storico degli stessi. 

Sono state rappresentate in un bassorilievo nel Tempio di Hator a Dendera, in Egitto, 4500 anni fa. Tempio che risale alla IV dinastia. 

Oggi trovo ulteriore conferma in questa statuina israelita di Asherah, con la stessa identica conformazione delle altre due, di Bruncu Suergiu e Danzatrice del Nilo, e la stessa conformazione della lampada di Dendera. 

Perché quando le  polarità opposte  della kundalini, si uniscono  per "confricazione" si emana energia, luce interiore. Si dà inizio ad una nuova vita, all'umanità 

"La concezione cosmogonica del "doppio", delle coppie primordiali Gemelle cosmogoniche che creano la prima civiltà, il primo fuoco degli umani, venne acceso nell'età aurea dei Gemelli, forse un milione e mezzo di anni fa, quando si scoprì che con due bastoncini "gemelli", per confricazione, cioè per notevole sfregamento, si poteva creare la scintilla di vita, di sopravvivenza, del fuoco( il concetto di fuoco, si lega bene con la simbologia dell'asherah sacro da bruciare. Che sia iniziato in questo modo, la ritualistica degli incensi sacri durante i riti?) 

Questo concetto del "gemellare", dal quale scaturisce il fuoco vitale, poi è rimasto nel corso dei secoli, e appare anche nel simbolo della civiltà, per eccellenza, l'Arca dell'Alleanza, nella sua riproduzione, dove i due Cherubini fungono da due elettrodi. (https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/fuoco-di-santelmo.html?m=0). 

L'era astrologica dei Gemelli, va dal 6000 al 4000 aC, chiamata così, perché presso la luna nuova di primavera, erano visibili le due stelle Gemelle, Castore e Polluce. 

L'era della comunicazione, degli scambi, governata da Mercurio. 

Mercurio/Hermes, la cui H mercuriale, indica, alchemicamente l'agente collante e trasmutante tra le due energie, tra Opposti, tra Gemelli, tra due energie che devono stare in equilibrio, per consentire la creazione e la manifestazione della divinità interiore(ogni divinità, in ogni cultura e civiltà, è infatti rappresentata con questa conformazione ad H, mentre tiene per mano, in equilibrio a braccia aperte, due figure speculari, due gemelli, appunto).

Una statuina, quella Dea Asherah, straordinaria, altamente simbolica. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Statuina Dea Madre Asherah







l'iconografia della giara di Kuntillet Ajrud, con tre figure antropomorfe e l'iscrizione: «Yahweh [...] e la sua Asherah»
Come vedete, ha la forma di una giara, di una vulva, di una Jara


venerdì, maggio 20, 2022

💚Pendaglio minoico di Mallia

 #giornatamondialedelleapi


Ciondolo in oro fuso minoico con due api, chiamato il pendaglio di Mallia, trovato a Chrysolakos, a Malia, in Grecia, risalente al 1800-1700 a. C. 

Museo Archeologico di Herakleion.

Il ciondolo sarebbe un gioiello regale, indossato dal sovrano, che simboleggia il potere del sovrano cretese, attraverso la simbologia del nove cerchi concentrici del disco granulato, che corrispondono al periodo di regno di nove anni, attraverso la rappresentazione di una struttura "luni-solare" che scandisce il periodo delle responsabilità del re.

A sinistra, sarebbe rappresentata la luna crescente, al centro la luna piena, e a destra, la Luna calante.

Questo disco centrale è decorato con 29 granellini, che rappresentano i giorni del ciclo lunare. 

Le due api sono rappresentate mentre stanno portando una goccia di miele sul favo. 

C'erano una serie di simboli distintivi coltivati ​​dai minoici che avevano un'importanza significativa nei loro rituali e nel loro modo di vivere. Questi elementi distintivi erano interculturali, proprio come la rappresentazione della Madre o Dea Terra.

Le icone principali erano i labrys(le due polarità, maschile e femminile) le corna di toro(capacità fecondante), le api e i serpenti(potere della terra di cambiare pelle, di rigenerarsi continuamente). 

Le api erano importanti per i minoici in quanto credevano che fossero imparentate con la Grande Dea Madre, e il miele era usato nei rituali.

Il simbolo dell'ape era duplice, perché rappresentava sia il sostegno reciproco e la fertilità, ma anche la vita che veniva dalla morte.

"Melissae" era il nome dato alle sacerdotesse relative al culto delle api.

In questa rappresentazione, le due api, sono disposte in modo particolare, speculare.

Speculare, ma anche disposte, con i loro corpi, in modo da formare un cerchio, come un Oroborus, il cerchio della vita, il ciclo della "nascita/morte/rinascita".

Concetto che è sottolineato anche dai tre elementi circolari, decorativi, che pendono dal ciondolo, formando, con le ali aperte, un armonioso equilibrio stilistico, che aggiunge ulteriore bellezza al manufatto.

Manufatto che ha come elemento centrale quella goccia di miele, che sembra rappresentare il punto di equilibrio, il centro focale di questa geometria stilistica, sovrastata da una piccola sfera custodita da una griglia, che sembrerebbe composta da 8 "meridiani".

Dico "sembrerebbe", perché il retro non si vede, ma si può ipotizzare, se è uguale alla parte frontale.

Potrebbero esser otto, e allora rappresenterebbe l'infinito, l'unione di cielo e terra.

Come avevo già scritto in un mio post sulla simbologia della stella a otto punte, la stella a otto punte, e il numero otto, erano importanti perché rappresentava il Sacro Femminino, la Dea Ishtar mesopotamica, e tutte le Dee che poi si sono susseguite, Astarte, Iside, Afrodite, Venere...

Questo perché queste Dee erano associate al pianeta Venere, la "stella del mattino e della sera", che segue un ciclo di fasi che corrispondono agli otto anni terresti, tracciando nel cielo, un percorso pentacolare. 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-simbologia-della-stella-otto-punte.html?m=1


Se invece, i meridiani della griglia sono sei, questo indica l'unione sacra tra maschile e femminile. Anche questa interpretazione potrebbe essere perfettamente consona, poiché le due api sono disposte come le due nadi laterali della Kundalini, in modo speculare, in modo da rappresentare la sinergia armonica degli opposti.

Un bellissimo e raffinato ciondolo, al di là del simbolismo, in onore del Sacro Femminino rappresentato simbolicamente dalla figura dell'Ape.


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Pendaglio minoico di Mallia



💛Simbologia api in Sardegna

 #GiornataMondialeDelleApi


Simbologia dell'ape e culto in Sardegna.


Oggi che, 20 maggio, è la giornata mondiale delle Sacre Api, mi piace soffermarmi su alcune riflessioni, visto la complessità delle loro infinite sfaccettature come animali sacri, fonte di un prodotto ritenuto sacro, come il miele  e considerati animali esoterici e simbolici fin dalla notte dei tempi. 

Quello che colpisce delle api e' che sono animali eusociali, cioè formano delle vere società con gerarchie, caste e generazioni tra loro attraverso una linea aploide. 

Cioè si possono riprodurre senza la fecondazione da parte dei maschi ( diversamente dai diploidi). 

Anche la stessa parola "ape ", rimanda per assonanza fonetica al termine sanscrito "apas" che vuol dire acqua( termine che ritroviamo come assonanza fonetica nel sardo "abba", "acqua") quindi legata all'elemento femminile, che nella vita delle api e' estremente preponderante. 

Infatti le api sono guidate da un'ape regina che determina la discendenza femminile senza la necessità di fecondazione da parte del maschio. 

In ebraico  la parola ape si indicava con la parola "Dbure" da cui "dbr" che indica discorso, intelligenza ed eloquenza. 

Presso gli antichi egizi erano considerate sacre perche si diceva che erano nate dalle lacrime del dio Ra, il dio del Sole. 

La cera d'api veniva usata dai capi spirituali sia per la mummificazione sia per le celebrazioni  ritualistiche, essendo fortemente simbolica come simbolo di purezza che favorisce l'illuminazione e la consapevolezza. 

Durante la mummificazione, le fasce venivano impregnate con la cera e altri oli essenziali per impedire la decomposizione dei cadaveri. 

Le api erano considerate gli "Esseri di fuoco", legate alla purezza e rappresentavano l'anima. 

Fuoco, che è un elemento alchemico importantissimo nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Nelle antiche rappresentazioni della Dea  Ape, spesso erano rappresentati anche i leoni, molto frequentemente con un ape in bocca poiché rappresentavano la parola Divina. 

L'Ape si ricollega anche alla Leggenda di Sansone, che  affronta simbolicamente il fuoco rappresentato dal leone( che rappresenta i nostri istinti più bestiali, gli aggregati psicologici , gli attaccamenti), e che, dopo che lo affronta e lo uccide, trova nella criniera del leone del miele e si nutri' di esso. 

Sansone, è un Giudice biblico (descritto nel Libro dei Giudici) ed è un eroe dalla forza prodigiosa, concessa direttamente da Dio, per far fuori gli odiati filistei, gli uomini “non circoncisi” che ai sacerdoti ebrei piacciono molto poco. 

Sansone è un Giudice, come i nostri Giganti di Mont'e Prama. 

Ne ho fatto cenno nel mio post sull'analogia del pozzo di Santa Cristina con le Iadi(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0).

Iadi, che, astrologicamente,  corrispondono all’arma con cui Sansone uccise i Filistei: una mascella d’asino.

Versetto di Giudici, 15: 19, («Dio aprì una cavità che era nella mascella, e ne uscì dell’acqua»

Le pluvie, acquose Iadi, identificate astrologicamente sia con la mascella della costellazione del Toro, che con le due corna. 

Sansone, che nella sua impresa da giovane Eracle, facendo a pezzi un leone, si trasforma in un baleno fa nascere il mito della generazione delle api da una carogna. 

Quell'Eracle(che poi diverrà l'Ercole mitologico romano), figlio di Zeus, e di un' umana, Alcmena, il cui figlio, Sardus, Sardo(uno dei figli che Erache ebbe dalle Tespiadi) parti dalla Libia, spinto dal verdetto oracolare, ricevuto dal padre Eracle, dopo le sue dodici fatiche, nell'oracolo di Delfi, con dei coloni, e arrivò in Sardegna, guidato anche dal nipote di Eracle, Iolao. 

La Sardegna degli "Eraclidi", dove si onorava l'Eracle/Ercole, resa fertile e agricola dai greci, narra la mitologia, facendo arrivare addirittura un "Architetto divino", Dedalo, che con queste opere maestose, le torri nuragiche, creò una "Daidáleia", creatura  ispirata all'architettura micenea, alle tholoi.

Dedalo che, sempre secondo la mitologia, porto Aristeo, figlio di Apollo e di Cirene,  nell'Isola rendendola fertile e riappacificando le popolazioni in guerra fra loro. Fondò Karalis e ne divenne re, insegnando agli abitanti l'arte della caccia e dell'agricoltura.

Statuina che è custodita nel Museo Archeologico di Cagliari e risalirebbe presumibilmente al V-VII secolo a.C., raffigurante un giovane nudo con cinque api disposte sul corpo, e che è stata ritrovata a Olien, in provincia di Nuoro.

Cinque Api. Il numero cinque è legato al Sacro Femminino. 

Ma i nostri veri Architetti divini, piuttosto che Dedalo, e le distorsioni mitologiche che riconducono tutto alla dimensione "greco-romana", sappiamo essere i Giganti di Mont'e Prama.

Hanno il simbolo della struttura architettonica perfetta per eccellenza, sotto il mento(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html?m=0)

Lo porta il Gigante Efis, l'esagono, simbolo snobbato e non decodificato da nessuno. 

Ma non da me, perché so, che è il simbolo sacro di una struttura sociale, che funziona perfettamente, altamente organizzata, matriarcale, il simbolo delle cellette esagonali delle api, per il quale vi rimando, se gradite, ad una lettura (una delle tante), sulle api, nell'altra mia pagina, Maldalchimia, che celebra, anch'essa, la giornata mondiale delle api(https://www.facebook.com/101482521577128/posts/541156154276427/) 

Ercole/Eracle, identificato astrologicamente con Orione, chiamato anche Nimrod il Cacciatore, che brandisce le Iadi e muove il Mulino delle Stelle, al pari di Talos, il bronzo automa gigante cretese. 

O forse, è meglio dire il gigante ideato dagli stessi Sardi a difesa di una loro stessa colonia 

Il riso sardonico con il quale muoiono le sue vittime stritolate tra le braccia incandescenti, che tentano di conquistare Creta, non è forse un riso alchemico "cretino"(da "Creta") , insensato, alchemico, che può essere collegato a Creta? 

Similitudini, come già evidenziato altre volte, in altri scritti, e con altri esempi. 


Questa immagine di Ercole che uccide il leone, è molto simbolica, e ha una valenza prettamente esoterica, nel senso che ogni iniziato deve affrontare i propri demoni per poi nutrirsi  della stessa saggezza che si è sviluppata da questi stessi demoni alchemizzati e trasformati, e portati ad un livello superiore, più spirituale. 

Ed è la stessa metafora del leone che si mangia il sole.

Si mangia il sole alchemico , divino, e diventa lo stesso nutrimento che lo ha  portato fino a quel punto di consapevolezza

Infatti il nome Sansone significa "Shemshon ", Shemesh the Sun, la forza del Sole, negli organi sessuali del Fuoco, esotericamente parlando.

Gli antichi Babilonesi veneravano il dio Mitra, rappresentato anch' esso mentre teneva tra le labbra un'ape. 

E poi nel mondo Cristiano  la naturale evoluzione e' stata associare la figura Sacra dell'ape alla figura del Cristo.

Infatti anche il nome in inglese dell'ape, Bee, sembra una forma espansa del verbo "to be", del verbo essere. 

Verbo essere che rappresenta comunque "quell'io sono colui che sono" ( secondo l'unica Natura Divina, la quale sussiste in tre Persone Divine, Padre, Figlio e Spirito Santo)  e dove il pungiglione rappresentava la Giustizia, e il miele la Misericordia. 

Il miele che nasce dal fiele

"Mebi(miele in sardo) 

" Febi"(fiele, rabbia in sardo) 

Due parole siminil, sia in italiano che in sardo. Due energie opposte che vanno donate, trasmutate, altamente alchemiche. 

In ogni caso le Api rappresentavano anche la sacralità e la verginità della Vergine Maria e di tutti i Sacri Femminini prima di lei, legata anche, come simbologia, all'alveare, come simbolo della vita casta e monadica.

Anche nella mitologia greca era presente un importante figura rappresentata dalla madre di Zeus , Melissa, che simboleggiava con questo nome, una Dea  che offre il nutrimento, la linfa del miele, la Regina di tutte le api.

Melissa era una sacerdotessa dedicata alla Dea Demetra , depositaria dei grandi Sacri Misteri dedicati alla  Dea sulla quale doveva serbare l'assoluto silenzio. 

Disturbata e istigata da un gruppo di donne che volevano carpire i segreti della Dea,  la uccisero la fecero a pezzi

E allora Demetra per ciò che era accaduto, trasformò il corpo straziato dalla sua amata figlia in uno sciame lucente di api che si levò in  volo dal suolo verso l'infinito per ricongiungersi a lei.

Infatti le sacerdotesse della Dea Madre Demetra dei misteri iniziatici Eleusini, erano proprio chiamate Api dai Greci, e sua figlia Proserpina era soprannominata Mellita.

Anche in Sardegna abbiamo tracce importanti del culto di Demetra, come il tempio di Demetra e Kore, vicino a Narcao. 

Le numerosissime statuette, ritrovate nel tempietto presso Terraseo, raffiguravano Demetra specialmente come una donna con il velo, che stringe al seno un maialino e regge con la mano destra una torcia.

Il maialino era sacro a Demetra, simbolo di abbondanza, e la torcia indica metaforicamente la luce capace di illuminare le tenebre. Una Dea Madre che rappresenta la Terra, ctonia perché divinità che opera in regioni sotterranee, lì dove non arrivano i raggi del Sole.

Si pensava che le api fossero nate spontaneamente dei cadaveri degli animali e che quindi rappresentassero la resurrezione e la rinascita, legate quindi a Demetra. 


Secondo gli antichi, l'Ape era una sacra messaggera perché viaggiava lungo i sentieri che erano chiamati i Sentieri della Luce, perché erano i messaggi che gli Dei portavano agli uomini, Sacre creature che avevano anche virtù profetiche e divinatorie per determinare il futuro , perché erano portatrici del Fuoco Divino. 

E infatti in epoca cristiana rappresentarono spiritualmente il  Cristo, il fuoco, il nutrimento sacro, solare, dorato. 


Tutte le antiche dee Mediterranee delle Api, dalla Mesopotamia e per tutto il Mediterraneo  sono connesse alla dea indiana Indù Bhramari Devi che la è Dea delle api indiana. 

Questa divinità delle api era intimamente connessa con tutti gli insegnamenti che riguardano i 7 Chakra, che sono rappresentanti dei sette reami della coscienza , rappresentata da una certa particolare vibrazione Cosmica. 


Infatti e' rappresentata con la Kundalini in  festa, in forma di suono, come un' Ape Regina circondata da nuvole di api ronzanti.

Io credo che questo sia da collegare anche ai cosiddetti acufeni, che  spesso vengono considerati come un  profondo  cambio di frequenza energetico vibrazionale, e la cui vibrazione ricorda molto uno sciame di api. 

Si sa che le api comunicano attraverso le vibrazioni, e io credo proprio che la  vibrazione  sia comunque  un elemento portante del cambio di consapevolezza e di frequenza. 

Sono convinta che ci si riconoscerà sempre di più attraverso le vibrazioni, e tutta la vita sociale  delle api è incentrata sulla vibrazione. 

Sulla vibrazione, sulla produttività, e sulla cooperazione, guidata da una energia femminile che sa come portare avanti  migliaia di api per linea matriarcale, senza fecondazione maschile e senza andare incontro a defezioni lungo la linea evolutiva, perché a livello genetico durante la meiosi ci sono sempre comunque dei Crossing over che rimescolano la discendenza, la razza, in modo che resti sempre abbastanza pulita..

Il modo in cui le api lo fanno resta comunque ancora molto affascinante, perché a livello gerarchico e sociale genetico sono  molto evolute.

Infatti su questo potere,  come "sciame", e non come singole api,   si incentra la manifestazione delle api Bhramari Devi che attorniano il suo corpo e che la difendono dai demoni .

Profondo insegnamento alchemico di questa Dea, perché, come le api si nutrono dell'essenza dei fiori per trasformarlo in miele, noi dobbiamo nutrirci dall' Essenza delle cose, e trasformarlo  in nettare di immortalità.


Il Miele era noto per tutte le sue grandissime proprietà curative fin da tempi antichissimi

Infatti  la più antica ricetta medica con il miele si trova sulle delle tavolette di argilla  datate 2000 a.C.

Nella medicina ayurvedica però il miele non è solo considerato come un alimento importante , ma anche come una vera e propria medicina che viene usata a scopo terapeutico, aumenta l'Agni, il Fuoco Sacro, che attiva tutte le funzioni metaboliche del nostro Organismo, e ci sono dei particolari esercizi Bhramari Pranayama che riguardano una terapia eseguita attraverso la vibrazione sonora, molto simile a quella dei calabroni, che serve a ridurre lo stress, l'ansia, la rabbia e la pressione sanguigna e a rimuovere i disturbi legati alla gola .

Il brusio  dalle api  sarebbe il suono dell'Om che le api "recitano" nella loro costante meditazione mentre svolgono il loro lavoro. 

Il canto dell'ape regina sarebbe una vibrazione acuta udibile nell'alveare al momento della sciamatura, ed è una evento al quale lo stesso  apicoltore assiste molto raramente

Pare che la vibrazione risuoni nel torace dell'ape regina senza la necessità di muovere le ali.

Le api all'interno dell'alveare cacciano via le api pigre e puniscono quelle che hanno poca voglia di lavorare fino ad ammazzarle a causa delle punture, buttandole fuori dall'alveare perché odiano la sporcizia. 


I fuochi, le api maschi sono chiamati in sardo "Abe Maxu", (Ape Maschio)e le api femmine se ne liberano dopo che non sono più utili per fecondare.

Gli alveari sono aperti verso est e Sud perché sono sensibili ai venti freddi dell'occidente.

Fin dall'antichità il rapporto uomo- ape è stato quello di Cacciatore-preda poiché la prima scena apistica è una raffigurazione rupestre trovata in una grotta risalente a 7000 anni fa, raffigurante un raccoglitore di miele, anche se prestissimo, venne considerata una delle figure principali della divinità non solo femminile,  ma anche maschile, perché in Mesopotamia si venerava il dio Lulal chiamato "l'uomo del Miele", identificato con il Dio Latarac. 


In Sicilia e in particolare in Sardegna, fecero dell'Ape grande oggetto di culto tramite il mito dell'eroe Aristeo figlio di Apollo e Cirene, il quale dalle Ninfe apprese l'arte di allevare le api, e diffuse la sua conoscenza in tutto il Mediterraneo.

In Sardegna, nel 1834, a Oliena vicino a Nuoro fu ritrovata una statua in bronzo raffigurante un uomo ricoperto di api, Aristeo, il civilizzatore che insegnò ai Sardi (anche se non credo che stessero aspettando lui per saperne in proposito) la coltivazione dell'olivo, e lavorazione del latte e l'apicoltura. 


I primi modelli di arnia in Sardegna chiamati bugni. 

Ma già nel Neolitico si trovano arnie rustiche, che sono state realizzate con cilindri di sughero prelevati dalle querce , molto diffuse in Sardegna.

Era anche diffusa l'idea che un alveare non si potesse comprare e che accettare denaro per le api portasse sfortuna. 

Nella Lidia dell' Asia minore, forse  terra di origine dei Sardi dalla cui capitale Sardis, derivarono forse  il loro nome, era venerata come divinità nazionale, la Dea Artemide alla quale era dedicato il famoso santuario nella capitale Sardis, chiamata Artemide Sardiana e vi era anche quello più famoso  di Artemide Efesia, del quale ho già parlato in un mio precedente post,  da cui forse deriva il nome Efisio, che è considerata una delle sette meraviglie del mondo.


Ci sono svariati riscontri toponomastici che ci fanno capire che il culto di Artemide , o Diana o la Dea Ape, era conosciuto e praticato in Sardegna.

Per esempio il villaggio di Assemini che nel Medioevo era chiamato Arsemine, che è situato nella zona occidentale della laguna di Santa Gilla di Cagliari,  che era un centro marittimo molto importante

Nella lingua lidia, del I sec.a.C.( la Lidia, era nella parte occidentale dell' Anatolia, e in assiro era chiamata Luddu, che sembra sardo) Artemide si diceva "Artimus".

Parola che poi si è trasformata nella parola sardo-meridionale "Arsemine"

Il quale presuppone un latino precedente "Artemide".

Quindi è molto probabile che "Arsemine >Assemini", sia stato il principale di  punto di approdo dei Sardiani/Shardani, provenienti dalla Lidia, che poi , successivamente, è diventato il loro centro più importante, e che questo sia stato consacrato alla Dea della madrepatria anatolica Artemide.

Probabilmente anche il villaggio di Serdiana, vicino ad Assemini trae la sua denominazione da Artemide Serdiana. 


Quindi vi è una distinzione di origine rituale, tra Assemini, che era dedicata ad Artemide Efesa, e Serdiana, che era dedicata ad Artemide Sardiana, quella venerata a Sardis. 


Connessa al culto della Artemide anatolica e a quella lidia, era l'usanza della prostituzione sacra, diffusissima anche in Sardegna, specie a metà dell'Ottocento, e pare che le prostitute che esercitavano  fossero delle "Maghiarjas", delle Janas. 

Artemide appare già nel XIII secolo, come la signora della fauna e degli animali, nonché della fertilità .

I romani, come ho già scritto in precedenza, la identificarono con Diana .

Da qui è molto facile dedurne, la parola Diana, come  derivazione di Jana >Diana> DNA,  visto che la discendenza tra le api avviene per via  matriarcale.

Artemide era invocata dalle donne al momento del parto e a lei si sacrificavano le fanciulle prima del matrimonio. 

In Sardegna sono state ritrovate centinaia di statuine, per lo più funerarie, della Dea Artemide.

Divinità che si creava per partenogenesi, nata da "se stessa", dispensatrice di vita, ma anche di morte. 

Le erano sacri  i fiumi e le fonti. 

Infatti come ho scritto prima, "ape" è molto simile alla parola sanscrita "Apa",che significa acqua , "abba" in sardo. 

Era la dea vergine che feconda la natura, spesso rappresentata come la signora delle belve Alata, la Pothia Theron. 


E sarà forse per questo che la "babbaiola"( coccinella) sarda, con quella  radice "b-Abba",  ricorda il termine sanscrito  "Apa" quindi "babbaiola apa/ape" che vola. 

"Apa" inteso come acqua, elemento femminile dotato di ali , beneaugurante e portatrice di fortuna, come dea della fertilità visto che la coccinella è il simbolo per eccellenza della della fortuna. 

Si può anche affermare che il mito della Dea  "Diana/ Jana", se vogliamo risalire alle prime divinità della civiltà gilaniche e matriarcali, di cui la Sardegna è rappresentante,  riguardasse proprio una dea Alata, forse la dea Ape o forse la dea uccello, che faceva da traghettatrice dal mondo dei vivi a quello dei morti. 

Una società matriarcale, gerarchicamente molto organizzata, come la sinarchia delle api, basata sull'efficienza, sulla meritocrazia, se è arrivata a edificare oltre 8000/ 9000 nuraghi, le tombe dei Giganti, i capolavori dei pozzi Sacri. 

Se è arrivata a creare la perfezione in terra, sicuramente molto è in Frequenza con queste meravigliose creature quali sono le Sacre Api. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com

Simbologia Ape in Sardegna





















mercoledì, maggio 18, 2022

💚Venere di Catal Hüyük

Google translate on my blog https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/venere-di-catal-huyuk.html?m=0


Trovo molto particolare questa statuina neolitica in marmo, raffigurante una "donna nuda", scoperta nell'antico insediamento neolitico di Catal Hüyük, a sud-est di Konya, in Turchia, risalente  al 6300 aC circa, consono all'era astrologica del Toro, dal 6000 al 4000 aC

Viene definita come "donna", ma, osservandola, ci sono dei tratti che rivelano anche un'energia maschile. Questo, in perfetto allineamento con il simbolismo "toro/grande Madre", come sinonimo di fertilità e abbondanza

Questa statuina presenta comunque delle caratteristiche particolari, su cui è interessante soffermarsi.

Vista di profilo, la morfologia presenta dei tratti arcuati, morbidi, femminili, sul davanti, ma, nella parte posteriore, presenta, una strana conformazione "ad angolo". Conformazione piuttosto strana per una rappresentazione di una parte femminile così arrotondata e morbida, come possono essere i glutei.

Questa sembra la rappresentazione di quella che poi sarà la simbologia della barca solare egizia, tenuta a galla da Nun, il principio maschile delle acque universali, attraverso la quale, gli antichi immaginarono che fosse uno scarabeo, il Dio Scarabeo Khepri

a far rotolare il Sole, Ra, il Dio Sole di Eliopoli, nel mondo sotterraneo durante la notte, per poi spingerlo all'esterno, fuori dalla Duat, l'oltretomba, per dare luogo a una nuova alba il mattino seguente, rinnovando la rinascita di Nut, madre di Osiride, Iside, Seth e Nefti.

Lo scarabeo, perché è l'unico animale dotato di fotoricettori, capace di orientarsi e seguire sempre l'orientamento della via Lattea, via della nascita e della rinascita per molte civiltà, anche di notte. 

Questa esatta conformazione, arca/arco, sovrastato da un angolo, è presente anche qui in Sardegna, nella Domus de Janas Mesu'e Montes ( Ossi-Sassari), datazione 3500/4.000 a.C. circa, la Domus che ho definito la Domus della "Natività" (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=0), che presenta due barche solari sovrapposte. Ed è proprio la barca femminile, quella più piccola, che trasporta il sole, il fuoco(il vertice verso l'alto) Ra, il principio maschile. 

Questa conformazione, nella statuina, di principio femminile e maschile, arco e angolo, nella statuina, la ritroviamo anche sul davanti, quando l'arco della pancia prominente accoglie l'angolo che formano i seni e le braccia, come se il grembo stesso fosse una barca solare che trasporta il principio maschile, rappresentato anche da quel segno dell'ombelico con il vertice verso l'alto. 

Una complementarietà di segni, maschile e femminile, che si alternano in questa statuina, che secondo me, rappresenta il concetto di abbondanza, di fertilità, sia maschile che femminile. 

Il pube è coperto e non ha una connotazione specificatamente sessuale. 

I seni possono essere anche quelli di un uomo opulento, come i lottatori di sumo, anche se, il gesto discreto del coprirsi i capezzoli con le mani, rivela una connotazione femminile. 

Anche in sostituzione dell'orecchio sinistro(quello del lato femminile), vi è una strana conformazione di tre buchini che formano un triangolo con il vertice verso il basso. 

Notoriamente, il simbolismo di un triangolo con il vertice verso il basso, indica l'elemento femminile, l'acqua, contrapposto al triangolo verso l'alto, l'elemento Fuoco. 

Occhio e orecchio sono collegati

Il senso dell’udito è più sviluppato della vista. Infatti: da un insieme di colori l’occhio percepisce solo il colore derivato, mentre da un insieme di suoni l’orecchio percepisce sia il suono corale che i singoli suoni.

L’occhio è una peculiarità maschile, mentre l’orecchio è femminile, ma sono complementari. 

Anche la medicina cinese considera l’orecchio un organo femminile (Yin) e l’occhio un organo maschile (Yang).

Infatti qui l'orecchio è rappresentato con tre fori disposti a triangolo, con il vertice verso il basso, come il simbolo dell'elemento acqua. 

Orecchio come un labirinto uterino, e per questo motivo vicino alla dimensione divina. 

E d'altronde, anche la rappresentazione dell'occhio di Horus/Ra, "l'occhio che tutto vede", che viene rappresentato dentro un triangolo con il vertice verso l'alto come il simbolo del fuoco, come una piramide, nella parte sinistra, rappresenta l'udito. 

Occhio/orecchio. 

Entrambi legati alla ghiandola pineale, all'energia della consapevolezza

Fuoco e acqua. 

Come la sinergia creatrice, l'energia primordiale monadica rappresentata proprio da questa statuina, un'energia androgina creatrice, è accompagnatrice, come uno psicopompo, nel mondo ultraterreno. 

La forma globale di questa statuina, potrebbe anche essere una primordiale forma di quello che poi verrà rappresentato cinque millenni dopo come lo scarabeo psicopompo egizio, largamente anticipato, nel 5000 aC, nella morfologia e nel simbolismo, dalla nostra Dea Madre Sarda di Cuccuru s'Arriu, come ho scritto più volte(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0) 

Una statuina straordinaria, che anche sul viso, presenta dei piccoli segni, come piccole coppelle lungo il mento, segni che restano ricchi  di mistero, di spiritualità e di simbologia. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Venere di Catal Hüyük
















lunedì, maggio 16, 2022

💛Concio di Bosa

 Sono felice di sapere che anche prof Corrias, come si evince dal post di prof Sanna, di stamane(https://www.facebook.com/1039280542/posts/10223286150395575/?app=fbl), si stia interessando al caso "similitudine tra il sigillo del monte Ebal e sigilli di Tzricotu" 

Sono mesi che "giro intorno ai Giganti di Mont'e Prama", come messaggeri e testimoni di un qualcosa di grande, messaggeri divini, con segni e simboli inequivocabili, che conoscete bene, per chi mi segue. 

Lo scrissi mesi fa, ma ora è sempre più chiaro.e certi particolari mi danno conferma(

https://www.facebook.com/103659844591320/posts/237462627877707/) 

Dieci solchi sulla protezione dell'avambraccio sinistro del Gigante arciere. 

Dieci solchi come i dieci comandamenti. Il dieci come il decimo Sacro Archetipo Ebraico, lo Yod

Lo Iod è il perno sul quale si snoda la creazione, perché è sinergia di maschile e femminile insieme.

"Il 10. 

Il bastone e il cerchio, maschile e femminile che si uniscono per creare.

Perché lo Iod è il Principio Creativo Primo. 

È la mano che crea, la mano chiusa a pugno, la forza. 

In Egiziano è rappresentato come un giunco fiorito, come la stessa esistenza che sboccia. 

È la prima lettera del tetragramma divino

YHWH, l'essere assoluto."

Dieci solchi, che poi sono rimasti come peculiarità del costume di Ittiri, sia maschile che femminile, dove trovano alloggio i 10 doppi bottoni a sfera. 

Ittiri. 

Stessa radice di Ittico, che riguarda il pesce, che in greco si dice ΙΧΘΥΣ (ichthys), che a sua volta  diventerà un acronimo/acrostico che sta per “Ἰησοῦς Χριστὸς, Θεοῦ Υἱὸς, Σωτήρ” (Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr), che si traduce in italiano: «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore"

Quindi la manifestazione dell'energia divina, che è maschile e femminile insieme(come nella Vesica Piscis, nell'intersecazione delle due polarità, nel "pesce/mandorla mistica") che si fa Forma, nel Femminino.

Infatti i dieci solchi, sono sul braccio sinistro dell'Arciere. 

Il lato sinistro, infatti, indica il Femminino. 

L'atto della trasmissione dei Dieci Comandamenti si è tenuto sul monte Sinai, una montagna situata in Egitto, nel Sud dell'omonima penisola. Alle sue pendici, oggi si può trovare il famoso monastero di Santa Caterina, realizzato nel sesto secolo dall'imperatore romano Giustiniano. 

Guardacaso, abbiamo anche noi un Sinnai, con i suoi monti dei 7 fratelli( 7, come i 7 chakra? Come un percorso iniziatico?), con i massicci di Serpeddi(il serpente è presente nel simbolo della tribù dei Dan), con il monte Genis(come genealogia?.. Anche i nomi sono da indagare) 

Sette come i bracci della menorah ebraica, come i 7 giri del percorso del labirinto di Benettutti... 

Guardacaso, abbiamo anche una Santa Caterina di Pittinuri. 

E a Pittinuri, sempre in zona Oristano, sempre in zona Giganti di Mont'e Prama, abbiamo "S'archittu", un arco. 

La Terra Promessa forse era proprio qui. 

I dieci solchi nell'avambraccio di protezione, si trovano su un Gigante arciere, e anche questa scelta non è a caso. Sul simbolo della tribù dei Dan,  vi è il serpente(quello che poi ho decodificato esattamente come "serpente a tre anse"(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/il-monolite-di-mamoiada.html?m=0), con una sua specifica simbologia, con, alle spalle, un arcobaleno, che è "significativo  e indicativo del diluvio, perché dopo ogni diluvio appare sempre l'arcobaleno. 

E l'arcobaleno, è la firma  di una nuova Alleanza tra cielo e terra. 

Quindi questo simbolo è legato anche al diluvio universale, e niente di strano che proprio gli artefici del diluvio, fossero degli sciamani sardi, coloro che sapevano invocare la forza del diluvio e del fulmine, come ho già scritto in un mio precedente post, e che Noè, fosse il costruttore sardo dell'arca di Noè, rappresentata anche nei bronzetti. 

A pochi km da San Vito e a meno di un’ora da Cagliari c’è una collina che custodisce da millenni i suoi segreti: è Monte Lora, chiamato anche “La Sfinge”. Si dice che in cima si trovi l’anello di attracco dell’Arca di Noè e ai suoi piedi si percepisca un’energia ciclopica, in sintonia con i ritmi naturali. 

Se consideriamo che  i Sumeri chiamavano Utnapishtim(un personaggio dell'Epopea di Gilgamesh, dotato di immortalità, costruttore e dell'arca è sopravvissuto al diluvio, (racconto epico della Mesopotamia, scritto nel XIX sec. aC), con il nome di Ziusuddu, nome molto sardo, allora molte cose, troppe, cominciano a combaciare. 

Secondo le ricostruzioni storiche, Mosè si è avvalso, proprio per attraversare il deserto, della protezione di alcuni contingenti di Shardana  tra i quali, proprio il popolo di Dan. 

E allora si, credo che si possa incominciare a parlare della Sardegna come l'originaria Terra Promessa, visto che, come ha affermato prof Sanna, vi è anche una sincronicita' di datazione tra i sigilli di Tzricotu e la scritta sul sigillo trovato sul monte Ebal con la maledizione di YHW

"Nel piombo in Palestina fu scritta nel XIII -XII secolo quella maledizione di Yhw e sempre nel piombo e quasi nello stesso periodo furono scritti i sofisticatissimi  sigilli sardi dell'attestazione dei Giganti di Monte 'e Prama 'figli di YHW'" 

(https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223286150395575&id=1039280542) 

Sincronicita' sulla quale approfondirà anche prof Corrias, e del quale non possiamo che esserne lieti. 

Io nel mio piccolo, seguo questa linea da mesi, come sapete. Da ben oltre un anno, un anno e mezzo, convinta che i sigilli di Tzricotu, siano una prima rappresentazione dell'albero della vita, con le dieci Sephiroth, con le prime dieci emanazioni del Divino, come i dieci di comandamenti(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/la-sephiroth-sarda.html?m=0) 

Yhwhé

Quella divinità venerata in Sardegna nella seconda metà del Secondo Millennio a.C" (http://archeologiasarda.blogspot.com/2010/02/parte-19-sanna-coccio-di-orani-e-bosa.html?m=1) 

Una divinità rappresentata come una Tanit del nome YHW, con quell'H mercuriale, equilibrante, tra il maschile e il Femminile, con le sue polarità in equilibrio, condizione necessaria alla divinizzazione della materia (come tutte le rappresentazioni ad H, delle divinità, con le braccia aperte e due animali tenuti, ognuno in una mano, come le due energie opposte, maschile e femminile, della kundalini. 

Una figura emblematica, sembra una Dea Uccello, una primordiale forma di Angelo, quasi, enfatizzata dal segno Y

La Yod delle coordinate astrali di nascita e di rinascita, sulla Via Lattea, come ho scritto più volte, dove il Divino si manifesta. 

Una figura che unisce cielo e terra, maschile e femminile. 

Perché "Aba", "ala" in sardo, simbolica del cielo, del Mascolino, si sovrappone, linguisticamente ad "Abba", "acqua" in sardo. 

Cielo e terra sovrapposti, come le protomi taurine/uterine, che manifestano la koine' concettuale e simbolica di tutta la nostra Antica Civiltà Sarda, la sinergia tra le due polarità.

O come 

Orani come Oristano. 

Or-

Stessa Radice

L'Oro. L'Horus. Il figlio delle due polarità, Iside e Osiride, con quella SD(SRD per Osiride, in comune, le stesse SRD di Sardegna) 

Stessa radice di Orani, dove è stato ritrovato il Concio con la scritta protocanainica YHW. 

Tanti dettagli, tanti indizi, che non tarderanno a rivelare la verità sulla nostra Antica Civiltà, e ciò a cui ha dato inizio.

Una sola immagine, per accompagnare questo mio scritto di oggi. Il concio di San Pietro di di Bosa. Se questa era la rappresentazione della divinità YHW, ha una bellissima simbologia, astrale, spirituale, accompagnato dalla spirale, simbolo del divenire, di quei nuraghi spiralizzati, che si ergono verso il cielo, verso il Divino, verso il sole.

La spirale e sul suo lato sinistro, il Femminino, e risulta, vista dalla sua prospettiva, in senso orario, quindi nel senso della continua creazione, nascita e rinascita, come è caratteristica del Femminino

I nuraghi, come il fuso della Filonzana, epifania della dimensione luminosa, solare, degli Umani, come ponte, tra umano e divino, come avevo già approfondito.

Ed è in questa dimensione, che bisogna ricercare la spiritualità, il senso ultimo, le chiavi di lettura, di ogni manifestazione del nostro popolo. In questa corrispondenza tra cielo e terra.

La dimensione naturale


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Concio di Bosa